l` innesto - Dott. For. MICHELE FEDELI

L' INNESTO
Come vengono riprodotte le piante?
Da seme,così come anche da porzioni vegetali che spuntano da terra, da rami
che posti a contatto con il terreno emettono radici e s iaffrancano dalla pianta
madre.....
La diffusione o perpetuazione di una pianta si definisce propagazione
La propagazione può avvenire:
per via gamica o per seme e viene definita riproduzione
per via agamica o per vegetativa e viene definita moltiplicazione
RIPRODUZIONE
Si utilizza una parte di pianta derivata da un atto sessuale: Seme
E’ normalmente utilizzata per molte specie erbacee per le quali si possono ottenere
piante simili alla pianta madre oppure con caratteristiche migliorate sementi ibride
In selvicoltura si utilizza la propagazione per seme mentre.....In arboricoltura la
riproduzione dà origine a piante con comportamento diverso da quello della pianta
madre a causa dell’impollinazione incrociata ed al rimescolamento genico
Vi si ricorre nel miglioramento genetico, per produrre nuove varietà e nell’attività
vivaistica per produrre portinnesti “franchi” sopratutto delle specie che non emettono
con facilità nuove radici dagli organi vegetativi (albicocco, ciliegio ed altre)
I semi per essere utilizzati devono essere prima di tutto vitali ovvero possedere la
facoltà germinativa
Alcuni semi tendono a perdere subito l’energia germinativa dopo la raccolta del
frutto altri invece la mantengono per lungo tempo.
Alcuni semi non possono germinare immediatamente in quanto hanno bisogno di
superare un periodo di quiescienza.
SPECIE
EPOCA RACCOLTA
DURATA
ALBICOCCO
LUGLIO
1 MESE
CASTAGNO
OTTOBRE
3 MESI
CILIEGIO
LUGLIO
1 MESE
MANDORLO
SETTEMBRE
2 MESI
MELO
OTTOBRE
6 MESI
OLIVO
NOVEBRE
3-4 ANNI
PERO
OTTOBRE
6 MESI
PESCO
AGOSTO
1 MESE
VITE
OTTOBRE
3 ANNI
PREPARAZIONE DEL SEME
I semi sono protetti da involucri che possono essere più o meno consistenti:
nocciolo legnoso dell’olivo, pesco, albicocco oppure buccia del castagno, del melo
e pero.
Per conservare il seme o per superare il periodo di quiescienza si può
ricorrere alla stratificazione.
I semi vengono distribuiti a strati in una cassetta mescolati a sabbia o
sabbia e torba leggermente inumidita.
La cassetta può essere messa in frigo o comunque mantenuta a temperatura
bassa, senza andare sotto lo zero
SEMINA
Dopo la conservazione i semi vengono posti nel terreno di semina
Se sono piccoli possono essere seminati a spaglio mescolati a della
Sabbia per i semi di dimensione media come quelli del ciliegio si può seminare
a righe ponendoli a 20 cm uno dall’altro, i semi grandi pesco, noce, susino ecc. si
può anche aspettare che inizino a germogliare e quindi possono poi essere messi
a dimora a righe già alla distanza idonea per essere innestati
CURA DOPO LA SEMINA
Le piante devono essere fatte accrescere continuamente senza far mancare l’acqua
di irrigazione, specialmente nel periodo di preparazione all’epoca di esecuzione
degli innesti
Trattamenti antiparassitari
Concimazioni
Sostegno ed indirizzamento dell’asse principale
Diradamento dei rami
MOLTIPLICAZIONE VEGETATIVA O AGAMICA
Talea
La moltiplicazione per talea è il metodo più largamente
adottato per trasmettere integralmente i caratteri della
pianta madre.
Consiste nel far radicare una porzione erbacea,
semilegnosa o legnosa, fornita di gemme e ricavata
preferibilmente da rami di un anno.
La talea va prelevata all'epoca opportuna, che non
coincide con il periodo di totale riposo vegetativo della
pianta, la quale non è in grado in questo caso di emettere
radici.
Si preleva quindi nel periodo che precede immediatamente
il risveglio delle piante o prima che queste entrino nella
fase di riposo invernale, a seconda delle specie e della
possibilità di offrire le condizioni idonee a favorirne
l'attecchimento (umidità costante e temperature comprese
tra i 12 e i 18 °C).
Per quanto riguarda le specie sempreverdi, che praticamente non subiscono una vera e
propria stasi vegetativa, è possibile ottenere il radicamento in qualsiasi periodo, ma si hanno
maggiori probabilità di successo in corrispondenza delle due "punte" massime di attività, che
cadono la prima al termine dell'inverno, la seconda in agosto settembre.
Le talee fornite di foglie vanno private in tutto o in parte di esse, al fine di evitare o ridurre la
traspirazione; le foglie possono venire eliminate lasciando il picciolo, oppure ridotte di
ampiezza.
La gemma apicale, o quella laterale divenuta terminale se la talea è stata prelevata dalla
parte mediana di un ramo, devono essere perfettamente integre.
Le talee molto legnose possono venire stimolate a radicare schiacciandone l'estremità
inferiore con un martello o incidendo nello stesso tratto la corteccia.
Molto efficaci sono i trattamenti con appositi preparati a base di ormoni rizogeni.
Dall'evoluzione di gemme e germogli si deduce che la talea ha formato un apparato radicale
sufficiente per sopportare il trapianto.
POLLONE RADICATO
Molte piante emettono alla base del fusto o dalle radici dei rami vigorosi, che possono venire
prelevati e che sono facili da trapiantare e allevare.
PROPAGGINE E MARGOTTA
Entrambi i metodi consistono nel far radicare una porzione di ramo senza distaccarla dalla
pianta madre, in modo che possa ricevere il nutrimento finché, acquistata autonomia, può
venire prelevata.
La propaggine si addice a specie fornite di rami lunghi e flessibili, che possono venire interrati
in uno o più punti (propaggine semplice o multipla).
La margotta si applica a rami rigidi, anche di un certo diametro, che si avvolgono con un
manicotto di torba e sfagno nel punto in cui si desidera far emettere le radici.
Il radicamento viene favorito dall'asportazione di un anello di corteccia, o da una breve
incisione, nel punto del ramo a contatto con il terreno o col manicotto. Le parti trattate vanno
mantenute moderatamente ma costantemente umide.
L'avvenuta emissione di radici è annunciata dall'allungamento dei germogli apicali e
dall'evoluzione delle gemme al di sopra della parte trattata.
L'INNESTO
è una pratica agronomica per la moltiplicazione agamica delle piante realizzata
con la fusione di due individui differenti, detti rispettivamente portinnesto o
soggetto e nesto o oggetto, di cui il primo costituisce la parte basale della pianta
e il secondo la parte aerea.
Talvolta, l'innesto si realizza con tre individui, interponendo fra il portinnesto e il
nesto un terzo bionte, detto intermediario.
Il nesto si denomina anche “marza”, “gentile”, “domestico”; il soggetto anche
“portainnesto” e, se derivato da seme di pianta selvatica, “selvatico”.
Oltre che piante derivate da semi possono funzionare da soggetti le talee, le
piante già innestate: in tal caso si parla di sovrainnesto.
L'innesto consiste nel saldare, sul portainnesto, una parte di pianta del nesto, detta
marza , rappresentata da una porzione di ramo o da una gemma , in quest'ultimo
caso detta occhio o scudetto. Si ottiene in questo modo un'unica pianta formata
da due porzioni diverse. La fusione istologica avviene grazie al callo che si forma
fra le due superfici tagliate, precisamente dove combaciano i meristemi cambiali.
LE FUNZIONI DELL'INNESTO
Oltre a essere un sistema di propagazione agamica di largo impiego, all'innesto si
ricorre, soprattutto in frutticoltura per questi motivi:
reinnestare un arboreto per sostituire una cultivar superata o per introdurne una,
vecchia o nuova, preferibile a quella presente. In questo caso l'innesto si propone
come alternativa all'espianto e reimpianto dell'arboreto;
regolare lo sviluppo, la longevità, la precocità: il portainnesto è in grado di
trasmettere al nesto caratteri fisiologici e fenologici specifici. La scelta del
portinnesto influisce sulla vigoria limitando lo sviluppo della parte aerea
(portainnesti nanizzanti) o rafforzandoli
adattare una cultivar a particolari condizioni pedologiche e climatiche: le specie e
le varietà vegetali hanno differenti sensibilità a determinate proprietà fisiche e
chimiche del terreno (tessitura, contenuto in calcare, siccità, ecc.); l'innesto di una
cultivar sensibile su una specie o su una varietà meno sensibile permette di
adattarla a specifiche condizioni.
Aumentare la resistenza a parassiti, malattie e fitofagi: il ricorso a portinnesti
resistenti a particolari avversità permette di evitare attacchi agli apparati radicali
o a contenerne gli effetti. L'esempio più eclatante è la lotta alla fillossera della
vite tramite l'innesto dei vitigni europei su portinnesti americani più resistenti al
fitofago;
introduzione di impollinatori: negli arboreti in cui si nota una modesta
impollinazione si può ricorrere al reinnesto di un certo numero di piante con
cultivar che hanno funzione impollinatrice;
correggere la struttura scheletrica della pianta: l'innesto può essere sfruttato per
correggere difetti di sviluppo delle branche nelle parti deficienti per varie cause.
In alcuni cloni di molte specie arboree che presentano difficoltà a radicare
l'innesto risulta l'unico metodo di propagazione
L'attecchimento dell'innesto varia in funzione di molteplici fattori.
Polarità. Come nelle talee e nella propaggine, anche nell'innesto deve essere
rispettata la polarità naturale. La marza non dovrà essere ribaltata rispetto alla
posizione naturale.
Condizioni ambientali. Un innesto, per attecchire, richiede temperature di 2530 °C, per stimolare la formazione del callo, e elevata umidità per evitare la
disidratazione dello stesso. Per questo motivo si adottano tecniche di
condizionamento che rientrano nella pratica della forzatura.
Manualità e scelta del materiale idoneo. Per praticare l'innesto si adottano
attrezzi e materiali adatti. I tagli devono essere netti, eseguiti con attrezzi affilati, e
ci deve essere il perfetto contatto tra le zone cambiali.
Compatibilità tra portainnesto e nesto
In linea di massima si riscontra compatibilità:
tra piante botanicamente affini, cioè tra specie e varietà dello stesso genere, o tra
varietà e selvatico della stessa specie;
tra piante di generi diversi della stessa famiglia (per esempio: Pero e Cotogno.
Pesco e Mandorlo ecc.);
tra piante di famiglie diverse, affini soltanto per quanto riguarda le caratteristiche
esteriori e il comportamento (per esempio: Nespolo e Biancospino);
tra piante sempreverdi e piante a foglie caduche (per esempio: Nespolo del
Giappone e Nespolo comune, piante ornamentali varie ecc.).
Questa non è la regola, poiché si riscontrano frequenti casi di incompatibilità
scarsa o addirittura nulla tra varietà di una stessa specie; inoltre molto spesso
l'affinità non è reciproca: per esempio, il Biancospino funge da portainnesti per
diversi fruttiferi, ma è compatibile solo con se stesso.
Alla base della disaffinità tra soggetto e oggetto vi sono fenomeni biologici non del
tutto chiariti a livello scientifico (una delle probabili cause è il diverso ritmo vegetativo
delle due parti). Di conseguenza, i vivaisti specializzati nella produzione di
portainnesti procedono all'accertamento della compatibilità tra diversi individui
mediante la sperimentazione pratica.
Possiamo distinguere quattro tipologie di disaffinità di innesto:
disaffinità totale: si manifesta subito durante il processo di saldatura, dove non
avviene la formazione del cambiforme
disaffinità ritardata con discontinuità dei tessuti: il cambio risulta discontinuo a
causa della produzione di parenchima al posto dello xilema, processo che ostacola il
passaggio di nutrienti; questa disaffinità è superabile mediante interposizione di un
intermediario
disaffinità ritardata senza discontinuità dei tessuti: non si manifesta con
anomalie nei tessuti in prossimità della zona di innesto, ma presenta nel tempo una
degenerazione del floema, che provoca una diminuzione nel passaggio di nutrienti
disaffinità indotta da patogeni: anch'essa non superabile, dovuta alla presenza di
virus e micoplasmi (virus dell'accartocciamento fogliare del ciliegio)
COME AVVIENE L'INNESTO
L'innesto si considera "riuscito" quando si ristabilisce la circolazione della linfa tra
portainnesto e nesto. Perché ciò si verifichi, è necessaria la perfetta saldatura tra
gli elementi ad analoga funzione appartenenti ai due individui.
Il cambio è un anello presente nei fusti e nei rami e che costituisce la zona
generatrice di nuovi tessuti. È necessario mettere le cellule cambiali in esatta
corrispondenza e a stretto contatto, adottando tecniche diverse a seconda che il
nesto sia costituito da una gemma (scudetto) o da un rametto (marza).
L'innesto attecchisce quando le due parti poste a contatto formano un nuovo anello
cambiale comune
FASI SUCCESSIVE DELLA SALDATURA DELL'INNESTO
1. Formazione di callo, costituito da cellule nuove, indifferenziate, prodotte da
entrambe le parti.
2. Differenziazione di alcune cellule, con produzione di un nuovo anello cambiale
comune.
3. Il nuovo anello cambiale inizia a produrre legno verso l'interno, costituito da
vasi che portano la linfa ascendente (dalle radici alla chioma), e libro verso
l'esterno, composto da vasi che portano la linfa discendente (dalle foglie alle
radici).
4. Si ripristina la struttura primitiva regolare della pianta e si ristabilisce la
circolazione.
5. In particolare, negli innesti a marza si ricostituisce l'anello cambiale continuo,
mentre in quelli a gemma dapprima il tessuto cambiale del portainnesto ingloba il
legno della gemma e solo in seguito i due tessuti cambiali si fondono.
Momento biologico delle piante
La saldatura può avvenire soltanto quando le piante si trovano nella fase attiva,
cioè quando sono "in succhio". In alcuni innesti particolari praticati in fase di
quiescenza, la saldatura non avviene subito, ma le parti, se ben protette, si
mantengono vitali in attesa della prossima stagione favorevole. In base alla specie
e alla tecnica prescelta, l'innesto si esegue dal termine dell'inverno al termine
dell'estate, cioè nel periodo compreso tra la ripresa e la fase discendente
dell'attività vegetativa.
Condizioni ambientali
La temperatura è il fattore ambientale determinante nei confronti della rapidità di
formazione del callo cicatriziale. Le varie specie hanno esigenze termiche
particolari, come si deduce dalla stagione nella quale vanno preferibilmente
innestate; per tutte, comunque, la saldatura avviene entro i limiti di + 5 e + 40 °C.
La temperatura ottimale, che condiziona positivamente la rapidità di saldatura e la
percentuale di riuscita degli innesti, è compresa tra i 20 e i 25 °C.
L'umidità, specie quando è accompagnata da temperature elevate, favorisce
l'insediamento di malattie fungine e batteriche a livello del punto di innesto che,
anche per questo motivo, va preferibilmente protetto.
SINTOMI E CONSEGUENZE DELLA CATTIVA RIUSCITA DELL'INNESTO
Il fallimento più o meno completo dell'innesto, dovuto a tecnica errata o a
incompatibilità, può venire rilevato entro pochi giorni oppure a scadenza più o meno
lunga; quando la causa risiede in una disaffinità non assoluta, i sintomi si
manifestano anche nella stagione successiva e perfino dopo qualche anno. I sintomi
della cattiva riuscita dell'innesto, più o meno appariscenti e con conseguenze più o
meno gravi, sono:
semplice ipertrofia nel punto di innesto (per scarsa compatibilità);
deperimento, o morte, della sola parte aerea, o anche dell'apparato radicale, causati
da difficoltà o arresto della circolazione della linfa (per tecnica errata o
incompatibilità);
degenerazione dei tessuti a livello del punto di innesto, con produzione di sughero e
gomma, che inibiscono gradualmente il passaggio delle sostanze nutritive (per
incompatibilità);
morte del solo apparato radicale (e in seguito, come è logico, anche della parte
aerea), a causa di sostanze tossiche inviate al portainnesto dal nesto incompatibile;
rottura improvvisa in corrispondenza del punto di innesto (per tecnica errata o, se la
rottura ha superficie netta, per incompatibilità);
sviluppo stentato, deformazioni, nanismo, gigantismo del nesto;
comparsa di "chimere", cioè germogli "ibridi", con caratteristiche intermedie tra
portainnesto e nesto (per incompatibilità); alcune di queste formazioni sono risultate
interessanti e isolate in piante ornamentali.
Una delle condizioni indispensabili per la riuscita degli innesti è l'aderenza il più
possibile perfetta tra portainnesto e nesto. I tessuti da porre a contatto devono
coincidere, quindi occorre un'estrema precisione nel praticare incisioni, prelevare
gemme, foggiare l'estremità delle marze e preparare la relativa sede nel soggetto.
In alcuni casi si deve procedere a un vero e proprio lavoro di intarsio per ricavare
un'idonea nicchia in cui incastrare la gemma.
Il materiale da impiegare per l'innesto deve avere i tessuti integri e pertanto tutte le
operazioni vanno eseguite con tagli netti, per evitare schiacciamenti, sbavature e
scheggiature. Oltre che con tecnica accurata, che si acquisisce soltanto con la
pratica, occorre operare con arnesi adatti e avere a portata di mano tutto il materiale
necessario per completare il lavoro ed eventualmente ovviare a qualche
imperfezione. ARNESI
Per il prelievo delle gemme con relativo scudetto e per l'incisione della corteccia, si
utilizzano appositi coltellini da innesto muniti di una spatolina con la quale si
sollevano i lembi dei tagli praticati sul soggetto.
Per il prelievo di anelli o di porzioni di corteccia si usano coltelli a doppia lama, che
consentono di effettuare due incisioni parallele, ugualmente distanziate sia sul
nesto che sul portainnesto, in modo da rendere perfetto l'intarsio.
Per il prelievo delle marze e per la preparazione del portainnesto destinato ad
accoglierle ci si serve degli stessi arnesi indicati per la potatura (forbici, coltelli,
roncole, seghetti, a seconda del diametro e della consistenza del ramo); vi sono
arnesi appositi per rifinire i tagli imperfetti.
Per spaccare diametralmente un fusto si usa il fenditoio, che va appoggiato alla
superficie di taglio e battuto con una mazzetta, per farlo penetrare; la fenditura in
cui vanno inserite le marze va mantenuta aperta mediante un cuneo di ferro o di
legno.
Per preparare sul portainnesto la sede adatta ad accogliere le marze si usano
scalpelli; preferibilmente a punta curva quando necessiti operare una fenditura
concava
LEGACCI E MASTICI
Non tutti gli innesti devono necessariamente venire legati e protetti, ma risulta
comunque utile prendere delle precauzioni, soprattutto quando l’aderenza delle parti
è imperfetta e le superfici di taglio rimangono esposte.
La rafia e i legacci di plastica (privi di anima metallica) risultano sufficientemente
elastici, ma richiedono un frequente controllo dal momento in cui il germoglio inizia a
svilupparsi e corre quindi il rischio di subire strozzature.
Gli elastici non sottili, si prestano molto bene.
Gli innesti delicati, su rami di esiguo diametro, si mantengono in posto con una
striscia di sottilissimo foglio plastico (per alimenti), che aderisce perfettamente sotto
pressione: occorre in questo caso proteggere l'innesto dai raggi solari con
un'ulteriore fasciatura con carta resistente.
I mastici hanno lo scopo di evitare le perdite idriche nel punto di innesto, la
penetrazione di umidità, l'insediamento di muffe, batteri e altri patogeni.
Si usano mastici appositi: elastici, per permettere l'evolversi del germoglio, e
resistenti alle basse e alle alte temperature, in modo da non indurire, sciogliersi o
screpolarsi.
Utili per quasi tutti i tipi di innesto, i mastici sono necessari per quelli che
comportano tagli importanti o che lasciano scoperta la superficie del portainnesto.
Quando non si usa mastice antisettico, si pennellano preventivamente i grossi tagli
con una soluzione di solfato di rame.
Occorre tenere presente che il nesto, pur mantenendo sostanzialmente inalterate
le caratteristiche peculiari per cui è stato prescelto, viene indirettamente
influenzato dal portainnesto che, grazie alla sua adattabilità a un determinato
terreno altrimenti non idoneo, influisce positivamente sulle capacità nutrizionali
delta varietà innestata, modificandone di conseguenza anche il rendimento:
maggiore precocità di messa a frutto, fioritura, e quindi produzione più
abbondante; miglioramento qualitativo dei frutti, che risultano più grossi, più
colorati e più sapidi, con maggior contenuto zuccherino; anticipo dell'epoca di
maturazione.
La produzione dei portainnesti avviene con diverse tecniche:
per seme;
per talea;
per margotta;
per propaggine;
per pollone radicale.
La semina è largamente impiegata per le più importanti specie da frutto, e in
generale per tutte quelle dotate di rapido accrescimento, così da fornire in breve
tempo un valido portainnesto
Franco viene detta la pianta selvatica derivata dal seme e che comunque può a
sua volta venire moltiplicata per via vegetativa.
In linea di massima, il franco conferisce vigore e longevità al nesto, ma al
contempo ne ritarda la messa a frutto (inizio della produzione) e non si addice per
le forme di allevamento ridotte.
PORTAINNESTI CLONALI
Clone è detto l'insieme degli individui ottenuti, per mezzo della riproduzione
vegetativa, da piante selezionate ai fini dell'isolamento e del potenziamento di
determinate caratteristiche, e quindi dotate di patrimonio ereditario omogeneo.
I portainnesti clonali sono contrassegnati da sigle (lettere e cifre) che si riferiscono
in particolare al vigore che sono in grado di imprimere : scarso, medio, elevato.
Portainnesti clonali particolari di grande attualità sono i nanizzanti, che consentono
di ottenere forme di allevamento molto ridotte in volume e in statura, a tutto
vantaggio della precocità e dell'entità della produzione; sono indicati per i frutteti
specializzati, in quanto facilitano la meccanizzazione dei lavori colturali e della
raccolta.
PUNTO DI INNESTO
L'innesto si pratica più frequentemente al pedale, in modo da poter impalcare poi
la pianta all'altezza desiderata, a seconda della forma di allevamento prescelta.
Norme prudenziali consigliano di innestare a una certa distanza dal suolo quelle
specie che facilmente si "affrancano", cioè emettono radici dal gentile (per
esempio: Olivo).
Nel caso sia già stata scelta preventivamente la forma di allevamento, si può
innestare ad altezza opportuna il numero di gemme necessarie a formare le
branche (forme a vaso, alberelli di rose ecc.).
INNESTO A GEMMA
Scelta della gemma
La gemma deve essere "a legno", vale a dire appuntita e non globosa, ben
maturata (non erbacea), portata da rami di un anno sani, con corteccia lucente e di
colore uniforme.
Epoca del prelievo
Quando le piante sono "in succhio" e hanno perciò la corteccia facilmente
distaccabile.
Innesto a gemma vegetante
Si attua su piante in piena attività, alla ripresa vegetativa. La gemma deve trovarsi
in fase di sviluppo più arretrato rispetto al portainnesto; in caso contrario, il
germoglio si evolve prima che la saldatura sia completa ed è quindi destinato a
soccombere per insufficiente nutrimento.
La gemma, prelevata dal nesto prima che inizi la fase del risveglio, si conserva in
frigorifero, dentro un contenitore di plastica, alla temperatura di 4 °C.
Innesto a gemma dormiente
Si attua quando le piante entrano nella fase vegetativa discendente, cioè in luglio
settembre, ma tuttavia sono ancora sufficientemente in succhio per permettere la
formazione di nuovi tessuti. La gemma si preleva all'atto dell'operazione.
Innesto di giugno
Si pratica limitatamente ai climi caldi, che consentono un periodo vegetativo
prolungato; si impiegano "gemme ibernanti", cioè portate da rami nuovi e di regola
destinate ad evolversi soltanto nella primavera successiva; se innestate su
portainnesti ottenuti con la semina nell'autunno precedente, si evolvono nell'estate
stessa sviluppando un rametto entro l'autunno.
TECNICA DI BASE PER L'INNESTO A GEMMA
Prelievo della gemma
Mediante l'apposito coltellino, si preleva uno scudetto con al centro la gemma, lungo
circa 3-4 cm e con spessore di 5 mm; l'incisione deve interessare anche il legno, per
garantire l'integrità dello strato cambiale.
Preparazione del soggetto
Si sceglie una pianta giovane, o un ramo giovane di una pianta adulta.
Nella porzione prescelta si eliminano rametti e germogli, lasciando eventualmente
qualche foglia sotto al punto stabilito, per nutrire meglio la gemma.
Nella parte distale si pratica un’incisione a T (cm 3 x 1);
L'incisione non deve interessare i tessuti sottostanti la corteccia.
Si sollevano i lembi della T mediante la spatolina di cui è munito il coltellino.
Si introduce la gemma, rispettandone la polarità.
Si lega, per mantenere l'aderenza tra le due parti; non è necessaria la protezione
con mastice, anzi è preferibile lasciare libera la gemma.
A : corteccia
B: tessuto cambiale
C: legno
INNESTO A ZUFOLO O AD ANELLO
consiste nel potare un anello di corteccia con gemme, su un ramo del soggetto
dal quale è stato asportato ,un analogo anello di corteccia della stessa
lunghezza.
Si addice a piante ricche di midollo (Noce, Fico, Vite ecc.) e si effettua a gemma
dormiente o vegetante, a seconda della specie.
Mediante il coltello si ricava una striscia di corteccia di nesto, alta circa 3 cm,
con al centro una gemma ben formata.
Si stacca una striscia di corteccia, identica, sul portainnesto, risparmiando una
piccola porzione verticale che serve per assicurare la circolazione della linfa; poi
si inserisce l'anello e si lega.
L'INNESTO A “OCCHIO” DELLA VITE
INNESTO A PEZZA
Si pratica a gemma vegetante o
dormiente ed è adatto per piante con
corteccia poco elastica, spessa, o che
comunque non si prestano a fornire
un anello.
Con il coltello si stacca un quadratino
di corteccia fornita di legno, con al
centro una gemma. Si ricava un
intarsio uguale sul soggetto, indi si
effettua la sostituzione e si lega.
Il soggetto può avere dimensioni
qualsiasi; eventuali dislivelli, dovuti al
diverso spessore delle cortecce, si
eliminano con il coltellino.
INNESTO ALLA MAIORCHINA (tecnica a "intarsio")
Si applica in particolare alla Vite, a gemma dormiente.
Lo scudetto, che si ricava da tralci di un anno ben lignificati, deve avere uno
spessore di 2 mm nella parte inferiore.
Nel portainnesto si ricava una nicchia, nella quale si inserisce lo scudetto, quindi si
lega.
INNESTO A SCHEGGIA O SCAGLIA (chip budding)
Si applica in particolare alla Vite, a gemma vegetante (fine inverno), in luogo di
quello alla maiorchina. Lo scudetto, fornito di una porzione di legno, deve avere
uno spessore, nella parte inferiore, di circa 3 mm, e una lunghezza di 2-3 cm. Il
taglio nel portainnesto deve consentire l'incastro dello scudetto alla base.
INNESTO A DOPPIO SCUDO O INTERMEDIO
Si applica allo scopo di far superare l'incompatibilità tra portainnesto e nesto.
Le modalità e l'epoca di esecuzione seguono le regole generali.
Tra le due parti poste a contatto si inserisce uno scudetto privato della sua gemma e
prelevato da una varietà o cultivar compatibile sia col soggetto che con l'oggetto.
INNESTI A MARZA
Il nesto (od oggetto) è costituito dalla marza, porzione erbacea, semilegnosa o
legnosa, prelevata da rami di un anno, sani, con corteccia lucente e di colore
uniforme.
EPOCA DEL PRELIEVO
In genere gli innesti a marza si effettuano quando le piante sono in piena attività,
cioè alla ripresa vegetativa; alcuni tipi particolari si possono eseguire nel corso di
tutto il periodo vegetativo, e anche nella fase di riposo
Poiché il portainnesto deve trovarsi in fase vegetativa più avanzata rispetto al nesto,
per poter nutrire fin dall'inizio la gemma, le marze si raccolgono in anticipo e si
conservano in frigorifero, anche per qualche mese, a O °C, in sacchetti o in
contenitori di plastica; oppure, per tempi più brevi, con l'estremità inferiore immersa
nell'acqua e conservando loro le foglie, recise poco sopra il picciolo.
All'atto dell'innesto si eliminano anche i piccioli, fatta eccezione, negli innesti estivi,
per quello accanto alla gemma il quale, cadendo, annuncia l'avvenuto
attecchimento.
INNESTI SOTTOCORTECCIA
Fanno parte di questo gruppo gli innesti a becco di luccio, a ponte.
L'esecuzione degli innesti di questo gruppo riesce meglio su piante giovani (6-12
mesi di età), che devono essere "in succo" per consentire il facile distacco della
corteccia.
INNESTO A BECCO DI LUCCIO
Periodo: aprile-giugno.
Adatto per pomacee, drupacee, Kaki.
La marza, del diametro di 5-10 mm e lunga 10 cm, fornita di 3 gemme, si foggia
all'estremità inferiore secondo due superfici convergenti, una più ampia dell'altra, in
modo che risultino diversamente inclinate.
Il portainnesto si recide obliquamente e sulla corteccia si prepara una fenditura
verticale in cui si introduce l'estremità della marza, con la superficie più breve
rivolta verso l'esterno, così da ottenere la giusta inclinazione del rametto.
È necessario proteggere con mastice ed eventualmente assicurare la marza a un
tutore.
INNESTO A CORONA: utilizza un numero di marze proporzionato al diametro del
portainnesto e permette di impostare fin dall’inizio lo scheletro della pianta INNESTO A ELLE
Si pratica alla ripresa vegetativa.
È adatto per la sostituzione di rami morti o
danneggiati.
La marza, lunga circa 8 cm, con 3 gemme, si
foggia inferiormente a cuneo, con una
superficie di taglio lunga 4 cm.
Sulla corteccia del portainnesto si pratica un
taglio adeguato, a forma di elle, con angolo
ottuso.
Si sollevano i lembi di corteccia, si inserisce la
marza e si fa aderire legando e coprendo con
mastice. L'aderenza è maggiore se la
preparazione della marza e del soggetto
viene fatta con uno scalpello ricurvo.
L'innesto può venire eseguito esattamente nel
punto in cui era inserito il precedente ramo.
INNESTO A SPACCO DIAMETRALE
Si applica, al rigonfiamento delle gemme, sul ceppo e sulle branche principali di
piante adulte, a scopo di reinnesto.
È adottato per la Vite, il Kaki e il Noce.
Le marze, lunghe circa 10 cm, con 3 gemme, si foggiano a cuneo all'estremità
inferiore, con superfici oblique lunghe
circa 5 cm.
Il portainnesti si taglia orizzontalmente
e si fende lungo un diametro e
tangenzialmente al centro, per una
profondità di circa 6 cm.
Nella fenditura, mantenuta aperta con
un cuneo, si introducono le marze,
curando di far coincidere le zone
cambiali; perché ciò sia possibile,
occorre sistemare i rametti non
esattamente alla periferia, tenendo
conto del maggior spessore della
corteccia del soggetto.
Tolto il cuneo, si fa penetrare nella
fenditura il mastice, che deve anche
ricoprire tutta la superficie.
INNESTO A SPACCO INGLESE (SEMPLICE O DOPPIO)
Periodo: febbraio-aprile; fino a maggio con marze erbacee.
E’ applicato ad alberi giovani per sostituire la varietà (reinnesto) e per l’innesto a
tavolino della Vite.
Marza e soggetto devono avere diametro uguale, non superiore a 1 cm; La marza
deve essere fornita di una sola gemma.
Entrambe le parti si tagliano obliquamente, secondo superfici identiche, che vanno
poste a stretto contatto e mantenute aderenti con la legnatura.
Nell’innesto a doppio spacco si pratica una seconda incisione sulle due superfici, in
modo da poter effettuare un incastro che rende più stabile il contatto, così da non
richiedere necessariamente la legatura, comunque utile.
INNESTO A SPACCO PIENO O A SELLA
Periodo: febbraio-marzo.
E’ applicato a piante ornamentali. Marza e soggetto
devono avere il medesimo diametro.
Si estrae un cuneo dall'estremità in inferiore della marza;
si foggia a cuneo il soggetto, in modo da inserirlo
esattamente nella cavità della marza.
Si lega e si protegge nel caso rimangano tessuti scoperti.
Per migliorare il contatto tra le zone cambiali, le estremità
della marza possono venire inserite sotto la corteccia,
preventivamente incisa e sollevata.
Per aumentare la stabilità dell'innesto, si ricavano sulle
superfici poste a contatto due linguette mediante una
piccola incisione, che vanno incastrate tra loro.
Le marze e il soggetto possono anche venire preparati
asportando una porzione di corteccia pari a circa i 2/3
dello spessore nelle prime e a circa 1/3 nel secondo, per
una lunghezza di 3 cm. Le due parti devono combaciare
perfettamente; quindi si lega e si protegge.
INNESTO A SPACCO LATERALE
È praticato alla ripresa vegetativa, allo scopo di
sostituire un ramo mancante o di ottenere
branche su tronchi nudi.
La marza, lunga circa 8 cm e fornita di 3 gemme,
si foggia a cuneo, con una delle due superfici più
breve.
Nel soggetto si pratica, mediante uno scalpello,
un taglio il più possibile verticale che interessi
una profondità di circa 3 cm, così da raggiungere
il tessuto cambiale; nei rami di modesto
diametro, la spaccatura può anche raggiungere il
centro.
Si inserisce quindi la marza, con la superficie più
breve verso l'interno, si lega e si copre con
mastice.
Per aumentare la stabilità dell'innesto, si può
ricavare un'incisione su entrambe le superfici
(innesto a linguetta).
INNESTO A SPACCO TERMINALE
INNESTO A SCHEGGIA
INNESTO PER APPROSSIMAZIONE O FALSO INNESTO
Si indicano col termine di innesti "falsi" o "impropri" quelli ottenuti senza il distacco
della marza dal nesto.
L'innesto per approssimazione si verifica spontaneamente in natura quando i
tessuti di due rami a stretto contatto tra loro si fondono e finiscono col concrescere.
Nel corso dell'attività vegetativa si effettua per i seguenti scopi:
far superare la fase critica dovuta a scarsa compatibilità tra portainnesto e nesto,
conservando a entrambe le piante il proprio apparato radicale finché la saldatura
non è completata;
rinforzare, arricchendolo e infine eventualmente sostituendolo del tutto, l'apparato
radicale di una specie che stenta ad attecchire, oppure impoverito per vari motivi.
I due individui devono essere piante complete; vengono allevati vicini, oppure il
nesto può venire coltivato in vaso.
Per facilitare l'aderenza tra le parti, si
asporta una porzione di corteccia che
metta allo scoperto la zona cambiale.
INNESTO A PONTE (SOTTOCORTECCIA)
Si applica durante l'attività vegetativa per ristabilire la circolazione interrotta da
traumi, malattie, imperfetta saldatura dell'innesto; per dare solidità al punto di
innesto; per superare l'incompatibilità tra portainnesto e oggetto, inserendo un
nesto intermedio, compatibile con entrambi. La parte lesionata si ripulisce
asportando i tessuti morti o ammalati; se necessario, si disinfetta e si copre con
mastice antisettico. La marza (o più di una se il tronco è grosso) si foggia a cuneo
alle due estremità, che si infilano in fenditure praticate nella corteccia, sopra e
sotto la zona da scavalcare, secondo la tecnica dell'innesto a elle .
ALBERO
innesto a
gemma
dormiente
innesto a
gemma
vegetante
innesto a
marza
Franco o
portainnesto
Note
Albicocco
lug - ago
Primavera
Febb - Mar Apr
mirabolano (Prunus
cerasifera); pesco,
susino, mandorlo
Cotogno
lug - ago
Primavera
Febb - Mar Apr
biancospino,
azzeruolo
Limone
lug - ago
Primavera
Febb - Mar Apr
Citrus macrophylla e
su Poncirus trifoliata,
resistente al freddo e
all’umidità.
Nespolo
comune
in autunno.
Primavera
biancospino o
azzeruolo
anche per
Talea e
margotta
Agrumi
Aprile Maggio
Olivo
Aprile-maggio
Pero
Maggio
anche per
Talea e
margotta
In agricoltura, l'innesto orticolo è uno dei più importanti metodi di innesto che
hanno la finalità di far superare alla pianta particolari tipi di stress, quali ad
esempio quelli ambientali (alte e basse temperature), stress dovuti ad eccessiva
salinità dell'acqua di irrigazione, stress dovuti a malattie provocate da patogeni
tellurici, oltre a queste ci sono altre condizioni favorevoli ad es. l'aumento della
produzione e la resistenza nel tempo della pianta stessa.
La tecnica dell'innesto consiste nel collegare assieme (attraverso tecniche
specializzate) una pianta che ha un buon l'apparato radicale ed un'altra che
produrra dei frutti.
MELANZANA SU STRAMONIO