FORME DELLA
DRAMMATURGIA
La specificità della comunicazione drammatica
Francesco D‟Onofrio







Quando nasce?
Dove?
Dove vengono allestiti gli spettacoli?
Qual è la funzione del teatro?
Quale funzione hanno gli attori?
Quali sono i generi principali?
Chi sono gli autori più importanti?
Breve storia del teatro
VI-IV sec. a.C.
L‟edificio teatrale è un anfiteatro a
gradinate
 Il t. e gli attori hanno un‟importante
funzione, collegata al mito
 Generi: tragedia e commedia
 Autori: Eschilo, Sofocle, Euripide;
Menandro


GRECIA





II sec. a.C. – I d.C.
Anfiteatro di forma ellittica
Il t. perde la sua funzione religiosa,
diventa puro spettacolo
Prevale la commedia
Autori: Plauto e Terenzio
ROMA





Non esiste più un edificio teatrale
Il t. si sposta nella piazza
È legato alla religione cristiana
Generi: sacre rappresentazioni e laudi
drammatiche
Attori non professionisti
Medioevo



ITALIA
Si riscopre il mondo
classico e si
recuperano i generi
tradizionali
Nascita della
commedia dell‟arte
basata su canovacci
INGHILTERRA
Teatro elisabettiano,
domina la figura di
William
Shakespeare (15641616)
Rinascimento e 1500
Si fa teatro nelle corti principesche
Gli attori sono i cortigiani, cioè dei non
professionisti
 Si riscoprono i generi tradizionali
 Gli autori sono Ludovico Ariosto e Niccolò
Machiavelli
 Compaiono teatri sul modello classico, ma
al chiuso


Italia
Gli attori sono professionisti
 Si basa su canovacci
 I personaggi sono tipi fissi, maschere
 Non vi sono autori, il testo nasce
direttamente dall‟attore (capacità di
improvvisazione)

Commedia dell’arte
Il palcoscenico è sempre più lontano dal
pubblico ed è inquadrato dietro un arco
scenico
 Il t. si cristalizza nelle imitazioni del t.
classico o nelle improvvisazioni della
commedia dell‟arte
 In Italia nasce il melodramma (Pietro
Metastasio)

Seicento
Seicento in Europa
Si afferma il mestiere dell‟attore
 In Francia e in Inghilterra (teatro
elisabettiano), c‟è una rigogliosa attività
teatrale (è il secolo del teatro)
 Grandi autori francesi: Corneille, Racine,
Molière

Italia ed Europa
 Il rapporto frontale è diventato istituzione
 Si afferma la classe borghese: declino
della tragedia e sviluppo della commedia
come satira sociale
 Autore principale: Carlo Goldoni (17071793)

Settecento
L‟edificio teatrale è situato al centro della
città e strutturato in modo rigido (luogo
per lo spettacolo e luogo per il pubblico,
diviso per classi sociali)
 Con l‟illuminazione a gas (seconda metà
del secolo) aumentano le possibilità
espressive della luce

Ottocento
Si afferma il melodramma, autori: Rossini,
Bellini, Donizetti, Verdi
 Nasce il fenomeno del divismo: l‟attore si
specializza in ruoli
 Si afferma il Realismo: la storia deve
essere oggettiva, la scenografia copia
perfetta del reale, i personaggi a tutto
tondo ,nasce il dramma borghese

Ottocento
La luce è considerata uno dei linguaggi
teatrali più suggestivi
 Nasce la figura del regista: “colui che
capisce un testo, ne estrae la sostanza
teatrale, la traduce in quella materiale
sulla scena, coordinando attori, scene,
costumi, luci, musiche, macchine”

Teatro del Novecento
Teatro futurista
Teatro pirandelliano
Teatro dell‟assurdo
Il teatro deve ricreare sulla scena non la
realtà, ma un‟altra realtà, quella dell‟arte.
Si inventano nuovi codici comunicativi e lo
spettatore è soggetto attivo in quanto
deve decodificare codici non abituali



Novecento
Cos’è il teatro?
Privo di sipario
 Si svuota di scenografie ingombranti e
diventa praticabile
 Spazio globale: comprende attori e
pubblico
 Muore ogni idea di illusionismo tecnico:
cade la quarta parete

Spazio teatrale
L‟attore passa in secondo piano rispetto al
regista
 È un professionista, un creativo che segue
un metodo per immedesimarsi nel
personaggio
 Si riscopre l‟importanza del corpo nella
comunicazione
 Metodo Stanislavskij

Funzione dell’attore
Pone l’attore al centro del processo creativo: il
suo compito non è quello di recitare, ma quello
di essere se stesso, dopo essersi calato
interamente nel personaggio cui sta dando vita.
 L’attore non imita, ma diventa il personaggio
che deve rappresentare, in una sorta di gioco
 Per Stanislavskij l’attore non recita, ma trova
nel personaggio quella identità che la realtà gli
nega.

Metodo Stanislavkij
I GENERI TEATRALI
La tragedia, il dramma, la commedia
IL GENERE DRAMMATICO
LA TRAGEDIA
I GENERI TEATRALI
Le principali e più antiche forme della
letteratura drammatica sono
 la tragedia
 e la commedia
che costituiscono i generi tradizionali. Esse
sono nate nella Grecia classica dalla
integrazione tra la poesia lirica e i riti del
culto di Dionisio.
A queste si sono aggiunte altre forme di
espressione del teatro ( farsa, dramma ,
melodramma ecc,) fino alle varietà di
forme della drammaturgia moderna.
•
CARATTERISTICHE
•
LE ORIGINI
•
LA TRAGEDIA GRECA
•
LA TRAGEDIA NELL‟INGHILTERRA
ELISABETTIANA
LA TRAGEDIA
•
•
•
•
•
•
•

•
•
•
•
•
La tragedia è un testo teatrale di carattere serio:
Argomento e stile sono elevati
I personaggi sono mitici o storici, nobili o eroi
Le situazioni sono terribili e drammatiche
Il finale è di morte e dolore
Le sofferenze dei personaggi acquistano significato e
valore universale
La vicenda può acquisire un senso religioso.
Era costituita da un :
Prologo – introduzione per esporre l‟antefatto
Il parodo – canto che il coro eseguiva entrando
Gli episodi – costituiti da dialoghi monologhi ( atti)
Gli stasimi – due canti che il coro eseguiva da fermo
L‟esodo – il canto che il coro eseguiva uscendo di
scena
La tragedia
Le origini della tragedia
Il significato originario del termine “tragedia” pare
risulti dalla combinazione dei vocaboli greci
tràgos (capro) e oidé (canto).
Infatti la sua origine è religiosa , quando in
occasione delle feste per il dio Dionisio ( il dio
Bacco per i Romani), che si aprivano con il
sacrificio di un toro, si eseguiva un canto corale
(il “ditirambo”) con attori mascherati da capro.
Dal ditirambo poi si origina il dramma satiresco,
una tragedia che unisce ironia,dramma, cinismo e
lieto fine in cui comparivano i satiri (personaggi
mitici rappresentati con coda di cavallo e con
piedi ed orecchie di capro) che facevano scherzi e
cantavano per il pubblico.
Solo in seguito il dramma satiresco si trasformò
nella tragedia, cioè in vera e propria opera da
rappresentare in teatro.
La tragedia greca
La tragedia trova le sue origini in Grecia e raggiunge il suo
massimo splendore nel V sec. A.C., quando si celebravano
gli agoni drammatici , cioè gare (agoni) tra 3 autori che
mettevano in scena una trilogia ( cioè tre tragedie o tre
commedie) e un dramma satiresco. L‟autore curava
direttamente la rappresentazione scenica e ciò spiega
l’assenza di didascalie nei testi greci. Il vincitore veniva
incoronato e riceveva un compenso.
In questo periodo compongono le loro opere i tre maggiori
poeti tragici : Eschilo, Sofocle ed Euripide.
Le rappresentazioni si realizzavano con massimo tre attori
che interpretavano più personaggi ed anche i ruoli
femminili, indossando maschere molto ingombranti e
calzari, i coturni, con una suola molto alta.
L‟azione era accompagnata da un coro costituito da 12 o 15
elementi (coreuti) che, guidati dal „corifeo‟, cantavano o
danzavano e avevano la funzione di spiegare l‟antefatto.
Caratteristica della tragedia è l’unità di tempo, di luogo e
di azione: la vicenda doveva limitarsi ad un‟unica
situazione, i personaggi dovevano agire nella
rappresentazione sempre nello stesso luogo e per un arco
di tempo breve ( non più di 24 ore).
La situazione tragica si articolava in tre momenti:
 1° momento: si verifica una situazione di disordine
iniziale politico – sociale o affettivo morale che porta il
protagonista ad agire. Il protagonista, individuo di rango
elevato e rappresentante dei valori di cui è portatore, può
essere definito un tipo.

2° momento: il protagonista agisce compiendo una scelta
che si rivelerà sbagliata, poiché supera il limite
dell‟ordinamento sociale e trasgredisce alle norme. Ciò
costituisce un eccesso e quindi una colpa, determinata
comunque dal destino ineluttabile stabilito dagli dei : il
fato.

3° momento: la trasgressione porterà ad un esito di
sconfitta e di sofferenza che culmina nella conclusione
tragica, con il sacrificio e la morte violenta del
protagonista, con cui si ristabilisce l’equilibrio iniziale .
•
La tragedia racconta sì una vicenda che si conclude con la morte
o con la rovina del protagonista, ma non è la morte ad avere
carattere strategico , ma la vicenda.
Il personaggio tragico è tale perché compie una serie di scelte
sbagliate ( si passa da uno stato di felicità del protagonista a uno
di infelicità o viceversa)
• La tragedia porta lo spettatore alla catarsi (la purificazione delle
passioni nell‟animo degli spettatori). Una volta che si arriva allo
scioglimento della vicenda tragica, i fatti hanno una spiegazione
razionale e per questo, pietà che lo spettatore prova per l‟eroe, e
terrore che prova per sé stesso, si acquietano.
•
La tragedia
La tragedia nell’Inghilterra elisabettiana
La tragedia elisabettiana si colloca, come quella greca, in
una fase di transizione: il complesso passaggio dalla
società medievale alla civiltà moderna.
A differenza della tragedia greca, inserita in una
dimensione religiosa, la tragedia inglese si inserisce in
un periodo di crisi religiosa . Infatti la tragedia
elisabettiana si caratterizza per la prevalenza di valori
laici, svincolati dalla sfera religiosa.
I maggiori drammaturghi del tempo sono Cristopher
Marlowe e William Shakespeare, nei cui opere si riflette
l‟assenza di dimensione religiosa ed una rinnovata
attenzione per l‟uomo, considerato nelle sue fragilità,
ma anche nelle sue possibilità di azione autonoma.
I loro personaggi, infatti, sono più vicini alla realtà
umana rispetto agli eroi della tragedia greca: l‟eroe
della tragedia elisabettiana può appartenere ad un ceto
sociale medio o elevato, ma si presenta con vizi e virtù
comuni a tutti gli uomini.
I personaggi in genere, manifestano una ricchezza
interiore che li rende dei caratteri.
L‟eroe agisce avvertendo l‟inadeguatezza di fronte
alla realtà del tempo e l‟incapacità di decifrare il
mondo. La sua trasgressione e la sua sconfitta è
data anche dall‟intervento del caso, entità più
umana rispetto al fato divino del mondo antico.
In questo tipo di tragedia il coro scompare e sono i
personaggi, con le loro riflessioni in monologhi e
dialoghi, a sollecitare la riflessione del pubblico.
La lingua e lo stile risultano dall‟incontro tra
forme e livelli diversi di espressione, cioè la
mescolanza tra un linguaggio elevato e tragico, e
uno più prosastico, quotidiano e comico.
•
•
•
•
•
•
•
Testo teatrale incentrato sui difetti, passioni ed
esigenze dell‟uomo comune.
Argomento relativi alla realtà quotidiana dell‟uomo.
Personaggi popolari( rappresentano una categoria
sociale)
Situazioni relative a casi ridicoli, beffe, raggiri e si
concludono con lieto fine
Peripezie dei personaggi funzionali all‟intento morale
ed educativo.
Linguaggio semplice, colloquiale.
Esiste il conflitto (esposizione), ma si risolve( è
ascoltata la ragione)
la commedia

Le peripezie dei personaggi sono
funzionali all’intento morale ed
educativo della commedia: mettere in
luce vizi e debolezze della gente comune
per condannarli e far emergere le virtù,
utilizzando anche la satira

La lingua è comica (con espressioni
ironiche o scurrili, battute di spirito) perciò
il linguaggio è semplice, spesso
quotidiano.
La commedia ha la sua origine in Grecia e si
evolve fino al XVIII secolo con la riforma
di Goldoni.
Le origini
I termine “commedia” deriva dalla parola greca
kòmos . Il kòmos era una processione liturgica
che si svolgeva durante le feste dionisie , i cui
partecipanti, nel corso di danze rituali e di cori, si
scatenavano con invettive, turpiloquio, esibizioni
oscene, spesso aggredendo coloro che
assistevano e lanciando insulti contro le classi
dirigenti.
Tale linguaggio, definito poi comico, cioè del
kòmos, si dimostra sin dalle origini, un linguaggio
basso, osceno e contestatario nei confronti della
società.
Il kòmos si trasforma in commedia nel momento in
cui diventa una composizione letteraria e viene
rappresentata in uno spazio scenico.
Tali opere mantengono, accanto alla lingua
letteraria, anche il linguaggio basso, comico
appunto, espressione delle classi subalterne.
IL DRAMMA E LA DRAMMATURGIA
MODERNA.
Il termine “dramma” dapprima indicava
qualsiasi azione scenica.
Tra il „700 e l‟ ‟800 iniziò ad indicare un
genere più preciso e progressivamente
venne meno la tradizionale distinzione tra
tragedia e commedia.
Nell‟Ottocento scompare la commedia come
genere organizzato con regole precise e,
venendo meno gli elementi plebei
buffoneschi e dissacratori tipici della
commedia, diventa sempre meno netta la
differenza con il dramma. Anche la
tragedia, dopo Manzoni, si confonde
sempre più con il dramma che è diventato
il genere privilegiato dalla nuova
borghesia.
A partire dal dramma borghese la drammaturgia
moderna si sviluppa con forme e intenti differenti
che renderanno ricco e multiforme il panorama
del teatro del Novecento.
In generale i tratti distintivi di questo panorama
sono:

La centralità delle problematiche e delle situazioni
di crisi dell‟uomo contemporaneo, chiuso nella
sua solitudine ed incomunicabilità, cioè il suo
disagio esistenziale

La forma ironica con cui è presentata la
condizione tragica dell‟uomo:la mescolanza di
ironia e tragicità assume il nome di grottesco

La limitazione dell‟interpretazione e
dell‟autonomia del regista attraverso didascalie
più dettagliate e prescrittive

la concezione più libera dello spazio scenico:
da spazio ampio collocato anche in luoghi diversi
dal palcoscenico, a spazio “claustrofobico”

L‟utilizzo della tecnica dello straniamento per
stimolare una riflessione più lucida e distaccata
dello spettatore, evitando la sua partecipazione
emotiva.

Grande attenzione ai codici espressivi con
pluralità di linguaggi e molteplicità di scelte
stilistiche.

•
•
•
•
•
•
•
Riassumendo, il dramma si presenta come fusione di tragedia e commedia che
mette in evidenza il conflitto di sentimenti e il contrasto tra individuo e
ambiente sociale ,con un tono tra il senso comico dell‟esistenza e quello
tragico.
Protagonisti sono borghesi di diverso ambiente sociale
Tratti distintivi del panorama del teatro del 900 che presenta:
Crisi dell‟uomo, incomunicabilità, disagio esistenziale.
Forma ironica con cui viene rappresenta la condizione tragica dell‟uomo
Mescolanza di ironia e tragicità che assume il nome di grottesco.
Dinamiche messe in moto dal carattere dei personaggi e non da colpi di scena.
Vicenda che può sciogliersi felicemente, ma anche con conclusione doloroso
che sancisce la sconfitta del protagonista (Pirandello- Beckett).
•
•
•
•
•
Limitazione dell‟interpretazione
Autonomia del regista: Introduzione di didascalia
dettagliate e prescrittive.
Concezione più libera dello spazio scenico
Tecnica dello straniamento ( in opposizione al
concetto di immedesimazione di Brecht:
l’immedesimazione dello spettatore in ciò che viene
rappresentato sulla scena teatrale, inibisce la sua
consapevolezza critica) per stimolare riflessione più
distaccata dello spettatore e per evitare la sua
partecipazione emotiva.
Molta attenzione ai codici espressivi, pluralità di
linguaggi, molteplicità di scelte stilistiche .
Il dramma borghese

Scrivere per il teatro richiede la comprensione di
due fondamenti: l‟essenza dell‟arte drammatica e
la natura del teatro (L. E. Catron).

Scrivere per il teatro significa far filtrare il
proprio pensiero o la propria poetica attraverso
l‟ambientazione,
l‟azione,
i
dialoghi
dei
personaggi e le note di regia.
Cos’e la drammaturgia?



Distinzione tra testo teatrale o spettacolare e testo
drammaturgico o drammatico ( Keir Elam ,Semiotica del
teatro):
Il testo teatrale, o spettacolare, l‟aggettivo teatrale, si
riferiscono al fenomeno associato alla transazione attorepubblico, cioè alla produzione e comunicazione di senso
nella performance stessa;
Il dramma, il testo drammaturgico o drammatico o scritto,
l‟aggettivo drammatico, indicano la relazione che si
instaura tra il drammaturgo o autore e colore che leggono
il testo, che possono essere il regista, gli attori, i critici, gli
studenti, i lettori.
IL TESTO DRAMMATICO
Il TESTO TEATRALE, detto anche DRAMMATICO, è
un’opera letteraria in cui la vicenda non viene raccontata,
ma viene rappresentata dai personaggi, che agiscono
direttamente sulla scena , imitando la realtà.
Sono detti TEATRALI perché il luogo destinato alla
rappresentazione è il teatro (dal greco teaomai=guardare),
DRAMMATICI perché contengono una storia che quando
viene messa sulla scena, è detta DRAMMA ( dal greco
DEFINIZIONE drao=agisco)

Un testo è una storia strutturata e unificata, comica o
drammatica, completa di un inizio, di una parte centrale, e
di una fine, che esprima la passione e la visione della vita
del drammaturgo, che mostri i conflitti che si sviluppano
conducendo verso un climax (punto di soluzione decisivo) e
che tratti con personaggi dimensionali dotati di forti
emozioni, bisogni, e traguardi che possono motivare le
proprie azioni. È costruito con una serie di eventi plausibili
e probabili, scritto per essere rappresentato e pronunciato
mediante dialoghi e azioni oltre che attraverso silenzi e non
azioni, agito dagli attori da un palco verso un pubblico che
è presente per credere agli eventi a cui sta assistendo(L. E.
Catron)
Il testo drammatico
IL GENERE DRAMMATICO
Per comprendere a pieno un testo teatrale
occorre leggerlo come :
1. TESTO SCRITTO
2. TESTO RAPPRESENTATO (fruizione dello
spettacolo teatrale )
Come si legge un TESTO TEATRALE
TESTO
NARRATIVO
TESTO
TEATRALE
storia
x
x
narratore
presente
manca
tempo
vari livelli
presente
spazio
illimitato e
variabile
delimitato e
variabile
liv.di
comunicazione
canali usati
unidirezionale
bidirezionale
vista
vista e udito
tipo di fruizione
individuale
collettiva
linguaggi usati
ling.verbale
ling.verb.e non
verbale
Viene letto come un testo narrativo e la
sua fruizione è INDIVIDUALE
 È l‟opera di un autore
 È suddiviso in atti e scene; si distingue per
la presenza di dialoghi, monologhi,
didascalie, “a parte”
 Per analizzarlo si utilizzano gli strumenti
dell‟analisi testuale (trama, personaggi,
ambientazione…)

Testo drammatico
È la messa in scena del testo scritto
La sua fruizione è collettiva (in un luogo
specifico chiamato teatro)
 È un‟opera collettiva allestita da autore,
attori, regista, scenografi, costumisti,
tecnici delle luci, dei suoni…
 Si serve di elementi comunicativi
extraverbali: gesti, intonazioni di voce,
mimica, costumi, luci, musica…
 Ogni rappresentazione è un evento unico,
irripetibile, influenzato dal pubblico


“Testo” spettacolare
o rappresentazione
•
Testo narrativo e testo poetico possono essere
occasioni per una riscrittura drammatica o spunto per
un allestimento scenico.
•
Riscrittura : il testo di partenza si trasforma e
•
•
cambia genere (genere drammatico)
( Teatro di Pirandello).
Allestimento scenico: il testo di partenza si
limita ad offrire spunti, suggestioni per uno
spettacolo che non equivale alla sua messinscena.
Il testo drammatico
E’ l’operazione di traduzione di un testo drammatico scritto in
SPETTACOLO. Essa richiede la collaborazione delle seguenti
componenti:








Il regista
Gli attori
Il pubblico
La scenografia
I costumi
Le luci
La musica
I rumori
Gli elementi della messa in scena
teatrale
Come il drammaturgo è l’autore del testo drammatico,il regista
è il principale autore della messa in scena ,o meglio il
coordinatore di un lavoro che coinvolge molte
professionalità.Egli può decidere o di rimanere fedele al testo o
di reinterpretarlo e adattarlo liberamente o in parte.
Come figura è comparsa solo alla fine dell’Ottocento,
sostituendo quella del CAPOCOMICO.
Ogni regista ha un suo stile che dipende dalla sua poetica
teatrale e dall’utilizzo che fa dei linguaggi a sua disposizione.
IL REGISTA
Sono il punto focale dello spettacolo.
La loro caratteristica è quella di riuscire a calarsi in parti sempre nuove e di
recitare in ruoli diversi.
A differenza di quelli cinematografici, non hanno la possibilità di ripetere
una scena venuta male, per cui devono essere dotati di calma e di
concentrazione.In particolare devono essere in grado di controllare:
- la propria voce
- la propria mimica facciale
- i gesti
La recitazione può essere naturale o artificiosa e può andare da un massimo
di immedesimazione ad un massimo di estraniamento nei confronti del
personaggio.
GLI ATTORI
E’ l’elemento che fa la differenza principale tra la recitazione al
cinema e quella nel cinema.Il teatro, infatti,si svolge in diretta di
fronte al pubblico, che partecipa in un certo senso alla
rappresentazione.Le sue risposte possono caricare e riempire di
entusiasmo gli attori o al contrario frenarli e demoralizzarli.
Poiché, inoltre, il teatro si basa sull’imitazione della realtà, il
pubblico accetta questa convenzione ( PATTO ) così come gli
attori recitano come se il pubblico non esistesse (quarta parete ).
IL
PUBBLICO
E’ costituita dagli elementi dell’ARREDO, dai FONDALI
scenici e dalle QUINTE laterali.
E’ importante per individuare l’epoca e il luogo in cui si
svolgono i fatti.
Negli antichi teatri greci erano fisse,nel corso del tempo sono
diventate mutabili ( uso dei fondali dipinti).
Lo scenografo può realizzare scenografie realistiche o
simboliche, dettagliate o essenziali, fisse o mobili.Egli lavora
seguendo le indicazioni del regista.
Oggi i teatri dispongono di attrezzature straordinarie: palchi
girevoli, quinte scorrevoli o a scomparsa…
LA SCENOGRAFIA
Gli abiti di scena permettono allo spettatore di
comprendere la provenienza sociale di ciascun
personaggio e l’epoca in cui si svolge la storia.
Possono essere realistici o simbolici e più o
meno dettagliati.
I
COSTUMI
L’illuminazione era un elemento sconosciuto in epoca antica,
quando le recite avvenivano di giorno.Con l’introduzione dei
teatri coperti,dal Cinquecento in poi,venne illuminato il palco
con candelabri o lampade a petrolio.Con l’invenzione
dell’elettricità fu anche scongiurato il pericolo di incendi.
L’impiego delle luci è oggi affidato a tecnici che si occupano di
posizionare i riflettori.Esse servono a
- aumentare il realismo delle scene
- sottolineare gli effetti emotivi
- creare effetti simbolici
LE LUCI
Ha da sempre accompagnato gli spettacoli
teatrali ( vedi teatro greco).
Il suo ruolo è prevalentemente psicologico,
perché tende a commentare e a sottolineare le
reazioni dei personaggi e i cambiamenti di
situazione, un po’ come la colonna sonora del
cinema.
LA MUSICA
I rumoristi, ovvero i tecnici che si occupano della
realizzazione dell’apparato sonoro, creano effetti che
conferiscono naturalezza all’ambientazione: tuoni,
scrosciare della pioggia, motori di automobili ecc.
Determinati rumori contribuiscono ad aumentare la
tensione durante la rappresentazione: per esempio,
l’urlo di una donna o il rumore di una porta che cigola.
I RUMORI




Spazio e tempo
La rappresentazione si svolge in uno spazio (la
scena), in cui agiscono gli attori, che nel contempo è
simbolico, in quanto è anche lo spazio della finzione
(un palazzo reale, un giardino, un salotto).
Il tempo della rappresentazione teatrale è il presente:
lo spettatore ha l‟illusione di assistere in «tempo
reale» alle vicende che si stanno svolgendo, anche se
l‟effettiva durata dello spettacolo non coincide quasi
mai con la durata della vicenda messa in scena.
La discordanza è determinata dalle ellissi, i salti
temporali che coincidono con i passaggi da un atto
all‟altro e, a volte, tra singole scene.
Gli elementi del testo drammatico







Poiché il testo drammatico è la riproduzione dei rapporti
umani intersoggettivi, la sua unica forma di espressione
dovrà per forza consistere nella modalità propria della
comunicazione: il dialogo ( Peter Szondi).
Oggettività del testo drammatico:
Nel dramma c‟è sempre uno che parla e uno che risponde
(Gyorgy Lukàcs)
La specificità del dialogo drammatico (Anne Ubersfeld):
La specificità dei dialoghi teatrale è che essi ruotano
intorno a due assi comunicativi
Asse comunicativo interno ( o orizzontale)- riguarda
comunicazione fra personaggi teatrali;
Asse comunicativo esterno (o verticale) – relativo air
apporti fra personaggi teatrali e il pubblico.
Il testo drammatico
•
•
•
IN TEATRO DUE PERSONAGGI PARLANO FRA LORO DI
EPISODI ACCADUTI FUORI SCENA – IL VERO
DESTINATARIO È IL PUBBLICO.
L‟AUTORE DEVE DIRE SULL‟ASSE ESTERNO CIÒ CHE
SERVE AL PUBBLICO, SENZA CHE SULL‟ASSE INTERNO
L‟INFORMAZIONE RISULTI RIDONDANTE.
LO SPETTATORE DEVE RICEVERE PRECISE INFORMAZIONI,
IMMEDIATE ED EFFICIENTI( NON PUÒ TORNARE
INDIETRO COME NEL ROMANZO.
Il testo drammatico
Nel genere narrativo l‟autore (emittente) comunica con il lettore
(ricevente) attraverso la mediazione di un narratore, nel genere
drammatico si verifica un duplice livello di comunicazione:
 a) tra i personaggi che agiscono e comunicano tra loro sulla
scena b) tra l‟emittente (autore) e i destinatari (pubblico), che sono
entrambi sulla scena: il primo trasmette al secondo il suo
messaggio attraverso l‟insieme della rappresentazione scenica.

IL TESTO DRAMMATICO
Schema delle due situazioni comunicative
NARRATIVA:
AUTORE
(EMITTENTE)>>narratore>>fatti
narrati>>lettore destinatario
Drammatica:
io
personaggio
>>>>>>>>>>messaggio>>>>>>>>>>>tu
personaggio
pubblico (destinatari)

Nasce di solito come testo DRAMMATICO,
SCRITTO

Si trasforma poi in una
RAPPRESENTAZIONE o SPETTACOLO
Testo teatrale

ASPETTI
STRUTTURALI
CHE
DIFFERENZIANO
NARRATIVO DAL TESTO DRAMMATICO:


IL
TESTO
Il tempo (nella narrazione si possono avere vari
livelli temporali, invece l‟azione scenica si svolge
al presente).
Lo spazio (nella narrazione il campo d‟azione è
limitato, nel teatro la scena costituisce un luogo
limitato entro cui gli attori devono agire: lo
spazio reale è anche simbolico).
IL TESTo DRAMMATICO

L‟ambiguità del testo drammatico:
•
Il testo per il teatro ha a che fare con l‟incompiutezza
perché il testo non si realizza nella pagina, ma sulla scena.
Per comprendere a pieno un testo teatrale bisogna leggerlo
•
•
sia come testo scritto che rappresentato.
Il momento della fruizione: poiché è scritto per essere letto
che ascoltato e visto dal pubblico, la sua fruizione sarà
individuale e mentale ( libri), ma anche collettiva e fisica
(teatro) che è quella che avviene durante la messinscena).
IL TESTO DRAMMATICO



IL COPIONE:
E‟ IL TESTO DA UTILIZZARE PER LA MESSINSCENA CHE
contiene modifiche, tagli , manipolazioni e aggiustamenti
(battute, introduzioni segnaletiche etc.) che vengono
apportati, di solito, da registi e attori.
L‟esistenza del copione è subordinata alla
rappresentazione teatrale, ma può coincidere con
il testo drammatico
Il testo drammatico





LA MESSINSCENA.
IN ESSA SI REALIZZA L‟ATTO COMUNICATIVO PER IL
QUALE È STATO SCRITTO.
NELLA MESSINSCENA INTERVENGONO PIÙ CODICI:
VISIIVI (MIMICA, GESTO, MOVIMENTO, TRUCCO,
ACCONCIATURA, COSTUME, ACCESSORI, ELEMENTI
SCENICI, LUCI) E UDITIVI (PAROLA, TONO, MUSICA,
RUMORI, SILENZI).
I RUOLI DELLO SPETTACOLO TEATRALE:
ALLA TRADUZIONE SPETTACOLARE, DIRETTA DAL
REGISTA, CONCORRONO GLI ATTORI, LO
SCENOGRAFO, I TECNICI DELLE LUCI E DEI SUONI,
IL COSTUMUSTA, GLI ACCESSORISTI.
Il testo drammatico



Gli atti costituiscono gli episodi principali in cui si
articola la vicenda e corrispondono alle
macrosequenze di un testo narrativo.
Le scene, che in numero variabile compongono un
atto, sono scandite dall‟entrata e dall‟uscita di un
personaggio e sono l‟equivalente delle sequenze.
Il cosiddetto «cambio di scena», quando si modifica
l‟ambientazione per conferire più varietà e dinamicità
alla rappresentazione, può avvenire nel passaggio da
una scena a quella successiva o, più spesso, durante
gli intervalli fra gli atti..
Gli atti e le scene

I
personaggi
• I personaggi ricoprono e funzioni che
danno vita a un sistema di relazioni e
sono caratterizzati in base al loro aspetto
fisico, caratteristiche psicologiche, sociali,
culturali.
Gli elementi del testo drammatico
Il testo teatrale è in genere suddiviso in ATTI ,corrispondenti
ai capitoli di un libro, a loro volta suddivisi in SCENE.
Gli ATTI (da uno a cinque)possono corrispondere a momenti
successivi della struttura del dramma oppure essere legati al
passare del tempo o ancora essere funzionali alla semplice
necessità (riposo per gli attori, cambio di scenografie o
costumi).
Le SCENE sono determinate dall’entrata o uscita dei
personaggi o da cambiamenti di tono o di argomento.Se il
numero delle scene è elevato, la rappresentazione sarà molto
movimentata, se è limitato, sarà più statica.
ATTI
E
SCENE
Generalmente in corsivo e spesso tra parentesi hanno
come destinatari i lettori e chi mette in scena il testo.
Contengono essenzialmente tre tipi di informazioni:
•Descrizioni di luoghi e di personaggi
•Indicazioni relative all’azione scenica (movimenti e
gesti)
•Annotazioni sulla recitazione (tono di voce,ritmo…)
DIDASCALIE

•
•
•
•
•
•
Le didascalie:
Unico spazio propriamente soggettivo:
l‟autore si esprime con libertà senza la
mediazione del personaggio.
Inoltre forniscono le istruzioni dell‟autore
necessarie per rappresentare l‟opera e che
riguardano :
L‟ambientazione delle vicende
L‟ambientazione della scena
Le modalità di recitazione
Lo svolgimento della rappresentazione.
Gli elementi del testo drammatico
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Sono le PAROLE che gli attori pronunciano
sulla scena.Possono assumere la forma di:
dialoghi
monologhi
soliloqui
concertati
duetti
tirate
a parte
LE BATTUTE






Le battute :
Nel testo drammatico le vicende sono
rappresentate direttamente sulla scena,
attraverso le battute ( le parole scritte per
essere pronunciate dai vari personaggi) affidate
ai personaggi e svolgono molteplici sa funzioni:
Determinano lo sviluppo degli avvenimenti
Precisano i fatti anteriori alla situazione
rappresentata o avvenuti fuori scena
Descrivono le caratteristiche biografiche e
psicologiche dei personaggi.
Possono essere brevi, lunghe, meditative.
Gli elementi del testo drammatico
Le battute danno origine a:
Dialoghi ( scambi di battute brevi che imprimono
ritmo veloce)
- Monologhi (battute più lunghe ). Un solo
personaggio parla per gran parte della scena.
Esso mette in risalto il punto di vista di un
personaggio, mette a nudo la sua coscienza,
rallenta o interrompe il ritmo.
- Tirate (battuta di notevole lunghezza per
polemizzare contro qualcosa o qualcuno
- A-parte.

-
Gli elementi del testo drammatico





Gli « a-parte».
Una tipologia di battuta particolare pronunciata sulla scena dal
personaggio
in cui spesso si capovolge l‟atteggiamento del personaggio, che
in questo modo rivela apertamente le sue reali intenzioni e idee.
Nei monologhi e negli a-parte la comunicazione fra personaggio e
pubblico ( e quindi quella fra autore e pubblico) è più diretta
perché non passa attraverso la mediazione dei dialoghi.
Costituiscono un espediente per portare a conoscenza del
pubblico le motivazioni nascoste dell‟agire dei personaggi
Gli elementi del testo drammatico
Il linguaggio performativo
 Il testo teatrale è caratterizzato da un uso performativo del
linguaggio, ovvero che orienta all‟azione (performance).
 Le battute dei personaggi sono caratterizzate da deittici,
ossia da indicatori, che segnalano con precisione i gesti
degli attori e il contesto in cui sono compiuti (qui ed ora).
 I deittici possono essere pronomi personali e dimostrativi
(io, tu, questo, quello..) o avverbi di luogo e di tempo (qui,
là, ecco, adesso, su giù)

Gli elementi del testo drammatico






Il pubblico:
È elemento imprescindibile del teatro. È l‟astrazione di una
certa società: non è un‟entità amorfa, ma rappresenta
qualcos‟altro.
Comunicazione teatrale: scambio di informazioni, emozioni
e sentimenti tra spettatore e attore.
«Scambio « non presuppone necessariamente la
partecipazione del pubblico.
La C.T. avviene su un rapporto fiduciario Attore/spettatore:
quest‟ultimo deve accettare consapevolmente di essere a
teatro e operare una distinzione tra realtà e finzione.
Convenzione teatrale: presupposti estetici, ideologici e
logici, espliciti o impliciti, del patto stretto fra autore e
spettatore.
La comunicazione teatrale

La lettura teatrale effettuata dallo
spettatore si articola in più momenti:
Percezione
• Comprensione
• Interpretazione
• memorizzazione
•
La comunicazione teatrale
Teatro nel teatro: tendenza del teatro a «mettersi in
scena», a meditare su sé stesso, a porre in scena i
propri problemi.
 Immissione all‟interno di un‟opera drammatica, di una
rappresentazione teatrale, un dramma di secondo
piano.
 Il teatro mette apertamente in luce il suo carattere
fittizio e convenzionale, svelandosi come finzione
gioco , scopre allo spettatore i segreti del retroscena,
spezza l‟illusione scenica, rendendo inverosimili le
vicende per impedire il coinvolgimento emotivo e
sentimentale dello spettatore sollecitato a considerare
quello che succede sulla scena come una finzione.

Il metateatro

Principio di artificializzazione (semiotizzazione): tutto che è sulla
scena è segno.

Principio del funzionamento connotativo: i segni mostrati sulla
scena tendono ad assumere una dimensione «ulteriore» dal
punto di vista segnico, che li porta a essere dei segni d‟oggetto,
con valore anche metaforico, simbolico, iconico.

Principio della mobilità: sulla scena i segni possono cambiare di
significato a seconda del loro uso semiotico: una canzone o un
gesto, una scritta, una battuta possono far parte integrante di
una scenografia (intercambialità funzionale), uno strumento di
scena può significare qualcosa dapprincipio, qualcos‟altro in un
momento successivo (polivalenza espressiva).
Gli oggetti teatrali
THE
END