LA TRIREME GRECA
La Trireme greca era allo stato dell’arte del tempo era la nave da
combattimento più evoluta; progettata per potere coprire rapidamente anche le
lunghe distanze grazie all’azione combinata del remo e della vela; nella
battaglia era in grado di speronare le navi nemiche con effetti devastanti.
I soldi dalla nuova vena di argento nel Laurion permisero ad Atene di
comprare il legname dall'Italia per aumentare la propria flotta dalle 40 trireme
del 489 a.C. alle 200 navi del 480 a.C.
La polis pagava le spese per la nave e il relativo equipaggio. Le attrezzature e
le riparazioni erano pagate grazie ai cittadini più ricchi come se si trattasse di
una liturgia.
La Trireme greca è diventata famosa nella battaglia di Salamina (480 aC) in
cui vennero distrutte le navi della numericamente ben superiore flotta
persiana.
Le alte velocità dei triremi e la potenza dei loro speroni di metallo erano i
fattori che determinavano la superiorità di questa imbarcazione.
Senza la vittoria conseguita in questa decisiva battaglia l'esercito persiano
avrebbe marciato verso la Grecia ed il corso della civilizzazione occidentale
potrebbe essersi determinato in modo molto differente.
Oggi il concetto di democrazia non esisterebbe (o sarebbe arrivato a noi molto
più tardi) se a quel tempo non fossero esistite le Trireme greche.
Costruzione del modello
La costruzione della Carvella deriva dalla parola portoghese “caravela" o
caravel, un tipo di nave che era ricorrente in XVº secolo.
Questo sistema consiste nella costruzione di una nave o di una barca dove le
plance sono a livello: bordi che si incontrano e che danno alle coperture una
superficie regolare invece di costringerle ad una sovrapposizione come nel
sistema del clinker.
Le plance sono fissate alle strutture trasversali, nervature, con i chiodi o le
spine di legno denominati trunnels.
La giuntura fra due plance adiacenti è calafatata con fili di una fibra fatta di
cotone o di canapa. Queste fibre coprivano o “turavano” le giunture combinati
con il mastice o il catrame caldo.
La costruzione della Plancia-su-struttura è il processo più difficile e un incubo
per i costruttori inesperti.
I costruttori devono piegare le diverse plance secondo la curva del guscio ed
inchiodarli nella struttura.
Questo è il modo in cui anche le navi vere venivano costruite ed i modelli di
nave dovrebbero essere fatti allo stesso modo.
A quasi tutti i modelli di nave che realizzo faccio addirittura la doppia plancia.
Questa caratteristica della doppia plancia dà alle navi la resistenza e la
tranquillità di non dover intervenire con manutenzioni per molti anni.
LA BATTAGLI DI SALAMINA
La battaglia di Salamina fu una battaglia navale che ebbe luogo il 23 settembre del 480
a.C., quando la flotta greca, guidata da Temistocle ed Euribiade di Sparta, sconfisse la
flotta persiana nello stretto che collega il golfo Saronico alla baia di Eleusi.
La pressione persiana
I Persiani, dopo l'inaspettata sconfitta subita dieci anni prima a Maratona, non misero da
parte le loro mire espansionistiche nei confronti della Grecia. Serse, figlio di Dario I, re dei
re di Persia, infranse con dimostrazioni di ostilità le speranze di una futura pace con i
Greci. I Persiani allestirono un gigantesco esercito composto da tutti i popoli da loro
sottomessi, che, secondo Erodoto, era stimabile in due milioni di uomini. Armarono poi
una flotta di milleduecento navi. In questo modo potevano schierare l'esercito più grande
mai creato fino ad allora. [1]
L'invasione dell'Attica
In seguito alla sconfitta del re spartano Leonida I, nella battaglia delle Termopili, i Persiani
invasero e saccheggiarono la Focide, le città di Platea e Tespie in Beozia, mentre
risparmiarono la Doride perché fece atto di sottomissione e Delfi, perché sede dell'
oracolo. Giunti in Attica saccheggiarono la stessa città di Atene, lasciata deserta da buona
parte dei propri abitanti, i quali si erano rifugiati ad Egina, Salamina e Trezene su ordine
del generale Temistocle, che aveva interpretato la profezia dell' oracolo di Delfi, dove la
pizia predisse di contare sulle "mura di legno", come un'allusione all'uso della flotta. Le
sacerdotesse, i custodi dei tesori dei templi e parte dei cittadini che rimasero in città
vennero invece massacrati, mentre i monumenti sull'acropoli distrutti.
Anche via mare le cose non andavano meglio. Dopo la battaglia navale di Capo Artemisio,
che non produsse esiti rilevanti, la flotta greca comandata da Euribiade si era ritirata nello
stretto di Salamina. A causa dei successi ottenuti dall'esercito persiano e del ritardo dei
rifornimenti, i Greci non riuscivano a trovare un accordo sulla strategia da adottare; da un
lato il generale ateniese Temistocle voleva continuare ad attaccare le navi persiane con la
flotta greca mentre i generali peloponnesiaci preferivano optare per una linea difensiva
presso l'istmo di Corinto, adducendo che a Salamina in caso di sconfitta gli assediati non
avrebbero avuto scampo. Ovviamente quest'ultima soluzione avrebbe significato
abbandonare buona parte della Grecia centrale in mano all'esercito invasore. Prevalse,
infine, la scelta di Temistocle, convinto che l'unico scacchiere utile alla flotta greca fosse
quello tra il golfo Saronico e la baia di Eleusi ed ebbe la forza di imporla, ricorrendo alla
minaccia di ritirare le navi ateniesi.
La flotta greca
Gli storici non concordano sul numero di navi utilizzate nella battaglia:
•
Erodoto afferma che erano 378 le navi greche di cui 180 triremi e non 366 come
altri sostengono, perché bisogna contare anche le 12 navi provenienti in un
secondo momento da Egina e sostenuto dal Macaulay;
•
Eschilo è convinto che siano 310 i triremi;
•
Ctesia conta 110 triremi;
•
Iperide invece dice che la flotta era composta da 220 navi.
Città
Numero
di navi
Città
Numero
di navi
Atene:
180
Corinto:
40
Egina:
30
Calcide:
20
Megara:
20
Sparta:
16
Sicione:
15
Epidauro:
10
Eretria:
7
Ambracia:
7
Trezene:
5
Naxos:
4
Leucade:
3
Ermione:
3
Styra:
2
Citno:
2
Ceo:
2
Melo:
2
Sifno:
1
Serifo:
1
Crotone:
1
Totale
366
La flotta persiana
La più grande flotta persiana consisteva in circa 650 navi, metà di quelle allestite per
l'invasione, ciò che rimasto dopo due fortunali subiti nel mare Egeo e la battaglia di Capo
Artemisio, secondo stime contemporanee; mentre:
•
Erodoto dichiara che la flotta venne rimpiazzata del tutto, ma ci narra solo di 120
navi provenienti dai greci di Tracia e un numero non specificato di navi provenienti
dalle isole greche assoggettate;
•
Eschilo scrive che le navi erano 1207, 1000 trireme e 207 navi veloci;
•
Lisia riporta a 1200 le navi a Dorisco;
•
Eforo di Cuma conta 1207 triremi;
•
Isocrate 1300 triremi a Dorisco e 1200 a Salamina;
•
Ctesia dice che le navi erano mille.
Questa discordanza di numeri ci fa pensare che nel corso del secoli successivi agli eventi,
gli storici abbiano fatto fatica a trovare fonti chiare e che quindi si confondessero le navi
presenti all'Art
Artemisio
Artemisio con quelle a Salamina,
Salamina a causa anche della vicinanza dei due
scontri. Mentre è più probabile la stima degli storici moderni.
La battaglia
Trireme greca
La flotta persiana attraccata sulla baia del Falero, con un numero di navi a disposizione
non di molto superiore a quelle greche, a causa dei presidi lasciati lungo il tragitto e le
perdite subite in precedenza, posizionava solitamente i Fenici al centro (a protezione del
re), gli Egizi a destra e gli Ioni a sinistra. Nelle possibilità di Serse di conduzione della
guerra, vi era anche la possibilità di richiamare le navi posizionate sull'Ellesponto, tenendo
sotto controllo la flotta greca, per sbarcare l'esercito nel Peloponneso, ma per velocizzare
le operazioni cercò inutilmente di attirare in acque più aperte la flotta greca. Infine, decise
di attaccare penetrando nell'angusto stretto di Salamina, attirato anche dal tranello di
Temistocle, che gli aveva fatto credere che avrebbe tradito la flotta greca. Per l'occasione
il re persiano si era fatto costruire un trono in cima al monte Egaleo, da cui poteva
assistere a quella che credeva sarebbe stata una schiacciante vittoria. La fretta del re
persiano, tra l'altro, derivava dal fatto che ormai si approssimava l'autunno, e con la cattiva
stagione sarebbe stato molto difficile mantenere in Grecia il suo enorme esercito; inoltre,
ogni operazione militare terrestre contro il Peloponneso non poteva compiersi in sicurezza,
senza il controllo del mare e l'eliminazione della flotta ellenica, tanto più che la sua flotta
aveva subito varie perdite nelle precedenti operazioni contro i Greci o ad opera delle
tempeste sull'Egeo (un evento, quest'ultimo, sul quale i Greci avevano contato,
costringendo i Persiani a navigare, sotto la minaccia delle proprie navi, lungo una rotta
pericolosa). Infine, va notato che non tutte le navi persiane erano immediatamente
disponibili: una parte di esse servivano a mantenere sicuri i collegamenti con l'Asia.
Appena penetrati nello stretto, i Persiani presero possesso dell'isoletta di Psitallia e
schierarono la flotta ad arco piatto. Contemporaneamente un contingente di 200 navi
egiziane aggirava la costa occidentale di Salamina per impedire una ritirata greca. I Greci,
quindi, si ritrovarono circondati con gli Egiziani a nord-ovest di Salamina, dove inviarono i
Corinti con le loro 40 navi ad evitare l'accerchiamento, i Fenici a sud-ovest e gli Ioni a sudest. Euribiade, con le sue sedici navi, si trovava all'interno della baia, di fronte agli Ioni,
mentre gli Ateniesi erano sulla sua destra, davanti ai Fenici.
La strategia di Temistocle, però, alla fine prevalse. Gli ammiragli di Serse, infatti, si
lasciarono indurre a entrare nella baia dal progressivo arretramento degli Ateniesi fino a
quando non cominciò il contrattacco. A quel punto i Persiani si trovarono con la costa sui
fianchi, gli Ateniesi davanti e le loro stesse navi che seguivano dietro. Non potevano quindi
più procedere, arretrare o manovrare. I Greci si lanciarono dunque sulle navi
persiane,speronandole coi rostri delle loro triremi (dei quali erano dotate anche le nevi
nemiche) e mandando all'arrembaggio i propri equipaggi; essi, inoltre, si avvantaggiarono
del fatto che l'eccessiva vicinanza fra le navi persiane e la ristrettezza degli spazi portò
molte navi nemiche a cozzare l'una con l'altra; d'altronde, quando si profilò la vittoria
greca, molte navi persiane si salvarono speronando e affondando quelle della loro flotta
pur di scappare: la regina Artemisia I, pare, affondò la nave di un proprio "vassallo". Vari
storici della Grecia antica tentarono, in seguito, di fare apparire la battaglia come una
vittoria dell'abilità e dell'agilità della flotta greca sulle pesanti navi persiane, ma la verità è
esattamente opposta: le agili navi persiane, guidate da esperti nocchieri, fra i quali
spiccavano i fenici, furono costrette dalla strategia temistoclea ad attaccare frontalmente le
più solide navi elleniche, in spazi angusti dove era impossibile far valere la superiorità
numerica per circondare l'avversario. Dunque, più che l'agilità e l'abilità, furono la
conoscenza dei luoghi, la furbizia e la forza bruta a determinare la vittoria greca. La
battaglia navale di Salamina fu un vero e proprio tracollo per l'esercito persiano, in quanto
furono affondate duecento navi persiane contro le quaranta trireme perdute dalla flotta
ateniese.
Sconfitta la flotta, i greci trasferirono Aristide con i suoi uomini sull'isola di Psitallia dove
annientarono il presidio persiano e dove morirono 3 nipoti di Serse.
Dopo Salamina
Il rimanente della flotta persiana, cioè gli ioni, le navi fenicie superstiti e gli egiziani,
comprese probabilmente le navi giunte dall'Ellesponto, si riunirono nuovamente nella baia
del Falero. Qui Serse persa la fiducia negli ammiragli, optò per il proseguimento della
guerra via terra, anche per l'arrivo della cattiva stagione e ripiegò la flotta sui territori da
poco conquistati, ritornò a Babilonia lasciando il comando al generale Mardonio. Il quale si
ricollocò per l'inverno in Tessaglia ed inviò Artabazo a presidiare i confini dell'Ellesponto.
Anche se i Persiani subirono una secca sconfitta, la battaglia non fu decisiva per la
conclusione della guerra. E poi Serse, poteva contare sul controllo della Grecia centrale,
che potevano essere considerate solide basi dalle quali partire per una nuova spedizione.
L'unico neo di questa campagna consisteva nella distruzione della flotta fenicia, il cuore
della marina persiana ed alla lunga avrebbe irrimediabilmente pesato nell'economia della
guerra. Mardonio, infatti venne sconfitto dai Greci un anno dopo nella battaglia di Platea,
dove le truppe formate da opliti di tutta la Grecia sbaragliarono definitivamente l'esercito
persiano.
La letteratura
La battaglia viene descritta da Eschilo nei I Persiani (rappresentata nel 472 a.C.):
« Degli avvenimenti anteriori, il più grande fu la guerra coi Medi, ma pure questa ebbe una
rapida soluzione, con due battaglie per terra e due per mare. »
(Tucidide, Storie, I, 23)
Molto probabilmente le due battaglie terrestri cui Eschilo fa riferimento furono quelle delle
Termopili (avvenuta l'11 agosto 480 a.C.) e di Platea (del 20 agosto 479 a.C.); le due
battaglie navali furono invece quelle di Artemision (agosto del 480 a.C.) e, appunto, quella
di Salamina (settembre dello stesso anno).
Note
1. Le stime di Erodoto sono considerate esagerate. Si trattava, più probabilmente, di un
esercito non superiore ai 300.000 uomini; comunque un'enormità per quei tempi
Bibliografia
•
Barry Strauss. The Battle of Salamis. The Naval encounter that saved Greece --
and Western Civilization. Simon & Schuster, New York, 2004 (hardcover, ISBN 07432-4450-8; paperback, ISBN 0-7432-4451-6) (traduz. ital., La Forza e l'Astuzia. I
Greci, i Persiani, la Battaglia di Salamina. Bari, Laterza, 2005 ISBN 884207697X)
•
A. Frediani, Le Grandi Battaglie dell'Antica Grecia, Newton e Comton editori