A Treviglio è nata RISORSE, associazione culturale
per capire meglio l’economia
organizzato da:
RISORSE
L’economia non è mai stata tanto al centro dell’attenzione dei media come in questi ultimi anni. Mai prima
d’ora alcuni suoi concetti sono oggetto di così insistito
richiamo, restando tuttavia oscuri per la maggioranza
degli ascoltatori o dei lettori.
con il patrocinio di:
Non si tratta solo di recepire i termini ed i concetti che
ci vengono comunicati dalla televisione o dalla "rete",
non si tratta solo di rendere “familiari” concetti ripetuti
continuamente dai media e memorizzati passivamente
con la sensazione di sentirsi informati.
Un approccio più diretto, e meno "telegrafico", rispetto
a quello dei mass media, con fonti autorevoli, può
rendere più comprensibile, e persino più affascinante,
una materia che tanto incide sulla vita individuale e
collettiva, ma altrettanto appare ostica.
RISORSE
Associazione culturale per capire meglio l’economia
PERCHÉ
L’ECONOMIA ITALIANA
NON CRESCE?
ciclo di conferenze
primavera 2017
L’associazione culturale “Risorse”, il cui sottotitolo è “per
capire meglio l’economia”, intende rispondere a questa
crescente aspettativa dei cittadini, che, di fronte a una
crisi prolungata, avvertono la necessità di comprendere davvero. Non si tratta quindi di soddisfare soltanto
un bisogno puramente culturale, bensì anche vitale.
Con le nostre iniziative offriremo un percorso culturale
in materia socioeconomica, rivolto a cittadini non
specialisti. I tempi ci paiono maturi per rendere più
accessibile e “democratico“ il sapere economico.
Così potrà uscirne valorizzato anche il senso di “cittadinanza”.
Gli strumenti di cui ci doteremo saranno conferenze,
lezioni, dibattiti e tavole rotonde con relatori qualificati
sviluppando i contatti con le scuole, le biblioteche, i
centri culturali e le Università.
Treviglio, 18.02.2016
“RISORSE, associazione per capire meglio l’economia”
viale M. Merisio 14 - Treviglio
www.risorse-associazione.it
grafica:
www.terruzzi.wix.com/vuvuvupuntoci
foto: pexels.com
ore 20:45 presso l’Auditorium
dell’Istituto G. Oberdan
via M. Merisio 14 - TREVIGLIO
Entrata libera
PERCHÉ L’ECONOMIA ITALIANA NON
CRESCE?
È fuori dubbio che la nostra economia, da lungo
tempo, non cresce. Infatti, sommando fasi di bassa, di
bassissima crescita e di recessione otteniamo, sul
medio-lungo periodo un risultato preoccupante. È
anche diventato uno stereotipo parlarne. Tant’è che, a
lungo andare, molti indulgono al fatalismo o ai sensi
di colpa e di inferiorità rispetto ad altri paesi. Così però
non se ne fa di strada.
Lasciate da parte la retorica e l’autoflagellazione,
RISORSE vorrebbe far luce sul fenomeno della mancata crescita economica, scomponendolo nelle sue fasi,
confrontando queste con le fasi di forte sviluppo,
cercandone i motivi.
Di certo non partiamo da zero. Qualche ipotesi euristica l’abbiamo individuata. Nelle prime due conferenze
del ciclo vorremmo capire il contesto da cui partire
nell’indagine. Nelle ultime due cercheremo di individuare le cause della mancata crescita.
giovedì 9 marzo
PRIMA CONFERENZA – L’economia
italiana dagli anni cinquanta ad oggi
giovedì 16 marzo
SECONDA CONFERENZA –
Il debito pubblico: fatti e misfatti
Relatore: Roberto Artoni, economista,
Professore emerito Università Bocconi
Il debito pubblico è stato ed è notoriamente un fattore di
prima grandezza per l’economia italiana.
Solitamente viene visto come una cosa altamente negativa, soprattutto da quando, nel lontano 1991-92, ha
raggiunto il 100% del PIL. Spesso viene considerato come
la causa di tutti i nostri guai. È proprio così?
La conferenza offrirà una storia ragionata su come e
perché si è formato. Sarà decisivo individuarne le fasi e
mettere in correlazione la dinamica del debito sia con i
tassi d’interesse reali che con i livelli di tassazione. Ancora:
il debito pubblico ha nuociuto agli investimenti privati?
Se sì, quando e in che misura? Da ultimo andrà considerata la sua sostenibilità nella fase della lira e in quella
dell’euro.
venerdì 24 marzo
TERZA CONFERENZA –
Bassa produttività: le cause interne
Relatore: Sergio Ferrari, Direzione Centrale
Studi dell’ENEA
Relatrice: Annamaria Simonazzi, Professore
ordinario di Economia politica alla Sapienza,
Università di Roma
Come si presentano le ‘radiografie’ delle fasi economiche, dei tassi di crescita, della distribuzione del PIL tra
i tre settori economici, della quantità di forza lavoro in
essi occupata, così come della quantità della popolazione attiva e della disoccupazione?
Quali erano e quali sono i leader dei settori industriali?
Quale fu il ruolo dell’impresa pubblica? Che quadro si
offre circa i livelli di produttività raggiunti, la redditività delle imprese, il numero delle imprese per numero
di addetti? E come stanno le cose in termini di distribuzione del reddito?
L’interesse maggiore andrebbe rivolto all’andamento
di queste grandezze negli ultimi 25 anni.
In cima a tutte le analisi critiche sta di solito il lamento
sulla bassa crescita della produttività del capitale e del
lavoro nel nostro Paese. Bassa produttività che viene
ricondotta a queste carenze strutturali: nanismo delle
imprese, scarsità di leader di settore a livello europeo o
mondiale, inefficienze nella formazione del personale,
deficit nel management, poca ricerca e sviluppo, sfasatura tra l’offerta e la domanda di lavoro ai livelli alti (licei,
istituti tecnici, università). Ma viene anche sottolineato
l’effetto deleterio della flessibilizzazione del mercato del
lavoro (istituzionalizzazione e diffusione del precariato,
lavoro interinale ecc.) che avrebbe depresso la produttività. Come stanno le cose?
giovedì 30 marzo
QUARTA CONFERENZA –
Crisi e bassa produttività: le cause esterneRelatore: Gennaro Zezza, Professore associato
di Economia politica, Università di Cassino
Che effetti hanno avuto invece i fattori esterni (esogeni,
come li chiamano gli economisti) sulla nostra economia? Fattori esterni sono quelli che compongono la
cornice del quadro economico: le dimensioni della
spesa pubblica, le privatizzazioni, o meglio, il passaggio
da un’economia mista (quale era la nostra dal dopoguerra fino a metà degli anni ottanta, in cui si affiancavano il capitale privato e quello pubblico nella gestione
del settore industriale e dei servizi) ad un capitalismo
rigorosamente privatizzato, il passaggio da un regime a
cambi regolabili ad un regime a cambi fissi, o addirittura all’unione monetaria europea, lungo tutto il processo di creazione dell’Eurozona.
www.risorse-associazione.it