COMUNE DI STAZZEMA Medaglia d’oro al Valor Militare Provincia di Lucca Piano Strutturale (L.R. 1/05) RAPPORTO GEOLOGICO GEOTECNICO Responsabile del Progetto Arch. Mauro Ciampa Collaboratori Arch. Chiara Ciampa Geogr. Laura Garcés Dott. Geol. Eugenio Trumpy Indagini geologiche idrogeologiche e geotecniche Dott. Geol. Rinaldo Musetti Consulenze Collaboratori Dott. Geol. Stefania Martina Dott. Geol. Giampiero Calò Dott. Geol. Sergio Mancini Dott. Geol. Eugenio Trumpy Agricoltura e Paesaggio Valutazione degli effetti ambientali Dott. Agr. Elisabetta Norci Collaboratori Dott. Agr. Sergio Cantini Arch. Chiara Ciampa Dott. Agr. Roberta Serini Barbara Burichetti Garante della Comunicazione Geom. Simone Lorenzi Responsabile del Procedimento Geom. Mauro Colombo Sindaco Dott. Ing. Michele Silicani Assessore ai Lavori Pubblici – Urbanistica- Assetto del Territorio Rag. Maurizio Verona Maggio 2006 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 1 1 PREMESSA 3 2 INQUADRAMENTO GENERALE 4 3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO GEOMORFOLOGICO 8 3.1 GEOLOGIA 3.1.1 ASSETTO STRUTTURALE 3.1.2 SUCCESSIONI STRATIGRAFICHE 3.2 GEOMORFOLOGIA 3.2.1 MORFOLOGIA 3.2.2 IDROGRAFIA DI SUPERFICIE ELEMENTI GEOMORFOLOGICI 3.2.3 9 9 15 21 21 21 21 4 ACCLIVITA’ DEL TERRITORIO 27 5 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO 28 5.1 5.2 5.3 30 30 31 UNITÀ PERMEABILI PER POROSITÀ UNITÀ PERMEABILI PER FESSURAZIONE E CARSISMO SCHEMA IDROGEOLOGICO GENERALE 6 VULNERABILITÀ DEL TERRITORIO 33 7 GEOMORFOLOGIA DEI CENTRI ABITATI 34 8 CARATTERIZZAZIONE LITOTECNICA 39 8.1 SUCCESSIONI LAPIDEE 39 8.2 SUCCESSIONI CON ALTERNANZE LITOIDI LAPIDEE E ARGILLITICHE 40 8.3 SUCCESSIONI CONGLOMERATICHE (O GHIAIOSE), SABBIOSE, ARGILLOSE 40 9 DATI GEOGNOSTICI E GEOTECNICI 41 10 INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA 41 11 PERICOLOSITÀ 41 11.1 11.2 11.3 43 46 47 PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA PERICOLOSITÀ SISMICA PERICOLOSITÀ IDRAULICA 11 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 41 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 2 CARTOGRAFIA ALLEGATA: TAV. 1 CARTA DI INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E PAESAGGISTICO; SCALA 1:10.000 TAV. 2 CARTA GEOLOGICA; SCALA 1:10.000 TAV. 3 CARTA GEOMORFOLOGIA; SCALA 1:10.000 TAV. 4 CARTA DELL’ACCLIVITÀ; SCALA 1:10.000 TAV. 5 CARTA IDROGEOLOGICA; SCALA 1:10.000 TAV. 6 CARTA DELLA VULNERABILITÀ IDROGEOLOGICA; SCALA 1:10.000 TAV. 7 CARTA LITOTECNICA E DEI DATI DI BASE; SCALA 1:10.000 TAV. 8 CARTA DEGLI AMBITI E DELLE PERTINENZE IDRAULICHE; SCALA 1:10.000 TAV. 9 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGIA; SCALA 1:10.000 TAV. 10 CARTA PERICOLOSITÀ IDRAULICA; SCALA 1:10.000 TAV. 11 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ DI SINTESI UTOE; SCALA 1:5.000 TAV. 12 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA; SCALA 1:10.000 TAV. 13 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA UTOE; SCALA 1:5.000 ********************************** ELENCO DEGLI ALLEGATI: ALL. 1 SINTESI STUDI SULL’ALLUVIONE DEL ’96; ALL. 2 SINTESI STUDIO RAVANETI DI ARNI; ALL. 3 INTERVENTI PUBBLICI DI MESSA IN SICUREZZA; ALL. 4 CAVE E MINIERE; ALL. 5 SORGENTI; ALL. 6 GEOGNOSTICA; ALL. 7 ANTRO DEL CORCHIA ED ALTRE EMERGENZE GEOLOGICHE; Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 3 1 PREMESSA Per incarico dell’Amministrazione comunale di Stazzema provincia di Lucca, è stato eseguito uno studio geologico, geomorfologico, idrogeologico e idraulico sul territorio comunale, di supporto al quadro conoscitivo del Piano Strutturale Comunale. Lo studio è stato redatto secondo i criteri definiti dal Piano di Indirizzo Territoriale (P.I.T.) regionale (D.G.R.T. n° 12/2000) Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) provinciale della Provincia di Lucca, dal Piano Assetto Idrogeologico (P.A.I.) del Bacino Toscana Nord (D.C.R.T. 20.12.2004), dal Piano Assetto Idrogeologico (P.A.I.) del Bacino del Serchio (D.C.R.T. n°20 del 1.02.2005) ed in ottemperanza a quanto previsto dalla legislazione vigente, con la restituzione degli elaborati grafici attraverso apposita piattaforma GIS e basi topografiche georeferenziate, messe a disposizione dalla Regione Toscana. Il quadro legislativo di riferimento è rappresentato dalla seguente normativa: L.R. n°1/2005 Norme per il governo del Territorio D.M. Norme Tecniche Per Le Costruzioni 14.09.2005 21.01.1981 (Norme Geotecniche) per quanto previsto dal punto H sulla fattibilità geologica e geotecnica della previsione urbanistica e successivo D.M 11.03.1988 D.G.R.T n° 304/96 e DGRT 1030/2003 Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri (O.P.C.M.) 3274 del 20.03.2003 sulle Zone Sismiche; L.R. 21.04.84 n° 21 e D.C.R. n°94/85 (Direttive sulle indagini geologicotecniche di supporto alla pianificazione urbanistica);D.G.R.T. 604/2003 (Indirizzi generali e prime disposizioni sulla riclassificazione sismica della R.T…..); D.G.R.T. 751/2003 (Modifiche e integrazioni alla D.G.R.T. 604/03). La resa grafica dei rilievi e delle indagini è stata effettuata adottando le scale grafiche indicate dal PTC(1), concordata con i tecnici progettisti del Piano Strutturale: CARTOGRAFIA GENERALE Tav. 1 – INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E PAESAGGISTICO scala 1:10.000 CARTOGRAFIA DI BASE Tav. 2 – CARTA GEOLOGICA scala 1:10.000 Tav. 3 – CARTA GEOMORFOLOGICA scala 1:10.000 CARTOGRAFIA TEMATICA Tav. 4 – CARTA DELL’ACCLIVITA’ scala 1: 10.000 Tav. 5 – CARTA IDROGEOLOGICA scala 1:10.000 Tav. 6 – CARTA DELLA VULNERABILITA’ IDROGEOLOGICA scala 1:10.000 Tav. 7 – CARTA LITOTECNICA E DEI DATI DI BASE scala 1:10.000 Tav. 8 – CARTA DEGLI AMBITI E DELLE PERTINENZE IDRAULICHE scala 1:10.000 Tav. 9 – CARTA DELLA PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA scala 1:10.000 Tav 10 – CARTA PERICOLOSITA’ IDRAULICA scala 1:10.000 Tav. 11 – CARTA DELLA PERICOLOSITA’ DI SINTESI PER LE U.T.O.E. scala 1: 5.000 Tav 12– CARTA PERICOLOSITA’ SISMICA scala 1:10.000 Tav. 13 – CARTA DELLA PERICOLOSITA’ SISMICA PER LE U.T.O.E. scala 1: 5.000 I dati di base della Carta Geologica sono stati forniti dal Parco Regionale Delle Alpi Apuane in formato Raster non georeferenziato e dalla Regione Toscana in formato georeferenziato (parte). Sono stati inoltre utilizzati ulteriori dati su supporto informatico forniti da Regione Toscana, Provincia di Lucca, Comune di Stazzema e Comunità Montana Alta Versilia. Si evidenzia che è in corso la revisione dei dati geologico strutturali relativi alla CARTA DELLE (1) Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Lucca Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 4 VARIETA’ MERCEOLOGICHE DEI MARMI DELLE ALPI APUANE – Progetto Marmi Regione Toscana, che potrebbe portare a modifiche interpretative dei marmi cartografati in Tavv.2 e 3. Lo studio è stato così articolato: raccolta preliminare dei dati bibliografici e cartografici di letteratura geologica e dati di precedenti indagini rilevamento geologico geomorfologico di campagna su cartografia aerofotogrammetrica comunale in scala 1:5000 e/o 1:2000 Interpretazione stereoscopica delle foto aeree (fornite dal Parco Regionale delle Alpi Apuane, Comunità Montana Alta Versilia e Provincia di Lucca) studio geomorfologico e idrogeologico di campagna studio litotecnico e geotecnico raccolta dei dati riguardanti i lavori di messa in sicurezza eseguiti sul territorio comunale da enti vari. Gli elaborati di sintesi (cartografia e rapporti tecnici) sono resi su supporto cartaceo e informatico. 2 INQUADRAMENTO GENERALE Si ritiene importante sottolineare che il 19 giugno 1996, il territorio comunale di Stazzema, è stato interessato da un evento meteorico di fortissima intensità (tempo di ritorno (Tr) di circa 500 anni), che ha profondamente condizionato l’assetto geomorfologico della porzione di territorio interessata, costituita da parte del bacino del fiume Versilia e della Turrite di Gallicano. L’evento alluvionale ha prodotto una concentrazione di piogge entro un raggio di 5 km con epicentro nella zona del Monte Forato e massimi valori registrati di oltre 400 mm in 12 ore, nelle località di Retignano e Pomezzana. L’evento ha determinato importanti fenomeni di sovralluvionamento con diffusi dissesti idrogeologici su gran parte del territorio comunale; nel presente studio faremo spesso riferimento ad esso come causa scatenante di numerosi fenomeni gravitativi ed erosivi presenti nel territorio (vd. sintesi in All. 1). Inquadramento geografico e paesaggistico Lo studio ha riguardato il territorio comunale che si estende per complessivi di 92 kmq, parte all’interno del bacino idrografico del torrente Vezza sul versante Versiliese (bacino Toscana Nord), parte dei torrenti Turrite Secca, Turrite di Gallicano, Turrite di Gragnana, sul versante della Garfagnana (Bacino principale del Fiume Serchio). Il territorio comunale rientra in un unico sistema morfologico di tipo collinare/montano, con limitate aree pianeggianti sul fondovalle dei corsi d’acqua principali. Nella CARTA DI INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E PAESAGGISTICO di Tav. 1 si riportano i principali elementi caratteristici e le attività antropiche responsabili del condizionamento del territorio. A livello naturalistico le principali emergenze sono rappresentate da: sistema carsico dell’Antro del Corchia, sito di valenza naturalistica e speleologica, ed altre aree carsiche minori numerose sorgenti libere e captate, tra le quali sono da segnalare le acque minerali delle Mulinette presso Calcaferro (Mulina) e la Sorgente della Pollaccia (Isola Santa) erosioni fluvio-glaciali delle “Marmitte dei Giganti” del Monte Sumbra (Fatonero, Anguillaia, Arni) Torbiera di Fociomboli (Retrocorchia, paduli di Puntato) area a modellamento misto carsico e glaciale Circo Glaciale del Monte Corchia Arco Morenico di Arni di Sopra e cordone morenico di Puntato Torrioni del Monte Corchia Gruppo del Procinto: Procinto Piccolo Procinto Gruppo dei Bimbi Parete del Monte Nona Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 5 Raddoppio stratigrafico di cresta del Monte Forato Rocce lisciate di esarazione glaciale in località Gufonaglia, e roccia lisciata del versante Nord del Corchia Tra le attività antropiche sono da ricordare l’attività estrattive di Cava e Miniera: numerosi sono i bacini marmiferi nelle aree di Arni, del Monte Corchia, Cardoso e Stazzema, con cave di marmi e pietre locali (Pietra del Cardoso) di buon pregio nei molti bacini minerari attivi fino a pochi anni fa, sono stati estratti minerali di Piombo, Bario, Ferro, Mercurio, soprattutto nelle aree di Ruosina, S.Anna, Cardoso e Levigliani. Normativa Sismica Nelle normative sismiche di cui all’All. 1 della D.C.R.T. 94/85, il comune di Stazzema non era classificato, mentre l’ Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20.03.2003, inserisce il territorio comunale in “zona sismica 3”. Le Norme Tecniche della citata ordinanza individuano 4 zone simsiche sulla base dei valori di accellerazione orizzontale “ag/g” di ancoraggio dello spettro di risposta elastico. La zona 3 è così individuata: • accelerazione di picco orizzontale al suolo (ag) con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni: “ag/g” = 0.05-0.15 • accelerazione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta elastico “ag/g” = 0.15. Ai fini della definizione dell’azione sismica l’Ordinanza 3274/03, definisce le seguenti categorie di profilio stratigrafico del suolo di fondazione: A. formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi, caratterizzati da valori di VS30 > 800 m/s, comprendenti eventuali strati di alterazione superficiale (max. 5 metri) B. Depositi di sabbie e ghiaie molto addensate, o argille molto consistenti, con spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale aumento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di VS30 compresi tra 360 e 800 m/s (ovvero resistenza penetrometrica Nspt >50, o coesione non drenataCu>250 kPa). C. Depositi di sabbie e ghiaie mediamenteo addensate, o argille di media consistenza, con spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri, caratterizzati da valori di VS30 compresi tra 180 e 360 m/s (15<Nspt <50, 70<Cu<250 kPa). D. Depositi di terreni granulari da sciolti a poco addensati, oppure coesivi da poco a mediamente consistenti, caratterizzati da valori di VS30 < 180 m/s (NSPT < 15; cu < 70 kPa) E. Profili di terreno costituiti da strati superficiali alluvionali, con valori di VS30 inferiori a 360 m/s (15<Nspt <50, 70<Cu<250 kPa), spessori compresi tra 5 e 20 metri, giacenti su un substrato di materiale rigido VS30 > 800 m/s. La Regione Toscana ha recepito la riclassificazione sismica della O.P.C.M. 3274/03, con le D.G.R.T. 604 e 751 2003, non ha ancora adeguato la Delibera 94/85 alla nuova classificazione sismica introdotta dall’Ordinanza 3274/03. Più in generale per il comune di Stazzema, l’attività sismica attendibile sulla base dei dati di letteratura e di mappatura del flusso tettonico, può ritenersi simile a quella limitrofa della Garfagnana, situata sul bordo Est parte interna appenninica, con strutture prevalentemente distensive tensionali (Eva et al.,1978). Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 6 Mappatura (Eva et al.,1978) Di seguito si riportano le mappe di massima intensità sismica (in scala MCS) ricavate con metodo di Merz e Cornell da Marcellini ’84 (Il rischio sismico in Toscana). Per il territorio comunale di Stazzema la distribuzione areale dell’intensità è in accordo con il flusso tettonico, cioè con l’andamento del sistema di faglie dirette (distensive) che caratterizzano l’area. Come si può notare è attendibile un sisma di 6.5/7.5° con periodo di ritorno di 50 anni, e del 7.5/8.0° con un periodo di ritorno di 200 anni. Questi dati sono naturalmente riferiti a parametri geometrici di propagazione su larga scala, trascurando gli effetti che le strutture crustali e la geologia locale possono avere sull’attenuazione dell’intensità e sull’amplificazione dell’accelerazione al suolo. L’amplificazione sismica locale rimane comunque condizionata da molteplici fattori: a) Irregolarità topografiche (creste sottili, colline a forte acclività, bordi di terrazzi) che possono provocare fenomeni di focalizzazione geometrica dell’energia sismica incidente; b) Irregolarità della morfologia del substrato roccioso ( bordi di piccole valli alluvionali), c) Depositi alluvionali con o senza scadenti caratteristiche geotecniche che possono amplificare l’accelerazione massima in superficie rispetto a quella che ricevono alla base per fenomeni di riflessione multipla ed interferenza costruttiva delle onde sismiche all’inerno del deposito. d) Presenza di acque di falda in depositi sciolti e monogranulari all’interno dei quali si possono avere fenomeni di liquefazione. Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche Da “Il rischio sismico in Toscana” Marcellini ‘84. Massima intensità sismica periodo di 50 anni Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 7 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 8 Da “Il rischio sismico in Toscana” Marcellini ‘84. Massima intensità sismica attendibile periodo di 200 anni 3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO GEOMORFOLOGICO L'indagine geologico-applicativa ha come scopo principale quello di fornire un quadro conoscitivo in termini di rischio geomorfologico, idrogeologico, geotecnico e idraulico, per consentire una corretta pianificazione territoriale ed una valutazione degli effetti ambientali che essa può produrre (art. 32 L.R. 5/95). Lo studio ha permesso di elaborare, attraverso rilievi e verifiche di campagna e/o indirettamente, una serie di carte dove è riportato l'insieme delle informazioni raccolte quali: Unità litostratigrafiche; terreni di copertura recenti (detriti, conoidi, alluvioni, depositi glaciali e fluvio glaciali); aree con fenomeni franosi attivi, quiescenti e bonificati; aree soggette a processi morfogenetici. Gli obiettivi dello studio sono: ♦ ♦ ♦ (2) fornire un quadro dettagliato delle formazioni rocciose, dei limiti geologici e dell’assetto strutturale (misure di strato, faglie, lineazioni, contatti tra le varie formazioni); delimitare i confini delle aree collinari con le aree di fondovalle; evidenziare e delimitare le aree dove sono presenti processi morfogenetici in atto (frane, zone in forte erosione ecc.) e le aree dove è possibile l'innesco o la ripresa di tali processi (frane quiescenti, placche di detrito ad elevata instabilità potenziale, aree soggette ad erosioni ecc.). In particolare l’elaborazione delle due carte di base si è svolta attraverso: raccolta e revisione dei dati bibliografici di cartografia geologica e di precedenti studi rilevamento di campagna su cartografia aerofotogrammetrica scala 1:5000 per il territorio extraurbano, 1:2000 per le frazioni e gli insediamenti abitati; reso 1:10000 e/o 1:5000 per le UTOE(2) Interpretazione stereoscopica delle fotografie aeree disponibili aggiornamento e revisione critica della cartografia comunale, provinciale e dell’Autorità di Bacino Toscana Nord, con particolare riferimento alle UTOE. Unita’ Territoriale Omogenea di Espansione Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 9 3.1 GEOLOGIA 3.1.1 ASSETTO STRUTTURALE L’impianto geologico dell’area è da riferire alla più generale dinamica della tettonica a “falde” dell’Appennino Settentrionale, che spiega la presenza di formazioni appartenenti ad unità tettoniche e stratigrafiche diverse. L’Appennino settentrionale è una catena montuosa che si è sviluppata durante l’orogenesi terziaria, con inizio del processo nell’Eocene medio-Superiore, attraverso la chiusura del settore ligure del dominio oceanico ligure-piemontese, in presenza di una collisione continentale tra il blocco Sardo-Corso e la microplacca Adria (Apula). Un regime prevalentemente compressivo derivato da questa tettonica collisionale si è poi propagato dai settori più interni a quelli più esterni della catena, in direzione da SW a NE nella attuale posizione della penisola italiana. A partire dal Miocene inferiore nella parte interna della catena (dominio toscano), le strutture compressive sono state poi interessate da una rilevante tettonica di tipo distensivo da Nord verso Sud, contemporanea all’apertura del mare Tirreno settentrionale. Questo regime di distensione continua ad interessare la parte occidentale dell’Appenino Settentrionale, con sviluppo prevalente di strutture ad Horst e Graben. Nella ricostruzione della struttura effettuata lungo la trasversale dall’interno verso l’esterno della catena, sono stati riconosciuti i seguenti domini: a) Dominio Ligure, rappresentato da relitti di terreni provenienti da basamento oceanico (ofioliti) e relative coperture sedimentarie, con flysch cretaceo-paleogenici scollati dal loro substrato; nella porzione più esterna si hanno solo successioni creteaceo-eoceniche con melanges di ofioliti e flysch calcarei del tutto sradicati dal relativo substrato. b) Dominio Subligure, visibile nella sola successione paleogenica dell’Unità di Canetolo profondamente tettonizzata, con natura del substrato e provenienza paleogeografica ignote. c) Dominio Toscano Interno (Falda Toscana), formazioni con metamorfismo di anchizona o non metamorfiche, del Trias superiore Miocene inferiore, del tutto scollate sul livello di evaporiti del Trias superiore (calcare cavernoso). d) Unità di Massa, interposta tettonicamente tra Falda Toscana e Autoctono Auctt., composta da terreni di età paleozoica o del Trias inferiore-medio. Viene interpretata come il possibile substrato originario della Falda Toscana, sovrascorsa e scollata su di essa, o derivare da un dominio proprio, situato tra i domini Toscani con assenza di coperture mesozoiche e terziarie. e) Dominio Toscano Esterno (Autoctono), dato dalla successione di terreni deformati da metamorfismo in facies di scisti verdi, comprendenti litologie di “basamento” paleozoico (con deformazioni erciniche più antiche) e una successione mesozoica-terziaria. f) Unità di Monte Cervarola, data da un flysch del Miocene Medio deposto in una zona di bacino al fronte delle falde del Dominio Toscano Esterno e parzialmente accavallato sul Dominio Umbro-Marchigiano. Non si ha traccia nell’Appennino del relativo substrato. h) Dominio Umbro-Marchigiano, livello di “thrust-fold belt” scollato a livello di evaporiti triassiche, affiorante in Umbria e nelle Marche e sepolti dalle coltri liguri migrate al di sopra della Falda Toscana. E’ la zona più esterna della catena, con terreni sedimentari di età fino al Miocene Superiore (non sii rileva sul territorio comunale) Escludendo le zone più meridionali del territorio (Finestra Tettonica di S.Anna; asse montuoso del Monte Gabberi) e quelle del versante Est dello spartiacque meridionale delle Alpi Apuane (territorio di Palagnana-Monte Croce), dove affiorano terreni della Successione Toscana, gran parte del territorio esaminato si colloca nel settore sudorientale del Nucleo Metamorfico delle Alpi Apuane, dove affiorano Unità del dominio dell’”Autoctono” (Auctt.). Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 10 Il modello evolutivo proposto negli studi geologico strutturali di Carmignani e Kligfield (1990) compendia la teoria di un’evoluzione polifasata complessa descritta in circa 25 anni di letteratura specialistica, attribuendo la strutturazione delle Apuane a due fasi principali: • una fase compressiva (D1) legata alla collisione del basamento europeo (Sardo-Corso) con il basamento africano della microplacca adriatica, responsabile dei principali raccorciamenti crostali, durante la quale si ha la strutturazione del Complesso Metamorfico Apuano; • una fase distensiva (D2) post-collisionale, che porta al riequilibrio isostatico della crosta ispessita, con risalita delle porzioni più profonde e la formazione del core complex apuano. Con la ricomposizione della geologia complessiva del massiccio apuano, operata nella pubblicazione della Carta del Parco delle Apuane (2001), sono state eliminate le suddivisioni tettoniche dell’Unità delle Panie e delle Scaglie parautoctone di Stazzema (Carmignani et al., 1993), la differenza strutturale tra le ex Unità è stata ridotta a contatti tettonici di ordine inferiore. Sono state quindi lasciate nella descrizione del Nucleo metamorfico, le sole unità di Massa e Apuana; la prima è ben caratterizzata a livello di successione stratigrafica, con netti confini dati da contatti tettonici di primo ordine; la seconda possiede al suo interno delle sottounità con modeste variazioni stratigrafiche e contatti tettonici inferiori. La fase (D1) è ben conservata soprattutto nelle Alpi Apuane Settentrionali, caratterizzata da pieghe isoclinali non cilindriche di dimensioni anche chilometriche NE vergenti, con sviluppo di scistosità (S1) sin-metamorfica parallela al piano assiale, che in genere traspone le originarie superfici di stratificazione. Nelle litologie della Falda Toscana questa deformazione è stata verificata dalle relazioni angolari tra scistosità e stratificazione, le maggiori strutture della fase D1 riscontrabili sul territorio comunale sono: a) Sinclinale di Carrara; struttura più occidentale dell’Unità Apuana, con asse a direzione appenninica; verso SE si ritrova in modo discontinuo nei motivi delle sinclinali delle Madielle, di Trambiserra e del Monte Costa, al nucleo di marmi o calcari selciferi. b) Anticlinale di Vinca; ben rappresentata dall’affioramento esteso dei nuclei paleozoici a Filladi inferiori e Porfiroidi della Valle del Giardino (duomo dell’antiforme di scistosità), per proseguire tra il Monte Corchia e la Pania della Croce, a formare l’Anticlinale di Mosceta. c) Sinclinale del M.Altissimo – Monte Corchia – Puntato; struttura tra le maggiori della catena a nucleo di marmi e calcari selciferi, si rileva soprattutto nel motivo dell’affioramento ribaltato Monte Rocca – Monte Alto – Monte Corchia, mentre più a Nord-Est è visibile nella Sinclinale di Puntato. d) Anticlinale del Monte Tambura e di Campanice-Fociomboli; lunga struttura laminata nel suo fianco rovesciato, che fascia interamente l’adiacente sinclinale di Arni, radicandosi sul versante Ovest della catena, terminando con dinamica di “tete plongeante” nell’area di Campanice e Fociomboli. Altre strutture minori descritte in studi specialistici sono : • Sinclinale di Arni –Arnetola, a nucleo di Cipollini e Scisti sericitici, complicata da successivi ripiegamenti in antiformi e sinformi e con rilevanti affioramenti di marmi; • Anticlinale di Passo Sella; • Sinclinale del Monte Fiocca e Anticlinale del Monte Sumbra. La fase distensiva (D2) si realizza attraverso la formazione di zone di taglio duttili, inclinate a SW lungo il fianco sud-occidentale del “duomo” realizzato dalle rocce metamorfiche (grande antiforme di scistosità alla scala dell’intera catena); inclinate a NE sul fianco nord-orientale. Entro le zone di taglio si sviluppa una scistosità di crenulazione, associata alla formazione di pieghe per lo più asimmetriche, lo spostamento entro queste zone di taglio a scala regionale determina un’estensione orizzontale accompagnata da assottigliamento crostale. Le strutture di interferenza generate dalla sovrapposizione della D2 sulla D1 sono di difficile interpretazione; nelle figure allegate si riportano lo Schema sintetico della struttura dell’Appennino Settentrionale (schema Carta parco) e le colonne stratigrafiche tipo dell’”Autoctono” Apuano, proposte dal prof. L. Carmignani. La successione Toscana non metamorfica (Falda Toscana) deve il suo attuale assetto tettonico, ad una serie di eventi tettonici-metamorfici tutto sommato analoghi a quella del complesso metamorfico sottostante, con fasi compressive NE-vergenti e una tettonica distensiva con Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 11 pieghe rovesciate vergenti verso il Mar Tirreno. Anche nella Falda Toscana è presente una tettonica polifasica (Pertusati et al.,1977) con una scistosità (S1) in rocce argillose, con metamorfismo di anchizona, un clivaggio derivato da una seconda fase (S2) spesso poco evidente che si ritrova associato a strutture plicative, con pieghe di grande estensione e vergenza verso Ovest (Carosi et al. 2002). Una terza fase compressiva è stata determinata da pieghe orientate Est-Ovest e piano assiale debolmente inclinato verso Est. La tettonica della FT nella fase distensiva è principalmente composta da faglie dirette ad alto angolo e piani assiali orizzontali, con sovrapposizioni di rocce più giovani su litologie antiche (esempio classico delle sovrapposizioni nella fascia del Monte Matanna-Monte Nona-Procinto e zona di Palagnana). le faglie dirette di tipo listrico si radicano entro l’orizzonte di scollamento del Calcare Cavernoso (al letto) e dalla Scaglia Toscana (al tetto), la successione carbonatica dà luogo a grandi pieghe di trasferimento NW-SE (es. Monte Matanna), e strutture anticlinali classicamente considerate di “rollover” (es. M.Croce - Carmignani, 1990), tipiche degli strati al tetto delle faglie a basso angolo. Alla luce di nuovi studi a carattere strutturale (Molli e Meccheri, 2000; Carosi et al., 2002), la classica impostazione della catena apuana è stata sottoposta a revisioni, individuando un’evoluzione tettonica più complessa. All’interno delle formazioni carbonatiche, in particolare dei marmi la (D1) è stata suddivisa in due fasi di cristallizzazione e metamorfismo a carattere di sviluppo di pressioni (D1a e D1b), di cui una più statica con picco relativo di alte temperature. Nelle interazioni tra terreni dell’Autoctono Auctt. e della Falda Toscana, specie nel territorio delle Apuane meridionali in cui ricade ampia parte del Comune di Stazzema, sono state individuate ulteriori fasi tettoniche tardive (D3 e D4 - Carosi et al 2002), due nell’Unità Apuana e una nella Falda Toscana, fasi associate allo sviluppo di pieghe orizzontali e verticali tra loro parallele, in regime compressivo meno sviluppato dell’evento D1. Alcune osservazioni di queste fasi tardive, applicate alla ricerca sui giacimenti di “Pietra del Cardoso” sono state effettuate da Coli e Livi (2003); a livello di strutture maggiori, comunque rimane valido il modello classico di Carmignani et al. (1990;1993). Di seguito si riporta lo Schema Tettonico e le colonne stratigrafiche tipo dell’”Autoctono” Apuano, proposte dal prof. L. Carmignani. Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche SCHEMA TETTONICO DELLE ALPI APUANE* Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 12 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche COLONNE STRATIGRAFICHE SCHEMATICHE* Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 13 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche *estratto da "TETTONICA DISTENSIVA DEL COMPLESSO METAMORFICO APUANO (GUIDA ALL'ESCURSIONE)" Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 14 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 15 3.1.2 SUCCESSIONI STRATIGRAFICHE Come accennato sul territorio rilevato affiorano in larga misura formazioni epimetamorfiche dell’”Autoctono” (Auctt.), attribuibili alla copertura mesozoica e terziaria ed al basamento paleozoico (vd. CARTA GEOLOGICA Tav 2). Le formazioni geologiche affiorano dal basso verso l’alto secondo il seguente schema: 3.1.2.1 Autoctono (Auctt.) Basamento Paleozoico, affiora nel settore centromeridionale (con punto di maggiore sviluppo nella zona circostante il Canale del Giardino e gli abitati di Ruosina e Terrinca) e rappresenta l’area di culminazione assiale della grande anticlinale di Vinca: Filladi inferiori (fi). • • • litologia: Filladi quarzitico muscovitiche, spesso cloritiche con alternanze di Quarziti e più raramente Filladi grafitiche; lenti di Metavulcaniti basiche. età: Cambriano?-Ordoviciano?. affioramenti: la maggiore presenza di questa litologie si ha nella zona della profonda incisione valliva del Canale del Giardino e nei pressi dell’abitato di Ruosina. Altri affioramenti si rilevano nelle frazioni di Gallena, Retignano, Terrinca, Levigliani. Porfiroidi, Scisti Porfirici e Metarenarie quarzose (pf): • litologia: Metarenarie quarzose, Metarenarie arcosiche, Quarziti e Quarziti filladiche. • • Porfiroidi e Scisti porfirici, Metavulcaniti a composizione riolitica, con fenocristalli di quarzo e feldspato in matrice quarzoso muscovitica, Metarcosi e Filladi muscovitiche cloritiche con abbondanti cristalli di quarzo vulcanico. età: ?Ordoviciano-Superiore affioramenti: si presentano a coronamento della estesa area delle Filladi Inferiori sopra descritte, con estensioni in prossimità di Ponte Stazzemese. Dolomie scistose ad Orthoceras e Calcari nodulari rossi (co) • litologia: Calcari rossi nodulari, Metacalcari e Metacalcari dolomitici rossastri, Calcescisti e • • Filladi carbonatiche a clorite e muscovite, Dolomie scistose a Orthoceras, Dolomie cristalline, Filladi grafitiche e più raramente Quarziti nere (liditi). Localmente, abbondanti resti di crinoidi e Ortocheras. età:. ?Siluriano-?Devoniano affioramenti: trovano la maggiore estensione nell’area dell’Alpe di Pruno e della Foce di Mosceta, ed in modo limitato nelle zone abitate di Levigliani e Retignano, dove sono oggetto di escavazioni lapidee particolari, come i Calcari nodulari rossi di Retignano-La Risvolta. 3.1.2.2 Successioni Mesozoiche e Terziarie A metamorfismo alpino in facies scisti verdi, sono rappresentate da una successione carbonatica piuttosto articolata dalla strutture di pieghe sinclinali (le principali sono quelle del Monte Altissimo e di Arni) Il rilevamento di campagna ha permesso di riconoscere i seguenti termini (dal basso verso l’alto): Verrucano, Formazione di Vinca (Vr). • • • • litologia: Verrucano. Quarziti, filladi muscovitiche e metaconglomerati quarzosi in matrice quarzitico filaldica età: Ladinico sup. Carnico litologia: Formazione di Vinca. Quarziti, metarenarie feldspatiche e filladi con intercalazioni di Dolomie età: Norico Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche • 16 affioramenti: affiorano in modo discontinuo nella parte centrale di territorio, lungo un allineamento Guglie del Corchia-Monte Ceto-Pontestazzemese-Monte Rocca, e sul lato Ovest lungo la dorsale Corfigliette-Monte Forato-Monte Procinto-Grottaccia. Grezzoni (gr). • litologia: Dolomie con limitate modificazioni microstrutturali metamorfiche (esteso • • boudinage). Alla base brecce metamorfiche ad elementi dolomitici, nella parte intermedia dolomie grigio scure stratificate, nella parte alta dolomie a patina di alterazione giallastra con tracce di filladi lungo i giunti di stratificazione. Talvolta presenti noduli o liste di selci nere (pizzo d’Uccello, Monte Grondilice). Dolomie brecciate grigio-giallastre con struttura a cellette talvolta “cariate". età: Norico affioramenti: affiorano estesamente nella parte centrale di territorio lungo un allineamento Guglie del Corchia-Monte Ceto-Pontestazzemese-Monte Rocca, e sul lato Ovest lungo la dorsale Corfigliette-Monte Forato-Monte Procinto-Grottaccia. Brecce di Seravezza e Scisti a Cloritoide (Br) • • • litologia: Brecce poligeniche metamorfiche a elementi marmorei e subordinatamente dolomitici, con matrice filladica a cloritoide di colore rossastro o verdastro. Localmente livelli discontinui di Filladi a cloritoide, minerale che può diventare il principale costituente della roccia. età: Retico-?Lias inf affioramenti: Queste formazioni occupano porzioni stratigraficamente significative seppure ristrette in potenza di territorio comunale (allineamento Mulina, Pontestazzemese; Volegno; Piastraio e retro Corchia). Marmi a Megalodonti, Marmi dolomitici (Grm, Md) • • • • • litologia: Marmi a Megalodonti: Marmi saccaroidi, massicci o grossolanamente stratificati, con scarsa muscovitiche clorite lungo i giunti di strato. Frequenti molluschi, brachiopodi e megalodonti età: Retico litologia: marmi dolomitici: Marmi dolomitici alternati a livelli di Dolomie con frequenti alghe, gasteropodi, brachiopodi e lamellibranchi. Talvolta sono presenti spessori variabili di Dolomie cristalline massicce grigio chiare. età: Lias Inferiore affioramenti: affiorano nella zona del Retro Corchia e sul versante occidentale dell’allineamento Pizzo delle Saette, della Pania della Croce, Monte Forato). Marmi (m). • • • litologia: Marmi di colore variabile dal bianco al nero al grigio, con rari e sottili livelli di Dolomie e Marmi dolomitici giallastri. Brecce monogeniche metamorfiche ad elementi marmorei da centimetrici a metrici. Brecce poligeniche metamorfiche a prevalenti elementi marmorei e subordinati di dolomia, selci grigio chiare e rosse, talvolta con matrice filladica rossastra o violacea. età: Lias inf. (?medio) affioramenti: Le zone di maggiore estensione areale della formazione marmifera si ritrovano nella Valle di Arni e nella parte medio-superiore della Turrite Secca, in corrispondenza delle situazioni strutturali più complesse nell’edificio apuano (sinclinale di Arni, Antiformi di Passo Sella e sinclinale del Monte Sumbra). Altre aree importanti sono situate nella sinclinale del Monte Corchia, nelle strutture secondarie del Monte Alto e di Mulina di Stazzema, dove si ritrovano varietà merceologiche coltivate in numerose cave. Calcari Selciferi (cs): • • litologia: Metacalcilutiti grigio scure con liste e noduli di selce, e rari livelli di metacalcareniti in strati di potenza variabile, spesso alternati con strati più sottili di Calcescisti e Filladi carbonatiche grigio scure con pirite ed Ammoniti piritizzate (zona del Monte Sumbra). età: Lias Medio – Superiore Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche • 17 affioramenti: occupa porzioni abbastanza ristrette in estensione e potenza di territorio, prevalentemente nell’area a Nord dell’abitato di Pruno e nella parte alta del bacino della Turrite Secca. Diaspri, Calcescisti (d): • • • • • litologia: Diaspri: Metaradiolartiri rosso violacee e verdastre sottilmente stratificate con intercalazioni di Filladi quarzitiche. Nella parte superiore della formazione sottili livelli di Calcari silicei metamorfici e Filladi carbonatiche. età: Malm litologia Calcescisti : Calcescisti grigio verdastri a patina di alterazione marrone chiaro, con sottili intercalazioni di Filladi età: Lias superiore-Dogger. affioramenti: La zona di principale affioramento di questa formazione si ritrova nella struttura complessa della sinclinale di Arni, dove la plasticità dei litotipi ha determinato numerosi ripiegamenti secondari all’interfaccia con i Cipollini, numerose laminazioni con le formazioni dei Marmi e deformazioni tettoniche fino a piccola scala. Altre zone significative si hanno nella zona tra Monte Freddone la Cima di Gufonaglia. Calcari selciferi a Entrochi (cse) • • • litologia: Metacalcilutiti grigio chiare e color avorio, ben stratificate con liste e noduli di selce. La parte superiore è costituita da Metacalcareniti grigie in strati più potenti, con liste e noduli di selce; al tetto della formazione lenti di Metacalciruditi derivate da originarie brecce poligeniche ad elementi di Calcilutiti, Dolomie e Radiolariti. età:. Titoniano superiore-Cretaceo inferiore. affioramenti: piuttosto scarsi e limitati alla zona Sud-SudOvest di Pontestazzemese e al limite Nord del territorio, presso la Cima di Gufonaglia a NordEst del Monte Freddone Calcari a Nummuliti, Cipollini, Scisti sericitici (sc): • • • • • • • litologia: Calcari a Nummuliti: Filladi muscovitiche verdastre, rosso violacee e più raramente grigie a macroforaminiferi. età: ?Eocene-Oligocene litologia: Cipollini: Calcescisti verdastri o rosso violacei, Marmi e Marmi a cloritoide, livelli di Metacalcareniti grigie a macroforaminiferi. età: ?Eocene-Oligocene litologia: Scisti Sercitici:, Filladi muscovitiche verdastre, rosso e rosso violacee e più raramente grigie, con rari e sottili livelli di Filladi carbonatiche, Marmi a clorite e Metaradiolariti rosse. età: Cretacico inf.-Oligocene affioramenti: Le aree più rappresentative sono date dal nucleo della struttura complessa sinclinale di Arni, dall’area dell’Alpe di Pruno e da affioramenti a sud di Farnocchia. Questi livelli in passato sono stati coltivati per estrazioni di marmi, specie nelle prime due località; altri affioramenti significativi si ritrovano in località prossime al Monte Freddone e Isola Santa, dove persistono attività estrattive del Cipollino, di buone caratteristiche merceologiche. Pseudomacigno (pmg). • • • litologia: Metarenarie quarzoso feldspatico micacee alternate a Filladi grigio scure. Rappresenta il termine più alto della serie post-paleozoica affioramenti: I livelli metarenacei affiorano in un vasto areale tra le frazioni di Farnocchia e di Pruno, dove insistono gli insediamenti urbani delle frazioni di Cardoso, Volegno, Pomezzana, e Mulina; nella zona di S. Anna e in sponda destra della Turrite Secca. Le qualità merceologiche più metarenacee dello Pseudomacigno, favoriscono l’estrazione della “Pietra del Cardoso”, il cui piano di sviluppo si è ampliato dalla classica area omonima ad altre località presso Stazzema e Pomezzana, dove locali escavazioni di pietra nella variante Filladica, sono utilizzati in edilizia. età: Oligocene sup Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 18 3.1.2.3 Unità di Massa Successione Triassica a metamorfismo alpino in facies scisti verdi, qui rappresentata da un unico termine: Filladi sericitiche, Anageniti (fs) • • • • litologia: Filladi Sericitiche, Filladi quarzitico muscovitiche grigie, grigio verdi, violacee, alternate a Filladi scure. litologia: Anageniti, Metaconglomerati quarzosi con matrice quarzitico filladica da grigio verde a violacea. Gli elementi sono costituiti in prevalenza da quarzo rosato e quarziti bianche o rosate, talvolta sono presenti livelli Quarzitico filladici violacei. età: Carnico affioramenti: un unico limitato affioramento si individua sotto i Pizzi dell’Argentiera nella zona SudOvest del territorio comunale, in contatto tettonico con le filladi inferiori dell’Auct. 3.1.2.4 Successioni Toscane Falda Toscana. Nella nuova classificazione tettonica della Carta del Parco delle Alpi Apuane (Carmignani et al., 2001), soltanto una limitata parte del territorio comunale è inserita in litologie appartenenti alle serie Toscana non metamorfica. Queste aree si ritrovano nella zona di S.Anna di Stazzema, dove si riscontrano motivi di sovrascorrimento sull’orizzonte di scivolamento tettonico del Calcare Cavernoso e Brecce Poligeniche dei terreni carbonatici sui terreni metamorfici, che affiorano in “finestra tettonica”. Nella zona di Palagnana, oltre lo spartiacque principale dato dall’asse Monte Matanna-Monte Nona-Monte Forato, si presenta il maggiore affioramento di questa serie, raccorciata da sovrascorrimenti tettonici e faglie distensive riconducibili al sistema del Graben del Serchio (Eva , 1978). Si riconoscono, a partire dal basso verso l’alto: Calcare Cavernoso e Brecce Poligeniche (cv) • • • • Litologia: Calcare Cavernoso: Calcari dolomitici e Dolomie grigie con struttura a cellette e Dolomie cariate litologia: Brecce Poligeniche: Brecce poligeniche con prevalenti elementi di Dolomie, Calcari dolomitici triassici ed elementi più recenti della falda Toscana e subordinatamente delle unità Liguri. In prossimità del contatto tettonico con l’Autoctono Auct., elementi di rocce metamorfiche provenienti da questa unità tettonica possono divenire prevalenti. età:Norico-Retico. affioramenti: si riscontrano in prevalenza nella zona circostante i rilievi del Monte Lieto, Monte Gabberi e Monte Arsiccio, dove insistono le frazioni più meridionali del comune; e con discontinuità al tetto dell’Autoctono. Calcari e marne a Rhaetavicola contorta (cr) • • • litologia: Calcari e Calcari dolomitici e Dolomie con sottili intercalazioni di Marne. Generalmente nella parte inferiore prevalgono Calcari, Calcari dolomitici e Dolomie, cui seguono Calcilutiti nere alternate a sottili livelli di Marne grigio scure a patina di alterazione giallastra. età: Norico-Retico affioramenti: lungo il sovrascorrimento con l’Autoctono lungo un asse comprendente le cime del Monte Lieto, Gabberi, Nona, e il versante destro orografico del Monte Croce e della vallata della Turrite di Gallicano. Calcari Massicci (cm) • • • litologia: Calcari e Calcari dolomitici grossolanamente o non stratificati. La parte alta della formazione comprende Calcilutiti grigie talvolta con sottili orizzonti giallastri in corrispondenza dei giunti di strato. età: Hettangiano affioramenti: significativi affioramenti nell’area compresa tra Palagnana Monte Croce Monte Matanna e Monte Nona. Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 19 Rosso Ammonitico (ra) • litologia: Calcari nodulari rosati, rossi o giallastri e calcari stratificati rosa, talvolta con sottili • • interstrati di Marne rosse e rare Selci rosse. età: Lias inferiore affioramenti: affiora in modo significativo nelle sole aree dell’Alto Matanna e di Palagnana, con alcune alternanze per ripiegamento a scala chilometrica lungo la cresta sommitale del Monte Matanna. In passato questo materiale fu episodicamente scavato per estrazione di materiali lapidei. Calcari Selciferi inferiori (csi) • litologia: Calcari e Calcari marnosi grigio chiari, ben stratificati, con noduli e liste di Selce • • grigio chiare e sottili interstrati marnosi; rari livelli calcarenitici. età: Lias medio-Superiore affioramenti: affiora prevalentemente nell’area di Palagnana e del fondovalle della Turrite di Gragliana Marne a Posidonia (mp) • • • litologia: Marne e Calcari marnosi e Argilliti marnose varicolori, con sporadici livelli radiolaritici nella parte sommitale. Localmente sono livelli di Argilliti nere grafitose; talora alla base della formazione si trovano sottili lenti di Brecce calcareo silicee. età: Toarciano inferiore-?Calloviano affioramenti: affioramento principale nella zona di Palagnana e nella frazione de Il Cerro. Calcari Selciferi Superiori (css) • • • litologia: Calcari e Calcareniti gradate (torbiditi) di colore grigio scuro, a liste e noduli di selce nera. età: Oxfordiano-Kimmeridgiano superiore affioramenti: limitati nella zona del fondovalle della Turrite di Gragliana, presso Palagnana. Diaspri (di) • • • litologia: Radiolariti rosso scure o verdi, sottilmente stratificate, localmente con interstrati argillitici. Nella parte alta della formazione, marne silicee e argilliti rosse con rare intercalazioni di calcilutiti silicee grigio verdastre. età: Malm affioramenti: limitati, soltanto sotto la vetta occidentale del Monte Croce e a Est di Palagnana. Maiolica (mac) • • • litologia: Calcilutiti e Calcilutiti silicee bianche e grigie, a frattura concoide con liste e noduli di selce, che prevalgono nella porzione inferiore, nella parte sommitale Calcareniti e Brecce torbiditiche. età: Titoniano Superiore-Cretacico inferiore affioramenti: significativi affioramenti in una fascia comprendente la zona di Palagnana (borgate di Zarli e Pioppo), l’intera vetta del Monte Croce e la parte alta del versante destro orografico della Turrite di Gallicano, a Sud Est di Petrosciana. Scaglia Toscana (st) • • • litologia: Argilliti varicolori, Marne e Marne calcaree rossastre con intercalazioni di Calcilutiti, Calcilutiti silicee e Calcareniti età: Cretacico inferiore-Paleogene affioramenti: limitati affioramenti a Nord di Palagnana. Calcari a Nummuliti (cn) • • • litologia: Calcareniti a macroforaminiferi e Calciruditi grigie, talvolta selcifere, in strati di potenza variabile, alternate con Argilliti e Marne rosse o verdastre. età: Eocene-Oligocene inferiore affioramenti: estesi affioramenti nell’area di Palagnana (loc. Pioppo). Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 20 Macigno (mg) • litologia: Arenarie quarzoso feldspatico micacee gradate in strati di potenza variabile con • • livelli più sottili di Argilliti siltose. età: Oligocene Superiore-Miocene Inferiore affioramenti: affioramenti estesi si manifestano nella parte più orientale del territorio comunale a Nord Est di Palagnana, nella fascia che dall’albergo basso Matanna sale verso Colle delle Baldorie e Buca delle Fate. 3.1.2.5 Depositi Quaternari Oltre alle formazioni quaternarie in senso stretto, nella CARTA GEOLOGICA sono stati rappresentati anche i terreni di copertura significativi (Depositi di Versante e Ravaneti) con spessori evidentemente superiori a 2.50÷3.00 metri, tali da rappresentare loro stessi una categoria di terreno a se stante rispetto al substrato roccioso su cui poggiano, riservando comunque al successivo capitolo riguardante la geomorfologia, definizioni di maggior dettaglio sulle coperture in senso lato e sulle forme gravitative. Le formazioni ed i depositi quaternari risultano: Brecce di Metato (bme) • litologia: Brecce poligeniche ad elementi provenienti da formazioni mesozoiche e terziarie • • della Falda Toscana e dell’Autoctono Apuano. età: ?Miocene Superiore-?Quaternario affioramenti: limitati a Est del Monte Gabberi, sul versante meridionale del monte Gegoli Depositi glaciali e fluvio glaciali (morene) (mo) • • • litologia: Clasti eterometrici di forma arrotondata e subangolosa in abbondante matrice limoso sabbiosa. Rappresentano una tipologia di detrito naturale con pezzame eterogeneo, grossolanamente modellato e parzialmente cementato, prodotto dell’azione erosiva del fronte di espansione frontale e laterale di antichi ghiacciai età: Pleistocene Medio-Superiore (Riss e Wurm) affioramenti: le maggiori estensioni residuali di questi depositi si rilevano nel fondovalle della Turrite Secca, presso gli abitati di Arni e Campagrina e presso gli Alpeggi di Puntato e Col di Favilla. Depositi alluvionali recenti e attuali (al) • • • litologia: Ghiaie eterometriche, Sabbie e Limi soggetti ad evoluzione con ordinari processi fluviali. età: Olocene. affioramenti: sono diffusi lungo i corsi d’acqua principali, con classazione decrescente dall’asse fluviale fino a facies sabbioso limose nelle fasce più elevate del bordo alluvionale. Depositi di versante (dt) • • • litologia: terreni prevalentemente sciolti ed eterogenei, talora grossolani, che formano le coperture detritiche più ampie, rilevabili anche con il supporto dell’osservazione stereoscopica delle foto aeree. età : Quaternario (Olocene?) affioramenti: ampie estensioni si rilevano in corrispondenza delle litologie scistoso-filladiche (Pseudomacigno, Filladi Inferiori) delle aree di Ruosina Retignano, Terrinca, Levigliani; e tra Farnocchia, Pomezzana e Stazzema. Ravaneti • • • litologia: depositi antropici recenti, prodotto di scarto della escavazione dei marmi e altri materiali lapidei della Serie metamorfica Apuana, pezzame eterogeneo in matrice limosoargillosa. età: Quaternario recente affioramenti: Le più ampie estensioni di questi depositi artificiali si ritrovano oltre che nella vallata di Arni, descritta in dettaglio nello studio di Musetti et al. (2002) vd. All. 2, nella zona di Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 21 coltivazione di marmi arabescati del Monte Corchia con discariche a varie quote. Altre aree con ravaneti rilevanti rimangono quelle del Monte Costa e delle cave di brecce di Seravezza del Piastraio e del Rondone; altri (Cave di Monte Alto, delle brecce di Volegno e dei Bardigli fioriti delle Mulina) inattivi da oltre 20 anni sono localmente rinaturalizzati. Ravaneti meno rilevanti sono quelli delle cave di Cardoso. 3.2 GEOMORFOLOGIA 3.2.1 MORFOLOGIA Il territorio comunale è sostanzialmente collinare montano (vd. Carta dell’acclività dei versanti), con moderata asperità lungo la valle del torrente Vezza (acclività media o medio alta) ed una più consistente parte prettamente montana, con acclività medio alta ed alta. L'altitudine media si aggira sui 500-600 m s.l.m., e culmina nella parte NE del territorio con i rilievi circostanti la Pania della Croce intorno ai 1800 m s.l.m. Le incisioni vallive sono generalmente ad andamento rettilineo, piuttosto incassate con fianchi ripidi. 3.2.2 IDROGRAFIA DI SUPERFICIE Lo schema idrogeologico è rapportabile a 4 bacini idrografici principali ricompresi all’interno del Bacino Toscana Nord e nel Bacino del fiume Serchio: Bacino Toscana Nord a) Bacino del torrente Vezza e Canali delle Mulina e di Cardoso (Torrente Versilia) b) Bacino del Canale del Giardino e del Canale del Bosco-Canale delle Volte I due bacini idrografici si riuniscono in un unico sistema in prossimità di Ruosina, a formare il torrente Vezza Bacino Fiume Serchio c) Parte superiore del Bacino della Turrite Secca e dei Canali delle Gobbie, del Freddone e delle Verghe d) Parte superiore del bacino dei torrenti Turrite di Gallicano e Turrite Gragnana I rami principali del sistema idrografico si sviluppano in direzione Est-Ovest, i minori hanno direzione principale Nord-Est Sud-Ovest, secondaria Nord-Ovest Sud-Est. Il corso d’acqua principale è il torrente Cardoso/Vezza, gli altri sono a carattere torrentizio, con portate modeste e stagionali e reticolo idrografico, condizionato dalle litologie: • la forma e la distribuzione degli impluvi che si sviluppano nelle zone di affioramento dei terreni pseudoarenacei e filladici (costituenti la maggior parte delle dorsali montuose della zona centrale e meridionale del territorio), danno luogo a reticoli di tipo convergente, dove l'azione erosiva è testimoniata dalla presenza di valli discretamente incise • nelle aree di affioramento dei terreni prevalentemente carbonatici si rilevano minori incisioni e livelli di gerarchizzazione, rappresentativi di sistemi in cui è privilegiata l'infiltrazione nel sottosuolo rispetto al ruscellamento superficiale. 3.2.3 ELEMENTI GEOMORFOLOGICI L'evoluzione geomorfologica generale è strettamente connessa ad una serie di concause: la tettonica recente, che ha causato un ringiovanimento dei rilievi per sollevamento e innescato processi morfogenetici anche di notevole entità le condizioni climatiche, talora fattore scatenante di fenomeni di notevole importanza, come testimoniato dagli eventi più recenti (alluvione del 1996) gli agenti di modellamento esogeni quali la forza di gravità, l’acqua, il ghiaccio, il vento ecc, l’azione dell’uomo Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 22 I fattori morfologici più rilevanti sono costituiti dalle frane e dai fenomeni erosivi, specie quelli lineari e diffusi dei corsi d’acqua, elementi in diretta relazione con fenomeni di avvenuta o potenziale instabilità. Nella CARTA GEOMORFOLOGICA Tav 3 sono indicati i processi geomorfologici in atto e la loro collocazione sul territorio. In Tav. 1 sono ubicate le forme e gli elementi geomorfologici di interesse storico ambientale (emergenze geologiche; geositi; miniere; acque minerali, sorgenti e cave), meglio descritti in All. 7. 3.2.3.1 depositi di versante dovuti all’azione prevalente della gravità Fenomeni diffusamente rappresentati, soprattutto nelle zone di affioramento di formazioni rocciose dotate di caratteristiche meccaniche scadenti, maggiormente soggette all’alterazione superficiale. Nel complesso si rileva la presenza di dissesti con tipologie variabili che passano da fenomeni al limite del soliflusso e soil slip, con interessamento di esigui spessori detritici a fenomeni di dissesto gravitativo profondo, che coinvolgono parti importanti di versante, variabilità legata alle caratteristiche geotecniche e geomeccaniche dei tipi litologici (coltri detritiche e formazioni rocciose): • su formazioni scistose (Filladi e Scisti, Scaglia rossa, Pseudomacigno ecc), oltre al soliflusso superficiale si rileva la presenza di frane di natura complessa, della coltre detritica e/o d'alterazione (frequentemente a forte componente argillosa) e della parte di substrato alterato e decompresso, e ruscellamenti concentrati lungo le aste del reticolo idrografico • su formazioni prevalentemente carbonatiche (Marmi, Calcari selciferi, Maiolica, Microbrecce a Nummuliti, ecc) e arenacee (Macigno), si rileva un numero minore di frane, generalmente di dimensioni ridotte, per la presenza di minori spessori detritici e di substrato alterato, dovuto a situazioni strutturali ed idrogeologiche favorevoli alla stabilità. 3.2.3.1.1 frane attive - deformazioni gravitative profonde Come frana attiva (Varnes, 1978; Gruppo Nazionale Geografia Fisica e Geomorf.,1987), si intende l'area in dissesto che presenta manifestazioni di instabilità in atto (crepacciamenti e lesioni aperte, forte decompressione del terreno, inclinazione delle essenze arboree giovani ed altri segni di spostamento progressivo). Le frane attive sono maggiormente rappresentate nelle zone di affioramento di formazioni scistose, dove è presente una vasta copertura di alterazione; altre sia pure minori, si osservano nelle zone di affioramento di formazioni arenacee. Quasi tutti i dissesti possono essere definiti di natura complessa (scivolamenti rotazionali traslativi tipo debris flow di pendio o areali), in particolare nei dintorni di Cardoso, Stazzema, Pomezzana e Palagnana, anche se non mancano locali fenomeni di crollo. Spesso le frane attive rappresentano una ripresa di movimento, per fenomeni esogeni di particolare intensità, di aree già soggette a fenomeni franosi anche di grosse dimensioni. Nella zona di Terrinca, Monte Alto e della Fania, oltre a forme complesse e superficiali, si rilevano movimenti profondi (DGPV), con superfici di scorrimento non sempre localizzabili con precisione e moti di traslazione molto lenti, che difficilmente potranno dar luogo a fenomeni improvvisi e catastrofici. Le forme di riconoscibilità di questi dissesti sono doppie creste, contropendenze, fenomeni di “insaccamento” (Sackung) e rotture “creep” verso il piede, forme di rilascio delle tensioni successive al sollevamento subito da tutta la struttura apuana nel corso del Quaternario. Un esempio di DGPV monitorato ed in corso di bonifica, è presente nella parte centrale del paese di Terrinca, con superficie di scivolamento che si attesta a circa 30 metri di profondità. Analoghi fenomeni sono presenti nella zona della Fania (bacino del T.Capriola, sopra Pruno; Pieruccini,1988; Anpa-Arpat, 1998), dove sono presenti implicazioni strutturali e carsiche come doline smantellate e aree con lievi contropendenze, e nei pressi della località Gordici, sul versante NordOccidentale del Monte Alto, grande paleofrana con detrito a blocchi riconoscibile dalla visione fotoaerea (doppie creste e contropendenze). 3.2.3.1.2 frane quiescenti e frane bonificate Area in condizioni di equilibrio apparente anche se metastabile; il dissesto potrebbe riattivarsi per motivi naturali (es. eventi meteorici eccezionali, eventi sismici di particolare intensità) o per interventi antropici erronei. Queste aree hanno caratteristiche e distribuzione spaziali analoghe alle frane attive; spesso mostrano ancora ben riconoscibili le caratteristiche morfologiche del Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 23 dissesto (accumulo e nicchia di distacco), altre volte gli indizi morfologici sono di più difficile riconoscimento, per effetto del rimodellamento da parte degli agenti esogeni. Anche se le forme quiescenti non presentano cenni di riattivazione, le caratteristiche meccaniche dei terreni comunque scadenti, evidenziano aree potenzialmente a rischio. Le frane bonificate sono dissesti dove l’uomo è intervenuto con opere di sistemazione (rimozione degli accumuli, opere di contenimento, drenaggi superficiali e profondi ecc.), soprattutto a seguito dell’evento alluvionale del giugno 1996, solitamente in zone esposte a fattori di rischio per il territorio e per gli abitanti (centri abitati, strade, fiumi ecc). Dalla letteratura recente (Comunità Montana Alta Versilia, 2002; Anpa-Arpat, 1998) e dall’elenco degli Interventi presso l’Amministrazione Comunale, Uff. T.T.R.T., Provincia di Lucca, si è ricostruita la cronologia e la tipologia degli interventi di ripristino aggiornata al 2003. Lavori riportati schematicamente in Tav. 7 e nelle schede in All. 3. 3.2.3.1.3 Detriti e terreni di copertura, soliflusso e reptazione Terreni detritici derivati dall’alterazione progressiva della roccia (detrito eluviale) e accumuli di porzioni di roccia di medie grandi dimensioni, che per degradazione meteorica si alterano progressivamente in frazioni più fini (detrito colluviale, coni e falde detritiche), entrambi accomunati dalla caratteristica di essere materiali sciolti con scadenti caratteristiche geomeccaniche, condizione che associata ad una forte acclività può determinare potenziale instabilità morfologica. Per fenomeni naturali (pioggia, geo-disgelo, umidificazione-essiccazione) e/o per uso improprio del territorio da parte dell’uomo, all’interno delle coperture detritiche si innescano con una certa frequenza movimenti lenti (soliflusso e reptazione), presenti diffusamente soprattutto su versanti acclivi con copertura detritica importante, dove il deb-rock è costituito da Pseudomacigno: 1. Soliflusso movimento lento di materiale limoso e argilloso inglobante detriti più grossolani, suscettibile di imbibirsi d’acqua e diventare plastico o fluido. Il movimento avviene per lo più lungo superfici preferenziali di neoformazione (profondità raggiunta dall’imbibizione) o su superfici laminari (scistosità o stratificazione della roccia di base). Si tratta di un processo lento, che in condizioni particolari può giungere al parossismo ed identificarsi con un vero e proprio movimento franoso. 2. Reptazione gli strati più superficiali (detrito e bed-rock alterato) si muovono come un’unica massa grano a grano, con movimento assoluto decrescente in profondità, provocando un lento e continuo scivolamento verso valle. 3.2.3.2 Forme e depositi dovuti all’azione prevalente del dilavamento Fenomeni in cui l’azione erosiva dell’acqua, unitamente ad una serie di concause e di aspetti particolari, rappresenta l’agente principale del dissesto, come nella catastrofica alluvione del ’96. 3.2.3.2.1 ruscellamento diffuso e concentrato ruscellamento diffuso è un fenomeno frequente in coltri detritiche su versanti acclivi dove il reticolo idrografico si infittisce; l’effetto finale è il dilavamento e l’erosione dei versanti, che può avvenire con modalità ed effetti differenti a seconda delle componenti principali del materiale sciolto e dell’intensità delle precipitazioni. La maggiore diffusione dei fenomeni si rileva nelle zone di Cardoso, Stazzema, Pruno e Volegno, con erosioni laminari e spostamento di materiale smosso da pioggia battente, locali indicatori di propensione al dissesto. ruscellamento concentrato si sviluppa principalmente entro i rami minori del reticolo idrografico, con effetti che variano in rapporto all’intensità della pioggia. A causa delle caratteristiche climatiche e del regime torrentizio, praticamente tutti i solchi minori sono interessati da questo fenomeno, con alternanza di lunghi periodi di stallo ed eventi di grande energia dinamica, effetti da blandi a parossistici in relazione all’entità dell’evento meteorico che li provoca. Le zone maggiormente Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 24 interessate sono ovviamente quelle dove il reticolo idrografico è più fitto, sostanzialmente dove affiorano terreni meno permeabili (pseudoarenacei e filladici). 3.2.3.2.2 dissesto da ruscellamento Evento parossistico legato al ruscellamento, che assume l’entità di un vero e proprio fenomeno franoso, con asportazione di masse di materiale verso valle in tempi rapidi. Una conseguenza piuttosto grave di questo fenomeno in porzioni ristrette di territorio, è il sovralluvionamento del collettore principale di valle, dove si riversa tutto il materiale asportato dagli alvei e dalle sponde dai rami minori. Fenomeno diffuso tra Cardoso Pomezzana e Ruosina, dove si sono avuti gli effetti più catastrofici dell’alluvione del ’96. 3.2.3.2.3 colate detritiche torrentizie Ai sensi delle disposizioni del PTC, si definisce questo tipo di dissesto per dinamica torrentizia, come tendenza dei corsi d’acqua a determinare effetti parossistici di sovralluvionamento. In questa categoria si inquadrano: a) Debris Flow canalizzati b) Soil slip c) Mud Flow La tipologia rappresentativa nelle zone interessate dai sovralluvionamenti del 1996, è stata identificata in forme di ruscellamento complesso, con prevalenza delle azioni erosive lineari e movimenti gravitativi tipo debris flow, termine riferito a movimenti di terreno con presenza di suolo, eluvium e frammenti dell’ammasso litoide alterato (Anpa, Arpat, 1998), determinati da forti e concentrati afflussi di pioggia che vanno a saturare le coltri superficiali (circa 1-2 m.). La reazione che si verifica è lo scoscendimento di masse allo stato semiliquido, con elevata energia di trasporto ed alta velocità di spostamento. Sulla Tav. 3 sono state perimetrate le aree interessate da questi fenomeni durante l’evento del ’96, oggi sono completamente bonificate, con riaffioramento delle formazioni preesistenti al sovralluvionamento (depositi alluvionali e/o bed-rock). Altre forme, spesso anticipatrici del debris flow, si riferiscono al denudamento corticale del detrito di copertura o del terreno di coltivo, senza che si raggiunga l’interfaccia del substrato roccioso (Soil Slip) o ad un flusso di materiale superficiale formato da un miscuglio liquido di acqua e fango (Mudflow), con processo evolutivo sempre rapido. 3.2.3.3 Forme e depositi fluviali Forme e depositi chiaramente derivanti dalla dinamica fluviale in senso stretto. Sono diffusi su tutto il territorio, con differenziazioni di forme e spessori a seconda del substrato geo-litomorfologico su cui si impostano. 3.2.3.3.1 Forme e depositi fluviali attuali e recenti I principali tipi di erosione si riconducono alla dinamica torrentizia dei corsi d’acqua, che normalmente hanno alvei con acclività elevata, tracciato vario e regimi di portata irregolari. La forma erosiva è di solito quella tipica di profili acclivi in reticolo idrografico di tipo convergente (Fiume Versilia), classificato nella parte superiore come “subdendritico”. I depositi alluvionali attuali e recenti sono diffusi soprattutto lungo i corsi d’acqua principali: Torrente Cardoso, fiume Vezza, Canale del Giardino, Fosso di Levigliani, parte alta dei torrenti Turrite di Gragliana e di Gallicano, in misura minore della Turrite Secca. L’estensione dei depositi è minima sia dal punto di vista areale che in profondità (pochi metri), spesso limitata all’alveo fluviale attivo. Altre modestissime forme fluviali sono riconducibili a Coni di deiezione, ciottoli in matrice sabbiosa limoso-argillosa con modesto addensamento e tipica forma conica di età Oligocenica localizzate allo sbocco delle aste minori nel torrente Vezza. 3.2.3.3.2 Forme e depositi fluviali antichi Sul territorio comunale non sono presenti depositi alluvionali terrazzati ma, soprattutto sui fianchi del Versilia, forme riconducibili a terrazzi fluviali dislocati a quote superiori all’attuale fondovalle dal sollevamento tettonico del complesso Apuano. Questo fenomeno ha portato alla diffusione di forme “relitte” costituite da spianate morfologiche di origine fluviale, dove gli Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 25 elementi del deposito alluvionale sono stati completamente erosi, come sul versante NordOvest versiliese e quello garfagnanino del complesso Apuano, per la complessa tettonica post orogenica e quaternaria. Le forme più evidenti sono presenti nelle zone di Terrinca e Retignano e sul versante opposto della valle del Vezza; in alcuni casi (es. abitato di Terrinca), attraverso la fotointerpretazione è stato possibile identificare l’elemento di separazione tra spianate e scarpate, e diversi ordini di terrazzi. Dal punto di vista della stabilità questi terreni sono paragonabili a detrito su versante acclive, con una propensione al dissesto più accentuata sul bordo di scarpa. 3.2.3.4 Forme e depositi di origine glaciale e fluvio-glaciale Depositi e forme relitte di epoca glaciale concentrati in determinate porzioni di territorio, dove il fenomeno del glacialismo quaternario è stato più accentuato in senso quantitativo e temporale. Le forme glaciali in senso stretto sono le primarie (circhi e conche glaciali, erosione con profilo a “U” o a “doccia” delle depressioni e delle valli, nicchie di nivazione, gradini glaciali, rocce montonate), derivate dal momentaneo attestarsi delle lingue glaciali, e le forme derivate dal trasporto indifferenziato delle “morene” come incisioni, rocce montonate, massi erratici, pareti arrotondate. Particolarmente evidenti sono le forme di circo glaciale del versante nord del monte Corchia, con limitate incisioni vallive del Canale delle Fredde e della Val Terreno e forme residue nell’alta val d’Arni (Prataccio, Macina). Altre forme di probabile natura mista, interessate cioè dalla dinamica fluviale impostata su forme dovute al glacialismo, sono riconducibili all’abrasione di ciottoli con movimento vorticoso dell’acqua come nelle Marmitte dei Giganti dei Fossi dell’Anguillara e del Fatonero (Arni), all’interno di roccia coerente e omogenea (marmi). 3.2.3.4.1 detrito crionivale e morena glaciale Il detrito crionivale è presente sul versante Sud Orientale della Pania della Croce, ed in minor misura sul versante meridionale del Monte Sumbra ed in alcuni canaloni esposti a NW dell’area di Arni. In esso l’azione di disgregazione principale è stata provocata dalla persistenza della copertura nivale e quindi dal crioclastismo di rocce carbonatiche, si tratta in sostanza più che di un accumulo, di una alterazione della roccia spinta al massimo grado. Dal punto di vista della pericolosità non presenta di per sé particolare propensione al dissesto essendo abbastanza stabilizzato, tuttavia l’azione dilavante della pioggia può indurre effetti negativi, come testimoniano le erosioni lineari che hanno inciso durante l’evento del 1996 il detrito del versante della Pania. La Morena glaciale è un deposito tipico delle zone che hanno subito glacialismo, si distingue dal detrito s.s. per l’eterogeneità e scarsa classazione dei materiali, di solito ben cementati e stabilizzati, composti da un miscuglio di massi di rocce carbonatiche in matrice detritica sottile, in prevalenza di origine scistosa. E’ presente nella zona settentrionale di territorio (abitati di Arni-Campagrina) tra il versante nord del Monte Corchia, il fondovalle del canale delle Fredde e dell’alpeggio di Puntato. Studi datati (Paci,1935; Braschi et al.,1986) rilevano che le caratteristiche generali dell’area di Arni sono tipiche di una morfologia glaciale, decisamente rielaborata dall’erosione fluviale successiva. Tracce visibili di questi fenomeni, si ritrovano alla confluenza tra il Canale delle Gobbie e della Turrite Secca, dove il deposito conglomeratico di morena frontale è stato ripreso, rimaneggiato dall’azione erosiva delle acque e ridepositato con stratificazione inclinata. I depositi morenici s.s. sono stati oggetto di terrazzamenti antropici e su di essi sono presenti dissesti limitati, riferibili a forme di denudamento corticale tipo soil slip. 3.2.3.5 Forme e depositi antropici Con questo termine abbiamo inteso rappresentare tutte quelle forme e quei depositi riconducibili all’azione dell’uomo, che rivestono importanza in ambito territoriale per diffusione e per possibile induzione al dissesto (vedi Tavv. 1 e 3). Tralasciando le forme antropiche minori (prevalentemente legate all’utilizzo agricolo del territorio) irrilevanti ai fini della stabilità, si ricordano Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 26 3.2.3.5.1 I ravaneti. I ravaneti, sono intesi come depositi di scarto di attività antropiche quali attività di cava e di miniera. La loro estensione e diffusione sul territorio è la più varia, così come la natura e la granulometria dei materiali che li compongono. Nel presente lavoro, anche alla luce degli studi realizzati nella zona di Arni (vd. Allegato 2G) e del monte Costa, si è ritenuto di dare indicazioni di “potenziale instabilità geomorfologica” per tutti i ravaneti di cava, seguendo il criterio generale utilizzato nei citati studi, basato sull’analisi di una serie di fattori destabilizzanti: • Notevole pendenza dei versanti di appoggio • spessori dei depositi • Granulometria classata con materiali più fini in profondità e grossolonani in matrice limoso sabbiosa verso il piede • Variabilità della Permeabilità • Frequenti forme di instabilità al piede e ingombro di alvei fluviali Per i ravaneti di miniera, la definizione di “potenziale instabilità geomorfologica” è stata valutata a seguito di verifiche e controlli puntuali sui pochi siti esistenti. 3.2.3.5.2 Le cave dismesse. Interessano svariati materiali (pseudomacigno, calcare selcifero, cipollini, diaspri, marmi, grezzoni porfiroidi e filladi). La cave dismesse dal punto di vista della propensione al dissesto, possono avere un certo rilievo a livello locale, in quanto fenomeni di degrado potrebbero innescare situazioni di pericolo sui fronti di ex cava o sulle coperture non stabilizzate alla dismissione dell’attività. Le principali cave dismesse sono le seguenti: 1) Aree di Marmi bianchi e arabescati della Valle di Arni: Cave Piastraccia, Bozzo, Tombaccio, Serra delle Volte, La Fitta, Le Conche, Il Togno 2) Aree di Brecce e Marmi bianchi e arabescati del Monte Corchia (Retrocorchia, Il Catino, I Tavolini 3) Aree di Brecce e Marmi bianchi e bardigli di Monte Alto , Volegno (loc. Grotte Bianche e Petarocchia) Mulina e Le Lupaie (Bardigli fioriti), Piastraio (Brecce). 4) Aree di Cipollini nelle località di Tiglieta e La Crepata (Alpe di Pruno) e di Pian del Lippo presso Col di Favilla. 5) Aree di Pietra del Cardoso nelle località Casalina (Cardoso). 6) Siti di marmi venati in località Campanice 7) Aree di calcari rossi nodulari varietà Rosso Rubino presso La Risvolta e Fornetto (Ponte Stazzemese). 8) Area di Dolomia in località Martinetto (Ponte Stazzemese) 3.2.3.5.3 Le cave attive. Insistono su materiali di pregio merceologico (Pietra del Cardoso, e Marmi s.l.), diffuse nel comparto di Stazzema, Cardoso, Corchia e Arni. Al contrario delle attività dismesse, queste zone costituiscono punti di monitoraggio e stabilizzazione dei versanti, in virtù della necessità di esercitare l’attività estrattiva in sicurezza. Le cave attive sono: a) Cave Belvedere, La Penna, Loppieto, Bucino – per coltivazione di Pietra del Cardoso nella località omonima b) Cave Tavolini A, Tavolini B, Piastraio, Borra Larga, Piastriccioni, - per la coltivazione di marmi delle varietà Arabescato e Statuario Corchia, presso Levigliani c) Cave Piastrone, Faniello – per coltivazione di Marmi bianchi e arabescati in diverse località della Valle di Arni. d) Cave Francia, Sbasso Confine – per coltivazione di marmi bianchi, bardigli e venati del Monte Costa presso Gallena. e) Cave Pendia Tana e Gufonaglia – per coltivazione di marmi Cipollini nella zona sopra l’abitato di Isola Santa. f) Cave Ficaio, Piastra Nera, Grotta Capraia – per coltivazione di Pietra del Cardoso in una ristretta area a Ne dell’abitato di Stazzema g) Cava Le Buche – per coltivazione di Pietra del Cardoso e Ardesia in località Pomezzana Il Piano del Parco Regionale delle Alpi Apuane, oltre alle “aree di cava” nelle quali sono ricomprese tutte le cave attive, prevede una serie di nuove aree (vedi Tav. 1 - aree estrattive area contigua), dove ampliare le attività esistenti. Alcune, come quella dove dovranno essere delocalizzate le cave di Pietra del Cardoso adiacenti l’omonimo abitato, una volta stabiliti i siti più idonei manterranno solo in parte la destinazione estrattiva; altre, come quella in prossimità Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 27 della frazione di Pomezzana sostituiranno aree in dismissione (Le Buche). Per maggiori dettagli sull’argomento si rimanda all’Allegato 4. Sulla base delle indagini e dei rilievi condotti a supporto del presente studio, sono stati individuati in prima analisi alcuni ulteriori siti, idonei per lo sviluppo dell’attività estrattiva, dal punto di vista geologico strutturale, geomorfologico e merceologico. Questi ulteriori siti sono identificati nelle seguenti zone: - Pietra del Cardoso loc. Ficaio (Stazzema) e Colle della Mora (Cardoso) Ardesia loc. La Lezza (Pomezzana) Marmi e Brecce loc. Retrocorchia Marmi ordinari e venati loc. Campanice Marmi “Fantastici” e Arabescati della località Tombaccio Altri, come quello in sponda sinistra del torrente Vezza in località Valventosa, necessitano di interventi di sistemazione e recupero. 3.2.3.5.4 Le Miniere. Come accennato l’Alta Versilia possiede una antica vocazione mineraria per l’estrazione di metalli e minerali (vd. Tav. 1). Importanti attività sono state quelle legate alla produzione di Piombo argentifero (prima dominazione Medicea, soprattutto con Cosimo I dal 1560 al 1575; durante i periodi 1850-1885 e 1918-1930) e di Ossidi di Ferro e Barite. Gli elementi di rischio geomorfologico legati a queste aree sono da riferire all’abbandono degli ingressi delle gallerie, difficilmente cartografabili alla scala 1:10.000 ed alla presenza di vecchie discariche (ravaneti) di cui si è già parlato nel par 3.2.3.5.1., di modestissima entità rispetto ai ravaneti di cava. In All. 4 si riporta uno dettagliato elenco dei siti minerari, analizzati in studi di Pizziolo et al. (2001). 4 ACCLIVITA’ DEL TERRITORIO Per un’area montuosa la carta dell’acclività dei versanti è uno strumento fondamentale per la definizione della pericolosità. La CARTA DELL’ACCLIVITA’ in Tav. 4 è stata realizzata utilizzando un algoritmo di calcolo basato su triangolazione che prende in considerazione i punti sulla curve di livello, metodo che ha consentito di ottenere un risultato di estrema precisione (celle di 2 pixel), con selezione di superfici di uguale pendenza sino al limite inferiore di 20 mq circa, dove la resa grafica ottenuta con procedimento informatico, risulta complessivamente differente dai modelli tradizionali realizzati manualmente. Sono state considerate 6 classi di pendenza, adottando i limiti indicati nella delibera 94/85 del Consiglio Regionale della Toscana, derogando sugli intervalli superiori al 35%: classe Pendenza (%) 1 <5 2 5 – 15 3 15 – 25 4 25 – 35 5 35 – 65 6 > 65 La maggior parte del territorio (66% circa) rientra in classe 6, la più elevata. Segue una discreta percentuale in classe 5 (20% circa), mentre le classi inferiori sono rappresentate da porzioni minori (classe 4 circa 10%, classi 2 e 3 < 1% e classe 1 2.5%). La maggior parte dei centri abitati e delle zone limitrofe sono incluse nelle classi 4 e 5 ed in misura minore in 6, mentre le classi 2 e 3 si ritrovano con frequenza in piccole zone di versanti collinari, spesso in Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 28 corrispondenza di forme terrazzate o sulle sommità dei rilievi particolarmente arrotondati. Infine la classe 1 e parte della 2, sono rappresentate quasi esclusivamente dai fondovalle dei corsi d’acqua maggiori, dove si ha una certa estensione dei depositi alluvionali recenti e attuali. 5 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO Per la restituzione grafica di questo argomento si fa riferimento alla CARTA DELLE RISORSE IDRICHE DEGLI ACQUIFERIRI CARBONATICI DEL COMPRENSORIO APUO VERSILIESE del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (L.Piccini, G. Pranzini L. Tedici P. Forti) riportata di seguito in stralcio ed alla CARTA IDROGEOLOGICA in TAV. 5, dove le formazioni litologiche sono state raggruppate per Unità Idrogeologiche, distinguendo quelle permeabili per porosità primaria, in genere terreni incoerenti, da quelle per porosità secondaria, permeabili per fessurazione e carsismo, proponendo 3 classi prevalenti: molto permeabile K > 10-4/10-6 m/sec mediamente permeabile 10-6 m/sec < K > 10-9 m/sec scarsamente impermeabile K < 10-9 m/sec Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 29 Le risorse idriche degli acquiferi carbonatici del comprensorio apuo-versiliese L. Piccini, G. Pranzini, L. Tedici & P. Forti Confine comunale Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 30 1.1 UNITÀ PERMEABILI PER POROSITÀ La permeabilità è legata alla porosità del terreno, le unità idrogeologiche identificate all’interno di questa categoria sono sostanzialmente due: 1A – terreni ad elevata permeabilità primaria (K > 10-6 m/sec) unità litostratigrafiche prevalentemente sciolte e incoerenti, a granulometria media e grossa: • terreni alluvionali recenti ed attuali, • terreni detritici e di copertura, • Ravaneti. 1B – terreni da media a bassa permeabilità (10-6 m/sec < K > 10-9 m/sec) unità litostratigrafiche prevalentemente sciolte e incoerenti, a granulometria media e fine: • Alluvioni di conoide e depositi fluvio glaciali 1.2 UNITÀ PERMEABILI PER FESSURAZIONE E CARSISMO In questa categoria le formazioni sono state distinte in 3 classi: 2A - terreni molto permeabili (K > 10-4 m/sec): unità litostratigrafiche calcaree e calcareo dolomitiche della Successioni Toscane, dove è presente un elevato grado di fratturazione e fessurazone, con fenomeni di dissoluzione carsica (vd in seguito); in questa categoria rientrano: • Marmi a megalodonti e marmi dolomitici (md) • Marmi (m) • Calcari selciferi (cs) • Calcare Cavernoso (cv) • Calcare massiccio (cm); • Rosso ammonitico (ra) • Calcari selciferi inferiori (csi) • Calcari selciferi superiori (css) • Maiolica (mac) • Calcari a Nummuliti (cn) • Brecce di Metato (bme) 2B - terreni mediamente o localmente permeabili (10-6 m/sec < K > 10-9 m/sec): unità litostratigrafiche calcareo-marnose o calcarenitiche, siliceo arenacee e siliceo marnose, con assenza di fenomeni carsici. In esse anche dove la fratturazione è più intensa, il grado di permeabilità rimane basso, per la natura delle rocce ed dei loro interstrati marnosi, che tendono a chiudere le fratture verso il basso. Vi appartengono: • Dolomie scistose a Orthoceras e calcari rossi nodulari (co) • Grezzoni (gr) • Brecce di Seravezza e scisti a cloritoide (grm) • Calcari selciferi a Entrochi (cse) • Macigno (mg) 2C - terreni impermeabili o di bassa permeabilità (K < 10-9 m/sec): unità argillitiche, argillitico marnose e filladiche, in cui la permeabilità rimane sempre molto bassa e la circolazione idrica limitata ad interstrati calcarei o quarzitici: • Filladi inferiori (fi) • Porfiroidi e scisti porfirici e metarenarie quarzose (pf) • Verrucano e formazione di Vinca (vr) • Diaspri e calcescisti (d) • Calcari a Nummuliti cipollini e scisti sericitici (sc) • Pseudomacigno (pmg) • Filladi sericitiche ed Anageniti (fs) Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 30 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche • • • • 31 Calcari e marne a Rhaetavicula contorta (cr) Marne a Posidonia (mp) Diaspri (di) Scaglia toscana (st) 1.3 SCHEMA IDROGEOLOGICO GENERALE La provenienza delle risorse idriche dell’Alta Versilia dalla circolazione ipogea, pur con alcune eccezioni soprattutto per la ben studiata area del Monte Corchia, è ancora oggi un problema aperto. Grande importanza rivestono i sistemi carsici per i quali, pur nota una buona classificazione a livello di emergenze, è ancora in via di definizione l’accertamento delle linee di deflusso sotterraneo. Dal punto di vista idrogeologico sono riconoscibili i seguenti sistemi principali (Vd Tav.1). a) della dorsale Monte Corchia – Monte Alto b) del Gruppo delle Panie c) della Valle di Arni e del Monte Sumbra Verso Sud la dorsale apuana continua nei rilievi del Monte Forato-Monte Croce e Monte Matanna, con sistemi carsici minori drenati da sorgenti di portata modesta. Il sistema ha in generale una struttura complessa, dove si ritiene non esista un vero e proprio substrato impermeabile, ma una superficie satura all’interno degli acquiferi carbonatici (Piccinini e Pranzini 1996; Forti et al. 2002). E’ abbastanza complesso delineare gli spartiacque sotterranei che delimitano le zone di alimentazione delle singole sorgenti drenanti verso Sud e verso Nord, tuttavia le ultime ricerche idro-speleologiche con uso di rivelatori e traccianti, l’assetto geologico morfologico e strutturale, fanno presumere che in molti casi gli spartiacque fra le aree di alimentazione delle sorgenti, siano simili a quelli superficiali, con alcune eccezioni. nella zona settentrionale del gruppo delle Panie e del Monte Sumbra, dove una parte degli afflussi idrici profondi confluisce verso le risorgenti della Pollaccia, Fornovolasco e Petrosciana; nei sistemi minori lungo l’area tra Gabberi e Monte Lieto e sul versante meridionale del Monte Matanna. nell’alta Valle di Arni (Monte Macina, Arni) dove la circolazione idrogeologica profonda alimenta le sorgenti della zona di Renana (Massa-Carrara) e della Polla di Seravezza. In riferimento alla CARTA IDROGEOLOGICA di Tav 5 redatta sulla base della classificazione idrogeologica riportata al punto 5, si possono individuare come formazioni potenzialmente acquifere quelle inserite in classe 2A ed in misura minore quelle in classe 2B, mentre possono essere individuati come acquiclude i terreni inseriti in classe 2C. I terreni inseriti in classe 1 (permeabili per porosità), non individuano acquiferi permanenti di importanza rilevante. Per maggiori dettagli sulle aree carsiche del territorio comunale si rimanda all’Allegato 7. 1.3.1.1 Sorgenti, scaturigini, venute d’acqua in genere. Nello studio della Comunità Montana Apuo Versiliese (Zia et al., 1980), furono identificate 222 sorgenti censite nel 1979-1980, di cui 53 captate per acquedotto pubblico, 21 per privati, 17 per fontane e 131 libere, suddivise in 5 classi di portata. Analogo numero di sorgenti (222), fu catalogato nella Carta delle Grotte e delle sorgenti delle Alpi Apuane (CNR, 1988; scala 1:25.000), dove si riconosceva una suddivisione in 4 classi di portata. Più recentemente (VEA, 2000) sono state classificate un certo numero di sorgenti e pozzi utilizzati e utilizzabili per la riqualificazione degli acquedotti sul territorio comunale (43 sorgenti captate più 3 campi pozzo). Le indagini idrogeologiche ed i monitoraggi effettuati in questi studi hanno evidenziato sorgenti con portate non elevate (in media Q di 1-1,5 litri al secondo), la maggior parte delle quali si ritrova nell’area di affioramento di litologie filladico-scistose (Verrucano s.l. Filladi Inferiori, Pseudomacigno) impermeabili o scarsamente permeabili, inserite in classe 2C della Carta idrogeologica in Tav. 5. Le sorgenti con portate maggiori sono riconducibili al sistema idrogeologico profondo, dove la circolazione avviene in rocce carbonatiche, con zona di Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 31 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 32 saturazione nella parte bassa della serie. In All. 5 le sorgenti sono state suddivise in libere , captate e captate ad uso idropotabile. Nell’osservazione comparata tra sorgenti e linee di deflusso idrogeologico (Carta delle Sorgenti, Cazzante et al., 1988; Carta delle risorse idriche, Piccini et al.,1997), si evidenziano alcune principali circolazioni conferenti nei bacini dei torrenti Turrite Secca e Cardoso e nel Canale delle Mulina, con le importanti risorgenti della Pollaccia presso Isola Santa, della Chiesaccia presso Fornovolasco, delle Fontanacce presso Ponte Stazzemese e delle Mulinette presso Calcaferro (Mulina). a) la sorgente della Pollaccia, si ritrova ad est di un importante apparato di rocce carsificabili con sistema idrogeologico di 25,82 kmq (Valle di Arni e Monte Sumbra e parte del massiccio delle Panie, con marmi in affioramento) sgorga presso il paese di Isola Santa, con portate variabili tra 60 e 6000 litri/sec leggermente torbide in caso di forti piene, correlabile all’andamento meteorologico locale (Sivelli e Vianelli, 1982); un valore medio di 800 l/sec è riferito da Piccini et al. (1997). Gli afflussi della sorgente contribuiscono all’alimentazione del bacino idroelettrico ENEL di Isola Santa. b) La sorgente della Chiesaccia, uno dei punti di maggiore emergenza libera di acque della Turrite di Gallicano, che è stata centro di ricerche (Pranzini e Piccini, 1996) sulle possibili attività di liberazione di acque in “troppo pieno” dei serbatoi idrici durante l’evento alluvionale del 1996. E’ anch’essa una sorgente con portate rilevanti tra 60 e 170 litr/sec., con valore medio di 100 litri/sec indicato da Piccini et al. (1997), per un sistema idrogeologico di 10,50 kmq. c) La sorgente libera delle Fontanacce presso Pontestazzemese (Ponte 1 e 2), è punto ricevente in superficie delle acque del grande sistema carsico dell’Antro del Corchia, che tramite la circolazione del fiume sotterraneo Vidal, porta acque in 8 sorgenti nella zona di Cardoso e nella suddetta risorgente a quota di 150 metri slm. Le portate accertate da questa scaturigine all’interfaccia tra Grezzoni e basamento paleozoico sono variabili tra 60 e 280 litri/sec., con discreta regolazione data l’alimentazione da fiume sotterraneo. d) Le sorgenti libere delle Mulinette presso Mulina, ove alcuni studi (Micheluccini-Comunità Montana Apuo-Versiliese,1979) prevedono la possibilità di sfruttamento ad uso idropotabile minerale, ubicate all’interfaccia tra Marmi e Grezzoni con superficie impermeabile di Filladi o Pseudomacigno. Pur non dotate di grande regolazione queste sorgenti hanno portate interessanti e alimentazione dagli acquiferi fessurati e carsici dei Calcari Cavernosi e a Rhaetavicula dell’asse Monte Lieto-Monte Gabberi. Valori massimi di 90 litri/sec. furono indicati da Zia et al. (1980); Piccini et al. (1997) indicano portate tra 45 e 125 litri/sec., con media di 85 litri/sec. e) Sistemi minori con sorgenti di portata significativa, sono presenti nell’area del Monte Lieto e di S.Anna di Stazzema, con le sorgenti delle Fontane (portata media di 16 litri/sec., captata) e dei Mulini di S.Anna (media di 50 litri/sec, captata) e delle Polle del Lenzo, di Carpigna. Altre sorgenti minori perenni o periodiche, vincolate da caratteristiche idrogeologiche locali, sono presente su tutto il territorio comunale (vd Tav.1). Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 32 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 33 2 VULNERABILITÀ DEL TERRITORIO Nella CARTA DELLA VULNERABILITÀ TAV. 6, si indica la propensione della risorsa (l’acqua) ad essere alterata da attività antropiche. Si è inteso fornire una mappa sintetica della vulnerabilità intrinseca potenziale del territorio, come propensione dello stesso ad essere vulnerato da sostanze inquinanti che possono propagarsi e persistere in un determinato acquifero. La carta si configura come una sorta di strumento di salvaguardia della risorsa nei confronti delle attività antropiche potenzialmente pericolose, con un significato orientativo per l’uso del territorio. La carta può essere utilizzata come primo quadro di riferimento a livello di programmazione territoriale e di protezione civile, elemento base per la successiva definizione della vulnerabilità integrata, che potrà essere ricostruita sovrapponendo alla vulnerabilità intrinseca i centri di pericolo, quali fonti diffuse di inquinamento potenziale o reale (aree di discarica incontrollata e controllata, aree inquinate, depositi e serbatoi di sostanze inquinanti, centri connessi ad attività industriali ecc), la distribuzione e le caratteristiche dei punti di prelievo ad uso idropotabile ed i dati relativi allo stato di inquinamento delle falde. In mancanza di dati certi sull’andamento della piezometria, la carta è stata realizzata sulla base della permeabilità delle formazioni affioranti e della copertura, e della presenza di fenomeni carsici, distinguendo tre gradi di vulnerabilità: 1. 2. 3. elevata media bassa Formazione Terreni alluvionali recenti ed attuali (al) Terreni detritici e di copertura (dt) Ravaneti (rv). Marmi a megalodonti e marmi dolomitici (md) Marmi (m) Calcari selciferi (cs) Calcare Cavernoso (cv) Calcare massiccio (cm); Rosso ammonitico (ra) Calcari selciferi inferiori (csi) Calcari selciferi superiori (css) Maiolica (mac) Calcari a Nummuliti (cn) Brecce di Metato (bme) Depositi fluvio glaciali (mo) Dolomie scistose a Orthoceras e calcari rossi nodulari (co) Dolomie cataclastiche (dc) Grezzoni (gr) Brecce di Seravezza e scisti a cloritoide (br) Calcari selciferi a Entrochi (cse) Macigno (mg) Filladi inferiori (fi) Porfiroidi e scisti porfirici e metarenarie quarzose (pf) Verrucano e formazione di Vinca (vr) Diaspri e calcescisti (d) Calcari a Nummuliti cipollini e scisti sericitici (sc) Pseudomacigno (pmg) Filladi sericitiche ed Anageniti (fs) Calcari e marne a Rhaetavicula contorta (cr) Marne a Posidonia (mp) Diaspri (di) Scaglia toscana (st) Grado di vulnerabilità elevato medio basso Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 33 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 34 Come risulta evidente dallo schema e dall’analisi della carta che le zone ad elevata vulnerabilità hanno una notevole estensione su tutto il territorio, ed inoltre è’ comunque da tener presente che un sistema carsico esteso come quello esistente in queste aree, è sempre indice di vulnerabilità molto elevata, anche se per collocazione altimetrica degli affioramenti, gli elementi di rischio sono limitati. Tra le attività antropiche che possono produrre fonti di inquinamento potenziale o reale, sono state individuate soltanto quelle relative all’attività estrattiva e quella di miniere dismesse (Benvenuti et al.,1997), con possibilità di dispersione di metalli pesanti nel reticolo idrografico. Per la salvaguardia generale del patrimonio idrico comunale, quale difesa da eventuali inquinamenti, specialmente per i bacini delle sorgenti principali, si ritiene che la consistenza dei circuiti sotterranei ed i conseguenti notevoli tempi di permanenza delle acque nel sottosuolo, sono i presupposti per una sufficiente autodepurazione nei confronti dei normali inquinanti organici di attività umana in senso lato, mentre minime sono le difese contro inquinanti chimici, che dovranno in tutti i modi essere evitati, controllando l’insorgenza di attività industriali a rischio che possano interessare i bacini idrogeologici principali. Volendo indicare una specifica normativa circa il potenziale rischio di inquinamento, è possibile fare riferimento ai prelievi ad uso idropotabile, per i quali è valida la definizione delle fasce di rispetto con riferimento a quanto previsto dall’art. 21 del D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152. I punti di prelievo (sorgenti e pozzi) destinati al consumo umano devono essere circondati da una zona di tutela assoluta e da una di rispetto, nonché da una zona di protezione riferita all’area di ricarica della falda, individuate dalla Regione su proposta dell’Autorità di Ambito (A.T.O.): • zona di tutela assoluta adibita esclusivamente alle opere di presa ed a costruzioni di servizio, con estensione non inferiore a 10 metri intorno alla captazione, provvista di canalizzazione per le acque meteoriche ed opportunamente recintata. • zona di rispetto costituita dalla parte di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa captata. Suddivisa in zona di rispetto ristretta ed allargata, in relazione alla tipologia dell’opera di presa o captazione ed alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. In assenza di individuazione da parte della Regione, la zona di rispetto ha un'estensione non inferiore a 200 metri dal punto di captazione o di derivazione. Il comma 5 dell'art. 21 del D.Lgs. 152/99 regola le attività e le destinazioni vietate entro la zona di rispetto • zona di protezione riferita alle zone di ricarica delle falde, dove possono essere adottate limitazioni d’uso del territorio per insediamenti antropici che possono interferire negativamente con la risorsa. 3 GEOMORFOLOGIA DEI CENTRI ABITATI STAZZEMA Intorno al paese capoluogo, affiorano formazioni epimetamorfiche dell’”Autoctono” (Auctt.), attribuibili al basamento paleozoico ed alla copertura mesozoica/terziaria. Il basamento paleozoico, affiora nelle zone occidentale e orientale, con le filladi inferiori. Le coperture mesozoiche e terziarie sono rappresentate da una successione fortemente laminata, nella quale alcuni termini sono assenti o affiorano in spessori notevolmente ridotti, specie nell’area nord orientale, con Dolomie Grezzoni e livelli di Marmi. Il versante dove insiste l’abitato è esposto a Sud-Sud Est, caratterizzato da una morfologia dolce in corrispondenza di una estesa copertura detritica limosa-argillosa, con frequenti inclusi filladici di dimensioni eterogenee; le trasformazioni antropiche sono associate ad opere di terrazzamento ad uso coltivo. In tutta l’area l’evento alluvionale del giugno ’96 ha determinato erosione e dissesti di tipo complesso lungo le valli principali e frane di scivolamento rotazionale e scoscendimenti delle porzioni più decompresse. I principali dissesti si osservano ancora lungo la strada che dal paese di Mulina sale verso l’abitato di Stazzema, con ruscellamenti concentrati e debris flow areali. Importanti forme di ruscellamento superficiale diffuso, si trovano su entrambi i versanti del Fosso di Picignana e lungo il corso del Fosso della Ficaia. In loc. Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 34 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 35 Barbozzoni, il Monte e La Croce, si segnalano movimenti quiescenti di medie dimensioni; nell’area sottostante il gruppo montuoso Procinto - Nona (loc. Alpe della Grotta, Casa Giorgini, Colle al Prato), sono presenti debris flow e più limitati movimenti attivi nelle estese coltri detritiche di antichi crolli nelle pareti occidentali calcaree. ARNI Suddiviso nelle frazioni S.Agostino e Campagrina, nel fondovalle superiore del torrente Turrite Secca. I centri abitati sono compresi nella parte centrale della struttura complessa della sinclinale di Arni con al nucleo in Marmi, Cipollini e Scisti sericitici, deformata da ripiegamenti secondari con prevalenti litologie di Marmi delle varietà Bianco, Arabescato, Cipollino "Fantastico". Le frazioni sono state edificate al centro di cordoni morenici cementati, sui quali frequentemente si impostano sistemazioni per coltivo e terrazzamenti; nella frazione di S.Agostino, un certo numero di frane quiescenti è stato rilevato tra le litologie dei Cipollini ed i cordoni di Morena. La sola area con riscontrati dissesti attivi è quella della Fabbricaccia presso Campagrina (Arni), dove si è verificata una parziale disgregazione meccanica nel deposito morenico per erosione della Turrite Secca, con scalzamento alla base e limitati dissesti, tali da sottoporre l’area ad una certa attenzione geomorfologica. Problema particolare e sensibile è dato dagli accumuli artificiali di detriti e pezzame lapideo di ravaneto, specie nelle località Castellaccio-Campo dell’Orzo, Cave Bozzo, Tombaccio, Faniello e del Piastrone. Per l’intera zona di Tre Fiumi persistono colmate artificiali di oltre 30 metri, confuse con sedimenti delle aste fluviali della Turrite e del Canale del Freddone, la cui circolazione idrografica è praticamente bloccata nei pressi della strada SP13 Valdarni. La circolazione idrica è garantita dal deflusso del torrente Turrite Secca e da canali a regime torrentizio, il principale dei quali è rappresentato dal Canale delle Gobbie. Studi idraulici hanno messo in evidenza l’insufficienza della regimazione idrica, soprattutto a causa dell’ingombro dei ravaneti (Musetti et al., 2002). CARDOSO Nella zona epicentro dell’evento alluvionale del 1996, ed in gran parte del territorio circostante è presente la litologia delle arenarie Pseudomacigno, nelle sue forme pelitiche (Ardesia) e/o arenacee (Pietra del Cardoso). Affiorano inoltre porzioni di basamento e terreni riferibili alle coperture mesozoiche-terziarie dell’Autoctono Auctt. Sul versante sinistro del torrente Deglio e lungo il canale della Capriola affiora il basamento ercinico ed i Cipollini, che si estendono in direzione NW fino alla località “Le Caselle-Tiglieta”. Lungo il sentiero in sponda destra dello stesso canale sono presenti livelli discontinui di Marmi con laminazioni tettoniche di ordine inferiore, al contatto con i terreni carbonatici del versante meridionale della Pania della Croce. A monte del cimitero della frazione ed a settentrione delle località Le Caselle e Ranocchiaia, affiorano i “Grezzoni”; i Calcari Selciferi si rilevano lungo il Rio di Deglio, dove è evidente la stratificazione con liste e noduli di selce. L’assetto geomorfologico è caratterizzato da valli molto strette con versanti generalmente ripidi, incisi in una rete di torrenti affluenti del Torrente Cardoso, limitati dallo spartiacque principale dei monti Procinto – Forato – Pania della Croce. In generale tutta l’area è coperta da una fitta vegetazione ad alto fusto (castagneti in grandissima maggioranza); solo i settori in prossimità dello spartiacque principale sono privi di vegetazione arborea per motivi litologici e per l’elevata acclività. I versanti presentano una copertura di materiale eluviale e colluviale di spessore limitato, in molti casi asportato durante il disastroso evento del 1996. A livello geomorfologico i principali dissesti del ’96 si sono sviluppati nelle coltri detritiche presenti nelle strette incisioni e nei solchi montani secondari, con sovralluvionamenti delle valli principali. La tipologia prevalente ha spessori da 1 a 3 metri scarpate tra 30°/55°, lunghezza di alcune centinaia di metri e larghezza di poche decine di metri, con interessamento di suolo, coperture terrigene e ammassi rocciosi alterati e fratturati,. Tra la zona denominata “Al Santo” e Valinventre in sponda destra e sinistra del torrente Cardoso, sono presenti forme gravitative attive e quiescenti (alcune bonificate), come lungo tutto il canale a sud di Pruno, il torrente di Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 35 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 36 Deglio, il canale della Capriola e della Casalina. Particolarmente importanti sono i dissesti a nord della località “al Melo” e “Bucino”, e quelli tra “Orzale” e “Malpasso”, in generale forme lineari che coincidono con il reticolo idrografico secondario. FARNOCCHIA Frazione ubicata in posizione panoramica tra i canali della Radice e di Campiglia, affluenti del Torrente delle Mulina. La litologia prevalente è costituita dallo Pseudomacigno che presenta zone molto ampie di detrito eluvio colluviale. Farnocchia è collegata ad una serie di nuclei abitati in loc. La Costa, La Porta, La Ripa, Castagno, Ceragioli, La Fossa, che insistono su litologie eterogenee (Grezzoni, Cavernoso, Pseudomacigno) ricoperte da ampie porzioni di detrito di versante, dovuto al complicato intercorrere di “scaglie” per raddoppi tettonici di terreni di tipo carbonatico. Erosioni lineari accentuate si ritrovano sul versante nord-ovest a poca distanza dall’abitato; dissesti più limitati e quiescenti si rilevano sul versante sudorientale, in ampi terrazzamenti antropici; altri (per ribaltamento o crollo nelle dolomie dei Grezzoni) sono presenti presso la strada comunale, in località Pera, La Mandria e Fosso della Rossa. LA CULLA Nucleo abitato suddiviso amministrativamente tra i comuni di Camaiore e Stazzema, insiste sulle litologie di Calcare Cavernoso della Serie Toscana non metamorfica, in zona a modesta acclività, ampiamente terrazzata ad uso coltivo. Il rilevamento non ha evidenziato forme rilevanti, anche per le caratteristiche di compattezza e resistenza del litotipo affiorante; limitati fenomeni quiescenti o parzialmente attivi tipo “soil slip”, sono presenti in loc. Case I Lecci e nella zona di Tassonaia, con dissesti di limitate coperture del substrato carbonatico. LEVIGLIANI Gli affioramenti sono riconducibili alle “Filladi inferiori” ed ai “Porfiroidi” dell’Autoctono Apuano. Nell’intorno del paese è presente una estesa copertura limosa-argillosa, con frequenti inclusi filladici, lungo la strada provinciale SP18 del Cipollaio sono presenti estesi movimenti gravitativi (tipo debris flow), all’interfaccia tra coperture e bed-rock alterato, sui quali l’Amministrazione Provinciale è intervenuta con contenimenti superficiali e profondi. Ulteriori dissesti attivi e quiescenti si osservano in prossimità dello “Zeppolino” e tra la località “il Serbatoio” e “Minutolo”. Altri in forma quiescente, sono stati rilevati tra le coperture detritiche terrazzate e la ripida morfologia delle Filladi in sinistra orografica del Canale delle Lame. MULINA Insieme di nuclei abitati alla confluenza tra il torrente Vezza ed i suoi affluenti principali in sinistra orografica. Geologicamente la zona è una delle più complesse del territorio, con accavallamenti tettonici e ripetizioni della Serie Metamorfica Apuana. Nelle frazioni Carbonaia e Calcaferro sono presenti litologie metarenacee; in altre come Culerchia e Picignana, si rilevano terreni carbonatici alterati (lenti di Calcare Cavernoso, Grezzoni). In questa parte di territorio nel ’96 si sono verificati numerosi dissesti lineari e areali, in coperture sature su bed-rock alterato, le zone più colpite oltre alla frazione principale, soprattutto per la sua posizione all’interno di litologie scistoso-filladiche (Pseudomacigno e Filladi), sono state le frazioni di Al Logo, Contra, Calcaferro e Culerchia. Alcuni dissesti sul fondovalle nelle località Piastraio e Rondone, sono stati aggravati dalla presenza di ravaneti, sui quali restano problemi di instabilità, legati soprattutto alla sistemazione del Fosso delle Rove e del Canale della Radice. Idrogeologicamente la zona si presenta ricca di acque, con forme di ruscellamento superficiale persistente, soprattutto nell’area di Calcaferro. PALAGNANA Insieme di nuclei abitati sparsi su un vasto territorio al di là dello spartiacque principale apuano Monte Nona-Monte Croce. Geologicamente la zona ricade su litologie della "Falda Toscana", ad esclusione del versante Nord del Monte Nona, comunque interessato da accavallamenti di porzioni litologiche tra F.T. e Metamorfico Apuano. I nuclei abitati (Palagnana, Il Cerro, Zarli, Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 36 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 37 Pioppo, Paretone, La Ciortaia, Campogiobboli, La Retaglia, La Campanella) insistono su litologie carbonatiche, come Calcare Maiolica, Calcari Selciferi, Calcareniti a Nummuliti e più rari affioramenti arenacei tipo Macigno. Data anche la debole acclività, prevalgono forme gravitative quiescenti, sempre corticali su litologie carbonatiche e silicee (Colle delle Baldorie; Fonte del Pallino), forme minori si rilevano sulle litologie della Scaglia Toscana. Qualche limitato dissesto attivo è prossimo alla località Il Cerro e presso la frazione principale, su litologie alterabili di Marne a Posidonia (degradabili e frantumate). Erosioni in alveo sono presenti nella parte alta della Turrite di Gragliana, sopra le località Palagnana e Campogiobboli. POMEZZANA Frazione a 580-600 metri slm, sul versante meridionale del Colle della Castellina, propaggine occidentale del Monte Matanna. La litologia è interamente composta dallo Pseudomacigno, con limitati affioramenti ed estese distribuzioni di copertura detritica terrazzata per coltivazioni e castagneti. Solo nel fondovalle del Canal Verde e del bivio del Forcello, si rilevano Filladi, Grezzoni e Calcari Cavernosi alterati e tettonizzati. Come per Cardoso, Stazzema, Pruno e Volegno, anche in quest’area la tipologia dei dissesti del ’96 è stata di tipo complesso con erosioni lineari in alveo, tuttora in via di risistemazione. I principali fenomeni si sono verificati lungo i fossi della Fontanella, di Pomezzana e di Caviglia, altri importanti debris flow, in buona parte bonificati si sono riattivati nella frazione di Le Calde. L’idrogeologia segue le caratteristiche delle zone limitrofe (Farnocchia, Stazzema, Cardoso, ecc.) con circolazione idrica in solchi affluenti dei fossi principali (Pomezzana-Picignana), che in occasione di eventi alluvionali rilevanti generano erosione lineare in alveo delle coperture detritiche. PONTESTAZZEMESE Sede amministrativa, crocevia delle strade per Cardoso, Stazzema Pomezzana – Farnocchia – Mulina. La Frazione insiste principalmente sulla formazione dei Grezzoni; tra Fontaneto e Fornetto affiora invece una porzione del basamento paleozoico (Filladi inferiori, Porfiroidi e Scisti porfirici), sormontata in discordanza stratigrafica dal “Verrucano”. A SudEst dell’abitato si estende una fascia orientata SudOvest – mordeste, di formazioni stratigraficamente soprastanti i Grezzoni, ovvero Brecce di Seravezza e Marmi; un contatto tettonico marca il passaggio alla formazione dello Pseudomacigno, elidendo i termini strutturalmente superiori della serie. I versanti presentano una acclività media intorno al 50 - 60 %, la quale incide poco sull’assetto geomorfologico dell’area, dove difficilmente si hanno dissesti per la struttura massiva dei Grezzoni. In località “La Risvolta” si segnala la presenza di tre frane, due quiescenti ed una attiva, che hanno interessato la copertura detritica. Sul versante a SudEst del paese si osservano, imponenti ravaneti di passate escavazioni in parte rinaturalizzati. In quest’area le conseguenze più evidenti dell’evento del ’96 sono riconducibili a forme di sovralluvionamento dei torrenti Cardoso e Vezza e limitate e concentrate forme di ruscellamento di versante. La circolazione idrogeologica è controllata dal sistema carsico del Monte Corchia, con la confluenza in fondovalle di altri sistemi idrogeologici minori del Monte Lieto e Monte Gabberi (Piccini et al.,1997), con sorgenti all’interfaccia tra le formazioni carbonatiche (Grezzoni) e le litologie scistose (Pseudomacigno, Filladi). PRUNO VOLEGNO La frazione di Pruno è posizionata a quota di 500 metri slm, su un colle soprastante il Canale di Deglio e il fondovalle di Cardoso. La formazione affiorante è riconducibile allo Pseudomacigno della Serie Metamorfica apuana, con larghe placche di detrito di versante estesamente terrazzato. Negli alpeggi delle località Tiglieta, Colle a Iapoli, Le Caselle, Pereta, Alla Tana, Ranocchiaia, Poggiovo, si sviluppa una complessa litologia del substrato con affioramenti di tutta la serie metamorfica apuana, soprattutto per le litologie dei Porfiroidi e Dolomie Scistose a Orthoceras. I Cipollini ed i Calcescisti, sono presenti in larga parte nelle località Tiglieta e La Crepata, sottoposti ad antiche escavazioni, con estesi ravaneti in parte rinaturalizzati. Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 37 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 38 La frazione di Volegno è ubicata circa 300 metri in linea d’aria da Pruno, con il quale condivide la litologia prevalente delle metarenarie, ampie estensioni di detrito spesso terrazzato e boschi di castagneto. La situazione geomorfologicamente più vulnerabile è l’area tra i due paesi (Anpa/Arpat, 1998), dove attraverso il reticolo idrografico durante l’evento del ‘96 si sono innescati fenomeni erosivi lineari e areali di grande estensione, in coltri detritiche derivate dall’alterazione delle metapeliti filladiche disposte su bed-rock a franapoggio. Verso l’Alpe di Pruno, nelle località Alla Tana, Ranocchiaia e Pereta, si è determinata instabilità per erosione lineare dei canali affluenti il torrente Deglio, frane quiescenti e ruscellamento superficiale nell’area de Le Caselle e locali dissesti corticali nella parte più alta del bacino in litologie dei Porfiroidi e Scisti Porfirici. Altre erosioni lineari in alveo di canali molto ripidi, sono avvenuti a SudOvest di Volegno, nelle località Tre Orti e Petarocchia. RETIGNANO Nei pressi della frazione i terreni affioranti appartengono alla formazione delle “Filladi Inferiori” del basamento metamorfico. La formazione è in gran parte ricoperta da un terreno di alterazione eluviale–colluviale limo argilloso, con frequenti frammenti di roccia. I dissesti rilevati sono legati a limitate forme di “debris flow” nella parte alta dell’abitato, in alcuni casi bonificate. Il paese in s.s. poggia su una coltre detritica riconducibile ad un grande dissesto gravitativo quiescente che si estende dalla loc. Pian di Scala in direzione Nord - Sud fino al piede del versante della valle del fiume Vezza (cimitero di Ruosina). Blocchi di litologie carbonatiche (Grezzoni e Marmi) associati a fenomeni di deformazioni gravitative profonde, si rilevano più a nord (Campiglia, Gordici). RUOSINA Frazione che insiste alla confluenza del torrente Giardino nel Vezza. La litologia è rappresentata dalle “Filladi Inferiori” che insistono a reggipoggio in sponda sinistra orografica del Vezza. Estesi terrazzamenti, corrispondenti a risistemazione antropica di coperture detritche e di estese paleofrane stabilizzate, interessano l’intero versante destro orografico del Versilia, fino al soprastante paese di Retignano. I maggiori dissesti sono derivati da fenomeni complessi, tuttora attivi nei pressi della frazione di Iacco, con erosioni in alveo e sovralluvionamenti. Altre forme quiescenti in detrito di versante di formazioni scistose, si rilevano nelle località Lavacchino e Nespolo ed in sponda sinistra del Vezza e nella frazione di Ontana, sul bordo di scarpa di ampie forme alluvionali terrazzate. S. ANNA DI STAZZEMA Frazione composta da vari nuclei abitati (Alla Chiesa, Sennari, Case di Berna, Vaccareccia, Argentiera) situata al di là dello spartiacque del Monte Lieto e del Monte Gabberi. Dal punto di vista geologico la zona è compresa all’interno della “Finestra Tettonica di S.Anna”, dove terreni metamorfici dell’Autoctono Auctt., costituti da Filladi inferiori, Grezzoni e Marmi, emergono al di sotto di un rilevante contatto tettonico impostato sull’orizzonte di scivolamento del Calcare Cavernoso e delle Brecce Poligeniche, con le litologie carbonatiche della FaldaToscana (Calcari a Rhaetavicula Contorta). La geomorfologia è rappresentata da spianate in coltri detritiche con limitati dissesti in forma quiescente e piccole frane attive tipo soil slip, nel fondovalle del Fosso dei Mulini. Altri limitati dissesti sono riconducibili ad erosioni in alveo sotto la parete meridionale del Monte Lieto, ed in sprofondamenti e crolli di origine indotta (da scavi minerari) nell’area di Monte Arsiccio, al contatto tra filladi e dolomie Grezzoni. L’idrogeologia superficiale è limitata alla circolazione del canale delle Piastre e del Fosso dei Mulini (o Canale del Ferraio), affluenti nel torrente Baccatoio. La presenza di scavi minerari a giorno, specie nel Fosso dei Mulini provoca la contaminazione delle acque superficiali con elementi di alterazione di minerali come ossidi di ferro, piombo, rame. TERRINCA Ubicata tra il monte Corchia a N-NE ed il monte Cavallo ad Ovest, immediatamente a valle della strada provinciale per Arni, a quota altimetrica variabile dai 470 m ai 530 m s.l.m. Nell'area Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 38 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 39 affiora la formazione delle Filladi inferiori dell'Autoctono Auctt. del basamento metamorfico apuano, gli affioramenti sono limitati e discontinui (zona alta del paese), con disposizione degli strati a franapoggio. La situazione tettonica è complicata dalla presenza di almeno tre lineazioni profonde che tagliano il paese da NordOvest a SudEst, sulle quali sono impostati i principali fossi e si sviluppa il complesso movimento gravitativo che interessa la frazione. Il versante tra "La Costa-Cerageto" ad Ovest e "S. Rocco" ad Est, è costituito da un sistema di spianate morfologiche, rappresentate da coperture detritiche che superano i 4 metri di spessore, interrotte da W verso E in corrispondenza del fosso del Solcone e del fosso del Solco, con denudamento parziale del bed-rock filladico più o meno alterato. Gli Alpeggi e insediamenti abitati estivi (Puntato e Campanice) insistono sull’Autoctono Auctt., ripiegato in modo complesso dal motivo strutturale della sinclinale del Corchia, o sui terreni di origine glaciale e post-glaciale. Tutta la frazione si sviluppa su antiche paleofrane, dove l'azione erosiva esercitata in tempi recenti dal fosso del Solco e l’evento del ’96, hanno riattivato fenomeni in fase di quiescenza. Le forme più macroscopiche interessano i primi metri di terreno, spessori più consistenti (15-30 metri) sono interessati da un lento dissesto profondo, del quale misure strumentali hanno evidenziato la superficie di scorrimento ed una evoluzione morfogenetica concentrata nella zona SudOccidentale dell’abitato, con piccoli dissesti in sponda sinistra del fosso del Solco a valle del centro abitato ed altri ad Est della località Vergaia ed a Sud del Cimitero Comunale. La situazione geomorfologica degli alpeggi di Puntato e Campanice, storicamente appartenenti al “Comunello” di Terrinca non presenta problemi rilevanti, sono presenti solo limitate forme attive tipo soil-slip, all’interfaccia tra i cordoni morenici e le coperture detritiche; ed erosioni lineari in alveo nelle parti più acclivi dei fossi della Val Terreno (loc. Gualdana) e del Canale delle Fredde (loc. Costa delle Mura). 4 CARATTERIZZAZIONE LITOTECNICA L’elaborato grafico di riferimento è la CARTA LITOTECNICA E DEI DATI DI BASE Tav 7, dove i terreni e le rocce affioranti sono state distinte ed accorpate in unità litotecniche con caratteristiche tecniche e meccaniche simili, indipendentemente dalla posizione stratigrafica e dei rapporti geometrici (indicazioni della D.C.R.T. n. 94/85), secondo lo schema che prevede tre principali gruppi: successioni lapidee - alternanze di litotipi lapidei e argillosi - successioni ghiaiose, sabbiose, argillose, e vari sottogruppi 4.1 SUCCESSIONI LAPIDEE 1A - Rocce lapidee massive: rocce non stratificate e/o grossolanamente stratificate In questa categoria sono inserite le rocce prevalentemente carbonatiche, con grado di fratturazione medio e caratteristiche geomeccaniche discrete: • Grezzoni (gr) • Brecce di Seravezza e scisti a cloritoide (br) • Marmi a megalodonti e marmi dolomitici (md) • Marmi (m) • Calcari selciferi a Entrochi (cse) • Calcare massiccio (cm); 1B - Rocce lapidee stratificate formazioni con stratificazione sviluppata e persistente, grado di fratturazione medio alto e caratteristiche geomeccaniche medie: • Porfiroidi e scisti porfirici e metarenarie quarzose (pf) • Verrucano e formazione di Vinca (vr) • Calcari selciferi (cs) • Calcari a Nummuliti cipollini e scisti sericitici (sc) Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 39 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche • • • • • 40 Calcari e marne a Rhaetavicula contorta (cr) Rosso ammonitico (ra) Calcari selciferi inferiori (csi) Calcari selciferi superiori (css) Maiolica (mac) 1C - Rocce lapidee con scistosità molto pervasiva essenzialmente rocce metamorfiche, dove la scistosità è la causa principale delle scarse proprietà geomeccaniche della roccia: • Filladi inferiori (fi) • Dolomie scistose a Orthoceras e calcari rossi nodulari (co) • Filladi sericitiche ed Anageniti (fs) 1D - Rocce lapidee brecciate rocce in cui la fratturazione e dissoluzione carsica raggiunge livelli importanti, tanto da far decadere localmente le caratteristiche geomeccaniche dell’ammasso: • Brecce di Metato (bme) • Calcare Cavernoso (cv) • Dolomie Cataclastiche (dc) 4.2 SUCCESSIONI CON ALTERNANZE LITOIDI LAPIDEE E ARGILLITICHE 2A - Rocce con litotipi lapidei prevalentemente arenacei o calcarenitici rocce con alternanza di facies prettamente lapidee e argillitiche (marnose o siltose), caratterizzate da discreta fratturazione, assenza di fenomeni carsici e discrete caratteristiche geomeccaniche: • Calcari a Nummuliti (cn) • Macigno (mg) 2B - Rocce con litotipi lapidei a grana fine rocce caratterizzate da elevato grado di fratturazione, medio bassa resistenza meccanica e caratteristiche geomeccaniche da medie a scadenti: • Diaspri e calcescisti (d) • Pseudomacigno (pmg) • Marne a Posidonia (mp) • Diaspri (di) 2C - Rocce con litotipi prevalentemente argillitici a struttura ordinata rocce caratterizzate da un elevato grado di fratturazione e microfratturazione, bassa resistenza meccanica e caratteristiche geomeccaniche scadenti: • Scaglia toscana (st) 4.3 SUCCESSIONI CONGLOMERATICHE (O GHIAIOSE), SABBIOSE, ARGILLOSE Depositi Quaternari sciolti o scarsamente cementati, con caratteristiche geomeccaniche complessivamente medio basse. 3A – Ravaneti 3B – terreni ghiaioso sabbioso limosi soggetti ad evoluzione per ordinari processi fluviali da sciolti ad addensati (depositi alluvionali recenti (al)) 3C – terreni a granulometria mista, molto eterogenei, da sciolti a mediamente addensaticonsistenti (depositi detritici di versante (dt) 3D – terreni a granulometria variabile in matrice limoso sabbiosa con vario grado di cementazione (depositi glaciali e fluvio glaciali (mo) Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 40 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 41 5 DATI GEOGNOSTICI E GEOTECNICI Per completare l’insieme dei dati del quadro conoscitivo territoriale, in Tav. 7 si è riportato l’ubicazione delle indagini geognostiche note, eseguite a supporto di lavori pubblici e privati. L’illustrazione delle prove riportate in All. 6, permette di estrapolare una prima caratterizzazione geotecnica dei terreni, sicuramente non esaustiva a livello generale vista l’estrema variabilità del territorio, comunque significativa per una prima classificazione. I dati presenti sul territorio risultano comunque discontinui ed insufficienti ad una dettagliata zonazione geotecnica; in generale si ritiene che problemi legati alle caratteristico fisico meccaniche dei terreni (capacità portante e cedimenti), soprattutto in corrispondenza di vaste e consistenti aree di affioramento eluvio colluviale, siano da affrontare e risolvere a livello di intervento diretto. 6 INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA In Tav. 7, oltre all’ubicazione delle prove geognostiche, è riportata l’ubicazione dei lavori di messa in sicurezza eseguiti a seguito dell’evento del 1996 reperiti presso gli archivi dei vari enti pubblici: Comune, Comunità Montana, Provincia, Regione Toscana, Genio Civile, ecc., rappresentati con indicazione generica per estensione areale e tipologia di intervento: − − − − − − − − − − bonifiche di frane briglie interventi in alveo interventi di ingegneria naturalistica palificate muri reti paramassi sistemazioni idrauliche lavori stradali altro (categoria comprendente quanto non ricade nelle precedenti) Note le caratteristiche dei lavori riportata in Allegato 3, un confronto tra la carta CARTA LITOTECNICA E DEI DATI DI BASE di Tav 7 e la CARTA GEOMORFOLOGICA di Tav. 3, permette un immediato raffronto tra le aree vulnerate e vulnerabili. 7 PERICOLOSITÀ La CARTA DELLA PERICOLOSITA’ rappresenta l’elaborato finale dei dati raccolti, carta tematica di sintesi finalizzata alla definizione del grado di dissesto geomorfologico idrogeologico ed idraulico del territorio comunale, sulla base della quale deve orientarsi la pianificazione urbanistica. Rappresenta l’elaborato dove sono presi in considerazione i fenomeni di instabilità e tutte le problematiche che possono limitare le attività dell’uomo, la loro intensità e probabilità di occorrenza. Note le norme del PTC della Provincia di Lucca, integrando e ampliando l’art. 3.1 della DCRT 94/85, e tendo conto dei P.A.I. dei due bacini interessati (Toscana Nord e Serchio), in relazione alle principali problematiche presenti sul territorio per condizioni geomorfologiche ed idrauliche, articolando l’intero territorio comunale in classi e sottoclassi di pericolosità, sono stati prodotti due elaborati cartografici. • CARTA DELLA PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA in Tav. 9 • CARTA DELLA PERICOLOSITÀ IDRAULICA in Tav. 10 Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 41 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 42 Per le U.T.O.E., è stato prodotto un elaborato di sintesi (Tav. 11), dove sono indicati i tipi di pericolosità prevalente nelle zone che riguardano la pianificazione urbanistica: • CARTA DELLA PERICOLOSITÀ DI SINTESI in Tav. 11 Inoltre, vista la classificazione sismica del territorio comunale (zona sismica 3 dell’Ordinanza P.C.M. 3274/03), sempre seguendo le direttive del PTC, sono state prodotte le carte della pericolosità sismica, evidenziando le zone che per condizioni geologiche e geomorfologiche possono subire alterazioni permanenti e non del suolo, a causa della risposta sismica locale: • CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA GENERALE Tav. 12 • CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA DELLE UTOE in Tav. 13 Nei paragrafi seguenti saranno descritte nel dettaglio le metodologie di realizzazione e le sintesi finali delle carte di pericolosità. Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 42 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 43 7.1 PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA L’elaborato deriva da una serie di dati raccolti ed analizzati secondo lo schema seguente Rilevamento geomorfologico Rilevamento geologico Calcolo automatico dell’acclività Acquisizione vettoriale delle entità geolitologiche Acquisizione vettoriale entità cliviometriche Controllo foto aeree Acquisizione vettoriale entità geomorfologiche Carta geomorfologica Classificazione pericolosità entità geomorfologiche Carta litotecnica Carta delle acclività Classificazione pericolosità entità litologiche Classificazione pericolosità entità cliviometriche Sovrapposizione tematismi e calcolo della media delle entità ottenute Riclassificazione entità pericolosità geomorfologica Carta della pericolosità geomorfologica Per realizzare la carta della Pericolosità Geomorfologica, sono stati sovrapposti i parametri geologico-litotecnici, geomorfologici e clivometrici, assegnando ad ognuno un “valore” variabile da un minimo di 1 ad un massimo di 4: Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 43 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 44 Pendenza Classi di appartenenza 0 – 15 % 15 – 25 % 25 – 35 % > 35 % valore di pericolosità 1,5 2 3 4 Litologia Classi litologiche Rocce massive Rocce stratificate Rocce scistose valore di pericolosità 1,5 2 2,5 Geomorfologia Classi geomorfologiche Depositi alluvionali Detrito/detrito crionivale Ravaneti Rocce montonate/morene Dissesto da ruscellamento Dissesto da ruscellamento bonificato Frane attive Frane quiescenti Frane bonificate Cono di detrito Deformazione gravitativa profonda di versante Terrazzi alluvionale valore di pericolosità 2 2,5 3 1,5 4 2,5 4 3,5 2,5 3 3,5 2,5 Dalla sovrapposizione dei tre tematismi con procedimento informatico (software GIS) e semplice algoritmo di calcolo, si è ottenuto un “valore numerico finale”. Successivamente e dopo verifica diretta sul terreno specialmente in relazione alle UTOE, il “valore numerico finale” è stato inserito nelle classi di pericolosità definite dalla L.R. 17.04.1984 n. 21, tenuto conto delle prescrizioni derivanti dal PTC e dei PAI T.N. e Serchio. Nell'elaborato finale (Tav. 9), sono riportate le perimetrazioni delle 5 classi di “pericolosi” individuate (2g; 3ag; 3bg; 3d e 4g) relativamente a problematiche di natura geomorfologica in condizioni statiche, senza tener conto di sollecitazioni dinamiche di tipo sismico. CLASSE 2g - pericolosità geomorfologica bassa (classe 2 D.C.R. n. 94/85) corrisponde a situazioni geologiche, geotecniche e morfologiche apparentemente stabili, sulle quali permangono dubbi che potranno essere chiariti a livello di indagini geologiche e geotecniche di supporto agli strumenti urbanistici attuativi ed alla progettazione edilizia, condotte ai sensi del D.M.11.03.88. Sono incluse in questa classe le aree prive di forme e processi geomorfologici attivi o quiescenti, nelle quali sulla base di valutazioni geologiche, litotecniche e clivometriche, sono prevedibili limitati processi di degrado superficiale riconoscibili o neutralizzabili a livello di intervento diretto: • aree di fondovalle non suscettibili di subsidenza • aree di fondovalle con depositi alluvionali recenti o terrazzati prevalentemente grossolani, poco maturi dal punto di vista tessiturale (scarsa classazione, basso grado di diagenesi, presenza di una certa percentuale di matrice fine), soggetti ad eterogeneità in senso verticale ed orizzontale. Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 44 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 45 La progettazione edilizia dovrà essere supportata da indagini geologiche, geomorfologiche, geotecniche di approfondimento, condotte a livello di "ambito geomorfologico significativo", da eseguirsi ai sensi del D.M. 11.03.1988. CLASSE 3ag - pericolosità geomorfologica medio-bassa aree che non presentano fenomeni di dissesto attivi o quiescenti, dove le condizioni geomorfologiche, litotecniche o clivometriche non permettono di escludere l’innesco di fenomeni gravitativi di bassa intensità: • versanti ad elevata acclività (pendenza >35%) con litologie non scistose affioranti e subaffioranti • frane bonificate, apparentemente stabilizzate e relative aree di influenza • detrito apparentemente stabile su versante non acclive (pendenza < 35%) La Classe 3ag include parte della classe 3 della D.C.R. 94/85, maggiormente rappresentata nella dorsale centrale che fa capo al sistema del Corchia, nella zona di Arni Campagrina a Nord e nella zona di S. Anna Monte Gabberi a Sud. La zona della dorsale Matanna Nona Procinto Monte Croce e Forato e in tutto il territorio posto ad Est, compreso l’abitato di Palagnana. La presenza della classe 3ag è essenzialmente legata alla pendenza; infatti gran parte del territorio comunale è acclive, con pendenza superiore al 35%. La progettazione edilizia ed i piani attuativi ricadenti in questa classe, dovranno essere supportati da indagini geologiche, geomorfologiche, geotecniche di approfondimento, condotte a livello di "ambito geomorfologico significativo", da eseguirsi ai sensi del D.M. 11.03.1988, ivi comprese verifiche di stabilità prima e dopo l’intervento. CLASSE 3bg - pericolosità geomorfologica medio-alta aree prive di dissesti attivi, in cui le condizioni geomorfologiche, litotecniche o clivometriche non permettono di escludere l’innesco di fenomeni gravitativi di media intensità e la riattivazione di fenomeni quiescenti: • versanti ad elevata acclività con litologie affioranti e subaffioranti riconducibili a formazioni dello Pseudomacigno e delle Filladi Inf. • coperture detritiche potenzialmente instabili su versanti acclivi (>35%) • frane quiescenti e relative aree di influenza • deformazioni gravitative profonde. Aree potenzialmente franose per caratteristiche litologiche o geomorfologiche, presenti estesamente in particolare su due grandi aree poste al confine occidentale (frazioni di Gallena Ruosina, Retignano, Terrinca e Levigliani) e nell’intorno degli abitati di Pruno Volegno Cardoso, Stazzema Pomezzana e Farnocchia. Questa classe, comprende parte della classe 3 dalla DCR 94/85 non inclusa in 3ag. Le indagini di approfondimento a supporto degli interventi edilizi e dei piani attuativi, da eseguirsi ai sensi del D.M. 11.03.1988, dovranno essere estese all’ambito geomorfologico significativo e documentare la dinamica complessiva del versante e l’areale potenzialmente coinvolgibile. Gli interventi saranno attuabili solo dopo la dimostrazione dell'esistenza o il raggiungimento di adeguati condizioni di sicurezza e di mitigazione del rischio. CLASSE 3d - Pericolosità media da colate detritiche torrentizie le aree con colate detritiche torrentizie cartografate in 3d, sono state individuate partendo da valutazioni su dati storici verificati con il criterio dei punteggi del PTC. Sono le aree interessate dall’evento alluvionale del ’96 da fenomeni di sovralluvionamento in alveo alle quali si è attribuita pericolosità media, anche a fronte dei numerosi lavori di sistemazione idraulica realizzati lungo i corsi d’acqua. In tali aree nuove previsioni edificatorie potranno essere consentite solo se supportate da ulteriori studi e verifiche finalizzate alla valutazione del rischio effettivo e dal progetto di massima delle opere tese alla mitigazione del rischio. I piani attuativi saranno approvabili e gli interventi diretti abilitabili solo contestualmente all'approvazione della progettazione esecutiva delle opere di mitigazione. Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 45 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 46 CLASSE 4g - Pericolosità geomorfologica elevata corrisponde alla classe di pericolosità geomorfologica massima definita dalla DCR 94/85, che include i fenomeni di dissesto attivi con relative aree di influenza: • zone interessate da frane in atto e loro intorno suscettibile di coinvolgimento nel dissesto • erosioni in alveo attive e loro intorno suscettibile di coinvolgimento nel dissesto All'interno delle aree inserite in classe 4g sono ammessi interventi finalizzati alla bonifica, oltre a quelli di manutenzione straordinaria dei manufatti edilizi e delle infrastrutture esistenti e alla riduzione della loro vulnerabilità. I progetti di bonifica e consolidamento, dovranno essere supportati da specifiche indagini e verifiche geologiche, geomorfologiche e geotecniche di approfondimento eseguite ai sensi del D.M. 11.03.1988. 7.2 PERICOLOSITÀ SISMICA La pericolosità sismica esprime la probabilità che in un certo intervallo di tempo un’area sia interessata da terremoti che possono produrre danni. La pericolosità sismica prescinde da tutto ciò che l’uomo ha costruito e dipende dal tipo di terremoto, dalla distanza dall’epicentro della località interessata nonché dalle condizioni geomorfologiche. La materia legislativa riguardante l’applicazione della Ordinanza del P.C.M. 3274/03 che classifica il territorio comunale in zona sismica 3, con accelerazione convenzionale massima amax = 0.15g, non è stata adeguata dalla Regione Toscana in relazione agli atti di pianificazione urbanistica. La vigente normativa regionale (L.R. 21/84 e DCRT 94/85), inserisce le zone con accelerazione sismica convenzionale massima amax < 0.20g in classe 3, per la quale i tipi e gli effetti che devono essere presi in considerazione sono: Instabilità dinamica per cedimenti e cedimenti differenziali (che può interessare i depositi alluvionali e le fasce detritiche) Instabilità dinamica per fenomeni franosi (che può interessare gli accumuli di frana ed i pendii ad elevata acclività con terreni sciolti o poco addensati) Amplificazione per effetti morfologici (che può interessare i bordi dei terrazzi e delle valli fluviali) Seguendo le direttive del PTC, per i comuni classificati sismici le indagini di supporto alla pianificazione urbanistica devono evidenziare condizioni geologiche e geomorfologiche che possono produrre alterazioni della risposta sismica locale con deformazioni permanenti e non del suolo, riconducibili in due classi: CLASSE 4t - Pericolosità sismica elevata aree interessate da fenomeni attivi, suscettibili per costituzione geologica e/o morfologica, di subire deformazioni permanenti del suolo e/o fenomeni di elevata amplificazione della sollecitazione sismica. CLASSE 3t - Pericolosità sismica media aree non interessate da fenomeni attivi, suscettibili per costituzione geologica e/o morfologica di subire fenomeni di moderata amplificazione della sollecitazione sismica, senza deformazioni permanenti del suolo. Nelle CARTE DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA Tavv. 12 e 13, sono state considerate “aree suscettibili di subire fenomeni di elevata deformazione permanente del suolo” le sole frane attive, inserite in classe “4t”. Per la classe “3t”, si ritiene necessario un doveroso approfondimento di studio, per una valutazione più attendibile della “suscettibilità” del sulo a subire deformazioni permanenti e non, nuove previsioni edificatori consentite solo se supportate a livello di R.U. da approfondimenti della pericolosità e da indicazioni o prescrizioni per la progettazione degli interventi finalizzati alla mitigazione dle rischio. Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 46 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 47 7.3 PERICOLOSITÀ IDRAULICA In base alle norme del PTC, la valutazione del grado di pericolosità idraulica di un’area deve scaturire da tre diverse tipologie di ricerca ed accertamenti: 1. caratterizzazione degli eventi alluvionali storici 2. studi geomorfologici finalizzati alla delimitazione delle aree di pertinenza fluviale 3. studi idrologici idraulici tesi a determinare il rischio di inondazione con metodi statisticoprobabilistici Nel presente lavoro sono stati affrontati i primi due punti, per il terzo e relativamente alla sicurezza idraulica, noti gli atti dei PAI T.N. e Serchio che hanno valore di piano territoriale di settore ed integrano gli strumenti di governo del territorio, si è ritenuto corretto recepire in toto quanto in essi contenuto. Nella CARTA DEGLI AMBITI E DELLE PERTINENZE IDRAULICHE Tav. 8, sono state delimitate le aree di pertinenza fluviale e l’ambito “B” dei corsi d’acqua: • ao – alveo fluviale in modellamento attivo, porzione di alveo in modellamento attivo raggiungibile dalla piene stagionali, non necessariamente corrispondente al letto di magra. I suoi limiti comprendono le fasce laterali di 10 metri corrispondenti all’Ambito “A1” definito dall’art. 65 del PIT. • ae – aree di naturale esondazione: aree di fondovalle caratterizzate da indicatori idrogeomorfologici e biologici naturali riconoscibili in loco e con fotointerpretazione, nelle quali il legame con il corso d’acqua è ancora evidente, a prescindere dalla presenza di interventi antropici e delle condizioni di pericolosità idraulica. • ae1 – aree di naturale esondazione: aree di fondovalle in cui a seguito ai lavori di messa in sicurezza eseguiti dopo l’alluvione del ’96, il legame con il corso d’acqua non è più testimoniato da indicatori idrogeomofologici e bilogici naturali riconoscibili in loco. Rispetto ai contenuti della 230/94 il PTC precisa che per i corsi d’acqua elencati in Appendice 1: 1. Torrente Capriola 2. Torrente Deglio 3. Torrente Cardoso 4. Torrente Giardini 5. Turrite Di Palagnana 6. Fiume Vezza L’ambito “B” coincide con le aree di naturale esondazione (ae e ae1) sopra descritte. Nei tratti dove il corso d’acqua non è dotato della fascia di naturale esondazione, ed in tutti gli altri corsi d’acqua censiti nella DCRT 230/94, a norma della stessa DCR l’ambito “B” è stato valutato con criterio altimetrico e geometrico. L’Ambito “A2” come definito dalla DCRT 230/94 per i corsi d’acqua di larghezza maggiore di ml 10 (fiume Vezza/Cardoso eTurrite Secca) rientra nella fascia (ae/ae1); determinato secondo i criteri della citata Delibera quando non è presente tale fascia. La CARTA DELLA PERICOLOSITA’ IDRAULICA di Tav. 10 è stata redatta considerando i corsi d’acqua indicati nella Tabella seguente: Turrite Secca Fiume Vezza Canale delle Fredde Fosso delle Rove Canale delle Verghe Fosso Rimondina Fosso delle Mulina Canale di Deglio Fosso delle Piastre Fosso Capriolo di Cerageta Canale dei Mulini Turrite di Gallicano Fosso del Fondo Torrente Cardoso Fosso di Pomezzana Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 47 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche Turrite di Gragnana e Palagnana Fosso di Picignana Canale del Giardino Fosso Brunettina Canale delle Lame Fosso del Caseto Canale del Bosco Fosso di Levigliani Fosso della Grotta 48 Fermo restando che l’Alveo fluviale in modellamento attivo (ao), sottoposto ai vincoli derivanti dal: • P.I.T (art. 65 e 75); • P.T.C. (art. 3.1.2 e appendice 1 art. 2.2.4) • PAI Toscana Nord (art. 21 Norme di Piano) e Serchio (art. 9 Norme di Piano) è inserito in classe di pericolosità (4i) con tutte le limitazioni conseguenti; le classi di pericolosità cartografate sulla base di quanto acquisito nel PAI Toscana Nord e dal PAI del Serchio, sono le seguenti: CLASSE (1i) pericolosità irrilevante Aree collinari o montane sopraelevate di almeno 1 metro rispetto al limite esterno dell’alveo di naturale esondazione o 2 metri rispetto al ciglio di sponda, prive di notizie storiche di precedenti inondazioni, allagamenti o ristagni. In queste zone non sono previste limitazioni né approfondimenti di indagine. CLASSE (2i) pericolosità bassa Aree di fondovalle con notizie storiche di eventi alluvionali eccezionali di classe III o superiore, considerate in condizioni di sicurezza idraulica dall’Autorità di Bacino Toscana Nord per lavori di messa in sicurezza posteriori agli episodi di esondazione el ‘96. In queste zone sono previste limitazioni ed approfondimenti di indagine solo per interventi incidenti sulla pericolosità idraulica dell’area, interventi che saranno definiti a livello di R.U. CLASSE (3ai) pericolosità medio bassa aree del Bacino del Serchio, definite come “Aree a moderata probabilità di inondazione ed aree di pertinenza fluviale disponibili per la regimazione idraulica”. Queste zone sono soggette ad edificabilità condizionata, a norma dell’Art. 23 delle Norme di Piano del P.A.I. del Fiume Serchio. Studio di geologia tecnica dott. Geol. Rinaldo Musetti via Circonvallazione 34/t Viareggio 48 Piano Strutturale Comune di Stazzema prov. Lucca – indagini geologico tecniche 49 8 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − − G. TARGIONI TOZZETTI (1773) – Relazioni di alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana – XII voll. , Vol. 6 , Ristampa Anast. A. Forni, Bologna. D. 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