1 Economia aperta: definizioni Bilancia dei pagamenti (documento contabile che registra tutte le transazioni tra residenti nazionali e residenti esteri: con segno positivo sono registrate le transazioni che comportano pagamenti dall'estero, con segno meno le transazioni che comportano pagamenti verso l'estero): Conto corrente Esportazioni e importazioni di beni Esportazioni e importazioni di servizi Redditi da e verso l'estero Trasferimenti unilaterali in conto corrente Conto capitale Acquisizioni e cessioni di attività intangibili (brevetti, ecc.) Trasferimenti unilaterali in conto capitale Conto finanziario Investimenti diretti Investimenti di portafoglio Derivati Altri investimenti Variazione riserve ufficiali segno + segno – Esportazioni di beni e servizi Importazioni di beni e servizi Redditi dall'estero Redditi verso l'estero Trasferimenti unilaterali dall'estero Trasferimenti unilaterali verso l'estero Aumento delle passività verso l'estero (CF): Acquisizione di attività sull'estero (CF): Investimento diretto dall'estero Investimento diretto all'estero Vendita di titoli a operatori esteri Acquisto di titoli esteri Incremento dei debiti commerciali Aumento dei crediti commerciali o bancari sull'estero o bancari sull'estero Diminuzione delle riserve ufficiali Aumento delle riserve ufficiali Al netto di mancate o erronee registrazioni (comprese nella voce Errori e omissioni), il saldo contabile complessivo della bilancia dei pagamenti deve sempre essere uguale a zero, poiché di ogni transazione viene anche registrato il corrispettivo finanziario (ovvero l'effettivo pagamento). Ad esempio, per la vendita all'estero di un certo quantitativo di beni (esportazione) a fronte della voce con segno positivo registrata nel conto corrente ci sarà anche una voce con segno negativo nel conto finanziario, che equivale o all'ingresso di valuta (aumento delle riserve ufficiali) se il pagamento è effettuato in contanti, o all'accensione di un credito verso l'estero. Per costruzione, la somma dei saldi del conto corrente e del conto capitale (che chiameremo saldo dello scambio di beni e servizi, PC, v. oltre) corrisponde a meno di "errori ed omissioni" al saldo, cambiato di segno, del conto finanziario. Quest'ultimo saldo, ancora cambiato di segno, corrisponde, a meno degli aggiustamenti di valutazione, alla variazione della posizione finanziaria netta del paese verso l'estero (la posizione finanziaria netta deriva dal saldo di tutte le attività sull'estero e le passività verso l'estero di tutti i soggetti pubblici e privati che compongono l'economia nazionale). Dal punto di vista economico ciò che conta è il saldo economico della bilancia dei pagamenti, che è pari alla somma del saldo dei tre conti escludendo però dal conto finanziario la variazione delle riserve ufficiali e le modifiche della posizione netta sull'estero delle banche. Il saldo economico 2 della bilancia dei pagamenti, indicato con BP, può essere in avanzo, in pareggio o in deficit e determina la tendenza del tasso di cambio a variare (v. oltre). Tasso di cambio nominale bilaterale (e): prezzo della valuta nazionale in termini di una valuta estera (quotazione certo per incerto). Con questo tipo di quotazione, aumenti del tasso di cambio e equivalgono ad apprezzamenti della valuta nazionale, ne risultano pertanto disincentivate le esportazioni (che si riducono in quantità) e incentivate le importazioni. Diminuzioni del tasso di cambio equivalgono a deprezzamenti della valuta nazionale (con effetti positivi sulla quantità di esportazioni e negativi sulla quantità di importazioni). Tasso di cambio reale bilaterale (er): tasso di cambio nominale ponderato per il rapporto tra gli indici di prezzo interni (P) ed esteri (PF) er = eP/PF è anche detto “indice di competitività” (suoi aumenti implicano diminuzioni di competitività delle merci nazionali, e viceversa). Se aumenta er, si esporta di meno (in quantità) e si importa di più (sempre in quantità), e viceversa. Il tasso di cambio nominale viene determinato sul mercato valutario o mercato dei cambi, su cui si scambiano le diverse valute utilizzate per i pagamenti internazionali. Per effettuare pagamenti all'estero gli operatori nazionali devono acquistare (cioè domandare al sistema bancario) valuta estera in cambio della quale cedono valuta nazionale; mentre gli esportatori e tutti gli operatori nazionali che ricevono pagamenti dall'estero fanno affluire (offrono) valuta estera al sistema bancario nazionale (in ultima istanza alla banca centrale) in cambio della quale ricevono valuta nazionale. Questi flussi di valuta estera domandata e offerta contro valuta nazionale formano il mercato dei cambi. Il prezzo che si forma sul mercato dei cambi è il tasso di cambio. Vediamo ad esempio il funzionamento del mercato euro contro dollaro: domandano dollari gli importatori europei, offrono dollari gli esportatori europei domandano euro gli importatori statunitensi, offrono euro gli esportatori statunitensi Nella realtà la domanda e l'offerta delle due valute è connessa anche alla domanda e all'offerta di tutte le altre valute. Ma supponendo per un momento che esistano soltanto euro e dollaro, ogni aumento della domanda di dollari equivale a una diminuzione della domanda di euro e viceversa. Dunque, se ad esempio nell'area euro le importazioni e le altre transazioni che comportano pagamenti verso l'estero superano (in valore) le esportazioni e le altre transazioni che comportano pagamenti dall'estero, ovvero se la bilancia dei pagamenti dell'area euro è in deficit, ne segue che la bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti è in surplus (per ipotesi il mondo è fatto soltanto di due zone); dunque la domanda di dollari contro euro eccede l'offerta di dollari contro euro e il prezzo del dollaro contro euro tende ad aumentare: il tasso di cambio euro/dollaro, che esprime la quantità di dollari necessaria ad acquistare un euro, diminuisce (l'euro si deprezza e il dollaro si apprezza) fino a quando le due bilance dei pagamenti non hanno raggiunto il pareggio. Ne segue che: Un deficit di bilancia dei pagamenti comporta una tendenza della valuta nazionale a deprezzarsi Un avanzo di bilancia dei pagamenti comporta una tendenza della valuta nazionale ad apprezzarsi. 3 I movimenti dei tassi di cambio svolgono quindi la funzione di riportare in equilibrio le bilance dei pagamenti a fronte dei loro continui squilibri. Regimi di cambio Si definiscono regimi di cambio fisso o cambi fissi quelle situazioni, frutto di accordi internazionali, in cui le autorità (banche centrali) di vari paesi si impegnano a mantenere fisso il prezzo della propria valuta nei termini delle altre valute facenti parte dell'accordo. Normalmente si fissano delle bande di oscillazione, più o meno limitate, entro le quali l'accordo si considera rispettato. Per rispettare l'accordo di cambio la banca centrale si impegna a intervenire continuamente sul mercato valutario con acquisti o vendite della propria valuta contro altre valute per influire sulla quotazione (prezzo). Si definiscono regimi di cambio flessibile o cambi flessibili quelle situazioni in cui si lascia che il cambio sia determinato esclusivamente dalle forze di mercato senza alcun intervento della banca centrale. Questo implica che il cambio sia soggetto a continue fluttuazioni. Storicamente, si possono definire cambi fissi: - il regime vigente prima della prima guerra mondiale fra le principali economie, detto gold standard o regime aureo, in cui ogni paese partecipante fissava il valore della propria valuta in oro e la banca centrale si impegnava a convertire in oro qualsiasi quantità della valuta nazionale. - il regime vigente tra i paesi europei partecipanti all'Unione monetaria europea nei due anni precedenti all'effettiva adozione dell'euro. Sono invece definibili come cambi fissi ma aggiustabili: - il sistema creato nel 1944 con gli accordi di Bretton Woods e in vigore fino al 1971, detto gold exchange standard, basato sulla convertibilità in oro del solo dollaro e sulla fissazione di parità tra il dollaro e tutte le altre valute partecipanti; - i vari accordi di cambio tra alcuni paesi europei tra il 1973 e il 1999 (serpente monetario europeo, sistema monetario europeo). Nella pratica i cambi perfettamente flessibili non esistono. Quasi sempre le banche centrali intervengono sul mercato dei cambi, anche in assenza di accordi espliciti, per pilotare il valore internazionale della propria valuta. Per esempio, questa può unilateralmente essere vincolata al valore di una valuta di riferimento che sia un importante partner commerciale (la Cina ha a lungo tenuto il valore della propria moneta ancorato a quello del dollaro per impedire che lo yuan si apprezzasse rendendo così meno conveniente per gli operatori statunitensi importare beni dalla Cina; molti paesi emergenti o in via di sviluppo legano unilateralmente la propria valuta a quella di economie più forti). In altri casi si giunge ad un accordo informale tra due o più paesi per evitare fluttuazioni eccessive delle proprie valute o per contrastare la tendenza al forte apprezzamento o deprezzamento di una di esse. In tutti questi casi la fluttuazione del cambio si definisce sporca o amministrata. I due casi estremi di cambi perfettamente e irrevocabilmente fissi e di cambi perfettamente flessibili impediscono alle autorità di politica economica di considerare il tasso di cambio uno strumento di politica economica. Nel primo caso infatti il cambio è un obiettivo immodificabile, nel secondo non si può intervenire su di esso. 4 Tutti i regimi intermedi consentono invece alle autorità di manovrare il cambio adottando la cosiddetta politica valutaria (modifica della parità dichiarata in caso di cambi fissi ma aggiustabili; intervento diretto sul mercato dei cambi nel caso di fluttuazione amministrata). Questa ha di solito il fine di intervenire sul saldo della bilancia dei pagamenti modificandolo (v. oltre). Il saldo dello scambio di beni e servizi con l’estero PC rappresenta una parte soltanto dell'intera bilancia dei pagamenti, la parte relativa agli scambi reali di beni, servizi, redditi. Ne adotteremo qui, ai fini del modello, una versione semplificata, ponendo pari a zero i redditi netti dall'estero e i trasferimenti unilaterali: ππΆ = ππππ − ππΉ ππ (in valuta estera) ππΆ = πππ − ππΉ π ππ (in valuta nazionale) Esportazioni e importazioni sono espresse in valore, cioè prezzo per quantità. Il saldo dello scambio di beni e servizi è infatti una variabile monetaria, perché ciò che conta è il flusso di denaro che esce per pagare le importazioni e il flusso di denaro che entra come corrispettivo delle esportazioni. Possiamo esprimere le grandezze nominali in termini reali, ovvero deflazionandole per un indice dei prezzi interni. In tal caso il saldo PC dello scambio di beni e servizi risulta: ππΆ = ππ − ππΉ π =π−π ππ π Dove le due variabili sono depurate dalle variazioni dei prezzi interni. Il valore reale Z delle importazioni varia non soltanto se varia la quantità di importazioni QZ, ma anche se varia la relazione tra prezzi interni e prezzi internazionali o se si modifica il tasso di cambio. 5 Determinazione del reddito di equilibrio e moltiplicatori in economia aperta con intervento pubblico Y C C c YD TR T reddito nazionale consumo consumo autonomo (non dipendente dal reddito disponibile) propensione marginale al consumo reddito disponibile trasferimenti pubblici imposte parte delle imposte non dipendente dal reddito aliquota di imposizione fiscale (proporzionale al reddito) parte dei trasferimenti non dipendente dal reddito coefficiente di dipendenza dei trasferimenti dal reddito imposte nette aliquota fiscale netta spesa pubblica diretta investimenti esportazioni importazioni importazioni autonome propensione marginale a importare T t TR tr ππ = π − ππ π‘π = π‘ + π‘π G I X Z Z z (le variabili sono espresse in termini reali. Si astrae per il momento da possibili modificazioni nel tasso di cambio e nei prezzi relativi interni/esteri. V. oltre) ο· Determinazione del reddito di equilibrio: Y = DA DA = C + I + G + X – Z C ο½ C ο« cYD YD ο½ Y ο TN Μ Μ Μ Μ + π‘π π ππ = πΜ − ππ I ο½I Gο½G Xο½X Z ο½ Z ο« zY con: 0<c<1 0 < π‘π <1 0<z<1 z < c ( 1 − tN ) 6 ο· Funzione di domanda aggregata: DA ο½ [C ο« cο¨T R ο T ο© ο« I ο« G ο« X ο Z ] ο« [c(1 ο t N ) ο z ]Y ο· Reddito di equilibrio: YE ο½ ο 1 C ο« cο¨T R ο T ο© ο« I ο« G ο« X ο Z 1 ο c(1 ο t N ) ο« z ο Moltiplicatore degli investimenti οY ο½ 1 οI 1 ο c(1 ο t N ) ο« z οY ο½ 1 οG 1 ο c(1 ο t N ) ο« z οY ο½ 1 οX 1 ο c(1 ο t N ) ο« z Moltiplicatore della spesa pubblica Moltiplicatore delle esportazioni Moltiplicatore delle importazioni autonome οY ο½ ο 1 οZ 1 ο c(1 ο t N ) ο« z Moltiplicatore dei trasferimenti (variazione esogena) c οY ο½ οT R 1 ο c(1 ο t N ) ο« z Moltiplicatore delle imposte (variazione esogena) οY ο½ ο ο· c οT 1 ο c(1 ο t N ) ο« z Definizione semplificata del saldo degli scambi di beni e servizi con l’estero PC (assenza di redditi da lavoro, da capitale ecc. da e verso l’estero, e di trasferimenti unilaterali) e sua dipendenza dal reddito PC = X − Z PC ο½ X ο Z ο zY 7 ο· Livello di reddito nazionale che garantirebbe il pareggio della parte corrente degli scambi con l’estero (PC=0 cioè X=Z): YXZ ο½ ο· X οZ z Effetti di un aumento delle esportazioni sul saldo degli scambi con l’estero: οPC ο½ οX ο zοY ο½ οX ο οPC ο½ z οX 1 ο c(1 ο t N ) ο« z 1 ο c(1 ο t N ) ο« z ο z οX 1 ο c(1 ο t N ) ο« z οPC ο½ 1 ο c(1 ο t N ) οX 1 ο c(1 ο t N ) ο« z il che implica ΔPC>0 se ΔX>0. Un aumento di esportazioni a parità di propensione marginale all’importazione fa migliorare i conti con l’estero. 8 ο· Effetti di un aumento di una componente della domanda interna (es. spesa pubblica) sul saldo degli scambi di beni e servizi con l’estero: οPC ο½ ο zοY ο½ ο z οG 1 ο c(1 ο t N ) ο« z il che implica ΔPC<0 se ΔG>0. Un aumento della domanda interna fa aumentare il reddito e le importazioni, causando così un peggioramento dei conti con l’estero. ο· Rappresentazione grafica di una situazione di conflitto tra l’obiettivo del pieno impiego e l’obiettivo del pareggio del saldo dello scambio di beni e servizi con l’estero: Una politica restrittiva della domanda (es., riduzione della spesa pubblica) consentirebbe di avvicinarsi a uno dei due obiettivi penalizzando fortemente l’altro, e viceversa per una politica espansiva. La soluzione del problema sta nella possibilità di alterare la posizione e l’inclinazione della curva che definisce la dipendenza di PC dal reddito. Sarebbe necessario individuare strumenti che consentano di aumentare le esportazioni o diminuire la propensione a importare Effetti della politica del cambio sul saldo dello scambio di beni e servizi Nell'ipotesi che il cambio sia utilizzabile come strumento di politica economica (rimuovendo dunque l'ipotesi che esso sia dato), si vuole considerare l'efficacia di un suo deprezzamento (o 9 svalutazione) nel riequilibrare un deficit di parte corrente della bilancia dei pagamenti. La politica in questione si basa sul principio di un effetto incentivante del deprezzamento sulla quantità di esportazioni e di un effetto disincentivante dello stesso deprezzamento sulla quantità di importazioni. L'efficacia della manovra si basa sull'ipotesi che le quantità di esportazioni e importazioni siano molto reattive alle variazioni del cambio, in modo che la variazione nelle quantità sia tale da più che compensare l'effetto di prezzo negativo causato dalla variazione stessa del cambio: Data la situazione iniziale ππΆ = πππ − ππΉ π ππ < 0 si supponga di lasciar diminuire il tasso di cambio e. Questo avrà l'effetto di far aumentare la quantità di esportazioni QX e di far diminuire la quantità di importazioni QZ. Si supponga per semplicità che i prezzi interni ed esterni si mantengano costanti: in tal caso il termine PQX certamente aumenterà, facendo muovere il saldo PC nella direzione desiderata. Per quanto riguarda il termine PFQZ/e, tuttavia, mentre la diminuzione di QZ ha l'effetto di ridurre tale termine (e quindi di far muovere il saldo PC nella direzione desiderata), la iniziale diminuzione di e tende al contrario a fare aumentare il valore dell'intero termine. In altre parole, la quantità di merce importata QZ diminuisce, ma il prezzo in valuta nazionale di ogni unità importata, PF/e, aumenta. Il risultato è incerto a meno che non sia rispettata la cosiddetta condizione di Marshall-Lerner: la somma delle "elasticità di prezzo" in valore assoluto di esportazioni e importazioni deve essere superiore all'unità. L'elasticità di prezzo delle esportazioni è definita come la variazione percentuale della quantità di esportazioni rapportata alla variazione percentuale del cambio (o del prezzo); analogamente per l'elasticità delle importazioni. In simboli: ππ = − πππ ππ ππ π ππ = πππ ππ ππ π La condizione ππ + ππ > 1 assicura che un deprezzamento del cambio abbia l'effetto di far migliorare il saldo PC, perché in tal modo l'effetto sulle quantità sarebbe forte abbastanza da controbilanciare l'effetto negativo di prezzo.