REDAZIONALE Inizia IN QUESTO NUMERO Redazionale pag. 1 La posta pag. 2 Interviste ai negozianti pag. 3 pag. 3 A.A.A. news pag. 3 Papiliochromis ramirezi pag. 4 Betta splendens (3a parte): allevamento selettivo pag. 7 Il neofita entra in negozio (3a parte): Illuminazione e piante pag. 11 Coltivazione e riproduzione di Echonodorus paniculatus pag. 16 Rassegna stampa pag.19 AC Bollettino A.A.A. n.41 Pag. 1 LA POSTA Tanti consensi una proposta. Il primo numero del rinnovato bollettino ha determinato un certo fermento. Sono lo diciamo con un pizzico di orgoglio, assai più i consensi che le critiche. Queste ultime sono apparse in gran parte costruttive, volte a migliorare la nostra AC. Molti ci hanno promesso interventi per avviare un dibattito sulla crescita della nostra pubblicazione, interventi che aspettiamo Nel frattempo spazio all’unica critica sin qui ricevuta: Non mi piace nella nuova pubblicazione la conferma dell’indice delle riviste straniere e italiane possedute dal club. E’ un servizio per così dire a metà. Perché invece qualcuno del Direttivo o comunque qualche socio esperto (e, nel caso delle pubblicazioni straniere, capace di leggere l’inglese o il francese) non si prende la briga di proporre una specie di piccolo riassunto delle cose più interessanti che si trovano su quelle riviste? F.M. Chieti Pag. 2 AC Bollettino A.A.A. n.41 Sarà bene ricordarlo AC non è una rivista commerciale, ma la nostra voce, e quindi chiunque può scrivere e pubblicare e anzi tutti dovrebbero farlo. Ciò premesso l’idea non è malvagia e promettiamo di prenderla in esame in una delle prossime riunioni del D i r e t t i v o . Sp e r a n d o d i t r o v a r e qualcuno (preferibilmente più di uno) che abbia voglia di sobbarcarsi l’onere di un simile lavoro. Nel frattempo F.M. è invitato a mettersi in contatto con i due curatori del notiziario o con il presidente: potrebbe essere lui l’autore di una o più sintesi di articoli interessanti, a INTERVISTE AI NEGOZIANTI E' in corso una operazione di "intervista" ai negozianti. Abbiamo iniziato proponendo loro un questionario sull'acquario marino. Il socio Renato Di Loreto ha preparato delle domande articolate in 3 sezioni (ambiente, fauna, filtraggio). Già diversi negozianti, che si sono dimostrati disponibili a dedicarci un po' del loro tempo, hanno ricevuto questionari relativi ad una o più sezioni, con la preghiera di restituirceli al più presto per consentirne l'elaborazione entro la stesura del prossimo bollettino. Cercheremo in tal modo di presentare agli appassionati le "tendenze" diffuse e consigliate nella nostra zona. Se l'iniziativa avrà successo proseguirà con altre attività similari. Il Direttivo sta ora valutando la possibilita di realizzare ulteriori "interviste" su acquari d'acqua dolce e su prezzi di pesci, piante ed accessori reperibili sul nostro mercato . Ci scusiamo con i negozianti che non sono stati ancora contattati; se non riusciremo ad "intervistarli" in questa occasione certamente saranno "intervistati" nelle altre appena citate. Ringraziamo inoltre cordialmente tutti quanti hanno collaborato e collaboreranno in futuro alle nostre Un sincero ringraziamento va anche a Renato per aver sottoposto all'attenzione del Direttivo una simile iniziativa e speriamo che anche altri soci si facciano portatori di altre buone idee come questa. CRISI DELLE UOVA D'ARTEMIA Nel mese di ottobre è iniziata la crisi della produzione di cisti di artemia provenienti dallo Utah a causa del declino delle artemie in questa zona. L'elevata richiesta e la scarsità delle riserve ha favorito l'incremento dei prezzi delle uova. In alcuni casi gli incrementi sono stati del 1000%. Fortunatamente sono ancora pescabili nel Great Salt Lake e pare che ve ne siano almeno per altri 14 mesi e questo fa un po' da calmiere dei prezzi Nel frattempo si cercano altre fonti di approvvigionamento su larga scala. (Notizia diffusa da HobbyZoo 04/98) A.A.A. News L'azione di propagnada "massiccia" effettuata nei negozi e sulla rivista aquarium ha iniziato a dare i suoi frutti. Finora una decina di appassionati ha già risposto positivamente richiedendo al segretario una copia del bollettino e maggiori informazioni sulla nostra Associazione. Speriamo bene!! In attesa che il Direttivo o qualche socio si faccia latore di nuove iniziative speriamo che altri appassionati si facciano avanti e ci contattino. E' di importanza fondamentale accrescere il numero dei soci per poter migliorare sia qualitativamente che nei contenuti il nostro bollettino AC Bollettino A.A.A. n.41 Pag. 3 Foto tratta da Enciclopedia dei pesci d'acqua dolce Primaris A sinistra il maschio e a destra la femmina ESPERIENZE PERSONALI SULL’ALLEVAMENTO E LA RIPRODUZIONE DI CICLIDI NANI DEL SUD AMERICA PAPILIOCHROMIS RAMIREZI di Maurizio Della Marca Allevo e riproduco, da diversi anni, soprattutto ciclidi del Sud America. Attualmente nei miei acquari ho, oltre ad alcuni Discus e ad alcuni Laetacara dorsigera, alcune coppie, adulte, di P. ramirezi, da me riprodotte, e due “covate” degli stessi ciclidi nate, la prima il 26.01.98 e la seconda il 24.03.98, per complessivi 120/150 avannotti. Sono alla quarta riproduzione di questo bellissimo, ma delicato ciclide Sud Americano. Come già riferito, in altre occasioni, la riproduzione del P. ramirezi ha diverse difficoltà che, comunque, possono essere eliminate con alcune piccole accortezze e molta pazienza ! Innnanzitutto non risponde al vero, Pag. 4 AC Bollettino A.A.A. n.41 come riportato da diversi testi, che la sua riproduzione non presenta problemi. Vado di seguito a spiegare il perché. Secondo la mia esperienza bisogna seguire alcune regole fisse per poter avere buoni risultati ed ottenere covate abbastanza numerose. Caratteristiche acqua La cosa fondamentale, per quasi tutti i ciclidi nani del Sud America, è la durezza dell’acqua; questa deve essere abbastanza tenera, (Gh 5/6), anche se con valori leggermente più alti non dovrebbero intevenire grossi problemi; comunque la durezza non dovrebbe superare, a mio parere, 7/8 Gh. E’ chiaro che i valori si riferiscono sia all’allevamento che alla riproduzione. Meno importante, ma comunque interessato di riflesso dalla durezza temporanea (Kh), è il Ph che può aggirarsi anche su valori di 7 o leggermente più acidi ( 6.5 - 6.8). Anche la temperatura ha la sua importanza e deve essere tenuta abbastanza alta 27/28° C. foto tratta da La cura delle piante d'acquario Tetra Elementi necessari per la riproduzione Altre cose importanti per l’allevamento e la riproduzione di questo Ciclide sono una buona e varia alimentazione; frequenti cambi parziali di acqua, ( preparata, se possibile, con osmosi inversa al 50 % con acqua di rubinetto ), un acquario arredato con piante, legni di torbiera, sassi lisci e alcuni pezzi di noce di cocco, con la parte concava rivolta verso l’alto, spiegherò più avanti il perché. substrati di colore scuro, come legni di torbiera, qualche volta sulle foglie, e soprattutto - almeno nel mio caso - sui citati pezzi di noce di cocco. Questi non sono molto grandi e sono posizionati sul fondo in zone appartate possibilmente distanziati l’uno dall’altro, per evitare attacchi da parte delle coppie interessate agli stessi pezzi di noce di cocco. A questo punto iniziano i problemi in quanto, dopo aver deposto e fecondato le uova, questi ciclidi molto difficilmente riescono a portare avanti la covata. Dopo il secondo/terzo giorno le uova vengono, molto spesso, predate dagli stessi riproduttori o per l’eccessivo numero di pesci nella vasca o perché gli stessi, con il passare del tempo, non praticano più le cure parentali. Proprio per verificare quest’ultima Una vasca ricca di vegetazione e con alcuni legni di torbiera, noci di cocco è l'ambiente ideale per l'allevamento e la riproduzione di P.ramirezi Riproduzione All’età di circa 3/4 mesi i P. ramirezi cominciano a formare coppie e dopo qualche tempo iniziano a deporre le uova all’aperto, soprattutto su ipotesi ho tentato, un paio di volte, con molte difficoltà, di far schiudere le uova con i riproduttori. Benché ciò sia avvenuto gli avannotti sono vissuti pochissimi giorni. Bisogna tener AC Bollettino A.A.A. n.41 Pag. 5 presente, inoltre, che parliamo di avannotti che alla nascita sono molto piccoli, dell’ordine di pochi millimetri: forse tra i più piccoli della specie, e per tale motivi non è facile poterli governare all’interno di un normale acquario munito di filtro. Piccoli trucchi Per i motivi poc'anzi evidenziati sono dovuto ricorrere all’unico espediente che, in queste situazioni, mi ha permesso di riprodurre con meno problemi questo ciclide. Ossia il dover togliere le uova con il substrato dai riproduttori e trasferirlo, con molta attenzione, senza fargli prendere aria, in un altro acquarietto predisposto per l’occasione. Personalmente sistemo il pezzo di noce di cocco con le uova fecondate in un nido parto a rete introdotto, a sua volta, all’interno di una piccola vasca di circa 15/20 l. Tenendo presente quanto sopra detto relativamente ai valori dell’acqua e della temperatura e riccorrendo ad una buona areazione, dopo circa 36/48 ore le uova si schiudono. Alimentazione avannotti Dopo circa 4/5 giorni gli avannotti iniziano a nuotare e devono essere nutriti tre/quattro volte al giorno. Per alcuni giorni con infusori e dopo con naupli di artemia appena schiusi. I problemi, comunque, non sono finiti Pag. 6 AC Bollettino A.A.A. n.41 perché, (esperienza personale), a volte dopo circa 15 giorni dalla nascita, senza un apparente motivo, gli avannotti muoiono. Tale fatto si è verificato alcune volte nelle mie vasche. In altre occasioni, invece, come nelle ultime due riproduzioni, le cose sono andate molto bene con una mortalità bassissima. Altro accorgimento molto importante da tenere presente è l’alimentazione dei piccoli avannotti che, già dopo la prima settimana di vita, devono essere nutriti anche con prodotti liofilizzati minuti adatti per avannotti, ciò al fine di farli abituare a tale cibo e non solo al vivo. Conclusioni Comunque, ripeto, la riproduzione di questo piccolo ciclide, se vengono seguite le indicazioni sopra riportate, a mio modesto parere, non è poi così difficile. Occorre comunque molta pazienza ed effettuare dopo la prima settimana di vita, un cambio parziale di acqua quasi giornaliero. Concludo questo articolo rivolgendomi, in particolar modo, agli appassionati di ciclidi (e credo ce ne siano molti) per scambiare esperienze. In questo hobby non si finisce mai di imparare. Sono disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, scambi e cessione avannotti. Buon lavoro a tutti. A.A.A. Betta splendens maschio intento nella cura del nido. Si vedono chiaramente i primi avannotti che tentano di nuotare PARLIAMO DEL COMBATTENTE Un allevamento selettivo 3a parte di Luciano Di Tizio Betta splendens, parte terza. Cominciamo, com’è giusto che sia in un discorso a puntate, da una sorta di piccolo riassunto di quel che si è già detto: ci siamo dunque soffermati sulle informazioni generali relative al “combattente del Siam” (prima parte) e sulla sua riproduzione (seconda parte). Oggi, come promesso, il discorso si allarga al Betta come pesce da esposizione. Qualche esperienza in tal senso l’abbiamo maturata in questi anni anche nell’ambito del nostro club. Poca cosa però rispetto a quanto si fa già, e da molto tempo, in altri paesi e in Francia in particolare. Ci ispireremo perciò principalmente a quanto è in uso oltr’Alpe, senza tuttavia dimenticare i nostri trascorsi. Allevamento selettivo Per poter avere dei pesci da esposizione occorre in primo luogo impostare un allevamento selettivo, ed è questo appunto l’argomento della nota che state leggendo. Per far questo ci vuole spazio, ma nel caso del Betta assai meno che per altri animali d’acquario. AC Bollettino A.A.A. n.41 Pag. 7 Vediamo come agire “scoprendolo” man mano, affrontando le difficoltà pratiche che ciascun allevatore si troverà ad affrontare. Gli inizi Partiamo da una o più covate (o da un gruppo di giovani) per seguire passo passo quel che c’è da fare. La prima esigenza che dovremo affrontare è quella di separare al più presto i giovani maschi, allevandoli ciascuno in un suo proprio recipiente e ciò comporta qualche problema. Le vasche Non è pensabile allestire un vero acquario per ciascun maschio anche se se ne vogliono tenere, solo mezza dozzina. Un barattolo allora, o una bettiera (vasca a più scomparti), o un contenitore in plastica. Può bastare un volume d’acqua da uno a due litri (uno spazio maggiore, se ce n’è la possibilità, sarà tuttavia sempre preferibile per il benessere dei pesci). Areazione e filtraggio, impensabili in simili contenitori, risultano comunque in pratica inutili, poiché il Betta ben si adatta anche a condizioni limite e si accrescerà senza problemi semplicemente cambiando l’acqua ogni uno-due massimo tre giorni e offrendo una dieta variata e abbondante. Le vaschette per i maschi possono essere illuminate semplicemente con la luce ambientale e potranno essere collocate l’una accanto all’altra sul ripiano di uno scaffale, avendo l’accortezza di impedire che i pesci possano guardarsi 24 ore su 24 (sarebbe un inutile e dannoso stress) il che si ottiene semplicemente Pag. 8 AC Bollettino A.A.A. n.41 utilizzando dei cartoncini scuri tra un recipiente e l’altro. Le femmine possono invece essere allevate tutte insieme in vasche più grandi: venti o trenta litri andranno benissimo per un discreto numero di esemplari (ciascuno deciderà quanti in base alla propria esperienza e allo spazio che avrà a disposizione). Ciascun allevatore imparerà presto a riconoscere già a un mese o poco più di età il sesso degli avannotti. Se tuttavia si hanno dubbi, e all’inizio può capitare, c’é una soluzione che evita ogni errore: isolare tutti i giovani pesci sino a quando (bastano in tal caso poche settimane e anche meno quando avremo accumulato una certa esperienza) non sarà possibile individuarne il sesso. A proposito di sesso: per la riproduzione useremo un terzo tipo di vasca (dopo quelle per i maschi e quelle per accrescimento dei giovani e/o allevamento delle femmine): gli acquari da riproduzione. Possono essere normali contenitori più larghi che alti con qualche pianta che raggiunga la superticie dell’acqua - per la costruzione del nido di schiuma - e qualche rifugio per le femmine. Oppure si possono realizzare contenitori ad hoc, a due scomparti: uno, più largo, da riservare al maschio per permettergli la costruzione del nido, l’altro, più piccolo, per la o le femmine, da unire al compagno solo quando il nido è completo e il ventre gonfio a conferma della disponibilità di lei all’accoppiamento. Le vasche da riproduzione possono essere arredate come normali acquari, con ghiaia e piante, oppure - ed è qualche grado (26-29°C) in epoca riproduttiva. LE VASCHE Dl ALLEVAMENTO Riepilogando, un allevamento dovrebbe dunque prevedere queste tre tipologie di vasche: a) uno scaffale con tanti miniacquari (barattoli, bettiere, ecc.) per l’allevamento dei maschi, in isolamento, con un adeguato “corredo” di cartoncini scuri per isolare visivamente un contenitore dall’altro; b) vaschette da venti, trenta litri per l’allevamento di gruppi di femmine per la prima fase di accrescimento degli avannotti; c) vaschette da 10-20 litri a due scomparti (uno ampio e uno più piccolo) per la riproduzione. ll numero di queste vasche dipende naturalmente dall’ampiezza del Foto tratta dalla guida Così allestisco il mio acquario Sera questa una seconda scuola di pensiero - semplicemente con una pianta in vaso che raggiunga la superficie (sostegno per il nido) e un vaso di coccio rovesciato o altro che serva da rifugio alla femmina. La seconda scelta - che non comporta l’uso di ghiaia o altro arredamento, è meno “naturale”, ma certamente più funzionale e preferibile per la facilità di pulizia dell’intero impianto. Va ancora detto del riscaldamento: la soluzione pratica di maggiore successo e quella di riscaldare la stanza di allevamento e non le singole vasche. Oppure, nel caso di piccoli allevamenti, collocare le vaschette dei maschi sul coperchio di un acquario in funzione, preferibilmente nella zona che ospita gli accessori. Si tenga conto che una temperatura intorno ai 21-24 °C andrà benissimo (ideale 24-25°C) salvo aument arla di AC Bollettino A.A.A. n.41 Pag. 9 nostro allevamento. Per esperienza pratica possiamo dirvi che si deve cominciare con almeno due maschi e 3 o 4 femmine, ma che le speranze di successo aumentano considerevolmente se raddoppiamo questo numero. DETERMINARE UN OBIETTIVO Sin qui l’impostazione “tecnica”. Ma allevamento selettivo vuoi dire qualcosa in più -e di diverso - rispetto a semplice riproduzione. Riprodurre una specie vuoI dire soltanto consentire a un maschio e a una femmina di accoppiarsi e di mettere al mondo dei figli; “selezionare” significa porsi un modello ideale e cercare di raggiungerlo. E' questa seconda scelta quella che persegue chi voglia avere dei pesci da concorso. Nell’uno e nell’altro caso è indispensabile che i pesci siano sani e che siano trattati comunque come esseri viventi - quindi con rispetto - e non come oggetto da esperimenti. Ciò confermato, non troviamo nulla di immorale nel cercare di “guidare” le riproduzioni piuttosto che lasciare fare al caso. Si lavora allora su più fronti: si seleziona per la forma e per l’aspetto. Facile a dirsi, ma non altrettanto da fare, perché entrano in gioco tanti fattori. Ma questo sarà l’argomento della chiacchierata che taremo sul prossimo bollettino. Qui dobbiamo dire ancora che è indispensabile porsi un obiettivo e non agire alle cieca: vogliamo pesci più grandi - è questa la tendenza recente - e di un particolare colore, che risponda A.A.A. Pag. 10 AC Bollettino A.A.A. n.41 BETTA CURIOSITA' Ho sperimentato un "nuovo" sistema per consentire alla femmina di nascondersi prima, durante e dopo l'accoppiamento. Av e v o u n a m e z z a n o c e d i c o c c o , debitamente forata nella parte alta, residuo di accoppiamenti precedenti di ciclidi. e mi sono detto: "Se va bene per la riproduzione dei ciclidi perché non dovrebbe andare bene per quella dei Betta?" Così l'ho posta sul fondo di una vasca di circa 20 litri a mo' di igloo lasciando appunto l'apertura girata verso l'alto. E' stata ben presto gradita dalla femmina che vi ha trovato riparo dai continui attacchi del maschio. Questo che già occupava la vasca, sebbene avesse manifestato intenzioni riproduttive, quando è venuto a contatto con una femmina piena di uova ha avuto bisogno di "riorganizzare le idee" prima di iniziare gli accoppiamenti . L'idea si è rivelata ottima anche in seguito in quanto, dovendomi recare per lavoro lontano da casa ho lasciato la coppia in vasca anche dopo la deposizione. La femmina è riuscita a sottrarsi elegantemente a tutti gli attacchi del maschio anche nei giorni successivi senza riportare "danni". A proposito in quella vasca le deposizioni si sono ripetute a breve scadenza (7-10 giorni) per un lungo periodo di tempo. Purtroppo gli impegni extra-casalinghi mi hanno impedito di curare adeguatamente le covate e quindi ho lasciato fare alla natura (anche per l'alimentazione degli avannotti): risultato solo 2 pesci hanno 3a parte I L N E O F I TA E N T R A I N N E G O Z I O di Lorenzo Marcucci La serie continua con gli argomenti illuminazione e piante C. Allora conviene sistemare l’acquario vicino ad una finestra… N. No assolutamente. Fatte alcune particolari eccezioni non è più pensabile il ricorso diretto alla luce solare, anzi nelle normali condizioni di esercizio conviene evitare che i raggi solari raggiungano la vasca. Infatti se ciò avviene non solo la temperatura dell’acqua può lievitare a dismisura creando problemi ai pesci ed alle piante, ma inoltre comporta spesso una eccessiva proliferazione di alghe. Con queste premesse risulta ovvio che occorre ricorrere all’illuminazione artificiale. Disegni tratti dalla guida Sera Così allestisco il mio acquario Cliente Nell’ultima chiacchierata che abbiamo fatto abbiamo parlato del ciclo dell’azoto e di quello dell’anidride carbonica che vedono entrambe le piante come protagoniste. Vogliamo parlarne? Negoziante Certamente. Iniziamo col dire che tutte le piante (e quindi anche quelle che si immettono in acquario) hanno bisogno di luce per poter vivere. Infatti senza l’energia luminosa non riescono ad attuare la fotosintesi clorofilliana (cioè quell’insieme di funzioni che consente loro di vivere). Tipo, numero e qualità di lampade dipendono dalla dimensione e dalla tipologia della vasca. Vasche aperte o alte vogliono lampade ai vapori di metallo o di mercurio AC Bollettino A.A.A. n.41 Pag. 11 C. E come conviene illuminare l’acquario? N. Sono lontani i tempi in cui le vasche erano illuminate da poche lampade ad incandescenza. Già da molti anni la tecnica dell’illuminazione si è evoluta passando dai tubi fluorescenti alle lampade ai vapori di mercurio prima e a quelle ai vapori di metallo poi. E’ vero senza dubbio le lampade fluorescenti sono le più diffuse (anche perché più economiche sia nell’acquisto che nella gestione), ma stanno prendendo piede sempre più anche gli altri tipi. C. Ma quale sistema di illuminazione mi consiglia? N. Dipende dal tipo di acquario che ha intenzione di allestire. Se vorrà realizzare un acquario chiuso (cioè con il coperchio) non potrà usare che lampade fluorescenti; se invece lo vorrà aperto (cioè senza coperchio) può anche pensare agli altri tipi di lampade. In genere al neofita si consigliano degli acquari chiusi e quindi il sistema “tradizionale” di illuminazione. C. Allora è sufficiente far uso di lampade fluorescenti qualsiasi? N. No, non tutte le lampade sono uguali. Le diverse esigenze di illuminazione hanno dato vita a diversi tipi di lampade che differiscono per la temperatura di colore (ovvero per lo spettro luminoso che riescono ad emettere). Le lampade migliori sono quelle che riproducono fedelmente lo spettro solare. Ma sono pochissime le ditte che le producono e costano un po’ più delle altre. Poi esiste Pag. 12 AC Bollettino A.A.A. n.41 un tipo di lampada che produce una luce rosata (del tipo di quelle che si vedono presso i macellai) che hanno la specifica funzione di ostacolare la crescita delle alghe. Ed ancora ci sono le lampade a luce blu che si rivelano ottime per gli invertebrati marini. Ma oltre a quelle di uso specificatamente acquariologico esistono anche lampade che producono una luce giallina o sul verde chiaro o … Questi vari tipi di lampada sono stati realizzati per scopi specifici (illuminazione di uffici, di capannoni, eccetera) C. Ma allora come mi devo regolare? N. Nei negozi di acquariofilia non corre rischi. Tutte le lampade sono adatte ad un uso acquariologico. In ogni caso se la vasca lo consente conviene installare almeno due lampade di cui una con spettro “solare” ed una con spettro “antialghe”. Se si fa uso di tutte lampade di quest’ultimo tipo l’effetto luminoso generale è un po’ scarso (il nostro occhio è più sensibile ai colori sul Gli appositi cappucci sono garanzia di perfetto isolamento tra elettricità e umidità della vasca giallo che non a quelli sul rosa). C. Ma non si corre rischio di prendere delle scosse elettriche? N. La sicurezza elettrica è fondamentale quando si parla di acquari. Per questo le consiglio di far ricorso agli appositi sistemi di isolamento tra lampada ed acqua. Alcune ditte addirittura introducono i tubi fluorescenti in appositi tubi trasparenti per evitare ogni contatto tra lampada ed acqua. Altre ditte invece producono dei cappucci a tenuta stagna da inserire ai capi della lampada . Con entrambe i sistemi l’isolamento è sufficiente ad evitare dispersioni elettriche in vasca. Addirittura in tutti e due i casi anche un’accidentale caduta del tubo in acqua non ha effetti indesiderati. Ovviamente ciò non significa che le lampade possano lavorare sommerse… C. E se optassi per un acquario aperto? N. Allora tra gli altri due tipi di lampade le consiglierei senza dubbio quelle ai vapori di metallo. Fano molta più luce ed hanno uno spettro più simile a quello solare. Le altre invece hanno una resa luminosa inferiore e sembrano fare “poca luce”. Anche in questo caso la sicurezza elettrica è fondamentale e quindi le consiglio di far uso di lampade specifiche ed appositi portalampada per uso acquariologico (quindi adatti a 1a Fase Si accorciano le radici troppo lunghe e si eliminano le foglie 2a Fase Si prepara la sede per le radici utilizzando un dito sopportare la costante umidità presente nei pressi della superficie della vasca). C. E per quanto tempo devono restare accese le lampade? N. Innanzitutto è fondamentale che il periodo di illuminazione sia costante e continuo. Costante nel senso che bisogna evitare di accendere le lampade un giorno per 5 ore ed il giorno dopo per 15. Continuo nel senso che una volta accese non vanno spente fino al termine del periodo di illuminazione prescelto. Le consiglio senza dubbio di far ricorso ad un apposito timer che pilota le luci. Per quanto riguarda invece la durata del periodo di illuminazione si consiglia in genere dalle 10 alle 14 ore. Non conviene restare fuori da questi valori. Periodi più lunghi non servono, periodi più brevi possono non essere sufficienti. Se invece farà ricorso alle lampade ai vapori di metallo la durata totale può essere ridotta tranquillamente del 1015%. L’alta resa dei queste lampade compenserà i tempi inferiori. C. Va bene, abbiamo parlato delle luci; ma le piante? 3a Fase Si sistema la pianta nella buca p r e c e d e n t e p r e p a r a t a sotterrandola fino 4a Fase Si ricoprono le radici col ghiaietto e si livella il terreno AC Bollettino A.A.A. n.41 Pag. 13 Cabomba carolinensis Una pianta a stelo dalla rapida crescita gruppo, più attecchiranno meglio. In natura del resto è difficile trovare piante singole. C. Mi consiglia allora un solo tipo di piante? N. Certo che no! Non dobbiamo fare una monocoltura! Le consiglio invece di introdurre poche specie ma diversi esemplari per ogni specie. Anzi specie nelle fasi iniziali, ovvero finquando l'acquario non sarà ben rodato, conviene ricorrere a piante dalla facile crescita che attecchiranno prima e Pag. 14 AC Bollettino A.A.A. n.41 Foto tratta da Enciclopedia delle piante Primaris Foto tratta da Enciclopedia delle piante Primaris N. Un altro consiglio che ritengo indispensabile dare ai neofiti è che non è corretto immettere molte piante ma tutte di specie diverse. Con esclusione delle piante “solitarie” le altre vanno piantate a gruppi. Anzi più è grande il Ceratopteris Thalictroides Un'altra pianta dalla rapida crescita aiuteranno il filtro nella decomposizione dei composti azotati. Tra le piante più indicate troviamo Elodea densa, Vallisneria spiralis, Cabomba carolinensis, Ceratopteris thalictroides, eccetera. Ciò non toglie che anche alcune piante "solitarie", come Aponogeneton sp., potranno contribuire a migliorare l'estetica. C. Vedo qui nelle sue vasche che le piante sono sistemate in vasetti di plastica. Quesi ultimi vanno nascosti con delle pietre? N: No! Vanno eliminati come del resto si deve togliere la fibra che si trova nel vasetto. Quest'ultima è intrisa di fertilizzanti che sono ottimi per lo sviluppo delle piante in idrocoltura (ovvero come vengono allevate e riprodotte industrialmente), ma si rivelano poco adatte ad un uso acquariologico in quanto possono sovraccaricare l'acqua di elementi nutritivi favorendo lo sviluppo di alghe indesiderate. Quindi ricapitolando occorre: Foto tratta da Enciclopedia delle piante Primaris Aponogeneton ulvaceus Una pianta con bulbo molto indicata come pianta solitaria(non di rado fiorisce in acquario) -sfilare le piante dal vasetto -separare la fibra dalle radici -dare una spuntatina alle radici più lunghe -eliminare le foglie rovinate o ingiallite. (In tal modo non solo si eviterà di spezzare le radici nel piantarle, ma si favorirà l'emissione di nuove radici nell'ambiente in cui la pianta dovrà prosperare; inoltre si favorirà la crescita di nuove foglie ed infine si ridurrà il rischio di inquinare l'acqua.) AC Bollettino A.A.A. n.41 Pag. 15 Foto tratta da Enciclopedia delle piante d'acquario Primaris Speciale piante COLTIVAZIONE E ‘RIPRODUZIONE’ DI ECHINODORUS PANICULATUS di Renato Di Loreto La “Pianta spada dell’Amazzonia” è originaria dell’America meridionale ed è una delle più belle specie che appartengono a questo genere. E’ una pianta dallo sviluppo notevole con foglie a forma di lancia di un bel verde pallido che in situazioni ideali di coltivazione possono raggiungere anche i trenta o quaranta centimetri di lunghezza ed essere larghe cinque o sei centimetri con piccioli di una decina di centimetri. Pag. 16 AC Bollettino A.A.A. n.41 Pertanto il diametro della rosetta, con numerose foglie, può raggiungere i 40 centimetri abbondanti. Come si sarà capito l’Echinodorus in questione è una pianta per acquari abbastanza spaziosi in cui può crescere in tutta la sua possente bellezza risultando così ideale per arredare ad esempio grandi acquari per ciclidi americani nei quali le sue lamine fogliari, così strette rispetto alla loro lunghezza, attraggono irresistibilmente (molto più che non le specie a foglie larghe) pesci come gli Pterophyllum e i Discus che le utilizzano spesso come siti riproduttivi. Foto tratta da La cura delle piante d'acquairo Tetra MANTENIMENTO Sono parecchi anni che coltivo queste piante nei miei acquari e devo dire che molte volte si sono dovute accontentare di spazi molto più piccoli rispetto alle loro esigenze per cui solo in qualche caso ho avuto un loro sviluppo ideale e quando è successo l’acquario che le ospitava cambiava parecchio la sua ‘fisionomia’, in quanto le piante adiacenti alle suddette erano letteralmente soffocate dalla loro invadenza e quindi trasferite in altre vasche. Il terreno ideale in cui coltivare le Echinodorus paniculatus deve essere molto ricco di sostanze nutritive o, come si suol dire, abbastanza grasso affinchè le nostre piante crescano bene. Nel corso degli anni in cui mi sono onorato della loro presenza nei miei acquari ho usato quasi sempre lo stesso tipo di fondo costituito, partendo dal basso, da qualche confezione di torba in pezzi (o specifici fertilizzanti in polvere), argilla (Aqualit) e alcuni centimetri di ghiaia a granulometria media di colore scuro. Solo negli ultimi quattro anni la mia attuale e unica Echinodorus paniculatus vive affondando le sue immagino imponenti radici in un terreno molto valido prodotto da una nota azienda del settore. In più periodicamente, soprattutto se il fondo è abbastanza vecchio e quindi povero di nutrienti, va inserita nel terreno, alla base della pianta, qualche pasticca di un buon fertilizzante. Migliorano notevolmente l’aspetto della pianta anche l’uso di fertilizzanti liquidi a base di ferro che prevengano la mancanza di questo elemento osservabile allorchè le lamine fogliari sbiadiscono sfilacciandosi al centro. E’ altresì possibile che queste piante manifestino una certa intolleranza ad Un Echinodorus paniculatus rigoglioso in un acquario ben piantato è una splendida pianta solitaria. AC Bollettino A.A.A. n.41 Pag. 17 un’acqua carica di sostanze organiche e particolarmente vecchia, con buchi gialli o marroni sulle loro foglie. In questo caso sarà meglio operare diligenti cambi d’acqua (anche i vostri pesci vi ringrazieranno). Se vogliamo invece contenere uno sviluppo eccessivo della o delle nostre Echinodorus, se non abbiamo molto spazio da offrire loro, basta piantarle in un terreno composto di sola ghiaia a grana media non lavata prima della sua messa a dimora; il resto verrà fornito dallo stesso acquario dopo non molto tempo, specialmente se verranno introdotti dei pesci che con i loro rifiuti organici fertilizzeranno il fondo. Per quanto riguarda i valori chimici dell’acqua da utilizzare devo dire che malgrado nella letteratura specifica si consigli un liquido di media o bassa durezza con un pH neutro o leggermente acido è certamente possibile coltivare questa pianta anche in acque un pò più dure e basiche a patto però di garantirle sufficienti elementi nutritivi fra i quali un certo indispensabile apporto di anidride carbonica. Infine non va dimenticato di assicurarle una illuminazione di intensità media piuttosto che forte (esperienza personale) o per lo meno, nel caso in cui si abbia un parco lampade abbastanza potente, schermare la troppa luce con qualche pianta galleggiante posta sopra la parte basale della nostra Echinodorus. Questo perchè un’eccessiva luce causa quasi sempre la formazione di un tappeto algale sulle lamine fogliari che molto spesso determina quasi un “soffocamento” delle foglie e quindi in definitiva l’impossibilità Pag. 18 AC Bollettino A.A.A. n.41 per la pianta stessa di rapportarsi biologicamente e chimicamente con l’ambiente circostante. Insomma solo se si riesce a creare un ambiente adatto e, soprattutto, senza grandi variazioni si può sperare in una ‘riproduzione’ o, per meglio dire, in una moltiplicazione vegetativa delle nostre Echinodorus paniculatus, evento che malgrado tutto può verificarsi anche dopo parecchio tempo (mesi, se non qualche anno..!) dalla loro introduzione. COMINCIARE CON UNA ... E FINIRE CON DIVERSE La moltiplicazione vegetativa avviene naturalmente tramite la produzione di uno scapo fiorifero verticale (a differenza di altre specie di Echinodorus) sul quale si sviluppano dei verticilli da cui in un secondo momento nasceranno delle piantine avventizie, le quali, dopo aver formato almeno 4 o 5 foglie e alcune radici, verranno staccate e piantate nel terreno. Se le giovani plantule tardassero, malgrado le foglie, a produrre delle radici si abbasserà l’intero scapo fiorifero fino al suolo, stimolando così la loro formazione. Vi assicuro che aver ottenuto, come nel mio caso, da una pianta di questa specie coltivata per quattro lunghi anni (senza citare tutte le altre, vissute e deperite senza lasciare mai eredi) cinque giovanissime Echinodorus A.A.A. paniculatus è una vera e propria soddisfazione. Pertanto vi invito a provare la stessa emozione ad un’unica condizione: di avere un pò di pazienza. RASSEGNA STAMPA dalla rivista: aquarium feb/98 -------------------------------------Apistogramma guttata -Allevamento di Rasbora axelrodi -I portaspada selvatici Xiphophorus helleri -Un paradiso di piante da 1800 litri -Tecnica e pratica 2a parte -Raganelle variopinte dell'Africa -mediterraneo:Filtratori per l'acquario... -Come costruirsi uno schiumatoio dalla rivista: aquarium mar/98 -------------------------------------Acquario biotopo -Probarbus jullieni -Pescatori a scuola -Portaspada selvatici: non solo Xiphophorus helleri -Selezioni...contro natura:pesci mostruosi? -Tecnica in pratica 3a parte -Il mio acquario marino -mediterraneo:Tordi... con le pinne dalla rivista: AQUARIUM Oggi 4/97 ---------------------------------------Gamberi d'acqua dolce australiani -I pesci più amati: i Neon -marino:Pholidichthyidae -Uno dei preferiti:Rineloricaria rossa -Un killi dello Zaire:Aphyosemion congicum -Poecilia latipinna -mediterraneo:Thalassoma e Coris -Nuove piante d'acquario -Una pianta da laghetto:Elodea canadensis -Lemnacee:piccole piante grande effetto -tecnica:Tutto sulla laterlite -chimica:Acqua limpida acqua torbida dalla rivista francese: Aquarium magazine apr/98 ------------------------------------Nannostomus trifasciatus -Un pigmeo in America:Corydoras pigmaeus -Julidochromis dickfeldi:un amore di Julido -Discus di allevamento -Pesci foglia (Polycentrus, Monocirrhus) -Tanganika:Pesci da sabbia -Idee per una grande vasca -marino:Balistoides conspicillum -marino:Un sogno accessibile dalla rivista francese: Aquarium magazine mar/98 ------------------------------------Hyphessobrycon bentosi -Betta bellica -Guianacara owroewefi -Microctenopoma anabantidi da scoprire -Gli acaris dell'Araguaia -piante:Ceratophyllum -marino:Chromis viridis -marino:Barbieri(Anthias) ma non rasoi -marino:Echinodermata una scelta delicata -viaggi:Congo-Brazzaville dalla rivista : PetMagazine apr/98 ------------------------------------L'algha buona e cattiva -E' l'ora del laghetto -30 anni di gestione del 'NukuNnuku' -Nella rete a fin di bene -Dalle alghe un nuovo mangime AC Bollettino A.A.A. n.41 Pag. 19 dalla rivista : HobbyZoo mar/98 ------------------------------------Zoomark mediterraneo a Napoli -Glucani per la vita -Bello come un... ghiozzo dalla rivista: AQUARIUM Oggi 1/98 ---------------------------------------Hemigramopetersius caudalis -I pesci più amati: Julidochromis -Xenopoecilus sarasinorum -Trichogaster microlepis -Pesci sconosciuti:siluriformi africani -marino:L'illuminazione -Acclimatazione degli invertebrati marini -piante:Hygrophyla polisperma -piante:Echinodorus tenerellus -Ossigeno:un veleno per le piante? -Alimentazione in natura ed in acquario -Acquario con vetro inclinato -Come illuminare un acquario -laghetto:Dal sogno alla realtà dalla rivista: aquarium apr/98 -------------------------------------marino:Hemitaurichthys polylepis -Puntius bandula -Apistogramma brasiliani -Acquariofilia via Internet -Incubatori orali o costruttori di nidi: Sphaerichthys e affini -Tecnica in pratica 4a parte -Le piante che amano l'ombra -Un acquario per 1.000.000 -Riproduzione di Uaru amphiacanthoides -Riproduzione di Amphiprion frenatus -Gechi in terrario -I mostri dentro di noi Pag. 20 Bollettino A.A.A. n.39 dalla rivista inglese: Aquarist & Pondkeeper mar/98 ---------------------------------Ricerche in Costa Rica -Cosa mettere nel laghetto? -marino:Piccolo è bello -Installazione di un laghetto -malawi:Aulonacara peacocks -Non mescolate laghetti e pesci gatto -laghetto:Zuppa di piselli -marino:Crostacei dalla rivista inglese: Aquarist & Pondkeeper apr/98 ---------------------------------marino:Allevamento di invertebrati -Ricerche in Costa RIca -Salmonati -marino:Crostacei -Buon compleanno Aquario di Londra -supplemento koi -Perché allevare koi -Eliminare i controlli -Koi news -Alimentazione invernale dalla rivista americana: Tropical Fish hobbyist: feb/97 ---------------------------------Un pesce fuori dall'acqua:Perioftalmi -marino:Platax -marino:Pesci mandarino -L'acquairo marino naturale 2a parte -Pesci a quattro occhi: Anableps -Polipteridi -Aphyosemion zygaima -Costruire un laghetto per koi -Giardini d'acqua -Pesci gatto