Presentazione attività di ricerca di Gabriela

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Inaugurazione anno accademico 2016/2017
Intervento di Gabriela Constantin, docente di Patologia generale dell’Università di
Verona
La malattia di Alzheimer: una sfida per la società e per la ricerca
La malattia di Alzheimer è una malattia degenerativa delle cellule cerebrali che provoca
demenza, cioè un declino progressivo delle funzioni intellettive e della memoria, con alterazioni
della personalità e del comportamento. Le persone malate perdono progressivamente la loro
autonomia, fino a diventare totalmente dipendenti dagli altri per le necessità più elementari,
come lavarsi, vestirsi, mangiare. La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza e
colpisce più di 40 milioni di persone nel mondo. Si stima che nel 2030 circa 66 milioni avranno
l’Alzheimer e che nel 2050 questa patologia rappresenterà un’epidemia globale con più di 115
milioni di pazienti. In Italia la malattia affligge più di 1 milione di persone. I costi per la cura dei
malati con Alzheimer sono estremamente elevati. Solo negli Stati Uniti si stima che le spese
per questi pazienti siano di circa 236 miliardi di dollari, mentre a livello globale si aggirano
attorno ai 605 miliardi. La malattia di Alzheimer è una patologia complessa, multifattoriale e,
anche se la causa è ancora sconosciuta, si suppone che siano numerosi i fattori di rischio che
concorrono all'espressione di questa malattia, come per esempio l'età, una storia familiare di
malattia, alcuni fattori genetici, le malattie cardiovascolari, il diabete, l'obesità, l'ipertensione e il
trauma cranico. L'Alzheimer ha una durata di 4-8 anni sebbene la malattia talora possa durare
20 anni o più. Al momento non esiste alcuna cura o terapia in grado di interferire con il decorso
della malattia. La patologia in corso di Alzheimer è caratterizzata dalla presenza di depositi di
materiale fibrillare formati da amiloide e proteina tau, perdita di neuroni e alterazione della
funzione delle sinapsi dei neuroni che assieme portano a deficit cognitivo e demenza.
Recentemente è stato suggerito un ruolo dell'infiammazione e del sistema immunitario nella
patogenesi dell'Alzheimer, ma i processi infiammatori che promuovono il processo patologico in
corso di questa malattia sono largamente sconosciuti.
Gabriela Constantin, docente del dipartimento di Medicina studia il ruolo dei globuli bianchi del
sangue nell'induzione del deficit di memoria ed è alla scoperta di nuovi approcci terapeutici
nella malattia di Alzheimer. Proprio riguardo la neuroinfiammazione in Alzheimer, il gruppo di
Constantin ha recentemente ottenuto un finanziamento di 2.500.000 euro dalla Commissione
Europea attraverso il fondo dell’European Research Council, “Erc avanzato” per la ricerca di
base altamente innovativa.
Si tratta di un contributo importante nella conoscenza del ruolo delle cellule del sistema
immunitario in questa malattia che porterà all’identificazione di nuovi meccanismi alla base del
processo infiammatorio cerebrale e nuovi approcci terapeutici in Alzheimer. Il progetto
"IMMUNOALZHEIMER" è il terzo progetto Erc vinto da Constantin negli ultimi 5 anni e tutti i tre
finanziamenti sono stati incentrati sulle malattie infiammatorie del cervello.
Lo scopo principale delle ricerche del gruppo coordinato da Constantin è lo studio di
sottopopolazioni di globuli bianchi del sangue, chiamati leucociti, nell'induzione del processo
infiammatorio cerebrale, attualmente considerato una forza trainante nell'induzione del
processo patologico cerebrale e del deficit di memoria in Alzheimer. In particolare, vengono
studiate le interazioni tra i leucociti del sangue e le cellule endoteliali che rivestono la superficie
interna dei vasi sanguigni del sistema nervoso. Mediante l’utilizzo di tecniche avanzate di
microscopia vengono identificati nuovi meccanismi molecolari che controllano la migrazione dei
leucociti attraverso la parete dei vasi sanguigni cerebrali. Il “traffico leucocitario” viene inoltre
studiato all’interno del parenchima cerebrale utilizzando la microscopia confocale a due fotoni,
una tecnica di avanguardia messa a punto dal gruppo coordinato da Constantin. La
microscopia a due fotoni permette di studiare in dinamica le interazioni tra i globuli bianchi e le
cellule residenti cerebrali (neuroni e cellule gliali) allo scopo di identificare nuovi meccanismi
implicati nel danno “infiammatorio” indotto dai globuli bianchi al sistema nervoso e nuovi
potenziali approcci terapeutici in Alzheimer. La ricerca prevede anche studi scientifici su
materiale cerebrale proveniente da soggetti con Alzheimer fornito da una banca di tessuti del
Kings College di Londra.
I risultati generati dal progetto "IMMUNOALZHEIMER" hanno il potenziale di essere
rapidamente trasferiti in clinica, considerando che attualmente sono già in uso terapie antiinfiammatorie in grado di interferire con la funzione dei globuli bianchi e con la loro migrazione
attraverso la parete dei vasi sanguigni. Le ricerche del gruppo scaligero potrebbero, quindi,
portare all'identificazione di terapie già testate nell'uomo da trasferire, in tempi rapidi, anche ai
pazienti con Alzheimer.
La professoressa Constantin è stata la prima donna in Italia a ricevere nel 2003 il Premio Rita
Levi Montalcini per gli studi condotti sulle malattie infiammatorie del cervello. Nel 2010 è stata,
inoltre, nominata "oustandig female scientist" dall'European Research Council.
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