L` attività Sportiva e la disabilità motoria

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Venerdì 6 giugno 2014
Sala Convegni ‐ Rocca Sanvitale
Fontanellato (PR)
L’ attività Sportiva e la disabilità motoria
Antonio De Tanti
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La Medicina Sportiva moderna insegna che un individuo «sano»
ma eccessivamente «sedentario» presenta un calo progressivo
delle proprie capacità prestazionali, secondario a deterioramento delle strutture arto‐osteo‐articolari, cardio‐respiratorie e
metaboliche che può determinare una condizione patologica
definita «malattia ipocinetica»
Una persona disabile, condizionata dal deficit motorio (emiplegia),
da deficit sensoriale (grave ipovisione) da deficit comportamentale
(grave inerzia) diviene un «sedentario obbligato» in cui il danno dovuto alla patologia iniziale si somma alla forzata inattività
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L’esercizio nel paziente mieloleso Una lesione midollare si accompagna sempre ad una riduzione
della capacità aerobica: ad una lesione più alta corrisponde minor massa muscolare disponibile, e il valore di massimo
consumo di O2 ( Vo2max), a parità di allenamento, è inferiore nei tetraplegici rispetto a paraplegici (Bhambhani, 1995)
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L’esercizio nel paziente mieloleso L’aumento del rischio cardiovascolare, respiratorio e metabolico
dipende da:
Ipertensione arteriosa (rischio 2.5/3 volte superiore)
Stasi venosa (atrofia muscolare e disturbi vasomotori)
Aumento trigliceridi circolanti
Ipercolesterolemia (con riduzione HDL)
Diabete di tipo II
Aumento massa grassa (25% nei maschi, 32% femmine) e obesità
Osteoporosi da non carico
Disturbi termoregolazione
Aumento rischio coronarico
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L’esercizio nel paziente mieloleso Se la lesione danneggia i centri ortosimpatici nel corno laterale
del midollo dorsale (T1‐T6) si altera la regolazione simpatica cardiaca. La FC potrà aumentare solo in rapporto alle catecolamine circolanti e alla inibizione del tono vagale, con FC max di 130/min.
Lesioni superiori a T5 correlano frequentemente a patologia cardiaca e della funzione ventilatoria.(Lakomy, 1996)
La presenza di contrazioni involontarie su base riflessa (dysreflexia)
aumenta il lavoro svolto e incrementa i livelli di FC, VO2 max, e lattacidemia
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L’esercizio nel paziente mieloleso Lesione del Sistema Nervoso Autonomo altera la capacità di termoregolazione, tramite vasodilatazione periferica e sudorazione: rischio di colpi di calore, in particolare in gare di resistenza e lunga durata La pratica di sport con i soli arti superiori risente della minor efficienza di questi ai fini della locomozione:
comporta un costo fisiologico maggiore è meno efficace nel determinare effetto allenante a livello cardiorespiratorio rispetto ad analoga attività con gli arti inferiori, per la minor massa muscolare coinvolta
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La valutazione strumentale nel mieloleso La pratica sportiva, soprattutto se agonistica, deve essere preceduta da test da sforzo che possono usare ergometrie specifiche:
™Ergometria in carrozzina‐ WCE (wheelchiar ergometer)
™Ergometro a manovella ACE (arm crank ergometer)
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La preparazione alla attività sportiva nel mieloleso L’associazione tra esercizio attivo degli arti superiori (tipo arm
cranking) e FES degli arti inferiori (es leg cycling):
™ Ottimizza i consumi di O2 e migliora la gettata sistolica (Davis, 1900)
™Rallenta il degrado del trofismo muscolare (Dudley, 1999)
™Contrasta l’ipotensione ortostatica (Faghri, 2001), probabilmente secondaria a deficit della pompa venosa negli arti inferiori
NB: nelle prime 24 settimane post‐lesione le proprietà della contrazione muscolare elettro‐indotta sono analoghe a quelle del muscolo sano ma poi perdono di efficacia in rapporto alla riduzione della massa muscolare e alla sua modificazione strutturale
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La preparazione alla attività sportiva nel mieloleso Le funzioni aerobiche di un soggetto in carrozzina possono migliorare con l’uso agli arti inferiori di sistemi di contenzione antigravitaria a pressione positiva, grazie a:
Riduzione della stasi venosa
Miglioramento della massa ematica circolante per il lavoro degli
arti superiori
Riduzione della FC a parità di consumo di O2
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L‘ attività sportiva nel cerebrololeso Il maggior costo metabolico del soggetto cerebroleso nell’ attività
fisica si traduce in:
maggior impegno cardiovascolare,
maggior incremento della FC all’aumentare della velocità del passo, precoce affaticabilità ed esauribilità della prestazione motoria, inclusa quella delle ADL di base
Rischio di rinuncia e di sedentarietà con progressiva perdita delle abilità residue
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L‘ attività sportiva nel cerebrololeso Nel soggetto cerebroleso con disturbo motorio il costo metabolico dell’ attività fisica è sempre maggiore di quello di un normodotato per le difficoltà di controllo della sequenza motoria in rapporto al possibile sommarsi di:
deficit di movimento (paresi), attività motoria patologica in eccesso (spasticità, ipertono plastico)
schemi patologici globali di movimento che interferiscono con quelli fisiologici (ad es del passo)
Deficit di controllo antigravitario dell’equilibrio (statico e dinamico) e necessità di continui riaggiustamenti attivi
Effetto di farmaci (sedazione, ipostenia)
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Attività sportive
«tradizionali»
nel cerebrololeso Le attività in H2O (piscina‐mare) consentono di
Ridurre la necessità di controllo antigravitario dell’equilibrio
Incrementare la capacità vitale
Svolgere esercizi contro modica resistenza (H2O) Le attività di ippoterapia‐ consentono di
Migliorare il controllo posturale e dell’equilibrio
Migliorare il rendimento energetico
Usufruire di un positivo effetto «pet‐therapy»
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Attività sportive
«tradizionali»
nel cerebrololeso Le attività di potenziamento muscolare (allenamento all’atletica) consentono di
Migliorare la forza muscolare
Ottimizzare la velocità, sicurezza e resistenza nella marcia
Favorire un ricondizionamento cardio‐vascolare
NB: nei soggetti non deambulanti possono essere usati tapis‐
roulant con parziale sostegno del corpo.
NB: l’attività fisica ben calibrata non comporta necessariamente incremento patologico del tono muscolare
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Attività sportive
nel cerebrololeso …ma con le opportune attenzioni, precauzioni e supporti tecnici sono oggi accessibili innumerevoli attività sportive, scegliendo quelle adatte per il singolo individuo, in rapporto alla sua disabilità, agli eventuali obiettivi terapeutici, alle sue aspirazioni e al contesto in cui potrà praticare le attività.
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ad armi pari!
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Lo sport per disabili costituisce una potenziale occasione di gareggiare in competizioni ad armi pari a persone che nella vita
quotidiana spesso subiscono condizioni di sfavorevole disparità.
Per mantenere questa promessa occorre suddividere gli atleti in raggruppamenti simili per capacità prestazionali, a prescindere dalla specificità della loro disabilità residua
Occorre trovare un compromesso tra 2 tendenze opposte: da un lato valutazioni più analitiche che portano a moltiplicazione delle classi, dall’altro valutazioni più generali, con classi ampi di soggetti ma a rischio di non omogeneità delle competenze. e
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Gareggiare ad armi pari!
Le frequenti modificazioni dei sistemi classificatori hanno pesanti ripercussioni sotto il profilo:
Agonistico
Etico (consentendo e negando l’accesso alla gara in certe condizioni)
Tecnico (bisogno di ausili diversi in diverse condizioni)
Economico (ridefinendo i possibili partecipanti a eventi remunerativi)
Politico e legale e
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Valutazione del danno cerebrale
Il danno cerebrale viene espresso come espressione di «disfunction», derivante dall’insieme di disturbi motori centrali che compromettono la performance: spasticità, paresi, mancata coordinazione, atetosi, atassia,…), secondo una scala «arbitraria» che va da 1 a 5.
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Valutazione del danno cerebrale
UN PUNTO: attribuito ad azioni in cui la possibilità di movimenti coordinati volontari sia minima e funzionalmente inefficiente
DUE PUNTI: quando possibile, pur con difficoltà, una sequenza di movimenti lenti (es FL/EST alternata) ma senza superare il 25% del range articolare fisiologico. Vale per ogni distinta articolazione.
TRE PUNTI: movimenti eseguibili, pur con difficoltà, in ripetizione rapida, con 50% del range articolare fisiologico. QUATTRO PUNTI: minimo deficit della coordinazione rapida, con 75% del range articolare fisiologico. CINQUE PUNTI: esecuzione del movimento del segmento corporeo senza apparenti deficit
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Ricordiamo sempre ai nostri pazienti ( e ai loro familiari!!) il
messaggio di De Coubertin, trovando il giusto punto di equilibrio tra ludus e agone
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E soprattutto dobbiamo rifuggire da ogni tentazione di eccesso che porterebbe a nuovo danno e sofferenza!
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