osservatorio Russia Prospettive a buon prezzo Le ricchezze provenienti dal settore energetico si stanno trasferendo all’economia attraverso investimenti pubblici e privati che favoriranno i consumi. Secondo BancaStato, viste le interessanti valutazioni, il mercato azionario russo va seguito con grande attenzione. C ome era nelle previsioni, Vladimir Putin ha vinto le elezioni presidenziali raccogliendo il 63,6% dei consensi, non molti meno rispetto alle attese, ma probabilmente meno di quel che l’ex primo ministro e già due volte presidente si attendeva. «L’indice azionario ha corretto del 3-4% per riprendersi subito dopo. Cosa significa? Che l’elezione è stata un evento tutto sommato neutrale, senza conseguenze durature sulle borse», spiega Romano Bär, responsabile della gestione patrimoniale e dell’analisi finanziaria di BancaStato, «la situazione politica non ha insomma inciso in maniera durevole sull’evoluzione del mercato azionario, poiché è quasi sempre un elemento che influisce solo sul breve termine. Non vi saranno impatti duraturi né positivi né negativi per ciò che riguarda le società quotate». Si è profilata però durante la campagna elettorale una opposizione importante e ben capace di utilizzare i media elettronici, più difficili da controllare da parte del governo e degli oligarchi. «In effetti il moto della opposizione democratica, che è più forte di quanto in Occidente si possa pensare, potrebbe mettere in dubbio la leadership di Putin, che potrebbe anche abbandonare l’incarico nel 2014, a Olimpiadi avvenute», afferma Bär. Non si può parlare di una ‘primavera russa’ in analogia con i movimenti che hanno portato alla caduta dei regimi nord africani. «La storia russa è sempre stata caratterizzata dall’avvento di dittatori o leader molto forti. Non vedremo una ‘rivoluzione’, ma assisteremo col trascorrere del tempo a una maggiore democratizzazione delle istituzioni russe. Nel lungo termine vi saranno sicuramente riforme politiche e sociali. È prevista anche una liberalizzazione del processo elettorale e di quello che regola la registrazione dei partiti. Elementi, questi, che vanno incontro ai desideri dell’opposizione», continua il dirigente di BancaStato. Nel corso della campagna elettorale, anche approfittando dell’alto prezzo degli idrocarburi e delle materie prime e quindi delle entrate pubbliche, Putin ha promesso una politica fiscale maggiormente espansiva. «Ora gli investitori possono go- Romano Bär, responsabile della gestione patrimoniale e dell’analisi finanziaria di BancaStato dere di una maggiore trasparenza e senso di stabilità politica. Questo elemento favorirà il contesto quadro in cui operano le aziende. L’afflusso di investimenti esteri dovrebbe nuovamente aumentare», spiega il responsabile della gestione patrimoniale e dell’analisi finanziaria di BancaStato. Il recente intervento dell’Arabia Saudita ha evitato che il prezzo del petrolio in dollari raggiungesse nuovi massimi nominali storici, ma è indubbio che stia iniziando una fase di diminuzione tendenziale dell’estrazione di petrolio, soprattutto nei giacimenti più facili da sfruttare, e questo fa pensare a uno scenario strutturale di prezzi alti per gli idrocarburi: una buona notizia per i bilanci pubblici della Federazione russa e per le imprese del settore. La vera incognita è in che misura il ‘dividendo petrolifero’ si estenderà a tutta l’economia. Da tempo ci si attende in Russia una crescita del mercato interno dovuta all’aumento nel potere di acquisto della popolazione e la formazione, a fianco delle poche grandissime ricchezze private, di una borghesia affluente. Questa evoluzione, che si è vista in India, in Cina e in Brasile, in Russia c’è stata ma più lenta e concentrata a Mosca e San Pietroburgo. Secondo Romano Bär la percezione degli investitori è che il mercato azionario russo sia una proxy del settore petrolifero e del gas: «In altre parole se prevedono che La Prospettiva Nevsky a San Pietroburgo. 98 · TM Aprile 2012 il prezzo del petrolio possa salire, adottano come opzione quella di investirvi perché effettivamente il settore energetico rappresenta ancora circa il 45% della capitalizzazione di mercato dell’indice Rts, seguito dal settore delle materie prime, che rappresenta il 17%». Se a queste si aggiungono le utilities (11%), ne consegue che l’economia non legata a energia e materie prime rappresenta poco più di un quarto del listino (finanza 14%, telecom 8%). «Diversi settori ancora poco rappresentati, ma che hanno titoli quotati, stanno diventando interessanti: penso alla sanità, ai consumi, all’informatica o all’industria», elenca Bär, che continua: «Il governo vuole una maggior diversificazione dell’economia russa, sganciandosi dalla forte dipendenza da petrolio e gas: ecco perché con il budget pubblico il governo finanzia altri settori. L’arrivo dei Mondiali di calcio e e delle Olimpiadi aiuterà non solo le singole regioni, ma l’intera economia nazionale, proprio perché si punterà con investimenti pubblici e privati sui settori non energetici. Questi due appuntamenti sportivi fungeranno dunque da trampolino di lancio». La Russia ha una forte carenza infrastrutturale soprattutto in termini di trasporti, ma ha la possibilità di investire liberamente nel settore: l’indebitamento pubblico è pari al 12% del Pil, che equivale a un quinto di quello della Germania. «Le finanze pubbliche russe sono molto solide e c’è la possibilità di mettere in atto una politica fiscale molto espansiva, che favorisca gli investimenti nei settori, appunto, non legati all’energia, e questa è una indicazione molto interessante per investitori di lungo termine», sottolinea Romano Bär. I consumi privati, in calo nel 2009, sono cresciuti del 5,1% nel 2010 e (si stima) del 6,4% nel 2011. Per il 2012 si prevede una crescita del 5,5%. Sono livelli molto superiori a quelli dei Paesi occidentali. Lo stesso vale anche per gli investimenti fissi. Al grande calo del 2009, quando la flessione fu del 14,4%, è subentrato un aumento del 5,8% nel 2010. Per il 2011 e 2012 le cifre parlano rispettivamente di una crescita del 6,2% e 5%. Buone notizie anche sul fronte inflazione: «Nel 2010 toccava l’8,8%. Grazie a un’accorta politica monetaria si sta assistendo a una regressione e per il 2011 e 2012 si stima che si possa attestare rispettivamente al 6,1% e al 4,5%. Insomma, nei prossimi anni l’economia russa guadagnerà molta importanza, specialmente in qualità di partner commerciale dell’Europa e non solo nel settore energetico», riflette il responsabile della gestione patrimoniale e dell’analisi finanziaria di BancaStato. A differenza di Cina e India, che esportano beni di consumo in Europa, l’export russo è concentrato su energia e materie prime, che rispondono a esigenze primarie. La Russia è quindi relativamente immune da una possibile debolezza della domanda europea, «e inoltre può far capo a una nuova frontiera: quella della Cina, della Corea del Sud e del Giappone», considera Bär, secondo il quale il Pil russo crescerà del 4% nel 2012. A fronte di queste prospettive, il mercato rimane assai poco caro: il rapporto prezzo/utile del mercato azionario russo è, per il 2012, del 5,8. Contro il 10 per la Turchia, mentre nei Paesi occidentali ruota intorno al 14-15. «La dinamica degli utili non si è ancora riflessa nel prezzo di mercato. Ora, tenendo conto che sempre quest’anno ci si attende una crescita degli utili intorno al 29%, tutto ciò significa che attualmente si paga molto poco per partecipare a un mercato molto attrattivo», sottolinea Bär, «e a questo si aggiunge la prospettiva di rivalutazione del rublo, che a gennaio ha guadagnato il 6,1% sul dollaro e il 5,2% sull’euro». La crescita del rublo sarà favorita dagli investimenti diretti e indiretti esteri, anche se contrappesata dalle esportazioni da parte degli oligarchi, in cerca di una diversificazione geografica dei loro patrimoni per sfuggire all’aumentata pressione fiscale e politica del governo. Insomma, la Russia pare aver imboccato un circolo virtuoso: il settore energetico fornisce il denaro che, venendo investito in altri settori, diversifica tutta la struttura dell’industria e dei servizi. La disoccupazione, che fino a qualche anno fa era a livelli molto alti, ora è scesa a livelli fisiologici: il tasso dei senza impiego è passato dal 7,5% del 2010 al 6,6% nel 2011, mentre per il 2012 si stima una cifra attorno al 6%. Tornando alla borsa, un problema che aveva caratterizzato la Russia è la governance. Gli altri Paesi emergenti si sono impegnati in un processo di sempre maggiore trasparenza (o sempre minore opacità) delle scelte aziendali e di minor intervento pubblico nella microeconomia. La Russia è rimasta indietro, «ma negli ultimi dieci anni la qualità della governance è migliorata sensibilmente anche in Russia. I russi sono ben coscienti che gli investimenti esteri passano attraverso un’efficace applicazione di una strategia improntata alla trasparenza societaria. E questo è un punto su cui Putin avrà un particolare riguardo. Ritengo che a breve i russi arriveranno ad avere i medesimi standard degli altri Paesi emergenti, come Cina, Brasile o India. Il rischio, in altre parole, c’è, ma è molto più ridotto rispetto al passato», conclude Romano Bär.