PROSTATE-IC PRODUCT PROFILE Edizione Italiana PROSTATE-IC code XG007 Kit ELISA per il dosaggio degli Immunocomplessi dell’antigene prostatico specifico (PSA-IgM) nel Carcinoma Prostatico PRODUCT PROFILE Il Carcinoma Prostatico: caratteristiche, cause e prevenzione ............................ 4 Diagnosi del Carcinoma Prostatico ........................................................................ 4 Prostate-IC ELISA Kit............................................................................................... 6 Referenze ................................................................................................................. 7 Prostate-IC - Product Data Sheet............................................................................ 8 3 Il Carcinoma Prostatico: caratteristiche, cause e prevenzione Il carcinoma della prostata è oggi il tumore più diffuso nella popolazione maschile ed è tra le principali cause di morte per tumore. Pur non presentando una letalità particolarmente elevata rispetto agli altri tumori, con una probabilità di sopravvivenza superiore al 90% in caso di diagnosi positiva, il costante aumento dell’incidenza, sia nelle popolazioni ad alto che a basso rischio, permette di spiegare l’elevato numero di decessi. La maggior parte di questi decessi dipende da diagnosi tardive ed una diagnosi precoce può più che in altri tumori determinare la differenza in termini di guarigione. Il 95% dei tumori alla prostata sono adenocarcinomi, cioè originano dalle cellule ghiandolari secretorie e la loro evoluzione è influenzata dall'assetto ormonale del paziente. Il restante 5% consiste di sarcomi, linfomi, carcinomi delle cellule squamose e metastasi da altri siti tumorali. Nella maggioranza dei casi la zona da cui si origina la neoplasia è la regione periferica della ghiandola prostatica. La zona periferica non è a contatto diretto con le vie urinarie ed è per questo che la sintomatologia è pressoché assente negli stadi iniziali e può peggiorare invece solo negli stadi avanzati della malattia, quando cioè vengono coinvolti altri organi (1). La classificazione del tumore alla prostata si effettua attraverso il sistema TNM (Tumor Node Metastasis), ma il sistema più utilizzato per la gradazione dell’adenocarcinoma prostatico rimane la classificazione di Gleason. Questo metodo può essere impiegato solamente con materiale di tipo bioptico e consiste nella somma di due diversi pattern di crescita tumorale, il pattern principale (predominante) e il secondario (secondo più comune), e viene loro assegnato un punteggio da 1 a 5, indicando con 1 l'aspetto più differenziato e con 5 quello meno differenziato. Il punteggio di Gleason comprende i valori sulla scala da 2 a 10, dove 2 rappresenta la forma meno aggressiva e 10 la forma più aggressiva. Si calcola che un uomo su cinque sia a rischio di tumore alla prostata nel corso della sua vita; questa percentuale varia in numerosi casi: • il rischio raddoppia nel caso di un parente stretto che abbia manifestato la malattia, quintuplica con due parenti stretti colpiti, con tre il rischio è del 97%. • la popolazione nera presenta un’incidenza maggiore del 60% rispetto a quella bianca e il doppio della letalità. • uomini con un indice di massa corporea superiore a 32,5 (obesità) hanno un rischio maggiore del 33% rispetto alla popolazione normale. L'età avanzata (il PCa colpisce maggiormente sopra i 55 anni), l’ereditarietà e la presenza di ormoni androgeni biologicamente attivi in circolo e nel tessuto prostatico rappresentano i fattori causali più rilevanti del carcinoma prostatico. Non vi è dubbio tuttavia che, come per la maggior parte dei tumori solidi, l'eziologia del carcinoma prostatico sia multifattoriale e sia il risultato di una complessa interazione di fattori genetici ed ambientali con l'età e lo stato ormonale dei soggetti a rischio. Il testosterone è strettamente legato allo sviluppo della prostata e sembra che una produzione troppo elevata favorisca il passaggio da una fase istologica ad una fase clinica del tumore (2). Secondo alcuni studi, anche pazienti sottoposti in precedenza a vasectomia o con una storia clinica di iperplasia prostatica benigna sono soggetti a un più elevato rischio di contrarre il cancro. Inoltre, sono stati condotti diversi studi sulle differenze tra fattori ambientali diversi per ricercare gli agenti eziologici del tumore alla prostata; sembra che inquinanti, fattori 4 dietetici, fumo, alcolici, rapporti sessuali a rischio di infezioni, malattie veneree e fattori ormonali siano tutti implicati nello sviluppo della neoplasia (3-8). Mentre non è ovviamente possibile interferire con i fattori genetici, esiste la possibilità, almeno teorica, di ridurre l'esposizione ai fattori ambientali che favoriscono lo sviluppo del carcinoma prostatico, riducendo così l'incidenza di questa malattia. L’aumento del rischio provocato dalla maggior assunzione di lipidi è, probabilmente, legato all’aumento della produzione del testosterone ed alla diminuzione dell’assorbimento di vitamina A. La vitamina A, a sua volta, ha un ruolo contraddittorio: pare, infatti, che la vitamina A di origine vegetale abbassi il rischio di tumore, mentre quella di origine animale addirittura lo aumenti. Questo è in accordo con le differenze di incidenza fra occidente ed estremo oriente, dove la vitamina A assunta è fondamentalmente di origine vegetale. La bassa incidenza di carcinoma prostatico nelle popolazioni asiatiche potrebbe pertanto essere messa in relazione con una dieta a basso contenuto lipidico e ad alto contenuto in fibre e fitoestrogeni, che a loro volta potrebbero svolgere un ruolo protettivo (3-9). Diagnosi del Carcinoma Prostatico Attualmente, tra i diversi metodi diagnostici per il carcinoma prostatico che presentano una certa efficacia esiste il problema della specificità diagnostica. Questo problema rappresenta un impedimento alla possibilità di pianificare uno screening totale di popolazione che, di fatto, ridurrebbe ipoteticamente a zero i decessi causati da questa malattia. Nella pratica clinica si utilizzano diversi esami per una corretta diagnosi del tumore, tra cui il dosaggio dell’antigene prostatico specifico (PSA), l'esplorazione rettale (DRE) e l'ecografia prostatica trans-rettale. L’esito di uno o più di questi esami può indurre nel medico il sospetto di una neoplasia e in questo caso la raccomandazione è di eseguire una biopsia prostatica ecoguidata sulle zone sospette o random, qualora non sia stata individuata una zona specifica. L’esplorazione rettale L’esplorazione rettale (DRE) è l'accertamento indispensabile per lo studio di qualsiasi patologia alla prostata. E’ il primo approccio obiettivo del paziente con disturbi minzionali riferibili alla prostata. La DRE fa parte di una regolare valutazione del paziente ed insieme alla valutazione del livello di PSA rappresenta il criterio clinico discriminante per decidere sulla opportunità di eseguire una biopsia (10). I valori di sensibilità e di specificità dell’esplorazione rettale non sono ottimali principalmente perché con la DRE si riescono ad apprezzare solo tumori che originano nella zona periferica della ghiandola, che rappresentano comunque il 70-80% dei carcinomi totali (11). Nel 18% dei casi il carcinoma prostatico viene rilevato solamente attraverso un’esplorazione rettale sospetta, indifferentemente dal livello del PSA. In conclusione, ai vantaggi della semplicità e della non invasività, la DRE, presa isolatamente, contrappone gli svantaggi della variabilità soggettiva e dell'impossibilità di apprezzare l'intera prostata. L’ecotomografia transrettale L'ecografia prostatica trans-rettale (TRUS) è un banale esame ecografico che permette uno studio dettagliato della prostata. La TRUS permette di misurare in maniera precisa il volume della prostata e di visualizzarne la morfologia, l'aspetto ecografico interno, nonché quello delle strutture adiacenti. Essa è in grado di documentare l'aumento volumetrico della ghiandola, la presenza di adenoma intraprostatico, i segni di infiammazione sia acuta che cronica ed eventuali zone sospette per neoplasia prostatica (12). Attualmente, per la bassa sensibilità e specificità, la TRUS ha un ruolo marginale sia nella diagnosi di carcinoma che nella vigilanza della malattia in fase avanzata. Il suo ruolo è, al contrario, insostituibile nell'esecuzione di biopsie per ottenere una conferma istologica di un sospetto carcinoma della prostata. La biopsia La biopsia viene eseguita in tutti i casi in cui vi sia il sospetto di neoplasia prostatica alla DRE, alla TRUS o nel caso vi sia una variazione sospetta del livello di PSA. In genere, viene eseguita per via transperineale o transrettale, quasi sempre sotto guida ecografica. La biopsia prostatica viene raccomandata anche nei casi in cui la diagnosi di carcinoma appare ovvia per diversi motivi (quadro palpatorio tipico con estensione extracapsulare, PSA elevato, con o senza metastasi ossee) per avere, comunque, la definizione dell'istotipo e del grading, elementi necessari per la prognosi e la previsione di ormonosensibilità (13). La biopsia è però una procedura altamente invasiva che può provocare numerose complicazioni (13). Pertanto è fondamentale migliorare l’accuratezza dei saggi diagnostici non invasivi come nel caso del dosaggio dei biomarcatori tumorali così da ridurre il numero delle biopsie. Il test del PSA Il test del PSA misura i livelli di antigene prostatico specifico nel circolo sanguigno. In presenza di cancro, i valori del PSA aumentano perché le cellule ghiandolari tumorali producono molto più PSA delle cellule normali. Il valore sopra il quale deve essere destata l’attenzione del medico è di 4 nanogrammi per millilitro (ng/mL) in quanto possibile segno di patologia neoplastica (14-17). Il dosaggio sierologico dei livelli di PSA ha rivoluzionato la diagnosi del carcinoma prostatico, ma ha anche aumentato i problemi di sovradiagnosi a causa dell’inadeguata accuratezza diagnostica del marcatore. Infatti, il PSA è un marcatore organo-specifico ma non tumore-specifico poiché i livelli circolanti di PSA sono elevati anche in caso di ipertrofia prostatica benigna (BPH), di infiammazioni batteriche della prostata, e in caso di manipolazione o trauma prostatico. Nel tentativo di ottimizzare l’accuratezza diagnostica del test del PSA, in particolare per valori di PSA compresi tra 4 e 10 ng/mL, cioè la cosiddetta “zona d’ombra” in cui si ha una sostanziale sovrapposizione dei risultati tra malati di cancro e pazienti affetti da BPH (14), sono stati proposti diversi altri parametri correlati al PSA, quali la concentrazione del PSA rispetto al volume ghiandolare (PSA density), la velocità di crescita annuale del PSA (PSA velocity), il rapporto del PSA rispetto all'età del paziente ed il rapporto tra PSA libero e PSA totale, tuttavia l’utilizzo di questi parametri diagnostici non ha portato quel miglioramento significativo della diagnosi del carcinoma prostatico tale da ridurre il numero di biopsie diagnostiche da effettuare (15-17). Densità di PSA La densità del PSA esprime il rapporto fra il livello sierico di PSA e le dimensioni misurate ecograficamente della ghiandola prostatica, e si basa sul fatto che la quantità di PSA prodotto per grammo di tessuto è molto maggiore nel cancro che non nell'ipertrofia. Tuttavia, la sua interpretazione è complicata da alcune variabili: il differente rapporto, in soggetti diversi, fra tessuto ghiandolare (che produce PSA) e stroma (che non produce PSA), il possibile errore nella determinazione ecografica del volume prostatico e il diverso rapporto, con l'età, fra l'incremento del PSA e l'incremento delle dimensioni della ghiandola (14, 15). Velocità del PSA Un altro criterio diagnostico sviluppato è il tasso d'incremento del livello sierico di PSA nel tempo. Sembra, infatti, che la variazione quantitativa su base annuale tra prelievi seriali di uno stesso paziente sia più significativa del valore assoluto del PSA nella diagnosi differenziale tra cancro ed ipertrofia. Nel cancro della prostata, l'incremento del PSA di solito supera 0,75 ng/ml per anno o comunque mostra incrementi annui del 20% rispetto ai valori iniziali. Va tuttavia tenuto presente che questo approccio richiede un buon controllo della variabilità analitica del metodo e la conoscenza delle fluttuazioni intraindividuali del marcatore non legate alla presenza di malattia. La PSA velocity è pertanto un approccio diagnostico interessante dal punto di vista biologico, che però necessita di un'accurata standardizzazione prima di un possibile impiego routinario. Per adottare questo criterio, sono necessarie ripetute determinazioni del PSA, preferibilmente ad intervalli trimestrali, per un periodo minimo di un anno, ma preferibilmente per diversi anni. È ovvio che tale principio non consente conclusioni in tempi brevi (15). Rapporto PSA libero/totale Si ritiene che la differente produzione da parte di cellule epiteliali prostatiche e cellule epiteliali cancerose di PSA libero (fPSA) sia la causa delle differenze riscontrate tra sieri di uomini con IPB e uomini con tumore. Un livello di PSA totale (tPSA) elevato, unito a una bassa percentuale di fPSA, è indice di un tumore più aggressivo. l’uso del fPSA ha portato a un miglioramento della specificità nel range 4-10 ng/mL con una riduzione delle biopsie non necessarie. Il cut-off usato è una percentuale di fPSA circa del 25%. I dosaggi commerciali per il fPSA presentano tuttavia ancora un livello non soddisfacente di standardizzazione. I risultati sono quindi parzialmente metodo-dipendenti. Bisogna inoltre tenere presente che il PSA libero non va usato da solo, ma va sempre dosato in associazione con il PSA totale ed espresso in rapporto a quest'ultimo. Il valore dato da questo rapporto deve essere usato solo in fase di approccio diagnostico; non deve essere usato nella stadiazione, nel postoperatorio, nel monitoraggio a lungo termine e nel monitoraggio della terapia (radioterapia, endocrinoterapia, chemioterapia), in quanto non esistono evidenze che ne supportino una qualche efficacia in tali scenari clinici. In aggiunta, il rapporto PSA libero/PSA totale va utilizzato solo nei casi di valori di PSA totale compresi fra 2.5 e 20.0 ng/ml. Infatti, nei casi con PSA <2.5 o >20 ng/ml la diagnosi è più facile, mentre il rapporto PSA libero/PSA totale oltre questi valori ha problemi d'interpretazione che devono ancora essere valutati (16,17). PSA-IgM Recentemente è stato scoperto che nel siero dei pazienti affetti da certe forme neoplastiche, i marcatori tumorali classici possono essere rilevati oltre che in forma libera anche sottoforma di immunocomplessi associati alle immunoglobuline di classe M, (IgM) (18). Le IgM sono considerate la principale componente dell’immunità innata, poiché sono capaci di legarsi ad un ampio spettro di antigeni tumorali . E’ stato stabilito che le IgM hanno un ruolo importante nella prima linea di difesa contro gli antigeni infettivi, nella regolazione e proliferazione delle cellule immuni e nell’immunosorveglianza delle cellule tumorali. Nel siero di numerosi pazienti con carcinoma prostatico è stata dimostrata la presenza del PSA oltre che in forma libera anche 5 in forma immunocomplessata alle IgM (PSA-IgM). L’utilizzo della determinazione dei livelli circolanti degli immunocomplessi PSA-IgM per la diagnosi del carcinoma alla prostata è stato recentemente proposto, poiché tale dosaggio si è dimostrato più accurato comparato all’analisi del PSA totale (18-23). Prostate-IC ELISA Kit Kit ELISA per il dosaggio degli immunocomplessi dell’antigene prostatico specifico (PSA-IgM) nel Carcinoma Prostatico Xeptagen ha sviluppato Prostate-IC, saggio ELISA per il dosaggio di PSA circolante sottoforma di immunocomplessi con le IgM (PSA-IgM). In uno studio prospettico il kit Prostate-IC è stato utilizzato per analizzare i livelli sierici di PSA-IgM mentre in parallelo sugli stessi campioni con un kit commerciale è stato determinato il PSA totale. La popolazione studiata era composta da un campione di 50 sieri di pazienti con cancro alla prostata, da 51 sieri di pazienti con iperplasia prostatica benigna e da 15 sieri di donatori sani utilizzati come popolazione di controllo (18). L’analisi comparativa ha evidenziato il vantaggio in termini di sensibilità (SE) e specificità (SP) del dosaggio del PSA-IgM rispetto alla determinazione di PSA totale per la diagnosi del tumore (figura 1). I livelli di PSA-IgM sono risultati sempre al di sotto del valore di cut off di 145.1 AU/mL nel gruppo di donatori sani, mentre nel gruppo dei tumori erano superiori al cut off in 20 casi dei 50 analizzati (SE = 40%) e nel gruppo degli iperplastici solo in 6 dei 51 campioni analizzati (SP = 88%). I livelli di PSA erano elevati nel gruppo dei pazienti con cancro alla prostata in 44 casi, con cut-off di 4 ng/mL (SE = 88%), e in 11 campioni (SE = 22%), con cut-off di 10 ng/mL, ma con valori di specificità del test inadeguati. Infatti, nel gruppo dei pazienti affetti da iperplasia benigna il test del PSA ha dato esito positivo in 49 dei 51 campioni analizzati con cut off di 4 ng/mL (SP = 4%) e in 15 campioni con cut-off di 10 ng/mL (SP = 71%). I livelli sierici di PSA-IgM sono risultati al di sopra del cut off, nel 43% dei pazienti con tumore e valori di PSA compresi tra 4 e 10 ng/mL, mentre ciò non si verificava nel gruppo degli iperplastici, dove solo il 12% pazienti con BPH e valori di PSA compresi tra 4 e 10 ng/mL è risultato positivo anche al test del PSA-IgM. Biomarcatore Sens Spec PPV NPV PSA-IgM 145,1 [AU/mL] 40% 88% 77% 60% PSA 4 [ng/mL] 84% 4% 46% 20% PSA 10 [ng/mL] 22% 71% 42% 48% PSA 10 [ng/mL] or PSA-IgM 145,1 [AU/mL] 60% 63% 61% 62% 4 ng/mL < PSA PSA < 10 ng/mL e PSA-IgM 43% 88% 76% 55% Tabella 1: Confronto degli indici di Sensibilità (Sens), Specificità (Spec), PPV (valore predittivo positivo) e NPV (valore predittivo negativo) di PSA-IgM nei pazienti con carcinoma prostatico (n=50) e pazienti con iperplasia benigna (n=51). 6 Figura 1: Box-plot dei livelli sierici di PSA e PSA–IgM nei pazienti con carcinoma prostatico (PCa) e iperplasia prostatica benigna (BPH). Il box rappresenta il primo ed il terzo quartile e la linea di mezzo è la mediana La combinazione dei risultati dei due biomarcatori PSA-IgM e PSA migliora significativamente la sensibilità diagnostica, la quale è passata dal 22% del test del PSA con cut off di 10 ng/mL (PSA 10) al 60% ottenuto con la combinazione dei test (PSA-IgM e PSA 10). I due test hanno, quindi, dimostrato un buon grado di complementarietà nel loro valore diagnostico, motivo per cui la combinazione di entrambi si è rivelata il migliore approccio possibile (19). In tabella 1 sono riportati gli indici diagnostici ottenuti con il test del PSA, con il test del PSAIgM e con la combinazione PSA-IgM - PSA 10. In tabella 1 sono anche, riportati i valori forniti dall’approccio combinato del test del PSA con valori compresi nell’intervallo tra 4 e 10 ng/mL e di PSA-IgM. La combinazione dei livelli sierici di PSA totale e PSA-IgM è stata studiata più approfonditamente in studi di validazione condotti in diversi centri Italiani. Il dosaggio del PSA IgM si è dimostrato più accurato per l’identificazione del carcinoma prostatico nella malattia organo confinata rispetto all’analisi dei livelli circolanti di PSA totale, in particolare in questi studi sono stati confermati i valori di sensibilità e specificità misurati per il PSA-IgM per la discriminazione dei pazienti con tumore organo confinato dai pazienti con iperplasia prostatica benigna. L’associazione dei due test è risultata sempre il miglior approccio diagnostico rispetto ai test considerati singolarmente, permettendo di ottenere la migliore distinzione dei pazienti con tumore da quelli con IPB, aumentando fino ad un 90% la specificità diagnostica e consentendo quindi la riduzione del numero di biopsie prostatiche negative (20-23). 18. 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Annual Congress SIU, Rimini, 4–7 October 2009. 7 Prostate-IC - Product Data Sheet USO Prostate-IC è un test immunoenzimatico del tipo ELISA (Enzyme Linked Immunosorbent Assay) per il dosaggio degli immunocomplessi dell’antigene prostatico specifico (PSA-IgM) nel Carcinoma Prostatico. SPIEGAZIONE DEL TEST Prostate-IC appartiene a una nuova generazione di dispositivi diagnostici in vitro basato sulla rilevazione di PSA sottoforma di immunocomplesso circolante (PSA-IgM). Prostate-IC è un dosaggio ELISA specifico e sensibile per la diagnosi del carcinoma prostatico, realizzato per misurare PSA-IgM nel siero dei pazienti. La concentrazione di PSA-IgM è espressa in Unità Arbitrarie (AU)/mL usando un calibratore specifico come riferimento. Studi scientifici hanno dimostrato che la determinazione dei livelli di PSA-IgM nel siero dei pazienti con carcinoma prostatico permette di rilevare il tumore con una maggiore sensibilità rispetto al test del PSA, test sierico di riferimento del tumore alla prostata, senza pregiudicare la specificità (1-3). Inoltre, è stato dimostrato che i livelli di PSA e PSA-IgM circolanti non si sovrappongono indicando che PSAIgM è un marcatore complementare del carcinoma prostatico e che l’analisi di entrambi i biomarcatori può migliorare l’accuratezza diagnostica del tumore prostatico (1-5). PRINCIPIO DEL TEST Prostate-IC è un kit per il dosaggio di PSA-IgM nel siero dei pazienti con carcinoma prostatico attraverso una metodica ELISA altamente specifica e sensibile. Tutte le incubazioni sono condotte in una scatola chiusa contenente carta umida sul fondo in modo da prevenire l’evaporazione. I calibratori ed i campioni sono incubati simultaneamente. L’immunocomplesso viene determinato mediante aggiunta di un anticorpo secondario coniugato con perossidasi e aggiunta del substrato e del cromogeno appropriati. Il colore che si sviluppa è proporzionale alla quantità di analita presente nel campione. REAGENTI E MATERIALI FORNITI XG007-PL: una piastra multistrip da 96 pozzetti, sensibilizzata con anticorpo di coniglio anti-PSA. XG007-Calibratore: due vial di calibratore liofilizzato (contiene proteine di origine umana). XG-EA: soluzione dell’anticorpo secondario coniugato con l’enzima. Tappo verde. XG-CH3: soluzione cromogena pronta all’uso, contiene TMB (3,3’,5,5’-Tetrametilbenzidina) 10 mL. XG-ST3: soluzione di arresto pronta all’uso, contiene HCl 1N, 10 mL. XG-DB5: tampone di diluizione concentrato 5X, 10 mL, contiene Proclin come conservante. Dopo diluizione la soluzione di lavoro contiene 1% BSA e 0.05% Tween 20. XG-WB2: tampone di lavaggio da ricostituire in acqua di grado reagente. Dopo ricostituzione il tampone contiene lo 0.05% di Tween 20 in PBS. STRUMENTAZIONE RICHIESTA MA NON FORNITA Pipette di precisione con puntali monouso Washer per micropiastre Lettore per micropiastre con filtri a 450 o 650 ± 20 nm Acqua di grado reagente CONSERVAZIONE E STABILITÀ La piastra XG007-PL con l’anticorpo specifico pre-adsorbito, il cromogeno XG-CH7, il substrato enzimatico XG-ST3, il tampone di diluizione XG-DB5 e il tampone di lavaggio XG-WB2 sono 8 stabili per 12 mesi a 4°C. Le soluzioni XG-CH3, XG-DB5 e XGWB2 devono essere usate entro un mese e conservate a 4°C. Conservare il cromogeno XG-CH3 al buio. La soluzione standard XG007-IC e l’anticorpo secondario coniugato XG-EA sono stabili per 12 mesi a -20°C. Evitare cicli di congelamento e scongelamento ripetuti. MATERIALE POTENZIALMENTE PERICOLOSO La soluzione dello standard XG007-Calibratore contiene proteine di origine umana. Tale materiale è stato, tuttavia, testato mediante metodi approvati per la presenza di anticorpi diretti verso il virus dell’HIV, verso il virus dell’HCV e per la presenza dell’antigene di superficie del virus dell’epatite B (HBsAg), ed è risultato negativo. Dal momento che nessun test può offrire la completa sicurezza che i virus HIV, HBV, HCV, ed altri agenti infettivi siano assenti, tutti i reagenti di origine umana devono essere considerati potenzialmente infettivi. Di conseguenza si raccomanda fortemente di maneggiare questi reagenti ed i campioni di origine umana in accordo con le Procedure Standard OSHA per i Patogeni presenti nel sangue (24). La buona pratica di laboratorio e livelli di sicurezza 2 devono essere usati per materiali che contengono o per i quali si sospetti contenere agenti infettivi (7-9). PREPARAZIONE DEI CAMPIONI Il siero rappresenta la tipologia di campione consigliata per l’esecuzione del test Prostate-IC. I campioni di siero dovrebbero essere prelevati in condizioni asettiche ed in modo tale da evitare fenomeni di emolisi. I campioni possono essere conservati a 2-8°C se il saggio è effettuato nelle 24 ore che seguono il prelievo dei campioni, in caso contrario i campioni devono essere congelati. Allo scongelamento, il campione deve essere delicatamente agitato per assicurare consistenza e omogeneità nei risultati. Evitare rigorosamente cicli ripetuti di congelamento e scongelamento. I campioni che mostrano sedimento, eritrociti o torbidità devono essere centrifugati e chiarificati prima di eseguire il test. INSTRUZIONI PER L’USO NOTE TECNICHE • Permettere ai campioni ed ai reagenti di raggiungere la temperatura ambiente prima di eseguire il test. Non scongelare i campioni o i reagenti a bagnomaria. • Agitare delicatamente i campioni ed i reagenti prima dell’uso. • Evitare che si formi schiuma all’interno dei contenitori che alloggiano i reagenti. Evitare l’esposizione dei reagenti a fonti di calore eccessivo o di luce durante la conservazione e le incubazioni. • Evitare di toccare i pozzetti della piastra prima e dopo aver aggiunto campioni e/o reagenti. • Campioni e standard dovrebbero essere analizzati in duplicato. • Eseguire un curva standard per ciascun test. • Usare solo strip pre-adsorbite e provenienti dallo stesso batch per ciascun test. Non mescolare reagenti provenienti da kit appartenenti a lotti diversi. • Eseguire le incubazioni in una scatola chiusa e contenente carta umida, allo scopo di prevenire l’eccessiva evaporazione. PREPARAZIONE DEI REAGENTI • Ricostituire il calibratore XG007-Calibratore liofilizzato con 440 μL di acqua di grado reagente. ESECUZIONE DEL TEST 1. Preparare i reagenti come descritto sopra. 2. Allestire la piastra con un numero sufficiente di pozzetti che comprendano gli standard ed i campioni. 3. Rimuovere le strip in eccesso e conservarle nell’apposita busta di conservazione. 4. Dispensare 100 µL/well dei calibratori standard (in duplicato) partendo dalla soluzione ricostituita ed eseguendo direttamente nella piastra le diluizioni seriali di un fattore 2, ottenendo una curva di calibrazione a sette punti. Usare il tampone di diluizione XG-DB5 come diluente. Dispensare, in duplicato, 100 µL/well del tampone di diluizione XG-DB5 nei pozzetti relativi al controllo negativo (Bianco). 5. Dispensare 100 µL/well della diluizione 1:50 relativa ai campioni (in duplicato). Usare il tampone di diluizione XG-DB5 come diluente. 6. Incubare 1h a temperatura ambiente. 7. Lavare 6 volte con il tampone di lavaggio XG-WB2 (300 µL/well). 8. Aggiungere 100 µL/well della soluzione diluita di anticorpo secondario XG-EA. 9. Incubare 1h a temperatura ambiente. 10. Lavare 6 volte con il tampone di lavaggio XG-WB2 (300 µL/well). 11. Aggiungere 100 μL/well di soluzione cromogena XG-CH3. Lasciar incubare al buio e leggere i valori di densità ottica (OD) di ciascun pozzetto usando un lettore per micropiastre equipaggiato con un filtro a 650 nm. 12. Alternativamente aggiungere 100 μL/well di soluzione di arresto XG-ST3 e misurare i valori di OD di ciascun pozzetto utilizzando il lettore di micropiastre equipaggiato con un filtro a 450 nm. Leggere la colorazione della reazione bloccata entro 1 ora. 13. Costruire la curva standard dai valori di ΔOD come descritto nella sezione seguente: Interpretazione dei risultati. ELABORAZIONE DEI RISULTATI È necessario eseguire una media delle densità ottiche ottenute in duplicato per ciascuno dei punti dello standard e dei campioni, e sottrarre la media delle densità ottiche relative allo zero standard, quindi si può costruire una curva standard con i valori ottenuti e riportati in AU/mL (vedi Fig 1). Tale elaborazione può essere effettuata attraverso software oppure può essere ottenuta manualmente ponendo i valori delle assorbanze relative ai punti dello standard sull’asse delle y in funzione delle concentrazioni, in scala logaritmica, sull’asse delle x, e disegnando così la curva standard. 1 y = 0.0775x + 0.0285 ΔOD @450 nm 0.8 2 R = 0.9912 0.6 0.4 0.2 0 0 2 4 6 8 PSA-IgM [Au/mL] 10 12 ΔOD @450 nm • Risospendere il tampone di diluizione XG-DB5 in 50 mL di acqua distillata. • Risospendere il buffer di lavaggio XG-WB2 in 500 mL di acqua distillata. • Preparare la quantità richiesta dell’anticorpo secondario coniugato XG-EA diluendolo 100 volte nel tampone di diluizione XG-DB5. 1.8 1.6 1.4 1.2 1 0.8 0.6 0.4 0.2 0 y = 0.5295Ln(x) - 0.4015 2 R = 0.9987 10 100 PSA-IgM [Au/mL] Figura 1: Intervallo di linearità di una tipica curva standard del kit Prostate-IC dopo 15 minuti di incubazione con il substrato. Le concentrazioni di immunocomplesso dei campioni sono lette direttamente sull’asse delle x mediante interpolazione delle assorbanze sulla curva standard. La concentrazione ottenuta è moltiplicata per il fattore di diluizione del campione. CONTROLLO DI QUALITÀ Il coefficiente di variazione inter- ed intra-saggio è stato determinato su 4 curve standard ed è risultato essere inferiore al 10%. Per una performance ottimale, l’assorbanza relativa allo zero standard dovrebbe essere < 0.2 OD450. Si raccomanda che ciascun laboratorio esegua il test ponendo un proprio campione che funzioni come controllo di qualità interno in modo da assicurare la correttezza della procedura e dei reagenti. INTERPRETAZIONE Un valore di cut off di PSA-IgM di 145 AU/mL consente di differenziare la forma maligna dalle forme non maligne (1823). INTERVALLO DI LINEARITÀ L’intervallo di calibrazione è compreso tra 0.7 e 45 AU/mL. REFERENZE 1. Beneduce L, Prayer-Galetti T, Marcello Grimani Giustinian A, Gallotta A, Betto G, Pagano F, Fassina G. Detection of prostate-specific antigen coupled to immunoglobulin M in prostate cancer patients. Cancer Detection and Prevention 31: 402-407, 2007. 2. Zani D, Pezzoni G, Pettenò A, Simeone C, Beneduce L, Gallotta A, Fassina G, Cosciani Cunico S. Validazione dell’uso di PSA e immuno-complessi PSA-IgM nella diagnostica della malattia prostatica organo confinata. Congresso Nazionale (SIU), Roma, 22-28 September 2008. 3. Prayer-Galetti T, Beneduce L, Dal Moro F, Betto G, Fassina G, Pagano F. Influenza dell’età dei pazienti, dei valori di PSA sierico e del grado di differenziazione tumorale sui livelli circolanti degli immuno-complessi IgM. 80° Congresso Nazionale (SIU), Bari, September 27- October 1 2007. 4. Prayer-Galetti T, Beneduce L, Dal Moro F, Betto G, Fassina G, Pagano F. PSA-IgM complessato (IC) un nuovo biomarcatore per il carcinoma della prostata. 79° Congresso Nazionale (SIU), Bologna, Italy, June 17-21 2006. 5. Beneduce L, Prayer-Galetti T, Marcello Griman Giustinian A, Gallotta A, Fracalanza S, Betto G, Artibani W, Pagano F, Fassina G. The occurrence of Prostate Specific Antigen-IgM immune complexes (IC) as novel serum biomarker for prostate cancer. 21st Annual Congress of European Association of Urology, Paris, 05-08 April 2006. European Urology Supplements 5 (2): 163, 2006. 6. US Department of Labor, Occupational Safety and Health Administration, 29 CFR Part 1910.1030, Occupational Exposure to Bloodborne Pathogens Final Rule. Federal Register; 56 (235):64175-82, 1991. 9 7. US Department of Health and Human Services. Biosafety in Microbiological and Biomedical Laboratories. HHS Publication No. (CDC) 93-8395. Washington, DC: US Government Printing Office, May 1993. 8. World Health Organization Laboratory Biosafety Manual. Geneva: World Health Organization, 1993. 10 9. National Committee for Clinical Laboratory Standards. Protection of Laboratory Workers from Infectious Diseases Transmitted by Blood, Body Fluids and Tissue: Tentative Guideline. NCCLS Document M29-T2 Villanova: NCCLS: 143, 1991. 11 XEPTAGEN SpA VEGA Science Park – Building Auriga Via delle Industrie, 9 30175 Marghera (VE) – ITALY Phone: +39 041 509 3910 Fax: +39 041 509 3884 [email protected] www.xeptagen.com © 2004 XEPTAGEN S.p.A. 12