meglio prevenire che curare

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IL CANCRO DELLA PROSTATA
PREVENZIONE E DIAGNOSI PRECOCE
A cura del dott. Carlo Martinengo, Direttore S.C. Urologia del Presidio Ospedaliero di Borgomanero dell’ASL n. 1
Nella Regione Piemonte il cancro della prostata risulta essere al secondo posto per incidenza, preceduto
solo dal cancro del polmone, e al quarto posto come causa di morte per tumore.
Questi dati si allineano alla tendenza media mondiale.
Fanno eccezione gli Stati Uniti d'America dove l'incidenza è maggiore, soprattutto a carico della popolazione
afro-americana.
Non si conoscono gli eventi in seguito ai quali il tumore abbia origine. Si sa che vi può essere una tendenza
genetica, razziale e ambientale.
Chi ha avuto consanguinei di primo grado affetti da tumore pro statico è a rischio maggiore.
La razza nera è più esposta, quella gialla meno.
Tutte le razze manifestano un'incidenza maggiore negli Stati Uniti probabilmente in relazione al tipo di
alimentazione.
Non sarà possibile una vera prevenzione fino a quando non si conoscerà la causa di origine del cancro della
prostata.
Viene suggerita un'alimentazione povera di grassi animali e poco proteica.
Fattori protettivi sarebbero gli estrogeni di origine vegetale, la soia, il tè verde, presenti nella dieta degli
asiatIci e poi vitamine A, C, D, E, il selenio e i licopeni presenti, questi ultimi nei pomodori passati.
La prevenzione secondaria si fa attraverso la diagnosi precoce.
I due esami di prima linea sono l'esplorazione della prostata per via rettale e il dosaggio del PSA nel
sangue.
A questi esami dovrebbero sottoporsi soggetti con più di 50 anni. Il limite scende a 40 anni nei soggetti
con parenti consanguinei di primo grado colpiti dalla malattia.
L'esplorazione rettale può evidenziare variazioni di volume, forma e consistenza della ghiandola.
Il dosaggio nel sangue del PSA (Prostatic Specific Antigen), una proteina prodotta solo dalla prostata, è
stato introdotto negli anni ‘90 e ha portato ad un eccezionale incremento delle diagnosi in fase precoce,
rendendo così possibile l'attuazione di trattamenti potenzialmente risolutivi.
Il PSA, tuttavia, pur essendo nella maggior parte dei casi di enorme utilità nel darci un segnale di allarme,
rimane ancora troppo aspecifico per tipo di malattia e si dimostra a volte anche poco sensibile.
Può infatti aumentare in presenza di patologie benigne come l'ipertrofia prostatica o la prostatite o rimanere
basso in presenza di un carcinoma creando così non pochi problemi diagnostici. Per ridurre il rischio di falsi
positivi e di falsi negativi è bene combinare i valori di PSA con la situazione clinica (età, condizioni generali,
visita prostatica).
Il cancro della prostata in fase iniziale può svilupparsi senza dare alcun disturbo.
Altre volte i sintomi possono manifestarsi come bisogno più frequente di urinare e getto indebolito oppure
come dolore pelvico, sangue nel liquido seminale o nell'urina, tutti sintomi presenti anche in molte malattie
benigne.
Se la visita o il PSA o entrambi dovessero risultare fuori norma e facessero sorgere il sospetto clinico di un
carcinoma pro statico il passo successivo sarà l'esecuzione di un'ecografia prostatica con sonda transrettale
associata ad una biopsia.
La biopsia prostatica ecoguidata è un esame generalmente ambulatoriale eseguibile in anestesia locale.
Durante l'ecografia verrà eseguito un numero variabile di prelievi che saranno inviati al Patologo per essere
esaminati.
Dati statistici recenti evidenziano una tendenza alla diminuzione della mortalità per cancro prostatico pur in
presenza di un'aumentata incidenza diagnostica del tumore. Sembra evidente che l'insieme delle terapie
attuate nell'ultimo decennio in presenza di diagnosi più precoci abbia inciso favorevolmente sul decorso
della malattia.
L'attesa è per nuovi esami più sensibili, più specifici e poco invasivi che consentano insieme ad una diagnosi
precoce una valutazione ancora più precisa della potenzialità evolutiva del tumore utile per disegnare un
programma terapeutico modellato sulle caratteristiche di ogni singolo paziente.
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