Speciale
Prevenire la Depressione 2016
In collaborazione con:
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Sommario
Il Web e la Depressione
04: La tecnologia può renderci felici?
pag. 08: Chi sono? L’identità ai tempi dei Social Network
pag. 10: Cyberbullismo: la paura dietro uno schermo
pag. 12: Social Network e disturbi alimentari nella rincorsa alla
pag.
perfezione
Prevenire la Depressione
14: EDA: fare informazione per prevenire la depressione
pag. 16: La “Giornata europea sulla depressione”
pag.
Vincere la Depressione
18: Storia di depressione
pag. 20: Un’epidemia silenziosa
pag.
Letteratura consigliata
24: Libri consigliati
pag. 26: Sitografia/risorse web
pag.
3
| Il web e la depressione
La tecnologia può
renderci felici?
Smartphone, tablet e realtà virtuale possono essere validi
strumenti di promozione del benessere e venir utilizzati
anche nel trattamento dello stress e dell’ansia. Come? la
parola alla Psicologia Positiva.
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Il web e la depressione |
Viviamo immersi in un mondo sempre più pervaso
dalle nuove tecnologie. La nostra esistenza quotidiana
è scandita dall’uso di computer, smartphone, tablet,
social, lettori musicali, smartwatch, per non parlare
della crescente presenza nelle nostre attività di “gadget”
indossabili, come i cardiofrequenzimetri da polso. La
presenza sempre più pervasiva delle tecnologie digitali
nella nostra esistenza ci interroga tuttavia su una
questione fondamentale:
i computer possono renderci più felici?
LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DEL BENESSERE
Negli ultimi anni, un team internazionale di ricercatori
provenienti da diversi ambiti disciplinari (psicologia,
computer science, medicina) ha cominciato a interessarsi
a questa domanda, non solo e non tanto nella
prospettiva di studiare gli effetti potenzialmente negativi
di tali tecnologie (già ampiamente dibattuti, ad esempio
per quanto riguarda le problematiche connesse a
dipendenze, cyberbullismo, effetti dei videogame violenti
ecc.) ma con l’obiettivo di comprendere le potenzialità
che le tecnologie interattive offrono per promuovere il
benessere degli individui. Il risultato è stato l’emergere di
una nuova area di ricerca – la Tecnologia Positiva – che
si pone come obiettivo quello di progettare esperienze
positive mediate dalle tecnologie informatiche.
5
| Il web e la depressione
QUALI SONO LE ESPERIENZE
CHE CI FANNO SENTIRE BENE?
Il quadro teorico su cui si basa la
Tecnologia Positiva è la Psicologia
Positiva, un recente orientamento
in ambito psicologico che si
propone di indagare le condizioni
e i processi che contribuiscono
al funzionamento ottimale delle
persone, dei gruppi e delle
istituzioni. In particolare, le
ricerche della Psicologia Positiva
hanno consentito di identificare
tre
principali
caratteristiche
dell’esperienza personale in grado
di promuovere il benessere:
1. la qualità affettiva (o edonica);
2.
il
coinvolgimento
e
la
realizzazione
delle
proprie
potenzialità;
3. la connessione sociale.
A partire da queste dimensioni è
possibile classificare le tecnologie
positive in relazione alla loro
capacità di intervenire su queste
tre caratteristiche dell’esperienza
personale:
• Tecnologie Edoniche: tecnologie
utilizzate per indurre emozioni
positive e supportare esperienze
piacevoli;
• Tecnologie
Eudaimoniche:
tecnologie usate per supportare
gli individui nel raggiungimento
di esperienze coinvolgenti e
auto-realizzanti;
• Tecnologie
Sociali/
Interpersonali:
tecnologie
usate
per
supportare
e
migliorare l’integrazione e le
reti sociali tra individui, gruppi e
organizzazioni.
… E QUALI LE TECNOLOGIE
UTILIZZATE?
Dal punto di vista tecnologico la
Tecnologia Positiva si poggia sul
diverse tecnologie esperienziali:
smartphone e tablet, serious
gaming,
realtà
virtuale
e
augmented reality.
Infatti, la tecnologia positiva
interviene sulle caratteristiche
dell’esperienza,
cercando
di
promuovere
delle
esperienze
ottimali (ad esempio, il flow)
usando la tecnologia in tre diverse
modalità:
• Strutturando
l’esperienza
utilizzando
un
obiettivo,
delle regole e un sistema di
feedback. L’obiettivo fornisce
uno
scopo,
orientando
l’attenzione e la partecipazione
del soggetto all’esperienza.
Le regole, modificando il
percorso
per
raggiungere
l’obiettivo, spingono il soggetto
ad osservare l’esperienza in
modi diversi. Il sistema di
feedback permette al soggetto
di comprendere quanto si
stia avvicinando, o meno, al
raggiungimento dell’obiettivo,
agendo come supporto alla
motivazione.
• Aumentando
l’esperienza,
con elementi multimodali. La
tecnologia consente esperienze
multisensoriali e l’inserimento di
oggetti virtuali in situazioni reali
attraverso la realtà aumentata.
• Sostituendo l’esperienza reale
con una sintetica. Utilizzando
la realtà virtuale è possibile
simulare una presenza fisica in
un mondo sintetico, che reagisce
alle azioni del soggetto come se
fosse realmente presente.
I POSSIBILI UTILIZZI DELLE
TECNOLOGIE POSITIVE
Questi principi di progettazione
sono già stati utilizzati per
realizzare diverse applicazioni delle
tecnologie positive, in ambiti che
includono il trattamento dell’ansia,
la prevenzione e la gestione
dello stress, la riabilitazione
neuromotoria, la creatività dei
team e il miglioramento della
qualità della vita nelle persone
anziane.
Un esempio di questa visione
è il progetto INTERSTRESS
(“Interreality in the Management
and Treatment of Stress-Related
Disorders”)
finanziato
dalla
Commissione Europea nell’ambito
del Settimo Programma Quadro,
il cui obiettivo è stato ideare,
sviluppare e testare una soluzione
di Tecnologia Positiva per la
verifica e il trattamento dello stress
psicologico basata sul concetto
di “interrealtà”. L’ “interrealtà” si
Figura 1. (a) Valori medi di Scala Analogica Visiva per la riduzione dell’ansia (pre-post) lungo 8 sessioni in due condizioni di trattamento: CBT integrata dalla tecnologia (plot continuo); e CBT convenzionale (plot tratteggiato); (b) Un esempio di una sessione CBT con
realtà virtuale.
6
può definire come un’ “esperienza
ibrida che faccia da ponte tra il
mondo fisico e quello virtuale in
un continuum ideale”.
Attraverso l’interrealtà diventa
possibile integrare la misurazione
e il trattamento dello stress
all’interno di un’esperienza di
potenziamento (empowerment),
che “ibrida” il mondo fisico con
quello virtuale in una esperienza
unica secondo questo schema:
•
•
I comportamenti nel mondo
reale infuenzano l’esperienza
nel mondo virtuale;
I comportamenti nel mondo
virtuale influenza l’esperienza
nel mondo reale.
Questo
avviene
grazie
all’integrazione
tra
diverse
tecnologie come realtà virtuale,
biosensoristica e telefonia mobile:
• Realtà Virtuale: la valutazione
e la gestione dello stress
avvengono con esperienze
di ruolo all’interno di scenari
virtuali tridimensionali dove
gli utenti possono interagire e
affrontare situazioni stressanti
come imparare a dire di no,
collaborare con altri, gestire la
mancanza di tempo e così via.
• Biosensori e rilevatori del
movimento (dal mondo reale a
quello virtuale);
• Applicazioni Mobili (dal mondo
SCOPRI
Il web e la depressione |
La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT)
La terapia cognitivo comportamentale indaga il sistema di
pensieri (e credenze) dell’individuo, che influenzano le sue
reazioni (comportamenti ed emozioni).
virtuale a quello reale).
In altre parole,
il nostro comportamento
nella vita quotidiana
influenzerà quello
all’interno dei mondi virtuali
proposti dall’applicazione
e viceversa, in un modo
unico e fortemente
personalizzato.
Per
testare
l’efficacia
della
strategia
sperimentale
nella
cura dello stress, il progetto ha
condotto un trial randomizzato
nel
quale
l’approccio
CBT
(Cognitive behavioral therapy)
integrato dalla tecnologia è stato
confrontato con un trattamento
CBT convenzionale (entrambi
i trattamenti sono stati inoltre
confrontati con una condizione
di assenza di trattamento, o
“waiting-list”). Il trial ha coinvolto
un campione di 120 infermieri
e insegnanti che riportavano
sintomi di stress lavoro-correlato
moderati o elevati (Gaggioli et
al., 2014). I risultati (Figura 1a-b)
hanno evidenziato che entrambi
i trattamenti avevano apportato
un miglioramento significativo
dei livelli di stress rispetto alla
condizione di non trattamento.
Tuttavia, il trattamento CBT
integrato dalla tecnologia (Fig. 1a)
ha mostrato una superiore efficacia
rispetto alla CBT tradizionale nella
riduzione dell’ansia di tratto e
nell’acquisizione di strategie di
coping emotivo (ossia la capacità
di regolazione emotiva).
In conclusione, la Tecnologia
Positiva rappresenta un approccio
scientifico applicativo che usa
la tecnologia per modificare
le caratteristiche della nostra
esperienza
personale
strutturandola,
aumentandola
o sostituendola con ambienti
sintetici - al fine di migliorare la
qualità della nostra esperienza
personale,
e
aumentare
il
benessere
in
individui,
organizzazioni e società.
Conosci l’autore: Andrea Gaggioli
Professore Associato in Psicologia Generale presso
la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore. Nel 1999 si è laureato in Psicologia,
indirizzo Psicologia Generale e Sperimentale, presso
l’Università di Bologna.
Dopo aver svolto iniziali esperienze di ricerca presso
l’Istituto Fraunhofer for Industrial Engineering di
Stoccarda, dal 2001 ha avviato una pluriennale
collaborazione scientifica presso l’Istituto Auxologico
Italiano in Milano.
Ha conseguito un Dottorato di ricerca in Psicologia
presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli
Studi di Milano nel 2005.
La sua attività di ricerca riguarda prevalentemente i
processi cognitivi implicati dalle nuove tecnologie e
le loro applicazioni nella promozione del benessere.
7
| Il web e la depressione
Quante volte ci è capitato
prima di condividere una foto
su Facebook di scorrere le foto
presenti sul nostro smartphone
per selezionare quella perfetta?
trovarla, riguardarla, modificarla,
filtrarla? Quante volte abbiamo
cancellato, riscritto, modificato
uno status, uscito così di getto
seduti sul treno che ci riporta a
casa, prima di pubblicarlo?
“A COSA STAI PENSANDO?”, MA
SOPRATUTTO CHI SEI?
L’avvento dei social network
ha
cambiato
radicalmente
molte cose, in primis il modo di
comunicare e di comunicarci.
Possiamo essere un po’ di tutto:
scrittori, fotografi, registi. Parlare
di noi, dei nostri amici, di ciò
che succede nel mondo, della
nostra carriera, sogni, viaggi,
acquisti e qualsiasi cosa in quel
momento, seduti su quel treno,
ci passi per la testa. Ma ad una
condizione, a volte nemmeno
troppo consapevole, che qualsiasi
cosa scegliamo di condividere in
pochissimi secondi vada a finire
sulla home della rete virtuale di
“amici” di cui facciamo parte,
definendoci.
Ogni frase, foto, like, link
condiviso va, infatti, a costruire un
puzzle che comunica alla nostra
rete chi siamo, in quali valori
crediamo, cosa mangiamo, dove
siamo: scelte che definiscono
ed esprimono la nostra identità
sociale.
UNO, NESSUNO E CENTOMILA
Attraverso ciò che comunichiamo,
filtrando strategicamente ciò che
vogliamo mostrare, possiamo
quindi plasmare e costruire una
precisa immagine di noi stessi.
Possiamo diventare chiunque,
decidere chi vogliamo essere e
cosa far credere di noi: essere
uno,
nessuno
o
centomila
identità diverse scegliendo come
presentarci su i vari social network
a cui ci iscriviamo.
8
Chi sono? L’identità ai tempi
dei social network
I social network hanno cambiato il modo di costruire
e comunicare la propria identità, rendendoci più
liberi di esprimere le varie sfaccettature della nostra
persona, ma anche più vulnerabili.
Facebook, Instagram, Snapchat,
Linkedin ci danno così la possibilità
di sperimentare più ruoli, dal cuoco
all’esperto di moda, dall’attivista
al fanatico del fitness.
LE DUE FACCE DEI SOCIAL
NETWORK
Ogni
volta
che
scegliamo
di indossare i panni di un
determinato ruolo, quel ruolo ci
Ruoli che comunque già occupiamo chiede coerenza. Fedeltà che non
durante la vita di tutti i giorni e sempre, sopratutto su i social
network, riusciamo
che impariamo a
a mantenere.
gestire durante il
Possiamo diventare
Si
pensi,
per
corso del nostro
sviluppo individuale chiunque, decidere chi esempio, ai tag
nelle foto e tutte
trasformandoci,
a seconda delle vogliamo essere e cosa quelle volte che
abbiamo ricevuto
situazioni e delle
far credere di noi
una notifica che
fasi della vita, in
ci avvisava che un
figli, genitori, sorelle,
nostro “amico” ci aveva taggati
dipendente, amica, mogli, ecc.
in una determinata foto, post,
E l’opportunità che i social commento, video.
network ci danno è proprio quella
di decidere, dal momento in cui Tag, letteralmente “etichetta” in
facciamo l’accesso, che maschera, inglese. Ovvero, quel processo per
cui l’intervento esterno di un’altra
oggi, vogliamo metterci.
Il web e la depressione |
identità di rete, che può essere
varia e mutevole, ma al contempo
precaria, per un adolescente, che
ancora sta cercando di capirsi e
definirsi, può rappresentare un
problema.
I più giovani, infatti, potrebbero
avere delle difficoltà ad integrare
tra loro le varie maschere che i
social network ci permettono di
indossare, ma ancora più a tenerle
sotto controllo e in sicurezza dai
possibili cambiamenti che le altre
infinite identità presenti nella Rete
potrebbero apportare con le loro
azioni on-line.
Il discorso è ampio e molto attuale.
Cyberbullismo, furti d’identità,
stalking,
pedofilia,
truffe,
violazioni di privacy, e molto altro
rappresentano purtroppo il lato
oscuro della Rete. Uno strumento
che va utilizzato con responsabilità
e consapevolezza, che qualcuno,
però, deve insegnarci ad avere.
Giovani, adulti ed anziani.
A chi tocca, quindi, questo
importante compito educativo?
persona ci etichetta, associandoci
ad un determinato contenuto. Che
lo si voglia o meno.
Ecco allora un’altra faccia della
medaglia dei social network per
cui, nonostante gli sforzi mantenuti
per gestire con coerenza la
nostra identità sociale di rete,
qualcuno di esterno, un “amico” o
sconosciuto, può modificare quel
puzzle che tanto minuziosamente
abbiamo creato.
Facebook e gli altri social network
hanno ovviamente cercato di
tutelare la nostra identità di rete
permettendoci
di
impostare
notifiche che ci avvisino del tag
prima di condividere il contenuto
sul nostro profilo, ma non è detto
che tutti conoscano l’esistenza di
queste impostazioni o che siano
coscienti dei rischi che corrono
non proteggendo la propria
identità di rete.
I CITTADINI DELLA RETE
Dr.ssa Chiara Bellomi
Laureata in Psicologia della
Comunicazione e dello Sviluppo
Nonostante infatti i social network
siano ormai presenti nella vita
quotidiana di tutti, dai più piccoli
ai più anziani, nessuno ci insegna
ad utilizzarli e la pratica avviene
principalmente con l’esperienza
che da soli facciamo davanti ai
nostri schermi.
Impariamo quasi subito, dai primi
accessi, i vantaggi, ma degli
svantaggi ce ne accorgiamo per
lo più sulla nostra pelle, dopo
esserci trovati ad affrontare una
situazione che ci accorgiamo
sfugge il nostro controllo.
Inoltre, se per un adulto può
risultare più facile destreggiarsi
all’interno della fluidità della sua
9
| Il web e la depressione
Cyberbullismo: la paura dietro uno schermo
Il cyberbullismo è un fenomeno drammaticamente in crescita, sopratutto tra i giovani
studenti. 1 su 4 dichiara di esserne stata vittima e i genitori
ne sono spesso totalmente all’oscuro.
Quando si parla di cyberbullismo si
fa riferimento a prepotenze virtuali
che possono essere perpetrate
in continuità o in aggiunta alle
offese offline, da differenziarsi da
un semplice scherzo o un litigio.
LA PAURA DIETRO UNO
SCHERMO
Attraverso lo schermo il cyber bullo
si pone in un evidente squilibrio di
10
La “dimensione online”
slatentizza comportamenti
e gesti che nella realtà
risulterebbero più oculati,
pensati, magari evitati.
forze: ha il potere, perché protetto
dall’anonimato, di insistere sulla
vittima con intenzione di lederla.
Il potere si rafforza perché l’offesa
o la persecuzione si propaga
e gira nella rete in ogni istante
e può raggiungere una platea
illimitata di visualizzatori, che non
conoscono la vittima.
Ciò rende difficoltoso individuare
Il web e la depressione |
luoghi e tempi in cui tali dinamiche
relazionali avvengono, con la
conseguenza che il fenomeno
appare meno riconoscibile e di
più difficile gestione e contrasto,
sia per gli organi competenti ma
anche per le famiglie delle vittime.
Nel bullismo tradizionale in
genere la vittima e il bullo sono
persone che si conoscono, che si
frequentano nella stessa scuola.
Hanno avuto almeno qualche
contatto relazionale.
Nel bullismo elettronico invece le
persone possono anche essere
sconosciute.
L’empatia, il sentimento pro
sociale fondamentale per essere
soggetti relazionalmente attivi, si
va perdendo quando di fronte a
noi c’è uno schermo e le reazioni,
i sentimenti, i bisogni dell’altro
ci sono negati o si confondono,
restando ambigui, sfocati.
La “dimensione online” slatentizza
comportamenti e gesti che nella
realtà risulterebbero più oculati,
pensati, magari evitati.
UN FENOMENO
DRAMMATICAMENTE IN
CRESCITA
I numeri purtroppo sono in netta
ascesa: i dati italiani mostrano
come l’incidenza del fenomeno
nel nostro paese sia in linea con il
panorama internazionale.
Sono
dati
allarmanti
che
impongono agli adulti di porre
particolare attenzione ai segnali.
Quali sono questi segnali?
I “SINTOMI” DEL
CYBERBULLISMO
Gli elementi da osservare da parte
della famiglia sono:
•
•
•
•
•
•
cambi di umore improvvisi;
disturbi emotivi;
problemi di salute fisica;
dolori addominali;
disturbi del sonno;
nervosismo e ansia.
Alla lunga, le vittime mostrano
una svalutazione di sé e delle
proprie
capacità,
insicurezza,
difficoltà
relazionali,
fino
a
manifestare, in alcuni casi, veri e
propri disturbi psicologici, tra cui
ansia o depressione.
Nei casi più gravi queste persone
decidono pure di togliersi la vita,
per effetto dell’idea intrusiva,
ossessiva di non poter gestire,
arginare, eliminare dalla realtà
l’offesa ricevuta.
Conosci l’autore:
Marilisa Amorosi
Direttore Medico CSM Pescara
Nord-Area Vestina ASL
Pescara.
È stata titolare
dell’insegnamento sostitutivo
dell’insegnamento ufficiale
di Psicologia Clinica e di
Psichiatria presso la Facoltà
di Medicina e Chirurgia
dell’Università di Chieti dal
1992 al 2012.
È presidente del consiglio
direttivo della Sezione
Abruzzese Molisana della
Società italiana di psichiatria.
È autrice di oltre 120
pubblicazioni edite a stampa
in materia di psichiatria.
Dal 1985 è redattrice della
Rivista Scientifica “Minerva
Psichiatrica”.
I NUMERI DELLA DEPRESSIONE
I numeri del cyberbullismo
Prendendo in considerazione un
campione di 2000 studenti di età
compresa tra i 12 e i 17 anni, il
25% ha dichiarato di essere stato
vittima di cyber bullismo negli
ultimi due mesi.
Il 31% dei tredicenni, percentuale
che sale al 35% quando si tratta
di ragazzine, dichiara di aver
subito una o più volte atti di
cyberbullismo.
Il 56% , poi, dichiara di avere
un amico che è stato vittima di
attacchi online. Sui social network,
la percentuale dei protagonisti
degli episodi sale dal 31 al 45%.
25%
56%
45%
la percentuale di
studenti, tra i 12-17
anni, che è vittima di
cyberbullismo
la percentuale di
adolescenti che
dichiara di avere
almeno un amico
che è stato vittima di
attacchi online
la percentuale di
ragazzi che dichiara di
aver ricevuto offese sui
social network
11
| Il web e la depressione
chiusi in quanto pericolosi, perché
istigano all’emulazione e quindi
all’utilizzo
di
comportamenti
alimentari nocivi da seguire come
regole di una religione che porta
alla punizione se non seguite.
SOCIAL NETWORK E DISTURBO
DEL COMPORTAMENTO
ALIMENTARE
Social network e disturbi
alimentari nella rincorsa alla
“perfezione”
La Rete è ricca di comunità virtuali pro-ana
e pro-mia che suggeriscono come avvicinarsi al disturbo
alimentare, ma i social network hanno anche dei lati
positivi: l’esperienza di Nutrimente Onlus
Oggi i disturbi alimentari si
presentano già a partire dagli
11 anni con un’incidenza per
anoressia nervosa tra lo 0,2 e lo
0,8%, bulimia nervosa intorno al
3% e disturbi del comportamento
alimentare
non
altrimenti
specificati (DCA-NAS) tra il 3,7
e il 6,4%. Questi disturbi sono
la seconda causa di morte negli
adolescenti dopo gli incidenti
stradali.
avvicinandosi a quella che è
la realtà dei giovani ovvero
internet. Nel web possiamo
trovare siti pro ana e pro mia,
che danno suggerimenti su come
si possa entrare nel disturbo
alimentare. Non sono altro che
la personificazione dell’anoressia
nervosa rappresentata come
un’amica
molto
cara,
da
assecondare perché modello di
bellezza perfetto.
IL FENOMENO PRO ANA E PRO
MIA
Il fenomeno è presente da qualche
anno e viene costantemente
monitorato
dalle
autorità
competenti.
Questi
portali
vengono spesso segnalati e
È sempre più forte quindi la
necessità di fare prevenzione,
12
Oggi
l’evoluzione
dei
siti
internet sono i social network,
ambienti digitali che amplificano
a dismisura l’audience e la
visibilità e quindi sono ancora più
pericolosi rispetto alla velocità e
portata di divulgazione. I social
vanno a stimolare comportamenti
di imitazione che inducono il
perseguimento di immagini poco
realistiche di estrema magrezza.
Si trovano ad esempio profili di
Instagram con immagini di corpi
magrissimi e frasi che incitano
di resistere alla fame, oppure
gruppi chiusi su Facebook dove
ci si scambiano consigli per
raggiungere la “perfezione”.
Sia il web che i social network
in realtà hanno anche un lato
positivo: come è facile che un
fenomeno negativo si espanda a
macchia d’olio, così accade anche
per un fenomeno positivo. Le
storie di ragazze uscite da disturbo
alimentare ad esempio, possono
diventare fonte di ispirazione per
altre persone. Negli ultimi tempi
infatti sono molti gli esempi che
si trovano sul web video o articoli,
blog o interviste, di ragazze che
raccontano di essere guarite
grazie anche al supporto ricevuto
dai followers.
RACCONTARSI: IL LATO POSITIVO
DEI SOCIAL NETWORK
La solitudine percepita all’interno
del disturbo alimentare, attraverso
la ricerca di vicinanza virtuale, può
portare queste ragazze a chiedere
e soprattutto a trovare aiuto in
gruppi di “seguaci virtuali” che,
pur non conoscendosi, offrono
supporto attraverso commenti
positivi solo perché lo si vuole o
perché si vogliono condividere
difficoltà simili.
Le foto postate inizialmente
sono di quello che mangiano e
nei commenti raccontano come
stanno.
Successivamente
si
espongono e pubblicano foto del
“prima ed ora” per condividere i
successi.
Condividere queste storie e
utilizzare i social network o la
rete come strumenti per divulgare
la possibilità di guarigione, è
una forma di sensibilizzazione e
prevenzione al passo dei tempi,
fatta tutta dai giovani per i
giovani, che si auto-genera e
auto-mantiene. Questo fenomeno
si può sfruttare inserendosi nella
realtà virtuale, creando pagine
Facebook e profili Instagram
di associazioni e realizzando
campagne di sensibilizzazione
che raggiungano e coinvolgano i
giovani.
NUTRIMENTE ONLUS, QUANDO
LA SENSIBILIZZAZIONE PASSA
ANCHE ATTRAVERSO I SOCIAL
La nostra associazione Nutrimente
Onlus è molto attiva sui social.
Abbiamo una pagina Facebook
(nutrimente.ass) molto seguita e
un profilo Instagram (nutrimente.
ass) che utilizziamo per divulgare
SCOPRI
Il web e la depressione |
Nutrimente Onlus
Nutrimente Onlus è un associazione che si occupa di Disturbi
Alimentari, composta da psichiatri, medici e psicoterapeuti,
nata qualche anno fa dal desiderio di uscire dall’ambito
clinico ospedaliero per rivolgersi verso un ambito di prevenzione
primaria e secondaria.
Quindi abbiamo deciso di non aspettare che il paziente
arrivi chiedendo cure ma andare in contro a persone che
potenzialmente possono sviluppare il disturbo e ai loro familiari.
Sito: http://nutrimente.org/
i nostri progetti. Abbiamo lanciato
più campagne di sensibilizzazione,
la più importante attraverso
l’hashtag #guarireé. Il progetto
consiste nel farsi una foto con
un foglio bianco con su scritto
che significato ha la guarigione.
Lo scopo è quello di spostare
l’attenzione
sulla
guarigione
perché
#guarireé
possibile.
A questa campagna hanno
partecipato numerose pazienti e
non solo.
Il web non è soltanto un
mondo pericoloso, da tenere
costantemente monitorato. Oggi
sta diventando anche un luogo
dove la comunità offre un supporto
sempre più forte per guarire e
superare le problematiche.
Quindi l’obiettivo delle associazioni
che lavorano nell’ambito della
salute mentale dei giovani o
adolescenti, deve essere anche
quello di fare prevenzione non
solo andando nelle scuole o
nei centri di aggregazione, ma
utilizzando anche gli strumenti
che loro adoperano, adeguando il
linguaggio al loro.
Conosci l’autore:
Elena Tugnoli
Psicoterapeuta cognitivo
comportamentale e
supervisore Terapia Razionale
Emotiva Comportamentale
presso Albert Ellis Institute di
New York. Socia fondatrice di
Nutrimente Onlus.
Dal 2009 collabora con l’A.O
San Paolo di Milano, presso
l’Ambulatorio dei Disturbi del
Comportamento Alimentare.
Lavora presso la Scuola
di Psicoterapia Cognitivo
Comportamentale “Studi
Cognitivi” come codidatta e
didatta REBT.
Svolge, inoltre, attività privata
di psicoterapia presso il proprio
studio in Milano trattando
differenti problematiche
psicologiche.
13
| Prevenire la depressione
EDA: fare informazione per
prevenire la depressione
L’associazione “EDA Italia Onlus” coordina
annualmentela la Giornata sulla Depressione in tutta
Italia e attraverso un team di specilisti della salute
mentale si occupa di divulgare informazioni corrette
sulle malattie depressive e dell’umore.
I NUMERI
DELLA DEPRESSIONE
I numeri di
EDA Italia Onlus
2007
Anno della
fondazione
12
Le edizioni passate
della Giornata sulla
Depressione
2012
Anno di pubblicazione
della guida “Luce sul
male oscuro”
14
L’associazione EDA Italia Onlus
è stata fondata nel 2007, in
gemellaggio
all’associazione
europea
EDA
(European
Depression Association), da un
gruppo di medici e psichiatri
con lo scopo di contribuire,
con l’organizzazione di eventi e
congressi, alla divulgazione di
informazioni corrette sulla natura
della malattia depressiva e dei
disturbi dell’umore: malattie molto
diffuse, spesso subdole nella loro
evoluzione,
che
coinvolgono
tutte le età e con esordio
frequentemente in età giovanile.
Queste malattie sono oggi
curabili, ma chi ne soffre è ancora
oggetto di stigma sociale e poco
tutelato dalle politiche sanitarie,
sopratutto in ambito lavorativo.
I disturbi dell’umore non sono
ancora riconosciuti tra le norme
che regolano la classificazione
delle disabilità lavorative, sebbene
essi rappresentano, nella vita di chi
ne è affetto, un motivo di invalidità
vera e propria che condiziona la
quotidianità di queste persone.
Ecco perché fare informazione
equivale, per EDA Italia Onlus, a
fare prevenzione: l’unico modo di
prevenire le malattie depressive,
e quindi di cominciarle a curare,
è quello di fare un’adeguata
informazione su esse fra la
popolazione.
LA GIORNATA SULLA
DEPRESSIONE
Ecco perché EDA Italia Onlus è
promotrice della Giornata sulla
Depressione che, dal 2004, consiste
in una giornata informativa sulle
malattie depressive e dell’umore
rivolta alla popolazione generale,
alla cui riuscita e divulgazione
collaborano ormai già, sin dalle
dodici edizioni passate, vari
medici italiani ed europei in modo
autonomo e volontario. In questi
anni, la Giornata ha visto anche
la collaborazione di ospedali,
università, studi medici privati e
altre associazioni no-profit, tra cui
quelle di pazienti.
Diverse nazioni europee hanno
un simile evento parallelo: l’
“European Depression Day”.
Ogni anno viene scelto un tema
filo-conduttore delle Giornata
sulla Depressione e, per l’anno
2016, EDA Italia Onlus ha deciso
di dedicarsi a “Diverse sfumature
di depressione: generazioni a
confronto”. Durante gli incontri
organizzati per questa giornata,
che quest’anno si svolgerà il 15
Prevenire la depressione |
a tutta la popolazione, ma anche
agli operatori sanitari.
Dato che conoscenza significa
fare prevenzione (queste malattie
non si prevengono facendo un
esame ematico o radiologico), e la
prevenzione è da sempre il primo
passo verso la cura e la guarigione,
EDA Italia Onlus si sta dedicando
per fare in modo che, nel tempo,
la
conoscenza-prevenzione
riesca a ridurre le stragi familiari
e i femminicidi, molto spesso
tristemente alla cronaca, prevenire
gli
infanticidi
causati
dalla
depressione post-partum, ridurre
le assenze lavorative causate
dalla depressione e i sintomi ad
essa correlati.
Per ultimo, ma per questo non
meno importante, EDA si augura
di riuscire, con il suo intervento,
di abbassare i costi sociali e
lavorativi di gestione che le crisi
depressive inducono nel mondo
del lavoro e nelle famiglie stesse.
Ottobre
2016,
l’associazione
cercherà di affrontare tutte
le problematiche legate alle
patologie dell’umore, sperando
così di focalizzare anche gli
eventi di attualità connessi
alla depressione e ai disturbi
dell’umore che vedono coinvolte
le famiglie, i giovani, gli abusi di
sostanze, le stragi familiari e i
femminicidi. EDA Italia Onlus ha un sito
web (www.edaitalia.org) e una
pagina Facebook costantemente
aggiornati, per diffondere le
proprie attività anche nel mondo
del Web.
Nel 2012 ha pubblicato una guida
sulla depressione e sulle malattie
dell’umore, “Luce sul male oscuro”
(scritto in italiano e in inglese; in
veste cartacea e anche in e-book):
si tratta di un libretto unico nel suo
genere per brevità, completezza e
accessibilità a tutti nel linguaggio.
EDA Italia
organizzato
Onlus
un
ha anche
congresso
nazionale nel 2013 rivolto a
medici psichiatri, medici di base
e psicologi, accreditato ECM,
per concretizzare il suo impegno
divulgativo anche presso la
classe medica e i professionisti
del settore; la seconda edizione
di tale congresso è programmata
per l’autunno del 2017.
Ha inoltre al suo interno
un’organizzazione di Soci suddivisi
in Gruppi di Lavoro, per dedicarsi
attivamente alla divulgazione di
Gruppi di Auto-Aiuto, alla diffusione
di
informazioni
scientifiche
presso
le
Scuole
Superiori,
all’approfondimento
delle
problematiche della psichiatria
infantile, alla divulgazione delle
conoscenze sui disturbi depressivi
anche presso medici di altre
specialità e al coinvolgimento di
altre associazioni no-profit con
finalità simili.
In poche parole, l’obiettivo di EDA
Italia Onlus è quello di dare una
conoscenza vera e adeguata sulle
malattie depressive e dell’umore
Conosci l’autore:
Giuseppe Tavormina
Medico psichiatra e libero
professionista.
Nel 2007 ha ottenuto per
meriti scientifici il titolo di
“Senior Research Fellow” of
the Bedforshire Center for
Mental Health Research in
association with the University
of Cambridge.
È presidente del “Centro
Studi Psichiatrici”, segretario
generale dell’ “European
Depression Association” (EDA)
e dell’ ”EDA Italia Onlus”,
oltre che coordinatore per
l’Italia della “Giornata sulla
Depressione”.
È revisore scientifico di
numerose riviste scientifiche
internazionali.
15
| Prevenire la depressione
La “Giornata Europea sulla Depressione”
Nicolas Zdanowicz spiega le motivazioni che hanno condotto EDA a fondare una
giornata dedicata alla lotta contro la depressione.
La Giornata Europea sulla Depressione è arrivata alla
sua tredicesima edizione. Dal 2004, infatti, l’European
Depression Association (EDA) porta avanti la sua
missione per sensibilizzare la popolazione europea
su un problema spesso invisibile e sottovalutato
soprattutto dalle politiche socio-sanitarie dell’Unione
Europea «Possiamo dire che all’inizio degli anni
‘90 si assiste ad un cambiamento nel mondo della
salute mentale – spiega Nicolas Zdanowicz, che ha
una cattedra alla facoltà di medicina all’Université
Catholique de Louvain (Belgio), in Psicopatologia e
Psicosomatica, scusandosi, sin dalle prime battute,
per la poca padronanza che ha con la lingua italiana
- arrivano, infatti, sul mercato farmaceutico nuove
16
medicine per la cura dei disturbi dell’umore più facili
da prendere, con meno effetti collaterali rispetto
alla generazione di farmaci precedenti – continua il
professore con il suo squillante (ma al tempo stesso
rassicurante) accento francese -.
L’introduzione di queste nuove medicine ha
sicuramente reso più facile la vita dei pazienti malati
di depressione e diminuito la stigmatizzazione
sociale nei loro confronti, in quanto l’assunzione non
comprometteva più la quotidianità del paziente, che
con i vecchi antidepressivi a volte era addirittura
costretto ad assentarsi dal lavoro o isolarsi dalle
varie situazioni sociali della vita per la stanchezza
Prevenire la depressione |
depressione?
«Nel
2001
l’Organizzazione
Mondiale di Sanità (OMS) scoprì
che la depressione si trovava
al quarto posto fra le malattie
causanti invalidità e che, entro il
2020, sarebbe diventata la più
diffusa al mondo tra i disturbi
mentali e, in generale, soltanto
seconda per diffusione alle
patologie cardiovascolari. Questa
prospettiva, piuttosto allarmante,
fa quindi pensare che il notevole
aumento di casi di patologia
mentale potrebbe trasformarsi,
in futuro, in una vera e propria
epidemia della depressione. Ed è
per questo che abbiamo deciso,
come professionisti della salute
mentale, di intervenire e provare
ad attirare l’attenzione delle
politiche europee sull’impatto
umano, sociale ed economico che
i disturbi depressivi e dell’umore
causano,
promuovendo
l’European Depression Day in più
nazioni europee».
posizione da parte delle politiche
europee e, in generale, della
società?
«Si è potuta vedere, anno dopo
anno, una maggiore accettazione
e consapevolezza da parte
delle
persone
dell’effettiva
presenza dei disturbi depressivi
e dell’umore nella società, ma,
ad oggi, non abbiamo ancora
la possibilità di prendere la
misura di questa progressione.
La
destigmatizzazione
della
depressione è un processo lento,
sociale e culturale.
Viviamo in un momento storico
che vede due forze contrapporsi
nello stesso momento: una
parte della società europea
è
drammaticamente
ancora
poco propensa ad accettare le
differenze, nonostante un’altra si
stia dimostrando, anno per anno,
sempre più incline ad accogliere
questa malattia ed integrarla
nella società».
In quali nazioni si terrà il
Depression Day?
«Oltre che in Italia, in Belgio,
Francia,
Germania,
Svizzera,
Spagna, Malta e nel Regno Unito.
Ogni paese è responsabile per
l’organizzazione del programma
e degli interventi della Giornata
sulla Depressione del proprio
paese».
e gli effetti debilitanti che questi
causavano».
Oggi è cambiato qualcosa?
«Con l’arrivo del 2000, i pregiudizi
nei confronti della depressione
esistono ancora, seppur in
maniera meno forte; per una
persona è infatti ancora molto
difficile poter parlare della sua
malattia con il proprio datore di
lavoro, con la famiglia, gli amici».
Quale impatto sociale ha la
A chi è rivolta la partecipazione
alla Giornata Europea sulla
Depressione?
«A tutta la popolazione generale,
per fare più rumore possibile,
informare e incoraggiare il dialogo
e il confronto sul tema della
depressione. Per questo invitiamo
a
partecipare
agli
incontri
numerose associazioni di pazienti,
i medici di base, psichiatri,
psicologi, ospedali, università e
altri specialisti e istituzioni».
Dopo tredici edizioni, può dire che
ci sia stato un cambiamento di
Conosci l’autore:
Nicolas Zdanowicz
Medico psichiatra e professore
presso il dipartimento di
Psicopatologia e Psicosomatica
della Facoltà di Medicina
all’Université Catholique de
Louvain, Belgio.
È autore di molte pubblicazioni
scientifiche e revisore
scientifico di numerose riviste
scientifiche internazionali.
È membro dell’ “European
Depression Association” (EDA).
17
| Vincere la depressione
Storie di depressione
Vittime di cyberbullismo: il caso di Giorgio
Ragazzo di 14 anni, studente di IV ginnasio, figlio di genitori laureati e
che lavorano.
Condizione sociale: benestante.
Secondogenito, ha una sorella più grande.
Le relazioni intra-familiari sono improntate al rispetto reciproco, con
figura maschile dominante, ma con capacità espressive ed affettive
valide.
Giorgio è piuttosto introverso, ma in passato ha avuto frequentazioni
regolari con coetanei. È un bel ragazzino, ma fin da piccolo è leggermente
sovrappeso; in particolare presenta un aumento del volume mammario
e dell’addome, visibile anche attraverso una maglietta leggera.
Questo elemento non è mai stato finora un problema per il ragazzo.
Già in seconda media qualche compagno ha occasionalmente scherzato
sul fisico di Giorgio, soprattutto nell’ultimo periodo dell’anno scolastico.
Giorgio dice di quel periodo: “ho cominciato a pensare che mi
prendevano in giro perché ero grasso, sì ci sono rimasto male, ma in
fondo era vero...”
In III media, fin dall’inizio dell’anno, i compagni di Giorgio diventano
più aggressivi. Cominciano ad insultarlo pesantemente, chiamandolo
tra l’altro “ciccione femmina”, e iniziando a scrivere su Whatsapp
messaggi offensivi sul ragazzo, senza nominarlo, ma facendo sì che
egli si riconoscesse dagli appellativi con cui lo interpellavano anche in
classe.
18
Vincere la depressione |
G. racconta:
•
Ero arrabbiato, ma ero solo
•
Li evitavo a scuola e cancellavo i messaggi, ma le parole restavano
•
Avevo paura che i messaggi li leggessero i miei genitori e soprattutto
mia sorella e mio padre
•
Ho cominciato a pensare che il seno grande era non un difetto da
grasso, ma veramente qualcosa che non andava in me
•
Ho cominciato a pensare che forse ero gay, perché loro me lo
dicevano
•
Ormai tutto il mondo lo sapeva
•
Andavo a scuola in autobus e se c’era qualcuno di loro iniziava lì la
tortura
•
Ormai anche Facebook lo sapeva
•
Non uscivo più. Temevo la mattina di andare a scuola
Giorgio passa così l’anno scolastico, isolato, senza contatti sociali se
non quelli familiari e qualche compagnia della sorella.
In famiglia non dice nulla, trovando scuse quando i genitori chiedono
dei compagni e perché non li inviti a casa.
A scuola continua ad andare sorprendentemente bene e gli insegnanti
non si accorgono di nulla.
Passa un’estate solitaria, e non va al mare. Ingrassa circa 3 kg.
In IV ginnasio ritrova due dei vecchi compagni:
“...e tutto ricomincia… non ce la facevo più il mondo attorno a me diceva
che ero gay, anche il fruttivendolo sotto casa…tutti.. ed io penso che se
lo viene a sapere mio padre farà una tragedia… odio il mondo, odio la
scuola, odio i miei compagni, non posso leggere, vedere la televisione,
accendere internet…”
G. è in preda all’angoscia e comincia a perdere interesse per tutto, e
chiede alla madre di poter cambiare scuola. La madre preoccupata
indaga e chiede aiuto prima di tutto allo psichiatra.
Giorgio si presenta chiuso, dall’aspetto cupo e rannicchiato su se stesso;
ha i capelli scuri incolti e spettinati, lo sguardo è angosciato.
La sua identità è frantumata: la vita non val più la pena di essere vissuta.
I genitori parlano con la Preside e denunciano il problema alla polizia
postale.
Giorgio cambia scuola.
Giorgio accetta di seguire una terapia farmacologica ed una psicoterapia
…e migliora, lentamente.
Ma il cammino è ancora lungo…
Dr.ssa Marilisa Amorosi
Direttore CSM ASL Pescara
19
| Vincere la depressione
Un’epidemia silenziosa
L’associazione L’amico Charly da anni opera sul
territorio con progetti educativi e di sostegno agli
adolescenti, cercando nella scuola la prima alleata per
prevenire il disagio giovanile
20
Bullismo e cyberbulling sono
diventati
negli
ultimi
anni
patrimonio
del
dizionario
quotidiano quando parliamo di atti
di violenza di cui sono protagonisti
giovani e giovanissimi.
che considera l’altro come suo
antagonista, sempre in preda
alla frenesia dell’apparire e di un
consumismo bulimico, i soggetti
in evoluzione, come i giovani, ne
risentono maggiormente.
In una società complessa o nella
cosiddetta
“società
liquida”,
dove alla crisi dello Stato, delle
ideologie, dei valori condivisi dalla
comunità si impone una nuova
tipologia di individuo, egocentrico,
privo spesso di punti di riferimento,
Essi percepiscono più di altri
la precarietà che li circonda,
riconducibile spesso a una
precarietà educativa, il che non
agevola la loro crescita, anzi mette
a nudo e potenzia le loro fragilità.
Questo spesso si traduce in atti
Vincere la depressione |
di violenza verso l’altro, quello
considerato dal gruppo come il
diverso (brutto, grasso, silenzioso,
timido, impacciato, diverso per
etnia, cultura, religione ecc. e,
pertanto, non omologato e non
omologabile).
Quando scatta la violenza e
questa si fa continuativa contro
una vittima prescelta, il diverso
appunto, è la vittoria del bullo e
del suo gruppo.
Come se non bastasse il
bullo ha anche a disposizione
un’arma davvero invincibile, la
sua
“appendice
tecnologica”
(smartphone, IPad, PC con annessi
e connessi): sono le appendici
dei Digital Natives, divenute
ormai una parte “epidermica”
di loro, indipendentemente da
qualsiasi fattore sociale, culturale,
economico. Con le loro appendici
sanno fare di tutto (telefonano,
ascoltano
musica,
guardano
filmati di ogni genere, copiano
i compiti anche in classe, si
connettono con chiunque nel
villaggio
globale,
chattano,
inviano e postano foto e video su
Instagram solo per fare qualche
esempio) e il nuovo potente
“amico” è sempre disponibile a
fare ciò che il suo “padrone” vuole.
Se il suo padrone è il bullo, ecco
che l’appendice si trasforma da
strumento di comunicazione in
strumento che veicola la violenza
contro la vittima, ma.. su un
palcoscenico che è il cyberspazio,
l’universo globale della realtà
virtuale.
La persecuzione diventa
più facile, rimane anonima,
quasi sempre impunita,
priva di riferimenti
spazio-temporali.
Ciò libera il persecutore anche
da eventuali remore etiche,
perché online sembra che tutto
I NUMERI DELLA DEPRESSIONE
Le statistiche dimostrano che il fenomeno,
nelle sue diverse declinazioni, è in crescita,
e non solo:
È presente fin dalla scuola
elementare
È in forte aumento
nella fascia 11-13 anni
È in aumento il bullismo (e anche il
cyberbulling) che vede le femmine
come violentatrici (le bulle); la loro
azione è meno appariscente, ma più
sottile e più crudele
Fra gli adolescenti i liceali occupano il
primo posto della classifica
sia concesso e possibili, anche
inventarsi un’altra identità.
E gli effetti del bullismo agito si
moltiplicano e si potenziano con
danni ancora più devastanti per la
vittima, che si sente perseguitata
con modalità che non consentono
alcuna difesa, ancora più isolata,
esclusa, violentata, mentre è, suo
malgrado, sotto gli occhi di tutti
i frequentatori del cyberspazio
(milioni!) e la vergogna la
attanaglia e la immobilizza.
dal desiderio di autocancellarsi:
da qui atti di autolesionismo,
ideazioni suicidarie e tentativi di
suicidio, spesso riusciti purtroppo!
Il luogo prescelto, al di là del
cyberspazio, è soprattutto la
scuola (!?), e all’interno della
scuola in ordine l’aula, il corridoio,
il cortile; la Scuola da Istituzione
educativa a “palestra di violenza”
e anche di silenzio: dal silenzio
della vittima all’omertà di chi
assiste e rimane indifferente, al
silenzio dei docenti e spesso dei
Dirigenti.
Al silenzio della Scuola fa da
contraltare spesso anche il silenzio
della famiglia, che preferisce
sdrammatizzare con il figlio/a
vittima per non “farne un caso” e
La sua impotenza può diventare
l’anticamera di un deperimento
fisico (mangia male e ha disturbi
del sonno), psicologico con
l’insorgere di depressioni di varia
natura, accompagnate spesso
21
per non ammettere la fragilità del
figlio /a.
Tale assenza e inadeguatezza di
risorse educative e pedagogiche
non fa che aggravare l’epidemia
silenziosa.
SCOPRI
| Vincere la depressione
L’Amico Charly Onlus
E L’AMICO CHARLY QUALE
RUOLO GIOCA IN QUESTA
PARTITA APERTA?
1.L’Associazione rappresenta un
osservatorio privilegiato: i nostri
educatori osservano, dialogano
con gli utenti quotidiani (ragazzi
dagli 11 ai 18 anni), provenienti
dalle scuole del territorio e, se
intercettano segnali di rischio,
intervengono con la loro
professionalità
coinvolgendo
subito genitori e scuola
2.Agiamo
da
informatori/
formatori con Scuole di diverso
grado a livello cittadino e
regionale
con
l’obiettivo
primo di dotare il personale
scolastico delle necessarie
informazioni sul fenomeno, a
quali agenzie esterne rivolgersi
(esperti, Associazioni, Polizia
Postale ecc..), con l’obiettivo
ultimo di attivare momenti di
formazione rivolti: a) piccoli
gruppi di docenti più sensibili;
b) al personale non docente; c)a
classi designate dalla Dirigenza
perché più a rischio; d) a gruppi
di genitori; e) mettiamo a
disposizione educatori e, se
occorre, psicologi, per incontri
personalizzati con bulli e
vittime; f) in caso di fenomeni
di
autolesionismo
anche
grave fino al tentato suicidio,
è a disposizione il personale
specializzato del nostro modulo
di servizio Crisis Center.
3.La finalità di questo primo
approccio è far sì che la scuola,
con la sua dote, realizzi una
propria rete sinergica al suo
interno, ma non solo. Proprio
perché L’amico Charly ONLUS si
configura sul disagio giovanile
come un’antenna sempre attiva
sul territorio, propone ad alcune
22
L’associazione L’amico Charly Onlus, nata nel 2001 a Milano
in seguito alla tragica scomparsa di Charly Colombo allora
sedicenne, si occupa di prevenzione al disagio giovanile
attraverso progetti di intervento educativi, formativi, di
assistenza e di sostegno a favore degli adolescenti, in
collaborazione con le istituzioni, le scuole e le famiglie.
Sito: www.amicocharly.it
Scuole informate e formate,
prerequisito imprescindibile, di
diventare anch’esse antenne
nel proprio territorio: l’antenna
trasmette e riceve, permette di
relazionarsi con altre realtà, in
una parola comunica. Questo
è il primo antidoto contro
l’epidemia silenziosa.
4.Proponiamo alle Scuole di
elaborare in collaborazione con
i nostri esperti piccoli progetti
finanziati dal MIUR nazionale,
i cui destinatari siano gli allievi
che con il loro protagonismo
creativo ma guidato dai nostri
educatori possano prendere
coscienza
e
contrastare
il bullismo (solo a titolo
esemplificativo “Bullo? NO!
Ballo” è un progetto informativo,
formativo,
preventivo
per
realizzare un balletto con gli
esperti dell’Associazione, anche
nei locali de L’amico Charly).
Competenze
informative,
formative, preventive, creative
per creare sinergie, reti aperte a
relazioni diverse: antidoti contro
il silenzio che connota questa
epidemia!
Conosci l’autore:
Mariagrazia Zanaboni
Presidente dell’associazione
L’amico Charly onlus.
Ha insegnato per oltre 30 anni
nelle principali Scuole Superiori
di Milano, ricoprendo anche
ruoli istituzionali di particolare
importanza nella promozione
di tematiche emergenti in area
di didattica e salute.
Referente del CSA – Centro
Servizi Amministrativi di
Milano (ex Provveditorato agli
Studi).
Dal novembre 2008 è membro
della Commissione Nazionale
del MIUR sul Disagio con
particolare impegno su temi
quali bullismo e cyberbulling.
Dal novembre 2010 è membro
del Comitato Strategico della
Regione Lombardia “Donna,
Famiglia, lavoro”. Dal 2011 è
membro del “Tavolo del Terzo
Settore” ASL Milano Centro.
Vincere la depressione |
Gli spazi dell’Amico Charly
Sala Ricreativa
Sala Prove/Registrazione
Sala Conferenze polifunzionale
23
| Letteratura consigliata
Libri consigliati
Titolo: Integrating Technology in
Positive Psychology Practice
Autore: Villani, D., Cipresso, P., Gaggioli, A., Riva,
G. (2016)
Editore: IGI Global
Most research on the psychological impact of
computers and the Internet has focused on the
negative side of technology – i.e. how the use
(abuse) of interactive systems and videogames
can negatively affect mental health and behavior.
On the other hand, less attention has been devoted to understanding how
emerging technologies can promote optimal functioning at individual, group,
and community levels.
Integrating Technology in Positive Psychology Practice explores the various
roles that technology can play in the development of psychological interventions
aimed at helping people thrive. Exploring the ways in which ICT can be utilized
to foster positive emotions, promote engagement in empowering activities,
and support connectedness between individuals, groups, and communities,
this timely publication is designed for use by psychologists, IT developers,
researchers, and graduate students.
Titolo: Luce sul male oscuro. Disturbi
dell’umore: identikit, prevenzione e
cura
Autore: Tavormina, G., Nardini, M., Vacca, A.,
Mendolicchio, L., Tavormina, M.G.M. (2013)
Editore: Sardini (collana Medicina)
Cos’è la depressione, questo male oscuro che
subdolamente si annida in noi senza apparenti
segni esterni? Nato dalla coordinata esperienza
pluriennale di specialisti internazionali, questo volumetto, in italiano e in inglese,
vuole essere un concreto contributo alla conoscenza della terminologia e delle
cause della depressione, un supporto per i pazienti e per chi, con quotidiana
pazienza, si trova a voler/dover condividere la loro defatigante patologia, ma
anche un valido strumento per i professionisti della salute: una luce nel tunnel
buio e tortuoso dei disturbi dell’umore.
24
Letteratura consigliata |
Titolo: La depressione nell’infanzia
e nell’adolescenza. Come si presenta,
come si valuta, come si cura
Autore: Katia Aringolo (2008)
Editore: Franco Angeli
L’infanzia e l’adolescenza sono due fasi dello
sviluppo in cui si affrontano cambiamenti sul piano
fisico, cognitivo, affettivo e comportamentale.
L’inserimento nella scuola, l’integrazione con
i coetanei, l’apprendimento delle regole sociali dello stare in gruppo, i
mutamenti corporei: questi sono solo alcuni degli scogli che un minore deve
affrontare per crescere. E può accadere che le difficoltà possono arrivare a
dare origine ad un disagio. Il disagio depressivo indica un insieme di sintomi
con caratteristiche comportamentali, cognitive e neurovegetative ben definite
che determinano una condizione emotiva abbastanza diffusa in infanzia ed in
adolescenza. La prevalenza della depressione è tra lo 0,5 ed il 3% nell’infanzia
e raggiunge il 10-15% nell’età prepubere. Si manifesta con un’alterazione del
tono dell’umore, che risulta facilmente incline all’ira per la maggior parte
del giorno e con alti livelli d’intensità. L’alterazione dell’umore si associa ad
un’attribuzione negativa agli eventi della vita, ad un mancato interesse per
le attività, ad una perdita del peso corporeo, a disturbi del sonno, etc. La
comorbidità è frequente. Quando i sintomi non compromettono il quotidiano
funzionamento ed il minore gode di risorse temperamentali e di condizioni
ambientali favorevoli, la strategia dell’attesa è corretta; un trattamento è
invece necessario con un disagio severo.
Titolo: La famiglia adolescente
Autore: Ammaniti Massimo (2016)
Editore: Laterza
Genitori che faticano a diventare adulti, figli che
faticano a crescere. È la famiglia adolescente.
Nessuno vuole emanciparsi, nessuno sembra
volerlo davvero, perché la famiglia adolescente
ha natura vischiosa e il distacco è molto più
complesso che nel passato. Si mangia tutti
assieme, insieme si guarda la tv. I nostri figli ci
seguono quando viaggiamo, quando si va fuori
con gli amici. Discutiamo di fronte a loro di quasi ogni argomento e, talvolta,
li coinvolgiamo nei nostri contrasti coniugali. Condividiamo con loro i modi di
vestire, i gusti, i comportamenti. Li difendiamo con i professori, parliamo con
loro delle prime esperienze amorose e sessuali. A prima vista sembra una
condizione ideale. Ma siamo proprio sicuri che sia così? Uno dei più importanti
psicanalisti italiani racconta i nuovi rapporti tra genitori e figli.
25
| Letteratura consigliata
Sitografia/Risorse Web
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Il sito di EDA Italia Onlus: www.edaitalia.org
Il sito di Nutrimente Onlus: http://nutrimente.org
Il sito di L’amico Charly Onlus: www.amicocharly.it
Il sito web della Positive Technology: www.positivetechnology.it
Il gruppo Positive Technology su Linkedin:
https://www.linkedin.com/groups/1886707
www.saluteuropa.org
DIREZIONE:
Andrea Pensotti
COORDINAMENTO EDITORIALE:
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COORDINAMENTO REDAZIONE E COLLABORATORI:
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COORDINAMENTO GRAFICA:
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