STORIE IN CORSO VI. Seminario nazionale dottorandi Catania, 26-­‐‑28 maggio 2011 www.sissco.it Il mito del ‘Risorgimento mediterraneo’ e la politica imperialista del Regime fascista. Corsica e Malta negli studi e nelle istituzioni culturali durante il ventennio fascista (1922-1942) Deborah Paci Il quesito centrale della ricerca L’obiettivo della presente ricerca è duplice: da un lato, delineare le differenti fasi della politica irredentista portata avanti dal fascismo italiano nei confronti di Malta e della Corsica; dall’altro, indagare il ruolo degli intellettuali nello svolgimento della propaganda culturale irredentista durante gli anni del fascismo. Il mito del ‘Risorgimento Mediterraneo’, motivo ricorrente negli scritti di illustri uomini di cultura e di pubblicisti dell’epoca, servì a stabilire una sorta di continuità tra il ‘destino mediterraneo’ di Casa Savoia e la vocazione imperiale fascista. I richiami mazziniani e giobertiani alla ‘Missione’ e al ‘Primato’ della Civiltà italiana così come il mito della romanità costituirono quella rete ideologica nella quale si inserirono progressivamente le dinamiche di politica estera del regime fascista. 1 Larga parte della cultura fascista partecipò all’operazione di rielaborazione del Risorgimento in chiave mitologica e celebrativa1: il mito del “Risorgimento mediterraneo”, creato per venire in soccorso alle urgenze del presente, contribuì a legittimare le scelte di politica estera del regime fascista. La ricerca intende ripercorrere tutta la stagione del ventennio fino al 1942, anno dell’occupazione della Corsica e dell’Operazione C 3 finalizzata alla presa di Malta. L’indagine – che ambisce ad analizzare l’irredentismo politico così come l’irredentismo culturale – richiede l’elaborazione di un impianto metodologico in grado di realizzare un’intersezione e una complementarietà tra il piano politico/istituzionale e quello culturale. In quali forme si è manifestato l’interesse di Mussolini nei confronti delle due isole? Quanto ha influito l’evoluzione dei rapporti diplomatici italo-francesi e italo-britannici nella direzione della propaganda irredentista? Quali ricadute ha avuto la tematica irredentista nel suo incontro con i linguaggi e i contenitori ideologici del fascismo? Quali effetti ha prodotto la propaganda irredentista sulla popolazione insulare? Corsica e Malta attirarono l’interesse dell’Italia fascista che desiderava entrare a far parte del novero delle grandi Potenze europee – Francia e Gran Bretagna – egemoni nell’area mediterranea così come in quella africana. Facendo appello ai tradizionali legami culturali tra la penisola italiana e le élites insulari risalenti al XIX secolo e appropriandosi dei discorsi identitari usati dalle classi dirigenti locali per affermare il proprio potere di contrattazione nei confronti del Centro istituzionale, il fascismo elaborò una politica culturale volta a sostenere l’italianità delle due isole. Il primo quesito a cui occorre dare risposta riguarda i significati geopolitici e le implicazioni di questo isolamento spaziale e mentale nel quadro degli interessi mediterranei dell’Italia fascista. La difficile integrazione allo stato nazionale, rende le due isole dal punto di vista geopolitico, un obiettivo strategico molto ambito da parte di chi – come l’Italia in epoca fascista – volle affermarsi come Potenza nell’area mediterranea. Quali furono i motivi ideologici, politici e economici della conquista e della dominazione del Mediterraneo? Risulta d’obbligo fornire una prima definizione di alcune espressioni ricorrenti negli scritti degli ideologi del fascismo nonché dello stesso Mussolini2: «nuova civiltà», «nuovo ordine», «comunità imperiale», compongono quello spazio della geopolitica nel quale avrebbero orbitato i paesi satelliti dell’Impero fascista, regolati secondo il principio dell’unicità etnica della nazione italiana. 1 P. G. Zunino, L’ideologia del fascismo. Miti, credenze e valori nella stabilizzazione del regime, Bologna, Il Mulino, 1985; S. J. Woolf, Risorgimento e fascismo. Il senso della continuità nella storiografia italiana, in «Belfagor», 1, 1965, pp. 71-91; G. Parlato, Il mito del Risorgimento nella sinistra fascista, in ID., La sinistra fascista. Storia di un progetto mancato, Bologna, Il Mulino, 2000, 27-33. 2 E. e D. Susmel, Opera omnia di Benito Mussolini, 44 voll., Firenze, La fenice, 1951-1980. 2 Occorre domandarsi se davvero le rivendicazioni irredentiste fasciste facevano parte del disegno imperiale fascista. La Guerra d’Etiopia rappresenta uno snodo cruciale per la svolta totalitaria e imperialista del Regime; sul finire degli anni Trenta – e con maggior intensità a seguito dell’entrata in guerra dell’Italia contro gli Alleati – le istituzioni fasciste, comprese quelle culturali, sottolinearono a più riprese la necessità di fare dell’Italia una Potenza dominante nel bacino del Mediterraneo. Il mito della «sorella latina» - la Francia – e la tradizionale amicizia anglo-italiana finirono inevitabilmente per cozzare con le ambizioni imperiali di Mussolini. Gli ideologi del fascismo delinearono nel dettaglio la composizione della comunità imperiale fascista la quale sarebbe sorta dall’unione di tre cerchi concentrici governati in maniera differenziata e strutturati sulla base di principi gerarchici e razzisti. Il primo cerchio, o «piccolo spazio», oltre ad includere la penisola italiana, avrebbe compreso le zone che ‘dovevano’ essere annesse al Regno, ovverosia le «terre irredente»3. Tra il 1939 e il 1942, la conquista dello spazio vitale nel Mediterraneo e la realizzazione dell’Impero costituirono gli obiettivi primari del progetto totalitario di trasformazione della società. La rivoluzione fascista del 1922 avrebbe dovuto dare vita ad una «nuova civiltà»: la civiltà fascista. La conquista dell’Etiopia (1935-1936) rappresentò il momento di maggior consenso4 nei confronti del regime e, di conseguenza, segnò un’accelerazione di questo processo. Il conflitto etiopico venne avvertito come il punto più alto del mito fascista di rigenerazione nazionale. L’intento del fascismo fu di trasformare il popolo italiano in una comunità nazionale unita, in grado di svolgere una missione condotta dalla “razza” italiana nei territori della comunità imperiale al fine di conquistare un nuovo primato all’insegna di una romanità ritrovata5. Si trattava di una visione darwinista delle relazioni internazionali alimentata da un’interpretazione distorta del «primato» giobertiano e della missione civilizzatrice mazziniana. L’affermazione del «diritto naturale all’espansione», quale risposta al «dovere morale di civilizzazione» dei territori annessi alla comunità imperiale, era stata espressa da Mussolini, già nel 1922: «proiettando gli italiani come una forza unica verso i compiti mondiali», facendo del Mediterraneo un lago italiano, si sarebbe inaugurato un periodo grandioso della storia italiana»6. Alcuni anni più tardi, il 19 marzo 1934, in un discorso tenuto in occasione della terza assemblea quinquennale del regime, Mussolini ribadiva le linee d’indirizzo nella politica estera mediterranea: 3 Il nuovo ordine mediterraneo è al centro della riflessione di Davide Rodogno il quale ha avviato un’indagine a tutto tondo, che abbraccia diverse realtà territoriali, relativa alle politiche delle occupazione. D. Rodogno, Il Nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell’Italia fascista in Europa (1940-1943), Torino, Bollati Boringhieri, 2003, pp. 78-79. 4 S. Colarizi, L’opinione degli italiani sotto il regime 1929-1943, Roma, Laterza, 1991. 5 E. Gentile, Il culto del littorio: la sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Roma, Laterza, 1993. 6 B. Mussolini, Discorso della Sciesa di Milano, 4 ottobre 1922. 3 «gli obiettivi storici dell’Italia hanno due nomi: Asia e Africa. Sud e Oriente […] non si tratta di conquiste territoriali […] ma di espansione territoriale»7. La conquista dello spazio vitale sarebbe stata scandita da tre momenti differenti: corto, medio e lungo termine. Nei discorsi del 30 novembre 1938 e del 5 febbraio 1939 al cospetto dei membri del Gran consiglio, Mussolini precisò quali sarebbero stati gli obiettivi strategici da realizzare dopo il 1942: la Tunisia, la Corsica, «tutto ciò che sta[va] al di qua delle Alpi» e l’Albania; a medio termine Malta e Cipro; solo successivamente, Suez e Gibilterra, stimate quali «chiavi del Mediterraneo». Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto, «stati pronti a fare catena con la Gran Bretagna, e a perfezionare l’accerchiamento politico-militare dell’Italia […] [dovevano] essere considerati […] virtualmente nemici dell’Italia e della sua espansione». Questo disegno imperiale fu rivisto e accelerato alla luce dello scoppio della seconda guerra mondiale. Lo Stato dell’arte sul tema della ricerca e il contesto storiografico nazionale e internazionale La ricerca ambisce ad apportare nuovi spunti alla riflessione sul tema della retorica fascista e la memoria risorgimentale, questione centrale nel dibattito sull’identità nazionale. I tratti di originalità della ricerca sono costituiti dalla modalità della comparazione e dal tema scelto: l’irredentismo fascista nell’area mediterranea e il mito del Risorgimento mediterraneo. Se la «questione adriatica» è stata oggetto dell’indagine storica, sembra mancare, nel panorama storiografico italiano, uno studio incentrato sulla memoria risorgimentale e sull’irredentismo nell’“altro” Mediterraneo. Nel libro Storia della Corsica Italiana8 Gioacchino Volpe esponeva gli obiettivi della sua opera sulla Corsica: un’iniziativa editoriale che, a suo giudizio, non solo aveva un valore storico, ma anche e soprattutto politico. Egli si poneva l’interrogativo se, con la creazione dell’«Archivio Storico di Corsica», così come dell’«Archivio Storico di Malta» e dell’«Archivio Storico per la Svizzera italiana» si fosse inteso dare vita ad un nuovo irredentismo, ‘Mediterraneo’. La storiografia internazionale ha prodotto alcuni studi sull’argomento che tuttavia, per ciò che attiene alla Corsica, risentono del clima innescato dalla conflittualità politica degli anni Settanta. In alcuni casi, fatte le opportune eccezioni9, si riscontra un uso strumentale della storia degli anni della guerra. Il revival dell’indipendentismo degli anni Settanta ha avuto l’effetto di indebolire la capacità critica di una fitta schiera di studiosi che ha commesso l’errore di rivedere la storia degli anni tra le due guerre alla luce degli avvenimenti successivi. Per ciò che riguarda la produzione scientifica a 7 Ibidem. G. Volpe, Storia della Corsica Italiana, Milano, ISPI, 1939. 9 Tra gli altri Ange Rovere e Francis Pomponi. 8 4 Malta, seppur complessivamente non sia tacciabile di militanza, tuttavia obbliga lo studioso a prestare attenzione riguardo all’eventualità del “non detto”. Il tema del finanziamento fascista al partito nazionalista di Enrico Mizzi rappresenta, ancora oggi, un argomento “scottante” per le valenze politiche e i risvolti nella vita pubblica. Già nel 1948, a guerra conclusa, era sorta una polemica tra laburisti e nazionalisti a causa di un riferimento esplicito contenuto nel “Diario” di Ciano, che era stato da poco pubblicato; si leggeva, in data 9 settembre 1938: «autorizzo Castrano a sovvenzionare con 150.000 lire italiane il partito di Mizzi nelle elezioni di Malta»10. Questa stato di cose comprova, una volta di più, la stretta relazione che corre tra storia e politica, nonché la valenza dell’uso politico della memoria storica. Gli studi sul nazionalismo e sulla costruzione delle identità nazionali sono serviti come punto di partenza per la prima fase della ricerca. A partire dall’indagine degli approcci primordialisti, modernisti e etnosimbolisti alla Nazione, si è tentato di ricostruire il dibattito storiografico sul nazionalismo. La prospettiva bourdieusiana nei lavori sul nazionalismo ha permesso di porre in rilievo la dialettica fra appartenenze nazionali e alterità11. I lavori condotti da sociologi appartenenti alla scuola che fa capo a Zygmunt Baumann12, hanno ulteriormente arricchito la riflessione sulla costruzione dell’Altro. Gli spunti offerti dalla nuova storiografia dello spazio – quello che è stato definito come lo spatial turn in history – hanno fornito un contributo fondamentale allo studio storico e geografico del paesaggio. Il geografo culturale inglese Denis Cosgrove13, portabandiera della nuova svolta teorica, suggerisce alcune direzioni di sviluppo. Egli sottolinea come l’interesse crescente per lo spazio quale discorso storiografico rappresenti l’esito della svolta culturalista dell’ultimo trentennio del Novecento. Tale svolta va messa in relazione con un ripensamento della nozione di spazio: si verifica così l’abbandono della nozione cartesiana assoluta di spazio e l’affermarsi di una nozione relativa, funzione di altri processi e fenomeni culturali. I lavori di carattere metodologico condotti in Francia da geografi umani, storici culturali e psicosociologi offrono preziose indicazioni relative alla nozione di «insularismo». Sulla scia dei lavori di Abraham André Moles14, tra i fondatori della nissonologie (scienza delle isole), gli studiosi dei territori insulari, appartenenti alla scuola geografica francese (François Taglioni, Anne Meistersheim, Roger Brunet et alia) hanno analizzato i discorsi intorno alle identità, alle mappe mentali e agli immaginari temporali negli spazi insulari. L’insularisme – categoria ritenuta idonea a motivare la scelta della 10 G. Ciano, Diario 1937-1943, Milano, Rizzoli, 2000, p. 175. I saggi contenuti nel libro a cura di Silvia Salvatici, Confini. Costruzioni, attraversamenti, rappresentazioni, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009, rivelano questa crescente attenzione nei confronti delle dimensioni culturali del nazionalismo 12 Z. Baumann, Modernità liquida, Roma-Bari, Laterza, 2007. 13 D. Cosgrove, Geography and vision: seeing, imagining and representing the world, London-New York, 2008. 14 A. A. Moles, Nissonologie ou Science des îles, Paris, L’Espace géographique, 1982. 11 5 comparazione – alimentando il sentimento di appartenenza della popolazione allo spazio insulare, diviene il fattore determinante delle rivendicazioni territoriali rispetto al Centro extrainsulare. Per quanto riguarda gli studi sul fascismo, la biografia di Renzo De Felice di Mussolini pubblicata da Einaudi in sette volumi costituisce la base ideale di partenza per la ricostruzione delle vicende che coinvolgono il gruppo dirigente fascista e l’azione politica di Mussolini. Negli ultimi anni si sono stati prodotti diversi studi che hanno contribuito ad arricchire la ricerca storica, tra i quali un posto di rilievo occupano i lavori di Emilio Gentile, La grande Italia, Milano, Mondadori, 1997 e Nicola Tranfaglia, La prima guerra mondiale e il fascismo, Torino, Utet, 1995. Per ciò che attiene alla propaganda restano fondamentali gli studi condotti da Philip V. Cannistraro, La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media, Bari, Laterza, 1975; Gabriele Turi, Il fascismo e gli intellettuali, Bologna, Il Mulino, 1989; Pier Giorgio Zunino, L’ideologia del fascismo, Bologna, Il Mulino, 1985; M. Isnenghi, Intellettuali militanti e intellettuali funzionari, Torino, Einaudi, 1983. Per ciò che riguarda i rapporti tra politica estera e propaganda nel regime italiano, l’opera di Enzo Collotti fornisce utili spunti alla ricerca in questo campo di studi15. I lavori incentrati sui Fasci all’estero e sulle collettività italiane emigrate durante il ventennio non possono prescindere dalla ricerca effettuata da Emilio Gentile16 sulla politica estera del partito fascista17. Nel contesto storiografico internazionale negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi studi sulle relazioni tra l’Italia e altri paesi duranti gli anni del fascismo, orientati ad una lettura non specificamente diplomatica, come ad esempio, per la Francia, le ricerche condotte da Pierre Milza sull’opinione pubblica francese18. Nel panorama nordamericano sono stati editi numerose ricerche che hanno privilegiato un approccio culturalista allo studio del fascismo: Ruth Ben-Ghiat, La cultura fascista, Bologna, il Mulino, 2000; Claudio Fogu, The Historic Imaginary. Politics of History in Fascist Italy, Toronto, University of Toronto Press, 2003; Jeffrey T Schnapp, Anno X : la Mostra della rivoluzione fascista del 1932, Pisa, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 2003; Claudia Lazzaro e Roger J. Crum, (a cura di), Donatello among the Blackshirts. History and Modernity in the Visual Culture of Fascist Italy, Cornell Universirty Press, 2005. Il dibattito sul Risorgimento ha da sempre caratterizzato la storia politica e culturale del nostro paese, soprattutto nei momenti di passaggio, allorquando si è avvertita con urgenza la necessità di interrogarsi sull’atto fondativo dello Stato nazionale al fine di riformulare, ripensare e ricomporre 15 E. Collotti, Fascismo, fascismi, Firenze, Sansoni, 1989; ID, Il fascismo nella storiografia. La dimensione europea, in A. Del Boca, M. Legnani e M. G. Rossi (a cura di), Il regime fascista. Storia e storiografia, Roma-Bari, Laterza, 1995; ID, Fascismo e politica di potenza. Politica estera 1922-1939, con la collaborazione di N. Labanca e T. Sala, Milano, Rcs libri, 2000. 16 E. Gentile, La politica estera del partito fascista Ideologia e organizzazione dei Fasci italiani all’estero (1920-1930), in «Storia contemporanea», 6, 1995, pp. 897-956. 17 Tra i più recenti offre utili spunti di riflessione il libro di Benedetta Garzarelli, Parleremo al mondo intero. La propaganda del fascismo all’estero, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2004. 18 P. Milza, Le fascisme italien et la presse française 1920-1940, Bruxelles, Editions Complexe, 1987. 6 l’identità nazionale.19 La consapevolezza dell’esistenza di un legame indissolubile tra la storiografia sul Risorgimento e le vicende politiche ha indotto gli storici a prestare attenzione ai significati politici di questo dibattito20. Il contributo di Walter Maturi nel campo specifico della ricerca storica costituisce la base di partenza ideale delle ricerche in questo ambito21. La storiografia incentrata sugli intellettuali, in particolare sugli storici, e le istituzioni culturali del ventennio fascista rappresenta un passaggio obbligato ai fini della presente ricerca. Il libro di Massimo Baioni Risorgimento in Camicia nera. Studi, istituzioni, musei nell'Italia fascista, Roma, Carocci, 2006 offre un quadro delle istituzioni fasciste preposte alla promozione della storia e della memoria del Risorgimento e contiene numerosi rimandi ai lavori di studiosi che hanno affrontato il tema del rapporto tra cultura e politica. Tra i lavori più recenti risulta suggestiva la prospettiva di Giovanni Belardelli 22 , che fornisce una lettura incentrata sul “gradualismo” che emerge nel campo della politica culturale. A differenza del nazionalsocialismo, i segni di una politica totalitaria nei confronti della cultura si manifestarono, a suo giudizio, soltanto a partire dalla seconda metà degli anni Trenta con la svolta rappresentata dal conflitto etiopico. La letteratura in questo campo di studi è sterminata: per la produzione fino ai primi anni Novanta mi permetto di rimandare alla rassegna di Gabriele Turi, Fascismo e cultura di ieri e oggi, in Angelo Del Boca, Massimo Legnani, Mario G. Rossi (a cura di), Il regime fascista. Storia e storiografia, Roma-Bari, Laterza, 1995. Tra i lavori più recenti mi limito a segnalare: l’apparato di recensioni a cura di Simonetta Soldani e Gabriele Turi, Storici italiani fra storia e politica, «Passato e presente», 79, 2010, pp. 189-216; gli atti del convegno svoltosi a Roma l’1-2 dicembre 2005, a cura di Roberto Bonuglia, Gioacchino Volpe tra passato e presente, Roma, Aracne, 2007; Fabrizio Cossalter, Come nasce uno storico contemporaneo. Gioacchino Volpe tra guerra, dopoguerra, fascismo, Roma, Carocci, 2007; Eugenio di Rienzo, La storia e l’azione. Vita politica di Gioacchino Volpe, Firenze, Le Lettere 2008. Per ciò che attiene la storiografia italiana relativa ai due casi studio presi in analisi, il quadro complessivo della produzione editoriale rileva un’attenzione quasi esclusiva per gli aspetti politici e diplomatici, nonostante non manchino lavori di maggior respiro23. I rapporti diplomatici tra Italia e altri paesi sono stati oggetto dell’analisi di Alessandra Giglioli, Italia e Francia 1936-1939. Irredentismo e ultranazionalismo nella politica estera di Mussolini, Jouvence, Roma 2001; Piero 19 F. Della Peruta, M. Isnenghi e S. Soldani, a cura di P. Ginsborg, Risorgimento in discussione, in «Passato e presente», 41, maggio-agosto 1997, pp. 15-43. 20 A. Capone, Tradizione del Risorgimento e identità nazionale, in E. Capuzzo (a cura di), Cento anni di storiografia sul Risorgimento, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 2002, pp. 229-273. 21 W. Maturi, Interpretazioni del Risorgimento. Lezioni di storia della storiografia, Torino, Einaudi, 1962 ma anche U. M. Miozzi, La scuola storica romana (1926-1943), 2 voll., Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1982-1984. 22 G. Belardelli, Il Ventennio degli intellettuali. Cultura, politica, ideologia nell’Italia fascista, Roma-Bari, Laterza 2005. 23 D. Rodogno, Il nuovo ordine mediterraneo, cit. 7 Ardizzone, Le relazioni anglo-italiane del 1937-1939 ed una questione marginalizzata: Malta, in Vittorio A. Salvadorini, Studi mediterranei ed extraeuropei, Pisa, Edistudio, 2002; Marco Cuzzi, La rivendicazione fascista della Corsica (1938-1943), in Recherches Regionales - Alpes-Maritimes et contrées limitrophes, 187, juillet - septembre 2007; le ricerche di Rosaria Quartararo ed in particolare L’irredentismo di Malta fra Roma e Londra: un fenomeno autoctono o ispirato dall’Italia fascista? 1922-1940, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 2006; Stefano Fabei, Carmelo Borg Pisani (1915-1942): eroe o traditore?, Bologna, Lo Scarabeo, 2007. Vale la pena menzionare anche se non strettamente legati al soggetto della ricerca, i lavori condotti da Marco Cini sulle relazioni tra le élites corse e toscane nell’Ottocento24. Nel contesto storiografico internazionale si riscontra un rinnovato interesse per i due casi di studio: in Francia sono numerosi i lavori consacrati alla storia della Corsica25; per una ricostruzione della vita sociale e politica in Corsica relativa al periodo preso in esame il libro di Ange Rovere e JeanPaul Pellegrinetti, La Corse et la République. Vie politique, de la fin du Second Empire au début du XXIème siècle, Paris, Editions du Seuil, 2004 rappresenta una fonte preziosa di suggestioni. Seppur didascalico in molte sue parti, il libro di Jean-Pierre Poli, Autonomistes corses et irrédentisme fasciste (1920-1939), Editions DLC, Ajaccio, 2007, presenta una vasta documentazione relativa alla stampa dell’epoca; lo stesso vale per la ricerca di dottorato condotta da Ysée Rogé, Le corsisme et l'irrédentisme, histoire du premier mouvement autonomiste corse et de sa compromission par l'Italie fasciste, 1920-1946, thèse de doctorat, Université de Paris-Nanterre, 2008. La rivista «Etudes corses» dell’Association des Chercheurs en Sciences Humaines (Domaine Corse), nata nel 1973 sulle ceneri di «Corse historique», rappresenta un prezioso osservatorio per quanto riguarda le ricerche sulla storia della Corsica. «Etudes corses» ospita articoli di storici, geografici, linguisti ed etnologi e pubblica periodicamente gli atti dei colloqui organizzati dall’Associatione stessa. La storiografia maltese relativa ai rapporti tra Malta e Italia è dominata dai lavori di Henry Frendo, i cui ambiti di ricerca spaziano dal nazionalismo al giornalismo, alla dimensione identitaria nella sfera della politica. Tra i suoi studi risultano preziosi ai fini della ricerca: Henry Frendo, Colonialismo e nazionalismo nel Mediterraneo: la lotta partitica a Malta durante l’occupazione inglese: tra assimilazione e resistenza; Urbino, Università degli Studi di Urbino, 2008; ID, Maltese journalism 1838-1992 an historical overview, Valletta, Press Club, 1994; ID, Maltese Political development 1798-1964:selected readings, Beltissebħ, Ministry of Education and Human 24 Segnatamente M. Cini, Une île entre Paris et Florence. Culture et politique de l’élite corse pendant la première moitié du XIXe siècle, Ajaccio, Editions Albiana, 2003 e M. Cini, Corsica e Toscana nell’Ottocento. Relazioni politiche, economiche e culturali fra due regioni del Mediterraneo, Genova, ECIG, 2009. 25 Per una rassegna della produzione scientifica relativa alla storia còrsa si rimanda alla opera Bibliographie annuelle de l’histoire de France a cura del Centre national de la recherche scientifique. 8 Resources, 1993; ID, Party politics in a fortress colony. The maltese experience, Valletta, Midsea Books, 1979. Un altro studioso che ha contributo alla riflessione relativa alle dinamiche interne alla vita politica maltese è Dominic Fenech, Responsibility and power in inter-war Malta, San Gwann, P.E.G., 2005. La sua tesi di dottorato Britain’s relations with the Vatican, 1880-1922 discussa nel 1977 al St. Peter’s College a Oxford rappresenta una base ideale di partenza per approfondire il tema delle relazioni tra governo maltese e Vaticano negli anni del fascismo. Riguardo alla questione della lingua e alla controversia tra le forze politiche a Malta negli anni tra le due guerre risulta utile la lettura del volume di Geoffrey Hull, The Malta language question: a case history in cultural imperialism, Valletta, Said international, 1993; riguardo all’attività di propaganda degli italiani a Malta offre numerosi spunti l’articolo di Claudia Bandoli, The 'Northern Dominator' and the Mare Nostrum: Fascist Italy's 'Cultural War' in Malta, in «Modern Italy», 13 (1), 2008, 5-20. Tra le tesi di laurea e di dottorato, conservate presso la biblioteca dell’University of Malta, vale la pena menzionare per la vasta documentazione a cui si è fatto ricorso, le ricerche di Reno Borg, Italian propaganda activities in Malta, 1930-39, University of Malta, M.A. History, 1978 e più recentemente di Giovanni Casarini, Legami italo-maltesi 1940-1950, University of Malta, M.A. History, 2002. La metodologia della ricerca L’analisi dei moduli discorsivi e delle rappresentazioni legate al concetto di «insularismo» risulta essenziale per comprendere le ragioni di fondo che hanno indotto il fascismo a operare la strumentalizzazione dei sentimenti di appartenenza manifestati dalle popolazioni insulari. L’«insularismo» presuppone l’esistenza di confini geografici permanenti – una sorta di ‘confini interni’ – radicati nell’immaginario delle popolazioni insulari. Le élites locali, costantemente impegnate a contrattare con il potere centrale per la conservazione o per la conquista di posizioni di potere, hanno di volta in volta rafforzato o “sfumato” i contorni dei ‘confini interni’. La classe dirigente locale – compresa la Chiesa soprattutto per ciò che attiene al caso maltese – si è scontrata oppure è scesa a patti col centro istituzionale, al fine di mantenere saldo il controllo sulla realtà locale, e conservare lo status quo delle pratiche clientelari26 necessarie a esercitare il potere sulla popolazione. Nei momenti in cui lo Stato centrale ha escluso le élites dalla gestione dell’amministrazione locale, queste hanno dato vita o hanno sostenuto la nascita di movimenti 26 Come ha osservato Jean-Louis Briquet, in Corsica si è svolto un processo di adattamento costante della tradizione alla modernità che ha permesso, sul lungo periodo, la riproduzione del potere dei notabili e la continuità del clientelismo. J.L. Briquet, La tradition en mouvement. Clientélisme et politique en Corse, Paris, Belin, 1997. 9 indipendentisti o annessionisti (irredentisti). Per rendersi credibili agli occhi della popolazione e per presentarsi come veri tutori dell’interesse locale, le élites fecero ricorso a un sistema di rappresentazioni: facendo leva sull’insularismo hanno esaltato i fattori identitari legati alla lingua, alla cultura, alla storia e alla religione. Ai fini della nostra indagine, occorre riflettere sulle modalità con le quali il fascismo interagì con le élites locali; sulle conseguenze che questa ingerenza produsse nelle relazioni diplomatiche con la Francia e la Gran Bretagna e infine sulla risposta da parte delle popolazioni insulari rispetto alle sollecitazioni fasciste. Per quanto riguarda Malta, il fascismo finanziò l’organo del partito nazionalista di Enrico Mizzi, il «Malta», in seguito soppresso «Malta» e risorto per opera degli irredentisti maltesi in una nuova veste a Roma ; l’Istituto italiano di cultura a Valletta, la Casa del fascio e una parte della Chiesa locale maltese si produssero in un’opera di diffusione della cultura italiana. Allo stesso modo Guerri finanziò il partito autonomista còrso, stanziando fondi per sostenere economicamente il giornale «A Muvra». La seconda fase dell’analisi prevede una problematizzazione dei discorsi imperialisti e irredentisti alla luce di una riflessione che ruota intorno alla costruzione ideologica elaborata dagli intellettuali fascisti in relazione al mito del Risorgimento mediterraneo. Durante il ventennio l’intellettuale svolse una vera e propria azione politica finalizzata alla formazione dell’identità nazionale di un paese che risentiva dell’assenza di una solida comunità nazionale riconoscibile sotto la bandiera italiana27. A partire dalla metà degli anni Venti, e con maggiore intensità sul finire degli anni Trenta, sorsero diffusi su tutta la Penisola italiana gruppi e associazioni di cultura irredentista allo scopo di rivendicare dal punto di vista culturale e storico l’italianità delle terre irredente. Tra questi vi furono i gruppi d’azione di cultura còrsa guidati da Petru Giovacchini e i maltesi aderenti al Comitato d’Azione maltese (C.A.M.), costituito all’indomani della dichiarazione di guerra dell’Italia. Costoro condussero una campagna propagandistica molto vivace e combattiva, organizzando incontri e conferenze sul tema dell’italianità delle terre irredente, potendo contare sul sostegno di intellettuali autorevoli come Volpe o Ercole. Occorre dunque interrogarsi sulla natura dei rapporti stabiliti da questi gruppi non solo con le istituzioni culturali fasciste ma anche con i vertici del potere e con lo stesso Mussolini, allo scopo di capire se effettivamente le rivendicazioni territoriali verso le due isole siano state parte integrante del progetto politico fascista nell’area mediterranea. L’approccio geopolitico e quello delle rappresentazioni simboliche così come il rapporto tra storia e politica permette di comprendere i processi dialettici fra società insulari mediterranee e i poli 27 In un recente lavoro sui rapporti tra storici e politica da Benedetto Croce a Renzo De Felice, Yvan Gouesbier ha definito l’Italia una «maison de sable» che necessita di essere ricreata di volta in volta. Cfr. Y. Gouesbier, «La maison de sable». Histoire et politique en Italie de Benedetto Croce à Renzo De Felice, Rome, Ecole française de Rome, 2007, pp. 696. 10 d’attrazione rappresentati dagli Stati nazionali nel quadro di un discorso storico e storiografico che si muove tra il fattuale e l’ideale. Da un lato emergono così gli interessi mediterranei dell’Italia fascista, dall’altro la retorica imperialista secondo cui “fare gli italiani” significava includere nel territorio nazionale (estendendolo) tutti coloro i quali erano considerati italiani, compresi quelli abitanti dalle cosiddette “terre irredente”. Le fonti e gli archivi e le questioni relative al loro uso Le fonti che ho scelto di prendere in esame corrispondono a tre tipologie documentarie: la corrispondenza istituzionale (rapporti ministeriali, missive governative indirizzate ai consolati etc.) che rivela la dimensione ufficiale della politica estera fascista in relazione alla campagna irredentista nelle due isole; la documentazione composta di lettere a carattere privato relativamente alla propaganda culturale irredentista in Italia; la pubblicistica dell’epoca che risulta essenziale per sondare il ruolo degli intellettuali nell’organizzazione e nella definizione dei percorsi di propaganda culturale. La ricerca è incentrata anzitutto sui fondi conservati presso l’Archivio centrale dello Stato28 e l’Archivio del ministero degli Affari esteri29. Il fondo intestato alla Direzione per la propaganda, depositato presso l’Archivio centrale dello Stato, offre uno sguardo d’insieme sulla politica di propaganda all’estero in quanto contiene la corrispondenza tra i funzionari della Direzione, e le rappresentanze italiane all’estero. Una fonte d’interesse ai fini dello studio della questione irredentista è rappresentata dalla serie archivistica “Reports”, costituita da 136 fascicoli creati alla fine della seconda guerra mondiale dalla divisione anglo-americana PWB (Psycological Warfare Branch) sulla base della documentazione proveniente dai fascicoli del Gabinetto del Minculpop e dalle direzioni generali e dagli ispettorati del Ministero della cultura popolare30. Risultano 28 Ministero della Cultura popolare, Gabinetto; Ministero della Cultura popolare, Direzione generale per la propaganda; Ministero della Cultura popolare, Reports; Ministero della Cultura popolare, Direzione generale per la propaganda, N.U.P.I.E. (Nuclei di propaganda all’interno e all’estero); Presidenza del Consiglio dei ministri; Segreteria particolare del duce, carteggio riservato; Commissione Italiana d’armistizio con la Francia (Notiziario quindicinale). 29 Ministero della Cultura popolare, Direzione generale per la stampa estera; Archivio scuole, 1929-1935, e 1925-1945 (con documentazione sulla Direzione generale degli italiani all’estero); Archivio del gabinetto del ministro (19231943); Affari politici, 1931-1945, sezioni Francia e Gran Bretagna; Ambasciata d’Italia, 1861-1950, Parigi e a Londra. 30 Gli alleati assegnarono ai fascicoli una nuova denominazione funzionale ai loro interessi di indagine; successivamente l’agenzia alleata ricerche diplomatiche, JAJA (Joint Al lied Intelligence Agency) ne fece una microfilmatura e una volta ultimato il lavoro, consegnò la documentazione al governo italiano. 11 fondamentali per ricostruire le relazioni diplomatiche dell’Italia fascista in relazione alla questione dell’irredentismo corso e maltese le carte del Gabinetto, della Direzione generale degli italiani all’estero del Ministero degli Affari esteri, e la documentazione diplomatica relativa alla Francia e alla Gran Bretagna. Le carte del Gabinetto contengono una serie di fascicoli riguardanti alcuni territori sui quali si diresse la propaganda irredentista del regime fascista. Particolare interesse, ai fini dello studio delle relazioni tra l’Italia, Francia e Gran Bretagna, riveste la documentazione relativa alla Corsica e a Malta: ASMAE, Gab. 745-759, fondo “Corsica”; Gab. 780-784, fondo “Malta”. Il Fondo «Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari (periodo IV- 1922-1939, Inghilterra e Francia», conservato presso l’Archivio Segreto Vaticano, rappresenta una fonte molto preziosa in particolare per ciò che riguarda la corrispondenza indirizzata alla segreteria di stato Vaticano relativa alla situazione politica-religiosa a Malta, soprattutto in considerazione dei rapporti conflittuali tra governo locale e clero maltese negli anni tra le due guerre. Il tema dei rapporti tra Vaticano e le Autorità a capo del governo di Malta riveste una grande importanza non solo per i nodi attinenti specificamente alla politica interna maltese, ma anche e soprattutto, per i risvolti nei rapporti tra governo britannico, regime fascista e gerarchie ecclesiastiche e per le conseguenze sul piano della propaganda irredentista svolta dagli elementi filo-fascisti. Nel 1928 Padre Carta, italiano d’origine e commissario dei Padri Conventuali di Malta e Gozo, venne accusato di aver dato vita ad un «covo» di propaganda italofila. La politica ostile alla religione cattolica condotta sistematicamente dal primo ministro Gérald Strickland, strenuo oppositore di tutto ciò che era in odore di “italianità”, ebbe l’effetto di suscitare una reazione da parte dei vescovi di Malta e Gozo. Monsignor Mauro Caruana, che pure era filo-britannico, e Monsignor Michael Gonzi fecero circolare nelle chiese una lettera pastorale, nella quale veniva affermato che chiunque avesse votato il partito di Strickland si sarebbe macchiato di un peccato mortale. A causa di questi contrasti, la Costituzione fu sospesa; le elezioni si tennero nel 1932 e videro la vittoria del partito nazionalista. Le relazioni tra Vaticano e governo di Malta subirono di volta in volta modifiche a seguito delle direttive imposte da Roma. Ricostruire il filo di questi rapporti, grazie alla possibilità di consultazione offerta dall’apertura dei documenti del pontificato di Pio XI, contribuisce ad arricchire l’analisi relativa ai discorsi intorno all’italianità di Malta. Un ulteriore fonte che contribuisce ad arricchire la riflessione sulla dimensione della propaganda fascista a Malta è costituita dai Despatches from/to Secretary of State, ovvero dalla documentazione prodotta e indirizzata al Segretario di Stato per le Colonie. E’ possibile rinvenire rapporti dettagliati relativi all’azione di propaganda culturale e politica svolta dagli italiani e dai maltesi filo-fascisti nell’Italia. Lo stesso discorso vale per il materiale documentario contenuto 12 negli Archives Départementales di Bastia e di Aiaccio, in particolare la Série 1M che raccoglie i documenti relativi alla «Sûreté générale française». L’«Archivio della Natio Còrsa» devoluto nel 1993 dalla disciolta associazione culturale còrsa all’Università di Bologna, comprende il patrimonio dei Gruppi di Cultura Còrsa, costituito da documenti d’archivio, una biblioteca e una raccolta fotografica. Questo fondo conserva la documentazione relativa alle iniziative intraprese in campo culturale da Petru Giovacchini, studente còrso emigrato in Italia, fondatore nel 1933 a Pavia dei primi Gruppi di Cultura còrsa, trasformati, in seguito all’Armistizio con la Francia, in Gruppi d’azione irredentista còrsa. Il Bollettino periodico le “Pagine della Dante”, permette di osservare la dimensione culturale dell’azione di propaganda svolta all’estero dalla prospettiva della Società nazionale Dante Alighieri. Sono state inoltre utilizzate fonti parlamentari, pubblicistica e stampa dell’epoca, con particolare riguardo a quelle contenute nel fondo «Giglioli», conservate presso l’Istituto per la storia del Risorgimento italiano. Tenuto conto dell’immensa mole della pubblicistica sull’argomento, si è deciso di concentrare l’attenzione su alcune riviste e giornali: «Il Telegrafo», giornale livornese diretto da Francesco Guerri, che dal 1927 conteneva un inserto settimanale incentrato sulla Corsica; «Corsica Antica e Moderna», rivista bimestrale fondata nel 1932 da Francesco Guerri; «Archivio Storico di Corsica» pubblicazione trimestrale sorta nel 1925 per iniziativa di Gioacchino Volpe; il «Giornale di Politica e di Letteratura» fondato nel 1925 da Umberto Biscottini; «Archivio Storico di Malta» nato privatamente per opera di Benvenuto Cellini e divenuto dal 1935 l’organo di stampa della Regia Deputazione per la Storia di Malta; il giornale «Malta. Serie romana», nato il 15 giugno 1940 dopo la soppressione dell’organo del partito nazionalista maltese il «Malta», pubblicato a Roma e diretto da Carlo Mallia. La struttura della tesi di dottorato e indice provvisorio La tesi è pensata in tre parti, ognuna delle quali è ripartita in capitoli e sottocapitoli. Mentre le prime due parti rispettano una struttura tematica, la terza e ultima è organizzata secondo un criterio cronologico differenziato secondo i due casi studio presi in analisi. Questo indice è del tutto provvisorio e suscettibile di modifiche sostanziali. Parte I Corsica e Malta: le conseguenze geopolitiche dell’isolamento “mentale” Cap. 1. Discorsi insularisti: lingua, storia, tradizioni 13 1.1 Lingua e identità in Corsica. 1.2 “U Babbu di a Patria”: il mito di Pasquale Paoli in Corsica. 1.3 La questione linguistica a Malta: la contesa politica tra nazionalisti e stricklandiani 1.4 Il retaggio della storia: Cavalieri di Malta, religione e politica Cap. 2. I discorsi irredentisti: cultura e memoria storica 2.1 Gli esuli italiani a Malta e in Corsica durante il Risorgimento. 2.2 Le relazioni politiche e culturali tra le élites toscane e corse nell’Ottocento 2.3 Malta: “baluardo della romanità” Parte II Gli intellettuali e il regime fascista: tra storia e politica Cap. 1 La «storicizzazione della politica». Cap. 2 Il Risorgimento mediterraneo tra propaganda e mito della missione mediterranea. Cap. 3 Gioacchino Volpe e l’«Archivio Storico di Corsica». Cap. 4 Francesco Ercole e Malta Parte III La propaganda fascista a Malta e in Corsica: aspetti politici e culturali Cap. 1 La Corsica e l’Italia 1.1 La questione còrsa: 1922-1935 1.1.1 Strumenti della propaganda italiana: il Comitato per la Corsica 1.1.2 La pubblicistica irredentista: il ruolo del «Telegrafo» e di «Corsica Antica e Moderna». 1.1.3 La propaganda irredentista in Corsica: le relazioni con il Partito autonomista di Petru Rocca. 1.1.4 La propaganda irredentista in Italia: Petru Giovacchini e i Gruppi di cultura còrsa. 1.2 La Corsica e l’Impero fascista. Gli anni della svolta 1936-1938 1.3 Verso la guerra: 1938- 1939 1.3.1 Il discorso di Ciano del 30 novembre 1938 14 1.3.2 Le reazioni alle manifestazioni del 30 novembre 1.3.3 Il discorso di Mussolini del 4-5 febbraio 1939 al Gran Consiglio: la “Marcia all’Oceano” 1.4 La Corsica durante la seconda guerra mondiale 1.4.1 La Commissione Italiana d’Armistizio con la Francia. 1.4.2 L’occupazione fascista della Corsica. Cap. 2 Malta e l’Italia 2.1 La questione maltese: 1922-1934 2.1.1 L’irredentismo maltese tra cultura e politica: Il Fascio di Malta, l’Istituto di Cultura e le Scuole italiane a Malta 2.1.2 Umberto Biscottini e il «Giornale di Politica e di Letteratura» 2.1.3 La Chiesa e l’italianità a Malta 2.2 L’azione dell’irredentismo maltese in Italia: 1935-1940 2.2.1 La Regia Deputazione per la storia di Malta 2.2.2 Il Comitato d’Azione Maltese 2.2.3 Il «Malta. Serie romana» 2.3 Italia e Malta durante la seconda guerra mondiale: 1940-1942 2.3.1 L’operazione C 3 15