L' INNESTO Come vengono riprodotte le piante? Da seme,così come anche da porzioni vegetali che spuntano da terra, da rami che posti a contatto con il terreno emettono radici e s iaffrancano dalla pianta madre..... La diffusione o perpetuazione di una pianta si definisce propagazione La propagazione può avvenire: per via gamica o per seme e viene definita riproduzione per via agamica o per vegetativa e viene definita moltiplicazione RIPRODUZIONE Si utilizza una parte di pianta derivata da un atto sessuale: Seme E’ normalmente utilizzata per molte specie erbacee per le quali si possono ottenere piante simili alla pianta madre oppure con caratteristiche migliorate sementi ibride In selvicoltura si utilizza la propagazione per seme mentre.....In arboricoltura la riproduzione dà origine a piante con comportamento diverso da quello della pianta madre a causa dell’impollinazione incrociata ed al rimescolamento genico Vi si ricorre nel miglioramento genetico, per produrre nuove varietà e nell’attività vivaistica per produrre portinnesti “franchi” sopratutto delle specie che non emettono con facilità nuove radici dagli organi vegetativi (albicocco, ciliegio ed altre) I semi per essere utilizzati devono essere prima di tutto vitali ovvero possedere la facoltà germinativa Alcuni semi tendono a perdere subito l’energia germinativa dopo la raccolta del frutto altri invece la mantengono per lungo tempo. Alcuni semi non possono germinare immediatamente in quanto hanno bisogno di superare un periodo di quiescienza. SPECIE EPOCA RACCOLTA DURATA ALBICOCCO LUGLIO 1 MESE CASTAGNO OTTOBRE 3 MESI CILIEGIO LUGLIO 1 MESE MANDORLO SETTEMBRE 2 MESI MELO OTTOBRE 6 MESI OLIVO NOVEBRE 3-4 ANNI PERO OTTOBRE 6 MESI PESCO AGOSTO 1 MESE VITE OTTOBRE 3 ANNI PREPARAZIONE DEL SEME I semi sono protetti da involucri che possono essere più o meno consistenti: nocciolo legnoso dell’olivo, pesco, albicocco oppure buccia del castagno, del melo e pero. Per conservare il seme o per superare il periodo di quiescienza si può ricorrere alla stratificazione. I semi vengono distribuiti a strati in una cassetta mescolati a sabbia o sabbia e torba leggermente inumidita. La cassetta può essere messa in frigo o comunque mantenuta a temperatura bassa, senza andare sotto lo zero SEMINA Dopo la conservazione i semi vengono posti nel terreno di semina Se sono piccoli possono essere seminati a spaglio mescolati a della Sabbia per i semi di dimensione media come quelli del ciliegio si può seminare a righe ponendoli a 20 cm uno dall’altro, i semi grandi pesco, noce, susino ecc. si può anche aspettare che inizino a germogliare e quindi possono poi essere messi a dimora a righe già alla distanza idonea per essere innestati CURA DOPO LA SEMINA Le piante devono essere fatte accrescere continuamente senza far mancare l’acqua di irrigazione, specialmente nel periodo di preparazione all’epoca di esecuzione degli innesti Trattamenti antiparassitari Concimazioni Sostegno ed indirizzamento dell’asse principale Diradamento dei rami MOLTIPLICAZIONE VEGETATIVA O AGAMICA Talea La moltiplicazione per talea è il metodo più largamente adottato per trasmettere integralmente i caratteri della pianta madre. Consiste nel far radicare una porzione erbacea, semilegnosa o legnosa, fornita di gemme e ricavata preferibilmente da rami di un anno. La talea va prelevata all'epoca opportuna, che non coincide con il periodo di totale riposo vegetativo della pianta, la quale non è in grado in questo caso di emettere radici. Si preleva quindi nel periodo che precede immediatamente il risveglio delle piante o prima che queste entrino nella fase di riposo invernale, a seconda delle specie e della possibilità di offrire le condizioni idonee a favorirne l'attecchimento (umidità costante e temperature comprese tra i 12 e i 18 °C). Per quanto riguarda le specie sempreverdi, che praticamente non subiscono una vera e propria stasi vegetativa, è possibile ottenere il radicamento in qualsiasi periodo, ma si hanno maggiori probabilità di successo in corrispondenza delle due "punte" massime di attività, che cadono la prima al termine dell'inverno, la seconda in agosto settembre. Le talee fornite di foglie vanno private in tutto o in parte di esse, al fine di evitare o ridurre la traspirazione; le foglie possono venire eliminate lasciando il picciolo, oppure ridotte di ampiezza. La gemma apicale, o quella laterale divenuta terminale se la talea è stata prelevata dalla parte mediana di un ramo, devono essere perfettamente integre. Le talee molto legnose possono venire stimolate a radicare schiacciandone l'estremità inferiore con un martello o incidendo nello stesso tratto la corteccia. Molto efficaci sono i trattamenti con appositi preparati a base di ormoni rizogeni. Dall'evoluzione di gemme e germogli si deduce che la talea ha formato un apparato radicale sufficiente per sopportare il trapianto. POLLONE RADICATO Molte piante emettono alla base del fusto o dalle radici dei rami vigorosi, che possono venire prelevati e che sono facili da trapiantare e allevare. PROPAGGINE E MARGOTTA Entrambi i metodi consistono nel far radicare una porzione di ramo senza distaccarla dalla pianta madre, in modo che possa ricevere il nutrimento finché, acquistata autonomia, può venire prelevata. La propaggine si addice a specie fornite di rami lunghi e flessibili, che possono venire interrati in uno o più punti (propaggine semplice o multipla). La margotta si applica a rami rigidi, anche di un certo diametro, che si avvolgono con un manicotto di torba e sfagno nel punto in cui si desidera far emettere le radici. Il radicamento viene favorito dall'asportazione di un anello di corteccia, o da una breve incisione, nel punto del ramo a contatto con il terreno o col manicotto. Le parti trattate vanno mantenute moderatamente ma costantemente umide. L'avvenuta emissione di radici è annunciata dall'allungamento dei germogli apicali e dall'evoluzione delle gemme al di sopra della parte trattata. L'INNESTO è una pratica agronomica per la moltiplicazione agamica delle piante realizzata con la fusione di due individui differenti, detti rispettivamente portinnesto o soggetto e nesto o oggetto, di cui il primo costituisce la parte basale della pianta e il secondo la parte aerea. Talvolta, l'innesto si realizza con tre individui, interponendo fra il portinnesto e il nesto un terzo bionte, detto intermediario. Il nesto si denomina anche “marza”, “gentile”, “domestico”; il soggetto anche “portainnesto” e, se derivato da seme di pianta selvatica, “selvatico”. Oltre che piante derivate da semi possono funzionare da soggetti le talee, le piante già innestate: in tal caso si parla di sovrainnesto. L'innesto consiste nel saldare, sul portainnesto, una parte di pianta del nesto, detta marza , rappresentata da una porzione di ramo o da una gemma , in quest'ultimo caso detta occhio o scudetto. Si ottiene in questo modo un'unica pianta formata da due porzioni diverse. La fusione istologica avviene grazie al callo che si forma fra le due superfici tagliate, precisamente dove combaciano i meristemi cambiali. LE FUNZIONI DELL'INNESTO Oltre a essere un sistema di propagazione agamica di largo impiego, all'innesto si ricorre, soprattutto in frutticoltura per questi motivi: reinnestare un arboreto per sostituire una cultivar superata o per introdurne una, vecchia o nuova, preferibile a quella presente. In questo caso l'innesto si propone come alternativa all'espianto e reimpianto dell'arboreto; regolare lo sviluppo, la longevità, la precocità: il portainnesto è in grado di trasmettere al nesto caratteri fisiologici e fenologici specifici. La scelta del portinnesto influisce sulla vigoria limitando lo sviluppo della parte aerea (portainnesti nanizzanti) o rafforzandoli adattare una cultivar a particolari condizioni pedologiche e climatiche: le specie e le varietà vegetali hanno differenti sensibilità a determinate proprietà fisiche e chimiche del terreno (tessitura, contenuto in calcare, siccità, ecc.); l'innesto di una cultivar sensibile su una specie o su una varietà meno sensibile permette di adattarla a specifiche condizioni. Aumentare la resistenza a parassiti, malattie e fitofagi: il ricorso a portinnesti resistenti a particolari avversità permette di evitare attacchi agli apparati radicali o a contenerne gli effetti. L'esempio più eclatante è la lotta alla fillossera della vite tramite l'innesto dei vitigni europei su portinnesti americani più resistenti al fitofago; introduzione di impollinatori: negli arboreti in cui si nota una modesta impollinazione si può ricorrere al reinnesto di un certo numero di piante con cultivar che hanno funzione impollinatrice; correggere la struttura scheletrica della pianta: l'innesto può essere sfruttato per correggere difetti di sviluppo delle branche nelle parti deficienti per varie cause. In alcuni cloni di molte specie arboree che presentano difficoltà a radicare l'innesto risulta l'unico metodo di propagazione L'attecchimento dell'innesto varia in funzione di molteplici fattori. Polarità. Come nelle talee e nella propaggine, anche nell'innesto deve essere rispettata la polarità naturale. La marza non dovrà essere ribaltata rispetto alla posizione naturale. Condizioni ambientali. Un innesto, per attecchire, richiede temperature di 2530 °C, per stimolare la formazione del callo, e elevata umidità per evitare la disidratazione dello stesso. Per questo motivo si adottano tecniche di condizionamento che rientrano nella pratica della forzatura. Manualità e scelta del materiale idoneo. Per praticare l'innesto si adottano attrezzi e materiali adatti. I tagli devono essere netti, eseguiti con attrezzi affilati, e ci deve essere il perfetto contatto tra le zone cambiali. Compatibilità tra portainnesto e nesto In linea di massima si riscontra compatibilità: tra piante botanicamente affini, cioè tra specie e varietà dello stesso genere, o tra varietà e selvatico della stessa specie; tra piante di generi diversi della stessa famiglia (per esempio: Pero e Cotogno. Pesco e Mandorlo ecc.); tra piante di famiglie diverse, affini soltanto per quanto riguarda le caratteristiche esteriori e il comportamento (per esempio: Nespolo e Biancospino); tra piante sempreverdi e piante a foglie caduche (per esempio: Nespolo del Giappone e Nespolo comune, piante ornamentali varie ecc.). Questa non è la regola, poiché si riscontrano frequenti casi di incompatibilità scarsa o addirittura nulla tra varietà di una stessa specie; inoltre molto spesso l'affinità non è reciproca: per esempio, il Biancospino funge da portainnesti per diversi fruttiferi, ma è compatibile solo con se stesso. Alla base della disaffinità tra soggetto e oggetto vi sono fenomeni biologici non del tutto chiariti a livello scientifico (una delle probabili cause è il diverso ritmo vegetativo delle due parti). Di conseguenza, i vivaisti specializzati nella produzione di portainnesti procedono all'accertamento della compatibilità tra diversi individui mediante la sperimentazione pratica. Possiamo distinguere quattro tipologie di disaffinità di innesto: disaffinità totale: si manifesta subito durante il processo di saldatura, dove non avviene la formazione del cambiforme disaffinità ritardata con discontinuità dei tessuti: il cambio risulta discontinuo a causa della produzione di parenchima al posto dello xilema, processo che ostacola il passaggio di nutrienti; questa disaffinità è superabile mediante interposizione di un intermediario disaffinità ritardata senza discontinuità dei tessuti: non si manifesta con anomalie nei tessuti in prossimità della zona di innesto, ma presenta nel tempo una degenerazione del floema, che provoca una diminuzione nel passaggio di nutrienti disaffinità indotta da patogeni: anch'essa non superabile, dovuta alla presenza di virus e micoplasmi (virus dell'accartocciamento fogliare del ciliegio) COME AVVIENE L'INNESTO L'innesto si considera "riuscito" quando si ristabilisce la circolazione della linfa tra portainnesto e nesto. Perché ciò si verifichi, è necessaria la perfetta saldatura tra gli elementi ad analoga funzione appartenenti ai due individui. Il cambio è un anello presente nei fusti e nei rami e che costituisce la zona generatrice di nuovi tessuti. È necessario mettere le cellule cambiali in esatta corrispondenza e a stretto contatto, adottando tecniche diverse a seconda che il nesto sia costituito da una gemma (scudetto) o da un rametto (marza). L'innesto attecchisce quando le due parti poste a contatto formano un nuovo anello cambiale comune FASI SUCCESSIVE DELLA SALDATURA DELL'INNESTO 1. Formazione di callo, costituito da cellule nuove, indifferenziate, prodotte da entrambe le parti. 2. Differenziazione di alcune cellule, con produzione di un nuovo anello cambiale comune. 3. Il nuovo anello cambiale inizia a produrre legno verso l'interno, costituito da vasi che portano la linfa ascendente (dalle radici alla chioma), e libro verso l'esterno, composto da vasi che portano la linfa discendente (dalle foglie alle radici). 4. Si ripristina la struttura primitiva regolare della pianta e si ristabilisce la circolazione. 5. In particolare, negli innesti a marza si ricostituisce l'anello cambiale continuo, mentre in quelli a gemma dapprima il tessuto cambiale del portainnesto ingloba il legno della gemma e solo in seguito i due tessuti cambiali si fondono. Momento biologico delle piante La saldatura può avvenire soltanto quando le piante si trovano nella fase attiva, cioè quando sono "in succhio". In alcuni innesti particolari praticati in fase di quiescenza, la saldatura non avviene subito, ma le parti, se ben protette, si mantengono vitali in attesa della prossima stagione favorevole. In base alla specie e alla tecnica prescelta, l'innesto si esegue dal termine dell'inverno al termine dell'estate, cioè nel periodo compreso tra la ripresa e la fase discendente dell'attività vegetativa. Condizioni ambientali La temperatura è il fattore ambientale determinante nei confronti della rapidità di formazione del callo cicatriziale. Le varie specie hanno esigenze termiche particolari, come si deduce dalla stagione nella quale vanno preferibilmente innestate; per tutte, comunque, la saldatura avviene entro i limiti di + 5 e + 40 °C. La temperatura ottimale, che condiziona positivamente la rapidità di saldatura e la percentuale di riuscita degli innesti, è compresa tra i 20 e i 25 °C. L'umidità, specie quando è accompagnata da temperature elevate, favorisce l'insediamento di malattie fungine e batteriche a livello del punto di innesto che, anche per questo motivo, va preferibilmente protetto. SINTOMI E CONSEGUENZE DELLA CATTIVA RIUSCITA DELL'INNESTO Il fallimento più o meno completo dell'innesto, dovuto a tecnica errata o a incompatibilità, può venire rilevato entro pochi giorni oppure a scadenza più o meno lunga; quando la causa risiede in una disaffinità non assoluta, i sintomi si manifestano anche nella stagione successiva e perfino dopo qualche anno. I sintomi della cattiva riuscita dell'innesto, più o meno appariscenti e con conseguenze più o meno gravi, sono: semplice ipertrofia nel punto di innesto (per scarsa compatibilità); deperimento, o morte, della sola parte aerea, o anche dell'apparato radicale, causati da difficoltà o arresto della circolazione della linfa (per tecnica errata o incompatibilità); degenerazione dei tessuti a livello del punto di innesto, con produzione di sughero e gomma, che inibiscono gradualmente il passaggio delle sostanze nutritive (per incompatibilità); morte del solo apparato radicale (e in seguito, come è logico, anche della parte aerea), a causa di sostanze tossiche inviate al portainnesto dal nesto incompatibile; rottura improvvisa in corrispondenza del punto di innesto (per tecnica errata o, se la rottura ha superficie netta, per incompatibilità); sviluppo stentato, deformazioni, nanismo, gigantismo del nesto; comparsa di "chimere", cioè germogli "ibridi", con caratteristiche intermedie tra portainnesto e nesto (per incompatibilità); alcune di queste formazioni sono risultate interessanti e isolate in piante ornamentali. Una delle condizioni indispensabili per la riuscita degli innesti è l'aderenza il più possibile perfetta tra portainnesto e nesto. I tessuti da porre a contatto devono coincidere, quindi occorre un'estrema precisione nel praticare incisioni, prelevare gemme, foggiare l'estremità delle marze e preparare la relativa sede nel soggetto. In alcuni casi si deve procedere a un vero e proprio lavoro di intarsio per ricavare un'idonea nicchia in cui incastrare la gemma. Il materiale da impiegare per l'innesto deve avere i tessuti integri e pertanto tutte le operazioni vanno eseguite con tagli netti, per evitare schiacciamenti, sbavature e scheggiature. Oltre che con tecnica accurata, che si acquisisce soltanto con la pratica, occorre operare con arnesi adatti e avere a portata di mano tutto il materiale necessario per completare il lavoro ed eventualmente ovviare a qualche imperfezione. ARNESI Per il prelievo delle gemme con relativo scudetto e per l'incisione della corteccia, si utilizzano appositi coltellini da innesto muniti di una spatolina con la quale si sollevano i lembi dei tagli praticati sul soggetto. Per il prelievo di anelli o di porzioni di corteccia si usano coltelli a doppia lama, che consentono di effettuare due incisioni parallele, ugualmente distanziate sia sul nesto che sul portainnesto, in modo da rendere perfetto l'intarsio. Per il prelievo delle marze e per la preparazione del portainnesto destinato ad accoglierle ci si serve degli stessi arnesi indicati per la potatura (forbici, coltelli, roncole, seghetti, a seconda del diametro e della consistenza del ramo); vi sono arnesi appositi per rifinire i tagli imperfetti. Per spaccare diametralmente un fusto si usa il fenditoio, che va appoggiato alla superficie di taglio e battuto con una mazzetta, per farlo penetrare; la fenditura in cui vanno inserite le marze va mantenuta aperta mediante un cuneo di ferro o di legno. Per preparare sul portainnesto la sede adatta ad accogliere le marze si usano scalpelli; preferibilmente a punta curva quando necessiti operare una fenditura concava LEGACCI E MASTICI Non tutti gli innesti devono necessariamente venire legati e protetti, ma risulta comunque utile prendere delle precauzioni, soprattutto quando l’aderenza delle parti è imperfetta e le superfici di taglio rimangono esposte. La rafia e i legacci di plastica (privi di anima metallica) risultano sufficientemente elastici, ma richiedono un frequente controllo dal momento in cui il germoglio inizia a svilupparsi e corre quindi il rischio di subire strozzature. Gli elastici non sottili, si prestano molto bene. Gli innesti delicati, su rami di esiguo diametro, si mantengono in posto con una striscia di sottilissimo foglio plastico (per alimenti), che aderisce perfettamente sotto pressione: occorre in questo caso proteggere l'innesto dai raggi solari con un'ulteriore fasciatura con carta resistente. I mastici hanno lo scopo di evitare le perdite idriche nel punto di innesto, la penetrazione di umidità, l'insediamento di muffe, batteri e altri patogeni. Si usano mastici appositi: elastici, per permettere l'evolversi del germoglio, e resistenti alle basse e alle alte temperature, in modo da non indurire, sciogliersi o screpolarsi. Utili per quasi tutti i tipi di innesto, i mastici sono necessari per quelli che comportano tagli importanti o che lasciano scoperta la superficie del portainnesto. Quando non si usa mastice antisettico, si pennellano preventivamente i grossi tagli con una soluzione di solfato di rame. Occorre tenere presente che il nesto, pur mantenendo sostanzialmente inalterate le caratteristiche peculiari per cui è stato prescelto, viene indirettamente influenzato dal portainnesto che, grazie alla sua adattabilità a un determinato terreno altrimenti non idoneo, influisce positivamente sulle capacità nutrizionali delta varietà innestata, modificandone di conseguenza anche il rendimento: maggiore precocità di messa a frutto, fioritura, e quindi produzione più abbondante; miglioramento qualitativo dei frutti, che risultano più grossi, più colorati e più sapidi, con maggior contenuto zuccherino; anticipo dell'epoca di maturazione. La produzione dei portainnesti avviene con diverse tecniche: per seme; per talea; per margotta; per propaggine; per pollone radicale. La semina è largamente impiegata per le più importanti specie da frutto, e in generale per tutte quelle dotate di rapido accrescimento, così da fornire in breve tempo un valido portainnesto Franco viene detta la pianta selvatica derivata dal seme e che comunque può a sua volta venire moltiplicata per via vegetativa. In linea di massima, il franco conferisce vigore e longevità al nesto, ma al contempo ne ritarda la messa a frutto (inizio della produzione) e non si addice per le forme di allevamento ridotte. PORTAINNESTI CLONALI Clone è detto l'insieme degli individui ottenuti, per mezzo della riproduzione vegetativa, da piante selezionate ai fini dell'isolamento e del potenziamento di determinate caratteristiche, e quindi dotate di patrimonio ereditario omogeneo. I portainnesti clonali sono contrassegnati da sigle (lettere e cifre) che si riferiscono in particolare al vigore che sono in grado di imprimere : scarso, medio, elevato. Portainnesti clonali particolari di grande attualità sono i nanizzanti, che consentono di ottenere forme di allevamento molto ridotte in volume e in statura, a tutto vantaggio della precocità e dell'entità della produzione; sono indicati per i frutteti specializzati, in quanto facilitano la meccanizzazione dei lavori colturali e della raccolta. PUNTO DI INNESTO L'innesto si pratica più frequentemente al pedale, in modo da poter impalcare poi la pianta all'altezza desiderata, a seconda della forma di allevamento prescelta. Norme prudenziali consigliano di innestare a una certa distanza dal suolo quelle specie che facilmente si "affrancano", cioè emettono radici dal gentile (per esempio: Olivo). Nel caso sia già stata scelta preventivamente la forma di allevamento, si può innestare ad altezza opportuna il numero di gemme necessarie a formare le branche (forme a vaso, alberelli di rose ecc.). INNESTO A GEMMA Scelta della gemma La gemma deve essere "a legno", vale a dire appuntita e non globosa, ben maturata (non erbacea), portata da rami di un anno sani, con corteccia lucente e di colore uniforme. Epoca del prelievo Quando le piante sono "in succhio" e hanno perciò la corteccia facilmente distaccabile. Innesto a gemma vegetante Si attua su piante in piena attività, alla ripresa vegetativa. La gemma deve trovarsi in fase di sviluppo più arretrato rispetto al portainnesto; in caso contrario, il germoglio si evolve prima che la saldatura sia completa ed è quindi destinato a soccombere per insufficiente nutrimento. La gemma, prelevata dal nesto prima che inizi la fase del risveglio, si conserva in frigorifero, dentro un contenitore di plastica, alla temperatura di 4 °C. Innesto a gemma dormiente Si attua quando le piante entrano nella fase vegetativa discendente, cioè in luglio settembre, ma tuttavia sono ancora sufficientemente in succhio per permettere la formazione di nuovi tessuti. La gemma si preleva all'atto dell'operazione. Innesto di giugno Si pratica limitatamente ai climi caldi, che consentono un periodo vegetativo prolungato; si impiegano "gemme ibernanti", cioè portate da rami nuovi e di regola destinate ad evolversi soltanto nella primavera successiva; se innestate su portainnesti ottenuti con la semina nell'autunno precedente, si evolvono nell'estate stessa sviluppando un rametto entro l'autunno. TECNICA DI BASE PER L'INNESTO A GEMMA Prelievo della gemma Mediante l'apposito coltellino, si preleva uno scudetto con al centro la gemma, lungo circa 3-4 cm e con spessore di 5 mm; l'incisione deve interessare anche il legno, per garantire l'integrità dello strato cambiale. Preparazione del soggetto Si sceglie una pianta giovane, o un ramo giovane di una pianta adulta. Nella porzione prescelta si eliminano rametti e germogli, lasciando eventualmente qualche foglia sotto al punto stabilito, per nutrire meglio la gemma. Nella parte distale si pratica un’incisione a T (cm 3 x 1); L'incisione non deve interessare i tessuti sottostanti la corteccia. Si sollevano i lembi della T mediante la spatolina di cui è munito il coltellino. Si introduce la gemma, rispettandone la polarità. Si lega, per mantenere l'aderenza tra le due parti; non è necessaria la protezione con mastice, anzi è preferibile lasciare libera la gemma. A : corteccia B: tessuto cambiale C: legno INNESTO A ZUFOLO O AD ANELLO consiste nel potare un anello di corteccia con gemme, su un ramo del soggetto dal quale è stato asportato ,un analogo anello di corteccia della stessa lunghezza. Si addice a piante ricche di midollo (Noce, Fico, Vite ecc.) e si effettua a gemma dormiente o vegetante, a seconda della specie. Mediante il coltello si ricava una striscia di corteccia di nesto, alta circa 3 cm, con al centro una gemma ben formata. Si stacca una striscia di corteccia, identica, sul portainnesto, risparmiando una piccola porzione verticale che serve per assicurare la circolazione della linfa; poi si inserisce l'anello e si lega. L'INNESTO A “OCCHIO” DELLA VITE INNESTO A PEZZA Si pratica a gemma vegetante o dormiente ed è adatto per piante con corteccia poco elastica, spessa, o che comunque non si prestano a fornire un anello. Con il coltello si stacca un quadratino di corteccia fornita di legno, con al centro una gemma. Si ricava un intarsio uguale sul soggetto, indi si effettua la sostituzione e si lega. Il soggetto può avere dimensioni qualsiasi; eventuali dislivelli, dovuti al diverso spessore delle cortecce, si eliminano con il coltellino. INNESTO ALLA MAIORCHINA (tecnica a "intarsio") Si applica in particolare alla Vite, a gemma dormiente. Lo scudetto, che si ricava da tralci di un anno ben lignificati, deve avere uno spessore di 2 mm nella parte inferiore. Nel portainnesto si ricava una nicchia, nella quale si inserisce lo scudetto, quindi si lega. INNESTO A SCHEGGIA O SCAGLIA (chip budding) Si applica in particolare alla Vite, a gemma vegetante (fine inverno), in luogo di quello alla maiorchina. Lo scudetto, fornito di una porzione di legno, deve avere uno spessore, nella parte inferiore, di circa 3 mm, e una lunghezza di 2-3 cm. Il taglio nel portainnesto deve consentire l'incastro dello scudetto alla base. INNESTO A DOPPIO SCUDO O INTERMEDIO Si applica allo scopo di far superare l'incompatibilità tra portainnesto e nesto. Le modalità e l'epoca di esecuzione seguono le regole generali. Tra le due parti poste a contatto si inserisce uno scudetto privato della sua gemma e prelevato da una varietà o cultivar compatibile sia col soggetto che con l'oggetto. INNESTI A MARZA Il nesto (od oggetto) è costituito dalla marza, porzione erbacea, semilegnosa o legnosa, prelevata da rami di un anno, sani, con corteccia lucente e di colore uniforme. EPOCA DEL PRELIEVO In genere gli innesti a marza si effettuano quando le piante sono in piena attività, cioè alla ripresa vegetativa; alcuni tipi particolari si possono eseguire nel corso di tutto il periodo vegetativo, e anche nella fase di riposo Poiché il portainnesto deve trovarsi in fase vegetativa più avanzata rispetto al nesto, per poter nutrire fin dall'inizio la gemma, le marze si raccolgono in anticipo e si conservano in frigorifero, anche per qualche mese, a O °C, in sacchetti o in contenitori di plastica; oppure, per tempi più brevi, con l'estremità inferiore immersa nell'acqua e conservando loro le foglie, recise poco sopra il picciolo. All'atto dell'innesto si eliminano anche i piccioli, fatta eccezione, negli innesti estivi, per quello accanto alla gemma il quale, cadendo, annuncia l'avvenuto attecchimento. INNESTI SOTTOCORTECCIA Fanno parte di questo gruppo gli innesti a becco di luccio, a ponte. L'esecuzione degli innesti di questo gruppo riesce meglio su piante giovani (6-12 mesi di età), che devono essere "in succo" per consentire il facile distacco della corteccia. INNESTO A BECCO DI LUCCIO Periodo: aprile-giugno. Adatto per pomacee, drupacee, Kaki. La marza, del diametro di 5-10 mm e lunga 10 cm, fornita di 3 gemme, si foggia all'estremità inferiore secondo due superfici convergenti, una più ampia dell'altra, in modo che risultino diversamente inclinate. Il portainnesto si recide obliquamente e sulla corteccia si prepara una fenditura verticale in cui si introduce l'estremità della marza, con la superficie più breve rivolta verso l'esterno, così da ottenere la giusta inclinazione del rametto. È necessario proteggere con mastice ed eventualmente assicurare la marza a un tutore. INNESTO A CORONA: utilizza un numero di marze proporzionato al diametro del portainnesto e permette di impostare fin dall’inizio lo scheletro della pianta INNESTO A ELLE Si pratica alla ripresa vegetativa. È adatto per la sostituzione di rami morti o danneggiati. La marza, lunga circa 8 cm, con 3 gemme, si foggia inferiormente a cuneo, con una superficie di taglio lunga 4 cm. Sulla corteccia del portainnesto si pratica un taglio adeguato, a forma di elle, con angolo ottuso. Si sollevano i lembi di corteccia, si inserisce la marza e si fa aderire legando e coprendo con mastice. L'aderenza è maggiore se la preparazione della marza e del soggetto viene fatta con uno scalpello ricurvo. L'innesto può venire eseguito esattamente nel punto in cui era inserito il precedente ramo. INNESTO A SPACCO DIAMETRALE Si applica, al rigonfiamento delle gemme, sul ceppo e sulle branche principali di piante adulte, a scopo di reinnesto. È adottato per la Vite, il Kaki e il Noce. Le marze, lunghe circa 10 cm, con 3 gemme, si foggiano a cuneo all'estremità inferiore, con superfici oblique lunghe circa 5 cm. Il portainnesti si taglia orizzontalmente e si fende lungo un diametro e tangenzialmente al centro, per una profondità di circa 6 cm. Nella fenditura, mantenuta aperta con un cuneo, si introducono le marze, curando di far coincidere le zone cambiali; perché ciò sia possibile, occorre sistemare i rametti non esattamente alla periferia, tenendo conto del maggior spessore della corteccia del soggetto. Tolto il cuneo, si fa penetrare nella fenditura il mastice, che deve anche ricoprire tutta la superficie. INNESTO A SPACCO INGLESE (SEMPLICE O DOPPIO) Periodo: febbraio-aprile; fino a maggio con marze erbacee. E’ applicato ad alberi giovani per sostituire la varietà (reinnesto) e per l’innesto a tavolino della Vite. Marza e soggetto devono avere diametro uguale, non superiore a 1 cm; La marza deve essere fornita di una sola gemma. Entrambe le parti si tagliano obliquamente, secondo superfici identiche, che vanno poste a stretto contatto e mantenute aderenti con la legnatura. Nell’innesto a doppio spacco si pratica una seconda incisione sulle due superfici, in modo da poter effettuare un incastro che rende più stabile il contatto, così da non richiedere necessariamente la legatura, comunque utile. INNESTO A SPACCO PIENO O A SELLA Periodo: febbraio-marzo. E’ applicato a piante ornamentali. Marza e soggetto devono avere il medesimo diametro. Si estrae un cuneo dall'estremità in inferiore della marza; si foggia a cuneo il soggetto, in modo da inserirlo esattamente nella cavità della marza. Si lega e si protegge nel caso rimangano tessuti scoperti. Per migliorare il contatto tra le zone cambiali, le estremità della marza possono venire inserite sotto la corteccia, preventivamente incisa e sollevata. Per aumentare la stabilità dell'innesto, si ricavano sulle superfici poste a contatto due linguette mediante una piccola incisione, che vanno incastrate tra loro. Le marze e il soggetto possono anche venire preparati asportando una porzione di corteccia pari a circa i 2/3 dello spessore nelle prime e a circa 1/3 nel secondo, per una lunghezza di 3 cm. Le due parti devono combaciare perfettamente; quindi si lega e si protegge. INNESTO A SPACCO LATERALE È praticato alla ripresa vegetativa, allo scopo di sostituire un ramo mancante o di ottenere branche su tronchi nudi. La marza, lunga circa 8 cm e fornita di 3 gemme, si foggia a cuneo, con una delle due superfici più breve. Nel soggetto si pratica, mediante uno scalpello, un taglio il più possibile verticale che interessi una profondità di circa 3 cm, così da raggiungere il tessuto cambiale; nei rami di modesto diametro, la spaccatura può anche raggiungere il centro. Si inserisce quindi la marza, con la superficie più breve verso l'interno, si lega e si copre con mastice. Per aumentare la stabilità dell'innesto, si può ricavare un'incisione su entrambe le superfici (innesto a linguetta). INNESTO A SPACCO TERMINALE INNESTO A SCHEGGIA INNESTO PER APPROSSIMAZIONE O FALSO INNESTO Si indicano col termine di innesti "falsi" o "impropri" quelli ottenuti senza il distacco della marza dal nesto. L'innesto per approssimazione si verifica spontaneamente in natura quando i tessuti di due rami a stretto contatto tra loro si fondono e finiscono col concrescere. Nel corso dell'attività vegetativa si effettua per i seguenti scopi: far superare la fase critica dovuta a scarsa compatibilità tra portainnesto e nesto, conservando a entrambe le piante il proprio apparato radicale finché la saldatura non è completata; rinforzare, arricchendolo e infine eventualmente sostituendolo del tutto, l'apparato radicale di una specie che stenta ad attecchire, oppure impoverito per vari motivi. I due individui devono essere piante complete; vengono allevati vicini, oppure il nesto può venire coltivato in vaso. Per facilitare l'aderenza tra le parti, si asporta una porzione di corteccia che metta allo scoperto la zona cambiale. INNESTO A PONTE (SOTTOCORTECCIA) Si applica durante l'attività vegetativa per ristabilire la circolazione interrotta da traumi, malattie, imperfetta saldatura dell'innesto; per dare solidità al punto di innesto; per superare l'incompatibilità tra portainnesto e oggetto, inserendo un nesto intermedio, compatibile con entrambi. La parte lesionata si ripulisce asportando i tessuti morti o ammalati; se necessario, si disinfetta e si copre con mastice antisettico. La marza (o più di una se il tronco è grosso) si foggia a cuneo alle due estremità, che si infilano in fenditure praticate nella corteccia, sopra e sotto la zona da scavalcare, secondo la tecnica dell'innesto a elle . ALBERO innesto a gemma dormiente innesto a gemma vegetante innesto a marza Franco o portainnesto Note Albicocco lug - ago Primavera Febb - Mar Apr mirabolano (Prunus cerasifera); pesco, susino, mandorlo Cotogno lug - ago Primavera Febb - Mar Apr biancospino, azzeruolo Limone lug - ago Primavera Febb - Mar Apr Citrus macrophylla e su Poncirus trifoliata, resistente al freddo e all’umidità. Nespolo comune in autunno. Primavera biancospino o azzeruolo anche per Talea e margotta Agrumi Aprile Maggio Olivo Aprile-maggio Pero Maggio anche per Talea e margotta In agricoltura, l'innesto orticolo è uno dei più importanti metodi di innesto che hanno la finalità di far superare alla pianta particolari tipi di stress, quali ad esempio quelli ambientali (alte e basse temperature), stress dovuti ad eccessiva salinità dell'acqua di irrigazione, stress dovuti a malattie provocate da patogeni tellurici, oltre a queste ci sono altre condizioni favorevoli ad es. l'aumento della produzione e la resistenza nel tempo della pianta stessa. La tecnica dell'innesto consiste nel collegare assieme (attraverso tecniche specializzate) una pianta che ha un buon l'apparato radicale ed un'altra che produrra dei frutti. MELANZANA SU STRAMONIO