Sempre più dipendenti statali Il totale di posti di lavoro negli enti pubblici svizzeri è di oltre 850’000 a tempo pieno. Il totale rispetto a tutti i posti di lavoro in Svizzera è salito dal 15 al 22% in 25 anni. Un’analisi di dettaglio indicache è molto difficile ridurre i posti di lavoro, visti i crescenti compiti che il settore pubblico deve svolgere / 27.02.2017 di Ignazio Bonoli Anche l’ultima campagna in occasione della votazione sulla riforma della tassazione delle imprese ha messo in evidenza un’evoluzione inarrestabile. Le spese dello Stato crescono e per finanziarle si aumenta la pressione fiscale. L’aumento colpisce in generale i redditi del ceto medio, mentre lo Stato si vede costretto a operare tagli nelle sue spese. Questi sono due aspetti della problematica, che trova la sua origine principale nel fatto che lo Stato espande in continuazione la sua sfera di attività. Per valutare questa crescita, in rapporto all’economia, basti considerare che il numero di impieghi nel settore pubblico, negli ultimi 25 anni, è aumentato del 65%, mentre il numero di posti di lavoro nell’insieme del paese (senza l’agricoltura) è cresciuto del 12%. Parallelamente, la crescita degli impieghi nel settore dei servizi è stata del 28%, mentre nel settore industriale si costata una diminuzione del 19%. Con oltre 850’000 posti a tempo pieno, la quota di impieghi nel settore pubblico è salita dal 15% di 25 anni fa al 22% di oggi. L’aumento maggiore di personale si è verificato nel campo della sanità e socialità, con 480’000 posti a tempo pieno e un aumento dell’85%. Tuttavia, anche il personale presso le sole amministrazioni federale, cantonali e comunali è stato del 33%. Un aumento quindi nettamente superiore a quello globale dell’economia. Da notare inoltre che la metà degli immigrati degli ultimi due decenni lavora nel settore pubblico. Non solo, ma la produttività del settore pubblico è di regola molto minore di quella del privato. Gerhard Schwarz, ex-direttore di Avenir Suisse, valuta la diminuzione di produttività del settore pubblico, tra il 1997 e il 2013, ad un 11%. Nel settore privato, per lo stesso periodo, la produttività è invece aumentata del 23%. Se da un lato è molto difficile valutare la produttività del settore pubblico con i parametri usati nel privato, dall’altro si può pensare che, in una società che invecchia, sia logico che le spese nei settori della sanità e socialità e anche dell’educazione, siano in aumento. Riflessioni sulla situazione e la sua probabile evoluzione hanno indotto la «Neue Zürcher Zeitung» a dedicarle una serie di articoli. Prendendo dapprima in esame la situazione della Confederazione, si constata che negli ultimi dieci anni il personale è aumentato del 9%. Per questo il Parlamento si preoccupa di trovare un freno all’evoluzione, proponendo programmi di risparmio e di limitazione delle assunzioni, tuttavia senza affrontare il delicato tema della revisione dei compiti della Confederazione. Talvolta questi tentativi di ridurre il personale o le spese in generale si riflettono in un trasferimento di oneri verso cantoni e comuni. L’Ufficio del personale conferma comunque che la ricerca di una migliore efficienza è una preoccupazione costante dei Dipartimenti, la cui applicazione concreta è però difficile. Da un lato si giustificano i posti di lavoro in crescita, dall’altro non si segnalano settori in cui una riduzione potrebbe essere possibile. In realtà l’unico risparmio sensibile realizzato è quello del settore della Difesa, con il personale che è sceso da 9956 a 9554 dipendenti. Il Dipartimento ha però dovuto integrare il Servizio dell’informazione civile, nonché altri compiti nella lotta contro il terrorismo, la polizia aerea e gli attacchi informatici. È un sintomo di come, a bilancio, non si riesca a ridurre il personale globalmente e nemmeno per dipartimenti: nel settore ambiente, traffico ed energia vi è stato un aumento – tra il 2007 e il 2015 – del 32,2%, in quello degli esteri del 25,5%, in quello della giustizia e della polizia di 615 posti in soli tre uffici, in quello degli interni di 150 posti, nel Dipartimento dell’economia un aumento di 95 posti per il Segretariato di Stato, ma si prevede una riduzione nell’Ufficio della ricerca in agricoltura. Nel Dipartimento delle finanze, l’aumento di 84 posti delle guardie di frontiera è forse al limite, ma c’è un aumento di 80 posti al Segretariato per le questioni finanziarie internazionali e di 250 posti all’Ufficio per l’informatica, di 205 alla Centrale di compensazione, in parte con l’assunzione di collaboratori esterni. Buona parte degli aumenti è dovuta a modifiche strutturali: per esempio la soppressione di consolati ha provocato un aumento di personale di oltre 400 posti presso le ambasciate. Sono anche questi motivi per cui una riduzione del personale appare impossibile. In teoria, al blocco voluto dal Parlamento nel 2015 di 35’000 dipendenti, si supplisce con eccezioni giustificate, con l’internalizzazione di compiti esterni e perfino di nomine che non sono di competenza del Consiglio federale. Nel 2017, i posti totali saliranno a 37’365, mentre quelli che rispettano l’imposizione del Parlamento sono solo 33’473.