Melo Il Melo in Agricoltura Biologica Il melo è una coltura che richiede, su varietà sensibili, un elevato numero di interventi per la ticchiolatura, che comunque risulta di solito ben controllata. L’avversità chiave è la Carpocapsa, che risulta essere l’elemento che limita la diffusione della coltura in agricoltura biologica. . Il melo non è una specie particolarmente esigente dal punto di vista nutrizionale. Si adatta bene a diversi tipi di terreno. Melo in fiore - foto F. Franceschelli Il pH ideale è subacido 6,5-7,5. In queste condizioni la maggior parte dei macro e micro-elementi viene facilmente assorbita, mentre sono da evitare suoli con pH minori di 5,4 e maggiori di 8,8. Scelta del portinnesto M9 e i suoi cloni: in terreni freschi, fertili con elevata disponibilità d’acqua, si possono utilizzare portinnesti deboli come M9 o i suoi cloni più vigorosi e con apparato radicale più svilippato Pajam!, Pajam 2, EMLA 9. MM106: si adatta a diversi tipi di terreno, anche se sono preferiti quelli freschi e fertili, utilizzare con varietà deboli (Spur). 73 Melo Portinnesto Caratteristiche Adattabilità Giudizio M9 Induce scarsa vigoria nelle piante innestate e precoce messa a frutto. Elevata la produttività; migliora le caratteristiche qualitative dei frutti Adatto per terreni fertili, permeabili ed irrigui, va usato con moderazione in terreni pesanti o siccitosi; sopporta bene il reimpianto nei terreni più sciolti Precursore degli attuali M9 oggi non viene più utilizzato a favore delle selezioni clonali di M9 e M9 derivati virus controllati ritenute più interessanti EMLA 9 Leggermente più vigoroso di M9, di facile propagazione, meno pollonofero Come M9 Pajam 1 Vigoria inferiore a EMLA, leggermente pollonifero, tende a formare sulla corteccia sferoblasti iperplastici (” burr knots” iperplasie bugnate) che sono sovente accompagnati dall’emissione di abbozzi radicali fuori terra Come M9 Soggetto impiegato sporadicamente, soprattutto in combinazione con cultivar vigorose (Fuji) Pajam 2 Soggetto particolarmente vigoroso +20% rispetto a Pajam 1, manifesta nelle cultivar innestate fenomeni di ringiovanimento (spinescenza e sferoblasti) Come M9 Poco rispondente per l’eccesiva vigoria ai moderni sistemi di impianto del melo MM 106 Di medio vigore, conferisce buona efficienza produttiva. Idoneo per tutti i terreni in cui non si manifestano ristagni idrici. Piuttosto sensibile a Phytophtora spp.; mediamente resistente all’afide lanigero. Scelta varietale Le varietà convenzionali sono conosciute e ricercate sul mercato, ma presentano spesso problematiche fitosanitarie di difficile gestione. In particolare, il fattore limitante per la coltivazione del melo in agricoltura biologica è l’alternanza di produzione, problema legato alla varietà, alla gestione della pianta (il diradamento manuale riesce solo in parte a riequilibrare la pianta), nonché alla pressione di alcuni fitofagi, con particolare riferimento agli afidi. È bene orientarsi verso varietà “non alternanti”, diradare precocemente (intervenire in fioritura sui mazzetti), e preferire varietà tolleranti o resistenti agli afidi. Nell’ottica di indirizzarsi verso cultivar rustiche e dotate di scarsa sensibilità alle principali malattie sono da preferire varietà che risultano essere ticchiolatura-resistenti, ma che abbiano elevate caratteristiche organolettiche per cercare di superare la difficoltà di collocazione sul mercato di varietà poco note. 74 Varietà resistenti alla ticchiolatura: QUERINA® Florina (+8): buona produttività, ottime caratteristiche organolettiche, buona conservazione e resistente all’afide grigio. È sensibile all’oidio, ha tendenza all’alternanza produttiva, molto vigorosa ed ha spesso una disomogeneità di crescita della pianta. Matura qualche giorno dopo Golden Delicious. GOLDEN ORANGE* (+8): *. Produttività medioelevata e costante(necessita di diradamento); è poco sensibile all’oidio e abbastanza tollerante verso gli afidi.; i frutti, di bellaforma, regolari, hanno buccia traslucida,priva di rugginosità e, negli ambienti più vocati, presentano un’attraente sfaccettatura rosata. La qualità dei frutti, dolce-aciduli, croccanti e succosi, è discreta. La qualità complessiva è inferiore a quella di Golden Delicious, con la quale non va confusa . Si raccoglie verso la metà di settembre. PRIMIERA* (+9): Simile alla Golden. Discrete ca- bandono a favore di nuove varietà più colorate tipo Superchief, Jeromine IT Red Del. GOLD RUSH® Coop38* (+28): portamento com- Gruppo FUJI (+25): Solo Kiku 8, oggi si pianta patto, vigore medio, buona produttività e discrete caratteristiche organolettiche, poco suscettibile all’attacco di afidi. La buccia non ha un aspetto molto attraente, l’epoca di raccolta è molto tardiva (fine di ottobre) e tendenza al cracking nelle lenticelle. Zen Aztec, Toshiro, Raku Raku, di alcuni nuovi cloni si conoscono solo glia aspetti pomologici meno quelli organolettici. BRINA* (+10): costantemente ed altamente produt- ® = marchio registrato tiva e poco sensibile all’oidio,presenta frutti di media pezzatura, omogenei, ampiamente sovraccolorati di rosso brillante in tutti gli ambienti, dotati di sapore dolce-acidulo equilibrato, con aromacaratteristico. La finestra di raccolta è molto ampia (si comincia generalmente nell’ultima settimana di settembre); buona la conservabilità. Va diradata con cura per non avere frutti di piccole dimensioni; in alcuni ambienti di pianura è risultata soggetta ai colpi di sole che ne penalizzano l’aspetto. MODI’ *: varietà nuova. Varietà di recente introduzione, resistente a ticchiolatura e poco sensibile all’oidio, con albero di vigoria moderata ed elevata produttività (serve diradamento molto accurato). Il frutto presenta colorazione rossoporpora distribuita sulla quasi totalità dell’epidermide, polpa consistente, con alto grado di zuccheri ed acidi, e buone caratteristiche organolettiche. La raccolta inizia circa a metà settembre. Molto prolungata la shelf life. La varietà è distribuita commercialmente attraverso la forma del contratto di esclusiva. Altre varietà: Gruppo Gala* (-25) RED CHIEF® (-5) e gruppo Spur: Attualmente anche in convenzionale Red Chief è in progressivo abForma di allevamento Portinnesto Per l’epoca di raccolta si fa riferimento al Golden Delicious clone B (0) * = varietà protetta * Gruppo Golden La consultazione delle liste raccomandate nell’ambito dei Disciplinari di Produzione Integrata, è utile in agricoltura biologica per la conoscenza delle caratteristiche delle varietà: DPI Liste varietali melo. Forme di allevamento e sesti di impianto La forma d’allevamento più utilizzata è il fusetto. Questa forma consiste in un astone con corte brachette di sfruttamento di lunghezza decrescente verso la parte alta della pianta. Se vengono utilizzati portinnesti vigorosi ed impianti meno intensivi è possibile ricorrere alla palmetta e al candelabro (palmetta a tre branche). Gestione del Suolo Se il melo è innestato su M9, il controllo delle infestanti sulla fila diventa particolarmente importante, in quanto l’M9 è sensibile alla concorrenza delle malerbe per quanto riguarda nutrienti e acqua. Il controllo delle infestanti deve essere effettuato in modo da non danneggiare le radici del portinnesto. Varietà Terreno Sesto d’impianto Fusetto 106 o Pajan 2 media-bassa vigoria media fertilità 3,5-4 x 0,5-1 Fusetto M9 Pink Lady media fertilità 4 x 1-1,2 Fusetto Pajan 1 Fuji media fertilità 4x1-1,2 Tabella dal bollettino di Ferrara, novembre 2005 75 Melo ratteristiche gustative, buona produttività e frutti di bell’aspetto. Melo Fertilizzazione Difesa fitosanitaria del melo Per quanto riguarda le indicazioni generali relative alla gestione del suolo e fertilizzazione si rinvia alle schede “Pratiche agronomiche” e “Fertilizzazione organica”. Colpo di fuoco batterico Irrigazione grave batteriosi che colpisce numerose specie Rosacee, tra cui pero, melo, cotogno e nespolo, tra le spontanee si ricorda il biancospino. Il melo è abbastanza sensibile allo stress idrico, per cui è necessario gestire adeguatamente gli interventi irrigui. Diradamento melo In caso di eccessiva allegagione è indispensabile effettuare il diradamento manuale per eliminare i frutti in eccesso. Attualmente in agricoltura biologica non si conoscono prodotti in grado di agire in maniera simile alle molecole di sintesi, per cui la strategia si basa sull’impiego di prodotti che limitino l’allegagione dei fiori attraverso un’azione “fitotossica” sul fiore stesso. Si può utilizzare polisolfuro di calcio che ha ottenuto un’attività diradante tendenzialmente intermedia fra il diradamento manuale ed il testimone non diradato. Tale attività è da considerarsi insufficiente, tuttavia l’intervento in fioritura influisce sulla costanza di produzione nel tempo, assicurata da un ritorno a fiore tutti gli anni. A questo riguardo il diradamento manuale è troppo tardivo per assicurare la produzione l’anno successivo, per cui, anche una diminuzione troppo limitata del numero dei frutti operata ad esempio dal polisolfuro di calcio (che si è dimostrato il prodotto più efficace e di più semplice attuazione) è da considerarsi molto importante. Polisolfuro di calcio: 6 Kg/hl in fioritura. Le esperienze del Trentino Alto Adige propongono l’impiego di una macchina che dotata di fili di plastica (ciglia), e applicati a organi rotanti, riesce a fornire ottimi risultati paragonabili al diradamento chimico. Si tratta, in pratica, di frustate che vengono applicate alla pianta in fioritura diminuendo così il numero di fiori fertili. - Erwinia amylovora Ciclo biologico: I sintomi possono comparire con avvizzimento e annerimento dei fiori o con imbrunimento e disseccamento dei frutti da cui l´infezione si può estendere al ramo; le foglie colpite dalla malattia avvizziscono, ripiegandosi verso l´alto ed imbruniscono. Le foglie colpiti rimangono tenacemente attaccati al ramo, avvizziscono, assumono colorazione brunonerastra ed i germogli possono ripiegarsi ad uncino. La progressione dell´infezione sui rami, sulle branche e sul tronco causa la formazione di cancri. L´asportazione di uno strato sottile di corteccia, mette in evidenza una colorazione rosso-mattone sottocorticale. È possibile osservare sulle parti infette della pianta gocciole di essudato batterico, un liquido lattiginoso biancastro, poi ambrato, che contiene milioni di cellule vive di E. amylovora. Le principali fonti di infezione di E. amylovora sono il materiale di propagazione e il materiale vegetale infetto. La disseminazione del batterio è ad opera del vento, piogge, insetti e uccelli. L´uomo può contribuire alla diffusione del patogeno attraverso le operazioni colturali (potatura in particolare) e con il commercio di materiale di propagazione infetto. Il periodo della fioritura (sia principale che secondaria) è ritenuto il più critico per quanto riguarda sia la recettività della pianta all´infezione che la diffusione dell´inoculo. Le condizioni climatiche predisponenti la moltiplicazione dei batteri e la comparsa dei sintomi della malattia sono umidità relativa superiore al 60% e temperature di 15-32°C, associate a nebbia, rugiada, piogge e grandinate. Prevenzione: La sorveglianza del territorio è fondamentale per 76 Ticchiolatura: Venturia inaequalis - Fusicladium dendriticum Uso di materiale di propagazione sano, prodotto in aree esenti da E. amylovora o dove la batteriosi sia sotto stretto controllo. La realizzazione di visite frequenti nel frutteto è indispensabile per l´individuazione di sintomi sospetti della batteriosi, a cui devono seguire l´immediata asportazione e distruzione con il fuoco di germogli, frutti, rami, branche e intere piante colpiti. I tagli devono essere fatti a una distanza di almeno 50 cm al di sotto dell´alterazione visibile; i frutti infetti possono essere interrati e ricoperti di calce. Nei casi gravi devono essere abbattute anche le piante sane vicine a quelle colpite dalla batteriosi. Al termine di queste operazioni è necessario disinfettare gli attrezzi usati e sterilizzare o bruciare gli effetti personali (guanti o altro) che siano venuti a contatto con le parti infette. Non eccedere con le concimazioni azotate, non eseguire potatura verde, eliminare le fioriture secondarie, evitare l´irrigazione sovrachioma, effettuare la potatura durante il riposo vegetativo (fatta seguire da un trattamento con sali di rame) e bruciare il legno di potatura. Difesa fitosanitaria: L´uso di prodotti rameici può contribuire al contenimento della malattia. Si consiglia di effettuare durante la stagione vegetativa, alla dose di 50-100 g/hl di rame metallico, trattamenti entro 24 ore da eventi atmosferici predisponenti quali piogge e grandinate, dopo la raccolta, a caduta foglie e nella fase di ingrossamento delle gemme. Si possono effettuare trattamenti preventivi con Bacillus subtilis (massimo 4 trattamenti all’anno). Disponibile anche Bacillus amyloliquefaciens da impiegare con modalità preventive. Danni su frutto - foto F. Franceschelli Ciclo biologico: il patogeno (Venturia inaequalis) sverna come pseudotecio sulle foglie infette cadute a terra l’anno precedente. All’interno di questi, una volta trascorso il processo di maturazione si differenziano gli aschi ognuno contenente 8 ascospore che, ad ogni evento piovoso verranno rilasciate nell’ambiente esterno e si depositeranno sui tessuti suscettibili di melo. In condizioni climatiche idonee di bagnatura e temperatura (tavole di Mills e giorni di incubazione), queste germineranno e penetreranno nei tessuti vegetali infettandoli. Trascorso un periodo di incubazione variante in funzione della temperatura, sulle aree infette si produrranno le fruttificazioni conidiche (Fusicladium dendriticum) responsabili della ulteriore diffusione della malattia. Le infezioni secondarie si protraggono per tutta la stagione. La fase primaria della malattia dura circa poco meno di due mesi (dalla fine di marzo-inizio aprile alla metà di maggio), per cui le fasi di maggiore rischio sono quelle ascosporiche che vanno dalla ripresa vegetativa a frutto noce. Le cultivar di melo più sensibili sono: Imperatore, Red Delicious, Gravenstein, Rome Beaty, Mutsu, Rubra; altamente tolleranti invece sono: Freedom, Florina, Golden Mira, Golden Lara, Golden Orange, Primiera, Priscilla, Liberty, Gold Rush. 77 Melo individuare precocemente i focolai della malattia ed eliminare con la massima tempestività le fonti di infezione. Il Servizio fitosanitario è impegnato nel controllo della batteriosi attraverso ispezioni sistematiche dei vivai, ai sensi del D.M. 31 gennaio 1996. Infezione Moderata Infezione Grave 25,5 10 14 23 - 25 8 11 18 - 24-25 6,5 9 16 9 16-24 6 9 16 9-10 15,5 6,5 10 17 12 14-15 7 11 19 13 12-13 8 12 20 14 11 9 14 22 15 10 11 16 26 16 9 12 17 27 17 8 13 21 34 - 7 15 23 37 - 6 18 27 44 - 5 21 34 50 - 4 28 42 57 - 3 30 52 65 - 2 35 69 93 - 1 41 69 93 - Melo Tabella: numero approssimativo di ore di bagnatura fogliare necessario per causare infezione alle diverse temperature e relativo periodo di incubazione prima della comparsa dei conidi sugli organi infettati. Prevenzione: Difesa fitosanitaria: per prevenire la ticchiolatura è opportuno garantire un buon arieggiamento e una buona illuminazione della chioma mediante l’adozione di sesti d’impianto adeguati e il ricorso alla potatura verde. nelle prime fasi vegetative si effettuano trattamenti preventivi con sali di rame (80 g/hl di rame metallo) o polisolfuro di calcio (1500 g/hl); dopo il volo delle ascospore si interviene ogni 6-8 gg con 40-50 g/hl di rame metallo (in miscela a 300 g/hl di zolfo bagnabile) o 1000-1500 g/hl di polisolfuro di calcio, in relazione alle temperature, ripetendo il trattamento se le precipitazioni possono avere dilavato il prodotto (15-20 mm); in assenza di precipitazioni si può allun- Fattori coinvolti nella gestione del contenimento della ticchiolatura del melo Foto R. Bugiani 78 Effetto della sanitazione autunnale nella riduzione del potenziale di inoculo di V. inaequalis Foto R. Bugiani Melo Infezione Leggera Periodo approssimativo di incubazione (gg) Bagnatura fogliare (ore) Temperatura (°C) gare il turno di interventi. Dopo la fase di frutto noce si sospendono i trattamenti se non sono presenti infezioni secondarie. sugli organi vegetali infetti. Il micelio svernante, nei nostri areali, da origine alle infezioni primarie, i cui sintomi compaiono sui nuovi germogli in procinto di schiudersi. Rappresentazione schemica del momento ottimale per eseguire un “trattamento tempestivo”. Foto R. Bugiani È preferibile utilizzare prodotti a base di zolfo sulle cultivar sensibili a rugginosità (Golden) da caduta petali a frutto noce. Lo zolfo ha una buona efficacia ed un’azione in parte eradicante nei confronti della ticchiolatura. È importante limitare il più possibile l’impiego di rame perché, in base al Reg. CE 473/2002, la quantità massima di rame metallo consentita è di 6 Kg/ha/ anno. In EmiliaRomagna, per il melo, è possibile calcolare questo quantitativo su una media quinquennale di 30 Kg di rame metallico per ettaro. È sempre consigliabile trattare prima della pioggia infettante. Vi sono tuttavia esperienze molto positive, trattando con polisolfuro di calcio in maniera tempestiva, dopo, anche durante la pioggia infettante, ma prima del superamento della soglia di 320 Gradi-ora, momento nel quale le ascospore sono in grado di germinare e provocare infezione. Qualora fosse possibile, sarebbe opportuno nella fase invernale e prima della ripresa vegetativa, asportare le foglie infette cadute a terra e rimuoverle dal frutteto. Ciò porterebbe ad una riduzione considerevole del potenziale di inoculo e ad una difesa agevolata nella primavera successiva. OIDIO DEL MELO: Podosphaera leucotricha - Oidium farinosum Ciclo biologico: il fungo responsabile di questa malattia può interessare anche se in misura minore anche il pero e il cotogno. Podosphaera leucotricha trascorre i mesi invernali come micelio entro le gemme o come psudotecio Infezioni su germoglio - foto F. Franceschelli Nei mesi primaverili estivi, si registrano numerose infezioni secondarie provocate dai conidi di Oidium farinosum che si differenziano dal micelio che ricopre gli organi infetti. La diffusione della malattia è correlata dall’andamento climatico. La formazione e germinazione dei conidi avviene con temperature tra 19 e 23°C. Al di sopra dei 33°C i conidi si devitalizzano. Il periodo di incubazione varia da 5 a 10 giorni in funzione della temperatura. Come tutti gli oidi, la pioggia rappresenta un ostacolo alla malattia in quanto i conidi perdono la loro capacità germinativa nell’ambiente acquoso. È una malattia relativamente facile da controllare anche sulle cultivar più sensibili (Jonathan, Cox’s Orange, Stayman, gruppo Imperatore, Rome Beauty, Granny Smith); in genere i trattamenti a base di zolfo eseguiti per la ticchiolatura sono sufficienti a controllare anche l’Oidio. Prevenzione: limitare le concimazioni azotate e le piante in forte attività vegetativa. asportazione delle gemme oidiate con la potatura invernale e dei germogli infettati con la potatura verde. Difesa fitosanitaria: trattamenti preventivi a base di zolfo alla ripresa vegetativa. Per la difesa si utilizza lo zolfo, alla dose di 250-300 g/hl di zolfo bagnabile al momento del germogliamento, con trattamenti ogni 10-14 gg e dosi in diminuzione all’aumentare della temperatura. 79 Melo Cancri delle Pomacee: Nectria galligena, Phomopsis mali, Sphaeropsis malorum Cocciniglia di S. Josè: Comstockaspis perniciosa Cocciniglia di S.Josè, colonia - foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: Infezione su ramo - Servizio Fotosanitario Regionale Ciclo biologico: questi agenti di cancri sono molto pericolosi su piante giovani e negli impianti situati in zone molto umide. Nectria galligena provoca sensibili danni su melo e in misura più limitata su pero. Il patogeno sverna come periteci che si differenziano sul legno infetto da ottobre a dicembre. All’interno si differenziano gli aschi che in primavera liberano le ascospore che diffondono la malattia. La forma agamica si differenzia nei mesi primaverili e autunnali sui cancri più giovani. L’infezione avviene sia attraverso le ascospore che attraverso i conidi entrambi trasportati dall’acqua e dal vento, che germinando penetrano nei tessuti attraverso lenticelle e lesioni di qualsiasi tipo. Le infezioni più gravi si verificano di solito in autunno sulle cicatrici fogliari al momento della caduta delle foglie. Contrariamente al precedente i cancri rameali causati da Sphaeropsis (f.asc. Botryosphaeria obtusa; f.con. Sphaeropsis malorum) e Phomopsis (f.asc. Diaporthe perniciosa; f.con.Phomopsis mali) vanno considerati come parassiti opportunisti o da ferita, in quanto la penetrazione nell’ospite avviene attraverso le lesioni della corteccia. La loro attività patogenetica si esplica principalmente su piante deperite, deboli o lesionate. Prevenzione: vengono privilegiati gli interventi agronomici come l’asportazione dei rami infetti con la potatura invernale e la disinfezione delle superfici di taglio. Difesa fitosanitaria: trattamento preventivo con sali di rame alla caduta delle foglie, al bruno ed eventualmente alla ripresa vegetativa (i trattamenti contro la ticchiolatura con sali di rame controllano anche i cancri). 80 compie 3 generazioni all’anno. Sverna come neanide di prima o seconda età, gli stadi più sensibili ai trattamenti. Le neanidi compaiono a maggio, luglio-agosto e a settembre-ottobre. La diffusione delle infestazioni avviene ad opera delle neanidi che migrano fino a raggiungere i nuovi organi da colonizzare. Dopo questa fase di mobilità si fissano su rami e frutti proteggendosi con uno scudetto di color grigio ardesia di forma circolare per le femmine e allungata per i maschi. Danni: gli attacchi al tronco e ai rami determinano deperimenti e disseccamenti vegetativi. Nei frutti attaccati si manifesta con areole clorotiche circondate da un alone rossastro al centro del quale è presente lo scudetto della cocciniglia. I frutti così colpiti non possono essere commercializzati. Prevenzione: favorire una insolazione diretta delle colonie nel periodo estivo tramite la potatura verde, e l’esposizione al freddo e agli eventuali trattamenti nel periodo invernale tramite spazzolature delle colonie più grosse. Eliminare i rami attaccati durante le fasi di potatura. Difesa fitosanitaria: alcuni antagonisti naturali ne limitano efficacemente la diffusione. La straordinaria velocità di diffusione rende fondamentale la difesa tutti gli anni; infatti, se non controllata, la cocciniglia può causare la perdita pressoché totale della produzione e il disseccamento di parti della pianta. Generalmente i trattamenti vengono effettuati alla ripresavegetativa contro le forme svernanti; da rottura gemme a orecchiette di topo, si può impiegare il polisolfuro di calcio (25 Kg/hl, efficacia anche per ticchiolatura, verificare i termini relativi allo smalti- Gli oli minerali estivi possono venire impiegati anche nel periodo vegetativo durante la migrazione delle neanidi. Per ridurre le infestazioni autunnali, qualora si verifichino danni alla raccolta, si può effettuare un trattamento con olio bianco (2,5-3 Kg/hl) a caduta foglie. dens sono stati utilizzati per la lotta biologica in Europa, mentre Acerophagus maculipennis e Anagyrus sp. near pseudococci sono noti in Italia ma poco comuni. Antonomo: Anthonomus pomorum Pseudococcide: Pseudococcus comstocki Ciclo biologico: pseudococcide originario dell’Asia, polifago su specie ornamentali (Morus spp., Prunus laurocerasus) e frutticole (melo, pero e pesco). Segnalato per la prima volta nel 2004 in Veneto, durante l’estate 2006 in Emilia Romagna su pero, nel 2010 su pesco. Compie tre generazioni all’anno e trascorre l’inverno allo stadio di uova. Le uova si schiudono da aprile e le neanidi si diffondono sulle foglie e sui fiori. Le femmine adulte della prima generazione si osservano in giugno, quelle della seconda generazione dalla fine di luglio alla prima metà di agosto e quelle della terza generazione dalla metà di settembre fino a novembre. La maggior parte delle femmine si sposta per ovideporre dalle foglie ai rami più vecchi e sul tronco. Danni: frequentemente nelle coltivazioni infestate le femmine si concentrano sui frutti, nella cavità calicina su pero e melo e in quella peduncolare su pesco; per questo dopo la raccolta spesso lo pseudococcide si diffonde tramite scambi commerciali. Ulteriori danni vengono indirettamente causati dall’abbondante produzione di melata e dal conseguente sviluppo di fumaggini; successivamente le piante perdono le foglie e i frutti vengono danneggiati. Prevenzione: Larva di antonomo - foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: le piante ospiti del fitofago sono il melo, il pero e il biancospino. Gli adulti compaiono in primavera (fine febbraio-marzo) e si nutrono nelle gemme fiorifere. Quando queste si sono ingrossate, nel momento in cui tra le perule appare una piccola linea bianco-verdastra, vi vengono deposte le uova. In genere una per ogni bottone fiorale. Dopo circa una settimana sgusciano le larve, che si sviluppano cibandosi di stami e pistilli. Le larve cementano con le proprie feci l’interno della corolla e, incidendo la base dei petali, ne impediscono la schiusura. In seguito la gemma assume una caratteristica colorazione bruna e, al suo interno, si forma la pupa. I fiori infestati rimangono per lo più attaccati alla pianta fino alla fuoruscita dell’adulto (seconda metà di maggio-primi di giugno). I neo sfarfallati rodono per qualche tempo le foglie, dopo di che si accingono a estivare e a svernare. favorire una insolazione diretta delle colonie nel periodo estivo tramite la potatura verde, e l’esposizione al freddo e agli eventuali trattamenti nel periodo invernale tramite spazzolature delle colonie più grosse. Eliminare i rami attaccati durante le fasi di potatura. Danni: Difesa fitosanitaria: Prevenzione: Impiegare strategie simili a quelle adottate per Cocciniglia di San José. Per quanto riguarda i parassitoidi, un ruolo di primo piano è rappresentato da alcuni imenotteri appartenenti alla famiglia degli Encyrtidae. Tra questi Clausenia purpurea e Chrysoplatycerus splen- l’epoca dell’antesi influisce sulla vulnerabilità delle varietà allevate. Ove ciò sia compatibile con le esigenze colturali, conviene optare per meli di fioritura precoce o, all’opposto, tardiva. l’azione delle larve provoca la mancata apertura dei bottoni fiorali. In seguito la corolla presenta petali di colore bruno rugginoso. Il melo è la pianta più colpita ma, se la fioritura è abbondante, i danni non sono gravi. 81 Melo mento scorte) ol’olio bianco (3 Kg/hl), consigliabile eseguire gli interventi nelle ore più calde. Melo Difesa fitosanitaria: la raccolta degli adulti al mattino, anche se efficace, è inattuabile per motivi economici. La difesa si esegue con un unico trattamento con rotenone (ammesso fino al 30/04/2012) o piretro in miscela ad olio bianco, all’epoca dell’ovideposizione (da inizio rottura gemme a punte verdi). Afide grigio del melo: Dysaphis plantaginea I principali antagonisti sono i Coleotteri Coccinellidi e i Ditteri Sirfidi, meno efficaci invece gli Imenotteri. Difesa fitosanitaria: considerata la velocità di riproduzione degli afidi ed i precoci danni diretti provocati si rende necessaria l’esecuzione di interventi specifici. Si può intervenire con azadiractina (dosi in relazione al formulato), eventualmente in miscela a olio bianco (0,5-1 Kg/hl), in pre-fioritura. In alcuni casi può essere utile ripetere l’intervento in post fioritura (olio bianco dose 250500 g/hl). In caso di reinfestazioni si può rallentare lo sviluppo degli afidi mediante lavaggi con prodotti a base di sapone di potassio. Afide lanigero: Eriosoma lanigerum Colonia - foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: sverna come uovo durevole deposto sui rami giovani nel tardo autunno. Le fondatrici compaiono all’inizio di aprile poi, dopo 4-5 generazioni di fondatrigenie, l’afide migra sugli ospiti secondari. Danni: può causare deformazioni non solo alla vegetazione, ma anche ai frutticini allegati. In genere le varietà che si defogliano precocemente sono meno infestate per la minore deposizione di uova svernanti. Le cultivar più sensibili sono: gruppo Fuji Golden, Red Delicious e Imperatore; molto tolleranti invece la varietà Florina, Golden Orange, Golden Mira, Primiera. Di solito dopo alcuni anni di conduzione biologica, le piante risultano meno suscettibili agli afidi, sia per l’accresciuta presenza dei predatori, sia per il migliore equilibrio nutrizionale. Prevenzione: adottare alcuni accorgimenti agronomici di tipo preventivo per il contenimento degli afidi: potature equilibrate, non eccedere con le irrigazioni e con le concimazioni azotate organiche, che possono provocare un eccessivo rigoglio vegetativo. La tutela della complessità dell’agroecosistema può contribuire al controllo degli afidi: mantenere l’inerbimento e le siepi per il rifugio degli insetti antagonisti. 82 Ciclo biologico: Deformazioni dovute ad Eriosoma lanigerum foto Servizio Fitosanitario Regionale può compiere fino a 20 generazioni all’anno e sverna in piccole colonie di giovani femmine attere sulle radici, sui grossi tagli di potatura o nelle screpolature della corteccia. Danni: sottrae linfa e causa screpolature corticali, rigonfiamenti e deformazioni dei tessuti che poi possono diventare vie di penetrazione per le infezioni fungine. Prevenzione: si possono adottare alcuni accorgimenti agronomici di tipo preventivo per favorire il controllo degli afidi: potature equilibrate, non eccedere con le irrigazioni e con le concimazioni azotate organiche, che possono provocare un eccessivo rigoglio vegetativo. Anche interventi volti a tutelare la complessità dell’agroecosistema possono contribuire al controllo degli afidi, come il mantenimento dell’inerbimento e delle siepi per il rifugio degli insetti antagonisti. Difesa fitosanitaria: Melo nelle aziende dove si sono verificate infestazioni si possono effettuare trattamenti localizzati con piretro (100 g/hl) e olio bianco (250 – 500 g/hl). In seguito si possono effettuare lavaggi. Nelle aziende biologiche è generalmente ben controllato dall’Imenottero Calcidide Aphelinus mali. Afide verde: Aphis pomi Larva di Sirfide - foto A. Franceschi Cemiostoma: Leucoptera malifoliella Colonia - foto Servizio Sanitario Regionale Ciclo biologico: sverna come uovo e compie l’intero ciclo su melo. Danni: in genere consistono solo nella sottrazione di linfa. Rispetto al D. plantaginea ha un tasso di accrescimento molto minore e causa danni molto meno gravi. Prevenzione: si possono adottare alcuni accorgimenti agronomici di tipo preventivo per favorire il controllo degli afidi, come potature equilibrate, non eccedere con le irrigazioni e con le concimazioni azotate organiche, che possono provocare un eccessivo rigoglio vegetativo. Poiché si sviluppano sui germogli in accrescimento si può contenere effettuando la potatura verde. Anche interventi volti a tutelare la complessità dell’agroecosistema possono contribuire al controllo degli afidi, come il mantenimento dell’inerbimento e delle siepi per il rifugio degli insetti antagonisti. Di solito dopo alcuni anni di conduzione biologica le piante risultano meno suscettibili agli afidi, sia per l’accresciuta presenza dei predatori, sia per il migliore equilibrio nutrizionale. Difesa fitosanitaria: gli inerbimenti, le colture da sovescio e le siepi stimolano la presenza e lo sviluppo di ausiliari. In genere, non si adottano trattamenti specifici, se necessario si possono effettuare dei lavaggi. Crisalidi tra le screpolature di una branca - foto Servizio Sanitario Regionale Ciclo biologico: compie quattro generazioni e sverna come crisalide all’interno di un bozzoletto di colore bianco inserito nelle screpolature del tronco e delle branche. Danni: le larve scavano nelle foglie delle piccole gallerie circolari. Se l’attacco è molto elevato le foglie cadono con riduzione dell’attività fotosintetica della pianta. Difesa fitosanitaria: gli antagonisti naturali sono in grado di contenere tali fitofagi a bassi livelli per cui non sono necessari interventi specifici di difesa; una minima presenza di minatori è necessaria per consentire l’insediamento dei parassitoidi specifici. Litocollete: Phyllonorycter spp. Ciclo biologico: compie quattro generazioni e sverna come crisalide nelle foglie cadute. 83 Melo Danni: le larve scavano una mina traslucida centrata sulle nervature della pagina superiore delle foglie Difesa fitosanitaria: gli antagonisti naturali sono in grado di contenere tali fitofagi a bassi livelli per cui non sono necessari interventi specifici di difesa; una minima presenza di minatori è necessaria per consentire l’insediamento dei parassitoidi specifici. Carpocapsa: Cydia pomonella causando raramente dei danni. All´interno dei frutti, le larve completano il loro sviluppo in 21-30 giorni e, una volta mature, fuoriescono dai frutti infestati e vanno ad incrisalidarsi sotto la corteccia o in altri ripari. Gli adulti di seconda generazione compaiono da dalla 2° metà di giugno alla prima decade di agosto, con un picco massimo nella prima decade di luglio. Il terzo volo inizia da metà agosto, sovrapponendosi talvolta al secondo. La terza e ultima generazione di larve completa lo sviluppo nei frutti in maturazione per poi entrare in diapausa. Danni: nei frutti le larve entrano attraverso un qualsiasi punto dell´epicarpo. In seguito, in corrispondenza del foro di entrata, si forma un piccolo grumo di rosura ed escrementi che consente la rapida individuazione dell’attacco. Su frutti non maturi, la larva penetra nella zona sottoepidermica scavando una galleria spiralata e in seguito si dirige verso la zona carpellare per nutrirsi dei semi. Sui frutti maturi, la larva entra invece direttamente nella polpa, raggiunge e divora i semi. Larva di Cydia pomonella - foto M. Basaglia Ciclo biologico: é il fitofago più importante per la coltura. Il suo ciclo è regolato da meccanismi neuro-ormonali che sono a loro volta influenzati da stimolazioni esterne (temperatura, fotoperiodo). Nei nostri ambienti C. pomonella svolge tre generazioni all´anno e sverna come larva matura in diapausa dentro un bozzolo posto nelle anfrattuosità del tronco o nel terreno. L´incrisalidamento ha luogo in marzo-aprile e i primi adulti compaiono, a seconda delle condizioni ambientali a partire da metà aprile. Gli adulti sono attivi al tramonto e con temperature superiori ai 15°C avvengono gli accoppiamenti seguiti dopo pochi giorni dalle ovideposizioni. Le uova vengono deposte isolatamente e quelle della prima generazione vengono deposte per lo più sulle foglie o sui rametti in vicinanza delle fruttificazioni. Dalle uova sgusciano le larve neonate che trascorrono alcuni giorni all´esterno spostandosi su foglie e rametti prima di penetrare nei frutti. Durante questi vagabondaggi le larvette possono intaccare le foglie 84 Gli attacchi del fitofago su melo e pero, se non controllati tempestivamente con interventi insetticidi, provocano pertanto gravi lesioni dei frutti che, così danneggiati, finiscono per cadere al suolo. Trattamenti tardivi non evitano comunque il danno “estetico” e il deprezzamento del prodotto dovuto alla presenza sull´epicarpo di tracce cicatrizzate dei fori di penetrazione Prevenzione: eventuali piante di noce limitrofe ai frutteti devono essere tolte o trattate come la coltura, in quanto la Carpocapsa può attaccare anche questi frutti, diventando fonte di infestazione. A raccolta allontanare dal campo tutti i frutti, anche quelli bacati. Difesa fitosanitaria: la difesa è realizzata attraverso l’impiego della confusione/disorientamento sessuale associata a interventi diretti alle uova o alle larve. Nella maggior parte dei casi, è necessaria l’integrazione delle due tecniche. Per gli interventi sulle uova si impiega olio minerale estivo. Per gli interventi sulle larve, con virus della Granulosi o spinosad, è opportuno impiegare un solo prodotto per generazione, evitando strategie miste, al fine di evitare la selezione di popolazioni resistenti di carpocapsa. Poiché le sostanze attive ad azione larvicida disponibili sono poche (virus e spinosad) e considerata l’elevata pressione negli ambienti dell’ER, l’olio può risultare un utile strumento per contribuire al contenimento delle popolazioni. Da esaminare l’efficacia di oli vegetali. Il virus della granulosi (Carpovirusine 1,5 l/ha - Madex 100 cc/ha, 50 cc/ha splitting - Carpostop 500 cc/ha - Virgo 500 cc/ha) deve essere realizzato con tempestività, ad inizio schiusura delle uova, momento da individuare tramite le catture con le trappole per il monitoraggio e facendo riferimento ai modelli previsionali, messi a punto e gestiti dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’E.R. I trattamenti vanno ripetuti a distanza di 8 giorni (6 giorni con splitting a dose più bassa). Le larve muoiono in 3-5 giorni per l’interruzione delle attività vitali. I trattamenti hanno migliore efficacia se le piante hanno un apparato fogliare non troppo sviluppato, in modo da effettuare una buona bagnatura. Correggere il pH dell’acqua portandolo alla neutralità. In alcune aziende si è registrato un calo di efficacia dei formulati a base di virus, che hanno indotto delle indagini per verificare la presenza di popolazioni resistenti. Pertanto, a fronte di alcuni formulati standard che contengono il ceppo messicano (CpGV Mexican), sono disponibili nuovi isolati sperimentali di virus che hanno fornito valori di efficacia variabili ma generalmente migliori a quelli dei formulati standard. Lo spinosad ha una limitazione di 3 interventi /anno da etichetta. Contro le larve svernanti si possono impiegare i nematodi entomopatogeni, effettuando interventi in autunno. In base ai dati sperimentali, negli ambienti dell’E.R. hanno mostrato migliore efficacia e costanza di risultati i prodotti a base di Steinernema feltiae, rispetto ad altri ceppi. I nematodi sono parassitoidi dei lepidotteri dei quali provocano la morte penetrando dalle aperture naturali della larva della vittima e liberando un batterio simbionte che si riproduce dando origine a tossine letali per il fitofago. Il prodotto è da applicare all’inizio o durante una pioggia, non appena i tronchi e le branche sono completamente bagnati, in modo che vi sia un velo d’acqua sulla vegetazione, con temperature medie mag- giori o uguali a 10°C. Le formulazioni si presentano come una massa disidratata in un substrato inerte, che si riattiva sotto forma di sospensione acquosa, da mantenere in agitazione ed utilizzare entro 10 ore dalla preparazione. La sospensione viene distribuita con l’atomizzatore aziendale impiegando 1500 l/ha, con l’accortezza di non superare pressioni di 2000 kPa (20 bar) e adottare ugelli a cono con diametro superiore a 500 _m (0,5 mm); i filtri presenti devono essere larghi almeno 300 _m (50 mesh) altrimenti devono essere rimossi per non danneggiare i nematodi. La dose di prodotto utilizzato per il trattamento autunnale contro carpocapsa è di 1,5 miliardi di nematodi, non scendere al di sotto di 1 miliardo di nematodi ad ettaro. Il rispetto delle condizioni di impiego è fondamentale per l’efficacia della tecnica. Il prodotto può essere conservato a 4-6°C (in frigo) per al massimo 3 mesi, ma non è possibile utilizzarlo l’anno successivo. L’utilizzo di reti anti insetto è una tecnica di recente applicazione, le prime esperienze sono state effettuate in Francia a partire dal 2005. Attualmente, in Francia vi sono alcune centinaia di ettari di meleto protette con reti anti-insetto (circa 300 ha nel 2009), mentre in Italia, dove l’utilizzo è agli inizi, si contano solo alcune decine di ettari (in Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Trentino- Alto Adige e Toscana). I dati ottenuti dai campi in Italia possono per ora solo confermare l’efficacia del sistema, in attesa di informazioni specifiche per la regione. Esistono due tipologie di reti disponibili: Monofila: copertura di ogni singola fila. Con questo sistema si ha il contenimento pressoché completo della Carpocapsa e nessuna limitazione nella percorrenza del frutteto con le diverse macchine operatrici. I trattamenti effettuati con le normali irroratrici attraversano la rete. Sono ostacolate, invece, tutte le operazioni sulla pianta. Monoblocco: copertura dell’intero appezzamento. A partire da un impianto antigrandine, la rete viene applicata anche sui quattro lati del frutteto. Il contenimento del danno da Carpocapsa non è totale, sospendere del tutto i trattamenti può essere rischioso, come verificato anche nelle prime esperienze realizzate in Italia. Il sistema ostacola l’ingresso nel frutteto, mentre le principali operazioni colturali non trovano impedimenti. 85 Melo L’olio bianco estivo, utilizzato sia in 1a che 2 a generazione, a dosi di 250 cc/hl, permette di ottenere una efficacia di circa il 60% nei confronti delle uova e, in miscela al virus, ne migliora l’efficacia. Melo Cidia molesta:Cydia molesta dermici e non penetra l´interno della polpa; sui frutti maturi la larva penetra invece direttamente nel mesocarpo. A differenza della carpocapsa, le gallerie scavate dalle larve di cidia nelle mele e nelle pere non raggiungono la zona carpellare. Risulta dannosa soprattutto per le cultivar tardive (Abate, Kaiser). Difesa fitosanitaria: occorre effettuare il monitoraggio mediante trappole a feromoni, anche se non è dimostrata una correlazione fra catture e rischio di danno; risulta più sicura, anche se meno agevole, è l’individuazione dell’ovodeposizione sui frutti. Uovo di cydia molesta - foto Servizio Ftosanitario Regionale Ciclo biologico: sverna come larva matura in diapausa nelle anfrattuosità della corteccia, nel terreno o nei magazzini e compie 4-5 generazioni all´anno. A primavera si ha l´incrisalidamento, seguito dal primo sfarfallamento di adulti durante il mese di aprile. L´epoca dei primi voli può variare da un anno all´altro, essendo molto influenzata dalle condizioni ambientali. La difesa si può realizzare con il metodo della confusione/disorientamento sessuale. I migliori risultati si ottengono quando la confusione/ disorientamento viene applicato all’inizio del volo. Interventi di soccorso possono essere fatti con formulati a base di spinosad (max 3 trattamenti/anno). Capua: Adoxophyes orana Gli sfarfallamenti e gli accoppiamenti hanno luogo nelle ore crepuscolari (con temperature superiori a 16°) e notturne. Dopo l´accoppiamento, ogni femmina depone alcune decine di uova in modo isolato sui tessuti vegetali a superficie liscia. Il numero complessivo di uova deposto per ciascun individuo è inferiore in prima generazione rispetto alle ovideposizioni delle generazioni successive. Ogni uovo dà origine dopo un´incubazione di 1-2 settimane ad una larvetta di colore giallo-rosato che inizia rapidamente la sua attività trofica all´interno degli organi vegetali. Dopo 3-4 mute, la larva raggiunge la piena maturità e si imbozzola sulla pianta o nel terreno, per incrisalidarsi e mutare in adulto. L´intero processo ha una durata variabile in funzione delle condizioni ambientali, in genere comunque il secondo volo di adulti ha inizio i primi di giugno con un massimo di presenza nella metà del mese. Da luglio a ottobre il volo degli adulti è praticamente continuo per l´accavallarsi delle generazioni estive e autunnali Adulti di capua catturati con trappola a feromoni- foto A. Reggiani Ciclo biologico: svolge 2 generazioni all’anno con svernamento allo stadio larvale entro un ricovero sericeo tessuto tra foglie e rami. Alla ripresa vegetativa le larve attaccano i giovani germogli e raggiunta la maturità si incrisalidano tra la vegetazione. Danni: Il volo degli adulti si protrae dalla metà di maggio alla metà di giugno. Le uova sono deposte in ooplacche sulle superfici fogliari (con preferenza per quella inferiore). Le larve vivono a spese delle foglie e dei frutti. attacca il pesco e le pomacee. Quando le pere sono ancora acerbe la larva danneggia solo gli strati epi- Il secondo volo ha luogo tra fine luglio e inizio settembre; all’ovideposizione segue la nascita delle 86 Prevenzione: nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali. Danni: il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente i frutti, sui quali provocano erosioni talvolta profonde che ne causano il deprezzamento commerciale. Difesa fitosanitaria: Circa il monitoraggio e il rispetto delle soglie d’intervento valgono le stesse indicazioni riportate per Pandemis e Archips. La difesa è realizzata, al superamento della soglia d’intervento, con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con spinosad (massmo 3 trattamenti/anno). Eulia: Argyrotaenia pulchellana la seconda metà di giugno. L´ultima generazione di adulti compare nel mese di agosto ed è seguita dalle larve di terza generazione che hanno un accrescimento molto lento e sono presenti fino a tutto il mese di ottobre, per poi incrisalidarsi. Danni: attacca anche il pero e il susino. Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo difficili da colpire coi trattamenti. Le larve provocano caratteristiche erosioni, danneggiando inizialmente le foglie e in seguito, anche i frutti. Sulle foglie l´attacco è localizzato alla pagina inferiore, sono risparmiate le nervature e la pagina superiore del lembo fogliare. Sui giovani frutti le larve provocano erosioni superficiali, su quelli prossimi alla maturazione le erosioni si estendono alla cavità peduncolare, rendendoli incommerciabili e facilmente soggetti a processi di marciume. Prevenzione: nei frutteti biologici viene generalmente ben controllata dai numerosi antagonisti naturali, altrimenti risultano molto efficaci interventi con Bacillus thuringiensis. Difesa fitosanitaria: installare le trappole a ferormoni per seguire l’andamento dei voli e intervenire al superamento della soglia d’intervento a con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con spinosad (massimo 3 trattamenti/anno). Ovatura di eulia - foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: nei nostri ambienti compie tre generazioni l´anno e sverna come crisalide, riparata sotto le foglie cadute a terra. I primi adulti compaiono a fine marzo primi di aprile e lo sfarfallamento dura circa un mese. A circa una settimana dall´accoppiamento, le femmine depongono le uova in ooplacche di colore giallastro sulla pagina superiore delle foglie. Le larve della prima generazione compaiono a partire dal mese di maggio e si accrescono dapprima a spese del parenchima fogliare e poi dei frutticini. Completato il loro sviluppo, le larve si incrisalidano all´interno di un bozzolo sericeo dove avviene la metamorfosi che darà origine agli adulti a partire dal- Correggere il pH a 6-6,5 per l’impiego del Bacillus. È importante effettuare una buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni specialmente in caso di forte presenza di larve o di catture di adulti prolungate nel tempo. I l momento per intervenire è indicato dai Bollettini tecnici provinciali anche sulla base delle indicazioni del modello previsionale MRV-Eulia.. Pandemis: Pandemis cerasana Ciclo biologico: compie due generazioni all´anno e sverna come larva giovane all´interno di un bozzolo nascosto nelle anfrattuosità della corteccia del tronco o dei rami. Alla ripresa vegetativa, le larve escono dai bozzoli in modo scalare e attaccano la vegetazione. L´incrisalidamento avviene alla fine di aprile-inizi di maggio all´interno di foglie accartocciate o unite tra 87 Melo larve che, dopo una breve attività trofica entrano in diapausa. Melo loro, oppure nei punti di contatto tra diversi organi vegetativi. La prima generazione di adulti compare da metà maggio ai primi di giugno; la seconda generazione dalla fine di luglio a tutto agosto. Archips: Archips podanus Le uova sono deposte in ooplacche sulla pagina inferiore delle foglie; le larvette appena sgusciate erodono il lembo fogliare per poi spostarsi poi in una fase più avanzata di sviluppo all´apice dei germogli della parte alta della pianta e sui frutti. Le larve della seconda generazione si accrescono lentamente e ai primi freddi entrano in diapausa Prevenzione: nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali. Danni: il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni (ricamature) che ne causano il deprezzamento commerciale. Difesa fitosanitaria: È importante verificare la presenza di larve svernanti in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile è necessario installare le trappole a ferormone per l’andamento dei voli e la verifica del superamento della soglia d’intervento. La difesa è realizzata con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con spinosad (massimo 3 trattamenti/anno) al superamento della soglia d’intervento, è importante effettuare una buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni. I trattamenti devono essere ripetuti in caso di forte presenza di larve o di catture di adulti prolungate nel tempo e per il periodo di nascita delle larve indicato dai modelli previsionali elaborati dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’E.R. Correggere il pH a 6-6,5 per l’impiego del Bacillus. foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: simile a Pandemis cerasana ma con tre generazioni all’anno. I primi due voli coincidono con quelli di P. cerasana mentre il terzo si verifica agli inizi di settembre. Prevenzione: nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali. Danni: il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni (ricamature) che ne causano il deprezzamento commerciale. Difesa fitosanitaria: è importante verificare la presenza di larve svernanti in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile è necessario installare le trappole a ferormone per l’andamento dei voli e la verifica del superamento della soglia d’intervento. La difesa è realizzata con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con spinosad (massimo 3 trattamenti/anno) al superamento della soglia d’intervento, è importante effettuare una buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni. Con aziende particolarmente infestate si può installare la confusione sessuale 88 Rodilegno rosso: Zeuzera pyrina Cossus cossus Il picchio può essere un predatore di lepidotteri Melo Rodilegno giallo: Larva di Cossus cossus - foto Servizio Fitosanitario Regionale Ciclo biologico: sverna come larva e compie una generazione in 1-2 anni. Gli adulti sfarfallano da maggio a settembre. Danni: è un fitofago particolarmente polifago che ha trovato sui fruttiferi e in particolare sulle pomacee condizioni favorevoli. Attacca prima i germogli poi i rami. In seguito si comporta come il rodilegno rosso attaccando anche le branche principali. Danneggia sia su piante in allevamento che le piante adulte. Prevenzione: non esistono antagonisti naturali in grado di contenerne le popolazioni ma possono essere antagonisti i pipistrelli e il picchio. Difesa fitosanitaria: per il controllo di questo insetto si installano trappole per la cattura di massa al di sopra delle chiome degli alberi, questo consente anche di individuare il momento migliore per effettuare i trattamenti con formulati a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/ hl) a partire da metà giugno. Ciclo biologico: compie una generazione ogni due-tre anni e sverna come larva. Gli adulti sfarfallano da fine maggio ad inizio di settembre. È un fitofago particolarmente polifago che ha trovato sui fruttiferi e in particolare sulle pomacee condizioni favorevol. Prevenzione: non esistono antagonisti naturali in grado di contenerne le popolazioni ma possono essere considerati antagonisti i pipistrelli e il picchio. Danni: ha attività xilofaga, le larve scavano gallerie nel legno con fuoriuscita di rosura di consistenza stopposa. Può causare danni sia su piante in allevamento che su piante adulte. Per l’azione delle larve le piante colpite deperiscono e, in caso di forti attacchi, si può arrivare anche alla loro morte. Difesa fitosanitaria: Si può applicare la confusione sessuale con installazione dei dispenser a inizio maggio (con almeno 2 trappole per il monitoraggio nella parte alta della chioma). per la difesa da questo fitofago, buoni risultati si sono ottenuti con la tecnica della cattura massale dei maschi mediante l’installazione di circa 8-10 trappole per ettaro. Sono possibili anche tecniche di difesa meccanica come l’uncinazione delle larve presenti nei tronche con filo di ferro e l’asportazione, quando possibile, delle parti colpite. Proseguire la cattura massale per alcuni anni. Sono possibili anche tecniche di difesa meccanica come l’uncinazione delle larve presenti nei tronche con filo di ferro e l’asportazione, quando possibile, delle parti colpite. 89 Melo Mosca della frutta: Ragnetto rosso: Ceratitis capitata Panonychus ulmi Danno su melo di ceratitis capitata - foto Servizio Fitosanitario Regionale Danni da ragnetto rosso su foglie di melo. foto F. Franceschelli Ciclo biologico: compie un numero di generazioni variabile a seconda della zona e delle temperature. Danni: sui frutti provoca macchie livide con disfacimento dei tessuti interni infestati dalle larve della mosca. Causa danni quando le temperature alla fine dell’estate si mantengono elevate. Ciclo biologico: compie da sette a nove generazione all’anno e sverna come uovo deposto sulle parti legnose della pianta con particolare predilezione per i punti di inserzione dei rami. Danni: Con condizioni climatiche favorevoli può danneggiare l’intera produzione. In genere sono colpite le varietà Golden e Golden simili. le punture causano delle decolorazioni delle foglie. In genere non comporta gravi rischi per la coltura, anche con infestazioni elevate, poiché i predatori sono in grado di contenerne lo sviluppo. Difesa fitosanitaria: Prevenzione: monitorare la presenza con trappole cromotropiche gialle e, in caso di presenza, all’inizio del volo utilizzare esche proteiche che agiscono come attrattivo, in miscela a spinosad, da distribuire su parte della chioma (ad esempio a filari alterni sulla parte alta della chioma, maggiore cura per le piante esterne). in frutteti con scarsa presenza di predatori è possibile incrementarla introducendo materiale di potatura o bande trappola provenienti da frutteti con elevate popolazioni di predatori. Per la cattura massale innescare trappole (bottiglie in polietilene, con tappo giallo brevettato oppure due strisce adesive gialle nella circonferenza e due fori di 10 mm circa) con 0,3 litri di soluzione al 10% di esca, appenderle nel lato sud ed impiegare circa 25 trappole/ha. A fine campagna le trappole sono da raccogliere, smaltire o riporre in luogo sicuro. Difesa fitosanitaria: in genere non sono necessari trattamenti specifici. Si ringraziano per i loro contributi: Pierangela Schiatti, Agnese Franceschi, Loredana Antoniacci, Massimo Bariselli, Mauro Boselli, Riccardo Bugiani, Alberto Aldini, Sandro Bolognesi, Stefano Caruso, Roberto Colombo, Fausto Grimaldi, Riccardo Cornale, Stefano Bongiovanni, Maria Grazia Tommasini, Stefano Vergnani. Aggiornamento 2012 90