L`India, gli Hippies e la musica italiana

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L'India, gli Hippies e la musica italiana
Domenica 27 Gennaio 2013 10:11
La musica prodotta dai Paesi anglosassoni negli Anni 60 affiancò il movimento Hippie durante
un'epoca in cui l'India incarnò La Meta ideale del Viaggio, reale e simbolico, per un'intera
generazione di giovani: anche di
gio
vani italiani
.
Con la mutazione avvenuta al principio degli Anni 60 in California da moda Beatnik a
movimento
Hippie
e col suo rapido dilagare veicolato dalla diffusione sempre più capillare dei mass media, la
musica prese velocemente il posto della letteratura come principale linguaggio comune tra gli
adepti di un movimento che, a partire dal piccolo nucleo di artisti, scrittori e musicisti jazz che
avevano dato vita da un lato alla
Beat Generation
newyorkina e dall'altro al
San Francisco Renaissance
, si era trasformato nel frattempo in un vero e proprio fenomeno di massa, caratterizzato da forti
rivendicazioni politiche, sociali e ambientaliste.
L'India e le sue filosofie, già da decenni punto di riferimento per i pionieri di quei movimenti
artistico-letterari di controcultura americana, divennero rapidamente protagoniste anche del
nuovo linguaggio comune, nella cui sintassi si cercò quindi di inserire sin dal principio sonorità,
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modalità e strumenti musicali provenienti dal subcontinente indiano, a livello popolare del tutto
sconosciuti fino a quel momento. Percepita come oasi di fuga ideale dall'inferno occidentale,
foriero solo di valori obsoleti, razzismo, restrizioni, ingiustizie e guerre, in preda all'isteria
anti-comunista e alla continua minaccia nucleare causata dalla Guerra Fredda, l'India mistica e
millenaria, colorata e tollerante, socialista e non allineata, divenne così la meta privilegiata del
Viaggio per antonomasia
, possibilmente percorso via terra,
On The Road
, appunto, dando il via allora anche a quella corrente di
backpackers
e viaggiatori low cost che, seppur con altre modalità e motivazioni, doveva poi espandersi al
mondo intero senza mai più arrestarsi.
A seguito della scoperta a metà degli Anni 50 della musica classica hindustani da parte
dell'Occidente, con l'inizio del decennio seguente in Gran Bretagna si cominciò a inserire tablas
e sitar - o sonorità a quegli strumenti assimilabili - nel repertorio musicale del panorama Beat,
diffondendo poi rapidamente il trend a livello globale grazie alla cosiddetta British Invasion
di quegli anni, mentre in USA la stessa tendenza si manifestava in principio solo nell'ambito ben
più colto e circoscritto del
Free Jazz
. Se il primato inglese spetterebbe di diritto agli Yardbirds, che per primi utilizzarono il sitar in
una versione di
Heart Full Of Soul ,
scartata però poi per questioni tecniche e pubblicata a Giugno del 1965 impiegando una
chitarra che ne imitava al suo posto le sonorità, saranno alla fine di quello stesso anno i
Beatles
di
Norwegian Wood
, seguiti nel 1966 dai
Rolling Stones
con
Paint It Black
, a consolidare una tendenza che, una volta fusasi con le sperimentazioni jazzistiche
americane, diventerà cifra stilistica di quegli anni col nome di
Raga
-Rock
.
E in Italia? Cercando di escludere quanto possibile la miriade di covers di brani britannici che
invasero la musica italiana di quegli anni, ecco una panoramica - certamente incompleta, ma
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spero sufficientemente rappresentativa - delle influenze indiane negli arrangiamenti e nei testi
originali della musica pop italiana, a partire dagli Anni 60 e fino ai nostri giorni. (Sono gradite
eventuali segnalazioni di ulteriori esempi!)
A fine aprile del 1966 a Milano venne affittato un terreno in via Ripamonti dove nacque una
tendopoli che i quotidiani dell'epoca non esitarono a battezzare come  Nuova Barbonia ,
abitata da "
zazzeruti e anarcoidi senza famiglia
". Il movimento Beat/Hippie era arrivato da tempo anche in Italia e con esso entrava nel
repertorio musicale dei
complessi
Beat più attenti naturalmente anche l'India, come semplice citazione o direttamente con le
sonorità mutuate dalle band inglesi con risultati a volte sorprendenti, ed evolvendo poi col
tempo e nei casi migliori nelle abbondanti produzioni del Progressive Rock nostrano o nella
World Music e, in quelli peggiori, rimanendo solo gratuita e/o datata citazione in contesti del
tutto improbabili.
Al sitar di Beatles e Rolling Stones risponde con prontezza già nel 1967 l'Equipe 84, con
Ladro
, di Mogol-Battisti e
Tutto E' Solo Colore
, cover ritmata ed irrinunciabile di
Every Little Bit Hurts
, mutuata dagli Small Faces ma in origine di Brenda Holloway,
in quel monumento all'epoca che fu il loro 3° LP
StereoEquipe
, ma ci provano quello stesso anno anche
I Camaleonti
, con una versione piuttosto improvvisata e incerta della loro hit
L'ora dell'amore
, altra imperdibile cover, questa volta di
Homburg
, dei britannici Procol Harum. Richiamarono però sonorità orientali quell'anno anche
Le Stelle di Mario Schifano
, così come le stesse appaiono ne
 il Volo della bolla,
di Rumi
, del 1969 e nel Dio al Neon
de
Le Mani Pesanti
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, del 1968.
Bisognerà poi aspettare che dagli Stormy Six si stacchi il bassista Claudio Rocchi per
intraprendere la sua carriera in solitaria col
Volo Magico #1
, del 1971 e poi col manifesto
Vado in India
, del 1972, dove effettivamente era diretto e dove poi divenne monaco Hare Krishna per 15
anni, se si vogliono escludere citazioni gratuite, come
Sitar
, del trio femminile
Le Ragazze Blu
, del 1970, o quelle principalmente
simboliche e letterarie
di Alan Sorrenti, del 1972, o di Rino Gaetano, del 1974
, fino a che
Le Orme
, delusi dall'exploit nucleare dell'India, che si desiderava immaginare invece eternamente
gandhiana e nonviolenta, indirizzarono al Paese un brano nell'album
Amico di Ieri,
del 1975. E se nel 1978 persino
I Pooh
si sporgevano fuori tempo massimo a cantare di un
viaggio in India
, già però dal tipico sapore di
viaggio organizzato
con borsello e berretto omaggio, più che di avventura
OnTheRoad
, nel 1979 anche
Franco Battiato
immortalava una romantica Luna Indiana
dalle suggestioni più beethoveniane che asiatiche e ripresa poi anni dopo anche da
Alice
.
Ma già al principo degli Anni 70 la mafia aveva messo le mani sul lucrosissimo traffico delle
droghe e l'eroina si era diffusa in Italia a macchia d'olio, le plumbee cappe della strategia della
tensione, delle bande armate, dei violenti scontri studenteschi e politici incombevano sulla
società italiana, mentre verso la fine del decennio il movimento hippie si stava spontaneamente
estinguendo in USA con la fine della leva militare obbligatoria e la conquista dei diritti civili per
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le minoranze; contemporaneamente, la rivoluzione khomeinista in Iran e l'invasione russa in
Afghanistan - durante la quale troverà la morte nel 1983 Raffaele Favero , ex-batterista de I
Profeti - interruppero la
Rotta Hippie
via terra: gli esotici
capelloni
superstiti divennero agli occhi del mondo principalmente solo dei
tossici
, dei relitti disadattati, smarriti tra i parchi e le stazioni ferroviarie degli ormai edonistici Anni 80. Con l'unica eccezione dello strano caso di AlBano & Romina Power e della loro I Cigni di
Balaka,
dal
titolo di una raccolta di poesie di Tagore, composta nel 1981 e pubblicata dalla coppia nell'87 e
che darà poi origine alla causa di plagio intentata contro Michael Jackson nel 1992, bisognerà
infatti lasciar passare tutto il decennio perchè coloro che per questioni anagrafiche non avevano
partecipato al movimento hippie lo rivalutassero, riportando nella musica italiana a partire dagli
Anni 90 nostalgie e citazioni indiane, interpretate però ora alla luce dell'estensione di
consapevolezza planetaria proporzionata dall'avvento e poi dall'instaurarsi definitivo del
Villaggio Globale
già preconizzato negli Anni 60.
Tornano allora a citarla  I Timoria con Finardi , nel 1993, seguiti da Lorenzo
Jovanotti
, nel
1994, e da
Antonella Ruggiero
, con l'album
Libera
del 1996 e poi, con la consueta ironia, anche da Elio e Le Storie Tese
con
Very good very bad
, del 2000; la menzionano nel 2002 anche gli
Afterhours
, con
Varanasi baby
e
Bye Bye Bombay
, o Samuele Bersani
,
e persino
Paola&Chiara
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azzardano quell'anno un sexy cha-cha-cha
Kamasutra
. Battiato ci si rituffa nel 2003 collaborando in
 Yasomati
, degli Indo-fiorentini
Govinda
, che si innestano con successo nel genere
Buddha Bar
anche con l'album seguente, del 2010,
Atom Heart Madras
, mentre si immagina l'India di Corto Maltese con
Paolo Conte
nel 2004 e poi arriva quella dagli echi barocchi ed elegantissima di
Sergio Cammariere
, con la sua
Varanasi
del 2009, fino al progetto più recente delle
Nuove Tribù Zulu
,
Banjara!
2012, passando dal divertente Bhangra-Liscio
di
Pakistano Reggiano, 
dei
Babel, e certamente senza dimenticare la notevole produzione effettuata nel corso degli anni
dall'ex-Area
Paolo Tofani
, da tempo monaco Hare Krishna o dall'ex-Le Orme
Aldo Tagliapietra
.
Impossibile poi non tracciare un parallelo tra l'India fumettosa e irriverente del Marajà di Vinici
o Capossela
, del 2010, con quella estemporanea e tutta napoletana di Pasqualino Marajà
, tratteggiato nel 1958 da Renato Carosone e interpretato da
Domenico Modugno a seguito di un
fatto di cronaca
accaduto l'anno precedente, quando la figlia del Maharaja di Palitana, in crociera nel
Mediterraneo con la famiglia, conobbe e si innamorò a Capri di un giovanotto benestante,
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Gennaro Ottieri, che poi sposò al cospetto della cittadinanza in festa capeggiata dall'allora
sindaco Achille Lauro.
Aggiornamento, Febbraio 2017: E che dire, se non tutto il bene possibile, della arguta e
trascinante canzone vincitrice di Sanremo 2017, Occidentali's
Karma
,
interpretata da
Francesco Gabbani
? 7/7
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