MENTE&CERVELLO Non sai leggere? Colpa di un gene marzo-aprile 2004 ono intelligenti, non hanno problemi visivi o uditivi eppure leggono con fatica, fanno errori di ortografia e hanno difficoltà a imparare le tabelline. Sono i bambini dislessici, alunni delle prime classi delle elementari che spesso le maestre considerano pigri e svogliati, e per i quali i compiti a casa diventano un impegno gravoso anche, e soprattutto, per i genitori. Questo perché il loro disturbo spesso non viene immediatamente capito e valutato nonostante sia piuttosto diffuso. In Italia 3-5 bambini su cento sono dislessici, quindi in una normale classe di 25 bambini è molto probabile che almeno uno lo sia. Nei paesi anglofoni poi la percentuale può arrivare addirittura al 17 per cento, e questo è facilmente comprensibile se si pensa alle differenze tra suono e scrittura dell'inglese. Poiché si tratta di una patologia determinata da un insieme di fattori ambientali ed ereditari, finora si era tentato di influire sui primi, puntando su trattamenti riabilitativi che aiutino il bambino a mettere in atto strategie che lo agevolino nella lettura e nella scrittura. Tra queste, il computer svolge un ruolo di primo piano, consentendo da un lato di evidenziare i testi e fare una correzione automatica dell'ortografia, e dall'altro di stimolare l'interesse e l'autonomia del bambino. Di recente si è però aperto un nuovo campo d'indagine che potrebbe schiudere interessanti prospettive. Il punto di partenza è stata l'osservazione della familiarità del disturbo: un bambino che ha un genitore o un parente stretto con problemi di lettura ha una più alta probabilità d'incontrare le stessa difficoltà. Vi è quindi sicuramente una predisposizione genetica alla dislessia che si manifesta in età evolutiva, ma sino a poco tempo fa non si sapeva in quale parte del genoma cercarla. Un primo passo era stato compiuto da ricercatori americani che avevano individuato la probabile sede dei geni implicati nella dislessia nel cromosoma 15. Ora si è avuta un'importante conferma di questa ipotesi grazie a una ricerca italiana. A svolgerla è stato un gruppo di ricerca dell'Istituto scientifico «Eugenio Medea» di Bosisio Parini (Lecco), diretto da Cecilia Marino, che ha collaborato con Marco Battaglia, della Facoltà di psicologia dell'Università Vita-Salute del S. Raffaele di Milano. Come descrive l'articolo pubblicato sul numero di gennaio del «Journal of Medical Genetics», l'indagine che ha consentito di identificare sul cromosoma 15 il locus coinvolto nella dislessia ha riguardato 121 bambini italiani dislessici e le loro famiglie. Ora la ricerca, spiega la Marino, proseguirà per identificare con precisione i geni alterati e comprendere su quali componenti della dislessia agiscano. Se, come si ritiene, si avrà la conferma che la difficoltà di lettura e scrittura è la conseguenza di errori nella percezione dei segni grafici e nella loro associazione con i suoni corrispondenti, e forse anche di un difetto nell'attenzione, si avranno nuovi, più efficaci elementi su cui basare la riabilitazione. (ag) S SI PARLA DI: IRCCS "E.MEDEA"