La gestione del sanguinamento con i NOAC: è necessario un agente antagonista? www.medscape.org/spotlight/Emergency_Management_Bleeding_NOACs Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing Manesh R. Patel, MD: Salve, sono Manesh Patel, professore associato di medicina al Duke University Medical Center. Benvenuti a questo programma intitolato “La gestione del sanguinamento con i NOAC: è necessario un agente antagonista?” Ges$one del sanguinamento da NOAC nelle urgenze È necessario un agente antagonista? Moderatore Manesh R. Patel, MD Professore associato di medicina Duke University Medical Center Durham, North Carolina Sono presenti oggi all’European Society of Cardiology Congress di Londra, due miei colleghi, che sono esperti in questo campo: il Dott. Frank Peacock, professore di medicina d’urgenza al Baylor College of Medicine di Houston, e John Eikelboom, professore associato presso il Dipartimento di Medicina alla McMaster University di Hamilton, Ontario, Canada. Benvenuti. Prima di iniziare, vorrei sottolineare che questo programma includerà la discussione di agenti sperimentali non ancora approvati dalla Food and Drug Administration per l’uso negli Stati Uniti. In questo programma, discuteremo della gestione di eventi di sanguinamento in pazienti che prendono anticoagulanti orali non antagonisti della vitamina K (NOAC) e delle novità riguardo a specifici agenti antagonisti in fase di sviluppo. Prima di iniziare la nostra conversazione, dedicate qualche momento a mettere alla prova le vostre conoscenze sull’argomento, rispondendo ad alcune domande che saranno presentate tra un attimo. Avrete un’altra possibilità di rispondere alle domande al termine dell’attività per verificare quanto appreso. Partecipan$ W. Frank Peacock, MD Professore Baylor College of Medicine Houston, Texas John W. Eikelboom, MBBS, MSc Professore associato DiparAmento di medicina McMaster University Hamilton, Ontario, Canada Sfida dell’impatto formativo Metta alla prova le sue conoscenze cliniche completando questo breve questionario. Rispondendo di nuovo alle domande al termine dell’attività, potrà verificare quanto appreso e confrontare le sue risposte con quelle dei colleghi. John, prima di tutto, potresti illustrare gli studi chiave dei NOAC rispetto agli antagonisti della vitamina K (VKA) e alcune delle indicazioni che includono, come minimo, la prevenzione di ictus nella fibrillazione atriale (AF) e tromboembolismo venoso (VTE)? Dott. Eikelboom: Certo, abbiamo dati abbondanti dagli studi sulla AF di fase 3 su oltre 75.000 pazienti e risultati molto chiari. L’outcome di questi studi suggerisce che i NOAC sono efficaci almeno quanto il VKA warfarin e più sicuri del warfarin, dimostrando una riduzione dell’emorragia intracranica e uno schema molto coerente di mortalità ridotta. L’effetto non era sempre statisticamente significativo ma generalizzato, il che è molto coerente in termini di stima.[1-4] Studi NOAC: NOAC vs Warfarin Efficacia e sicurezza RE-­‐LYa n = 18.113 Ictus o SE, %/y Dabigatran, 110 mg 1,53 P < 0,001 Dabigatran, 150 mg 1,11 P < 0,001 Warfarin 1,69 Sanguinamento maggiore, %/y 2,7 0,003 3,1 0,31 3,4 ROCKET AFb n = 14.264 Ictus o SE, %/y Rivaroxaban 1,7 Warfarin 2,2 P < 0,001 3,6 3,4 0,58 Apixaban 1,27 Warfarin 1,60 P 0,01 4,07 6,01 < 0,001 Edoxaban, 60 mg 1,57 Warfarin 1,80 P 0,08 2,75 3,43 < 0,001 Sanguinamento maggiore, n/100 pt-­‐y ARISTOTLEc n = 18.201 Ictus o SE, %/y Sanguinamento maggiore o CRNM, %/y ENGAGE AF-­‐TIMI 48d n = 21.105 Ictus o SE, %/y Sanguinamento maggiore, %/y a. Connolly SJ, et al. N Engl J Med. 2009;361:1139-­‐1151; b. Patel MR, et al. N Engl J Med. 2011;365:883-­‐891; c. Granger CB, et al. N Engl J Med. 2011;365:981-­‐992; d. Giugliano RP, et al. N Engl J Med. 2013;369:2093-­‐2104. Per la prevenzione del VTE, abbiamo studi che hanno incluso migliaia di pazienti per ciascuno dei 4 NOAC. Per il VTE, di nuovo, abbiamo una quantità simile di dati per decine di migliaia di pazienti. Nel complesso, abbiamo grandi fondamenta su cui costruire.[5-7] Dott. Patel: Sì, è stato fatto un vero passo avanti negli ultimi anni. L’analisi di Christian Ruff comprendeva 71.683 pazienti con AF e migliaia di pazienti con VTE.[8] Dott. Eikelboom: Assolutamente incredibile e considerando i dati dal mondo reale che si aggiungono a questi, abbiamo un’enorme mole di prove da tenere in considerazione e mettere in pratica. Dott. Patel: Sì, e adesso che la pratica si è mossa, si stanno usando su tutti i generi di paziente: popolazioni speciali e disfunzione renale, tra gli altri. Una delle cose che ci chiediamo, quando accade questo, è se l’evidenza degli studi sia simile alla pratica nel mondo reale. Frank, qual è la nostra esperienza clinica relativa all’uso di questi farmaci? In particolare per il sanguinamento, come specialista di medicina d’urgenza, tu probabilmente ti trovi di fronte a una serie di circostanze diverse da noi. Che cosa si osserva? NOAC Studi su estensione VTE Studio AMPLIFY-­‐EXTa VTE recidivante o morte associata a VTE, % Sanguinamento maggiore, % Apixaban, Apixaban, Valore 2,5 mg 5 mg Placebo P 1,7 0,2 1,7 0,1 8,8 0,5 < 0,001 -­‐-­‐ RE-­‐MEDYb VTE recidivante o fatale, % Sanguinamento maggiore, % Dabigatran 1,8 0,9 Warfarin 1,3 1,8 0,01 0,06 RE-­‐SONATEb VTE recidivante o fatale, % Sanguinamento maggiore, % Dabigatran 0,4 0,3 Placebo 5,6 0 < 0,001 1,0 EINSTEIN-­‐EXTc Rivaroxaban VTE recidivante, % 1,3 Sanguinamento maggiore non fatale, % 0,7 Placebo 7,1 0 < 0,001 0,11 a. Agnelli G, et al. N Engl J Med. 2013;368:699-­‐708; b. Schulman S, et al. N Engl J Med. 2013;368:709-­‐718; c. EINSTEIN InvesAgators. N Engl J Med. 2010;363:2499-­‐2510. Dott. Peacock: È strano che tutti siano così preoccupati del sanguinamento, che i NOAC non siano reversibili e che siamo di fronte a un paradosso. Ma la verità è che il documento di Christian Ruff mostra che la mortalità è, in generale, più bassa nell’era dei NOAC rispetto al warfarin.[8] È più una percezione che una realtà. Lavoro al Ben Taub General Hospital; è il più grande centro traumatologico nella quarta città per grandezza degli Stati Uniti. Posso dirvi che non vedo sanguinamenti da NOAC per traumi; è raro. Quando si estrapola da tutta la nazione e in tutto il mondo, si riscontrano dei casi. Tuttavia, nello studio sistematico più ampio, che è stato appena pubblicato su The New England Journal of Medicine, occorrevano quasi 140 centri per ottenere quei 90 pazienti. Non è una cosa che si vede tutti i giorni; è una cosa rara.[9] Dott. Patel: Giusto! Questo è un punto importante. Bisogna notare che tutti i farmaci hanno ridotto l’emorragia intracranica (ICH) e tutti i farmaci hanno, probabilmente, ridotto il sanguinamento mortale. Sanguinamento NOAC Analisi in pool RR* (95% CI) Valore P Ictus emorragico 0,49 (0,38-­‐0,64) < 0.0001 Mortalità generale 0,90 (0,85-­‐0,95) 0,0003 Emorragia intracranica 0,48 (0,39-­‐0,59) < 0,0001 *vs warfarin. Ruff CT, et al. Lancet. 2014;383:955-­‐962. Senza dubbio, è stato fatto almeno un passo avanti in questa direzione, ma si verificheranno ancora dei sanguinamenti in alcuni di questi pazienti, e hai ragione, non è comune quanto si pensa, quindi questo dovrebbe essere il nostro primo messaggio. Dott. Peacock: Quando arrivano pazienti non coscienti al pronto soccorso, è difficile sapere cosa sia successo se non sono accompagnati da un amico o un familiare e più stanno male, meno possono aiutarci. Per esempio, una persona che ha avuto un’emorragia intracranica al supermercato non potrà fornire informazioni e se non si riesce a trovare un documento d’identità o a creare una storia medica, o il paziente non è mai stato inserito nel sistema, ti trovi da solo. Le domande da porre sono: “Sono pazienti in terapia anticoagulante?” e “Dovrei fare qualcosa al riguardo?” Abbiamo, quindi, gli esami di laboratorio subito disponibili presso l’ospedale anche se non tutti questi esami sono ottimizzati per tutti i tipi di anticoagulanti. Esistono dei parametri stabiliti che aiutano nell’interpretazione dei risultati di laboratorio. Per gli inibitori diretti della trombina (DTI) come il dabigatran, ad esempio, l’esame è il tempo di tromboplastina parziale (PTT). Se si ottiene il tempo di tromboplastina parziale ed è superiore all’intervallo normale, è un segno di anormalità. Per gli inibitori del fattore Xa, l’esame è il tempo di protrombina.[10] Si possono controllare questi esami e avere un’idea della presenza o assenza di un anticoagulante. Ora, se i livelli sono più bassi, non significa che i pazienti non siano sotto anticoagulante, ma suggerisce che non abbiano preso la dose di recente. Sono dati Esami per i livelli di NOAC • Misurazione di un livello – Anamnesi nota di esposizione al farmaco ma se il paziente sta sanguinando e non è cosciente nel pronto soccorso, l'esposizione all'anAcoagulante non è nota • Monitoraggio di un livello – Regolazione delle dosi di farmaco con l'uso di esami di laboratorio ! Possibilità di esami di coagulazione comunemente usaA (es., PT, aPTT, TT) ! QualitaAvi, variabili, a seconda dei reagenA e degli strumenA di coagulazione qualitativi, non certamente quantitativi, perché non sono molto riproducibili. Dott. Patel: John, è stata condotta almeno una relazione su questi esami,[10] e una cosa che vorrei fosse chiara per il nostro pubblico è la differenza tra misurare un livello in un pronto soccorso, quando un paziente non può parlare e spiegarti la situazione, e invece monitorare un livello. Parlaci di questi esami di laboratorio rispetto a queste due situazioni. Dott. Eikelboom: Distinzione molto importante e, sicuramente, non difendiamo il monitoraggio di questi farmaci e la regolazione delle dosi. Quella è un’altra storia. Tuttavia, come hai accennato, nel pronto soccorso ci sono situazioni in cui dobbiamo conoscere il farmaco, l’anamnesi o la cartella clinica e il dosaggio. Per quanto tempo, quindi, rimarrà l’anticoagulante? Abbiamo degli esami di coagulazione standard, le analisi non specifiche e hai fatto riferimento all’aPTT e al tempo di trombina, entrambi validi per il dabigatran. Per il rivaroxaban e l’edoxaban, invece, abbiamo la PT. Sia la PT sia l’aPTT forniscono una risposta ridotta e variabile all’inibitore dell’Xa apixaban, quindi non sono utili. Possiamo, quindi, usare degli esami di coagulazione comunemente disponibili per diversi di questi farmaci, che possono darci un’indicazione che il farmaco sia presente e in quale quantità, ma non possiamo usarli per l’apixaban. Ci sono degli esami specifici per ciascuno di questi farmaci, ed è solo questione di farli entrare nel laboratorio. Come il dosaggio anti-Xa per l’eparina a basso peso molecolare (LMWH), abbiamo bisogno di esami simili per il dabigatran, il rivaroxaban, l’apixaban. Dott. Patel: Spiegami questo, perché attualmente la disponibilità di questi esami varia molto negli Stati Uniti e nel mondo. Penso che Frank illustri bene ciò che si può fare con ciò che è comunemente a disposizione. Dovremmo avere, o ci sono posti che hanno questi esami Xa e le prove dirette per la trombina, per misurare i livelli dei farmaci? Dott. Eikelboom: La risposta rapida è: “Sì, esistono.” Il nostro ospedale ha queste prove immediatamente disponibili, non 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, ma sono tutte disponibili nel laboratorio. Credo che averli dovrebbe essere obbligatorio per tutti i principali ospedali. Secondo me, non introdurli è quasi non etico. Perché avere questi farmaci fantastici per prevenire un ictus? Sappiamo che la posta in gioco è alta. Nei rari casi, in urgenze, in cui abbiamo bisogno di misurarli, dovremmo essere in grado di farlo con un esame accurato. Sono disponibili, perché non introdurli? Esami di coagulazione per misurare il livello di an$coagulazione da NOAC • Dabigatran – aPTT, TT (qualitaAvi) – TT diluito e ECT (quanAtaAvi) • Inibitori Xa: rivaroxaban, edoxaban, apixaban – PT quanAtaAvo per rivaroxaban con reagente neoplasAn, variabile per edoxaban – aPTT è variabile e meno sensibile rispejo a PT – PT e aPTT non sono sensibili ad apixaban – Dosaggio anA Xa: quanAtaAvo, uAle per tuk gli inibitori Xa ! Richiede la calibrazione per ciascun anAcoagulante Pollack CV Jr. Emerg Med J 2015;0:1–8. Dott. Patel: È una buona domanda e posso dirvi che, ovviamente, questo ha cambiato i farmaci in tutto il mondo. Penso che una delle cose che possa farci cambiare e capire i nuovi anticoagulanti, e tra un attimo parleremo di agenti antagonisti, è avere degli esami misurabili a disposizione per agire correttamente. Sono d’accordo con te, ci saranno degli scenari in cui vorrò sapere esattamente la situazione del paziente. Prima di parlare di questi nuovi farmaci, forse dovremmo parlare di alcuni farmaci già esistenti. Forse, Frank, ci puoi illustrare alcuni dei concentrati del complesso di protrombina (PCC) esistenti o esempi di farmaci che, attualmente, sono in uso in situazioni di urgenza, prima di pensare a quelli nuovi in arrivo. Raccontaci quanto di frequente devi utilizzarli. Dott. Peacock: Prima rispondo alla domanda sulla frequenza: non molto spesso. Ci sono dei dati che suggeriscono che quando hai un inibitore Xa, puoi somministrare uno dei PCC. I dati sono controversi, nel migliore dei casi, ma questo è ciò che abbiamo ora; abbiamo veramente molte opzioni. I PCC che abbiamo a disposizione immediatamente, nella maggior parte dei reparti di pronto soccorso, arrivano dall’era del warfarin. Si può applicare la stessa tecnologia, ma sarà meglio quando avremo un agente antagonista diretto contro l’anticoagulante. Devi sapere qual è l’anticoagulante, non c’è una soluzione univoca al momento. Alla fine ci stiamo arrivando, ma non è ancora così. Dott. Patel: Sì, questo è importante. John, che cosa ne pensi degli agenti antagonisti aspecifici? Dott. Eikelboom: Abbiamo dei dati da laboratori sperimentali e studi sugli animali, e abbiamo delle esperienze di clinica sul fatto che i PCC non attivati e attivati migliorano l’emostasi. Migliorano la capacità di produrre trombina. Il nostro approccio è, in assenza di un antidoto specifico, nella rara situazione in cui un paziente che sanguina abbia bisogno urgente di contrasto o in cui un paziente richieda chirurgia urgente, possiamo considerare o uno standby per la chirurgia o possiamo somministrare un agente emostatico aspecifico, come un PCC o un PCC attivato. Dott. Peacock: Per il dabigatran, non abbiamo molte opzioni. Può essere fatta la dialisi,[11] ma dal punto di vista di un reparto di urgenze, è improbabile che io possa ottenere la dialisi in quel tipo di situazione. Dott. Eikelboom: Esistono delle controversie. Non esito a utilizzare un PCC per il dabigatran; i dati sperimentali e i dati sugli animali sono forti allo stesso modo, se non di più. Ci troviamo nei Agen$ antagonis$ aspecifici dei NOAC • PCC esistenA • PCC akvaA e non akvaA migliorano l'emostasi e la produzione di trombina (studi di laboratorio e su animali, esperienza aneddoAca nella clinica) • Possono essere usaA per contrastare l'effejo dei NOAC in situazioni rare (chirurgia urgente, sanguinamento grave) • PCC hanno effejo sugli esami di coagulazione con inibitori Xa • DaA PCC insufficienA con DTI – Nessuna evidenza che siano meno efficaci con il dabigatran – La dialisi è efficace nel contrastare l'effejo del dabigatrana a. PRADAXA® PI 2013. guai quando vogliamo vedere un effetto dei PCC su una prova di coagulazione, come abbiamo visto con gli inibitori Xa. Non vediamo l’effetto così pronunciato di un PCC nella prova di coagulazione con il dabigatran, ma non c’è evidenza che siano meno efficaci rispetto agli inibitori Xa. Penso che dovremmo usare i PCC in modo trasversale se siamo in situazioni di urgenze. Dott. Patel: Sì, quindi ti chiedo, prima di entrare nel tema dei nuovi agenti: “Come gestiamo il warfarin, perché è ancora il farmaco dominante e le persone credono fortemente che ci sia un antidoto al warfarin?” Le mie opinioni personali sono cambiate da quando abbiamo terminato gli studi. I NOAC hanno ridotto il tasso di emorragia intracranica e di mortalità; quindi, non dovremmo vederlo tanto, e non sono sicuro che abbiamo bisogno di un agente antagonista. Tuttavia, è generalmente accettato che il contrasto del warfarin possa essere ottenuto con un antidoto mentre i NOAC non ne abbiano. Cosa pensi al riguardo? Dott. Peacock: Raramente è un antidoto. È considerato un antidoto la vitamina K. Se un antidoto necessita di mezza giornata e fino a due giorni per agire, allora non è un antidoto. Si può usare plasma fresco congelato (FFP), ma non è una sfida facile nel pronto soccorso. È un litro di proteina di plasma che si darà a un paziente che potrebbe avere un’insufficienza renale e non è privo di rischi. Il plasma fresco congelato è il vero antidoto, ma non è un’opzione di trattamento pratico per un paziente con ICH che necessita di attenzione medica immediata. Dott. Patel: Giusto. Cosa ne pensi John? Dott. Eikelboom: Per aggiungere qualcosa, e sono d’accordo con te, nel 2015, il plasma fresco congelato non dovrebbe mai essere usato per il contrasto del warfarin in urgenze. Si usano i PCC perché hanno un effetto di contrasto più rapido e meno casi di eventi avversi.[12] Lo studio di Sarode e colleghi[13] ha confermato l’uso dei PCC paragonando l’agente antagonista plasma fresco congelato (FFP) a un PCC; tuttavia, nessuno dei due è fantastico. Direi che i PCC dovrebbero essere usati se disponibili, non si dovrebbe mai usare il plasma fresco congelato. Si dovrebbe somministrare PCC a sufficienza, insieme alla vitamina K, e si contrasta il warfarin nella maggior parte dei pazienti che hanno bisogno di contrasto urgente, ma occorre comunque del tempo. Dott. Peacock: Possiamo ottenere valori migliori. Possiamo far ritornare la PT in circa 10 minuti. Questa è la strategia che ogni pronto soccorso dovrebbe avere oggigiorno, sicuramente per l’emorragia intracranica. Ges$one di situazioni di sanguinamento in urgenze: Warfarin PCC akvaA e non akvaA, vitamina K e FFP possono essere consideraA uAli nel contrastare l'effejo del warfarin in situazioni di sanguinamento in urgenze. Dott. Patel: Assolutamente per certe situazioni, ma l’impressione da questa discussione è che chiaramente non esiste un antidoto per il warfarin. Ci sono approcci che possono attenuare il sanguinamento dei pazienti, almeno immaginiamo da esami di laboratorio. In realtà, una delle cose più difficili è stato mostrare dei benefici clinici per i pazienti. È uno studio difficile e una scoperta difficile da dimostrare, ma sappiamo che possiamo trovare modi per migliorare la coagulazione e crediamo che questo cambierà il modo di gestire i pazienti. Potremmo classificare i pazienti in 3 categorie: (1) pazienti che necessitano di chirurgia elettiva e possono aspettare per quattro giorni, (2) pazienti che necessitano di procedura di cateterizzazione, e (3) casi urgenti in pronto soccorso, ma forse hanno bisogno di un intervento alla colecisti e possiamo chiederci: «Deve avvenire oggi?» Allora che cosa definisco urgente? Frank, nella categoria delle urgenze, scomponi ulteriormente? Ci sono altri tipi di urgenze che devono andare in sala operatoria, o che necessitano di azioni come l’emorragia intracranica, e ci sono urgenze che affronti diversamente, a causa delle caratteristiche del paziente? Oppure per te è tutto un grande insieme? Dott. Peacock: No, chiaramente è come dici tu: se per un paziente è necessario rimuovere l’appendice, possiamo solo somministrare degli antibiotici, e sarebbe una cosa del tutto ragionevole. Se il paziente ha un’emorragia intracranica, non c’è tempo da perdere, anche se il paziente deve sottoporsi a un’estrazione. Questi sono i casi in cui, se ci fosse la necessità di un agente antagonista, la mortalità di un’emorragia intracranica sarebbe del 50%. Quindi, dobbiamo valutare diverse opzioni di agenti antagonisti e usarli. Dott. Patel: Nelle urgenze, abbiamo alcuni di questi casi. In alcuni di quei casi elettivi o urgenti, interrompiamo e forniamo assistenza di supporto al paziente. John, vuoi parlarne tu? Perché ci sono state delle controversie sulle interruzioni: che cosa accade con questi agenti nella prima fase? C’è un rebound? La coagulazione di questi pazienti aumenta? Dovremmo fare attenzione? Parlami delle tue opinioni in merito. Dott. Eikelboom: Il punto chiave è se l’interruzione di un farmaco porti al rebound e l’interruzione di un altro farmaco no. Esistono molte rivendicazioni e contestazioni. Alla fine quando un antitrombotico efficace viene interrotto, il paziente è a rischio. Che sia parzialmente perché un trattamento è stato interrotto o che sia quasi interamente perché tale paziente sia a rischio, esiste un fattore di fondo che si attiva quando il trattamento protettivo viene interrotto. È quasi un pensiero accademico. Ges$one di situazioni di sanguinamento in urgenze: NOAC • I NOAC hanno un'emivita breve e picchi di effejo massimo entro 2 -­‐ 4 ore dalla somministrazione del farmaco • La dialisi è un'opzione per i pazienA anziani con sanguinamento, in trajamento con il dabigatran • Determinare la categoria di urgenze – ICH associata a un elevato tasso di mortalità vs chirurgia elekva – Possibile usare agente antagonista come PCC • Interruzione del farmaco – Nessuna evidenza dell'effejo rebound – Il rischio dell'interruzione o sospensione di un farmaco è sempre presente, come con tuk i medicinali anAtromboAci Con l’eparina, vi è evidenza di un certo rebound: quanto sia importante, non lo so. Con i NOAC, per quanto io sappia, non vi è evidenza di un vero rebound, ma ci sono dati che mostrano che vi sono eventi eccessivi se il farmaco viene interrotto troppo a lungo. Dott. Peacock: Abbiamo visto pazienti in urgenze che hanno visto le pubblicità di controversie “1-800-bad-drug” e hanno interrotto i farmaci. Ho ottenuto i dati MedWatch su 25 persone che hanno avuto eventi successivi e uno di loro è deceduto perché aveva interrotto il farmaco. Se il paziente ha un embolia polmonare e non prende niente, allora desidera morire. Dott. Patel: Sì, penso che questo possa essere uno dei punti critici. Non penso che ci sia alcuna evidenza di rebound. C’è chiara evidenza negli studi, che i pazienti sono a rischio quando un anticoagulante efficace è interrotto. Quando studiamo 20.000 pazienti, allora possiamo misurare tale rischio. Tale rischio è, probabilmente, maggiore rispetto ai pazienti che non interrompono i farmaci per diverse ragioni. Primo, perché necessitano del farmaco o sono sottoposti a procedure o stanno sanguinando o ci sono altri eventi trombotici. Penso che uno dei messaggi per la salute pubblica debba essere di rimanere nella terapia efficace, rimanere nel giusto dosaggio di una terapia efficace. Mi preoccupa il fatto che questo ancora non sia accaduto. Abbiamo parlato di situazioni di urgenza, abbiamo parlato degli agenti antagonisti disponibili, ma ora, come abbiamo avuto l’era dei NOAC, potremmo essere all’inizio di una nuova era di agenti antagonisti. John, vorresti fare una panoramica di alcuni di questi e spiegarci come pronunciarli? Dott. Eikelboom: Sì, per noi è una sfida. Dobbiamo semplicemente fare pratica. È una nuova era. Adesso siamo in una situazione in cui abbiamo un interruttore: se è spento, nessuna coagulazione, se abbiamo bisogno di coagulazione, lo riaccendiamo. È questa la situazione attuale. Questo non si era mai visto prima con warfarin, eparina o LMWH. Questa è un’ottima notizia per il paziente raro che necessita di chirurgia urgente e che ha un sanguinamento grave. Ci sono 3 farmaci in fase di sviluppo.[14] Il più avanzato rispetto allo sviluppo è l’idarucizumab, un frammento di anticorpo monoclonale umanizzato, che si lega specificamente al dabigatran e lo spegne, letteralmente, in 2-3 minuti. NOAC Nuovi agen7 antagonis7 • Idarucizumab – Frammento di anAcorpo umanizzato direjo contro DTI dabigatran • Andexanet alfa – Molecola fajore Xa modificata, agente antagonista direjo per inibitori Xa • Aripazine (PER977; ciraparantag) – Piccola molecola sinteAca (composto D-­‐arginina), ampia akvità contro diversi anAcoagulanA: ! eparina, LMWH ! NOAC ! meccanismo d'azione non noto Abbiamo avuto più di mezza dozzina di questi nel nostro pronto soccorso e il chirurgo voleva usarli per le operazioni urgenti. Ci bastano 15 minuti per eliminare questo NOAC dal sistema, introducendo questo nuovo agente antagonista che viene eliminato in 2-3 minuti. Idarucizumab, dabigatran e andexanet alfa per gli inibitori Xa. Questo è un fattore di coagulazione modificato che compete con il fattore nativo Xa per il farmaco, somministrato in bolo tramite infusione. Idarucizumab è un semplice bolo, ma poi mantenuto con un’infusione. È competitivo e non viene disperso a patto che si prosegua con l’infusione, e un contrasto completo si raggiunge in pochi minuti. A uno stadio meno avanzato di sviluppo rispetto all’idarucizumab, troviamo un terzo farmaco. Prima si chiamava aripazine; ora si chiama ciraparantag. Questa è una piccola molecola e il meccanismo di legame o azione non è noto ma, apparentemente, si lega a tutti gli anticoagulanti e li rende inattivi nel sistema. Può davvero funzionare così bene? Funziona per il dabigatran, il rivaroxaban, l’eparina, la LMWH, ecc. Non sono disponibili dati clinici reali, dato che è ancora nelle prime fasi di sviluppo. Dott. Patel: Questa è stata un’ottima panoramica. Una cosa che vorrei chiedere, e vedere quali sono le vostre opinioni, riguarda i PCC; sono meno casuali rispetto al FFP ma rappresentano ancora una sorta di approccio casuale. Non abbiamo parlato molto di alcune complicanze trombotiche che possono verificarsi. Con questi agenti, di cui avete delineato i meccanismi, pensate che dovremo sondare alcune delle possibilità trombotiche, o pensate che se si ottiene un cambiamento specifico, diretto, competitivo, saremo abbastanza tranquilli? Dott. Eikelboom: È una preoccupazione causata dai PCC e, in particolare, i PCC attivati. Ora, per essere corretti, penso che le complicanze protrombotiche dei PCC siano piuttosto poco comuni, ma le ho viste personalmente e non sono una bella cosa. Accadranno, probabilmente, in una piccola percentuale di casi. Con i nuovi agenti, l’idarucizumab, secondo me, per il momento non ha segnali di ipercoagulabilità, a causa della sua elevata specificità non ha effetti fuori target. Ad oggi, non vi è alcuna evidenza clinica di ipercoagulabilità con andexanet alfa. Andexanet alfa riduce l’attività dell’inibitore del fattore, causando un leggero aumento di produzione di trombina in una piccola proporzione di pazienti in uno studio di fase 2; tuttavia, questa osservazione non ha avuto alcun impatto sul risultato dello studio.[14] Complicanze protrombo$che degli agen$ antagonis$ • Non comuni con PCC – Circa 2% • NOAC – Ad oggi, nessuna evidenza clinica di ipercoagulabilità con idarucizumab o andexanet alfa ! Gli esami di laboratorio biochimico possono mostrare una leggera iperakvazione del sistema di coagulazione Riassumendo, in situazioni di urgenze in cui i pazienti presentano un sanguinamento potenzialmente letale o hanno bisogno di una chirurgia urgente, dobbiamo contrastare l’effetto dell’anticoagulante e mantenere un buon sistema di coagulazione per tali pazienti. Non è critico se alcuni esami biochimici mostrano una leggera iperattivazione del sistema di coagulazione, a patto che non vi siano gravi complicanze protrombotiche. Dott. Patel: Sarebbe incredibilmente difficile da studiare, giusto? Perché, come Frank ha già illustrato, non è frequente. Quindi, dovresti cercare di vedere la differenza clinica e poi dovresti trovare un’altra condizione rara, che potrebbe essere vera. Dott. Peacock: Man mano che il warfarin se ne andrà, avremo sempre più nuovi agenti antagonisti dei NOAC, e il warfarin copre ancora metà del mercato, con mio disappunto. L’altra parte della storia è che, nel pronto soccorso, dovremo decidere quale usare. Se avremo l’andexanet alfa e l’idarucizumab a disposizione, quale scegliere? Non saranno economici. Gli anticorpi monoclonali di prima generazione sono molto costosi, di solito hanno un prezzo a 4 cifre. Se i pazienti non sanno dire quale anticoagulante è stato usato, allora il comitato terapeutico e la farmacia non vorranno somministrarli entrambi, quindi decidere quale sarà molto difficile. Questo è facile: l’idarucizumab si usa per il dabigatran perché contiene una D e l’andexanet alfa ha una X (per i fattori Xa). Non so se avremo tutte le risposte, se avremo tutti gli antidoti, ma sarà meglio di adesso. Dott. Patel: Sì, riassumendo, vediamo ciò di cui abbiamo parlato. Penso, forse, Frank, che la tua gestione generale degli eventi di sanguinamento sia la terapia coadiuvante, e nella maggior parte dei casi, non vi è necessità di usare questi nuovi agenti antagonisti anche se sappiamo che altri di questi agenti sono in arrivo e sarebbe fantastico averli. Dott. Peacock: Sì, i vecchi metodi funzionano ancora. Mettere pressione sulla ferita e dare supporto alla pressione sanguigna e fare ciò che si deve. Queste sono ancora le terapie di prima linea. Gli altri nuovi anticorpi monoclonali agenti antagonisti avranno un ruolo, ma sarà un ruolo meno importante. Dott. Patel: Sì, quando consulti tutti gli studi, i grandi messaggi, almeno sui dati, a parte essere almeno buoni quanto (se non meglio) il warfarin nella prevenzione di ictus, riguardano l’emorragia intracranica e la riduzione del sanguinamento letale, per i pazienti che presentano segnali di Riepilogo • NOAC migliorano la sicurezza rispejo a VKA – Ridojo tasso di ICH e di mortalità • Possibile usare terapie di prima linea per gesAre il sanguinamento in urgenze, poi i nuovi agenA antagonisA quando indicato • Gli evenA di sanguinamento sono poco frequenA con i NOAC • I nuovi agenA antagonisA dei NOAC sono costosi ma possono essere necessari nelle cliniche mentre si riduce l'uso di VKA mortalità. Quindi, pensiamo certamente che, in qualche modo, siano più sicuri. Dott Eikelboom: Una prospettiva chiave e da non perdere di vista perché, se non riconosciamo questo, iniziamo ad avere questa paura viscerale che dice: “Non posso usare questi farmaci perché non hanno antidoti.” Ma siamo realistici: sono già più sicuri. L’antidoto è la ciliegina sulla torta. Dott. Patel: È vero; è importante riconoscerlo. E un messaggio chiave sulla sicurezza è: «Non credete a tutto ciò che vedete in TV, rimanete in terapia con i farmaci prescritti: vi stanno realmente aiutando. Abbiamo iniziato il programma con la domanda: “C’è necessità di agenti antagonisti?” Abbiamo bisogno di agenti antagonisti o sono la ciliegina sulla torta? Sembra che probabilmente siano la ciliegina. Ne abbiamo bisogno a causa di questi eventi non frequenti e per migliorare il nostro lavoro nelle cliniche. Pensi che sia una soluzione equa? Dott. Peacock: Sì, quindi abbiamo bisogno che il warfarin scompaia… E poi avremo bisogno di agenti antagonisti. Dott. Patel: Questa è stata una fantastica conversazione, apprezzo molto la vostra presenza. Grazie per aver partecipato a questa attività. Fate clic sul link Ottenere crediti CME per rivedere le domande presentate all’inizio del programma e svolgere di nuovo l’attività, per verificare cosa avete appreso. Seguirà il post-test CME. Vi preghiamo anche di dedicare un momento al completamento della valutazione del programma, al termine dello stesso. Grazie di nuovo per aver visto questo video e speriamo di vedervi presto in futuro. Questa trascrizione è stata modificata per ragioni di stile e chiarezza. Sfida dell’impatto formativo Cosa ha appreso grazie a questa attività? Faccia clic sul pulsante “Continua” per procedere a un breve questionario per verificare come sono migliorate le Sue conoscenze dopo la formazione. Potrà anche confrontare le Sue risposte con quelle degli altri partecipanti. Grazie per aver partecipato a questa acvità. Fate clic sul link Oeenere credi$ CME per rivedere le domande presentate all'inizio dell'akvità e verificare cosa avete appreso. Seguirà il post-­‐test CME. Vi preghiamo anche di dedicare un momento al completamento della valutazione del programma, al termine dello stesso. References 1. Connolly SJ, Ezekowitz MD, Yusuf S, et al. Dabigatran vs. warfarin in patients with atrial fibrillation. N Engl J Med. 2009; 361:1139-1151. 2. Patel MR, Mahaffey KW, Garg J, et al. Rivaroxaban versus warfarin in nonvalvular atrial fibrillation. N Engl J Med. 2011; 365:883-891. 3. Granger CB, Alexander HJ, McMurray JJ, et al. Apixaban versus warfarin in patients with atrial fibrillation. N Engl J Med. 2011; 365:981-992. 4. Giugliano RP, Ruff CT, Braunwald E, et al. Edoxaban versus warfarin in patients with atrial fibrillation. N Engl J Med. 2013; 369:2093-2104. 5. Agnelli G, Buller HR, Cohen A, et al. Apixaban extended treatment of venous thromboemolism. N Engl J Med. 2013;368:699-708 . 6. 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Abbreviazioni AF = fibrillazione atriale AMPLIFY-EXT = studio sull’efficacia e la sicurezza di Apixaban per il trattamento prolungato della trombosi venosa profonda e dell’embolia polmonare aPTT = tempo di tromboplastina parziale attivata ARISTOTLE = Apixaban per la prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale IC = intervallo di confidenza CRNM = (sanguinamento) non maggiore ma clinicamente rilevante DTI = inibitore diretto della protrombina ED = pronto soccorso ENGAGE AF-TIMI 48 = anticoagulazione efficace con il fattore Xa di nuova generazione nella fibrillazione atriale. Trombolisi nell’infarto del miocardio 48 FFP = plasma fresco congelato ICH = emorragia intracranica LMWH = eparina a basso peso molecolare NOAC = anticoagulanti orali non antagonisti della vitamina K PCC = concentrato del complesso di protrombina PT = tempo di protrombina RE-LY = valutazione randomizzata della terapia anticoagulante a lungo termine RE-MEDY = prevenzione secondaria del tromboembolismo venoso RE-SONATE = Dabigatran Etexilate inibitore orale diretto della trombina due volte al giorno, nella prevenzione a lungo termine del VTE sintomatico recidivante ROCKET AF = Rivaroxaban, inibizione orale diretta del fattore Xa, una volta al giorno rispetto all’antagonismo della vitamina K per la prevenzione di ictus ed embolia. Studio sulla fibrillazione atriale RR = rapporto di rischio SE = embolia sistemica TT = tempo di trombina VKA = antagonista della vitamina K VTE = tromboembolismo venoso Xa= fattore X attivato Questa trascrizione è stata modificata per ragioni di stile e chiarezza. Dichiarazione di non responsabilità Questo documento ha solo fini formativi. Non saranno concessi crediti di Formazione medica continua (CME) per la lettura dei contenuti di questo documento. Per partecipare a questa attività, visitare www.medscape.org/spotlight/Emergency_Management_ Bleeding_NOACs Per domande relative al contenuto di questa attività, contattare il fornitore di questa attività formativa a [email protected]. Per assistenza tecnica, contattare [email protected] Le attività formative sopra presentate possono coinvolgere scenari basati su casi simulati. I pazienti rappresentati in tali scenari sono fittizi e non è intesa né può essere desunta alcuna associazione con pazienti reali. Il materiale qui presentato non riflette necessariamente le opinioni di Medscape, LLC o di aziende che sostengono la programmazione didattica in medscape.org. Questo materiale può discutere di prodotti non approvati dall'ente statunitense Food and Drug Administration nonché dell'impiego off-label di prodotti approvati. Prima di utilizzare qualsiasi prodotto terapeutico oggetto di discussione, è necessario consultare un professionista qualificato del settore sanitario. Il lettore è tenuto a verificare tutte le informazioni e i dati prima di trattare i pazienti o di utilizzare qualsiasi terapia descritta nella presente attività formativa. Medscape Education © 2015 Medscape, LLC