Descrizione ecologica e botanica. Osservando la copertura vegetale di questo ampio territorio si è portati a considerarla stabile e immutabile nel tempo, ma questa prima impressione si dipana velocemente ad un esame più approfondito: esiste una tendenza evolutiva sempre in moto, che determina una transizione graduale da una comunità iniziale ad una finale attraverso tutta una serie di stadi evolutivi intermedi che possiamo trovare analizzando la vegetazione dei luoghi. Vie è da rilevare, inoltre, che questo processo, nel comprensorio in questione, ha subito l’azione umana, con risultati spesso contraddittori. L’area, che rappresenta la propaggine settentrionale delle Alpi Apuane, presenta caratteristiche simili a quelle di tutta la catena montana, con il succedersi di comunità vegetali ben identificabili e esaurientemente descritte in innumerevoli ricerche e lavori scientifici. Le notevoli variazioni d’altitudine, la diversa morfologia e le variabili condizioni climatiche dell’area interessata, determinano un susseguirsi di diverse e complesse fasce vegetazionali. Vediamo, in sintesi, quali sono i fattori che determinano queste diversità. Il primo è la grande variabilità dei microclimi presenti nella zona. Alle quote più basse (pianura apuana) è presente la macchia mediterranea, e a livello di colture troviamo la vite e l’olivo nelle aree prossime ai centri abitati. Si sottolinea la presenza dei vigneti che coprono le colline del Candia e di Moneta (ma troviamo anche piccole vigne a quote più elevate nei paesi di Castelpoggio e Bergiola per esempio) e degli oliveti sulle colline del Candia e attorno ai numerosi centri abitati che circondano Carrara. Nelle valli più interne o alle quote più alte, gli inverni a volte si prolungano fino ai primi di Maggio. Alle differenze climatiche si aggiunge il repentino cambiamento d’altitudine che nell’arco di una ventina di chilometri, dalla costa porta (quindi dal livello del mare) a superare i 1700 metri del monte Sagro, determinando una grandissima varietà di ambienti, situazioni ecologiche e botaniche. Il secondo fattore che influenza la distribuzione floristica, è il frequente cambiamento della composizione del terreno. Si passa da zone calcaree le cui rocce permeabili all’acqua (grazie al fenomeno del carsismo) rendono i terreni piuttosto aridi nei primi strati nel profilo del terreno, alle zone con prevalenza di terreni acidi e più ricchi d’acqua. A questo cambiamento dei terreni corrispondono variazioni della vegetazione facilmente rilevabili. Il terzo fattore che ha inciso sulla distribuzione e composizione vegetazionale, è stata l’attività dell’uomo che ha modificato la situazione originaria per adattarla alle proprie esigenze economiche di sopravvivenza. Questo ha comportato nella pianura e nella fascia pedo-montana la distruzione della macchia mediterranea e l’introduzione di del Castagno come nel caso specifico dei paesi montani di Castelpoggio, Noceto, Bedizzano, Bergiola, e in parte di Colonnata nell’area del Vergheto. Il quarto fattore che ha permesso la presenza e la formazione di specie botaniche del tutto particolare, è stato l’isolamento geografico della catena Apuana. Questo ha permesso la sopravvivenza di numerose specie rare e l’evoluzione di numerose specie endemiche, in altre parole, presenti soltanto sulle Apuane. Nella pianura e sulle colline calcaree del versante marittimo, che si estendono fino a 300 – 500 m.t d’altitudine, prevale ancora la “macchia mediterranea”, caratterizzata da Leccio (Quercus Ilex), e altre sclerofille sempreverdi quali: Phillyrea latifolia, Arbuts unedo (Corbezzolo), Myrtus communis (Mirto), Pistacia lentiscus (Lentisco), Viburnum tinus (Lentaggine), e varie specie di Pinus. Sopra i 300 – 500 m.t fino alla quota di 700 - 800. m.t. circa di altitudine, prevalgono fitocenosi di Pinus pinaster (Pino marittimo), di Castanea sativa (Castagno). A proposito del castagno, la pianta regina della montagna apuana si rimanda ad altri approfondimenti più completi. Altre essenze sono Cistus salvifolius, (Ulex europaeus (Ginestra), Erica arborea (Scopa), Caluna vulgaris (Brentine), Laburum anagyroides (Maggiociondolo), Alnus glutinosa (Ontano), Quercus ilex (Leccio). Attorno al paese di Castelpoggio, lungo i sentieri che conducono alle quote più elevate (Gabellaccia, La Maestà,) abbiamo i cosiddetti “querceto-carpineti”, costituiti prevalentemente da Ostrya carpinefolia, (Carpino nero) e da Quercus pubescens (roverella), Erica herbacea, oltre che da Fraxinus ornus (Orniello), Fraxinus excélsior (Frassino) Acer opulifolium e Acer campestre (Acero campestre) Corylus avellana (Nocciolo). Associate a queste piante, nei versanti più soleggiati troviamo anche essenze della caratteristica flora mediterranea che generalmente vegetano a quote inferiori. Al di sopra di questa fascia e soprattutto nei versanti più interni, si trova il “cerreto-carpineto”, caratterizzato da Quercus cerris (cerro) e Carpinus betulus (Carpino bianco). Nelle aree più elevate (sopra la Gabellaccia e in particolare nel comprensorio di Campocecina), ossia a partire dagli 800 - 900 metri fino ai circa 1500 metri del Monte Borla, s’incontra, sia su terreni silicei sia su rocce calcaree, il bosco di Fagus sylvatica (Faggio), accompagnato dalla flora più caratteristica della “Faggeta” Oxalis acetosella, Prenanthes purpurea, Asperula odorata, Dentaria bulbifera. Associate a queste essenze troviamo vasti rimboschimenti a Pino nero (Pinus nigra) e ad Abete Bianco (Abies alba) effettuati dall’uomo a partire dal secondo dopoguerra. Anche la faggeta ha rappresentato un’importante risorsa per l’uomo poiché il suo legname era utilizzato per fare il carbone di legna, fonte energetica non solo per il riscaldamento domestico, ma anche per le piccole attività artigianali. Per tale scopo ma anche per ricavare nuovi pascoli, in passato molte faggete sono andate distrutte; solo a partire dal secondo dopoguerra, grazie ai vincoli a cui sono stati sottoposti i tagli di piante e alla cessazione dello sfruttamento del territorio, questa essenza ha ripreso campo. Associata ai boschi di faggio e cerro, o da sola, spesso si trova la Betulla (Betula pendula), questa pianta si sta diffondendo perché nei versanti più interni ed umidi ha trovato habitat adatti. Al di sopra della faggeta è possibile trovare le brughiere a mirtilli (Vaccinum myrtillus, V. gaulthherioides, Empetrum nigrum,ecc), e Lamponi (Rubus idaèus), tuttavia sulle vette delle Apuane, per la loro natura calcarea, sono più comuni le praterie e i pascoli cucuminali di tipo Alpino e subalpino, ricche di Paleo (Brachypodium pinnatum) e Sesleria (Sesleria tenuifolia) – vedi Monte Sagro. A causa delle variazioni climatiche avvenute nel corso dei millenni, i piani vegetazionali per alcune specie sono cambiati, abbassandosi o alzandosi in altezza. Tipico è l’esempio del Faggio, che lungo le valli interne può scendere fino ai 400 - 500 m.t, o ancora il Ginepro fenicio (Juniperus phoenicea), che normalmente vive sulle rupi marine, ma qui si trova lungo i pendii soleggiati della parte marina delle Apuane, fino ai 1000-1100m.t di quota. La regione delle Apuane è caratterizzata inoltre da un elevato numero di specie endemiche. Gli endemismi si distinguono in: -Specie disgiunte: piante che un tempo avevano un areale più vasto, poi per vari motivi si sono ritirate lasciando qua e là delle isole che sopravvivendo e spesso seguendo una loro evoluzione hanno finito col produrre specie differenziate tra loro. Si rammenta per importanza la Centaurea montis-borlae che cresce solo alle pendici del Monte Borla . Ricchissima sulle Apuane è anche la famiglia delle Sassifraghe, tra cui annovera la Saxifraga caesia, S. pedunculata, e la S. callosa ssp. Callosa, quest’ultima presente solo nelle Alpi Marittime e Appennino settentrionale. - Specie vegetali che a causa delle particolarità geomorfologiche e climatiche della catena Apuana, hanno dato vita ad evoluzioni particolari, con formazione di essenze che si trovano in determinati habitat e spesso in situazioni ecologico-ambientali difficili per la loro sopravvivenza. Tra le specie del secondo caso si annovera: Globularia incanescens, Santolina pinnata, il Cerastium apuanum, il Salix crataegifolia. Infine le numerose specie officinali, presenti su questo territorio, tra le quali menzioniamo la Santoreggia (Satureia montana), la Borragine (Borrago officinalis), la Valeriana (Valerìana officinalis, V. montana), l’Elleboro (Helleborus viridis), la Peonia (Paeonia officinalis) e le altre essenze officinali ed aromatiche mediterranee: l’Origano (Origanum vulgare) la Nepetella (Calamìntha népeta), il Timo (Tymus serpillum) ecc.