FARMACOTERAPIA DEI DISTURBI PSICHIATRICI IN GRAVIDANZA E PUERPERIO. Salvatore Gentile Background In ambito psichiatrico, si è a lungo ritenuto che la gravidanza avesse un ruolo protettivo nei confronti dell’insorgenza ed il decorso delle malattie mentali. Queste condizione femminile, in realtà, può esacerbare un disturbo psichiatrico e complicarne il trattamento. Tuttavia, è ancora considerato non etico includere pazienti in gravidanza in trials clinici randomizzati controllati, per evitare il rischio di una possibile esposizione del feto ad agenti potenzialmente teratogeni. Pertanto, gli unici dati disponibili che possono orientare i processi clinici decisionali derivano da studi caratterizzati da una metodologia approssimativa. Inoltre, questi studi sono di solito caratterizzati da un single-dimension experimental design, inadeguato ad individuare tutti quei fattori (quali malnutrizione, scarsa qualità delle cure antenatali, episodi di violenza sessuale, infezioni sessualmente trasmesse e stili di vita insalubri) che possono aumentare il rischio di malformazioni fetali e problemi neonatali indipendentemente dal farmaco usato. Nonostante i limiti dei dati disponibili, è impellente la necessità di individuare la strategia farmacologica meno rischiosa (e più efficace) per pazienti in gravidanza o puerperio le cui condizioni psicopatologiche impongono un trattamento farmacologico. Infatti, l’impatto di un disturbo psichiatrico materno non trattato sull’outcome della gravidanza, sulla qualità del bonding madre-bambino, e sul successivo sviluppo neurocognitivo del prodotto del concepimento può essere devastante. Stabilizzatori dell’umore Teratogenesi strutturale and comportamentale La safety riproduttiva del litio (Categoria D) non è ancora stata definitivamente accertata. Tuttavia, una globale e recente rivalutazione degli studi sul potenziale teratogeno del farmaco non ha evidenziato rischi malformativi significativi. Dati preliminari, inoltre, escludono che l’esposizione transplacentare al litio possa avere ripercussioni sullo sviluppo neurocognitivo del bambino. Mentre i dati su un potenziale rischio di palatoschisi associato all’esposizione in utero a lamotrigina (Categoria C) sono ancora controversi (nonostante un recente alert della FDA), valproato e carbamazepina (entrambi Categoria D) sono agenti con potenziale teratogeno ben definito. Inoltre, l’esposizione intrauterina a valproato è stata associata ad un’aumentata incidenza di disturbi dello spettro autistico e a ripercussioni sul QI. Tossicità perinatale ed impatto sugli outcomes della gravidanza Se usato nel III trimestre di gravidanza, litio aumenta il rischio di complicanze neonatali (quali bassi punteggi Apgar, complicanze neuromuscolari e a carico del SNC, necessità di degenza ospedaliera 1 prolungata). Poliidroamnios, parto prematuro, macrosomia, gozzo congenito, PPHN, diabete insipido nefrogenico e disfunzioni cardiovascolari and renali sono riportati più frequentemente in neonati da madri trattate con litio nell’ultima fase della gestazione. I farmaci antiepilettici, invece, non sembrano indurre particolari problemi perinatali. Antipsicotici Teratogenesi strutturale and comportamentale Tutti gli antipsicotici (tranne clozapina, classificata Categoria B), sono classificati Categoria C dalla FDA. Tuttavia, per quanto riguarda gli antipsicotici di seconda generazione, le informazioni disponibili sono insufficienti per valutarne il potenziale rischio teratogeno. Tra gli antipsicotici di prima generazione, invece, clorpromazina è il farmaco con il maggior numero di reports rassicuranti. Inoltre, l’eventuale impatto dell’esposizione in utero questi farmaci sul futuro sviluppo del bambino è assolutamente ignoto. Tossicità perinatale ed impatto sugli outcomes della gravidanza Se usati nell’ultimo trimestre di gravidanza, i farmaci antipsicotici possono aumentare il rischio di macrosomia, reazioni prolungate extrapiramidali, convulsioni e problemi cardiorespiratori. Linee guida cliniche Nel mondo reale, circa la metà di tutte le gravidanze è accidentale, nonostante che nel 25% dei casi la coppia riferisca di aver usato qualche metodo contraccettivo. Pertanto, al fine di tentare di prevenire al meglio possibili gestioni “eroiche” di gravidanze non pianificate che si verificano durante una terapia psicofarmacologica, tutte le pazienti in età fertile dovrebbero essere considerate come potenzialmente già gravide. In queste pazienti, così come in coloro con gravidanza realmente accertata, le polifarmacoterapie dovrebbero essere attentamente evitate ogni qualvolta le loro condizioni psicopatologiche lo consentono. In caso di terapia con stabilizzanti dell’umore, durante il I trimestre dovrebbe essere privilegiato il litio per i pazienti con diagnosi di Disturbo bipolare tipo I, mentre lamotrigina potrebbe essere una valida alternativa in caso di Disturbo bipolare tipo II. Nel caso in cui l’opzione terapeutica sia ricaduta sul litio, questo andrebbe sospeso entro una settimana dalla data presunta del parto. Tra gli antipsicotoci, clorpromazina è da privilegiare nelle fasi precoci della gravidanza. Gli antipsicotici di seconda dovrebbero essere evitati, in quanto caratterizzati da un profilo di reazioni avverse di tipo metabolico (quali incremento ponderale e diabete gestazionale) per se associati con un aumento del rischio teratogeno. E’ comunque prudente, qualsiasi sia stato il farmaco selezionato, sospendere la terapia farmacologica entro una settimana dalla data presunta del parto. Conclusioni 2 Nonostante che il trattamento psicofarmacologico sia uno strumento indispensabile per ottenere un rapido miglioramento clinico del disturbo psichiatrico grave anche in questa specifica popolazione di pazienti, esso tuttavia rappresenta solo una parte dei loro complessi bisogni di cura. Infatti, il management globale di queste madri particolarmente vulnerabili deve necessariamente prevedere: l’attenuazione dello stigma associato alla malattia mentale (che può comportare un rifiuto del counselling psichiatrico); il fornire informazioni adeguate che possano aiutare la paziente a bilanciare gli inevitabili rischi del trattamento con gi altrettanto inevitabili rischi connessi alla malattia mentale non trattata; l’offerta di un adeguato supporto sanitario ed economico; l’implementazione di strategie specifiche volte a facilitare l’aderenza di queste madri a stili di vita salubri; l’individuazione di care-givers di supporto alla diade madre-bambino; la promozione di una effettiva integrazione sociale, soprattutto per quelle pazienti che vivono in uno stato di emarginazione. 3