goji berry 2/2014 - NUTS PAPER - Periodico d`informazione sulla

annuncio pubblicitario
Prodotti fitosanitari e valutazione del rischio cumulativo
Regole e criteri per la tutela di consumatori, animali e ambiente
IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione
A maggio 2014
Nei dintorni:
a tavola con il vino
Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana
Quattro piatti da gustare e collezionare
PRODOTTO DEL MESE
GOJI BERRY
Un piccolo frutto,
un mondo di benefici.
2/2014
Salute e bellezza a tutto gusto!
Deliziosi e ricchi di proprietà benefiche e antiossidanti, i frutti rossi sono preziosi concentrati di risorse
naturali, sempre pronti a darti energia e vitalità, per sentirsi giovani e in forma.
I frutti rossi: piccoli alleati del benessere.
EDITORIALE
NUTSPAPER,
periodico d’informazione sulla frutta secca.
Un super-frutto è protagonista di
questo Nutspaper: è la goji berry,
considerata elisir di lunga vita per le
sue notevoli proprietà antiossidanti,
che si uniscono ad altri importanti
benefici per l’organismo.
Come vedremo, infatti, questa
bacca rossa, simile a una ciliegia
allungata, è da secoli usata non solo
in cucina ma anche dalla medicina
tradizionale cinese come rimedio
per molti disturbi.
Dopo un viaggio nelle terre di origine
e di coltivazione di questo piccolo
frutto del benessere, passeremo
quindi in rassegna i principali studi
effettuati sulle varie proprietà che gli
sono attribuite: anti-invecchiamento,
attività ipoglicemica e ipolipidica,
stimolazione del metabolismo,
aumento di energia, miglioramento
dell’attenzione, della fertilità e delle
prestazioni atletiche, antistress,
supporto della vista.
Scopriremo poi i suoi originali utilizzi
in gustose ricette, da un saporito
uovo in fonduta di parmigiano, a un
delicato risotto, per proseguire con
un secondo di foie gras e chiudere
in dolcezza con una crema agli
agrumi e crumble al timo.
Per ogni portata, non mancheranno
i consigli per i migliori abbinamenti
enogastronomici.
Buona lettura!
La Redazione
N/3
SOMMARIO
Prodotti fitosanitari e valutazione del rischio
cumulativo
Regole e criteri.
di Monica Monti
pag. 6
Goji berry
Un piccolo frutto, un mondo di benefici.
di Francesca Buccella e Francesca Nanni
pag. 12
IRI Andamento delle vendite
nella grande distribuzione
A maggio 2014.
pag. 30
Nei dintorni:
a tavola con il vino.
pag. 33
“NUTSPAPER” anno VII - n° 4
luglio - agosto - settembre 2014
Reg. al Tribunale di Forlì il 17/04/2007 n.6/07
www.nutspaper.com
Editore: Menabò Group s.r.l.
Direttore Responsabile: Andrea Masotti
RICETTE CON GOJI BERRIES
Le ricette creative, interpretate da chef
della scuola Artusiana
Quattro piatti da gustare e collezionare.
Progetto grafico: Lisa Tagliaferri
pag. 34
Elaborazione testi: Elisa Ravaglia, Elena De Tullio
Menabò Group s.r.l.
Antipasto
via Napoleone Bonaparte, 50
47122 Forlì (FC)
Uovo bio a bassa temperatura con goji berries,
parmigiano e pimpinella.
tel. 0543.798463
pag. 35
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Primo
Comitato di redazione:
Vialone nano mantecato con goji berries,
fragole e massa di cacao.
Dr.ssa Francesca Buccella
pag. 36
Dr.ssa Monica Monti
Dr.ssa Francesca Nanni
Secondo
Stampa: Faenza Industrie Grafiche
Rucola amara con goji berries,
foie gras e fichi caramellati.
Chiuso per la stampa nel mese di luglio 2014
pag. 37
Dolce
Crema agli agrumi, crumble al timo, goji berries,
fiori e menta tonda.
pag. 38
N/4
Prodotti fitosanitari e valutazione del rischio cumulativo
Regole e criteri per la tutela di consumatori, animali e ambiente.
Il termine pesticidi è usato spesso come sinonimo di prodotti fitosanitari (o fitofarmaci o agrofarmaci) per indicare i prodotti usati
per proteggere le colture e impedire che vengano distrutte da
malattie e infestazioni di parassiti, che possono seriamente ridurre la resa dei raccolti agricoli e ortofrutticoli.
Il pesticida in realtà è più generico del fitofarmaco perché, oltre
ai prodotti destinati alla protezione delle piante, comprende anche altri prodotti e ambiti di utilizzo, come quello veterinario per
esempio.
In alcuni casi, i prodotti fitosanitari agiscono per confondere gli
insetti o rendere le colture meno invitanti per i parassiti ma nella
maggior parte dei casi invece uccidono con sostanze chimiche
gli insetti nocivi, le malerbe e i funghi. In mancanza di una rigorosa regolamentazione, quindi, potrebbero avere gravi effetti
indesiderati.
I prodotti fitosanitari sono l’unico gruppo di pesticidi
di cui si occupa l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza
Alimentare) ed è quello regolamentato da più lungo tempo. La
legislazione dell’UE considera prodotti fitosanitari anche i regolatori di crescita delle piante e gli erbicidi impiegati contro le erbe
infestanti, mentre i biocidi, usati non sulle piante ma per debellare
organismi nocivi e portatori di malattie quali insetti, ratti, topi, non
sono di competenza dell’ente.
Il costituente fondamentale dei prodotti fitosanitari sono le sostanze attive, ovvero le sostanze chimiche e i microrganismi,
tra cui alcuni virus, che ne permettono il funzionamento.
Una buona parte delle attività di valutazione del rischio dell’EFSA
in questo settore è incentrata proprio su tali sostanze attive.
Per disciplinare la commercializzazione e l’impiego dei prodotti
fitosanitari e i loro residui negli alimenti, esiste inoltre una corposa legislazione UE, che fa capo principalmente alla direttiva
91/414/CEE.
I prodotti fitosanitari non possono essere commercializzati e utilizzati se non precedentemente autorizzati, attraverso un sistema a due livelli in cui la Comunità
Europea valuta le sostanze attive impiegate nei prodotti fitosanitari e gli Stati membri valutano e autorizzano i prodotti a livello
nazionale. Tutte le questioni riconducibili ai livelli massimi di
residui (LMR) di fitofarmaci nei prodotti alimentari
e nei mangimi sono disciplinate dal regolamento (CE)
n. 396/2005, entrato in vigore nel 2008, che si applica a tutti i
prodotti di origine vegetale o animale destinati al consumo umano o animale.
In esso sono elencati gli LMR di 315 prodotti freschi; tali limiti
sono validi per gli stessi prodotti anche dopo la trasformazione,
considerando chiaramente le correzioni dovute ai fattori di dilui­
zione o concentrazione derivanti dalle operazioni di trasformazione. Per gli LMR di pesticidi non menzionati specificatamente
si applica un valore generale di 0.01 mg/kg.
Nell’Unione Europea, comunque, è possibile utilizzare
N/6
prodotti fitosanitari soltanto se preventivamente è
stato scientificamente stabilito che:
1 non hanno effetti nocivi sui consumatori, gli agricoltori e la popolazione residente;
2 non provocano conseguenze inaccettabili per l’ambiente;
3 hanno un adeguato livello di efficacia.
La valutazione della sicurezza dei consumatori si basa sulla tossicità dei pesticidi, sui livelli massimi previsti sugli alimenti e sui
diversi regimi alimentari dei consumatori.
La quantità di residui riscontrata nel cibo deve essere la più bassa possibile ed essere sicura per i consumatori. Un limite massimo di residuo (LMR) è il livello più alto
di residuo per un pesticida legalmente tollerato negli alimenti e
nei mangimi.
Un nuovo Regolamento (CE) n. 1107/2009 relativo all’immissione in commercio di prodotti fitosanitari è stato pubblicato
il 24 novembre 2009. Esso sostituisce la direttiva 91/414/
CEE, è pienamente in vigore dal 14 giugno 2011 e mira
essenzialmente a snellire le procedure nazionali di autorizzazione
dei prodotti fitosanitari e a consolidare il ruolo dell’EFSA nel processo di valutazione a livello dell’Unione Europea.
Come si stabiliscono i limiti massimi
di residui
Con l’obiettivo di ridurre il più possibile gli LMR, quando si richiede l’approvazione di un pesticida bisogna presentare informazioni scientifiche riguardo ai quantitativi minimi
necessari per proteggere la coltura e il livello residuo sulla coltura dopo il trattamento. L’Autorità Europea
per la Sicurezza Alimentare verifica quindi che tale residuo sia
sicuro per tutte le categorie di consumatori, in particolare per
i gruppi vulnerabili quali i neonati, i bambini e i vegetariani. Se
emerge un rischio per un qualsiasi gruppo di consumatori, la domanda viene respinta e il pesticida non
può essere utilizzato con la coltura in questione.
La quantità di pesticida necessaria, in molti casi, è di gran lunga
inferiore al livello massimo considerato sicuro. Il limite massimo
di residuo è fissato allora al livello inferiore, per garantire che sia
utilizzata solo la quantità minima necessaria.
Le modalità e i tempi di utilizzo del pesticida sono definiti dall’Autorità nazionale competente e sono riportati sull’etichetta del prodotto. Le autorizzazioni sono concesse a livello nazionale perché le condizioni locali e ambientali, nonché
la presenza di parassiti, possono variare a seconda
del Paese: nelle zone meridionali, per esempio, dove la temperatura è più alta, vi sono più insetti e servono quindi più insetticidi,
mentre altre aree più umide favoriscono le infestazioni fungine,
rendendo necessario un ricorso maggiore ai fungicidi. Quando
si stabiliscono gli LMR è quindi necessario prendere in considerazione queste specificità.
L’EFSA è l’unico organismo di valutazione del rischio
coinvolto nella procedura di fissazione degli LMR e
suo compito è fornire agli addetti alla gestione del rischio una
consulenza scientifica indipendente in materia.
La valutazione dei rischi da pesticidi è volta a determinare se questi prodotti, usati correttamente, non producano, direttamente o
indirettamente, effetti nocivi sulla salute dell’uomo e degli animali
e non compromettano la qualità delle acque sotterranee. La valutazione del rischio ambientale, inoltre, ha lo scopo di
valutare l’impatto che tali prodotti potrebbero avere
su organismi non bersaglio.
L’unità dell’EFSA ha già al suo attivo vari lavori importanti legati alla fissazione degli LMR, tra cui la valutazione della sicurezza degli LMR europei temporanei preposti nel 2007 e
l’ado­zione di pareri motivati sugli LMR per una serie di
sostanze attive a rischio, sulla base delle richieste della
Commissione Europea. L’unità ha esaminato anche molte richieste di valutazione per la modifica di LMR.
L’EFSA pubblica una relazione annuale sui residui di pesticidi rilevati nell’UE, basata
sulle informazioni derivanti dal
monitoraggio e dai controlli
ufficiali eseguiti sui residui
di pesticidi negli alimenti, trasmesse dagli Stati
membri dell’Unione Europea e da due Paesi EFTA
(Islanda e Norvegia). Nella
relazione vengono riportati
dati sulla valutazione dell’esposizione dei consumatori europei ai residui
di pesticidi attraverso l’alimentazione.
valutazione del rischio da miscele di pesticidi per l’uomo e per le
api e da miscele di contaminanti per l’uomo.
Si esaminano, in particolare, quei gruppi di pesticidi dotati di
struttura chimica ed effetti tossici simili, per verificare se il loro
impatto sulla salute umana debba essere valutato collettivamente piuttosto che singolarmente.
Nel quadro più ampio del lavoro dell’EFSA sulla valutazione del
rischio cumulativo, nel 2006 si è tenuto un convegno dal titolo
“Colloquio scientifico sulla valutazione del rischio cumulativo”
che ha contribuito ad orientare verso ulteriori sviluppi nel settore.
Nel 2008 il gruppo di esperti scientifici ha emanato un parere su
tutti i tipi di tossicità combinata dei pesticidi, compresa l’interazione tra sostanze chimiche diverse, in cui si arrivava alla conclusione che soltanto gli effetti cumulativi derivanti dall’esposizione
concomitante a sostanze che hanno comuni modalità di azione
davano adito a timori e richiedevano pertanto ulteriori
approfondimenti.
A settembre del 2009, facendo seguito a tali raccomandazioni, il gruppo di esperti ha selezionato alcuni pesticidi del gruppo dei fungicidi
triazolici per testare le metodologie
proposte e ha convenuto sulla
necessità di raggiungere un
consenso a livello internazionale in merito ai gruppi
di pesticidi che potevano
essere esaminati congiuntamente mediante un approccio alla valutazione del
rischio cumulativo. Il gruppo ha anche concluso che
l’applicazione di una nuova
metodologia di valutazione
del rischio cumulativo richiedeva un lavoro supplementare e che si
rendevano necessarie anche ulteriori linee direttrici sulle metodologie appropriate alla valutazione dell’esposizione.
Valutazione del rischio cumulativo
L’attività dell’EFSA sulla valutazione del rischio cumulativo mira
a sviluppare metodologie per valutare gli effetti cumulativi derivanti dall’esposizione dei consumatori
ai pesticidi.
Le persone, gli animali e l’ambiente possono essere esposti contemporaneamente a più sostanze chimiche provenienti da svariate fonti, ma l’attuale prassi di valutazione del rischio è eseguita
di solito su una sola sostanza alla volta. L’EFSA ha voluto invece
dare priorità alla valutazione dell’esposizione congiunta a più agenti chimici ed ha già messo a punto alcuni
approcci metodologici in questo campo: esempi recenti sono la
Nel luglio del 2013 il gruppo di lavoro ha finalmente
pubblicato una metodologia generale per classificare i pesticidi nei cosiddetti gruppi per la valutazione
cumulativa (CAG). L’approccio si basa sull’individuazione di
composti che in un dato organo o sistema presentano proprietà tossicologiche analoghe.
La metodologia impiega criteri generali per classificare i pesticidi
in gruppi, con la finalità di ottenere la massima protezione dei
consumatori.
Come primo passo, è stata applicata questa metodologia alla
definizione di gruppi di pesticidi tossici per la tiroide
e il sistema nervoso centrale.
N/7
Criteri generali
L’EFSA ha preso in esame i quadri di riferimento metodologici di
quattro autorità nazionali (una norvegese, una britannica e due
statunitensi) e di due organizzazioni internazionali (l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Commissione Europea), oltre ai
lavori svolti dall’Autorità stessa in materia. Questi sono alcuni dei
risultati principali e dei prossimi passi della revisione dell’EFSA:
• per individuare le miscele di sostanze chimiche prioritarie per
la valutazione del rischio è raccomandato un approccio che
prenda in considerazione sia la tossicità delle sostanze interessate che l’esposizione o la prevista esposizione a esse;
• esistono dati limitati sulla tossicità di gruppi o gruppi simili di
sostanze chimiche. In caso di assenza di tali dati, vengono
raccolte prove del fatto che sostanze diverse causano effetti
avversi analoghi sugli organi e/o sui sistemi fisiologici, al fine di
creare dei cosiddetti gruppi di valutazione utilizzati per prevedere i possibili effetti tossici combinati degli agenti chimici di un
gruppo. Le sostanze presenti nella miscela possono interagire
tra loro diventando più tossiche (sinergismo) o meno tossiche
(antagonismo);
N/8
• occorrono maggiori informazioni per comprendere come gli
agenti chimici vengono eliminati dal corpo, come interagiscono
all’interno del corpo e quali sono i loro potenziali effetti nell’uomo e/o negli animali. L’EFSA promuove la ricerca e la raccolta
di dati in questo settore: l’Autorità ha emanato di recente un
bando di gara relativo alla tossicità di sostanze chimiche multiple nelle api e ha avviato una revisione sistematica degli effetti
delle miscele di sostanze chimiche (tra cui pesticidi, contaminanti e altri agenti chimici presenti nella filiera alimentare) ai fini
della valutazione del rischio per l’uomo;
• nuovi strumenti, come modelli matematici e biologici, vengono
utilizzati per prevedere i processi con cui l’organismo degrada
ed elimina le sostanze chimiche, oltre ai meccanismi di tossicità;
• serve una terminologia armonizzata e l’utilizzo di un linguaggio
standardizzato.
La metodologia messa a punto dal gruppo di esperti
scientifici utilizza criteri generali per raggruppare i
pesticidi, al fine di massimizzare la tutela dei consumatori. Ciò fa seguito alla consultazione formale della Commissione Europea sulle raccomandazioni generali in merito al livello
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di protezione da ottenere. I gruppi vengono formati individuando i pesticidi che producono effetti tossici simili in un organo o
sistema specifico. La metodologia si articola in quattro fasi:
1 individuazione di effetti tossici specifici e inequivocabili, che sono dannosi per un organo o sistema, nota
come individuazione dei pericoli (ad esempio uno squilibrio
del sistema tiroideo);
2 caratterizzazione dei pericoli, che descrive l’esatta natura di questo effetto avverso su specifici organi (ad esempio
una variazione dei livelli ormonali) o sistemi (ad esempio individuando l’indicatore più appropriato per l’effetto specifico,
come un ormone);
3 raccolta dei dati sugli indicatori (per esempio variazioni nei livelli ormonali alla dose in cui l’effetto avverso si verifica)
che identificano un effetto tossico specifico (per esempio uno
squilibrio nel sistema tiroideo) in un organo/sistema;
4 inserimento di pesticidi che mostrano un effetto
tossicologico simile in gruppi di valutazione cumulativi per organo o sistema (ad esempio per la tiroide).
Questo approccio richiede un giudizio scientifico esperto, perché comporta l’analisi e l’interpretazione di grandi volumi di dati
complessi.
Oltre a individuare i pesticidi che hanno un effetto sulla tiroide
e sul sistema nervoso, il gruppo di esperti scientifici ha
eseguito una grande mole di lavoro preliminare per
lo sviluppo di gruppi in relazione agli effetti su altri
organi/sistemi di organi, quali il sistema riprodutti-
N/10
vo, il fegato, l’occhio e il surrene.
L’individuazione di pesticidi da includere nei gruppi suddetti è
un importante passo in avanti nei lavori già in corso all’EFSA
per mettere in atto la valutazione del rischio cumulativo, come
prescritto dalla legislazione europea.
Questo approccio verrà gradualmente esteso alla regolamentazione dell’uso dei pesticidi nell’Unione Europea. L’EFSA, in consultazione con la Commissione Europea, potrà anche definire le
priorità future per sviluppare ulteriormente la metodologia.
Conclusione
L’Unione Europea, oltre ad impegnarsi per tutelare consumatori e animali dai residui di pesticidi negli alimenti e nei mangimi, cerca di ridurne l’impatto globale sulla salute e sull’ambiente e, in sostanza, cerca
di ridurne l’uso. La strategia utilizzata ha lo scopo di incoraggiare le coltivazioni naturali o a basso uso di
pesticidi, in particolare cercando di aumentare la sensibilizzazione degli utenti, promuovendo l’uso di buone
pratiche e mettendo a disposizione fondi per la ricerca e la formazione.
Si procede quindi verso una sempre maggior regolamentazione della commercializzazione dei prodotti fitosanitari, al fine di specificare criteri rigorosi per l’approvazione
e garantire così un elevato livello di protezione della salute e
dell’ambiente e al fine di istituire un meccanismo per la sostituzione dei pesticidi più tossici con alternative più sicure.
Casone S.p.A., azienda leader nel settore, produce
e commercializza, dal 1973, contenitori in plastica da
0,125 a 60 litri di capacità. Oltre 70 modelli dal design
leggero e dalla configurazione elegante ed essenziale. Prevalentemente di forma troncoconica, alcuni
articoli sono disponibili ovali, cilindrici e rettangolari.
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implementare un contesto produttivo e logistico conforme alle Buone Pratiche di Fabbricazione (GMP) per
gli articoli destinati alla filiera alimentare per garantire
l’integrità igienica e tecnologica dei prodotti confezionati. L’azienda ha sempre ricercato soluzioni innovative, premiate nel corso degli anni da due Oscar Italiani
dell’Imballaggio e da un Oscar Europeo dell’Imballaggio “Eurostar”. La ricerca della qualità e di un servizio
sempre più mirato alle esigenze della clientela hanno
consentito di ottenere, nel 1999 la certificazione di
qualità aziendale in base alla normativa ISO 9002 e
tre anni dopo la certificazione in base alla norma ISO
9001:2000; tutto questo senza dimenticare il rispetto
dell’ambiente, delle condizioni di sicurezza e l’adeguamento tecnologico come aspetti inscindibili per
una crescita professionale solida e completa.
N/11
GOJI BERRY
Nome inglese: Goji berry
Nome scientifico: Lycium barbarum
Un piccolo frutto, un mondo di benefici.
Classificazione botanica
Classe:Magnoliopsida
Ordine:Solanales
Famiglia:Solanaceae
Genere: Lycium L.
Specie: Lycium barbarum L.
INFORMAZIONI NUTRIZIONALI
valori medi per 100 g di prodotto
Calorie:kcal
356
Energia:
kJ1503
Proteine:
g11,0
Carboidrati:
g64,1
di cui zuccheri: g46,4
Grassi:
g3,1
di cui saturi: g0,4
Fibre alimentari:g 14,0
Sale:
g1,31
Minerali
Calcio
mg112
Ferro mg
9
Magnesio mg109
Fosforo mg178
Potassio mg1132
Sodio
mg150
Zinco mg2
Rame mg2
Manganesemg
1
Selenio µg50
Vitamine
Ac. Ascorbico Tiamina Riboflavina Niacina Vitamina A IU
Vitamina A, RE Vitamina E, α Te mg
mg
mg
mg
IU
µg
mg
Aminoacidi
29
0.153
1.3
4.3
-
Triptofano*g0.137
Treonina* g0.405
Isoleucina*g0.319
Leucina* g0.543
Lisina*
g0.292
Metionina*g0.092
Cistina
g0.196
Fenilalanina*g 0.316
Tirosina g0.231
Valina*
g0.392
Arginina g0.864
Istidina* g0.222
Alanina g
0.731
Ac. Aspartico
g
1.951
Ac.glutammico g
1.882
Glicina g
0.401
Prolina
g1.442
Serina
g0.590
* aminoacidi essenziali
Fonte : “Lycium barbarum L.: dalla tradizione cinese all’impiego erboristico” Francesca Riccardi.
Università degli Studi di Torino, Facoltà di Farmacia, Corso di Laurea in Tecniche Erboristiche. Tesi (2011)
N/12
La globalizzazione alimentare e la continua ricerca di rimedi naturali ha portato prima in America, poi in Europa e, più di recente, in Italia il celebre super-frutto proveniente dall’Asia: la bacca
di goji (Lycium barbarum).
I frutti del Lycium barbarum, secondo la Medicina Tradizionale
Cinese, apportano molteplici effetti positivi sul benessere.
In Cina e in Giappone molti dei formulati naturali a base di piante
di goji sono stati brevettati in campo medico.
Fra le proprietà ascrivibili a questo frutto, l’azione antiossidante
al momento è quella più corroborata dagli studi scientifici.
ORIGINI E CENNI BOTANICI
Il termine occidentale “goji” è in uso solo dal XXI secolo e deriva
dalla pronuncia semplificata del cinese “gou-qi-zi”, che indica le
bacche di Lycium; “zi” significa infatti “seme”, o più specificatamente “bacca”.
Il frutto, gou-qi-zi, è menzionato per la prima volta nel lavoro del
500 d.C. del letterato Tao Hong-jing, “Ming Yi Bei Lu”.
Il nome botanico Lycium barbarum venne assegnato
dal noto studioso svedese, Linneo, nel 1753.
È probabile che questo nome derivi o dall’antica regione meridionale dell’Anatolia, Lycia, oppure dal latino “lychnus”, che significa luce o lampada, presumibilmente dovuto alla forma e al
colore del frutto.
Il genere Lycium include più di 100 specie di cespugli decidui
o sempreverdi nativi delle aree tropicali o temperate dell’Est e
Sud-Est asiatico, Asia minore, Europa, Sud Africa e Nord America.
Quindici anni più tardi, nel 1768, Phillip Miller diede il nome e
descrisse per la prima volta il Lycium chinense nel suo libro
“Dictionary of gardening, botany, and agricolture”. Queste due
specie sono apparentemente indistinguibili tra loro, sia a livello
morfologico che istologico.
Il Lycium barbarum, come attesta la “Royal Horticultural Society”, è conosciuto in molti Paesi con nomi diversi, che variano a
seconda della lingua e del vernacolo propri dei luoghi di coltivazione.
Il nome inglese utilizzato più comunemente per le bacche di goji
è “wolfberry”; il motivo non è certo, ma probabilmente perché
il termine “Lycium” ricorda “lycos”, che in greco significa “lupo”.
Altri nomi comuni in inglese sono “matrimony wine” e “the Duke
of Argyll’s Tea Tree”, perché la pianta venne introdotta in Inghilterra per la prima volta nel XVIII secolo da Archibald Campbell,
botanico e terzo duca di Argyll. Abbiamo poi: “Kuko” (Giappone), “Kei tse” (Cantonese), “gugija” (Koreano), “cu khoi” (Vietnam), “ga gèe” (Thai), “gouqi” (Cina) e “dretsherma” (Tibet).
Nella maggior parte dei Paesi, comunque, sebbene
molte parti della pianta siano utilizzate e lavorate, il
frutto è l’organo maggiormente conosciuto e perciò
separatamente denominato Lycium, lycii fruit, gou
qi zi e goji.
Nel mondo antico, sia Plinio che Dioscoride descrissero l’uso
medicinale di Lycium e la pianta fu anche menzionata da altri
studiosi, tra i quali Paracelso e Galeno. Il Lycium degli antichi fu
importato dall’India e fu tenuto in grande considerazione, tanto
che furono ritrovati resti di vasi espressamente realizzati per la
conservazione di questa bacca; probabilmente, però, il Lycium
a cui si riferivano non corrisponde alla stessa specie che intendiamo ai giorni nostri.
Dal punto di vista botanico la pianta del Lycium barbarum si presenta con una forma a cespuglio. È un arbusto deciduo
appartenente alla famiglia delle Solanaceae. L’altezza delle
N/13
FIORE
piante varia da uno a tre metri. I rami sono deboli, scarsamente spinosi, arcuati o rampicanti e lunghi fino a 3 metri circa.
Le foglie, alterne o fascicolate (con un massimo di tre foglie
per fascio), hanno forma lanceolata o ovata, colore verdegrigio brillante e arrivano fino a 7 cm di lunghezza per 3,5 cm di
larghezza con punte arrotondate o smussate.
Gli steli portano uno-tre fiori il cui calice, a forma di campana o tubuloso, con sepali che formano lobi corti, triangolari,
si spezza quando si sviluppa la bacca. La corolla a cinque petali
è di colore lavanda o violacea, ampia 9-14 mm. La fioritura si ha da giugno a settembre.
I frutti sono bacche fusiformi con l’apice acuto, lungo 6-20
mm, un diametro di 3-8 mm e un pericarpo che va dall’arancione al rosso, fino al rosso scuro e contengono da 10 a
60 semi piccoli e gialli, con embrione ricurvo. Maturano da luglio ad ottobre. La bacca ha un gusto dolce pungente.
Lycium barbarum ha caratteristiche morfologiche molto simili a
Lycium chinense e i frutti di ambedue le specie vengono chiamati in inglese “wolfberry” senza distinzione, così come i frutti
e le radici di entrambe sono utilizzati nella medicina tradizionale
cinese.
Per quanto riguarda il frutto, tuttavia, solo quello della prima
specie è inserito nell’elenco ufficiale della Farmacopea della Repubblica Popolare Cinese del 1985, mentre riguardo alla radice
sono citate di nuovo entrambe.
Il frutto di Lycium barbarum, inoltre, è presente nell’elenco
delle piante ammesse in integratori alimentari dal
Ministero della Salute italiano; nella lista delle piante non
ammesse, invece, è citata la pianta erbacea della stessa specie.
Le piante di gojiberry hanno un esteso apparato radicale
in grado di stabilizzare gli argini sabbiosi dei fiumi.
Ad oggi si sono molto diffuse nelle regioni calde del mondo e
vengono utilizzate nel Nord America e in Australia come piante
ornamentali da siepe.
La specie Lycium barbarum, nativa dell’Asia settentrionale,
cresce spontaneamente nelle valli dell’Himalaya,
della Mongolia, del Tibet e nel nord della Cina. È naturalizzata inoltre negli Stati Uniti e si trova anche in Europa.
DESERT LAKE
N/14
PAESI PRODUTTORI
Il Lycium barbarum viene coltivato estensivamente soprattutto
a Ningxia, una piccola regione autonoma della Cina, precedentemente parte del Gansu, situata nella parte superiore del
fiume Giallo, nella zona orientale del nord-ovest della Cina, su
un’area totale di 66.500 Km².
Questa regione è attraversata dal fiume Giallo che, esondando, arricchisce i terreni circostanti dei preziosi minerali acquisiti dalle steppe altamente erodibili della regione Gansu.
Il terreno ricco di nutrienti, il clima, l’irrigazione abbondante
permessa dalla presenza del fiume creano l’habitat ideale per
Lycium barbarum, generando i frutti più pregiati; le bacche del
Ningxia, infatti, hanno ottenuto in Asia il titolo di “premium
quality” e sono descritte commercialmente come “diamanti
rossi”; per questo sono anche le bacche privilegiate dai
praticanti della medicina tradizionale cinese.
In questa regione, si stima inoltre che avvenga il più grande
raccolto annuale di frutti in Cina.
La contea di Zhongning, in particolare, che appartiene sempre
alla regione di Ningxia, è il centro più importante per la coltivazione dei frutti; le piantagioni di Lycium barbarum generalmente variano tra i 40 e 400 ettari per zona.
Nel 2005, più di 10 milioni di mu, corrispondenti a 666666,66
ettari (1 mu corrisponde a 666,7 m²) sono stati utilizzati per la
coltivazione di Lycium barbarum in Ningxia.
Siccome i confini di questa regione finiscono in tre deserti,
la pianta è anche coltivata per controllare l’erosione e la desertificazione.
Negli ultimi trent’anni, la coltivazione del Lycium barbarum si è
via via intensificata in questo territorio particolarmente vocato.
Oltre a questa zona, c’è anche una produzione commerciale minore nelle regioni cinesi di Nei Mongol, Xinjiang, Gansu,
Qinghai, Shaanxi e Hebei.
Ad oggi la Cina è il maggior fornitore di frutti di
Lycium nel mondo.
Secondo una stima riportata nel China Daily, le esportazioni
totali nel 2004 hanno generato 120 milioni di dollari statunitensi; questo ricavo deriva da 82.000 ettari coltivati a livello nazionale, che hanno prodotto 95.000 tonnellate di goji. Le esportazioni di Lycium hanno fruttato circa 120 milioni di dollari.
Per molti anni, Ningxia ha tratto pieno vantaggio dalle risorse
locali con un notevole tornaconto economico.
In Zhongning, uno dei principali distretti produttori, da questa
bacca deriva più del 50% del guadagno medio di un agricoltore.
La coltivazione a scopo commerciale di questa
pianta si è potuta incrementare solo recentemente
grazie alla disponibilità di cultivar migliorate e alla
maggiore richiesta dei mercati occidentali di prodotti alimentari salutistici.
Le nuove piantagioni di Lycium barbarum sono costituite da
genotipi migliorati attraverso le tecniche di propagazione clonale.
Produzione in Cina in tonnellate nel 2002
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Fonte: Ministero dell’Agricoltura, Cina
N/15
ESIGENZE CLIMATICHE
E CICLO VEGETATIVO
Lycium barbarum cresce ad alta quota tra 2000 e
3000 m e predilige suoli sabbiosi lungo le sponde di
fiumi, terreni umidi ma ben drenati con acidità da
alcalina a neutra (ph 8-7,4) ed esposizione soleggiata, ma è una pianta robusta che attecchisce anche in condizioni diverse e non ottimali. Questa specie cresce soprattutto nelle
pianure alluvionali sui versanti dei fiumi di bassa montagna, in
terreni incolti, campi, bordi stradali, fossi, ed è rampicante sui
muri delle abitazioni o di fabbricati rurali.
In Ningxia, la regione dell’entroterra cinese con le migliori caratteristiche per la coltivazione di tale pianta, si alterna un inverno
molto lungo e freddo mentre l’estate è breve, calda, con abbondante sole e con scarse precipitazioni. Si verifica un’ampia escursione termica nel corso dell’anno, dal freddo invernale
(-20°C) ad un intenso calore estivo (+35°C) e anche dal giorno
alla notte la temperatura può subire oscillazioni dai 12 ai 15°C.
Ningxia infatti è localizzata in una zona di transizione, compresa
tra la regione orientale dei monsoni, la secca area nel nordovest, l’Ordos Plateau a sud e il Loess Plateau al centro.
Il distretto Yerid rappresenta la zona maggiormente interessata
dalle produzioni agricole a Ningxia ed è costituito dalla pianura
alluvionale dello “Yellow River” e dalla valle del Monte Helan che,
con la loro vegetazione, forniscono a queste terre irrigate una
N/16
buona protezione contro le correnti desertiche calde provenienti
dal nord-ovest.
La maggior parte degli studi effettuati sul Lycium
barbarum sono diretti alla valutazione di eventuali
effetti benefici per la salute e non alla determinazione degli aspetti agro-tecnici della pianta durante
le fasi fenologiche. Questa specifica ottica potrebbe spiegare la difficoltà che si riscontra nel reperire informazioni circa il
ciclo vegetativo e le tecniche colturali adottate.
Nell’emisfero settentrionale la pianta fiorisce (con le dovute differenze in base a latitudine, altezza e clima) da giugno a settembre e produce bacche da agosto fino ad ottobre inoltrato.
TECNICHE COLTURALI
Nelle grandi aziende cinesi di Ningxia la forma di coltivazione
maggiormente adottata, al fine di valorizzare la produzione,
consiste in un fusetto alto 250-300 cm.
Nella pianta viene mantenuto un primo palco di rami, a 180 cm
da terra, per poi salire lungo il fusto con successivi palchi di 3-5
rametti radiali di 40-50 cm di larghezza. Ogni palco viene posto
a distanza di 50-80 cm.
Per quel che concerne la potatura invernale, la pratica
maggiormente adottata prevede la rimozione dei rami dell’anno
che hanno prodotto il frutto. Vengono quindi lasciati solo 4-5
speroni di 40-50 cm per ogni palco.
In primavera-estate, invece, è prevista la spollonatura
e l’eliminazione dei succhioni verticali troppo vigorosi. Questa pratica primaverile è diretta a favorire l’emissione
di numerosi nuovi rametti laterali, destinati alla produzione di
fiori e frutti a partire da giugno fino a novembre.
Per la propagazione di Lycium barbarum si utilizzano i
semi o le talee.
Nel primo caso, i frutti secchi vengono immersi in acqua per un
paio di giorni finché diventano morbidi, poi, lasciandoli sempre
in acqua, si separano utilizzando delle pinzette; quelli che affiorano sono scartati perché molto probabilmente non sono vitali,
mentre i rimanenti vengono asciugati e confezionati a tenuta
d’aria sino al momento della semina.
I semi vengono quindi disposti in file e coperti con meno di un
cm di terra, mantenendo il suolo umido; la nascita della piantina
avviene circa dieci giorni dopo.
L’anno successivo, al principio di aprile, le piantine verranno trapiantate in quella che diventerà la loro collocazione permanente.
In genere vengono realizzate le fila ad una distanza di circa 3
metri le une dalle altre, con uno spazio di 2 metri tra una pianta
e l’altra.
La propagazione per talea è preferibile poiché assicura l’uniformità e la conservazione della qualità;
essa può essere effettuata partendo da tralci di legno duro o
tenero.
Nel primo caso, alla fine di marzo-inizio aprile, prima che la pianta germogli, si scelgono i tralci migliori, con diametro di 0,4-0,6
cm e si tagliano in sezioni di 15-20 cm; queste sono poi poste
per 24 ore in una sostanza chimica che favorisce il radicamento.
Dopodiché, le sezioni sono piantate nel terreno a una distanza
di 40 cm tra le file e di 10 cm nella stessa fila, lasciando una o
due gemme fuori dalla terra per ogni talea. Infine è effettuata
una pacciamatura coprendo con un film di plastica.
Il secondo metodo per ottenere talee consiste nel raccogliere
tralci semi-legnosi, tagliarli in sezioni di 8-10 cm e rimuovere le
foglie dalla metà inferiore della porzione; dopodiché si applica
alla base una sostanza chimica di radicamento mescolata con
polvere di talco. Le sezioni sono poi piantate ponendo 3 cm di
esse sotto terra, con 5 cm di spazio tra una e l’altra e 10 cm tra
le file; si irriga e si copre con un telo ombreggiante posto ad arco
sopra le talee.
Quando i tralci di legno duro iniziano a germinare, viene rimosso
il film di protezione e si mantiene umido il terriccio; quando poi
dalla piantina cominciano a crescere nuovi rami, essi vengono
sfoltiti e, al raggiungimento di un metro di altezza, viene potata
la punta per controllare la crescita della pianta e rendere più
facile la raccolta dei frutti.
Riguardo ai tralci teneri, nei primi 15 giorni devono essere ne-
bulizzati due o tre volte al giorno, poi si riduce gradualmente la
frequenza di nebulizzazione. Quando cominciano a formarsi le
giovani piantine, si apre l’ombreggiante per esporle al sole; questa operazione permette alle piante di adattarsi all’ambiente.
Le talee sono infine piantate nella collocazione permanente alla
stessa distanza descritta per la semina, in primavera.
La maggior parte dei genotipi di gojiberry sembrano essere autofertili, l’impollinazione incrociata non è necessaria per la produzione commerciale.
Le piante vengono raccolte da fine giugno fino a ottobre, ad
intervalli di 5-7 giorni. Dato che il rendimento annuo è di 7.845
kg/ha e gli impianti vengono colti 16 volte, per ciascun raccolto
si ha una resa fino a 560 kg/ha.
In Ningxia, le piante sono coltivate con 1,5 m tra le file e circa
1 m tra le piante; la piena produttività della pianta si raggiunge
dopo 3-4 anni.
In Cina, le esigenze nutrizionali della pianta sono
soddisfatte mediante la fertilizzazione con letame
applicata in primavera. Un eccesso di fertilità genera troppa vegetazione, ombreggiatura e scarsa qualità dei frutti.
Spray nutrienti fogliari sono regolarmente applicati. Gli impianti
di gojiberry in genere sono irrigati mediante inondazione di superficie. I suoli sono lasciati asciugare completamente fra una
irrigazione e l’altra in quanto un eccesso idrico riduce la
qualità della frutta.
I coltivatori generalmente trattano le coltivazioni con fungicidi e
insetticidi 2-3 volte all’anno.
La potatura dormiente non è praticata in Cina, le piante di
Lycium barbarum in genere vengono potate, in maggio-giugno,
togliendo i germogli non fruttificati.
Vengono adottati differenti sistemi per effettuare la potatura.
In un primo sistema, le piante vengono lasciate crescere in un
grande cespuglio. La potatura viene eseguita ogni anno per
permettere la crescita di più frutti e fiori. Se lasciati crescere
spontaneamente, infatti, i cespugli di Lycium barbarum crescono su loro stessi, causando ombreggiatura: la potatura
viene fatta proprio per prevenire la crescita sovrapposta.
Un secondo metodo è quello di formare, mediante potatura e legatura, un piccolo albero. Le coltivazioni a
scopo commerciale adottano questa tecnica per consentire un
facile prelievo dei frutti durante la raccolta.
Infine, le piante possono anche essere fatte crescere su graticci per promuovere un portamento più
eretto.
N/17
2. migliorare la tecnologia di messa a dimora e la coltivazione al
fine di aumentare la resa produttiva;
3. migliorare il post-raccolta e la lavorazione del frutto.
Il Centro dispone di diverse migliaia di ettari di terreno agricolo per le raccolte. Il terreno è un podere nazionalizzato che
viene coltivato per lo più a goji per la produzione di frutti. Gli
esperti eseguono analisi chimiche sulle bacche di goji di Yinchuan, compresa la misurazione dell’attività antiossidante. La
popolazione cinese vede il Lycium barbarum come un frutto
di grande importanza per la salute e Ningxia viene
considerata la zona con il miglior clima per coltivare
bacche di goji con ottimi componenti promotori del
benessere.
Diffusione di Lycium Barbarum negli Stati Uniti (www.plants.usda.gov).
VARIETÀ E CLASSIFICAZIONE
Varietà
Lycium barbarum ha recentemente acquisito notevole importanza come alimento salutare ed è quindi utilizzato
come supplemento alle diete in molti Paesi quali il Nord
America, l’America Latina, l’Europa, l’Australia, la Nuova Zelanda, oltre che nelle varie regioni del Sud-Est Asiatico.
Viene ormai venduto perciò nei maggiori supermercati di questi
Paesi, anche se è noto il pericolo di incorrere in frodi e speculazioni del mercato. Spesso infatti sono commercializzati prodotti
affini, difficilmente riconoscibili dai consumatori.
Sono state identificate dieci specie e varietà di Lycium, con frutto molto simile a quello del Lycium barbarum, commercializzate
ad Hong Kong e in Cina. Le differenze, irriconoscibili alla vista,
possono emergere solo grazie ad analisi RAPD (Random Amplified Polymorphic DNA).
Le principali tipologie di Lycium facilmente sostituibili al Lycium
barbarum sono riportate nella pagina a fianco.
L’unico istituto nazionale cinese dedicato a questa pianta è il
Ningxia Research Center of Wolfberry Engineering Technology
sito a Yinchuan, nella regione autonoma Ningxia Hui – Cina.
Questo ente ha un programma specifico per la valorizzazione
della coltura del goji.
Gli obiettivi dell’Istituto di ricerca sono:
1. coltivare il goji al fine di incrementare la produttività e la dimensione dei frutti e per migliorarne la qualità;
N/18
Le specie di Lycium sono facili da ibridare. Il Centro di ricerca ha finora sviluppato quattro cultivar, che derivano
da 1 a 3 specie diverse:
1. Ninxia # 1. Questo tipo comprende l’80% della superficie
coltivata nella provincia di Ningxia ed è coltivato anche in
altre regioni. Si crede abbia il più alto contenuto di antiossidanti. Questa cultivar è commercializzata come “Crimson
Star™” negli Stati Uniti.
2. N
inxia # 2. Nessuna informazione reperibile.
3. N
inxia # 3. Questa cultivar è stata recentemente propagata
al fine di soddisfare il mercato con un’ampia distribuzione.
Si tratta di una pianta con frutto grande, che ben si adatta
all’essicazione. La speranza dell’Istituto è di inviare questo
prodotto in tutta la Cina.
4. N
inxia # 4. Questa è una cultivar unica, sviluppata per la
produzione di germogli commestibili.
L. Barbarum L. (Syn. = L. Hamifolium p. Mill)
L. chinense P. Mill
L. ruthenicum Murr.
Lycium pallidum Miers.
Lycium ferocissimum Miers.
Lycium fremonti A. Gray.
Lycium exsertum A. Gray
Lycium berlandieri Dunal.
Le punte dei giovani germogli succulenti vengono tagliate e
mangiate al vapore o utilizzate per la realizzazione di vari piatti. I
germogli presentano un elevato contenuto di antiossidanti.
Il gusto è simile a quello degli spinaci al vapore.
Il gojiberry, come i più conosciuti alberi e arbusti con piccoli
frutti o bacche, produce frutti gustosi e nutrienti.
La pianta ha il potenziale per essere coltivata nelle zone che ben
riproducono le condizioni del suo ambiente d’origine in Cina.
I coltivatori devono essere prudenti per evitare la propagazione selvaggia di questa pianta, perché ha tutte le potenzialità per diventare un’erbaccia dannosa. Le coltivazioni
dovrebbero preferibilmente partire dalle piantine, attualmente
disponibili presso alcuni vivai.
Ulteriori ricerche devono essere fatte per migliorare la tecnologia
di raccolta meccanica e sviluppare cultivar che la consentano.
N/19
Calibri e categorie
L’esportazione delle bacche di goji riguarda prevalentemente il
frutto essiccato.
Al momento non si è ancora realizzato uno standard univoco
per quanto riguarda le caratteristiche tecnico-qualitative del goji
berry, perciò i calibri vengono definiti unicamente dai produttori.
In genere la taglia del frutto viene espressa in numero di frutti su
50 o su 100 grammi.
La dimensione viene calcolata semplicemente contando quante
bacche occorrono per comporre un totale di 50 grammi.
Si va da un minimo di 500 bacche a un massimo di 220 bacche.
I principali calibri commerciali attualmente presenti sul
mercato per il frutto essiccato sono:
• 280 frutti su 50 grammi
• 380 frutti su 50 grammi
• 400 frutti su 50 grammi
In commercio si trovano frutti ai quali vengono attribuiti livelli di
qualità differenti: i migliori sono considerati quelli di più
grossa dimensione e di color rosso brillante o violaceo, morbidi al tatto, di sapore dolce.
Esistono molteplici varietà di bacche di goji, di dimensione, gusto e prezzi molto differenti tra loro.
Secondo i parametri cinesi ufficiali, le bacche vengono
classificate in base a due principi fondamentali: la
dimensione e il gusto, descritto come dolce, abbastanza
dolce, normale, acidulo e acido (traduzione letterale dal cinese).
Dalla verifica di tali aspetti, le bacche vengono classificate in
base a una scala di valori che va da A (minimo) ad A+++
(massimo).
PROCESSO PRODUTTIVO
Raccolta e lavorazione
I frutti maturi vengono raccolti in tarda estate o a inizio autunno, il momento migliore della raccolta è quando il frutto è maturo all’80-90%. La raccolta avviene principalmente a
mano.
La raccolta meccanica non è ancora utilizzata anche se ci sono
studi orientati verso questo obiettivo. Queste sperimentazioni
sono portate avanti soprattutto nelle zone remote delle regioni
produttive cinesi dove, pur essendoci importanti piantagioni di
goji, le risorse umane impiegabili per la raccolta rappresentano
un limite.
L’automazione della raccolta è un traguardo ambizioso che nasconde molte difficoltà in quanto è
realizzabile solo attraverso una combinazione di
tecniche colturali e di selezione varietale, mirata in
primo luogo alla riduzione del periodo di maturazione del frutto.
Questo aspetto al momento costituisce uno dei principali ostacoli dato che negli attuali genotipi il germogliamento avviene
continuamente, pertanto sulla stessa pianta ci sono fiori, frutti verdi e frutti maturi. In questa situazione, l’impiego di raccoglitrici automatiche riduce la produttività tardiva
della pianta.
La pratica maggiormente diffusa per la conservazione del frutto prevede un processo di essiccamento.
Le bacche, liberate dello stelo, sono disposte in uno strato sottile su una stuoia di bambù in una zona ombreggiata e areata finché avvizziscono; dopodiché sono asciugate al sole o in forno
fino a quando la buccia non sia essiccata, ma il frutto intero sia
ancora morbido al tatto. I frutti non vengono manipolati mentre
asciugano perché sono molto delicati e potrebbero ammaccarsi e annerire.
L’essicazione in forno prevede che si dispongano fino a 10-16
vassoi su un carrello, che viene poi fatto scorrere lungo i binari
dell’impianto di essiccazione. Questo impianto è caratterizzato
da tre zone con temperature diverse: la prima è di 45-50°C,
dove le bacche rimangono per 24 ore, la seconda è di 50-55°C,
in cui i frutti stanno per 36-48 ore e la terza, infine, è di 55-65°C
e le bacche vi rimangono per 24 ore.
Terminato il processo, i frutti possono essere selezionati in
base alla qualità.
Alternativamente, i frutti sono disidratati fino a circa il
15% del peso. Le bacche di goji possono essere disidratate con
N/20
Alcune fasi del processo produttivo
Raccolta manuale dei frutti
Vassoi per l’essiccazione
Raccolta manuale dei frutti
Forni per l’essiccazione
o senza l’impiego di anidride solforosa. I frutti sono essiccati al
sole per circa 7 giorni, o in essiccatori, modalità più veloce che
produce frutti di qualità superiore.
Le bacche di goji essiccate sono consumate principalmente come snack. Il loro sapore ricorda il pomodoro
ed è simile come aroma a quello dei datteri, mirtilli rossi o dell’uva secca ma meno dolce, con una nota erbacea.
AVVERSITÀ
Sebbene si tratti di una pianta molto rustica, il goji deve essere
allevato con qualche accortezza nei confronti di attacchi fungini.
Lo stesso vale per insetti ed altri animali che potrebbero attaccare la pianta.
Il fungo verso il quale il goji è più predisposto è sicuramente l’oidio o mal bianco. Generalmente si manifesta nel tardo periodo primaverile o all’inizio dell’estate (stagione
caldo/umida) attaccando il fogliame e presentandosi come feltro biancastro e polverulento.
Le parti colpite tendono dapprima a subire una decolorazione
Selezione
e quindi la necrosi con conseguente morte, se non tempestivamente trattate. Si consiglia l’utilizzo di prodotti a base di zolfo.
Rarissimi i casi di ruggine, eventualmente trattabile con prodotti
a base di rame.
Per quanto concerne gli insetti, il goji non è particolarmente affetto da particolari attacchi ma è sempre bene monitorare
durante la stagione calda la comparsa di eventuali
acari o afidi soprattutto sui nuovi germogli, da trattare eventualmente con prodotti specifici.
Non occorrono comunque trattamenti preventivi.
È bene inoltre fare attenzione a lumache e limacce, che
sono abbastanza ghiotte delle foglie di goji.
I classici prodotti a base di metaldeide sono efficaci e non intaccano in alcun modo la pianta se sistemati in posizioni strategiche.
Una nota: queste informazioni si riferiscono alla coltivazione del
goji in area mediterranea, in quanto non sono state reperite notizie precise in merito all’argomento per le coltivazioni cinesi di
gojiberry.
N/21
CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI
Lycium barbarum e Lycium chinense sono stati oggetto di numerosi studi diretti alla determinazione dei loro rispettivi costituenti. Ancora oggi, tuttavia, permangono diversi interrogativi in
questa direzione.
Le analisi intorno ai costituenti del frutto hanno coinvolto soprattutto il Lycium barbarum, perché i suoi frutti sono considerati di
maggior qualità se confrontati con quelli del Lycium chinense.
I polisaccaridi LBP rappresentano il gruppo di sostanze
quantitativamente più importanti contenute in Lycium barbarum: i dati riscontrati in letteratura ne confermano infatti sistematicamente un’elevata presenza, pur differendo considerevolmente per ciò che concerne le metodologie di trattamento del
materiale di analisi.
A parte un 23% dei casi, le analisi vengono svolte sul frutto
secco.
In generale emerge che la frazione glicosidica costituisce il 9095% del totale e presenta arabinosio, glucosio, galattosio, mannosio, ramnosio, xilosio e acido galatturonico.
La composizione monosaccaridica viene spesso determinata
attraverso la gas-cromatografia dopo idrolisi. Anche in questa
direzione la letteratura non fornisce una determinazione univoca. Sensibili differenze emergono soprattutto in relazione alla
presenza di fucosio e mannosio, in aggiunta al glucosio.
I carotenoidi rappresentano il secondo gruppo di metaboliti
più rappresentativi contenuti in Lycium barbarum. Questi composti aumentano significativamente con l’avanzare del grado di
maturazione del frutto.
Il carotenoide predominante risulta essere la zeaxantina dipalmitato, che rappresenta il 56% del totale contenuto nel frutto.
Uno studio effettuato sui ratti, a cui era stata indotta la fibrosi
epatica, ha rilevato che Lycium riduce la proliferazione cellulare
e la sintesi di collagene in vitro.
A dimostrazione di ciò, sono stati eseguiti dei trattamenti per 6
settimane con zeaxantina dipalmitato, alla dose di 25mg/kg di
peso corporeo, rilevando una riduzione dell’attività dell’aspartato transaminasi, della fosfatasi alcalina e della deposizione di
collagene.
Questi risultati hanno mostrato che la zeaxantina dipalmitato
potrebbe essere un efficacie mezzo per la riduzione della fibrosi epatica. Tale efficacia, del resto, appare correlata all’attività
antiossidante.
Nel frutto è emersa anche la presenza di beta-criptoxantina
palmitato, zeaxantina mono-palmitato e piccole quantità di
zeaxantina libera e beta-carotene.
I frutti contengono inoltre vitamine, in particolare la riboflavina (B2), la tiamina (B1) e l’acido ascorbico (C).
N/22
Il contenuto di vitamina C del frutto di Lycium è di 45 mg/100 g,
dato comparabile con il contenuto del limone.
Anche i flavonoidi rappresentano componenti importanti del
frutto.
Dopo trattamento di idrolisi è emersa la presenza dell’aglicone
miricetina, della quercetina e del kaempferol.
La presenza di olii essenziali e di acidi grassi in Lycium
barbarum è stata dimostrata previa analisi GC-MS (gas-cromatografia/spettrometria di massa). L’acido palmitico, linoleico,
miristico, l’ethylhexadecanoate sono emersi come i più rappresentativi.
Il frutto contiene inoltre l’1-2,7% di amminoacidi liberi, tra i
quali la prolina rappresenta il maggiore costituente. La taurina,
la betaina e l’acido gamma-aminobutirrico compaiono inoltre
come amminoacidi non proteinogenici.
Tra gli altri costituenti, isolati e riscontrati nel frutto, elenchiamo
anche il beta-sitosterolo e il suo aglicone daucosterol, la scopoletina (una cumarina), l’acido p-cumarico, un derivato dalla
dopamina quale il lyciumide A e l’L-monometilico succinato (un
estere).
Ci sono state numerose controversie circa la presenza di atropina nel frutto di Lycium. Nel 1989, infatti, ne fu riscontrata una
quantità dello 0,95% in alcuni frutti raccolti in India.
Questa scoperta apparve fortemente dubbiosa e in netta contraddizione con il largo consumo che veniva fatto del frutto, senza che ne venisse mai manifestata una qualche caratteristica di
tossicità.
Recenti ricerche a riguardo, effettuate con il metodo di analisi HPLC-MS (cromatografia liquida ad alta prestazione/spettrometria di massa), hanno stabilito che nel frutto di goji sono
presenti solamente delle tracce di atropina, in un quantitativo
massimo che arriva a 19 ppb.
La composizione del frutto di L. chinense appare del tutto simile
a quella di Lycium barbarum: anch’esso infatti presenta polisaccaridi, carotenoidi e flavonoidi, come tipici metaboliti.
Ricerca
Fin dall’inizio del ventunesimo secolo il frutto di goji, tradizionale alimento e ancor più famoso medicinale naturale diffuso
nell’Asia dell’est, ha ottenuto un esponenziale aumento di popolarità anche in Europa e nel Nord America.
I ricercatori contemporanei, partendo dall’utilizzo tradizionale di
questa pianta, hanno approfondito lo studio su questa specie
su base scientifica, per verificare se si possano confermare le
attività ad essa attribuite.
Tratteremo qui le possibili proprietà del frutto di Lycium barbarum che sono state analizzate con studi e test appropriati.
In Cina e in Asia, entrambe le specie, Lycium barbarum e Lycium
chinense, hanno una lunga storia negli usi quotidiani. La familiarità con il Lycium è dovuta soprattutto all’utilizzo in cucina: il
frutto è impiegato infatti come base di zuppe, porridge, condimenti di riso e in altre numerose ricette vegetariane.
Il frutto secco, così come l’estratto concentrato e l’infuso ottenuto dalla polpa del frutto, viene utilizzato da molti secoli come
ingrediente di liquori alcolici e bevande leggere. Di quest’ultime,
sono lodati gli effetti benefici alla vista, alle funzioni renali e in
particolare le proprietà antiossidanti.
Recenti studi scientifici hanno confermato alcune delle proprie-
tà salutari che la tradizione attribuisce al Lycium.
Nell’estratto del frutto di Lycium, infatti, sono stati ritrovati composti biologicamente attivi dagli effetti nutraceutici, in particolare i polisaccaridi LBP (Lycium Barbarum Polissacaridi) e i carotenoidi.
Le ricerche farmacologiche sui frutti di Lycium barbarum sono
state condotte quasi esclusivamente in Cina, eseguite di solito
a partire da un estratto acquoso o da una frazione di polisaccaridi più o meno purificata; occorre anche sottolineare che al
momento non sono reperibili dati relativi alla farmacocinetica ed
alla biodisponibilità dei polisaccaridi LBP di Lycium barbarum.
Gli studi si sono focalizzati principalmente sulle proprietà antiossidanti e immunomodulatorie di
Lycium barbarum, ma sono state riscontrate anche altre attività,
come verrà riportato di seguito.
Parallelamente alle analisi chimiche, gli studiosi hanno coinvolto
diversi soggetti in un utilizzo quotidiano del succo di goji per
monitorarne empiricamente le proprietà.
Sono emersi, alla fine del trattamento, effetti mitiganti la
fatica, lo stress e gli stati di agitazione e di ansia
connaturati a determinati disturbi neurologici e psicologici. Si
N/23
registra inoltre la capacità delle bacche di goji di favorire l’attività visiva, di contribuire all’apporto di fattori antiossidanti, di favorire le difese immunitarie.
Il consumo di Lycium contribuisce dunque al benessere fisico
anche in assenza di patologie specifiche, aiutando il soggetto a
mantenere un generico stato di buona salute.
Anche analizzando il contenuto degli studi scientifici che sono
stati condotti sulla bacca, vi sono alcune difficoltà nel farsi
un’opi­nione oggettiva, innanzitutto perché la maggior parte degli articoli sono in lingua cinese e di questi è disponibile soltanto
il riassunto in lingua inglese, che non fornisce tutte le informazioni necessarie per comprendere lo studio. Vi è poi il fatto che
la maggior parte dei test sono stati condotti in vitro o su roditori e perciò dovrebbero essere avvalorati da studi sull’uomo; vi
sono altresì studi condotti sull’uomo ma generalmente il numero
degli individui coinvolti è estremamente ridotto e quindi non garantisce l’attendibilità del risultato.
Effetti antiossidanti
Gli antiossidanti svolgono un ruolo importante nel prevenire i
danni causati al corpo umano da specie reattive dell’ossigeno, i
radicali liberi, responsabili del precoce invecchiamento cellulare
e dell’aumento del rischio per alcune malattie.
Sebbene molti alimenti siano ricchi di sostanze antiossidanti
che potrebbero essere introdotte con la dieta, non sempre esse
sono biodisponibili per il corpo umano; pertanto è importante mantenere alti i livelli di antiossidanti endogeni presenti nel
sangue, ossia la superossidodismutasi (SOD) e la glutatione perossidasi (GTH-Px). Entrambi gli enzimi sono
particolarmente efficaci nel ridurre la perossidazione lipidica,
una forma particolarmente pericolosa di danno da radicali liberi,
associata a un aumentato rischio per la salute e valutata nelle
analisi del sangue con la presenza dalla molecola tossica malondialdeide (MDA).
Diversi studi clinici, effettuati sia in vivo che in vitro, hanno mostrato l’efficacia di Lycium barbarum e in particolare
dei polisaccaridi LBP come agenti antiossidanti nel
contrastare l’insorgenza di numerose condizioni di
perossidazione.
Esperimenti clinici effettuati a random hanno mostrato gli effetti
intrinseci del consumo orale di Lycium, somministrato ad adulti
sani, sotto forma di succo estratto dal frutto con un quantitativo
di LBP standardizzato.
Poiché appunto l’ossidazione dei radicali liberi gioca un ruolo
in numerose sindromi e malattie, la somministrazione di Lycium
barbarum, in virtù del suo effetto antiossidante, potrebbe rivelarsi un buon espediente per la prevenzione o per la riduzione di
N/24
queste condizioni di ossidazione.
Altri studi, basati sul metodo di esame ORAC (Oxygen Radical
Absorbance Capacity), hanno rilevato l’effettiva capacità antiossidante di Lycium barbarum. Tale proprietà, attribuita al consumo dei frutti al naturale, si conserva anche nei processi di
estrazione del succo.
Un ulteriore studio, effettuato in USA, ha messo in relazione
alla somministrazione di goji eventuali variazioni dei valori di
superossido dismutasi (SOD), glutatione perossidasi (GSH-Px)
e della perossidazione dei lipidi (MDA). Per verificare l’effettiva consistenza di tali variazioni sono state sottoposte a trattamento circa 50 persone sane con età compresa tra i 55 ed
i 72 anni.
È emerso, nelle persone che avevano assunto estratto di goji
per 30 giorni consecutivi, un aumento dell’8,4% di SOD e del
9,9% di GSH-Px e un decremento dell’8,7% di MDA.
È dunque possibile dedurre che l’effetto antiossidante
del Lycium barbarum, negli esseri umani, si manifesta grazie ad uno stimolo di sistemi antiossidanti
endogeni che contrastano l’azione dei radicali liberi. Ad oggi, tuttavia, non è ancora possibile individuare con
certezza i legami specifici fra i singoli costituenti e i singoli effetti menzionati.
Diversi studi, sia in vitro che in vivo, si sono focalizzati sul determinare quali siano i principi attivi responsabili di questa attività
in Lycium barbarum; essa è da attribuire soprattutto ai polisaccaridi LBP e ai flavonoidi; contribuiscono inoltre all’azione antiossidante anche i carotenoidi, il precursore dell’acido ascorbico (acido 2-0-β-D-glucopiranosil-L-ascorbico) e la betaina.
Uno studio ha utilizzato i metodi TEAC (Trolox Equivalent Antioxidant Capacity) ed ORAC (Oxygen Radical Absorbance
Capacity) per valutare l’attività antiossidante di tre prodotti ottenuti da Lycium barbarum: un’acqua di decozione, un estratto
grezzo di polisaccaridi e una frazione di questi ultimi purificata.
I risultati dimostrano che tutti i prodotti hanno attività simile, ma
gli estratti non purificati si distinguono per maggiore efficacia, in quanto gli estratti grezzi contengono anche
altre molecole antiossidanti oltre ai polisaccaridi, come carotenoidi, riboflavina, acido ascorbico, tiamina ed acido nicotinico.
Il meccanismo di azione delle due principali frazioni antiossidanti, polisaccaridi e flavonoidi, è caratterizzato dall’attività riducente, dalla chelazione di ioni metallici e dallo “scavenger” di
radicali. I polisaccaridi LBP, inoltre, agiscono riducendo i livelli
di MDA e favorendo l’incremento degli enzimi superossido dismutasi (SOD) e glutatione perossidasi (GTH-Px) come riportato nel seguente grafico.
Uno studio clinico randomizzato e controllato con placebo in
doppio cieco su cinquanta adulti ha dimostrato infatti come,
nei soggetti a cui erano stati somministrati 120 ml di succo di
Lycium barbarum per 30 giorni, fosse aumentato significativamente il livello di SOD (8,39 %) e GSH-Px (9,87%) e diminuito
quello di MDA (3,4%); nei soggetti trattati con il placebo, invece,
non si sono evidenziati cambiamenti rispetto all’inizio del test.
Molte ricerche hanno studiato l’attività dei LBP, in vivo su ratti
e topi, contro lo stress ossidativo indotto da diversi fattori sia
nell’organismo in generale che in specifiche parti del corpo (fegato, muscoli scheletrici, testicoli).
Tutti gli studi mostrano che i polisaccaridi LBP sono in grado
di proteggere l’organismo e aumentare i livelli di SOD, GTH-Px
e diminuire la MDA, riducendo quindi il rischio correlato ai danni da radicali liberi ed incrementando il livello di antiossidanti
endogeni.
I carotenoidi presenti in Lycium barbarum rappresentano
un’ulteriore classe di composti importanti per l’attività antiossidante; il frutto è una ricca fonte di β-carotene, β-criptoxantina,
zeaxantina e luteina, che agiscono con l’attività di “quenching”
dei radicali liberi o fornendo elettroni per neutralizzare le specie radicaliche, oppure inglobando i radicali nella loro struttura
chimica, inattivandoli.
In particolare, è stato monitorato il livello di zeaxantina plasmatica dopo assunzione di frutti di Lycium barbarum e lo studio
ha dimostrato sia la biodisponibilità della molecola, sia un sensibile aumento del livello di zeaxantina con l’assunzione giornaliera di una modesta quantità di frutti.
Nei soggetti che hanno assunto 15 g di bacche per 28 giorni,
infatti, è stato registrato un livello più alto del doppio rispetto a
quello di partenza e a quello dei soggetti a cui era stato somministrato il placebo.
In un altro studio, alcuni soggetti anziani hanno assunto per
90 giorni una formulazione a base di latte contenente frutti di
Lycium barbarum (Lacto-Wolfberry) per verificare il potenziale
effetto antiossidante della zeaxantina in caso di degenerazione
della macula retinica; al termine del test, i livelli di zeaxantina
plasmatica e della capacità antiossidante totale hanno registrato un aumento, rispettivamente del 26% e del 57%, mentre
non hanno subito variazioni in soggetti trattati con placebo.
Non è stato tuttavia possibile comprendere la relazione tra la
quantità di zeaxantina rilevata nel plasma sanguigno e i cambiamenti a livello della macula.
Per quanto riguarda l’acido 2-0-β-D-glucopiranosil-L-ascor­
bico, è stata valutata la sua attività sia in vitro che in vivo, comparandola a quella dell’acido ascorbico. Sebbene in vitro la
capacità antiossidante complessiva del precursore sia minore
rispetto a quella dell’acido ascorbico, gli studi in vivo hanno dimostrato che AA-2βG protegge il fegato dai danni acuti causati
dal carbonio tetracloruro; questo dimostra che il precursore
svolge l’attività antiossidante con azioni simili ma distinte rispetto a quelle dell’acido ascorbico ed è quindi una molecola
importante presente nel frutto di Lycium barbarum.
Attività ipoglicemica e ipolipidica
Lycium barbarum, secondo la medicina tradizionale cinese, può
essere utilizzato nel trattamento del diabete e in generale come
prodotto ad azione ipoglicemizzante; alcuni studiosi hanno
condotto dei test in vivo per verificare se queste proprietà possano effettivamente essere attribuite al frutto.
In conigli diabetici o iperlipidemici trattati per 10 giorni con un
estratto di Lycium barbarum o con una delle due diverse frazioni
di LBP (grezza o purificata), sono stati misurati al termine del test
livelli più bassi di colesterolo totale, glucosio sanguigno e trigliceridi; la frazione di polisaccaridi purificata ha mostrato maggiore
attività ipoglicemica, ma minore attività ipolipidemica. Secondo
questo studio, i polisaccaridi, composti da diversi monosaccaridi e 17 amminoacidi, sarebbero i maggiori costituenti
bioattivi per l’effetto ipoglicemico, mentre sia LBP
che le vitamine antiossidanti i possibili principi attivi
per quello ipolipidemico.
Inoltre, in topi affetti da diabete mellito, un trattamento con LBP
per 28 giorni ha permesso di registrare una notevole diminuzione
della concentrazione dei medesimi parametri misurati nello studio
precedente: glucosio sanguigno, colesterolo totale e trigliceridi.
Un ulteriore test in ratti affetti da diabete mellito non insulinodipendente, trattati con LBP per tre settimane, ha evidenziato
come l’assunzione dei polisaccaridi migliori l’insulino-resistenza,
ipotizzando che il meccanismo d’azione sia di aumentare il livello
N/25
di GLUT4 (trasportatore del glucosio) sulla superficie della cellula,
migliorare il traffico di GLUT4 e la segnalazione intracellulare di
insulina.
Un’altra ipotesi, non supportata però da studi scientifici, propone che il principale meccanismo d’azione sia dovuto alla sintesi,
durante la fermentazione dei polisaccaridi, di acidi grassi a corta
catena che inibiscono la produzione del colesterolo nel fegato,
ne incrementano la raccolta dal sangue e controllano la risposta
glicemica dopo il pasto.
Stimolazione del metabolismo
I polisaccaridi LBP, costituenti del frutto di Lycium barbarum,
sono a loro volta costituiti da sei categorie di monosaccaridi, capaci
di potenziare il tasso di
conversione del cibo e il
tasso di assimilazione di
zinco e ferro. Ciò riduce
il peso corporeo entro solo
21 giorni dall’assunzione
orale giornaliera di dosaggi
di 5-10 o 20 mg/kg di LBP30.
Ulteriori benefici sono dovuti al
fatto che gli LBP inibiscono
i danni al reticolo endoplasmatico, promuovendone la
detossificazione e la sintesi proteica. Attraverso tale processo vengono
ristorate le normali funzioni delle cellule epatiche e viene promossa la loro rigenerazione.
Studi clinici, effettuati con l’utilizzo del succo del
frutto di Lycium barbarum, contenente una quantità
standardizzata di LBP, hanno dimostrato che l’assunzione del succo ha un effettivo controllo sulla circonferenza
corporea e può ridurre il rischio di sindromi metaboliche.
Infatti, il gruppo di soggetti sottoposti a trattamento con Lycium
barbarum è stato mantenuto a regime di sovralimentazione per
un periodo di tempo, alla fine del quale la maggior parte dei componenti non presentava nessun aumento del peso corporeo.
Mediante l’utilizzo giornaliero del suo succo, Lycium barbarum
può forse stimolare il tasso metabolico attraverso il controllo
dell’ormone corticosurrenale.
Queste considerazioni sono comunque preliminari e limitative,
per cui saranno necessari numerosi altri studi futuri, attraverso
cui sarà eventualmente possibile stabilire con più ragionevole
chiarezza il legame tra Lycium barbarum e il metabolismo del
N/26
glucosio e dei grassi, le sindromi metaboliche e l’obesità.
Al momento, ciò che possiamo affermare con certezza è che
Lycium barbarum, in ragione dei suoi costituenti nutrizionali, può
favorire il metabolismo corporeo e controllare l’aumento del girovita.
Effetti sul benessere
e miglioramento delle prestazioni sportive
Un test randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo,
ha valutato gli effetti generali determinati dal consumo di 120 ml
di succo di Lycium barbarum in soggetti adulti per due settimane.
Al termine dell’assunzione è stato registrato un miglioramento notevole sotto diversi aspetti:
aumento di energia, minore fatica, maggiore
attenzione ed acutezza
mentale, migliori prestazioni atletiche, riduzione dello stress,
aumento della sensazione di appagamento,
migliore qualità del sonno e maggiore capacità
di svegliarsi facilmente al
mattino. Nel gruppo trattato con
placebo, invece, è stato registrato un
aumento statisticamente significativo
per un solo parametro (la felicità).
Questo studio permette, quindi, di sostenere
l’ipotesi che l’assunzione del succo aumenti il
benessere generale della persona.
Un’altra ricerca conferma il fatto che Lycium barbarum migliori le prestazioni sportive: somministrando
una frazione purificata di LBP in topi, si è osservato l’incremento dell’adattabilità all’allenamento, il miglioramento della
resistenza e la maggiore eliminazione della fatica.
I polisaccaridi potrebbero infatti aumentare lo stoccaggio di glicogeno epatico e muscolare, l’attività del LDH (enzima che catalizza la conversione di acido piruvico in lattico) prima e dopo
l’attività fisica, ridurre l’aumento di azoto ureico nel sangue dopo
esercizio intenso e accelerarne la liberazione.
Azione sull’apparato riproduttivo
La medicina tradizionale cinese attribuisce a Lycium barbarum
anche la capacità di aumentare la fertilità; uno studio condotto in
vivo su ratti ha confermato tale aspetto.
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I soggetti maschi sono stati esposti a radiazioni per studiare gli
effetti di LBP sulla quantità e motilità degli spermatozoi, l’abilità
sessuale, i livelli di ormone nel sangue, lo stato ossidativo e il
danneggiamento del DNA nel tessuto testicolare; si è constatato
che LBP ha aumentato significativamente la quantità e la motilità degli spermatozoi e migliorato la capacità sessuale dei ratti
maschi. Inoltre, i polisaccaridi hanno avuto un ruolo importante
nel recupero dei livelli sanguigni di testosterone e nell’evitare il
danneggiamento del DNA testicolare.
Supporto della vista
Come evidenziato precedentemente, Lycium barbarum potrebbe essere utile contro i disturbi arrecati dal glaucoma, ma più in generale per la salute dell’occhio perché
il frutto è una ricca fonte di zeaxantina e luteina. Sebbene non vi
siano studi specifici che dimostrino l’efficacia dell’assunzione di
Lycium barbarum in questo campo, la ridotta incidenza di cataratta e della degenerazione della macula in soggetti anziani sono
stati collegati al consumo di vegetali a foglia verde, ricche fonti
dei due carotenoidi citati. Questi pigmenti, infatti, sono assorbiti
selettivamente nella macula (una regione della retina) dove hanno
duplice azione, sia antiossidante che come filtro per la luce intensa, col compito di smorzarla.
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Effetti collaterali e reazioni avverse
La centenaria tradizione d’uso del frutto di Lycium barbarum
conferma la sicurezza d’uso della bacca. Infatti la “Dose Letale50” dell’estratto acquoso somministrato per via sottocutanea
in topi è di 8,32 g/kg, dato che dimostra ulteriormente la teorica assenza di tossicità. Sono state anche segnalate tracce
di atropina, ma sono tali da non avere rilevanza tossicologica.
Non bisogna comunque sottovalutare il fatto che, raccogliendo
esemplari spontanei, ci si potrebbe confondere con altre specie morfologicamente simili, anch’esse appartenenti alla famiglia
delle Solanaceae, che potrebbero invece essere potenzialmente
pericolose.
Nonostante il frutto sia privo di tossicità, occorre però segnalare
la possibile interazione con farmaci, in particolare con il
warfarin, come riportano alcune segnalazioni; si tratta di tre donne che hanno accusato episodi di elevato INR (tempo di protrombina) dopo aver assunto prodotti a base di Lycium barbarum.
Infine, è stato riportato il caso di due pazienti che hanno manifestato reazioni allergiche, delle quali una anafilattica, in seguito al consumo di frutti di Lycium barbarum. In entrambi i casi,
sono stati rilevati un prick test positivo e una specifica immunoglobulina E nei confronti delle bacche di goji.
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N/27
CURIOSITÀ
Una curiosa storia, ammantata di leggenda e tramandata nei secoli, riguarda la scoperta delle bacche di goji e delle loro straor­
dinarie proprietà. Sembra che a cavallo dell’ottavo e del nono
secolo d.C., per la precisione all’epoca della dinastia Tang, un
pozzo d’acqua accanto ad un tempio buddista tibetano fosse
attorniato da piante di Lycium barbarum, le cui bacche talvolta
cadevano nell’acqua. Gli abitanti della zona, durante i loro pellegrinaggi presso il tempio, usavano dissetarsi con l’acqua di
questo pozzo e godevano di una salute invidiabile: molti di loro,
nonostante fossero in età avanzata di oltre ottant’anni, avevano
ancora una dentatura in ottima salute e sulla loro testa non cresceva nemmeno un capello bianco. Da qui nacque la leggenda
riguardante il goji e le sue bacche, veri e propri elisir di giovinezza
dalla proprietà considerate quasi magiche.
Lycium barbarum è una pianta poco conosciuta al momento in
Italia e l’unico canale per avere informazioni a riguardo è internet. Effettuando una ricerca sommaria sulle bacche di goji, si
ottengono notizie che enfatizzano i vantaggi che può apportare
la pianta con frasi studiate appositamente per stupire il consumatore e spingerlo all’acquisto, come ad esempio “ha il 4000
per cento di antiossidanti rispetto alle arance”, e la fonte delle
informazioni dispensate non è mai indicata. Senza effettuare una
ricerca più approfondita, molti potrebbero pensare di aver scoperto una specie vegetale quasi miracolosa.
D’altra parte, bisogna comunque tener conto della lunga tradizione d’uso della pianta nei Paesi asiatici senza che al momento si-
ano stati riportati casi di tossicità o pericolosità di impiego, tant’è
che la specie (e in particolare proprio il frutto) è inserita nell’elenco
delle piante ammesse dal Ministero della Salute nelle formulazioni
degli integratori alimentari; inoltre, alcune delle sostanze riscontrate in Lycium barbarum sono note per avere proprietà antiossidanti.
Si può affermare perciò che, sebbene sia opportuno continuare
ad approfondire le conoscenze scientifiche, la pianta ha buone potenzialità per essere inserita a pieno titolo sul
mercato erboristico italiano proprio in virtù del suo
potere antiossidante.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
• “Prospettive agronomiche e nutraceutiche del Goji (Lycium
barbarum L.) coltivato in ambiente mediterraneo” Teresa
Cascio. Università degli studi di Pisa, Facoltà di Scienze Agrarie,
Alimentari e Agro-Ambientali, Corso di laurea in Produzioni
Agroalimentari e Gestione degli Agrosistemi (2013)
• “Lycium barbarum L.: dalla tradizione cinese all’impiego
erboristico” Francesca Riccardi. Università degli Studi di Torino,
Facoltà di Farmacia, Corso di Laurea in Tecniche Erboristiche.
Tesi (2011)
• “Emerging Fruit Crops. Chapter 4” K.E. Hummer et al. Division
of Agriculture and Natural Resources, University of California.
http://ucanr.edu/datastoreFiles/234-2455.pdf
• “Wolfberry. Nature’s bounty of Nutrition and Healt” Paul M.
Gross, PhD Xiaoping Zhang, MD Richard Zhang. Booksurge
Publishing (2006)
N/28
• “Goji (Lycium barbarum and Lycium chinense): Phytochemistry,
Pharmacology and Safety in the Perspective of Traditional Uses
and Recent Popularity” Olivier Potterat. Planta med. 76: 7-19
(2010)
• “Goji berries” UK Food Standard Agency (2007).
www.food.gov.uk
• h ttp://w w w.salute.gov.it /alimentiPar ticolariIntegratori/
paginaInternaMenuAlimentiParticolariIntegratori.jsp?id=1268&m
enu=strumentieservizi
• http://www.agraria.org
• http://www.faostat.fao.org
N/29
Andamento delle vendite nella grande distribuzione
A maggio 2014.
In questo numero vengono illustrati i dati della categoria Frutta
Secca raccolti sul nuovo universo Iri “Infoscan Census”, che include
tutti i punti vendita a libero servizio con dimensione superiore ai 100
mq; i dati fanno riferimento ai 12 mesi terminanti a maggio 2014
rilevati sui canali Ipermercati, Supermercati, Libero servizio piccolo.
Nell’anno terminante a maggio 2014 il mercato della Frutta Secca
sviluppa un fatturato di 513 Mio di Euro in crescita del 5,5% rispetto
all’anno precedente, mentre a volume genera 48.089 tonnellate
con un trend in crescita del -0,1% rispetto all’anno precedente.
Si evidenziano ottime performance di crescita per tutte le categorie,
in particolare il segmento delle Mandorle è quello tra i più dinamici
infatti registra un tasso di crescita del +14,4% a valore e a volume
del +1,9%, seguito dalle Noci con un trend a valore del +8,9% e a
volume del +2,9%, e dalle Nocciole, che presentano una crescita
a valore del +6,6% e del +1,8% a volume.
La categoria Pistacchi è l’unica che mostra una flessione a valore
(-7,5%), mentre a volume la flessione è più importante (-16,7%);
anche i Pinoli senza Guscio mostrano una flessione importante a
volume (-16,8%), mentre a valore la perdita è più contenuta (-1,5%),
data dal continuo incremento del prezzo medio a volume (+18,4%
prezzo in volume) e si classifica come la categoria che registra
l’aumento di prezzo più significativo.
Il prezzo medio a volume della Frutta Secca aumenta del 5,5%:
l’aumento riguarda la totalità delle categorie. Oltre ai Pinoli Senza
Guscio, le categorie che registrano trend positivi sono i Semi di
Zucca (+11,3% prezzo medio volume), le Mandorle (+12,2% prezzo
in volume) e i Pistacchi (+11% prezzo medio volume).
Il 25% dei volumi è sviluppato in promozione, indicatore in crescita
di +0,3 punti.
Si evidenzia un incremento della pressione promozionale per le
categorie delle Noci (+1,4 pt) e delle Arachidi (+1,5 pt), mentre per gli
altri segmenti si registra un calo dell’attività promozionale.
L’assortimento a scaffale nell’intero comparto della Frutta Secca
è in continua crescita: nel totale Iper+Super+LSP il numero medio
di referenze è di circa 106, in crescita (+9 Ref.) rispetto all’anno
precedente. Negli Ipermercati è riscontrabile un numero medio di
referenze pari a 157 in aumento (+9 Ref.), mentre nei Supermercati
il numero medio di referenze è di 106 in crescita (+10 Ref).
Trend
Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq) - Anno terminante Maggio 2014
Altra frutta
secca e/o mista
Mandorle
14,4
Noci
13,4
Nocciole
Frutta
secca
Semi
di zucca
(tostati e
semi tostati)
8,9
5,5
Arachidi
(con guscio
e tostate)
0,3 2
Prugne
6,6
Pistacchi
(tostati e
semi tostati)
-0,1
1,9
2,9
1,8
Pinoli
(frutta secca
senza guscio)
-1,5
-7,5
-16,7
3,0
Datteri
e fichi
1,1
3,0
3,8
0,7
-1,9
-7,5
-16,8
Var % Volume
Var % Valore
N/30
Peso a volume
Peso a valore
Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq)
Anno terminante Maggio 2014
Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq)
Anno terminante Maggio 2014
Arachidi
19,9%
Pistacchi tostati semi tostati
6%
Arachidi
12,4
Mandorle
6,9%
Mandorle
9,8%
Noci
21,5%
Altra frutta
secca e/o mista
17,8%
Pistacchi tostati semi tostati
8,8%
Altra frutta
secca e/o mista
17,8%
Noci
18,9%
Semi di zucca
2,3%
Datteri e fichi
8,7%
Prugne
12,2%
Nocciole
3,1%
Pinoli frutta secca
senza guscio
1,6%
Semi di zucca
2%
Datteri e fichi
5,6%
Prugne
10,3%
Nocciole
4,2%
Pinoli frutta secca senza guscio
10,3%
Analyzer Report
Totale Italia Iper+super+LSP (da 100 a 399 mq) - Anno terminante Maggio 2014
Tot Ctg Frutta Secca
Arachidi (con g.+tostate)
Pistacchi Tostati Semi Tostati
Mandorle
Noci
Nocciole
Pinoli Frutta Secca Senza Guscio
Prugne
Datteri E Fichi
Semi Di Zucca Tostati Semi Tostati
Altra Frutta Secca e/o Mista
Valore Vendite
513.551.424
62.258.213
41.967.222
52.892.067
98.532.975
21.553.544
50.959.515
51.787.497
28.161.991
10.137.053
95.301.347
% Variazione percentuale
5,5
2,6
-7,5
14,4
8,9
6,6
-1,5
3,0
0,7
3,0
13,4
Analyzer Report
Totale Italia Iper+super+LSP (da 100 a 399 mq) - Anno terminante Maggio 2014
Tot Ctg Frutta Secca
Arachidi (con g.+tostate)
Pistacchi Tostati Semi Tostati
Mandorle
Noci
Nocciole
Pinoli Frutta Secca Senza Guscio
Prugne
Datteri E Fichi
Semi Di Zucca Tostati Semi Tostati
Altra Frutta Secca e/o Mista
Volume Vendite
48.089.834
9.587.034
2.569.026
3.379.104
10.455.165
1.485.322
743.243
5.930.407
4.166.011
1.034.932
8.739.593
% Variazione percentuale
-0,1
0,3
-16,7
1,9
2,9
1,8
-16,8
1,1
-1,9
-7,5
3,8
N/31
NEI DINTORNI:
a tavola con il vino.
Consigliate dai nutrizionisti, le bacche di goji sono un alimento
portentoso per il benessere e un ideale ingrediente, sia crudo
che cotto, per dare un tocco speciale a tutto il menù, dall’antipasto al dolce.
Grazie alle originali proposte di uno degli chef della Scuola Artusiana di Forlimpopoli, vedremo infatti come queste bacche
siano in grado di conferire colore e personalità a numerose
portate, per ognuna delle quali vi consigliamo un vino in abbinamento.
Uovo bio a bassa temperatura
con goji berries, parmigiano
e pimpinella.
In abbinamento a questo antipasto dal sapore deciso proponiamo un vino elegante
e abbastanza morbido, fresco ma con una
buona acidità, tipica del suo vitigno.
Il Passerina della Cantina CasalFarneto è un
bianco secco, Marche IGT dal colore giallo
paglierino e con un profumo che ricorda la
frutta gialla matura, pesca e albicocca.
In bocca è equilibrato e non teme il gusto
deciso del parmigiano ma riesce a esaltare
gli aromi della pimpinella.
“Passerina” delle Marche IGT
Casal Farneto
Rucola amara con goji berries,
foie gras e fichi caramellati.
Questo secondo piatto consistente e saporito si accompagna bene con un vino rosso
che supporti gli aromi netti e agrodolci di foie
gras e fico: il Teroldego Rotaliano è un vino
dal colore rosso rubino vivo e brillante e dal
sentore tipico di frutti rossi, pieno e strutturato al gusto ma equilibrato allo stesso tempo.
Teroldego Rotaliano D.O.C.
Mezzocorona
Si inizia con Il Passerina della Cantina Casal Farneto insieme
all’uovo cotto a bassa temperatura su una cremosa fonduta
di parmigiano e si prosegue con il Prosecco Valdobbiadene
D.O.C.G per il delicato risotto; abbiamo poi un rosso per il secondo, dove il sapore dolce delle goji berries e dei fichi caramellati si unisce a quello deciso della rucola amara e del foie
gras, per finire con un Brachetto D’Aqui D.O.C.G per il dessert
di crema agli agrumi, crumble al timo, goji berries, fiori e menta
tonda.
Vialone nano mantecato
con goji berries, fragole
e massa di cacao.
Fresco ed elegante, versatile e dalla moderata alcolicità, il Prosecco di Valdobbiadene D.O.C.G. è il vino che si sposa perfettamente con questo primo dal retrogusto
esotico ed estivo. Colore paglierino e sapore mediamente secco, profumo delicato,
non nasconde la fragola ed esalta i profumi
del cacao.
Prosecco Valdobbiadene D.O.C.G.
Dame Tervise
Crema agli agrumi,
crumble al timo, goji berries,
fiori e menta tonda.
Per accompagnare questo dessert fresco
e aromatico è perfetto l’abbinamento di un
vino rosso frizzante leggero e dal sapore
dolce e sapido, con un perlage fine ma persistente. Il Brachetto D’Aqui D.O.C.G. ha
una spuma esuberante e un colore granato
chiaro, un profumo molto fine e fragrante di
rosa fresca e muschio aromatico, ideale in
abbinamento a timo, agrumi e menta.
Si consiglia di servirlo a 8°C.
Bracchetto D’Aqui D.O.C.G.
Fret. Mons Ferratus
N/33
LE RICETTE CREATIVE,
INTERPRETATE DA CHEF DELLA SCUOLA ARTUSIANA
QUATTRO PIATTI DA GUSTARE E COLLEZIONARE.
I piatti da collezionare, presentati di seguito, continuano ad arricchire l’originale ricettario dedicato alla frutta secca.
Ogni ricetta può essere staccata e collezionata nel raccoglitore,
suddiviso idealmente in antipasti, primi piatti, secondi e dessert.
Il risultato è un assortimento di sapori sfiziosi e unici, caratterizzati dall’originale presenza della frutta secca. Le deliziose proposte
sono espressioni di cucina creativa che uniscono la tradizione
culinaria di Pellegrino Artusi con l’innovativa presenza del gusto
della frutta secca. L’Istituto professionale per i Servizi Alberghieri e
della Ristorazione “Pellegrino Artusi” di Forlimpopoli è stato, infatti, teatro dell’elaborazione delle ricette presentate nelle prossime
pagine, ideate dalla creatività del cuoco Luca Zannoni, insegnante
di cucina proprio in questa scuola.
Dopo aver lavorato nei ristoranti dei più prestigiosi hotel quattro
stelle della Riviera romagnola, oggi è chef di cucina e consulente
esterno al Centro Sportivo Federale di Coverciano. Nel 2008 ha
rivestito il prestigioso incarico di Executive chef alle Olimpiadi di
Pechino, presso Casa Italia e, nel 2009, ha seguito la Nazionale italiana di calcio in trasferta in Sud Africa per la Confederation
Cup. Insegna all’Istituto Pellegrino Artusi e tiene corsi di pasticceria e cucina per le principali associazioni di categoria.
Lo chef Luca Zannoni vanta un’esperienza di quasi 20 anni,
avendo avuto la vocazione fin dalla più tenera età. Con esperienze
internazionali, tra cui spicca l’incarico all’Harris Bar di Londra, è
stato il più giovane “capo partita” del Grand Hotel di Rimini.
L’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “Pellegrino Artusi” sorge nella città natale
dell’Artusi e di questi promuove il pensiero e l’attitudine “dell’arte
di mangiare bene”. La fama della scuola supera i confini locali e ad
oggi è frequentata da centinaia di studenti.
Sopra, il gruppo di lavoro in cucina.
N/34
ANTIPASTO - GOJI
Uovo bio a bassa temperatura con goji berries,
parmigiano e pimpinella.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
• n. 4 Uova biologiche freschissime
• 50 gr Parmigiano Reggiano grattugiato
• 100 gr Panna liquida
• 1 pizzico Noce moscata
• 20 gr Goji berries
• n. 2 Fette di pane disidratate (foglie)
• Pimpinella in foglie (anice verde) q.b.
• Olio e.v.o., pepe nero q.b.
TEMPO RICHIESTO: 60’
DIFFICOLTÀ: media
SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:
Abbinamento gastronomico cibo-vino:
Preparazione: cuocere le uova a vapore a 64°C per 40-45 minuti
oppure immergendole in acqua a 65°C per 40 minuti.
Preparare una fonduta di parmigiano facendo addensare, a bagnomaria, un composto di formaggio grattugiato e panna liquida.
Una volta pronta, passare a setaccio la salsa per eliminare eventuali
grumi e insaporire con la noce moscata. Nel frattempo, tagliare due
fette di pane sottilissime e farle essiccare in forno a 100°C.
Versare in una fondina qualche cucchiaio di salsa e porre al centro un
uovo aprendolo con delicatezza; in parte, si immergerà nella fonduta.
Terminare il piatto con le goji berries, la pimpinella, le fette di pane.
Cospargere con un filo d’olio e poco pepe nero da mulinello.
Piatto di media difficoltà dove sono determinanti le temperature: se
sono troppo basse non si verifica la coagulazione delle proteine e se
sono troppo altre si ottiene un uovo sodo che non si apre ma si deve
sbucciare.
Sapido e corposo, con note aspre e dolciastre date dalle bacche di
goji, ben bilanciato dagli aromi freschi della pimpinella e dalla croccantezza del pane.
Queste ricette sono state realizzate con i prodotti
, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.
“Passerina” delle Marche IGT
Casal Farneto
N/35
PRIMO - GOJI
Vialone nano mantecato con goji berries, fragole e massa di cacao.
INGREDIENTI PER 6 PERSONE:
• 240 gr Vialone nano
• 30 gr Goji berries
• 200 gr Fragole
• 20 gr Olio e.v.o.
• 40 gr Burro
• 40 gr Parmigiano
• n. 8 Foglie di basilico fresco
• Massa di cacao
TEMPO RICHIESTO: 40’
DIFFICOLTÀ: bassa
SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:
Abbinamento gastronomico cibo-vino:
Preparazione: lavare e tagliare a dadini regolari le fragole, prenderne 50 g e frullarle con l’olio evo, aggiustare di sale e tenerle da parte.
Tostare il riso in maniera classica aggiungendo il brodo vegetale e iniziare la cottura come per un normale risotto alla parmigiana.
A metà cottura, unire le bacche e metà delle fragole rimaste che si
cuoceranno e daranno la colorazione rosata al riso. A cottura ultimata,
mantecare con burro, parmigiano, basilico e le restanti fragole.
Aggiustare di sapore e servire, avendo cura di terminare il tutto con
la salsa di fragole salata e un’abbondante grattata di massa di cacao.
Piatto abbastanza semplice da realizzare, tendente all’aspro, bilanciato dagli aromi del basilico e della massa di cacao. Interessante il
sapore e la testura delle bacche di goji dopo la cottura.
Queste ricette sono state realizzate con i prodotti
N/36
, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.
Prosecco Valdobbiadene D.O.C.G.
Dame Tervise
SECONDO - GOJI
Rucola amara con goji berries, foie gras e fichi caramellati.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
• 40 gr Rucola
• 20 gr Goji berries
• 200 gr Foie gras
• 100 gr Fichi caramellati
• n. 8 Cialde di parmigiano
• Fiori di trifoglio
TEMPO RICHIESTO: 30’
DIFFICOLTÀ: media
SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:
Abbinamento gastronomico cibo-vino:
Preparazione: saltare in padella la rucola e le goji berries con poco
olio evo per rafforzare l’amaro dell’erbetta, rosolare in padella calda il
foie gras con poco burro spumeggiante, rosolandolo senza cuocerlo
troppo, salare pochissimo.
Presentazione: disporre nel piatto il foie gras appoggiato sulla rucola e terminare con cialdine di parmigiano, fichi caramellati e fiorellini
di trifoglio.
Piatto di difficoltà media, con una criticità importante nella cottura
del fegato che non deve cuocere troppo.
Tendente al grasso per effetto del fegato, notevolmente bilanciato dalle note dolci-amare di rucola e goji, dal dolce forte del fico e
dall’aspro dei fiori.
Queste ricette sono state realizzate con i prodotti
, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.
Teroldego Rotaliano D.O.C.
Mezzocorona
N/37
DOLCE - GOJI
Crema agli agrumi, crumble al timo, goji berries, fiori e menta tonda.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
Per la crema
• 500 gr Succo di agrumi
(arance gialle, pompelmo, limone)
• n. 4 Uova intere
• 100 gr Zucchero di canna
• 40 gr Amido di mais
• 50 gr Burro
Per il crumble al timo
• 50 gr Burro
• 50 gr Zucchero di canna
• 50 gr Farina
• 50 gr Farina di mandorle
• Fettine di agrumi disidratati
• Timo sfogliato q.b.
• 28 gr Goji berries
• Fiori e menta tonda
TEMPO RICHIESTO: 2 ore
più il tempo di disidratare gli agrumi (circa 6-8 ore)
DIFFICOLTÀ: media
SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:
Abbinamento gastronomico cibo-vino:
Preparazione: confezionare una crema pasticcera classica utilizzando il succo di agrumi al posto del latte, unire quindi le uova sbattute
con lo zucchero e l’amido, poi portare tutto al bollore mescolando continuamente. Fuori dal fuoco satinare con il burro e far freddare.
Per il crumble: impastare tutti gli ingredienti insieme fino ad ottenere un
impasto granuloso, porlo in abbattitore o in frigorifero fino a raffreddamento, poi sgranarlo ancora e cuocerlo a 160°C per circa 15-20 minuti; una volta cotto, unire il tutto alle goji berries e far freddare assieme.
Presentazione: comporre il piatto disponendo la crema al centro
come fosse una tavolozza, ricoprirla di crumble e goji e terminare
con le fettine disidratate e spezzettate, i fiori e la menta.
Piatto fresco, apparentemente semplice ma complesso per le molteplici preparazioni.
Queste ricette sono state realizzate con i prodotti
N/38
, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.
Bracchetto D’Aqui D.O.C.G.
Fret. Mons Ferratus
®
Mirtilli Rossi Essiccati
I benifici dei mirtilli
Uno studio del 2013 della McGill University (Montreal,
Canada) afferma i benefici del cranberry, il mirtillo rosso americano, nella prevenzione delle infezioni delle vie
urinarie. Nathalie Tufenkji e i suoi collaboratori hanno
infatti dimostrato che la polvere di questo frutto di bosco riesce ad inibire le capacità di movimento di Proteus
mirabilis, un batterio spesso associato a gravi infezioni
del tratto urinario. Non solo, secondo quanto riportato sulle pagine del Canadian Journal of Microbiology
concentrazioni crescenti di questa polvere riducono la
produzione da parte del batterio di ureasi, un enzima
che contribuisce a determinare la gravità dell’infezione.
I risultati ottenuti da Tufenkji suggeriscono la capacità del cranberry di prevenire le infezioni delle vie urinarie impedendo ai batteri di aderire alle pareti interne degli organi grazie al suo
contenuto di proantocianidine e ostacolando la capacità
di muoversi di altri batteri diversi da Proteus mirabilis.
Il marchio
Da oltre otto decenni Ocean Spray è un marchio di
fiducia, sinonimo di gusto, salute e tradizione, valori che EuroCompany diffonde oggi in Italia, distribuendo le confezioni da 150 g di mirtilli rossi essiccati e ampliando la sua già variegata offerta di bontà.
distributore ufficiale esclusivo
®
in Italia
Euro Company srl
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www.eurocompanysrl.com
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