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SESTO CONCERTO della stagione 2014 - 2015
Felix Mendelssohn Bartholdy
La grotta di Fingal (Le Ebridi), Ouverture op.26
Antonin Dvořák
Suite ceca op. 39
I. Preludio (Pastorale). Allegro moderato
II. Polka. Allegretto grazioso
III. Sousedska (minuetto)
IV. Romanza. Andate con moto
V. Finale. Furiant
Ludwig Van Beethoven
Sinfonia in re maggiore n° 2 op. 36
I. Adagio - Allegro con brio
II. Larghetto
III. Scherzo: Allegro
IV. Allegro molto
“La grotta di Fingal” (Le Ebridi), op.26, è un’overture da concerto di Felix
Mendelssohn. Scritto nel 1830, gli fu ispirato dal viaggio che intraprese in Scozia
un anno prima. La composizione richiama il movimento del mare mediante la ripetizione del tema iniziale, affidato soprattutto agli archi, che viene poi mirabilmente
riarrangiato impetuosamente al fine di riprodurre l’instabilità del moto delle onde,
in uno stupito ma consapevole amore per il sublime spettacolo naturale nei pressi
della grotta. È una delle creazioni più famose del compositore, proprio per il fascino che esercita il suo richiamo alla forza del mare e della natura.
La Suite Ceca la Suite op. 39 fu scritta nell’aprile del 1879. La prima esecuzione
si tenne subito dopo, il 16 maggio, con l’orchestra del Teatro Nazionale di Praga
diretta dall’amico Adolf Cech. Giusto in quel periodo cominciava la collaborazione
con l’editore Simrock, che forniva una cassa di risonanza formidabile alla musica
di Dvorak.
Malgrado nel frontespizio della partitura non figurasse un riferimento esplicito al
carattere nazionale della Suite, tutte le danze erano una chiara espressione della
musica popolare boema. Anche il Praeludium, indicato tra parentesi come Pastorale, conserva un ricordo del suono delle cornamuse. Ma sono soprattutto le danze vere e proprie a incarnare lo spirito nazionale della musica, anche se Dvorak non
elabora un materiale popolare in senso stretto. L’unica citazione di un’autentica
melodia popolare si trova nel magnifico Furiant conclusivo, che strappa lìapplauso
agli spettatori con i suoi ritmi irresistibili e la sua energia esplosiva.
La seconda sinfonia di Ludwig van Beethoven in re maggiore, op. 36, composta
fra il 1800 e 1802, fu eseguita il 5 aprile 1803 al Theater an der Wien di Vienna diretta dal compositore. Il manoscritto originale è andato perduto. La sinfonia venne
dedicata al principe Karl Lichnowsky.
Il primo movimento della sinfonia si apre con un breve e solenne Adagio Molto,
nel quale si può addirittura ascoltare un’anticipazione di quello che sarà, molti
anni dopo, il tema principale della Sinfonia n. 9. Questa introduzione lenta sfocia
in un ampio Allegro in forma sonata, dal carattere spigliato e gioioso. Il secondo
movimento un Larghetto, anch’esso di ampie proporzioni, dalle caratteristiche di
grande distensione e soavità. Il terzo movimento è uno Scherzo ironico e grottesco: da notare come il Minuetto cambi per la prima volta in Beethoven il nome in
Scherzo. Conclude la Sinfonia un Allegro Molto.