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I GIORNI DELLA RICERCA
Dedicato agli uomini
Come aumentare
la prevenzione
maschile?
Carlo Conti
Che cosa ci riservano i
prossimi anni? Ecco i filoni
più promettenti della ricerca
CONTRO IL CANCRO,
NOI DI UBI BANCA CI SIAMO.
UBI Banca dal 2013 sostiene attivamente AIRC,
a conferma di un impegno sempre più ampio del Gruppo
nella promozione dei valori di solidarietà sociale.
Insieme a tutti voi che avete scelto i Cioccolatini della Ricerca®,
abbiamo potuto dare un contributo concreto ai ricercatori
impegnati nella sfida al cancro.
è il nome della nostra collaborazione che nasce per offrire
alla ricerca oncologica un sostegno continuo ed efficace tutto l’anno.
Tante iniziative che potrete scoprire
nelle nostre filiali o su ubibanca.com
Sommario
5.
Uomini e donne a
contronto
6.
Il polmone bersaglio
del fumo
8.
10.
Nuove cure per il
cancro del colon
12.
Sigaretta nemica
della salute
18.
Sguardo
al futuro
Questione
di confidenza
14.
Muoversi fa
sempre bene
16.
Cibo e sovrappeso
nemici del bene
22.
Io ci credo
veramente
Per far crescere
la consapevolezza
La ricerca contro il cancro è uno dei motori dell’innovazione in medicina: nuovi modi
di produrre farmaci, nuove tecnologie come i nanomateriali, l’uso della genetica per
individuare il rischio di ammalarsi e per stabilire protocolli di cura su misura, come
l’abito tagliato nelle migliori sartorie.
Di tutto ciò AIRC è stata ed è protagonista e tutto ciò è stato messo in campo contro
i tumori, malattie in crescita dal momento che la durata di vita media delle persone
è ormai in costante aumento. Le cellule invecchiate sono infatti le più fragili, le più
esposte a quelle mutazioni genetiche che sono la ragione prima della comparsa di un
tumore.
In futuro ci aspettiamo ulteriori sviluppi da questi investimenti in conoscenza, le cui
ricadute sono evidenti anche in ambiti che nulla hanno a che fare col cancro. I primi
farmaci mirati, infatti, sono stati sviluppati per curare alcuni tipi di tumore, ma la tecnologia utilizzata è stata utile fin da subito a produrre cure per le malattie autoimmuni
e altre patologie.
I progressi della scienza oncologica dovrebbero aiutarci, nei prossimi anni, a ridurre il
numero ancora troppo elevato di vittime del cancro. Ma non sono solo i ricercatori a
dover fare la loro parte. Molto può essere fatto da ciascuno individualmente, attraverso
misure di prevenzione e corretti stili di vita. Per questo nelle prossime pagine ci rivolgiamo principalmente agli uomini (e, ovviamente alle loro compagne, perché li aiutino
ad avere cura di sé).
Le donne hanno fatto grandi passi avanti e sono consapevoli che è meglio prevenire
anziché curare le malattie. I maschi invece sono rimasti indietro e continuano ad ammalarsi di più di tumore, anche perché non ascoltano i segnali del corpo.
Vai su lanostrastoria.airc.it, il sito web che racconta 50 anni di AIRC: un album da
sfogliare, ricco di informazioni sulla prevenzione e la cura del cancro.
4
Uomini e donne
a confronto
Il cancro colpisce ancora più uomini che donne, anche se queste ultime
sono la maggioranza della popolazione
Uomini
Donne
29.100
22.700
Colon-retto
29.500
11.400
Polmone
42.600
30.300
Cute (non
melanoma)
5.600
5.200
Cute
(melanoma)
Seno
Prostata
Testicoli
Ovaio
Vescica
Tumori
ematologici
Tutti i tipi di
tumori
48.200
36.300
2.200
4.900
20.900
4.900
15.300
12.900
La tabella è una fotografia della malattia
nei due sessi, che ci permette di capire
per quali tipi di tumore gli uomini sono
più a rischio. I numeri in colonna indicano i nuovi casi di tumore (solo per i
più comuni e, nell’ultima riga, per tutti
i tumori in generale) diagnosticati nel
2014 secondo le previsioni degli epidemiologi. Adattata dal rapporto “I numeri del cancro in Italia - 2014”, la tabella è
stata redatta da AIRTUM, l’Associazione
che riunisce i Registri tumori della maggior parte delle Regioni italiane.
Per leggere correttamente il confronto
è bene ricordare che, secondo l’ultimo
censimento ISTAT del 2011, ci sono in
Italia più donne che uomini: 100 donne
ogni 93,7 uomini. Il divario quindi è in
alcuni casi ancora maggiore di quanto
appare se guardiamo ai soli numeri
assoluti. Ed è ancora più grande se
pensiamo che le donne vivono in media
più a lungo: 84,3 anni contro i 79,1 degli
uomini, sempre secondo l’ISTAT.
196.100
169.400
5
Il polmone
bersaglio del fumo
Il tumore del polmone è la prima
causa di morte per cancro nei Paesi
industrializzati. E se guardiamo ai
dati USA, è la prima causa di morte
tra gli uomini (in Italia la seconda
dopo le malattie cardiovascolari).
In Italia il tasso di mortalità per
questo tumore è di 81 individui
su 100.000, contro 12 donne su
100.000. Oltre al fumo e agli stili di
vita sbagliati, sotto accusa inquinamento ed esposizione ad agenti
tossici di tipo industriale.
6
Il tumore del polmone continua a
mietere vittime essenzialmente per una
ragione: il fumo. E la sigaretta è anche
tra le principali cause della forma più
aggressiva, il microcitoma o tumore a
piccole cellule, che ancora oggi è più
difficile da trattare rispetto agli altri
tumori polmonari.
Fra questi, il carcinoma non a piccole
cellule è suddiviso a sua volta in tre
categorie: il carcinoma spinocellulare,
l’adenocarcinoma (il più frequente, poiché si manifesta nel 30 per cento circa
dei casi) e il carcinoma a grandi cellule.
Contro questi tipi di tumore sono stati
sviluppati, in anni recenti, trattamenti
abbastanza efficaci. Per il tumore non
a piccole cellule l’intervento chirurgico
rappresenta la terapia di scelta, da sola
o in combinazione con la chemioterapia. In alcuni casi si utilizza la radioterapia interna o brachiterapia: piccoli
frammenti di materiale radioattivo che
rilasciano la radiazione all’interno del
tumore, nel punto in cui vengono posi-
zionati chirurgicamente.
Anche la chemioterapia – che si basa sull’uso combinato di diversi farmaci – ha un ruolo nel trattamento di questo tipo di tumore polmonare.
In anni recenti sono stati introdotti nuovi farmaci
biologici. Hanno ottenuto buoni risultati soprattutto quelli diretti contro EGFR (un fattore di crescita
cellulare coinvolto nella proliferazione tumorale) e
contro il gene ALK (un recettore di membrana che
produce uno stimolo di crescita per le cellule) oppure con farmaci che bloccano l’angiogenesi, cioè
la formazione di nuovi vasi sanguigni.
DIAGNOSI PRECOCE CON
UN PRELIEVO
Il tumore del polmone si
può battere con la diagnosi
precoce. Se individuato per
tempo, per esempio con un
esame radiografico come la
TC spirale, nella stragrande
maggioranza dei casi è
curabile. Tale esame tuttavia
rileva anche molti noduli
polmonari non tumorali, che
per essere dimostrati falsi
positivi richiedono che le
persone si sottopongano a
biopsie invasive e rischiose. Un
gruppo di ricercatori finanziati
da AIRC e guidati da Gabriella
Sozzi e Ugo Pastorino ha
identificato alcuni frammenti
di RNA (microRNA) prodotti
precocemente dalle cellule
maligne che possono essere
identificati con un semplice
prelievo di sangue. Il test
con i microRNA è ancora in
fase di validazione: se sarà
confermato, costituirà una
svolta nella diagnosi precoce di
questa malattia.
7
Nuove cure per il
cancro del colon
Il cancro del colon-retto è la forma
più comune di tumore dell’apparato gastroenterico e una delle cause
principali di morte per cancro.
Nella classifica dei tumori maligni
occupa il secondo posto tra gli
uomini e solo il terzo tra le donne.
In Italia i nuovi casi sono circa 40
ogni 100.000 abitanti. Ci si ammala
di più tra i 50 e i 75 anni. Per questo
tutte le misure di diagnosi precoce
iniziano a partire da quell’età.
8
La maggior parte dei tumori del colon-retto deriva dalla trasformazione
dei polipi in un cancro. I polipi sono
piccole escrescenze della mucosa
intestinale che a volte prolifera più del
dovuto. Per questo sono considerati
forme precancerose, seppure benigne.
Non tutti i polipi sono, però, a rischio di
diventare tumori.
La probabilità che un polipo del colon
evolva verso una forma invasiva di
cancro dipende soprattutto dalla dimensione del polipo stesso: è minima
(inferiore al 2 per cento) per dimensioni
inferiori a 1,5 cm; intermedia (2-10 per
cento) per dimensioni di 1,5-2,5 cm;
significativa (10 per cento) per dimensioni maggiori di 2,5 cm.
Nella maggior parte dei casi i polipi non
danno sintomi; solo nel 5 per cento dei
casi possono dar luogo a piccole perdite
di sangue rilevabili con un esame delle
feci per la ricerca del cosiddetto “sangue
occulto”.
Al momento della diagnosi, circa un terzo dei
malati presenta già metastasi a livello del fegato e,
comunque, una parte delle persone colpite andrà
incontro a una diffusione della malattia in quest’organo strettamente collegato tramite la circolazione
sanguigna. Per questo la diagnosi precoce è così
importante.
Gli uomini sono colpiti più delle donne da questo
tipo di tumore e quindi dovrebbero essere ancora
più attenti a seguire le regole della prevenzione.
A parte le classiche cure con chemioterapici, negli
ultimi anni sono entrati in uso diversi farmaci biologici, per esempio quelli diretti contro la proteina
VEGF o la proteina EGFR.
Grazie a uno studio finanziato dal Programma 5
per mille di AIRC, è in corso una sperimentazione
in pazienti con tumori del colon-retto positivi per
il gene HER2 mutato. Questo gene, finora coinvolto
prevalentemente nel cancro del seno, è presente anche in una piccola percentuale di forme di
cancro del colon-retto che sono resistenti alle altre
terapie. Contro HER2 mutato esistono già alcuni
farmaci biologici (lapatinib, trastuzumab e altri) e i
primi risultati ottenuti sono promettenti.
COSA BISOGNA
RICORDARSI DI FARE
• L’esplorazione rettale da
parte del medico andrebbe
effettuata almeno una
volta l’anno per individuare
precocemente un buon
numero di tumori del retto.
• La ricerca del sangue occulto
nelle feci può identificare
il 25 per cento circa dei
cancri del colon-retto. È
raccomandata ogni due anni,
tra i 50 e i 75 anni di età.
• L’American Cancer Society
consiglia anche una
colonscopia (esame del
colon con un apposito tubo
flessibile) al compimento
dei 50 anni. Ripetuta ogni 10
anni, può individuare il 75
per cento dei tumori.
• Un’altra strategia efficace
combina la ricerca del
sangue occulto nelle feci
ogni due anni con una
rettosigmoidoscopia (più
semplice della colonscopia)
da farsi una sola volta nella
vita tra i 58 e i 60 anni.
9
Questione
di confidenza
Tra le cause che predispongono
al tumore del testicolo c’è il criptorchidismo, una condizione per
cui uno o ambedue i testicoli sono
trattenuti all’interno del canale
inguinale, tra il rene e lo scroto.
La discesa dei testicoli avviene in
genere durante la vita fetale ma
quando qualcosa la blocca è bene
intervenire il prima possibile per
riportare l’organo nella sua collocazione naturale. Oltre a essere
un fattore di rischio per i tumori,
il criptorchidismo può interferire
con la fertilità.
10
Gli esperti della Società statunitense di
andrologia hanno affermato che agli
uomini manca una figura sanitaria di
riferimento come quella del ginecologo
per le donne. Tumori del testicolo, della
prostata e del pene potrebbero infatti
essere diagnosticati precocemente e curati con successo se i maschi avessero,
con la cura del loro apparato genitale, la
stessa confidenza che hanno le donne.
Il tumore del testicolo, per esempio,
esordisce con un piccolo nodulo che
può essere facilmente sentito al tatto,
ma per riconoscere che c’è qualcosa che
non va bisogna imparare come eseguire
l’autopalpazione del testicolo o lasciare
che a occuparsene sia un medico.
L’esame va ripetuto almeno una volta
l’anno. È bene però ricordare che grazie
agli sviluppi della ricerca, il tumore del
testicolo (che colpisce prevalentemente i più giovani) è anche uno dei più
curabili in assoluto, con un tasso di guarigione di nove casi su 10.
Nella prevenzione del cancro della prostata, da
quando l’esame del PSA si è rivelato inadeguato
come test di screening, bisogna ricorrere a test
prescritti sulla base delle caratteristiche individuali. Per tali test serve la competenza di un medico
esperto nel distinguere tra una normale iperplasia
benigna della ghiandola, frequente dopo i 50 anni,
e un possibile carcinoma prostatico.
Infine i tumori del pene colpiscono prevalentemente la cute che ricopre l’organo e sono carcinomi
squamocellulari o melanomi. Anche in quel caso
un andrologo di fiducia può fare la giusta diagnosi
per una lesione di natura incerta.
I MILLE MODI DI LEGGERE
IL PSA
La misurazione del PSA (o
antigene prostatico specifico)
è un indicatore di possibili
malattie della prostata e non
soltanto di tumore. Risulta
elevato anche in caso di infezioni
o di ipertrofia prostatica
benigna. È indicato anche per
chi ha già avuto una diagnosi di
tumore alla prostata, per tenere
sotto controllo la malattia.
In assenza di sintomi, però,
non sembra essere efficace
come test di screening, cioè
fatto a tutti periodicamente e
indistintamente.
Per comprendere se un
innalzamento del PSA è una
spia di un possibile carcinoma
prostatico è più efficace seguire
l’andamento dei suoi valori
nel tempo, poiché la curva di
incremento è diversa in caso
di forme benigne rispetto alle
forme maligne.
11
Sigaretta nemica
della salute
Gli uomini fumano ancora più
delle donne e sembrano refrattari
ai messaggi dissuasivi e alle immagini inquietanti stampate sui
pacchetti. Secondo studi effettuati
da esperti di policy della salute, per
convincere un uomo a smettere
di fumare bisogna fargli male al
portafoglio: tasse sull’acquisto e
coperture assicurative negate sembrano avere un effetto maggiore di
tante spiegazioni.
12
Le stime ufficiali del Ministero della salute non lasciano dubbi: sono attribuibili
al tabacco dalle 70.000 alle 83.000 morti
l’anno in Italia. In un quarto dei casi si
tratta di persone giovani, tra i 35 e i 65
anni di età, per la maggioranza uomini.
Gli ultimi dati disponibili (ISTAT, anno
2010) dicono che dopo anni di calo, il
numero di chi non riesce a lasciare la
sigaretta è rimasto purtroppo costante
ed è pari al 22,8 per cento della popolazione italiana. Tra i maschi, però, i
fumatori sono il 29,2 per cento contro
il 16,9 delle femmine. A fumare di più
sono i giovani, tra i 15 e i 34 anni, e
questo costituisce il vero problema: chi
comincia da giovane fuma più a lungo
e smette tardi, quando si manifestano i disturbi legati alla sigaretta tipici
dell’età avanzata, come il respiro corto
(che può sfociare nella bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, una delle
maggiori cause di invalidità e morte in
Italia), l’angina (l’anticamera dell’infarto cardiaco, dovuta a un restringimento
dei vasi del cuore per aterosclerosi,
accelerata proprio dalla sigaretta) o le
disfunzioni sessuali (come i problemi
di erezione, dovuti ai danni che il fumo
causa al sistema circolatorio).
Il tumore del polmone non è quindi
l’unica malattia potenzialmente fatale
che colpisce il fumatore. Il fumo incide
anche sulla qualità di vita proprio perché può indurre la comparsa di malattie
croniche, con le quali bisogna fare i
conti per molti anni. Inoltre i danni
da fumo rappresentano una spesa per
la società intera, dal momento che il
Sistema sanitario nazionale prende in
carico chi si ammala per aver fumato.
Tra le proposte radicali per indurre a
desistere dalle sigarette, ce n’è una del
Sistema sanitario britannico: escludere
dalla copertura assicurativa chi decide
di non smettere di fumare.
Ma quanti riescono a smettere davvero? Troppo pochi, e per questo non
bisognerebbe nemmeno cominciare.
Un’indagine della DOXA ha mostrato
che ce la fanno solo 5 fumatori su 100 o
il 18.4 per cento. Questo non vuol dire
che sia inutile provare e oggi esistono
molti metodi sia psicologici sia farmacologici.
La stessa sigaretta elettronica, che dopo
un primo grande successo è oggi fortunatamente in calo tra i nuovi fumatori,
può essere un aiuto per chi desidera
abbandonare il tabacco. Diversi studi
hanno dimostrato che i dosaggi di
nicotina decrescenti fino alla completa eliminazione, la totale assenza di
combustione e la conservazione di una
gestualità legata alla sigaretta possono
essere d’aiuto in alcuni casi, purché ci si
faccia comunque seguire da un medico
specializzato nel percorso di disassuefazione.
13
Muoversi fa
sempre bene
Uno studio recentissimo, condotto dall’Università del Vermont su
14.000 individui e pubblicato su
JAMA Oncology, dimostra che gli
uomini di mezza età che risultano
più allenati a una prova pratica di
resistenza su tapis roulant hanno
un rischio di cancro del polmone
dimezzato (meno 55 per cento)
e di cancro del colon-retto quasi
dimezzato (meno 44 per cento).
Anche la probabilità di morire di
tumore in generale si riduce del 32
per cento negli over 65.
14
Lo sapete che una vita sedentaria è al
quarto posto tra le principali cause di
morte? La mancanza di movimento è
una delle cause di malattie croniche
come i disturbi di cuore, l’ictus e il diabete, e inoltre contribuisce allo sviluppo
di alcuni tipi di tumore. Nell’insieme, il
non muoversi provoca ogni anno oltre
tre milioni di morti evitabili a livello
mondiale.
Fra l’altro muoversi migliora anche il
benessere psicofisico generale, inclusi il
tono muscolare e la stabilità dell’umore.
Secondo l’ISTAT solo il 22 per cento
degli italiani pratica un’attività sportiva
e in questa percentuale sono compresi
anche i bambini sopra i tre anni (infanzia e adolescenza sono i periodi in cui ci
si muove di più). Il 10 per cento circa fa
sport in modo saltuario e sono ancora
grandi le differenze tra Nord e Sud, soprattutto tra gli uomini: al Sud iscriversi
in palestra o praticare uno sport non è
ancora un’abitudine radicata come al
Nord.
Molti studi epidemiologici sono stati condotti sugli
effetti dell’attività fisica sullo sviluppo dei tumori (e
per attività fisica qui si intende sia quella quotidiana, come camminare per andare a fare la spesa,
sia quella più strutturata e continuativa, ovvero il
vero e proprio esercizio fisico). I dati più attendibili
riguardano proprio uno dei tumori che più frequentemente colpiscono i maschi: quello del colon.
Muoversi riduce il rischio, probabilmente perché
accorcia il tempo di transito dei residui alimentari
nell’intestino, diminuendo il tempo di contatto tra
la parete mucosa e le sostanze di scarto.
ALCUNI PUNTI FERMI
SULL’ATTIVITÀ FISICA
• Non ci sono limiti al di
sotto dei quali non vale la
pena muoversi: gli studi
confermano che anche
mezz’ora di camminata di
buon passo riduce il rischio
di ammalarsi di alcuni
tumori, in particolare di
quello del colon.
• Gli esercizi fisici per il
potenziamento muscolare
(body building) da soli non
hanno effetti positivi sulla
salute. È l’attività di tipo
aerobico (con consumo di
ossigeno e aumento delle
pulsazioni cardiache) che
apporta i benefici maggiori.
• Oltre che prevenire i
tumori l’attività fisica tiene
ossigenati i tessuti e previene
le malattie cardiocircolatorie.
Inoltre ossigena il cervello,
garantendo un fattore
di protezione in più nei
confronti del decadimento
cognitivo.
15
Cibo e sovrappeso
nemici del bene
Sebbene la massa grassa sia più abbondante nelle donne per ragioni
fisiologiche, gli uomini dopo i 40
anni tendono ad accumulare un po’
di peso in più ogni anno e a faticare
a smaltirlo. È in fenomeno dell’adipostato, una sorta di misuratore
cerebrale del peso che sposta il
“livello base” un po’ più avanti
durante tutto l’invecchiamento.
Per questo è importante evitare di
accumulare peso anche in piccola
quantità.
16
Per prevenire lo sviluppo di una quota
significativa di tumori (secondo i calcoli più recenti circa il 15 per cento del
totale) bisogna fare più attenzione a ciò
che si mette in tavola. E gli uomini, dice
un’indagine dell’Università La Sapienza
di Roma, tendono a stare meno attenti
delle donne non solo alla quantità ma
anche alla qualità di ciò che c’è nel
piatto.
Gli effetti negativi si manifestano attraverso due diversi meccanismi che però
collaborano nel creare guai: un effetto
diretto, legato al contenuto dei singoli
cibi che possono interferire con alcuni
sistemi metabolici (per esempio gli zuccheri semplici che alzano i livelli di alcuni fattori proinfiammatori, che a loro
volta agiscono come fertilizzanti per le
cellule tumorali); un effetto indiretto,
legato all’aumento di peso e all’obesità,
che a sua volta induce un cambiamento
sfavorevole nel metabolismo dei tessuti.
I consigli sono pochi ma semplici e
valgono per tutti, indipendentemente
dall’età e dal sesso: ridurre gli zuccheri, i grassi e i
carboidrati; privilegiare le proteine vegetali come
quelle contenute nei legumi; consumare cereali
integrali e non raffinati; aumentare la quantità di
fibre, puntando su un maggior consumo di verdure
(con un poco di frutta, senza dimenticare che la
frutta contiene molti zuccheri); ridurre o evitare
la carne rossa e le carni lavorate a favore di carni
bianche e soprattutto del pesce, grande alleato
della salute cardiaca degli uomini per il suo contenuto in acidi grassi omega-3, che riducono i fattori
infiammatori e tengono pulite le arterie.
LA DIETA CHE MIMA
IL DIGIUNO
Le ricerche più recenti in tema
di alimentazione e cancro,
come quelle condotte da Valter
Longo presso la University of
Southern California e l’Istituto
FIRC di oncologia molecolare
di Milano, dimostrano che forse
la chiave per la prevenzione sta
nella quantità degli alimenti
oltre che nella qualità. Longo
ha infatti dimostrato che una
dieta a bassissimo contenuto
calorico che mima gli effetti
del digiuno, se seguita per
quattro giorni due volte
al mese, allunga la vita di
topi di laboratorio, riduce i
casi di cancro e di malattie
autoimmuni e migliora le
prestazioni cognitive come la
memoria e l’apprendimento.
17
Sguardo al futuro
Genetica
personalizzata
Gli ultimi vent’anni
hanno visto lo sviluppo delle tecniche
di sequenziamento
automatico dei geni
per lo studio delle
cause genetiche delle
malattie.
Le tecniche di lettura
del DNA servono a
studiare l’interazione tra le cellule del
tumore e il resto del
corpo sano del paziente, e a classificare
i vari tipi di cancro in
base alle alterazioni
molecolari, oltre che
all’organo colpito.
Oggi i test genetici
sono sempre più rapidi e meno costosi.
È possibile che in futuro tali tecniche, che
oggi sono soprattutto
sperimentali, entrino
nella routine di ogni
ospedale, come un
banale esame del
sangue.
18
Proteomica
Non sappiamo quante proteine ci siano
nel corpo umano.
Le stime vanno da
qualche centinaia di
migliaia a un milione. Diversamente dai
geni che si somigliano tutti, le proteine
sono diverse le une
dalle altre.
Per questo si stanno
sviluppando tecnologie che sfruttano
strumenti di analisi
matematica e informatica, per affinare
le informazioni ottenute con i metodi di
indagine consolidati.
La speranza è di
scoprire marcatori
proteici, in grado di
rendere la diagnosi
precoce più semplice
ed economica, e nuovi bersagli di farmaci
antitumorali.
Epigenetica
Abbiamo detto che
molti tumori sono
almeno in parte attribuibili agli stili di vita
come l’attività fisica,
il cibo, il fumo, l’alcol
e così via.
L’epigenetica, ossia
la disciplina che studia alcuni sistemi di
regolazione dei geni
che sono influenzati
da tali abitudini, è
uno dei settori più
promettenti della
ricerca.
Sono i cambiamenti
epigenetici, e non
solo quelli della
sequenza del DNA, a
indurre in molti casi
la comparsa della
malattia.
Farmaci attivi sui
meccanismi epigenetici potrebbero in
teoria guarire, ma
anche prevenire alcune forme tumorali.
Nessuno ha la sfera di cristallo per sapere cosa accadrà domani. Ma possiamo partire dalle conquiste di
oggi per immaginare che cosa ci riservano i prossimi anni.
Biologia dei
sistemi
Più studiamo i
singoli meccanismi
cellulari nel cancro,
più il quadro si fa
complicato: perché
ciò che accade in una
cellula è più della
somma dei singoli
eventi, con fenomeni
anche inattesi.
Si tratta dei cosiddetti “fenomeni
emergenti”, che vengono studiati dalla
biologia dei sistemi
con strumenti come
la fisica, la matematica e l’informatica.
L’obiettivo sarà
capire che cosa non
funziona in una
cellula malata, per
intervenire sull’intero sistema e ripararlo
completamente.
Farmacoprevenzione
Nanotecnologie
Sono già disponibili
alcune sostanze
che prevengono o
rallentano la trasformazione delle cellule
in un tumore, ma
nella maggior parte
dei casi provocano
effetti collaterali per
cui sono indicate
solo in persone con
un elevato rischio di
ammalarsi.
Gli scienziati stanno
studiando le proprietà anticancro di
numerose sostanze,
anche di origine
naturale.
Le nanotecnologie utilizzano la chimica, la
biologia e la fisica per
sviluppare dispositivi
di dimensioni nanometriche (nell’ordine
di 10-9 metri).
L’obiettivo è fabbricare strutture che
trasportino i farmaci
dentro la cellula bersaglio, sfruttando le
piccolissime dimensioni dei nanomateriali della rete di vasi
sanguigni del tumore.
Il primo nanofarmaco
approvato nel 2005
racchiude il chemioterapico doxorubicina
in una struttura che
consente di raggiungere più facilmente le
cellule cancerose.
In futuro la speranza
è di formulare una
polipillola, cioè un
farmaco che blocchi
o prevenga il tumore
agendo contemporaneamente su più
fronti, come l’infiammazione e l’ossidazione.
È verosimile che altri
nanofarmaci saranno
approvati nei prossimi
anni.
19
Sguardo al futuro
Farmaci
vintage
Talidomide, metformina, clorochina:
sono tutti vecchi
medicinali rinati a
nuova vita grazie alla
scoperta della loro
attività sulle cellule
cancerose. Merito
della ricerca farmacologica che, una
volta identificato un
bersaglio molecolare
all’interno di una
cellula tumorale, va a
cercare negli archivi
di composti chimici
le sostanze in grado
di interferire con
esso.
Talvolta capita che
questo sia un farmaco già approvato per
un altro scopo.
Nei prossimi anni
l’identificazione di
nuovi target permetterà di fare altre
“ricerche d’archivio”
e di individuare altri
composti.
20
Staminali
tumorali
Le cellule tumorali
non sono tutte uguali: il bersaglio da colpire coi farmaci del
futuro sono le cellule
che si moltiplicano
meno di tutte le altre,
ma che costituiscono
la riserva del tessuto
tumorale. Si tratta
delle cellule staminali tumorali: nei
prossimi anni sono
attese scoperte per
identificare precisamente tali cellule e
per dimostrare se un
farmaco diretto contro di esse è efficace.
Si studiano i meccanismi che permettono alle staminali
tumorali di migrare,
dando origine alle
metastasi: l’obiettivo
è individuare farmaci
in grado di bloccare
la diffusione della
malattia.
Farmacoresistenza
Sia le chemioterapie
classiche, sia i farmaci mirati possono
smettere di funzionare se le cellule
tumorali acquisiscono caratteristiche
genetiche che le
rendono insensibili
ai medicinali.
Una strategia per
superare il problema
è la polichemioterapia, ossia l’uso
contemporaneo di
farmaci con bersagli
diversi: in questo
modo una cellula
resistente a un farmaco è eliminata da
un secondo farmaco
incluso nella terapia.
Inoltre in futuro
sarà forse possibile
utilizzare farmaci che
agiscano sui meccanismi di riparazione
del DNA, in modo da
“aggiustare” le mutazioni che provocano
resistenza.
Nuove
sperimentazioni
I farmaci a bersaglio
molecolare agiscono
contro una specifica
componente che
ha un ruolo chiave
nel funzionamento
della cellula tumorale.
Talvolta gli effetti sulla
massa non sono tuttavia osservabili, mentre
finora l’efficacia di un
antitumorale è stata
sempre valutata in
base alla riduzione
della dimensione del
tumore. Un tumore
potrebbe essere innocuo se un farmaco
tiene a bada le cellule
più aggressive.
Ecco perché i ricercatori stano cercando
nuovi marcatori molecolari (per esempio
sostanze circolanti nel
sangue) che possano
dire al clinico se la
cura sta funzionando,
anche quando questo
non si vede con le tecniche per immagini.
Test
predittivi
In pochi anni conosceremo non solo i
geni che, se alterati,
causano le forme
ereditarie di tumore,
ma anche quelli che
predispongono in
qualche misura allo
sviluppo della malattia. I medici avranno
quindi il problema di
interpretare questi
dati e trasformarli
in indicazioni utili
per i possibili futuri
pazienti.
Un problema analogo riguarderà lo
studio dell’interazione tra il genoma
dell’individuo e la sua
risposta alle terapie:
si cercherà di capire
come mai due persone con lo stesso tipo
di tumore rispondono diversamente alla
stessa cura.
21
Io ci credo veramente
Carlo Conti è un volto televisivo tra i più
noti. Al suo attivo trasmissioni di successo
come Miss Italia e L’eredità, oltre alla conduzione del Festival di Sanremo. Da molti anni
è a fianco di AIRC e delle sue battaglie.
Perché tra le tante cause degne ha scelto di
stare vicino ad AIRC?
I motivi sono tanti. Lavorando in TV avevo
aderito come conduttore alle campagne di
AIRC quando i testimonial erano Sandra
Mondaini e Raimondo Vianello. Dopo la loro
scomparsa AIRC ha chiesto a me e ad Antonella Clerici di raccoglierne il testimone,
cosa che ho fatto con grande piacere anche
in loro onore. Poi c’è una ragione personale:
ho perso il babbo quando avevo 16 mesi per
un tumore al polmone. Così dare una mano
ad AIRC mi è sembrata la cosa giusta da fare.
Che cosa fa una persona come lei per mantenersi in forma e in salute? Rispetta tutte le
regole della prevenzione?
Mi piacerebbe dire che sono sempre ligio al
dovere, ma non è così.
22
Sui fondamentali però non transigo. Per
esempio non ho mai fumato, evito gli
eccessi, ho una vita regolare nonostante
il lavoro che faccio e cerco di controllarmi a tavola, anche se ogni tanto eccedo
un po’ perché sono una buona forchetta.
Faccio poca attività fisica perché non ho
tempo, ma mi aiuta la corporatura e il
fatto che nel mio lavoro mi muovo sempre.
Periodicamente faccio i controlli che mi
consigliano i medici.
Come si parla di cancro in TV? È possibile
conciliare l’atmosfera leggera di certe
trasmissioni con un tema come questo?
Ogni trasmissione ha il suo ruolo. Ci sono
trasmissioni come Elisir, dove si possono
far passare i concetti più complicati. Nel
mio caso punto piuttosto a raccontare
storie vere: persone che ce l’hanno fatta,
ricercatori che dedicano la loro vita a una
missione. E ci metto del mio: chi ascolta
sente se stai pronunciando una frase fatta
o se in quella causa ci credi veramente.
RENDIAMO IL CANCRO SEMPRE PIÙ CURABILE
Oggi i tassi di guarigione, soprattutto per alcuni tumori, sono aumentati clamorosamente grazie
al progresso della ricerca scientifica. La guaribilità media dei tumori è più che raddoppiata in
soli 30 anni. Di questo progresso sono promotrici AIRC e la sua Fondazione FIRC, che investono
SPECIALE AZALEA
su giovani talenti e progetti innovativi e diffondono una corretta informazione sulle novità
terapeutiche e diagnostiche e sugli stili di vita da adottare per una buona prevenzione.
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d’Aosta
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Coordinamento redazionale: Patrizia Brovelli ([email protected])
Testi: Daniela Ovadia (Agenzia Zoe)
Progetto grafico e impaginazione: Silvia Ruju
Fotografie: Istockphoto, Maurizio D’Avanzo
Stampa: Rotolito Lombarda (MI), settembre 2015
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