Melo
Il Melo
in Agricoltura Biologica
Il melo è una coltura
che richiede, su varietà
sensibili, un elevato
numero di interventi
per la ticchiolatura, che
comunque risulta di
solito ben controllata.
L’avversità chiave è la
Carpocapsa, che risulta
essere l’elemento che
limita la diffusione della
coltura in agricoltura
biologica. .
Il melo non è una
specie particolarmente
esigente dal punto
di vista nutrizionale.
Si adatta bene a
diversi tipi di terreno.
Melo in fiore - foto F. Franceschelli
Il pH ideale è subacido 6,5-7,5. In queste condizioni la
maggior parte dei macro e micro-elementi viene facilmente assorbita, mentre sono da
evitare suoli con pH minori di 5,4 e maggiori di 8,8.
Scelta del portinnesto
M9 e i suoi cloni: in terreni freschi, fertili con elevata disponibilità d’acqua, si possono utilizzare portinnesti
deboli come M9 o i suoi cloni più vigorosi e con apparato radicale più svilippato Pajam!, Pajam 2, EMLA 9.
MM106: si adatta a diversi tipi di terreno, anche se sono preferiti quelli freschi e fertili, utilizzare con varietà
deboli (Spur).
73
Melo
Portinnesto
Caratteristiche
Adattabilità
Giudizio
M9
Induce scarsa vigoria nelle
piante innestate e precoce
messa a frutto. Elevata
la produttività; migliora le
caratteristiche qualitative
dei frutti
Adatto per terreni fertili,
permeabili ed irrigui, va usato
con moderazione in terreni
pesanti o siccitosi; sopporta
bene il reimpianto nei terreni
più sciolti
Precursore degli attuali M9
oggi non viene più utilizzato
a favore delle selezioni
clonali di M9 e M9 derivati
virus controllati ritenute più
interessanti
EMLA 9
Leggermente più vigoroso di
M9, di facile propagazione,
meno pollonofero
Come M9
Pajam 1
Vigoria inferiore a EMLA,
leggermente pollonifero,
tende a formare sulla
corteccia sferoblasti
iperplastici (” burr knots”
iperplasie bugnate) che
sono sovente accompagnati
dall’emissione di abbozzi
radicali fuori terra
Come M9
Soggetto impiegato
sporadicamente, soprattutto
in combinazione con cultivar
vigorose (Fuji)
Pajam 2
Soggetto particolarmente
vigoroso +20% rispetto
a Pajam 1, manifesta
nelle cultivar innestate
fenomeni di ringiovanimento
(spinescenza e sferoblasti)
Come M9
Poco rispondente per
l’eccesiva vigoria ai moderni
sistemi di impianto del melo
MM 106
Di medio vigore, conferisce
buona efficienza produttiva.
Idoneo per tutti i terreni in cui
non si manifestano ristagni
idrici.
Piuttosto sensibile
a Phytophtora spp.;
mediamente resistente
all’afide lanigero.
Scelta varietale
Le varietà convenzionali sono conosciute e ricercate
sul mercato, ma presentano spesso problematiche
fitosanitarie di difficile gestione.
In particolare, il fattore limitante per la coltivazione del
melo in agricoltura biologica è l’alternanza di produzione, problema legato alla varietà, alla gestione della
pianta (il diradamento manuale riesce solo in parte a
riequilibrare la pianta), nonché alla pressione di alcuni
fitofagi, con particolare riferimento agli afidi.
È bene orientarsi verso varietà “non alternanti”, diradare precocemente (intervenire in fioritura sui mazzetti),
e preferire varietà tolleranti o resistenti agli afidi.
Nell’ottica di indirizzarsi verso cultivar rustiche e dotate di scarsa sensibilità alle principali malattie sono
da preferire varietà che risultano essere ticchiolatura-resistenti, ma che abbiano elevate caratteristiche
organolettiche per cercare di superare la difficoltà di
collocazione sul mercato di varietà poco note.
74
Varietà resistenti alla
ticchiolatura:
QUERINA® Florina (+8): buona produttività, ottime caratteristiche organolettiche, buona conservazione e resistente all’afide grigio. È sensibile all’oidio, ha
tendenza all’alternanza produttiva, molto vigorosa ed
ha spesso una disomogeneità di crescita della pianta.
Matura qualche giorno dopo Golden Delicious.
GOLDEN ORANGE* (+8): *. Produttività medioelevata e costante(necessita di diradamento); è poco
sensibile all’oidio e abbastanza tollerante verso gli
afidi.; i frutti, di bellaforma, regolari, hanno buccia
traslucida,priva di rugginosità e, negli ambienti più
vocati, presentano un’attraente sfaccettatura rosata.
La qualità dei frutti, dolce-aciduli, croccanti e succosi,
è discreta. La qualità complessiva è inferiore a quella
di Golden Delicious, con la quale non va confusa . Si
raccoglie verso la metà di settembre.
PRIMIERA* (+9): Simile alla Golden. Discrete ca-
bandono a favore di nuove varietà più colorate tipo
Superchief, Jeromine IT Red Del.
GOLD RUSH® Coop38* (+28): portamento com-
Gruppo FUJI (+25): Solo Kiku 8, oggi si pianta
patto, vigore medio, buona produttività e discrete caratteristiche organolettiche, poco suscettibile
all’attacco di afidi. La buccia non ha un aspetto molto
attraente, l’epoca di raccolta è molto tardiva (fine di
ottobre) e tendenza al cracking nelle lenticelle.
Zen Aztec, Toshiro, Raku Raku, di alcuni nuovi cloni
si conoscono solo glia aspetti pomologici meno quelli organolettici.
BRINA* (+10): costantemente ed altamente produt-
® = marchio registrato
tiva e poco sensibile all’oidio,presenta frutti di media
pezzatura, omogenei, ampiamente sovraccolorati di
rosso brillante in tutti gli ambienti, dotati di sapore
dolce-acidulo equilibrato, con aromacaratteristico.
La finestra di raccolta è molto ampia (si comincia
generalmente nell’ultima settimana di settembre);
buona la conservabilità. Va diradata con cura per non
avere frutti di piccole dimensioni; in alcuni ambienti
di pianura è risultata soggetta ai colpi di sole che ne
penalizzano l’aspetto.
MODI’ *: varietà nuova.
Varietà di recente introduzione, resistente a ticchiolatura e poco sensibile all’oidio, con albero di vigoria
moderata ed elevata produttività (serve diradamento
molto accurato). Il frutto presenta colorazione rossoporpora distribuita sulla quasi totalità dell’epidermide, polpa consistente, con alto grado di zuccheri ed
acidi, e buone caratteristiche organolettiche. La raccolta inizia circa a metà settembre. Molto prolungata
la shelf life. La varietà è distribuita commercialmente
attraverso la forma del contratto di esclusiva.
Altre varietà:
Gruppo Gala* (-25)
RED CHIEF® (-5) e gruppo Spur: Attualmente anche in convenzionale Red Chief è in progressivo abForma di allevamento
Portinnesto
Per l’epoca di raccolta si fa riferimento al Golden
Delicious clone B (0)
* = varietà protetta
* Gruppo Golden
La consultazione delle liste raccomandate nell’ambito dei Disciplinari di Produzione Integrata, è utile in
agricoltura biologica per la conoscenza delle caratteristiche delle varietà: DPI Liste varietali melo.
Forme di allevamento e
sesti di impianto
La forma d’allevamento più utilizzata è il fusetto.
Questa forma consiste in un astone con corte brachette di sfruttamento di lunghezza decrescente verso la parte alta della pianta.
Se vengono utilizzati portinnesti vigorosi ed impianti
meno intensivi è possibile ricorrere alla palmetta e al
candelabro (palmetta a tre branche).
Gestione del Suolo
Se il melo è innestato su M9, il controllo delle infestanti sulla fila diventa particolarmente importante,
in quanto l’M9 è sensibile alla concorrenza delle malerbe per quanto riguarda nutrienti e acqua. Il controllo delle infestanti deve essere effettuato in modo da
non danneggiare le radici del portinnesto.
Varietà
Terreno
Sesto d’impianto
Fusetto
106 o Pajan 2
media-bassa
vigoria
media fertilità
3,5-4 x 0,5-1
Fusetto
M9
Pink Lady
media fertilità
4 x 1-1,2
Fusetto
Pajan 1
Fuji
media fertilità
4x1-1,2
Tabella dal bollettino di Ferrara, novembre 2005
75
Melo
ratteristiche gustative, buona produttività e frutti di
bell’aspetto.
Melo
Fertilizzazione
Difesa fitosanitaria del melo
Per quanto riguarda le indicazioni generali relative
alla gestione del suolo e fertilizzazione si rinvia alle
schede “Pratiche agronomiche” e “Fertilizzazione organica”.
Colpo di fuoco batterico
Irrigazione
grave batteriosi che colpisce numerose specie Rosacee, tra cui pero, melo, cotogno e nespolo, tra le
spontanee si ricorda il biancospino.
Il melo è abbastanza sensibile allo stress idrico, per
cui è necessario gestire adeguatamente gli interventi
irrigui.
Diradamento melo
In caso di eccessiva allegagione è indispensabile effettuare il diradamento manuale per eliminare i frutti
in eccesso.
Attualmente in agricoltura biologica non si conoscono prodotti in grado di agire in maniera simile alle
molecole di sintesi, per cui la strategia si basa sull’impiego di prodotti che limitino l’allegagione dei fiori attraverso un’azione “fitotossica” sul fiore stesso.
Si può utilizzare polisolfuro di calcio che ha ottenuto
un’attività diradante tendenzialmente intermedia fra il
diradamento manuale ed il testimone non diradato.
Tale attività è da considerarsi insufficiente, tuttavia
l’intervento in fioritura influisce sulla costanza di produzione nel tempo, assicurata da un ritorno a fiore
tutti gli anni.
A questo riguardo il diradamento manuale è troppo
tardivo per assicurare la produzione l’anno successivo, per cui, anche una diminuzione troppo limitata
del numero dei frutti operata ad esempio dal polisolfuro di calcio (che si è dimostrato il prodotto più efficace e di più semplice attuazione) è da considerarsi
molto importante.
Polisolfuro di calcio: 6 Kg/hl in fioritura.
Le esperienze del Trentino Alto Adige propongono
l’impiego di una macchina che dotata di fili di plastica (ciglia), e applicati a organi rotanti, riesce a fornire
ottimi risultati paragonabili al diradamento chimico.
Si tratta, in pratica, di frustate che vengono applicate
alla pianta in fioritura diminuendo così il numero di
fiori fertili.
- Erwinia amylovora
Ciclo biologico:
I sintomi possono comparire con avvizzimento e annerimento dei fiori o con imbrunimento e disseccamento dei frutti da cui l´infezione si può estendere
al ramo; le foglie colpite dalla malattia avvizziscono,
ripiegandosi verso l´alto ed imbruniscono.
Le foglie colpiti rimangono tenacemente attaccati al
ramo, avvizziscono, assumono colorazione brunonerastra ed i germogli possono ripiegarsi ad uncino.
La progressione dell´infezione sui rami, sulle branche e sul tronco causa la formazione di cancri.
L´asportazione di uno strato sottile di corteccia, mette in evidenza una colorazione rosso-mattone sottocorticale. È possibile osservare sulle parti infette della
pianta gocciole di essudato batterico, un liquido lattiginoso biancastro, poi ambrato, che contiene milioni
di cellule vive di E. amylovora.
Le principali fonti di infezione di E. amylovora sono il
materiale di propagazione e il materiale vegetale infetto. La disseminazione del batterio è ad opera del
vento, piogge, insetti e uccelli.
L´uomo può contribuire alla diffusione del patogeno
attraverso le operazioni colturali (potatura in particolare) e con il commercio di materiale di propagazione
infetto.
Il periodo della fioritura (sia principale che secondaria) è ritenuto il più critico per quanto riguarda sia la
recettività della pianta all´infezione che la diffusione
dell´inoculo. Le condizioni climatiche predisponenti
la moltiplicazione dei batteri e la comparsa dei sintomi della malattia sono umidità relativa superiore
al 60% e temperature di 15-32°C, associate a nebbia,
rugiada, piogge e grandinate.
Prevenzione:
La sorveglianza del territorio è fondamentale per
76
Ticchiolatura:
Venturia inaequalis
- Fusicladium dendriticum
Uso di materiale di propagazione sano, prodotto in
aree esenti da E. amylovora o dove la batteriosi sia
sotto stretto controllo.
La realizzazione di visite frequenti nel frutteto è indispensabile per l´individuazione di sintomi sospetti della batteriosi, a cui devono seguire l´immediata
asportazione e distruzione con il fuoco di germogli,
frutti, rami, branche e intere piante colpiti.
I tagli devono essere fatti a una distanza di almeno 50
cm al di sotto dell´alterazione visibile; i frutti infetti
possono essere interrati e ricoperti di calce. Nei casi
gravi devono essere abbattute anche le piante sane
vicine a quelle colpite dalla batteriosi.
Al termine di queste operazioni è necessario disinfettare gli attrezzi usati e sterilizzare o bruciare gli effetti
personali (guanti o altro) che siano venuti a contatto
con le parti infette.
Non eccedere con le concimazioni azotate, non eseguire potatura verde, eliminare le fioriture secondarie, evitare l´irrigazione sovrachioma, effettuare la
potatura durante il riposo vegetativo (fatta seguire da
un trattamento con sali di rame) e bruciare il legno
di potatura.
Difesa fitosanitaria:
L´uso di prodotti rameici può contribuire al contenimento della malattia.
Si consiglia di effettuare durante la stagione vegetativa, alla dose di 50-100 g/hl di rame metallico,
trattamenti entro 24 ore da eventi atmosferici predisponenti quali piogge e grandinate, dopo la raccolta, a caduta foglie e nella fase di ingrossamento
delle gemme.
Si possono effettuare trattamenti preventivi con
Bacillus subtilis (massimo 4 trattamenti all’anno).
Disponibile anche Bacillus amyloliquefaciens da impiegare con modalità preventive.
Danni su frutto - foto F. Franceschelli
Ciclo biologico: il patogeno (Venturia inaequalis) sverna come pseudotecio sulle foglie infette cadute a terra l’anno precedente. All’interno di questi, una volta trascorso il
processo di maturazione si differenziano gli aschi
ognuno contenente 8 ascospore che, ad ogni evento
piovoso verranno rilasciate nell’ambiente esterno e si
depositeranno sui tessuti suscettibili di melo. In condizioni climatiche idonee di bagnatura e temperatura
(tavole di Mills e giorni di incubazione), queste germineranno e penetreranno nei tessuti vegetali infettandoli. Trascorso un periodo di incubazione variante
in funzione della temperatura, sulle aree infette si
produrranno le fruttificazioni conidiche (Fusicladium
dendriticum) responsabili della ulteriore diffusione
della malattia. Le infezioni secondarie si protraggono per tutta la stagione. La fase primaria della malattia dura circa poco meno di due mesi (dalla fine
di marzo-inizio aprile alla metà di maggio), per cui le
fasi di maggiore rischio sono quelle ascosporiche che
vanno dalla ripresa vegetativa a frutto noce.
Le cultivar di melo più sensibili sono: Imperatore, Red
Delicious, Gravenstein, Rome Beaty, Mutsu, Rubra;
altamente tolleranti invece sono: Freedom, Florina,
Golden Mira, Golden Lara, Golden Orange, Primiera,
Priscilla, Liberty, Gold Rush.
77
Melo
individuare precocemente i focolai della malattia ed
eliminare con la massima tempestività le fonti di infezione. Il Servizio fitosanitario è impegnato nel controllo della batteriosi attraverso ispezioni sistematiche dei vivai, ai sensi del D.M. 31 gennaio 1996.
Infezione Moderata
Infezione Grave
25,5
10
14
23
-
25
8
11
18
-
24-25
6,5
9
16
9
16-24
6
9
16
9-10
15,5
6,5
10
17
12
14-15
7
11
19
13
12-13
8
12
20
14
11
9
14
22
15
10
11
16
26
16
9
12
17
27
17
8
13
21
34
-
7
15
23
37
-
6
18
27
44
-
5
21
34
50
-
4
28
42
57
-
3
30
52
65
-
2
35
69
93
-
1
41
69
93
-
Melo
Tabella: numero approssimativo di ore di bagnatura fogliare necessario per causare infezione alle diverse temperature
e relativo periodo di incubazione prima della comparsa dei conidi sugli organi infettati.
Prevenzione:
Difesa fitosanitaria: per prevenire la ticchiolatura è opportuno garantire
un buon arieggiamento e una buona illuminazione
della chioma mediante l’adozione di sesti d’impianto
adeguati e il ricorso alla potatura verde.
nelle prime fasi vegetative si effettuano trattamenti
preventivi con sali di rame (80 g/hl di rame metallo)
o polisolfuro di calcio (1500 g/hl); dopo il volo delle
ascospore si interviene ogni 6-8 gg con 40-50 g/hl
di rame metallo (in miscela a 300 g/hl di zolfo bagnabile) o 1000-1500 g/hl di polisolfuro di calcio, in
relazione alle temperature, ripetendo il trattamento
se le precipitazioni possono avere dilavato il prodotto
(15-20 mm); in assenza di precipitazioni si può allun-
Fattori coinvolti nella gestione del contenimento della ticchiolatura del melo
Foto R. Bugiani
78
Effetto della sanitazione autunnale nella riduzione
del potenziale di inoculo di V. inaequalis
Foto R. Bugiani
Melo
Infezione Leggera
Periodo
approssimativo di
incubazione (gg)
Bagnatura fogliare (ore)
Temperatura (°C)
gare il turno di interventi. Dopo la fase di frutto noce
si sospendono i trattamenti se non sono presenti infezioni secondarie.
sugli organi vegetali infetti. Il micelio svernante, nei
nostri areali, da origine alle infezioni primarie, i cui
sintomi compaiono sui nuovi germogli in procinto di
schiudersi.
Rappresentazione schemica del momento ottimale per eseguire un
“trattamento tempestivo”.
Foto R. Bugiani
È preferibile utilizzare prodotti a base di zolfo sulle
cultivar sensibili a rugginosità (Golden) da caduta
petali a frutto noce. Lo zolfo ha una buona efficacia
ed un’azione in parte eradicante nei confronti della
ticchiolatura.
È importante limitare il più possibile l’impiego di
rame perché, in base al Reg. CE 473/2002, la quantità
massima di rame metallo consentita è di 6 Kg/ha/
anno. In EmiliaRomagna, per il melo, è possibile calcolare questo quantitativo su una media quinquennale di 30 Kg di rame metallico per ettaro. È sempre
consigliabile trattare prima della pioggia infettante.
Vi sono tuttavia esperienze molto positive, trattando con polisolfuro di calcio in maniera tempestiva,
dopo, anche durante la pioggia infettante, ma prima
del superamento della soglia di 320 Gradi-ora, momento nel quale le ascospore sono in grado di germinare e provocare infezione. Qualora fosse possibile,
sarebbe opportuno nella fase invernale e prima della
ripresa vegetativa, asportare le foglie infette cadute a
terra e rimuoverle dal frutteto. Ciò porterebbe ad una
riduzione considerevole del potenziale di inoculo e
ad una difesa agevolata nella primavera successiva.
OIDIO DEL MELO:
Podosphaera leucotricha - Oidium farinosum
Ciclo biologico:
il fungo responsabile di questa malattia può interessare anche se in misura minore anche il pero e il cotogno. Podosphaera leucotricha trascorre i mesi invernali come micelio entro le gemme o come psudotecio
Infezioni su germoglio - foto F. Franceschelli
Nei mesi primaverili estivi, si registrano numerose
infezioni secondarie provocate dai conidi di Oidium
farinosum che si differenziano dal micelio che ricopre
gli organi infetti. La diffusione della malattia è correlata dall’andamento climatico. La formazione e germinazione dei conidi avviene con temperature tra 19
e 23°C. Al di sopra dei 33°C i conidi si devitalizzano.
Il periodo di incubazione varia da 5 a 10 giorni in funzione della temperatura. Come tutti gli oidi, la pioggia rappresenta un ostacolo alla malattia in quanto i
conidi perdono la loro capacità germinativa nell’ambiente acquoso. È una malattia relativamente facile
da controllare anche sulle cultivar più sensibili (Jonathan, Cox’s Orange, Stayman, gruppo Imperatore,
Rome Beauty, Granny Smith); in genere i trattamenti
a base di zolfo eseguiti per la ticchiolatura sono sufficienti a controllare anche l’Oidio.
Prevenzione:
limitare le concimazioni azotate e le piante in forte
attività vegetativa. asportazione delle gemme oidiate
con la potatura invernale e dei germogli infettati con
la potatura verde.
Difesa fitosanitaria: trattamenti preventivi a base di zolfo alla ripresa vegetativa. Per la difesa si utilizza lo zolfo, alla dose di
250-300 g/hl di zolfo bagnabile al momento del germogliamento, con trattamenti ogni 10-14 gg e dosi in
diminuzione all’aumentare della temperatura.
79
Melo
Cancri delle Pomacee:
Nectria galligena, Phomopsis mali,
Sphaeropsis malorum
Cocciniglia di S. Josè:
Comstockaspis perniciosa
Cocciniglia di S.Josè, colonia - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
Infezione su ramo - Servizio Fotosanitario Regionale
Ciclo biologico:
questi agenti di cancri sono molto pericolosi su piante
giovani e negli impianti situati in zone molto umide.
Nectria galligena provoca sensibili danni su melo e in
misura più limitata su pero. Il patogeno sverna come
periteci che si differenziano sul legno infetto da ottobre
a dicembre. All’interno si differenziano gli aschi che in
primavera liberano le ascospore che diffondono la malattia. La forma agamica si differenzia nei mesi primaverili e autunnali sui cancri più giovani. L’infezione avviene
sia attraverso le ascospore che attraverso i conidi entrambi trasportati dall’acqua e dal vento, che germinando penetrano nei tessuti attraverso lenticelle e lesioni
di qualsiasi tipo. Le infezioni più gravi si verificano di
solito in autunno sulle cicatrici fogliari al momento della
caduta delle foglie. Contrariamente al precedente i cancri rameali causati da Sphaeropsis (f.asc. Botryosphaeria
obtusa; f.con. Sphaeropsis malorum) e Phomopsis (f.asc.
Diaporthe perniciosa; f.con.Phomopsis mali) vanno considerati come parassiti opportunisti o da ferita, in quanto
la penetrazione nell’ospite avviene attraverso le lesioni
della corteccia. La loro attività patogenetica si esplica
principalmente su piante deperite, deboli o lesionate.
Prevenzione: vengono privilegiati gli interventi agronomici come
l’asportazione dei rami infetti con la potatura invernale e la disinfezione delle superfici di taglio.
Difesa fitosanitaria: trattamento preventivo con sali di rame alla caduta
delle foglie, al bruno ed eventualmente alla ripresa
vegetativa (i trattamenti contro la ticchiolatura con
sali di rame controllano anche i cancri).
80
compie 3 generazioni all’anno. Sverna come neanide
di prima o seconda età, gli stadi più sensibili ai trattamenti. Le neanidi compaiono a maggio, luglio-agosto
e a settembre-ottobre. La diffusione delle infestazioni
avviene ad opera delle neanidi che migrano fino a raggiungere i nuovi organi da colonizzare. Dopo questa
fase di mobilità si fissano su rami e frutti proteggendosi con uno scudetto di color grigio ardesia di forma
circolare per le femmine e allungata per i maschi.
Danni:
gli attacchi al tronco e ai rami determinano deperimenti e disseccamenti vegetativi. Nei frutti attaccati
si manifesta con areole clorotiche circondate da un
alone rossastro al centro del quale è presente lo scudetto della cocciniglia. I frutti così colpiti non possono essere commercializzati.
Prevenzione: favorire una insolazione diretta delle colonie nel periodo estivo tramite la potatura verde, e l’esposizione
al freddo e agli eventuali trattamenti nel periodo invernale tramite spazzolature delle colonie più grosse.
Eliminare i rami attaccati durante le fasi di potatura.
Difesa fitosanitaria: alcuni antagonisti naturali ne limitano efficacemente
la diffusione. La straordinaria velocità di diffusione
rende fondamentale la difesa tutti gli anni; infatti, se
non controllata, la cocciniglia può causare la perdita
pressoché totale della produzione e il disseccamento
di parti della pianta.
Generalmente i trattamenti vengono effettuati alla
ripresavegetativa contro le forme svernanti; da rottura gemme a orecchiette di topo, si può impiegare
il polisolfuro di calcio (25 Kg/hl, efficacia anche per
ticchiolatura, verificare i termini relativi allo smalti-
Gli oli minerali estivi possono venire impiegati anche
nel periodo vegetativo durante la migrazione delle neanidi. Per ridurre le infestazioni autunnali, qualora si
verifichino danni alla raccolta, si può effettuare un trattamento con olio bianco (2,5-3 Kg/hl) a caduta foglie.
dens sono stati utilizzati per la lotta biologica in Europa, mentre Acerophagus maculipennis e Anagyrus sp.
near pseudococci sono noti in Italia ma poco comuni.
Antonomo: Anthonomus pomorum
Pseudococcide:
Pseudococcus comstocki
Ciclo biologico:
pseudococcide originario dell’Asia, polifago su specie ornamentali (Morus spp., Prunus laurocerasus)
e frutticole (melo, pero e pesco). Segnalato per la
prima volta nel 2004 in Veneto, durante l’estate
2006 in Emilia Romagna su pero, nel 2010 su pesco.
Compie tre generazioni all’anno e trascorre l’inverno
allo stadio di uova. Le uova si schiudono da aprile
e le neanidi si diffondono sulle foglie e sui fiori. Le
femmine adulte della prima generazione si osservano
in giugno, quelle della seconda generazione dalla fine
di luglio alla prima metà di agosto e quelle della terza
generazione dalla metà di settembre fino a novembre.
La maggior parte delle femmine si sposta per ovideporre dalle foglie ai rami più vecchi e sul tronco.
Danni:
frequentemente nelle coltivazioni infestate le femmine
si concentrano sui frutti, nella cavità calicina su pero
e melo e in quella peduncolare su pesco; per questo
dopo la raccolta spesso lo pseudococcide si diffonde
tramite scambi commerciali. Ulteriori danni vengono
indirettamente causati dall’abbondante produzione
di melata e dal conseguente sviluppo di fumaggini;
successivamente le piante perdono le foglie e i frutti
vengono danneggiati.
Prevenzione:
Larva di antonomo - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
le piante ospiti del fitofago sono il melo, il pero e il
biancospino. Gli adulti compaiono in primavera (fine
febbraio-marzo) e si nutrono nelle gemme fiorifere.
Quando queste si sono ingrossate, nel momento in
cui tra le perule appare una piccola linea bianco-verdastra, vi vengono deposte le uova. In genere una per
ogni bottone fiorale. Dopo circa una settimana sgusciano le larve, che si sviluppano cibandosi di stami e
pistilli. Le larve cementano con le proprie feci l’interno della corolla e, incidendo la base dei petali, ne impediscono la schiusura. In seguito la gemma assume
una caratteristica colorazione bruna e, al suo interno,
si forma la pupa. I fiori infestati rimangono per lo
più attaccati alla pianta fino alla fuoruscita dell’adulto (seconda metà di maggio-primi di giugno). I neo
sfarfallati rodono per qualche tempo le foglie, dopo di
che si accingono a estivare e a svernare.
favorire una insolazione diretta delle colonie nel periodo estivo tramite la potatura verde, e l’esposizione al
freddo e agli eventuali trattamenti nel periodo invernale tramite spazzolature delle colonie più grosse. Eliminare i rami attaccati durante le fasi di potatura.
Danni:
Difesa fitosanitaria:
Prevenzione:
Impiegare strategie simili a quelle adottate per Cocciniglia di San José. Per quanto riguarda i parassitoidi,
un ruolo di primo piano è rappresentato da alcuni imenotteri appartenenti alla famiglia degli Encyrtidae. Tra
questi Clausenia purpurea e Chrysoplatycerus splen-
l’epoca dell’antesi influisce sulla vulnerabilità delle
varietà allevate. Ove ciò sia compatibile con le esigenze colturali, conviene optare per meli di fioritura
precoce o, all’opposto, tardiva.
l’azione delle larve provoca la mancata apertura dei bottoni fiorali. In seguito la corolla presenta petali di colore
bruno rugginoso. Il melo è la pianta più colpita ma, se la
fioritura è abbondante, i danni non sono gravi.
81
Melo
mento scorte) ol’olio bianco (3 Kg/hl), consigliabile
eseguire gli interventi nelle ore più calde.
Melo
Difesa fitosanitaria:
la raccolta degli adulti al mattino, anche se efficace, è
inattuabile per motivi economici. La difesa si esegue
con un unico trattamento con rotenone (ammesso
fino al 30/04/2012) o piretro in miscela ad olio bianco, all’epoca dell’ovideposizione (da inizio rottura
gemme a punte verdi).
Afide grigio del melo:
Dysaphis plantaginea
I principali antagonisti sono i Coleotteri Coccinellidi e
i Ditteri Sirfidi, meno efficaci invece gli Imenotteri.
Difesa fitosanitaria:
considerata la velocità di riproduzione degli afidi ed
i precoci danni diretti provocati si rende necessaria
l’esecuzione di interventi specifici. Si può intervenire con azadiractina (dosi in relazione al formulato),
eventualmente in miscela a olio bianco (0,5-1 Kg/hl),
in pre-fioritura. In alcuni casi può essere utile ripetere
l’intervento in post fioritura (olio bianco dose 250500 g/hl). In caso di reinfestazioni si può rallentare
lo sviluppo degli afidi mediante lavaggi con prodotti
a base di sapone di potassio.
Afide lanigero: Eriosoma lanigerum
Colonia - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
sverna come uovo durevole deposto sui rami giovani
nel tardo autunno. Le fondatrici compaiono all’inizio
di aprile poi, dopo 4-5 generazioni di fondatrigenie,
l’afide migra sugli ospiti secondari.
Danni:
può causare deformazioni non solo alla vegetazione,
ma anche ai frutticini allegati. In genere le varietà che
si defogliano precocemente sono meno infestate per
la minore deposizione di uova svernanti. Le cultivar
più sensibili sono: gruppo Fuji Golden, Red Delicious
e Imperatore; molto tolleranti invece la varietà Florina, Golden Orange, Golden Mira, Primiera. Di solito
dopo alcuni anni di conduzione biologica, le piante
risultano meno suscettibili agli afidi, sia per l’accresciuta presenza dei predatori, sia per il migliore equilibrio nutrizionale.
Prevenzione:
adottare alcuni accorgimenti agronomici di tipo
preventivo per il contenimento degli afidi: potature
equilibrate, non eccedere con le irrigazioni e con le
concimazioni azotate organiche, che possono provocare un eccessivo rigoglio vegetativo. La tutela della
complessità dell’agroecosistema può contribuire al
controllo degli afidi: mantenere l’inerbimento e le siepi per il rifugio degli insetti antagonisti.
82
Ciclo biologico:
Deformazioni dovute ad Eriosoma lanigerum
foto Servizio Fitosanitario Regionale
può compiere fino a 20 generazioni all’anno e sverna
in piccole colonie di giovani femmine attere sulle radici, sui grossi tagli di potatura o nelle screpolature
della corteccia.
Danni:
sottrae linfa e causa screpolature corticali, rigonfiamenti e deformazioni dei tessuti che poi possono diventare vie di penetrazione per le infezioni fungine.
Prevenzione: si possono adottare alcuni accorgimenti agronomici
di tipo preventivo per favorire il controllo degli afidi:
potature equilibrate, non eccedere con le irrigazioni e
con le concimazioni azotate organiche, che possono
provocare un eccessivo rigoglio vegetativo.
Anche interventi volti a tutelare la complessità
dell’agroecosistema possono contribuire al controllo
degli afidi, come il mantenimento dell’inerbimento e
delle siepi per il rifugio degli insetti antagonisti.
Difesa fitosanitaria: Melo
nelle aziende dove si sono verificate infestazioni si
possono effettuare trattamenti localizzati con piretro
(100 g/hl) e olio bianco (250 – 500 g/hl). In seguito si
possono effettuare lavaggi. Nelle aziende biologiche
è generalmente ben controllato dall’Imenottero Calcidide Aphelinus mali.
Afide verde: Aphis pomi
Larva di Sirfide - foto A. Franceschi
Cemiostoma:
Leucoptera malifoliella
Colonia - foto Servizio Sanitario Regionale
Ciclo biologico:
sverna come uovo e compie l’intero ciclo su melo.
Danni:
in genere consistono solo nella sottrazione di linfa. Rispetto al D. plantaginea ha un tasso di accrescimento
molto minore e causa danni molto meno gravi.
Prevenzione:
si possono adottare alcuni accorgimenti agronomici
di tipo preventivo per favorire il controllo degli afidi,
come potature equilibrate, non eccedere con le irrigazioni e con le concimazioni azotate organiche, che
possono provocare un eccessivo rigoglio vegetativo.
Poiché si sviluppano sui germogli in accrescimento si
può contenere effettuando la potatura verde.
Anche interventi volti a tutelare la complessità
dell’agroecosistema possono contribuire al controllo
degli afidi, come il mantenimento dell’inerbimento e
delle siepi per il rifugio degli insetti antagonisti.
Di solito dopo alcuni anni di conduzione biologica le
piante risultano meno suscettibili agli afidi, sia per
l’accresciuta presenza dei predatori, sia per il migliore equilibrio nutrizionale.
Difesa fitosanitaria:
gli inerbimenti, le colture da sovescio e le siepi stimolano la presenza e lo sviluppo di ausiliari. In genere,
non si adottano trattamenti specifici, se necessario si
possono effettuare dei lavaggi.
Crisalidi tra le screpolature di una branca - foto Servizio Sanitario Regionale
Ciclo biologico:
compie quattro generazioni e sverna come crisalide
all’interno di un bozzoletto di colore bianco inserito
nelle screpolature del tronco e delle branche.
Danni:
le larve scavano nelle foglie delle piccole gallerie circolari. Se l’attacco è molto elevato le foglie cadono
con riduzione dell’attività fotosintetica della pianta.
Difesa fitosanitaria: gli antagonisti naturali sono in grado di contenere
tali fitofagi a bassi livelli per cui non sono necessari
interventi specifici di difesa; una minima presenza di
minatori è necessaria per consentire l’insediamento
dei parassitoidi specifici.
Litocollete: Phyllonorycter spp.
Ciclo biologico:
compie quattro generazioni e sverna come crisalide
nelle foglie cadute.
83
Melo
Danni:
le larve scavano una mina traslucida centrata sulle
nervature della pagina superiore delle foglie
Difesa fitosanitaria: gli antagonisti naturali sono in grado di contenere
tali fitofagi a bassi livelli per cui non sono necessari
interventi specifici di difesa; una minima presenza di
minatori è necessaria per consentire l’insediamento
dei parassitoidi specifici.
Carpocapsa: Cydia pomonella
causando raramente dei danni. All´interno dei frutti, le larve completano il loro sviluppo in 21-30 giorni
e, una volta mature, fuoriescono dai frutti infestati e
vanno ad incrisalidarsi sotto la corteccia o in altri ripari. Gli adulti di seconda generazione compaiono da
dalla 2° metà di giugno alla prima decade di agosto,
con un picco massimo nella prima decade di luglio.
Il terzo volo inizia da metà agosto, sovrapponendosi
talvolta al secondo. La terza e ultima generazione di
larve completa lo sviluppo nei frutti in maturazione
per poi entrare in diapausa.
Danni:
nei frutti le larve entrano attraverso un qualsiasi punto dell´epicarpo. In seguito, in corrispondenza del
foro di entrata, si forma un piccolo grumo di rosura
ed escrementi che consente la rapida individuazione
dell’attacco.
Su frutti non maturi, la larva penetra nella zona sottoepidermica scavando una galleria spiralata e in seguito si dirige verso la zona carpellare per nutrirsi dei
semi. Sui frutti maturi, la larva entra invece direttamente nella polpa, raggiunge e divora i semi.
Larva di Cydia pomonella - foto M. Basaglia
Ciclo biologico:
é il fitofago più importante per la coltura. Il suo ciclo è regolato da meccanismi neuro-ormonali che
sono a loro volta influenzati da stimolazioni esterne
(temperatura, fotoperiodo). Nei nostri ambienti C.
pomonella svolge tre generazioni all´anno e sverna
come larva matura in diapausa dentro un bozzolo
posto nelle anfrattuosità del tronco o nel terreno.
L´incrisalidamento ha luogo in marzo-aprile e i primi
adulti compaiono, a seconda delle condizioni ambientali a partire da metà aprile.
Gli adulti sono attivi al tramonto e con temperature
superiori ai 15°C avvengono gli accoppiamenti seguiti
dopo pochi giorni dalle ovideposizioni. Le uova vengono deposte isolatamente e quelle della prima generazione vengono deposte per lo più sulle foglie o sui
rametti in vicinanza delle fruttificazioni.
Dalle uova sgusciano le larve neonate che trascorrono alcuni giorni all´esterno spostandosi su foglie e
rametti prima di penetrare nei frutti. Durante questi
vagabondaggi le larvette possono intaccare le foglie
84
Gli attacchi del fitofago su melo e pero, se non controllati tempestivamente con interventi insetticidi,
provocano pertanto gravi lesioni dei frutti che, così
danneggiati, finiscono per cadere al suolo. Trattamenti tardivi non evitano comunque il danno “estetico” e il deprezzamento del prodotto dovuto alla
presenza sull´epicarpo di tracce cicatrizzate dei fori
di penetrazione
Prevenzione: eventuali piante di noce limitrofe ai frutteti devono
essere tolte o trattate come la coltura, in quanto la
Carpocapsa può attaccare anche questi frutti, diventando fonte di infestazione. A raccolta allontanare dal
campo tutti i frutti, anche quelli bacati.
Difesa fitosanitaria: la difesa è realizzata attraverso l’impiego della confusione/disorientamento sessuale associata a interventi diretti alle uova o alle larve.
Nella maggior parte dei casi, è necessaria l’integrazione delle due tecniche. Per gli interventi sulle uova
si impiega olio minerale estivo.
Per gli interventi sulle larve, con virus della Granulosi
o spinosad, è opportuno impiegare un solo prodotto
per generazione, evitando strategie miste, al fine di
evitare la selezione di popolazioni resistenti di carpocapsa.
Poiché le sostanze attive ad azione larvicida disponibili sono poche (virus e spinosad) e considerata
l’elevata pressione negli ambienti dell’ER, l’olio può
risultare un utile strumento per contribuire al contenimento delle popolazioni. Da esaminare l’efficacia
di oli vegetali.
Il virus della granulosi (Carpovirusine 1,5 l/ha - Madex
100 cc/ha, 50 cc/ha splitting - Carpostop 500 cc/ha
- Virgo 500 cc/ha) deve essere realizzato con tempestività, ad inizio schiusura delle uova, momento da
individuare tramite le catture con le trappole per il
monitoraggio e facendo riferimento ai modelli previsionali, messi a punto e gestiti dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’E.R. I trattamenti vanno ripetuti
a distanza di 8 giorni (6 giorni con splitting a dose
più bassa).
Le larve muoiono in 3-5 giorni per l’interruzione delle
attività vitali. I trattamenti hanno migliore efficacia se
le piante hanno un apparato fogliare non troppo sviluppato, in modo da effettuare una buona bagnatura.
Correggere il pH dell’acqua portandolo alla neutralità.
In alcune aziende si è registrato un calo di efficacia
dei formulati a base di virus, che hanno indotto delle
indagini per verificare la presenza di popolazioni resistenti. Pertanto, a fronte di alcuni formulati standard
che contengono il ceppo messicano (CpGV Mexican),
sono disponibili nuovi isolati sperimentali di virus
che hanno fornito valori di efficacia variabili ma generalmente migliori a quelli dei formulati standard.
Lo spinosad ha una limitazione di 3 interventi /anno
da etichetta.
Contro le larve svernanti si possono impiegare i nematodi entomopatogeni, effettuando interventi in
autunno. In base ai dati sperimentali, negli ambienti
dell’E.R. hanno mostrato migliore efficacia e costanza di risultati i prodotti a base di Steinernema feltiae,
rispetto ad altri ceppi. I nematodi sono parassitoidi
dei lepidotteri dei quali provocano la morte penetrando dalle aperture naturali della larva della vittima e
liberando un batterio simbionte che si riproduce dando origine a tossine letali per il fitofago.
Il prodotto è da applicare all’inizio o durante una
pioggia, non appena i tronchi e le branche sono completamente bagnati, in modo che vi sia un velo d’acqua sulla vegetazione, con temperature medie mag-
giori o uguali a 10°C. Le formulazioni si presentano
come una massa disidratata in un substrato inerte,
che si riattiva sotto forma di sospensione acquosa,
da mantenere in agitazione ed utilizzare entro 10 ore
dalla preparazione.
La sospensione viene distribuita con l’atomizzatore
aziendale impiegando 1500 l/ha, con l’accortezza di
non superare pressioni di 2000 kPa (20 bar) e adottare ugelli a cono con diametro superiore a 500 _m (0,5
mm); i filtri presenti devono essere larghi almeno 300
_m (50 mesh) altrimenti devono essere rimossi per
non danneggiare i nematodi.
La dose di prodotto utilizzato per il trattamento autunnale contro carpocapsa è di 1,5 miliardi di nematodi,
non scendere al di sotto di 1 miliardo di nematodi ad
ettaro. Il rispetto delle condizioni di impiego è fondamentale per l’efficacia della tecnica. Il prodotto può
essere conservato a 4-6°C (in frigo) per al massimo 3
mesi, ma non è possibile utilizzarlo l’anno successivo.
L’utilizzo di reti anti insetto è una tecnica di recente
applicazione, le prime esperienze sono state effettuate in Francia a partire dal 2005. Attualmente, in
Francia vi sono alcune centinaia di ettari di meleto
protette con reti anti-insetto (circa 300 ha nel 2009),
mentre in Italia, dove l’utilizzo è agli inizi, si contano solo alcune decine di ettari (in Emilia Romagna,
Veneto, Piemonte, Trentino- Alto Adige e Toscana). I
dati ottenuti dai campi in Italia possono per ora solo
confermare l’efficacia del sistema, in attesa di informazioni specifiche per la regione.
Esistono due tipologie di reti disponibili: Monofila:
copertura di ogni singola fila. Con questo sistema
si ha il contenimento pressoché completo della Carpocapsa e nessuna limitazione nella percorrenza del
frutteto con le diverse macchine operatrici. I trattamenti effettuati con le normali irroratrici attraversano
la rete. Sono ostacolate, invece, tutte le operazioni
sulla pianta.
Monoblocco: copertura dell’intero appezzamento.
A partire da un impianto antigrandine, la rete viene
applicata anche sui quattro lati del frutteto. Il contenimento del danno da Carpocapsa non è totale, sospendere del tutto i trattamenti può essere rischioso, come verificato anche nelle prime esperienze
realizzate in Italia. Il sistema ostacola l’ingresso nel
frutteto, mentre le principali operazioni colturali non
trovano impedimenti.
85
Melo
L’olio bianco estivo, utilizzato sia in 1a che 2 a generazione, a dosi di 250 cc/hl, permette di ottenere una
efficacia di circa il 60% nei confronti delle uova e, in
miscela al virus, ne migliora l’efficacia.
Melo
Cidia molesta:Cydia molesta
dermici e non penetra l´interno della polpa; sui frutti
maturi la larva penetra invece direttamente nel mesocarpo. A differenza della carpocapsa, le gallerie scavate dalle larve di cidia nelle mele e nelle pere non
raggiungono la zona carpellare. Risulta dannosa soprattutto per le cultivar tardive (Abate, Kaiser).
Difesa fitosanitaria: occorre effettuare il monitoraggio mediante trappole
a feromoni, anche se non è dimostrata una correlazione fra catture e rischio di danno; risulta più sicura,
anche se meno agevole, è l’individuazione dell’ovodeposizione sui frutti.
Uovo di cydia molesta - foto Servizio Ftosanitario Regionale
Ciclo biologico:
sverna come larva matura in diapausa nelle anfrattuosità della corteccia, nel terreno o nei magazzini e
compie 4-5 generazioni all´anno.
A primavera si ha l´incrisalidamento, seguito dal
primo sfarfallamento di adulti durante il mese di
aprile. L´epoca dei primi voli può variare da un anno
all´altro, essendo molto influenzata dalle condizioni
ambientali.
La difesa si può realizzare con il metodo della confusione/disorientamento sessuale.
I migliori risultati si ottengono quando la confusione/
disorientamento viene applicato all’inizio del volo.
Interventi di soccorso possono essere fatti con formulati a base di spinosad (max 3 trattamenti/anno).
Capua: Adoxophyes orana
Gli sfarfallamenti e gli accoppiamenti hanno luogo
nelle ore crepuscolari (con temperature superiori a
16°) e notturne.
Dopo l´accoppiamento, ogni femmina depone alcune decine di uova in modo isolato sui tessuti vegetali
a superficie liscia. Il numero complessivo di uova deposto per ciascun individuo è inferiore in prima generazione rispetto alle ovideposizioni delle generazioni
successive.
Ogni uovo dà origine dopo un´incubazione di 1-2 settimane ad una larvetta di colore giallo-rosato che inizia rapidamente la sua attività trofica all´interno degli
organi vegetali. Dopo 3-4 mute, la larva raggiunge la
piena maturità e si imbozzola sulla pianta o nel terreno, per incrisalidarsi e mutare in adulto.
L´intero processo ha una durata variabile in funzione delle condizioni ambientali, in genere comunque
il secondo volo di adulti ha inizio i primi di giugno
con un massimo di presenza nella metà del mese.
Da luglio a ottobre il volo degli adulti è praticamente
continuo per l´accavallarsi delle generazioni estive e
autunnali
Adulti di capua catturati con trappola a feromoni- foto A. Reggiani
Ciclo biologico:
svolge 2 generazioni all’anno con svernamento allo
stadio larvale entro un ricovero sericeo tessuto tra foglie e rami. Alla ripresa vegetativa le larve attaccano
i giovani germogli e raggiunta la maturità si incrisalidano tra la vegetazione.
Danni:
Il volo degli adulti si protrae dalla metà di maggio
alla metà di giugno. Le uova sono deposte in ooplacche sulle superfici fogliari (con preferenza per quella
inferiore). Le larve vivono a spese delle foglie e dei
frutti.
attacca il pesco e le pomacee. Quando le pere sono
ancora acerbe la larva danneggia solo gli strati epi-
Il secondo volo ha luogo tra fine luglio e inizio settembre; all’ovideposizione segue la nascita delle
86
Prevenzione:
nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali.
Danni:
il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente
i frutti, sui quali provocano erosioni talvolta profonde
che ne causano il deprezzamento commerciale.
Difesa fitosanitaria:
Circa il monitoraggio e il rispetto delle soglie d’intervento valgono le stesse indicazioni riportate per Pandemis e Archips.
La difesa è realizzata, al superamento della soglia
d’intervento, con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con spinosad (massmo 3
trattamenti/anno).
Eulia: Argyrotaenia pulchellana
la seconda metà di giugno. L´ultima generazione di
adulti compare nel mese di agosto ed è seguita dalle
larve di terza generazione che hanno un accrescimento molto lento e sono presenti fino a tutto il mese di
ottobre, per poi incrisalidarsi.
Danni:
attacca anche il pero e il susino. Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo difficili
da colpire coi trattamenti. Le larve provocano caratteristiche erosioni, danneggiando inizialmente le foglie e in seguito, anche i frutti. Sulle foglie l´attacco
è localizzato alla pagina inferiore, sono risparmiate
le nervature e la pagina superiore del lembo fogliare.
Sui giovani frutti le larve provocano erosioni superficiali, su quelli prossimi alla maturazione le erosioni si estendono alla cavità peduncolare, rendendoli
incommerciabili e facilmente soggetti a processi di
marciume.
Prevenzione:
nei frutteti biologici viene generalmente ben controllata dai numerosi antagonisti naturali, altrimenti
risultano molto efficaci interventi con Bacillus thuringiensis.
Difesa fitosanitaria: installare le trappole a ferormoni per seguire l’andamento dei voli e intervenire al superamento della soglia d’intervento a con trattamenti a base di Bacillus
thuringiensis (100-150 g/hl) o con spinosad (massimo 3 trattamenti/anno).
Ovatura di eulia - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
nei nostri ambienti compie tre generazioni l´anno e
sverna come crisalide, riparata sotto le foglie cadute
a terra. I primi adulti compaiono a fine marzo primi di
aprile e lo sfarfallamento dura circa un mese.
A circa una settimana dall´accoppiamento, le femmine depongono le uova in ooplacche di colore giallastro sulla pagina superiore delle foglie. Le larve della
prima generazione compaiono a partire dal mese di
maggio e si accrescono dapprima a spese del parenchima fogliare e poi dei frutticini.
Completato il loro sviluppo, le larve si incrisalidano
all´interno di un bozzolo sericeo dove avviene la metamorfosi che darà origine agli adulti a partire dal-
Correggere il pH a 6-6,5 per l’impiego del Bacillus.
È importante effettuare una buona bagnatura della
vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni
specialmente in caso di forte presenza di larve o di
catture di adulti prolungate nel tempo. I
l momento per intervenire è indicato dai Bollettini
tecnici provinciali anche sulla base delle indicazioni
del modello previsionale MRV-Eulia..
Pandemis: Pandemis cerasana
Ciclo biologico:
compie due generazioni all´anno e sverna come larva giovane all´interno di un bozzolo nascosto nelle
anfrattuosità della corteccia del tronco o dei rami.
Alla ripresa vegetativa, le larve escono dai bozzoli in
modo scalare e attaccano la vegetazione.
L´incrisalidamento avviene alla fine di aprile-inizi di
maggio all´interno di foglie accartocciate o unite tra
87
Melo
larve che, dopo una breve attività trofica entrano in
diapausa.
Melo
loro, oppure nei punti di contatto tra diversi organi
vegetativi. La prima generazione di adulti compare da
metà maggio ai primi di giugno; la seconda generazione dalla fine di luglio a tutto agosto.
Archips:
Archips podanus
Le uova sono deposte in ooplacche sulla pagina inferiore delle foglie; le larvette appena sgusciate erodono il lembo fogliare per poi spostarsi poi in una fase
più avanzata di sviluppo all´apice dei germogli della
parte alta della pianta e sui frutti.
Le larve della seconda generazione si accrescono lentamente e ai primi freddi entrano in diapausa
Prevenzione:
nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali.
Danni:
il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che
attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni
(ricamature) che ne causano il deprezzamento commerciale.
Difesa fitosanitaria: È importante verificare la presenza di larve svernanti
in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile è necessario installare le trappole a ferormone per l’andamento dei voli e la verifica del superamento della
soglia d’intervento.
La difesa è realizzata con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con spinosad (massimo 3 trattamenti/anno) al superamento della soglia d’intervento, è importante effettuare una buona
bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento
dopo 7-8 giorni.
I trattamenti devono essere ripetuti in caso di forte
presenza di larve o di catture di adulti prolungate nel
tempo e per il periodo di nascita delle larve indicato
dai modelli previsionali elaborati dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’E.R. Correggere il pH a 6-6,5
per l’impiego del Bacillus.
foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
simile a Pandemis cerasana ma con tre generazioni
all’anno. I primi due voli coincidono con quelli di P.
cerasana mentre il terzo si verifica agli inizi di settembre.
Prevenzione:
nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali.
Danni:
il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che
attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni
(ricamature) che ne causano il deprezzamento commerciale.
Difesa fitosanitaria:
è importante verificare la presenza di larve svernanti in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile
è necessario installare le trappole a ferormone per
l’andamento dei voli e la verifica del superamento
della soglia d’intervento.
La difesa è realizzata con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con spinosad
(massimo 3 trattamenti/anno) al superamento della soglia d’intervento, è importante effettuare una
buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni.
Con aziende particolarmente infestate si può installare la confusione sessuale
88
Rodilegno rosso:
Zeuzera pyrina
Cossus cossus
Il picchio può essere un predatore di lepidotteri
Melo
Rodilegno giallo:
Larva di Cossus cossus - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
sverna come larva e compie una generazione in 1-2
anni. Gli adulti sfarfallano da maggio a settembre.
Danni:
è un fitofago particolarmente polifago che ha trovato
sui fruttiferi e in particolare sulle pomacee condizioni
favorevoli. Attacca prima i germogli poi i rami. In seguito si comporta come il rodilegno rosso attaccando
anche le branche principali. Danneggia sia su piante
in allevamento che le piante adulte.
Prevenzione:
non esistono antagonisti naturali in grado di contenerne le popolazioni ma possono essere antagonisti
i pipistrelli e il picchio.
Difesa fitosanitaria: per il controllo di questo insetto si installano trappole per la cattura di massa al di sopra delle chiome
degli alberi, questo consente anche di individuare il
momento migliore per effettuare i trattamenti con
formulati a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/
hl) a partire da metà giugno.
Ciclo biologico:
compie una generazione ogni due-tre anni e sverna
come larva. Gli adulti sfarfallano da fine maggio ad
inizio di settembre.
È un fitofago particolarmente polifago che ha trovato
sui fruttiferi e in particolare sulle pomacee condizioni
favorevol.
Prevenzione:
non esistono antagonisti naturali in grado di contenerne le popolazioni ma possono essere considerati
antagonisti i pipistrelli e il picchio.
Danni:
ha attività xilofaga, le larve scavano gallerie nel legno
con fuoriuscita di rosura di consistenza stopposa.
Può causare danni sia su piante in allevamento che
su piante adulte.
Per l’azione delle larve le piante colpite deperiscono
e, in caso di forti attacchi, si può arrivare anche alla
loro morte.
Difesa fitosanitaria: Si può applicare la confusione sessuale con installazione dei dispenser a inizio maggio (con almeno
2 trappole per il monitoraggio nella parte alta della
chioma).
per la difesa da questo fitofago, buoni risultati si sono
ottenuti con la tecnica della cattura massale dei maschi mediante l’installazione di circa 8-10 trappole per
ettaro.
Sono possibili anche tecniche di difesa meccanica
come l’uncinazione delle larve presenti nei tronche
con filo di ferro e l’asportazione, quando possibile,
delle parti colpite.
Proseguire la cattura massale per alcuni anni.
Sono possibili anche tecniche di difesa meccanica
come l’uncinazione delle larve presenti nei tronche
con filo di ferro e l’asportazione, quando possibile,
delle parti colpite.
89
Melo
Mosca della frutta:
Ragnetto rosso:
Ceratitis capitata
Panonychus ulmi
Danno su melo di ceratitis capitata - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Danni da ragnetto rosso su foglie di melo. foto F. Franceschelli
Ciclo biologico:
compie un numero di generazioni variabile a seconda
della zona e delle temperature.
Danni:
sui frutti provoca macchie livide con disfacimento dei
tessuti interni infestati dalle larve della mosca.
Causa danni quando le temperature alla fine dell’estate si mantengono elevate.
Ciclo biologico:
compie da sette a nove generazione all’anno e sverna
come uovo deposto sulle parti legnose della pianta
con particolare predilezione per i punti di inserzione
dei rami.
Danni:
Con condizioni climatiche favorevoli può danneggiare l’intera produzione. In genere sono colpite le varietà Golden e Golden simili.
le punture causano delle decolorazioni delle foglie. In
genere non comporta gravi rischi per la coltura, anche con infestazioni elevate, poiché i predatori sono
in grado di contenerne lo sviluppo.
Difesa fitosanitaria: Prevenzione: monitorare la presenza con trappole cromotropiche
gialle e, in caso di presenza, all’inizio del volo utilizzare esche proteiche che agiscono come attrattivo, in
miscela a spinosad, da distribuire su parte della chioma (ad esempio a filari alterni sulla parte alta della
chioma, maggiore cura per le piante esterne).
in frutteti con scarsa presenza di predatori è possibile incrementarla introducendo materiale di potatura
o bande trappola provenienti da frutteti con elevate
popolazioni di predatori.
Per la cattura massale innescare trappole (bottiglie
in polietilene, con tappo giallo brevettato oppure due
strisce adesive gialle nella circonferenza e due fori
di 10 mm circa) con 0,3 litri di soluzione al 10% di
esca, appenderle nel lato sud ed impiegare circa 25
trappole/ha.
A fine campagna le trappole sono da raccogliere,
smaltire o riporre in luogo sicuro.
Difesa fitosanitaria: in genere non sono necessari trattamenti specifici.
Si ringraziano per i loro contributi:
Pierangela Schiatti, Agnese Franceschi, Loredana
Antoniacci, Massimo Bariselli, Mauro Boselli,
Riccardo Bugiani, Alberto Aldini, Sandro Bolognesi,
Stefano Caruso, Roberto Colombo, Fausto Grimaldi,
Riccardo Cornale, Stefano Bongiovanni, Maria Grazia
Tommasini, Stefano Vergnani.
Aggiornamento 2012
90