PUBBLICAZIONE PERIODICA RISERVATA AGLI ASSOCIATI UPA MAGGIO 2011 NUMERO 30 LA CONSAPEVOLEZZA DELLE MAMME: CONTENUTI E FONTI NEL PROCESSO INFORMATIVO QUADERNO ASK BOCCONI 2/2011 - 6 MAGGIO 2011 Nel corso dell’ convegno “Kids 2011” sono stati presentati i risultati dell‘Osservatorio Mamme, promosso da Sfera Editore con la collaborazione scientifica del centro di ricerca ASK Bocconi, che studia il comportamento delle mamme con figli da 0 a 14 anni prima di un acquisto per i loro figli. La ricerca ha indagato il processo di raccolta di informazioni prima di un acquisto, mettendo in luce la relazione che intercorre tra i contenuti ricercati dalla mamma, le fonti informative che impiega ed i supporti tecnologici che utilizza. La maternità è il periodo in cui le mamme danno maggiore importanza al processo informativo che precede ed accompagna il consumo: un processo scrupoloso ma al tempo stesso pratico ed efficiente che coinvolge l’insieme dei mezzi d’informazione tradizionali, ma in modo crescente quelli messi a disposizione dalle nuove tecnologie. Superata questa fase, legata per forza di cose ad uno stato emotivo più sensibile e vigile nei confronti del bambino, tende a delegare il processo a fonti di cui si fida particolarmente. Questo processo di delega permette di ridurre l’overload informativo e di concentrare l’attenzione in momenti particolarmente delicati e cruciali della crescita del figlio, quali la scelta della scuola materna o quella della scuola elementare. La relazione di fiducia con le fonti è una dinamica complessa che si fonda prevalentemente su elementi emotivi. La rete delle fonti di fiducia, rappresentate in primis dal marito, sono una costante di tutti i momenti del processo informativo. A queste la mamma affianca di volta in volta l’impiego di fonti specialistiche e autorevoli in relazione ai diversi bisogni informativi che deve soddisfare. conferme sul processo di scelta o sulla validità delle informazioni. La ricerca dimostra come il ruolo del brand e la sicurezza che riconoscibilità e fiducia nel marchio offrono alla consumatrice, pur svolgendo un ruolo importante da un certo momento in poi della crescita del bambino, non sono gli unici elementi su cui le aziende devono puntare. La fiducia nella fonte, la sua autorevolezza agli occhi della mamma, la specificità delle informazioni ricercate in relazione al momento del ciclo informativo e al tipo di bisogno informativo, sono parametri essenziali su cui tarare la comunicazione aziendale nei confronti delle mamme. Per l’azienda che intende comunicare in modo sempre più efficace ed efficiente con le mamme è fondamentale individuare non solo dove comunicare ma calibrare le diverse leve in termini di taglio informativo e intensità di utilizzo, con l’obiettivo di inserire l’informazione erogata come parte del suo sistema di offerta alla mamma. La mamma fa poi riferimento ai marchi aziendali per la loro funzione segnaletica come elemento che in sé sintetizza molte informazioni sul prodotto o servizio e che può essere facilmente evocato per chiedere Il paper integrale può essere richiesto a: [email protected] PAGINA 1 PUBBLICAZIONE PERIODICA RISERVATA AGLI ASSOCIATI UPA MAGGIO 2011 NUMERO 30 LA NUOVA PAROLA D’ORDINE È GET SOCIAL. Da Admap di marzo 2011 Con l’uso dei media digitali si va affermando un modello di comunicazione sempre più personalizzato incentrato sul social targeting e rivolto alle community online e agli influencer che integrano le informazioni all’interno dei diversi gruppi sociali. Oggi non ci si pone più il problema se è lecito utilizzare i dati personali ma piuttosto come il marketing può utilizzarli al meglio. Un miliardo di persone utilizza con regolarità internet , la maggior parte comunica tranquillamente informazioni personali su Facebook, Linkedin e Twitter ed alcuni segnalano su Foursquare anche la location dove si trovano. Tutto ciò produce un’infinità di dati che vengono elaborati attraverso complessi algoritmi e venduti agli inserzionisti. Le aziende hanno così l’opportunità di targetizzare sia a livello individuale che di contesto sociale. Google, Yahoo e Facebook rappresentano tre diversi scuole di targetizzazione personalizzata. Google, caposcuola del targeting contestuale Google Adwords analizza il contenuto di una pagina ed in base all’argomento trattato e alle parole chiave usate visualizza gli annunci pubblicitari più pertinenti. L’algoritmo utilizzato prende in considerazione parametri quali click-trough rates e cost-per-click. Ad ogni persona viene mostrato un messaggio diverso. In questo modo gli annunci pubblicitari diventano utili approfondimenti per un consumatore già interessato al prodotto o servizio. Per la pubblicità AdWords, l’azienda può decidere di apparire solo su Google o anche sul network di siti partner. Yahoo!, caposcuola del targeting comportamentale. Il software del motore di ricerca di Yahoo! sceglie invece le pubblicità in base al comportamento dell'utente, ovvero in base ai siti web visitati in precedenza dal medesimo. Se ad esempio il visitatore ha di recente cercato proposte per il week-end ed è anche un visitatore regolare di Yahoo! Finance il targeting comportamentale di Yahoo! consente di pubblicare una pubblicità di viaggi sulla home page di Yahoo! Finance che l’utente sta visualizzando. Facebook, caposcuola del targeting sociale. Facebook, con oltre 600 milioni di associati, è il primo social network nel mondo. Il modello di business è incentrato sul social graph, mappa globale delle persone e delle loro relazioni. In sintesi una rappresentazione schematica e dinamica delle nostre relazioni che tiene conto del fatto che la maggior parte di noi prende decisioni spinto da un istinto gregario per cui tendiamo a fare (e a comprare) le stesse cose che i nostri amici, familiari e colleghi fanno. Il primo tentativo di monetizzare il social graph risale a fine 2007 quando Facebook lancia Beacon, servizio che suscita molte polemiche per motivi di privacy e che è oggetto di una class action che porta alla sua chiusura nel settembre del 2009. Beacon tracciava quello che le persone facevano su siti esterni e inviava i dati a Facebook. Se un tuo amico ad esempio aveva di recente comprato una copia di Guerre Stellari su Amazon, avresti visto comparire sul tuo Newsfeed di Facebook un annuncio pubblicitario in cui ti veniva segnalato l’acquisto. Da allora Facebook ha messo a punto servizi sempre più sofisticati. Quello di maggior successo è Open Graph finalizzato a far diventare l’intero web un social network a cui accedere tramite login a Facebook. Il bottone LIKE inserito sui vari siti consente agli sviluppatori di integrare le loro pagine nel social graph usufruendo delle funzioni di Facebook, inclusi link ai profili, aggiornamento delle notizie e consigli. Il bottone LIKE d Facebook è oggi presente su circa due milioni di siti. Distribuendo bottoni LIKE ovunque, Facebook dispone di una quantità immensa di dati in merito a cosa ci piace, chi siamo e chi sono i nostri amici. E’ una vera e propria miniera d’oro a cui attinge chi elabora gli algoritmi per offrire risultati sempre più targetizzati e profilati. BluKai e gli aggregatori di dati. Le tecnologie più recenti hanno permesso alle aziende di marketing di condividere informazioni tra siti e inserire i dati in database di grandi dimensioni. BlueKai è una società di immagazzinamento di intent data, (dati inerenti al profilo e alle abitudini di un utente, setacciati su siti di nicchia) e vende all’asta cookies alle aziende inserzioniste. Da una recente indagine condotta da Datran Media è emerso che il 65% delle aziende di marketing utilizza o ha intenzione di utilizzare il targeting comportamentale e che il 74% è convinto della sua efficacia. Il ricorso al targeting personalizzato tenderà ad aumentare anche a seguito delle nuove opportunità offerte dalla TV e dalla radio; devono comunque essere risolte le questioni inerenti alla privacy. Il consumatore non fornirà più i propri dati in modo gratuito e si organizzerà in community per ottimizzarne la vendita. Groupon è un antesignano di questo genere di community. Software evoluti saranno in grado di conoscere i nostri gusti, le nostre possibilità economiche , cosa abbiamo esaurito e come farcelo avere. Saranno anche in grado di affrontare gli aspetti inerenti alla privacy e di stabilire il giusto prezzo dei nostri dati personali. Il social targeting trasformerà la comunicazione d’ azienda in community management. La pubblicità istituzionale continuerà ad essere utilizzata per motivare la community nel suo insieme mentre messaggi più personali saranno rivolti ai singoli componenti in funzione del loro ruolo nel gruppo. L’articolo integrale può essere richiesto a: [email protected] PAGINA 2