CMY CM MY CY CMY K - Ambasciata di Norvegia

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Kaperdalen, Senja - Foto di Guri Dahl
MINIGUIDA
INDICE
Nome ufficiale
Miniguida
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Cultura
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proviene da fonti rinnovabili.
Vita politica
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del mondo con 390 miliardi € (2010).
Economia
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Ricerca
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Settore dell’istruzione
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- Posti all’asilo nido per tutti coloro
Turismo
60
- 12 settimane di congedo di paternità.
Imparare il norvegese?
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In più, la Norvegia ha:
Regno di Norvegia
- 30.000 km di costa.
- 99% dell’elettricità prodotta
Forma di governo
Democrazia parlamentare
- Il più grande fondo sovrano di ricchezza
Monarchia costituzionale
- 1% del PIL va agli aiuti allo sviluppo.
www.regjeringen.no
www.kongehuset.no
- 3,3% disoccupazione.
- 7 donne su 10 lavorano.
Capitale
- 60 000 bambini nati per anno = 2 per famiglia.
Oslo (586.860 abitanti)
che ne facciano richiesta.
Popolazione
4.991.741 abitanti.
Densità: 12,8 abitanti per km2
Superficie
- Un governo composto al 50%
da donne e un età media di 45 anni.
Per ulteriori informazioni:
384.802 km2
www.ssb.no/minifakta
Per maggiori informazioni vi invitiamo
Lingue ufficiali
a visitare il sito dell’Ufficio centrale di statistica:
Norvegese (bokmål)
e Neonorvegese (nynorsk), Sami.
Moneta ufficiale
Corona norvegese (NOK)
1 EUR = 7,8 NOK
Pil
2.381 miliardi di NOK
Per abitante: 493.060 NOK
Membro di: NATO, ONU, SEE
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www.ssb.no/minifakta
La cultura norvegese
I suoni contemporanei della Norvegia
La scena contemporanea della musica norvegese è di grande qualità, e
ha registrato negli ultimi decenni una crescita importante in termini di affer-
mazione internazionale. In questo paese così giovane e con soli 4,9 milioni di
abitanti, sono numerosi gli artisti, nei diversi ambiti musicali, che hanno saputo
mettersi in evidenza e raggiungere la fama internazionale. Un successo che
affonda le radici nell’800 con la musica classica, grazie al compositore Edvard
Grieg, ma che ha visto la sua maggiore crescita nel ‘900, con l’internazionalizzazione del jazz scandinavo degli anni ’70 - grazie all’allora giovanissimo
sassofonista Jan Garbarek - e successivamente, al primo vero successo
planetario negli anni ’80, con il gruppo pop degli A-HA.
Ma la produzione musicale norvegese non si è fermata qui ed ha sa-
puto sviluppare appieno le potenzialità di musicisti e compositori di grande
personalità, attraverso: una pratica vocale e strumentale molto diffusa nella
popolazione fin dall’età più giovane, una rete di scuole di musica molto ben
strutturata e un’organizzazione di sostegno istituzionale che, grazie alla grande disponibilità economica e una struttura efficace ed efficiente, ha portato
la scena contemporanea norvegese ad essere oggi una delle più in vista nel
panorama internazionale. Una ribalta che, senza distinzione di generi o estetiche musicali, da sempre mostra, come fece già per Grieg, un forte legame
con la tradizione folk.
Ad avere un ruolo determinante in questa forte crescita è senza dubbio la
tradizione dei festival, che in Norvegia vanta oggi un numero superiore ai 200
di ogni genere e dimensione.
La scena contemporanea del Jazz si mostra particolarmente interessante
poichè si sviluppa in un terreno fertile in cui musicisti di aree musicali diverse
si ritrovano e interagiscono all’insegna dell’improvvisazione, dando vita a un
autentico laboratorio creativo: un esempio di come sia possibile una crescita
costante caratterizzata da originalità e innovazione, senza conflitti e distinzioni
di genere ma con l’unico obiettivo del raggiungimento di standard qualitativi
elevati.
Qui elettronica, jazz, folk, pop, rock costituiscono un universo musicale unico.
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È curioso invece osservare come la scena della musica elettronica norve-
gese, tra le più conosciute nel mondo, sia fortemente legata all’Italia: per l’e-
sattezza a un filone musicale italiano degli anni ’70, l’Italo Disco. Artisti come
Lindstrøm, Prins Thomas, Erlend Øye dei Kings of Convenience, Röyksopp,
DJ Balthazar, DJ Skatebård - tra i più affermati della scena internazionale
odierna - fondano le proprie radici proprio nel filone musicale che a partire
dagli anni ‘70 vide nel DJ italiano Daniele Baldelli e nella sua Cosmic Disco
uno dei massimi esponenti.
In generale la scena novegese ha saputo distinguersi e affermarsi in vari
ambiti musicali, anche quelli più di “nicchia” come il metal estremo e il black
metal, in cui vanta oggi alcuni degli esponenti più rappresentativi fuori dai
confini del paese. Dai primi gruppi di fama internazionale, come Mayhem, Dark
Throne o Immortal, fino a quelli che sono stati protagonisti dell’evoluzione del
genere (Enslaved, Satyricon, Dimmu Borgir, etc.). La Norvegia è ormai il paese
di riferimento per questo stile musicale, e molti sono i gruppi che si avvantag-
giano di questa infatuazione che sembra non avere mai fine. Ma anche il rock
più convenzionale propone artisti pieni d’energia, come la Kaizers orchestra, i
Motorpsycho, Ida Maria, Turbonegro o ancora il blues esplosivo di Bjørn Berge,
insomma una realtà fervida in costante crescita a prescindere dal genere.
Luca Vitali
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Leif Ove Andsnes - Foto di Anette Berentsen NRK
Il Jazz
La scena del jazz è fervida ed effervescente, piena di idee, libera e indi-
Le ragioni sono molte, ma quelle sostanziali sono: da un lato il fatto che
pendente. È caratterizzata da influenze che vanno dal folk più tradizionale di
la Norvegia è un paese giovane che non deve fare i conti con una tradizione
Wallumrød e Hanne Hukkelberg, passando per la contemporanea colta di
norvegese, l’isolamento dal resto d’Europa che solo da pochi anni si è ridotto; e
di Frode Gjerstad e Paal Nilssen-Love. Una realtà in cui uno strumento della
ne di festival che è nata nel ’61 con Molde e che oggi vanta più di 20 appunta-
antico e moderno per voce di uno dei suoi più alti esponenti: Nils Økland.
vamente all’educazione musicale del pubblico, e al sano spirito d’avventura di
prima della tecnica, in cui dominano personalità libere da etichette e mode,
conservatorio di jazz a Trondheim, sul finire degli anni ‘70, cui hanno fatto se-
Mari Boine Persen, Terje Isungset e Karl Seglem, al pop raffinato di Susanna
particolarmente ingombrante; la buona dose di orgoglio nazionale del popolo
Christian Wallumrød, l’impro-noise di Supersilent e Puma, ma anche il free
lo spirito avventuriero che si rifà forse all’epoca vichinga. Dall’altro, una tradizio-
tradizione come il violino di Hardanger dà vita a una musicalità di confine tra
menti, in un paese di soli 4,9 milioni di abitanti: il che ha contribuito significati-
Una realtà che si preoccupa principalmente di mettere in campo le idee,
senza perdere di vista il patrimonio della tradizione.
etichette come Rune Grammofon, Sofa, Smalltown Superjazz. La nascita di un
guito altri, ha spronato fin dagli inizi gli allievi alla ricerca di una voce personale,
senza dimenticare la tecnica, e ad evitare l’omologazione a un’estetica musica-
Una scena che dei padri fondatori della prima generazione Ecm - Garba-
le comune. Il fatto che per frequentarli fossero spesso costretti ad allontanarsi
spirito pionieristico e indipendente che li aveva resi alfieri dell’emancipazione
creativi e che in aula, come fuori, si respirasse un’aria di costante workshop in
jazz europeo, senza per questo imitarli nella voce o nel fraseggio.
mondo. Tutto ciò, affiancato a una società di tipo orizzontale che non prevede
è un esempio più che mai rappresentativo – Audun Kleive, Paal Nilssen-Love,
a una ricchezza derivata dal petrolio e impiegata al meglio da organizzazioni
molti altri ancora – generazioni diverse e voci dalla grande personalità, assai
l’attualità, ha fatto sì che oggi in Norvegia ci siano una scena di grande varietà
rek, Andersen, Rypdal, Christensen e Karin Krog - ha saputo ereditare quello
dal luogo d’origine, ha fatto sì che tali centri diventassero autentici laboratori
dalla matrice afro-americana, contribuendo in modo sostanziale all’identità del
cui sperimentare e crescere, insieme ai compagni di corso e isolati dal resto del
La scuola di batteristi venuta dopo il grande maestro Jon Christensen ne
“star” e in cui l’associazionismo e il volontariato hanno un ruolo determinante;
Jarle Vespestad, Per Oddvar Johansen, Thomas Strønen, Torstein Lofthus e
governative molto efficienti e all’attenzione prestata dalla stampa di settore per
diverse tra loro, che hanno riscritto la pronuncia stilistica dello strumento.
e interesse, un pubblico aperto ed educato a sonorità assai diverse e l’opportunità per i musicisti di suonare tutto l’anno nel proprio paese e all’estero.
Ad essere speciale è una spinta interiore alla ricerca di una voce e di
In Norvegia per fortuna a suonare non sono solo i soliti quattro o cinque.
una cifra stilistica che, mediate da una forte vocazione per l’improvvisazione reale essenza del jazz contemporaneo in Norvegia - si traduce in un universo
musicale in cui si fondono sonorità che vanno da Ligeti a Björk, passando per
La prima generazione Ecm – Garbarek, Andersen, Christensen e Rypdal
– è ancora molto attiva, ma non monopolizza il mercato.
Coltrane, i King Crimson e Frank Zappa, senza troppi pudori o preoccupazioni
tipiche del nostro tempo, come: “ma questo è jazz o non è jazz?” La risposta
Oggi, al pari dei padri, gli eredi spiazzano per spontaneità e idee e, come
è che questi sono i suoni contemporanei del jazz in Norvegia, non necessaria-
fece Garbarek - alla ricerca del “suono” a dispetto delle armonie - si allonta-
nea colta atonale, elettronica, jazz, e un forte legame con la natura e il folk. Folk
originale e dagli elevati standard qualitativi.
mente basati sulle armonie tipiche del jazz. Un melting pot fatto di contempora-
nano sempre di più dalla tradizione afroamericana dando vita a una realtà
scandinavo che si amalgama con l’Africa e/o l’Andalusia di Jon Balke oppure
con il Maghreb o l’estremo oriente del Nils Petter Molvær di Khmer… ma in
Della generazione successiva senza dubbio Jon Balke è il più rappresen-
modo mai calligrafico, interiorizzato in una poetica sempre molto personale.
tativo e con lui Per Jørgensen, affiancati dalla generazione Nu-Jazz, di qual-
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che anno più giovane: Nils Petter Molvær, Bugge Wesseltoft, Audun Kleive,
Eivind Aarset e Sidsel Endresen.
La scena norvegese è piena di elementi interessanti, ma senza dubbio
ad avere un ruolo di rilievo è la prima generazione diplomata al conservatorio
di Trondheim: Arve Henriksen, Christian Wallumrød, Per Oddvar Johansen,
Trygve Seim, Frode Haltli, con loro Paal Nilssen-Love e Ingebrigt Håker Fla-
ten, e dopo di loro Håkon Kornstad, Mats Eilertsen, Per Zanussi, Mathias Eick.
C’è poi tutta la prima generazione diplomata alla Oslo Academy - Morten
Arve Henriksen - Foto di Luca Vitali
Qvenild, Jørgen Munkeby degli Shining, Susanna Wallumrød. Molto vicini a
questa generazione sono Lars Horthveth e i Jaga Jazzist.
Karl Seglem, Terje Isungset e Nils Økland per il folk, la nuova stella Stian
Westerhus, Jan Bang, ideatore di Punkt, ma anche Ola Kvernberg, Haavard Wiik,
Kjetil Møster, Ole Morten Vågan, Ingar Zach, Thomas Strønen, Helge Lien, Maja
Ratkje, Lasse Marhaug e tanti bei gruppi: Supersilent, Atomic, Wibutee, MoHa!,
Jazzmob, Humcrush… insomma, si tratta di una scena così ricca ed effervescen-
te, con una tale quantità di giovani talenti in costante evoluzione, che risulta difficile citarne solo i più rappresentativi perché tutti a loro modo risultano esserlo.
Mari Kvien Brunvoll - Foto di antonio armentano (Peperoncino Festival)
Luca Vitali
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Cosmic Disco: il legame italo-norvegese
Che uno stile musicale venga rimesso in vita e goda di una rinascita dopo
essere stato archiviato come irrilevante, è un fenomeno che è esistito nel corso
di tutta la storia della musica documentata.
House. Sembrava essere arrivato il momento giusto per tornare alla storia e
trovarne le radici. Trovammo l’Italo Disco come il primo genere chiaro e definito
della musica elettronica da club.
Ma non era solo difficile reperire la musica, nei club incontrava molta resistenza:
Un esempio in tempi recenti è rappresentato dai Rolling Stones e dalle band
di R’n’B inglesi degli anni ’60, che hanno basato il loro stile musicale sul Delta
Blues, un genere che negli Stati Uniti era considerato ormai obsoleto.
Uno dei casi più curiosi degli ultimi anni è stato il modo in cui i musicisti della
scena dei club norvegesi hanno abbracciato il filone dell’Italo Disco della prima
metà degli anni ’80, gli anni d’oro. L’Italo Disco è stata un’interpretazione italo/
europea della disco americana degli anni ‘70, ma mentre lì la disco originale era
suonata da grandi orchestre in cui giganteggiavano cantanti soul, la Italo Disco
era una versione ridotta in cui gli arrangiamenti erano spesso sostituiti da drum-
machine e sintetizzatori. Un’altra differenza rispetto al grande fratello americano
era che la disco spesso era composta e prodotta da musicisti dal background
- Quando abbiamo iniziato con le serate italiane al Cafè Opera agli inizi del
2000, ci consideravano matti. Per la gente era molto strana una musica con tanta
melodia ed armonie. La maggior parte delle persone credeva fosse uno scherzo,
che lo facessimo per essere spiritosi. La gente stava sulla pista da ballo e rideva,
ma per noi la cosa era maledettamente seria.
Ad ogni modo, con il tempo e attraverso le serate da club (una di queste dal
titolo appropriato “Digitalo”) Balthazar e Skatebård influenzarono un’intera gene-
razione di musicisti di Bergen, tra cui Annie, i Röyksopp e Erlend Øye dei Kings of
Convenience, figura di riferimento della musica norvegese oggi.
Lo stesso genere, la Italo Disco, cominciava a prendere piede anche ad
classico, invece che soul e jazz. E questo ha portato a linee melodiche ampie e
Oslo. In club ora chiusi, come Jazid e HeadOn, DJ e musicisti come Lindstrøm,
terizzata da un uso pesante di effetti creati in studio, il cui risultato era un suono
verso la vecchia disco italiana ed europea, non solo come DJ ma anche con
aperte, e a distinte, romantiche armonie. Molta della Italo Disco era anche carat-
Prins Thomas, Rune Lindbæk e il più giovane Todd Terje, iniziarono ad orientarsi
futuristico e di ispirazione spaziale.
musica autoprodotta. Una moderna forma di disco, strumentale di ispirazione
Mentre la drum-machine ha avuto un’influenza diretta sulla rivoluzione Hou-
se e Techno di Chicago e Detroit nella seconda metà degli anni ‘80, ci sarebbero
voluti altri vent’anni prima che gli elementi musicali della Italo Disco avessero una
spaziale, che oggi è conosciuta nel mondo intero come “Space disco”, o anche
come “Nu disco”, “Scandinavian disco” o “Oslo disco”.
Il DJ e produttore che più di chiunque altro viene collegato alla scena disco
nuova vita. Dietro questo rinnovato interesse c’è una generazione di giovani mu-
norvegese è Lindstrøm, uno dei produttori più influenti dal 2000 ad oggi. Non na-
ca molto moderna dal nome “space disco”. La storia dell’Italo Disco in Norvegia
è più un atteggiamento, un modo di rapportarsi alla musica e alla sua produzione.
Bergen, dalla seconda metà degli anni ‘90, ha avuto una scena musicale molto
Baldelli e Beppe Loda, che con i loro stili originali hanno sviluppato una versione
sicisti dei club norvegesi e di DJ, una generazione che oggi compone una musiè iniziata nella città anseatica di Bergen, sulla costa occidentale della Norvegia.
sconde di essere stato ispirato dalla musica italiana, ma per lui l’influenza italiana
Fa riferimento in modo particolare a due leggendari DJ italiani, Daniele
forte e orientata ai club, con artisti come i Röyksopp, Annie e i Kings of Conve-
della Cosmic Disco detta anche “Elettronica Meccanica”.
come DJ Balthazar. Poco prima della fine del millennio, stanco, insieme a un
con cui mixavano i vari generi e come non avessero alcuna regola su cosa era
nience. In questo ambiente era molto attivo anche Vegard Moberg, conosciuto
altro DJ, Skatebård (oggi uno dei maggiori esperti di Italo Disco al mondo con
all’attivo alcune autoproduzioni influenzate da questa musica), di quella Deep
house che aveva dominato la scena “dancefloor” per gran parte degli anni ’90,
ha iniziato un’intensa ricerca dell’Italo Disco autentica.
- Mi ero stancato della monotonia e della mancanza di melodia nella musica
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- Ho ascoltato molte cassette di Baldelli e Beppe Loda: era incredibile il modo
permesso e cosa no. Potevano, per esempio, suonare della musica ad una velocità completamente sbagliata e farla sembrare giusta ugualmente. Ho ascoltato
molto anche musicisti e produttori italiani come, per esempio, Giorgio Moroder, i
Goblin e Claudio Simonetti.
Alla domanda se ritiene che vi sia un forte collegamento tra l’originale Italo
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Disco e la nuova disco norvegese risponde affermativamente:
- Sì. Entrambi gli stili hanno adottato musica dance americana e nera euro-
pea per le piste da ballo europee. Per me la maggior parte del fascino di questa
vecchia musica è che sembra che l’abbiano suonata con sintetizzatori di pessima
qualità e a buon mercato. L’Italo Disco è molto differente da quella americana.
La maggior parte dei musicisti non aveva grandi possibilità economiche e quindi
si sono dovuti accontentare della strumentazione che avevano. Il risultato è che
spesso la musica sembra più fresca che se avessero avuto a disposizione i
migliori studi di registrazione e le migliori orchestre.
Un’altra cosa importante relativamente a questa musica è che che ne viene
fuori una tradizione musicale Europea.
L’interesse per questo capitolo della storia della musica è oggi più grande
che mai grazie soprattutto a Lindstrøm e Prins Thomas. Il già citato Skatebård è
solo uno dei tanti DJ che girano il mondo a suonare Italo Disco e musica influenzata dalla club music per il giovane e affamato pubblico dei club. Skatebård ritiene che oggi vi siano serate Italo club nelle maggiori città del mondo. Lo scorso
autunno ha suonato a Parma insieme al DJ e blogger italiano Marcello Giordani
(conosciuto grazie al blog Italo Deviance):
- L’ironia della sorte ha voluto che fosse ingaggiato in italia per suonare la
disco italiana, ma tutto ciò è anche molto divertente. L’Italo Disco oggi è un feno-
meno più grande in Norvegia che in Italia, ma ci sono tanti giovani DJ italiani che
riscoprono la vecchia musica, oltre ai DJ più anziani che ancora lavorano.
Skatebård è del parere che l’Italo che si suona oggi, non è proprio come
quella che si suonava negli anni ‘80:
- Soprattutto perchè negli ultimi anni abbiamo attinto da tutta la musica di
qualità che esiste nel genere. Dato che la maggior parte dei DJ attuali suona
buona Italo Disco non commerciale, l’Italo si è fatta una reputazione migliore
rispetto a quella che aveva prima.
Il nuovo genere musicale influenzato dall’Italo Disco creato in Norvegia agli
inizi del 2000 continua a crescere e a svilupparsi. Dopo dieci anni nascono sem-
pre nuovi artisti, sia in Norvegia che a livello internazionale. Skatebård conclude:
- Questo è un genere che cresce lentamente. Non è solo una moda, ritengo
che questa musica rimarrà con noi ancora per molti anni.
Gaute Drevdal
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Prins Thomas e Todd Terje
I festival
In Norvegia si tengono circa 200 festival di ogni dimensione, dedicati ai
più diversi generi musicali. Alcuni beneficiano di ambienti e situazioni straordiTraena festival - Foto di Eivind Alexander Fossland
narie, come il sole di mezzanotte e la notte polare, o di teatri naturali immersi
in paesaggi grandiosi, che accentuano l’entusiasmo degli spettatori. Il Festival internazionale di Bergen è stato il primo a svilupparsi, e oggi è uno degli
appuntamenti culturali più importanti in Norvegia. Si svolge ogni anno nei mesi
di maggio e giugno e propone un denso programma multidisciplinare, nel quale
la musica mantiene però un ruolo preponderante. Il principale festival di musica
contemporanea di Oslo, Ultima, privilegia i giovani compositori. Numerosi sono
i festival di musica classica e di musica da camera: Oslo, Risør, Trondheim,
Stavanger, Lofoten, etc. Alcuni sono organizzati da musicisti di fama internazionale, come il pianista Leif Ove Andsnes o il violoncellista Truls Mørk.
Anche i festival di jazz o di blues sono presenti in tutto il territorio norve-
gese. Tra i più noti troviamo il Festival jazz di Kongsberg, il Nattjazz di Bergen,
il Festival internazionale di jazz di Molde, il Punkt di Kristiansand, festival di
improvvisazione jazz. Il festival di Voss combina jazz e musica folk, mentre il
Sildajazz Festival, organizzato a Haugesund, pone l’accento sul jazz tradizionale e il festival di Notodden è specializzato nel blues.
Issfestivalen - Foto di Bjørn Furuseth
A parte il Concorso di musica e di danza tradizionale di Norvegia, che si
tiene ogni anno in una località diversa, i più importanti festival di musica folk
sono quelli di Førde e di Bø. Anche il festival Folkelarm, che si tiene a Oslo,
ospita giovani musicisti folk. Inoltre, il festival di Pasqua, che si tiene ogni anno
a Kautokeino, è dedicato a tutta la cultura Sami.
Gli avvenimenti dedicati alla musica di oggi sono anch’essi molto numerosi:
i più popolari sono il Festival Øya a Oslo e il Festival Hove ad Arendal.
Alcuni di questi appuntamenti sono più specializzati, come il festival di
Træna, al circolo polare, di orientamento pop, il festival Borealis di Bergen, che
vede protagonista la musica elettronica o ancora Hole in the Sky a Bergen o
Inferno a Oslo, appuntamenti immancabili per gli amanti del metal estremo.
Per finire, by:Larm, con i suoi circa 350 concerti per edizione, supera la
definizione di festival aperto a tutti e s’impone come il più grande forum scandinavo dedicato ai professionisti del settore musicale.
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Letteratura norvegese
”Fa l’effetto d’aggirarsi fra le nevi della Scandinavia e le brume della più
Arne Garborg e Aasmund Vinje furono pionieri del romanzo in nynorsk,
nordica tedescheria.” Questo il responso del giornale romano La tribuna alla
seconda lingua scritta ufficiale del paese, mentre già nell’Ottocento due scrittrici
1893. Non un inizio entusiasmante, potremmo dire. Ma, con buona pace dei
Camilla Collett e di Amalie Skram, che seppero descrivere la “questione femmi-
prima rappresentazione del Costruttore Solness di Ibsen al Teatro Valle nel
gettavano le basi per la florida scrittura femminile del secolo a venire: si tratta di
redattori della Tribuna, la letteratura norvegese ha saputo scrollarsi di dosso
nile” e il disagio delle classi proletarie di un paese da poco industrializzato.
tale nomea e crescere al pari di altre più blasonate tradizioni letterarie.
I recenti successi di autori norvegesi in patria e all’estero, anche in Italia,
ne sono la più immediata conferma.
Il Novecento si apre con Knut Hamsun, figura scomoda, enigmatica e
complessa. Ricordato per i suoi romanzi tipicamente fin de siècle (Fame,
Pan e Victoria), Hamsun ha interpretato le angosce del mondo moderno con
Possiamo cominciare il nostro viaggio proprio con Henrik Ibsen, il se-
grande acume e lirismo, ma anche con spirito tradizionalista (ad esempio ne Il
negli anni Cinquanta dell’Ottocento aveva saputo cogliere le inquietudini e le
nazismo, mai ritrattata, è uno dei grandi interrogativi della letteratura novecen-
Con i dodici drammi “contemporanei” che vanno da Le colonne della
l’erba non riesce a sciogliere l’enigma della sua scelta della parte “sbagliata”.
condo drammaturgo più rappresentato al mondo dopo Shakespeare, che già
risveglio della terra, che gli valse il premio Nobel nel 1920). La sua adesione al
contraddizioni esistenziali dell’uomo moderno nel suo Peer Gynt.
tesca; anche la tarda e malinconica autobiografia Per i sentieri dove cresce
società a Quando noi morti ci destiamo (e comprendono capolavori della
Di tutt’altro carattere è la personalità di Sigrid Undset, vincitrice del premio
ha compiuto un percorso di analisi e decostruzione del mondo moderno che
nel contesto della società nordica medievale, è dipinta la grande dignità di un
tra Ottocento e Novecento l’influenza ibseniana era presente in autori come
tornerà sulla questione delle donne, diventando una figura chiave della scrittu-
letteratura mondiale come Casa di bambola, Spettri e Hedda Gabler) Ibsen
Nobel nel 1928, famosa soprattutto per la trilogia Kristin figlia di Lavrans, dove,
ha fatto scuola a tutta la letteratura occidentale. Se già negli anni a cavallo
mondo femminile in contrasto col suo tempo. In altri suoi romanzi la Undset
Strindberg, Shaw e il nostro Pirandello, l’eredità del drammaturgo continua
ra femminile novecentesca.
in Asia e in Africa, dove vengono continuamente tradotti e messi in scena, ma
to radicale e socialista, tra cui spiccano il poeta militante Arnulf Øverland, il
alcuni degli esempi più calzanti.
Interessato a questi temi fu anche Nordahl Grieg, devoto alla causa comunista
ancora oggi in Europa come in paesi più lontani. La diffusione dei suoi drammi
anche la recente edizione critica italiana dei suoi drammi contemporanei, sono
La letteratura norvegese ottocentesca offre molti tesori sconosciuti, autori
non tradotti o oscurati dalla luce di Ibsen, che rivelano mondi nuovi a chi ha la
Nel periodo tra le due guerre è attivo un gruppo di scrittori di orientamen-
romanziere Sigurd Hoel, vicino a Joyce e Reich, il drammaturgo Helge Krog.
in diversi romanzi e opere teatrali. È però nei decenni successivi che opera
Tarjei Vesaas, uno dei più grandi scrittori nordici del Novecento.
Nel suo capolavoro, Gli uccelli, Vesaas affida alla figura di Mattis, un sem-
pazienza di scoprirli. Potremmo ricordare Bjørnstjerne Bjørnson, autore polie-
pliciotto di provincia, il compito di raggiungere la verità umana tramite il dialogo
Uno dei suoi drammi migliori, Al di là delle forze umane, è stato ripubblicato in
nynorsk alla descrizione di un paesaggio magico e incantato, che fa da rifugio
su scienza e fede. Vanno segnalati anche Jonas Lie, il fondatore del romanzo
castello di ghiaccio, il tragico rapporto d’affetto tra due bambine, nella cornice
drico e primo norvegese a ricevere il premio Nobel per la letteratura nel 1903.
con la natura e gli uccelli in particolare. Con grande lirismo Vesaas piega il suo
italiano per il centenario della morte nel 2010: una piccola gemma di riflessione
dal mondo moderno. Con toni simili racconta, in un altro grande romanzo, Il
moderno in Norvegia, e Alexander Kielland, che fu grande interprete del mondo
di una natura austera e misteriosa.
borghese e delle sue contraddizioni. Non per nulla i suoi romanzi fecero scuola
al Thomas Mann dei Buddenbrook, anche se pochi oggi lo ricordano.
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Nel secondo dopoguerra la letteratura norvegese si colora di toni politici
e sociali, e ancora una volta sforna autori di grande caratura. Il primo, pur-
troppo ancora non tradotto in italiano, è Jens Bjørneboe, poeta, romanziere,
giornalista e drammaturgo militante, vicino alla sinistra ma anche antroposofo
e voce scomoda nel contesto intellettuale nordico.
Qualche decennio più tardi sarà Dag Solstad a farsi interprete di una
generazione confusa e incerta, coinvolta nel crollo degli ideali del Sessantotto
e oppressa da una modernità sempre più soffocante. Timidezza e dignità,
appena pubblicato in italiano, è uno dei suoi capolavori.
Dagli anni Settanta in poi è anche attiva una nuova generazione di scrittri-
ci, inaugurata da Bjørg Vik, autrice di racconti e romanzi in bilico tra il neore-
alismo e la lotta per i diritti delle donne. Successivamente, tra gli anni Ottanta
e Novanta, Tove Nilsen e Herbjørg Wassmo hanno rinnovato la letteratura
femminile norvegese con romanzi di grande lirismo.
Negli anni Ottanta, intanto, cresce una nuova generazione di narratori. Pri-
mo tra tutti Lars Saabye Christensen, di fatto cantore di un’intera generazione.
In Beatles, epos in prosa ambientato a Oslo durante gli anni Sessanta,
Christensen crea un sostrato letterario in cui tutti i norvegesi si sono riconosciuti;
il romanzo che lo consacra è la saga familiare Il fratellastro (anche tradotto in
italiano).
degli ultimi due anni, è la conferma della statura internazionale di questa letteratura e del suo appeal all’estero. Inoltre, non va dimenticato lo sviluppo della
letteratura di genere, soprattutto per quanto riguarda gli autori per ragazzi, tra
cui spiccano Jostein Gaarder (ricordate Il mondo di Sofia?) e Ingvar Ambjørnsen, che con il ciclo di romanzi legati a Elling ha posto nuovi standard per la
scrittura per l’infanzia e l’adolescenza. Buon successo hanno anche ottenuto
i giallisti norvegesi, che, pur spinti dal vento favorevole del giallo svedese in
Europa, hanno saputo differenziarsi dai loro colleghi oltre confine e colorare il
genere di indagine psicologica e critica sociale. Gunnar Staalesen e Jo Nesbø,
sicuramente gli autori più affermati nel campo, sono regolarmente tradotti
nel nostro paese, mentre lo saranno presto i giovani Thomas Enger e Gaute
Heivoll, provocatoriamente in bilico tra il poliziesco e la ricerca di nuove forme.
Concludiamo con l’autore che, forse per primo dopo Ibsen, è stato tradotto e
messo in scena in tutto il mondo. Parliamo del drammaturgo Jon Fosse, che
nelle sue pièce in nynorsk si è fatto testimone di un’umanità in cerca di un nuovo modo di comunicare e di interpretare la realtà. Spesso è il dialogo minimale
tra un uomo e una donna, nel contesto di una scenografia quasi inesistente, a
introdurci nello scorrere di una vita intera. Come fu Ibsen, Fosse è un grande
interprete del mondo contemporaneo, visto da una Norvegia che, se 150 anni
fa era una “periferia” d’Europa, ora è sempre più presente sulla scena culturale
internazionale.
Giuliano D’Amico
E arriviamo ai giorni nostri. Negli ultimi due decenni, la letteratura nor-
vegese sembra godere di sempre migliore salute. Tra gli autori più signifi-
cativi c’è senz’altro Erlend Loe, che fin dalla pubblicazione di Naif.Super si
è imposto per la freschezza della sua scrittura e l’ironia incalzante dei suoi
personaggi. Nei suoi romanzi, da Tutto sulla Finlandia a Volvo, Loe racconta
una generazione di giovani adulti confusi che tirano a campare, cullati da
una socialdemocrazia a volte benevola e a volte opprimente. Da altri punti di
vista, Per Petterson con Fuori a rubar cavalli e Nikolaj Frobenius con i romanzi
storici Il valletto di De Sade e Vi mostrerò la paura hanno dato nuova linfa
al romanzo norvegese, che ormai, anche in Italia, è diventato un fenomeno letterario di rilievo. La scelta di tradurre integralmente La mia lotta, epos familiare
in sei volumi di Karl Ove Knausgård, il grande fenomeno letterario norvegese
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Jo Nesbo - Foto di Arvid Stridh
Dag Solstad - Foto di Tom Sandberg
Karin Fossum - Foto di Arild Sønstrød
Anne Holt - Foto di Piratforlaget
Il Peer Gynt di Ibsen, regia di Robert Wilson - Foto di Lesley Leslie
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L’architettura in Norvegia
Vale la pena specificare che quando si parla della Norvegia riferendosi
cui i due architetti continuano ancor oggi a collaborare. Da allora lo studio ha
alla Scandinavia, anche se sarebbe più corretto dire dei Paesi Nordici – che la
firmato importanti progetti tra i quali la chiesa di Mortensrud (1998) a Oslo o il
di design, o ancor più in generale della sua architettura, non c’è critico che non
geometria fa da contrappunto all’elementarità dei materiali e degli spazi.
Scandinavia comprende – in riferimento ai suoi manufatti, degli oggetti d’arte e
Tautra Maria Convent (2006) a Tautra. Lavori di rara poesia, in cui una ricercata
faccia un accenno, seppur minimo, all’influenza che la presenza della natura
esercita sulla vita di questi popoli, in ogni forma di espressione. In ogni caso,
Anche per molti altri esponenti delle giovani generazioni, prendere parte
non è facile cogliere il rapporto diretto tra “ambiente costruito” e “ambiente na-
al progetto della Norwegian Public Roads Administration ha significato trovare
realtà molto forte nella vita di coloro che abitano le fredde terre del Nord, e in
Hølmebakk, ad esempio, realizza – tra le tante – alcune infrastrutture lungo la
Ingvar Andersson – paesaggista danese – afferma: “come per avversari in una
nello straordinario scenario del Parco Nazionale di Rondane, dando vita a
prudente di mezzi superiori, un rispetto per un antagonista più potente”.
per 70° Nord e Gilse Løkken che, in collaborazione, firmano numerosi “sta-
turale”; quello che però è certo è che la presenza della natura rappresenta una
l’occasione per esprimere una particolare intensità progettuale. Carl-Viggo
certa misura tutte le azioni ne risultano in qualche modo condizionate. Sven-
strada che attraversa il famoso Sognefjell, così come su quella che serpeggia
partita in fase di stallo, l’equilibrio tra uomo e natura rispecchia più che un uso
luoghi di sosta che enfatizzano la spettacolarità del paesaggio. Analogamente
Secondo il maestro nordico Sverre Fehn (1924-2009), che ha condotto la
zioni” di sosta tra le diverse 18 nuove strade panoramiche individuate dalla
NPRA nel Nord della Norvegia, dove il paesaggio è così forte ed emozionante
Norvegia nell’Olimpo dell’architettura internazionale conseguendo nel 1997 il
da toglierti il fiato.
co, ma dialettico e articolato che interpreta e sviluppa il tradizionale conflitto
nità di progettare piccole strutture pubbliche da contrapporre alla realizza-
naturale, che nelle diverse occasioni si manifesta in forme diverse, come
modo tale da sperimentare il dettaglio e la cura del particolare tipico dell’ar-
come quello per il concorso del Museo dell’Artigianato a Lillehammer, che si
inseriscono.
Pritzker Prize non si tratta di un rapporto nostalgico o romanti-
A Knut Hjeltnes, the National Tourist Roads Project, offre invece l’opportu-
tra uomo e natura che, nel Norden, caratterizza l’abitare. Assumere il dato
zione di case monofamiliari, che caratterizzano la sua attività professionale, in
paradigma per lo sviluppo del progetto, è evidente sin dai suoi primi lavori,
chitettura domestica nell’immensità del paesaggio in cui le microstrutture si
aggiudica nel 1949 (ad appena 25 anni) oppure quello per il Padiglione dei
Paesi Nordici alla Biennale di Venezia (1961) per arrivare fino all’ultimo, il
nuovo Museo di Architettura a Oslo (2008).
Forse questo è anche il carattere strutturale che più di altri mette in risonan-
Diverso invece il caso di altri autori quali il prolifico e poetico Reiulf
Ramstad, che firma alcuni importanti edifici pubblici di ricercata bellezza in cui
coniuga la materia, la cura del dettaglio e le spazialità dinamiche. Lo stesso
si può dire per lo studio Jarmund & Vigsnæs, che sviluppa il progetto della
za l’opera di Fehn con quella dello studio di Jan Olav Jensen e Børre Skodvin
nuova Scuola di Architettura e Design di Oslo (AHO) in una vecchia distilleria
delle forme, i lavori dello studio JSA si misurano dichiaratamente con il conte-
oggi uno dei quartieri più dinamici e internazionali di Oslo, una vera e propria
qualche modo rappresenta un punto di svolta nella loro produzione è costituita
vo centro per l’architettura e design DogA) si coniuga al ridisegno dello spazio
stata promossa dalla Norwegian Public Roads Administration all’interno del
nel campo dell’insegnamento internazionale, si muovono tra la Norvegia e
(Jensen & Skodvin Architects). Nonostante l’estrema diversità dei linguaggi e
dismessa, a ridosso del fiume Akerselva, nella ex zona industriale della città:
sto naturale in cui si inseriscono. Come essi stessi affermano, l’opera che in
Down Town, in cui il recupero degli edifici industriali (qui si trova anche il nuo-
dall’area di sosta Liasanden, una delle aree attrezzate la cui realizzazione è
verde che costeggia il piccolo fiume. Jarmund & Vigsnæs, molto attivi anche
progetto pluriennale New National Tourist Routes iniziato nel lontano 1997 e a
gli Stati Uniti. Ed è loro la bella mostra itinerante Lost in Nature, in cui hanno
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raccolto la loro produzione e ricerca degli ultimi anni. Ma anche studi come
globale che proietta la Norvegia nella rete internazionale dell’architettura. Una
Expo 2010, un capolavoro di tecnica e tecnologia coniugato alla tradizione
coniata dal critico e teorico dell’architettura norvegese Christian Norberg-
Helen & Hard, autori tra l’altro del padiglione della Norvegia alla Shanghai
nordica del costruire, non disdegnano di partecipare ai concorsi banditi dalla
NPRA per la quale realizzano anche loro alcune strutture.
In realtà lo studio è particolarmente attivo a Stavanger, la capitale dell’oro
nero norvegese. Una cittadina lungo la costa occidentale del paese, dove
hanno realizzato numerosi interventi residenziali e un famoso parco per
bambini, in cui, sfruttando la geometria degli idrocarburi, hanno dato vita alle
dialettica, quella tra “Domestico e Internazionale”, per usare una definizione
Schulz (1926-2000), che ha caratterizzato tutta la storia del Novecento, sollecitando sempre una produzione di manufatti di grande qualità, senza però
mai raggiungere il livello alto di questi ultimi dieci anni in cui perfino la politica
ha dovuto riconoscere il ruolo culturale, dentro e fuori dai confini nazionali,
dell’architettura norvegese e dei suoi autori.
Gennaro Postiglione
strutture per i giochi, secondo una tecnica molto in auge nella pop art.
professore di Architettura degli Interni e di Museografica, Politecnico di Milano
Accanto agli autori citati, bisogna però ricordare i ben più famosi Snøhet-
ta (gli stessi che nel 1989, ancora studenti, si aggiudicarono il prestigioso
concorso per la nuova Biblioteca di Alessandria d’Egitto) che nel 2009 hanno
ottenuto il premio europeo di architettura Mies van Der Rohe con la loro
Opera House di Oslo (2008), un imponente edificio rivestito tutto in marmo
bianco di Carrara, adagiato lungo il principale waterfront della capitale. Og-
getto di un profondo rinnovamento urbano, Oslo ha investito molte energie,
e continuerà a farlo nei prossimi anni, per il ridisegno di tutto il fronte lungo
il fiordo di Oslo a sud del municipio (un capolavoro di architettura degli anni
Trenta) attraverso una serie di concorsi internazionali che hanno chiamato in
città grandi firme dell’architettura internazionale. Il Museo Munch, ideale prolungamento dell’Opera, è stato ad esempio vinto dal progetto dello spagnolo
Juan Herreros, mentre il progetto per la nuova Biblioteca Deichman, sempre
localizzata nella stessa area, è stato vinto insieme dagli studi norvegesi Lund
Hagem Arkitekter & Atelier Oslo. Per finire, in questa stessa area, la nuova
stazione dei treni, un vero scambio intermodale, è stata aggiudicata a Space
Group, uno studio di recente formazione fondato da Gro Bonesmo, architetto
con alle spalle una lunga esperienza da Rem Koolhaas in Olanda, che sta
radicalmente trasformando l’approccio progettuale all’architettura delle giovani generazioni, introducendo quella cultura urbana che è sempre mancata a
Oslo e, in generale, alla Norvegia.
Ci troviamo di fronte insomma due mondi e due culture progettuali
contrapposte, una in continuità con la tradizione nordica e l’altra di matrice
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Padilione Nordico Architettura di Sverre Fehn 2 - Foto di Ferruzzi
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Chiesa di Mortensrud - Foto di JSK Arkitekter
L’Opera House di Oslo dello Studio degli architetti Snøhetta - Foto di Erik Berg
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Il grande successo della nuova ondata di cinema norvegese
Negli ultimi anni la produzione cinematografica in Norvegia ha conosciuto
è stato modificato per incoraggiare gli investitori privati, i quali hanno ottime
un notevole sviluppo. Mai prima erano stati prodotti tanti film, mai prima il pub-
possibilità di guadagno in caso di successo del film.
lo stato norvegese aveva investito tante risorse a sostegno dell’arte cinema-
zionali hanno contribuito a elevare il livello della cinematografia norvegese
ricevendo anche premi prestigiosi, come a Berlino, Venezia, Cannes e al
scandinava – e luoghi di produzione e di lavorazione all’estero hanno fornito
blico aveva affollato tanto le sale che proiettavano film norvegesi, mai prima
I progetti di coproduzione con altri paesi e il sostegno di fondi interna-
tografica, né tanti film erano stati invitati a partecipare a festival internazionali,
e a proiettarla oltre l’orizzonte nazionale. Attori stranieri – spesso dell’area
Sundance Festival negli USA.
altri stimoli importanti.
Troll Hunter, 2010) hanno incassato somme notevoli, mentre registi di grande
istituti per la formazione cinematografica. In particolare la fondazione della
occasione di sviluppare il proprio talento in molti film. Fino a quindici, venti
nuovi talenti le varie professionalità che costituiscono l’arte cinematografica.
con soggetti troppo legati a tematiche locali, registi che si scrivevano da sé le
(2009), Anne Sewitsky, Sykt lykkelig (Happy Happy, 2010), che ha anche
durante le vacanze. Oggi abbiamo un settore cinematografico ben strutturato
2011) e Stian Kristiansen, Mannen som elsket Yngve (The Man who Loved
co globale.
loro percorso di formazione negli ultimi 10 anni e sono già al secondo film.
blico, mentre negli ultimi quattro anni la percentuale è salita al 20%. Questa
tà tra gli attori. Nei ruoli un tempo interpretati da dilettanti o da attori di teatro
no fatto breccia nel grande pubblico, come per esempio Max Manus (2008),
cinematografica. I dialoghi hanno acquistato maggiore naturalezza, l’enfasi
Film come Uno (2004), Arme riddere (Jackpot, 2011) e Trolljegeren (The
Un altro fattore decisivo sono le nuove generazioni cresciute intorno agli
livello artistico come Pål Sletaune, Bent Hamer e Sara Johnsen hanno avuto
Scuola nazionale di cinema a Lillehammer nel 1997 ha contribuito a fornire di
anni fa i film norvegesi erano prodotti di nicchia: poco attraenti per il pubblico,
Registi come Sara Johnsen, Vinterkyss (Kissed by Winter, 2005), Upperdog
sceneggiature e interpreti provenienti per lo più dal teatro, che giravano i film
partecipato a vari festival in Italia, Jørgen + Anne = sant (Totally True Love,
con attori preparati e professionali, che si confrontano con un mondo mediati-
Yngve, 2008), Jeg reiser alene (I Travel Alone, 2011), hanno completato il
A metà degli anni Novanta il cinema norvegese attirava il 6-7% del pub-
Questa abbondante produzione ha portato a una maggiore professionali-
crescita è dovuta soprattutto alla forza trainante di film ”locomotiva” che han-
vediamo oggi una costellazione di giovani attori con una vasta esperienza
Nokas (2010), Hodejegere (Headhunters, 2011) e Fritt Vilt I-III (Cold Prey I-III,
teatrale è stata attenuata e il pubblico ha i suoi divi da adorare.
Elias e Olsenbanden jr. (The Junior Olsen Gang)
tore televisivo. Team cinematografici norvegesi producono ottimi sceneggiati
rarità sono riusciti a suscitare interesse presso il grande pubblico. Film che
adattare alla nuova realtà, altri come prodotti finiti, articolati in vari episodi. Tra
2006-2010), ma anche alcune serie per bambini come Knerten (Twigson),
Anche alcune commedie popolari e film che rappresentano delle vere
descrivono un’umanità insolita, che vive in luoghi inimmaginabili. Ad esempio
Heftig og begeistret (Cool and Crazy, 2001), il cui protagonista è un intero
coro maschile che vive all’estremo nord del Paese; o Lange flate ballær (Long
Flat Balls, 2006) che descrive l’ambiente calcistico della città di Fredrikstad,
o ancora i tre film su Elling (2001), uno scapolo con problemi mentali, il primo
Un altro aspetto interessante è l’interazione sempre più stretta con il set-
molto seguiti dagli spettatori. Molti sono venduti all’estero come format da
questi troviamo Torpedo, Koselig med peis (Norwegian Cozy) e Dag.
I nuovi autori
Tra i nuovi nomi del firmamento cinematografico norvegese spicca Joachim
dei quali è stato distribuito anche in Italia.
Trier. Non solo è figlio d’arte, in quanto nipote del regista Erik Løchen che re-
In primo luogo i contributi pubblici alla produzione cinematografica sono stati
tempi, Jakten (La caccia 1959), ma è anche l’autore che ha avuto più riconosci-
Sono molti i fattori che hanno determinato uno sviluppo cosi notevole.
centemente ha ricevuto il riconoscimento per il migliore film norvegese di tutti i
aumentati in modo considerevole; al tempo stesso il sistema di finanziamento
menti all’estero, con partecipazioni al festival di Cannes, al Sundance festival e
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perfino con una candidatura al Premio Oscar. I suoi due film Reprise (2007) e
è Pål Sletaune, che esordì con Budbringeren (Junk Mail 1997), una commedia
uno stile narrativo sperimentale, fondato sugli strumenti specifici del linguaggio
traggio, Babycall (2011), la storia di una giovane ragazza madre (Noomi Rapa-
Oslo, 31.august (2011) sono entrambi ispirati alla nouvelle vague francese, con
cinematografico. I protagonisti sono giovani uomini in crisi esistenziale.
Un altro talento che si è fatto notare è Tommy Wirkola. I suoi film a basso costo
sono spesso parodie di genere, come Kill Buljo (2007) che si rifà a Kill Bill di
Quentin Tarantino, Død snø (Dead Snow, 2009), che racconta di zombie nazisti
sull’altipiano di Finnmark, o Kurt Josef Wagle og legenden om fjordheksa
(2010), un film che affronta stregonerie e superstizioni in un affascinante scenario di stretti fiordi e alte montagne. Con questi film Wirkola ha aperto la strada
a una serie di parodie semplici e di grande comicità molto amate dal pubblico.
Wirkola è stato chiamato a Hollywood per curare la regia del kolossal in 3D
Hansel and Gretel.
Altre due pietre miliari sono Trolljegeren (Trollhunter, 2010), un mockumen-
tary – cioè un finto documentario – su un gruppo di giovani a caccia dei mostri
delle favole nella vita reale, e Slipp Jimmy fri (Free Jimmy, 2006), un’animazione al computer su un elefante di circo tossicodipendente, usato dai contrab-
bandieri per trasportare la droga. Entrambi questi film sono pieni di riferimenti
alla cultura popolare norvegese, a favole e a leggende, ma nonostante questo
hanno avuto gran successo anche all’estero.
I maestri
nera distribuita anche in Italia. Nel 2011 ha presentato il suo quarto lungome-
ce, premio per la migliore attrice al Festival Internazionale di Cinema a Roma)
che cerca di nascondersi dall’ex-compagno violento. Traslocando in un nuovo
appartamento, la donna si trova presto coinvolta in nuovi misteri e non sa più
se fidarsi delle proprie sensazioni e sentimenti. Come nel penultimo film Naboer
(Next Door, 2005) Sletaune riesce a creare un ambiente cupo e minaccioso, tra
il sogno e l’incubo, dove tutti giocano con carte truccate.
Forse il più singolare tra tutti i registi norvegesi è Bent Hamer, di cui ben quattro
film sono stati distribuiti in Italia - Eggs (1995), Salmer fra kjøkkenet (Kitchen
Stories, 2003), Factotum (2005), Hjem til jul (A casa per natale, 2010). Hamer
predilige i personaggi insoliti e fuori dagli schemi, ritrae spesso uomini anziani
che vivono in completo isolamento, coltivando abitudini e fissazioni a dir poco
eccentriche. Al tempo stesso i suoi film riescono a trasmettere valori universali
e l’intensa sensazione del tempo che passa inesorabile, senza mai cedere a
una nostalgia dolciastra.
Le autrici
La produzione di così tanti nuovi titoli ha avuto anche dei lati negativi. Nel
2011 si è parlato molto di sovrapproduzione. Il mercato non è stato in grado di
Un film che è riuscito a unire il successo di pubblico all’affermazione artisti-
ca è il cupo dramma di Marius Holst Kongen av Bastøy (King of Devil`s Island,
2010). Ambientato in un carcere giovanile sull’Isola di Bastøy, il film racconta
una rivolta realmente avvenuta nel 1915, quando i detenuti erano quasi riusciti
a cacciare in mare i sorveglianti e a dar fuoco agli edifici prima di essere so-
assorbire tanti film e molti sono rimasti nell’ombra di produzioni più importanti.
Specialmente certi film a basso costo, privi di mezzi per promuoversi, come
per esempio la simpatica commedia Umeå 4ever di Geir Greni (2011), hanno
registrato fallimenti al botteghino. Ma anche film costosissimi hanno subito
clamorosi insuccessi, come Pax di Annette Sjursen (2011).
È interessante dar conto dell’infuocato dibattito ospitato dalla stampa a
praffatti dai militari armati. È un film grandioso e con alti costi di produzione, ma
proposito dell’ingente finanziamento pubblico a Pax, unanimemente giudicato
ren (Dragonfly, 2001) e Blodsbånd (Mirush, 2007), con Enrico Loverso nel ruolo
nale del cinema, che aveva avallato il progetto garantendogli i finanziamenti, ha
mantiene l’intensità che conosciamo da suoi film precedenti come Øyenstikkeprincipale, dove sotto la superficie covano relazioni umane segnate da intrecci
violenti, conflitti generazionali e angosce adolescenziali che trascinano con
forza lo spettatore nell’inquietudine.
Un altro regista che esprime una visione cinematografica forte e personale
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da critica e pubblico una catastrofe artistica. Il responsabile dell’Istituto naziosostenuto in un articolo di aver appoggiato la produzione del film unicamente
perché la regista era donna. Tanto è bastato a far scoppiare un pandemonio. Il
consulente, che è anche un famoso scrittore, tra l’altro in procinto di debuttare
come regista, sosteneva che la pressione esercitata dal Ministero della cultura
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Babycall - Foto di John Andreas Andersen (4 ½ film AS)
lo aveva indotto ad appoggiare un progetto che altrimenti non sarebbe passato.
Ma una questione del genere si sarebbe posta se a fallire fosse stato un film di
un regista maschio?
Tradizionalmente le donne hanno avuto un ruolo di grande rilievo nella sto-
ria del cinema in Norvegia. Basta citare Liv Ullman, che dopo una lunga carriera
da attrice ha poi esordito alla regia e realizzato molti film. Altre registe importanti
sono Edith Calmar, Eva Isaksen, Anja Breien, Vibeke Løkkeberg e Margreth
Olin. Ciò nonostante la percentuale di film «al femminile» è sempre bassa. Si
dice che i consulenti che scelgono i progetti da sponsorizzare sono spesso
Sykt lykkelig (Happy Happy) - Maipo AS
giovani maschi, come anche la grande parte della scelta di registi – anche loro
giovani maschi, con problemi esistenziali, che fanno film su altri giovani maschi
che vagano per la città presi dalle loro aspirazioni artistiche, perduti nel mondo
moderno privo di senso. Aihmè!
Una bella sorpresa del 2011 è stato il debutto tanto atteso della regista
Maria Sødahl, dopo cinque cortometraggi promettenti. Limbo è la storia di una
donna norvegese che si trasferisce a Trinidad per raggiungere il marito che
lavora nel settore petrolifero sull’isola caraibica. La donna ha difficoltà a inserirsi
nell’ambiente dei tecnici internazionali e delle loro famiglie, e in uno stile di vita
che le è del tutto estraneo: personale domestico a disposizione, scuole private
e molte relazioni extraconiugali. Questo è un esempio di film al femminile accolPer concludere, il tanto scandaloso Pax era veramente così tremendo? Non
direi, sicuramente non peggiore di tanti altri film prodotti in Norvegia e altrove.
Solo che a differenza di molti film di giovani registi maschi, Pax non parlava dei
soliti giovani esistenzialisti, ma di altre cose. Forse il futuro del cinema di autore
è femmina. E non solo in Norvegia.
Giovanni Montesorbo
(Jon Rognlien), scrittore e critico
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Salmer fra kjøkkenet (Kitchen Stories) - Foto di Erik Aavatsmark (BulBul Film as)
to benissimo dalla critica e dal pubblico, nonché pluripremiato.
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Vita politica
La vita politica in Norvegia
La Norvegia è una monarchia costituzionale dotata di un sistema di go-
In entrambe le occasioni, la maggioranza degli elettori si è opposta a que-
verno democratico e parlamentare. La sua Costituzione attuale, come pure la
sto progetto. Ciononostante, oggi la Norvegia mantiene una stretta collabora-
Il suffragio universale viene introdotto in Norvegia nel 1913.I principi su cui è
soprattutto dall’Accordo sullo Spazio Economico Europeo (SEE), entrato in
creazione di un’Assemblea parlamentare nazionale, risale al 17 maggio 1814.
basata la Costituzione sono la sovranità del popolo, la separazione dei poteri e
il rispetto dei diritti umani. Il popolo esercita il potere legislativo attraverso l’elezione dei rappresentanti del Parlamento nazionale norvegese, lo Storting.
Il Governo esercita il potere esecutivo.
Le sue funzioni principali consistono nell’inoltrare progetti di legge e
proposte di budget statale allo Storting, e nel mettere in atto le sue decisioni
attraverso i ministeri. Il Governo è espressione dello Storting ed è presieduto
dal Primo Ministro. Dal punto di vista formale, al Re è demandato il potere di
chiedere al partito di maggioranza di formare un governo o una coalizione. Il
governo ministeriale è una caratteristica del sistema norvegese, in cui il ministro incarna la direzione politica del ministero di cui è incaricato.
L’attività politica norvegese si basa su un sistema partitico a più dimen-
sioni. La più importante consiste nell’opposizione sinistra/destra. A sinistra di
questo asse siedono i partiti di ispirazione socialista, come la Sinistra Socialista e il Partito Laburista. A destra, il Partito del Progresso e il Partito Con-
servatore, mentre il Partito di Centro, il Partito Cristiano Popolare e il Partito
Liberale sono situati al centro della scacchiera politica.
Il 14 settembre 2009 il Partito Laburista, il Partito della Sinistra Socialista e il
Partito di Centro hanno ottenuto la maggioranza alle elezioni legislative. Questa coalizione è dunque demandata a governare per quattro anni, con Jens Stoltenberg
riconfermato nelle sue funzioni di Primo Ministro. È la prima volta dal 1993 che un
governo uscente è stato rieletto.
Politica europea
La società norvegese, così come i protagonisti del mondo politico, del set-
tore degli affari e della vita cuturale, ha sempre intrattenuto stretti rapporti con il
resto dell’Europa. La Norvegia ha indetto due volte – nel 1972 e nel 1994 – un
referendum su un’eventuale adesione del Paese all’Unione Europea.
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zione con l’UE in quasi tutti i settori. I rapporti tra UE e la Norvegia sono regolati
vigore nel 1994. La Norvegia e gli altri Stati Membri fanno parte del mercato
unico dell’UE. Nei settori interessati dall’Accordo, le imprese e i cittadini norve-
gesi hanno perciò diritto allo stesso trattamento di quelli appartenenti all’UE. La
Norvegia esercita una cooperazione totale con l’UE nei settori della giustizia e
della politica interna.
In base all’accordo di Schengen fa inoltre parte di una zona esente da con-
trolli di frontiera. Gli Stati che vi partecipano, compresa la Norvegia, esercitano
però uno stretto controllo sulle persone e sulle merci provenienti da paesi terzi.
Politica internazionale e impegno
per la pace e lo sviluppo
La politica estera norvegese è ormai da tempo orientata verso la coope-
razione internazionale, riconoscendo la necessità di operare in favore della
pace e della stabilità su scala internazionale e in particolare in Europa.
La Norvegia è membro fondatore dell’ONU, della NATO e del Consiglio
d’Europa. Ha inoltre contribuito alla creazione dell’OSCE nel 1975. L’ONU
è sempre stata il cardine dell’impegno internazionale norvegese, e il Paese
ha tra le sue priorità l’esigenza di fare dell’ONU un’organizzazione forte ed
efficace, che si ponga come chiave di volta nel nuovo ordine mondiale e nel
sistema di sicurezza internazionale. Tale posizione si traduce concretamente in
un considerevole sostegno finanziario all’ONU e alle sue agenzie specializzate,
attraverso il budget per gli aiuti allo sviluppo che ammonta a 26,2 miliardi di
corone (circa tre miliardi di euro), vale a dire l’1% del PIL del 2009.
Tra i principali Paesi destinatari di questi fondi norvegesi per il sostegno
allo sviluppo c’è l’Afghanistan (737 milioni di corone nel 2009). La Norvegia è
fermamente convinta che per raggiungere l’obiettivo di stabilizzare la regione e
favorire la capacità degli afgani di dirigere la sicurezza, il governo e lo sviluppo
del loro paese, sia necessario ricorrere a un ampio ventaglio di provvedimenti,
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siano essi di ordine politico, diplomatico, economico, finanziario o militare.
Per questo la Norvegia prende attivamente parte alla missione ISAF (Inter-
national Security Assistance Force) con diverse centinaia di soldati e collabora
alla formazione dell’esercito e della polizia afgana.
La partecipazione norvegese in seno all’ISAF, missione della NATO su
mandato dell’ONU, è uno dei tanti esempi dello sforzo sostenuto fin dalla
nascita dell’ONU nelle operazioni di mantenimento della pace. Di recente, la
Norvegia ha inviato la fregata Fridtjof Nansen al fine di sostenere l’apparato
dell’operazione europea Atalanta nel golfo di Aden e a largo della Somalia,
un’area attraverso la quale transitano ogni anno in media 1000 imbarcazioni
norvegesi. La Norvegia prenderà parte attiva in questa missione e sosterrà le
risoluzioni in merito ratificate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
L’operazione si accorda perfettamente con l’impegno norvegese in ambito
ONU per sostenere e migliorare la situazione umanitaria nella regione.
Una politica attiva nell’area del Grande Nord
L’area geografica del Grande Nord, di cui la Norvegia fa parte, è molto
ricca di risorse naturali, soprattutto in materia di pesca e di risorse petrolifere.
Sul lungo termine, una priorità per la Norvegia è proseguire e approfon-
dire il dialogo sulle problematiche relative al Grande Nord con i paesi vicini, i
suoi partner e alleati. Tra i temi fondamentali vi sono il riscaldamento globale,
i cui effetti ricadono fortemente sul Nord, la gestione delle risorse ittiche e
fossili nel tempo, lo sviluppo di trasporti e logistica, in particolare della sicu-
rezza in mare, e infine le sfide strategiche della zona, la ricerca, l’educazione,
il turismo e gli scambi culturali. Questi temi sono discussi e trattati in contesti
internazionali, primo tra tutti il Consiglio Artico, a fianco della cooperazione
in seno al Consiglio di Barents. La cooperazione regionale rinforza inoltre la
conoscenza reciproca e l’operatività delle forze militari nella regione.
Essa permette, in caso di crisi o di catastrofe naturale, di mettere in
comune i mezzi necessari a una rapida reazione.
La presenza delle forze armate assicura stabilità e salvaguarda gli inte-
ressi nazionali della Norvegia nella regione e nei territori marittimi.
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Governo Stoltenberg - Foto di Petter Foss
Economia
Utilizzo delle risorse naturali
L’economia norvegese è da sempre basata sulle abbondanti risorse
naturali di cui il paese dispone. L’esportazione del legname, del pesce e dei
minerali è una tradizione che risale al Medioevo.
Intorno al 1900, lo sfruttamento delle numerose cascate presenti sul ter-
ritorio nazionale ha aperto la strada a molte attività ad alto consumo energetico, come le cartiere o le industrie metallurgiche e chimiche.
Il mare svolge un ruolo fondamentale nell’economia norvegese. Il trasporto
L’energia rinnovabile.
L’utilizzo delle cascate norvegesi per produrre energia risale all’inizio del
Medioevo. Oggi la Norvegia è il sesto produttore mondiale di energia idroelettrica.
Il 99 % dell’elettricità prodotta in Norvegia proviene dalle centrali idroelettriche.
L’informatica.
L’industria informatica e delle telecomunicazioni è il nuovo fiore all’oc-
chiello dell’economia norvegese. Il settore costituisce ormai la seconda indu-
di materie prime via mare, iniziato in tempi antichissimi, ha reso la Norvegia
stria onshore per volume d’affari, e riveste un ruolo essenziale come fornitore
attività marittime presenti oggi nel paese: lo sfruttamento del gas naturale e del
to varia, specializzate in tecnologie d’innovazione nel campo delle telecomu-
una grande nazione marittima. In questa cornice si sono sviluppate le diverse
di altre imprese e del settore pubblico. Ne fanno parte società di tipologia mol-
petrolio, l’industria navale e quella alimentare a base di prodotti della pesca.
nicazioni, dei materiali e del software informatico, dell’elettronica industriale e
Lo sviluppo delle regioni più a nord del paese (il Mare di Barents, la parte
dei servizi di consulenza alle imprese.
settentrionale della piattaforma continentale, le isole Svalbard e l’Artico) avrà
I trasporti.
l’esplorazione di nuove aree petrolifere, studi di biologia marina e di geologia
possiede una delle più grandi flotte mercantili del mondo, corrispondente al 10%
zione di queste regioni in generale.
di consolidamento, trasportatori di carico aereo e società di logistica.
un ruolo di fondamentale importanza nel prossimo futuro. Ciò comprenderà
dell’Artico, la gestione delle risorse ittiche, la ricerca climatica e l’amministra-
Un’economia diversificata
Il settore petrolifero.
Rappresenta un terzo delle entrate dello Stato e corrisponde a quasi un quar-
to del prodotto interno lordo. Occupa un ruolo primario nell’economia norvegese.
Nonostante la sua popolazione si limiti a 4,9 milioni di abitanti, la Norvegia
della flotta mondiale. Di essa fanno parte compagnie marittime e di navigazione,
Prodotti ittici.
La Norvegia è il più grande fornitore europeo di prodotti ittici. Gli introiti
annuali delle esportazioni del settore raggiungono i 52 miliardi di corone (6,7
miliardi di euro).
Il salmone norvegese è un prodotto molto apprezzato in Europa e in
Il settore dà impiego a circa 140.000 persone, ed esercita una grande influenza
Italia, ma anche il merluzzo (in Italia soprattutto come stoccafisso e baccalà);
il secondo e il sesto esportatore mondiale di gas e di petrolio (cifre del 2009) e il
tipicamente norvegesi di grande successo.
sulle altre attività economiche del paese. La Norvegia è, infatti, rispettivamente
quinto fornitore di gas dell’Italia, con un settore di mercato pari al 7,5 %. Il settore
petrolifero norvegese è in grande crescita, e, nel 2009, è arrivato a traguardi
senza precedenti, grazie all’aumentata estrazione del gas naturale. Attualmente la
produzione di gas costituisce il 43 % del volume totale di produzione del settore, e
le aringhe, le capesante, i gamberetti e il granchio reale sono prodotti ittici
Protezione dell’ambiente
La Norvegia ambisce ad occupare una posizione guida nei settori della
le proiezioni sulle esportazioni di gas fanno prevedere una crescita ulteriore negli
tecnologia e dell’ambiente su scala mondiale. In particolare, siamo coscienti
anni futuri. Secondo le più recenti valutazioni, fino ad oggi è stato sfruttato circa il
della necessità di operare affinché l’attività petrolifera non entri in conflitto con
40 % delle nostre risorse petrolifere totali.
l’esigenza di proteggere l’ambiente. L’impegno a elaborare una catena del
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valore del CO2 (stoccaggio, cattura, quote d’inquinamento) rappresenta un
passo importante in questa direzione. Nell’ambito dello sviluppo tecnologico volto
a un migliore sfruttamento delle energie rinnovabili, la società Statoil – che vede lo
Stato norvegese come azionista di maggioranza – ha inaugurato nel settembre 2009
la prima turbina eolica offshore galleggiante del mondo. La turbina prototipo Hywind
utilizza una tecnologia già nota, utilizzandola però in un ambiente nuovo. Installata a
grande distanza dalla costa (precisamente dieci chilometri al largo di Karøy, nel sud-
ovest del Paese), dove i venti sono più forti, la turbina ha un rotore del diametro di 80
metri, un’altezza di 165 metri (di cui 100 sotto la superficie del mare) e una capacità
di turbina di 2,3 MW. Hywind sarà operativa per un periodo minimo di due anni, al
fine di raccogliere dati preziosi per una migliore conoscenza dell’efficacia e della
manutenzione delle turbine eoliche offshore galleggianti.
Scambi con l’estero
Nel 2009 le importazioni provenienti dall’Italia hanno prodotto un fattu-
rato di 13.371 milioni di corone, mentre quelle dalla Norvegia all’Italia hanno
raggiunto i 23.818 milioni di corone.L’Italia si trova al nono posto per quanto
riguarda le importazioni in Norvegia, ed è l’ottavo maggiore mercato d’esportazione dei prodotti norvegesi. Oltre al petrolio e al gas naturale, che da soli
rappresentano il 70% delle esportazioni verso l’Italia, anche i prodotti ittici e i
metalli comportano notevoli volumi d’esportazione. La tecnologia norvegese
nel settore offshore occupa un posto fondamentale sul mercato mondiale, e le
esportazioni annue ammontano a diverse decine di miliardi di corone. Dall’Italia, la Norvegia importa principalmente macchinari industriali, prodotti chimici,
mezzi di trasporto, abbigliamento, bevande e prodotti ortofrutticoli.
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Foto di Willy Haraldsen/ Scanpix
Il Capo Nord, Magerøya - Foto di Trym IvarBergsmo / Innovation Norway
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La ricerca
Le priorità nazionali
Su proposta del Governo, il Parlamento vota le priorità nazionali in materia
di ricerca. Il Governo ha pubblicato di recente un “Libro Bianco” che definisce i
grandi assi della politica di ricerca in Norvegia. Questo Libro Bianco comprende
cinque obiettivi strategici e quattro obiettivi generali, come indicato di seguito:
La ricerca norvegese deve contribuire a:
- affrontare le sfide globali con particolare attenzione all’ambiente, ai cambia
menti climatici, agli oceani, alla sicurezza alimentare e alla ricerca
nel campo energetico.
- migliorare il sistema sanitario, con riduzione delle disparità sociali
nell’accesso alle cure e sviluppo di servizi sanitari di qualità.
- rispondere alle sfide di ricerca del mondo contemporaneo ed elaborare strategie competitive sul piano dei risultati.
- istituire, in tutte le regioni, un’industria basata su competenza ad alto livello.
- favorire i settori dell’industria alimentare, marittima, marina, turistica,
energetica, l’ambiente, le biotecnologie, le tecnologie dell’informazione
e le nanotecnologie.
Gli obiettivi generali sono:
- una ricerca di alta qualità, in tutti i settori.
- un funzionamento ottimale dell’intero sistema di ricerca.
- una migliore cooperazione internazionale.
- uno sfruttamento più efficace degli investimenti e dei risultati della ricerca.
Alcuni dei temi prioritari in materia di ricerca:
- Energia e ambiente: l’industria norvegese del petrolio è all’avanguardia per
quel che riguarda la perforazione offshore, la produzione di energia elettrica
ricavata dal gas basata sulla cattura e lo stoccaggio del CO2. Promettenti
ricerche sull’idrogeno come fonte d’energia, e sull’energia eolica offshore in
alto mare sono attualmente in corso. La Norvegia dispone inoltre di eccellenti
istituti di ricerca nel campo dell’ambiente. L’impegno del paese in materia di
ricerca polare è molto forte. L’arcipelago delle Svalbard, nel mare Artico, accoglie laboratori internazionali attivi nella ricerca polare e climatica.
17 maggio – festa della costituzione - Foto di Hege M. Kolshus Hansen/MFA Norway
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- Alimentazione, pesce e frutti di mare: la Norvegia è uno dei principali esporta-
fine di promuovere l’innovazione e la competitività delle imprese.
per lo sviluppo dell’acquacoltura, ed è oggi necessario intensificare gli sforzi
- I Centri d’esperienza (Centres of Expertise – NCE), la cui vocazione princi-
teriormente in futuro. La produzione alimentare marina e terrestre ha un grande
una maggior cooperazione tra le imprese stesse, ricercatori, scuole superiori
tori mondiali di pesci e frutti di mare. La ricerca è stata un fattore determinante
della ricerca per far sì che lo sfruttamento di queste risorse possa crescere ulpotenziale di sinergia non ancora del tutto sfruttato.
- Ricerca marina e industria marittima: la situazione geografica della Norve-
pale è lo sviluppo dell’innovazione delle imprese a livello regionale, attraverso
e istituzioni pubbiche. Tra questi centri si può citare in particolare l’Oslo Cancer
Cluster, polo d’eccellenza in oncologia.
gia, le sue tradizioni e istituzioni scientifiche hanno contribuito ad assicurarle
- I Centri di ricerca energetica per lo sviluppo sostenibile (Centres for Envi-
dustria marittima. Quest’ultimo settore rappresenta la metà delle esportazioni
obiettivo è risolvere problemi specifici del settore energetico.
una solida posizione internazionale nel campo della ricerca marina e dell’indi servizi dalla Norvegia.
- Sanità: solide strutture sanitarie e ampie inchieste effettuate tra la popolazio-
ronment-friendly Energy Research – FME), per una ricerca competitiva il cui
L’investimento nella ricerca
ne hanno fatto della Norvegia un paese leader in materia di ricerca epidemiologica e di analisi delle cause e dei rischi. La Norvegia dispone di eccellenti
istituti di ricerca nel campo della tecnologia medica, di neurobiologia, di ricerca
sul cancro e di medicina preventiva. Il suo servizio sanitario pubblico, molto
ben sviluppato, ne fa un Paese ideale per realizzare ricerche cliniche.
La promozione dell’eccellenza
La Norvegia cerca di dare impulso all’eccellenza in tutti i settori della ricerca.
In tale prospettiva è stato istituito un gran numero di centri e poli di ricerca
dove la cooperazione internazionale è un elemento chiave:
Il Consiglio norvegese per la ricerca svolge una funzione strategica nel
campo della ricerca. È infatti il principale interlocutore del governo e della
comunità scientifica in materia di politica di ricerca. È inoltre responsabile
della promozione e dell’amministrazione di vasti programmi di ricerca, a livello
nazionale e internazionale: www.forskningsradet.no
- I Centri d’eccellenza (Centres Of Excellence – COE), per la ricerca internazionale ad alto livello.
- I Centri per la ricerca e l’innovazione (Centres for Research-based Innovation
– CRI), che puntano a stimolare la cooperazione tra ricercatori e imprese, al
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A partire dall’anno 2000, gli investimenti nella ricerca sono aumentati in
maniera considerevole. Nel 2007 essi rappresentavano l’1,7% del PIL (contributo
pubblico: 0,8%, ossia il 44% del totale; industria e altre fonti di finanziamento:
0,9%, ossia il 53% del totale). In confronto ad altri paesi dell’OCSE, la parte della
ricerca finanziata dallo Stato norvegese è molto elevata (44% del bilancio totale
per la Ricerca e Sviluppo, contro il 23% che rappresenta la media in ambito
OCSE).
Parallelamente, il contributo relativamente contenuto dell’industria norve-
gese agli sforzi della ricerca e sviluppo, in confronto ai paesi vicini e dell’OCSE,
si spiega col fatto che la Norvegia possiede un’economia basata in gran parte
sulle rendite delle materie prime. L’obiettivo a lungo termine è che gli investimenti in materia di ricerca aumentino fino a raggiungere il 3% del PIL.
I premi di ricerca
La Norvegia assegna regolarmente alcuni grandi premi a ricercatori prove-
nienti da paesi di tutto il mondo: il premio Abel, assegnato nel settore delle
scienze matematiche, il premio Kavli per l’astrofisica, per le nanoscienze e le
neuroscienze, e il premio Holberg per i settori delle arti e delle scienze umane,
del diritto, delle scienze sociali e della teologia:
www.abelprisen.no - www.kavliprize.no - www.holbergprisen.no
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Centro di ricerca di Svalbard degli architetti Jarmund / Vigsnaes - Foto di Nils Petter Dale
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Il settore dell’istruzione
Le università popolari (Folkehøgskoler)
La Norvegia conta otto università, otto istituti universitari specializzati, più
di trenta scuole nazionali superiori, due scuole nazionali di Belle Arti e molti
istituti privati d’insegnamento superiore, distribuiti su tutto il territorio.
Nell’autunno 2008, circa 225.000 studenti risultavano iscritti presso le uni-
versità e le scuole superiori norvegesi, più della metà dei quali erano donne.
Seguendo un corso d’insegnamento presso una delle settantasette univer-
sità popolari norvegesi, potrete andare alla scoperta della cultura norvegese
e imparare la lingua a fianco di giovani del posto, ma anche di ogni parte del
pianeta. Si tratta di programmi di studi in collegio della durata di un anno, che
offrono materie creative, umanistiche o sportive. La maggior parte degli studenti che frequenta le università popolari ha tra i diciotto e i venticinque anni.
www.folkehogskole.no
Gli istituti d’insegnamento superiore norvegesi sono aperti a studenti
qualificati del mondo intero. Vi sono iscritti più di 14.000 studenti stranieri. Per
facilitare la cooperazione e la mobilità internazionale, gran parte dell’insegnamento nelle università norvegesi è impartito in lingua inglese, soprattutto a
livello Master.
L’ammissione a questi istituti avviene, in genere, a condizione di aver
completato un ciclo di scuola secondaria (liceo).
Una buona padronanza dell’inglese o del norvegese è richiesta a tutti gli
studenti iscritti ai corsi d’insegnamento superiore norvegese.
Ad eccezione di qualche scuola privata, l’istruzione superiore in Norvegia
dipende dallo Stato. Dunque, l’accesso alla scuola è in genere gratutito. Tuttavia,
alcuni programmi di formazione professionale, d’insegnamento specializzato o di
formazione continua, così come certi corsi privati, possono essere a pagamento.
Inoltre, la Norvegia partecipa a tutti i programmi educativi dell’Unione
Europea, come l’Erasmus, il Socrates e il Leonardo da Vinci. Molte università
partecipano anche ai master Erasmus Mundus.
- Ulteriori informazioni sull’insegnamento superiore: www.amb-norvegia.it
- Guida per lo studente in Norvegia, con una lista completa degli istituti d’insegnamento superiore: www.studyinnorway.no
- Ammissione alla maggior parte dei programmi: www.samordnaopptak.no
- Centro per l’internazionalizzazione dell’insegnamento superiore: www.siu.no
- Finanziamenti agli studi: www.lanekassen.no
- Sito dell’Unione degli studenti stranieri in Norvegia (ISU): www.isu-norway.no
- Erasmus Mundus: www.ec.europa.eu/education
- Festival studentesco internazionale di Trondheim: www.isfit.no
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Università di Oslo - Foto di Nancy Bundt
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Turismo in Norvegia
Alloggiare in Norvegia
La Norvegia è un paese che si estende per ben 1700 km, ben oltre il
Circolo Polare Artico fino alla frontiera russa. Prendete una cartina della
Norvegia, ponete un dito su Oslo e fate ruotare la cartina di 180°. Vedrete che
Capo Nord è alla stessa latitudine di Roma! Questa estensione da nord a sud
assicura una grande varietà e spettacolarità del paesaggio.
La vita cittadina a Oslo è molto diversa da quella che si può incontrare in
una città della costa. Nella capitale, di giorno, vi potrebbe capitare l’occasione
di fare una passeggiata sugli sci di fondo, mentre la sera potreste godervi una
lauta cena in un ristorante di classe per poi finire la serata, perché no, all’Opera!
Sulla costa ovest potreste visitare i fiordi più celebri del mondo, e scoprire località ideali per dedicarvi alla pesca, dormendo in capanne di pescatori su palafitte:
ognuna di queste è una meravigliosa occasione per perdersi nella natura.
Oltre il 95% per cento del territorio norvegese non è coltivato.
Con i suoi numerosi altipiani e catene montuose, la Norvegia offre condi-
zioni ideali per le attività all’aria aperta.
Per maggiori informazioni turistiche consultate il sito www.visitnorway.it
Viaggiare in Norvegia
Malgrado la sua estensione, la Norvegia è un paese facilmente raggiungibi-
le. Tutte le città sono ottimamente servite da collegamenti aerei, che offrono voli
quotidiani diretti da molte città italiane.
Un viaggio in automobile può richiedere diversi giorni. La distanza tra Roma
e Oslo è, ad esempio, di 2500 km. Ci sono diverse possibilità di collegamento
marittimo verso la Norvegia, dalla Germania, dalla Danimarca e dalla Svezia.
In treno, dall’Italia, bisogna calcolare due giorni passando dalla Danimarca
e dalla Svezia. La rete ferroviaria collega i maggiori centri abitati, l’ultima città
La Norvegia offre vaste possibilità di alloggio. Troverete alberghi di tutte
le categorie e fasce di prezzo. Ricordate che è spesso d’estate e nei weekend
che si possono trovare i prezzi più bassi, perciò approfittatene.
La Norvegia ha anche un gran numero di hotel di charme, sia nelle grandi
città, sia in posizioni meravigliose e idilliache sulla riva di un fiordo o in mon-
tagna. In alternativa si può optare per una camera in una fattoria o in un vero
faro in attività, o ancora per una delle autentiche case di pescatori su palafitte,
le rorbuer. Ricordiamo infine che i 70 ostelli della gioventù del Paese non
sono riservati unicamente ai giovani, ma permettono a tutti, famiglie comprese, di alloggiare in maniera semplice ma confortevole, a un prezzo ridottissimo. Un’altra buona soluzione per le famiglie, che permette di associare
charme e confort, è quella di affittare una baita.
Informazioni pratiche
La Norvegia fa parte dello spazio Schengen. Prima di partire, verificate
di essere in possesso di carta d’identità o di passaporto validi.
È consigliabile munirsi della Carta di Assicurazione Europea per le
Malattie e di un’assicurazione di viaggio. Non occorre cambiare denaro prima
dell’arrivo: distributori automatici di contante sono disponibili un po’ ovunque,
e nella maggior parte dei casi è possibile pagare con una carta di credito.
La Norvegia non fa parte dell’Unione Europea. La moneta locale è la
corona norvegese (1 € = 7,8 NOK circa, ad aprile 2011). Un vantaggio non
trascurabile è offerto dalla possibilità di fare acquisti tax-free, risparmiando tra
il 12 % e il 19 % del prezzo indicato. I cibi in vendita nei negozi hanno circa gli
stessi prezzi che in Italia, ma i ristoranti sono spesso molto più cari.
In compenso si può fare un pasto completo e a prezzi ragionevoli nei
numerosi caffè, in un’atmosfera simpatica e accogliente.
a nord servita dalla ferrovia è Bodø (salvo il collegamento da Narvik verso la
Svezia). La rete stradale si estende su tutto il territorio. È importante ricordare
che i limiti di velocità sono più bassi della media euopea, ma è pur vero che
la bellezza del paesaggio invita da sola a togliere il piede dall’acceleratore.
Gli alcolici sono in genere molto cari in Norvegia. Fate attenzione, se avete
in programma di mettervi al volante: il tasso di alcol tollerato è appena lo 0,2 %.
Ricordate anche l’obbligo di circolare con le luci accese, di giorno e di notte.
Il voltaggio è lo stesso che in Italia e non esiste differenza di orario.
Dovendo tenere una media di 70 km/h, evitate di prevedere tappe troppo lunghe
Nonostante la latitudine, in Norvegia il clima resta sorprendentemente
durante il vostro viaggio.
mite grazie alla presenza della corrente del Golfo.
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Juvet Hotel - Foto di Studio Per Eide
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Stegastein, Aurland. Studio Architetti Wilhelmsen e Saunders - Foto di Knut Bry
Orso polare, Svalbard - Foto di Rolf Jarle Ødegaard
Hiking a Jotunheimen - Foto di Kai Jensen
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Borgund stavkirke in Lærdal, from around 1150 - Foto di Arild Lyssand
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Bryggen a Bergen - Foto di Jens Henrik Nybo
Lapponi / sami - Foto di Berit Roald
Atlanterhavsvegen - Foto di Willy Haraldsen
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Imparare
il norvegese?
Alcune università italiane offrono corsi di norvegese, ma per seguire
un corso intensivo perché non optare per un soggiorno estivo presso
una università norvegese?
In Italia:
Università di Bologna
Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne
Via Cartoleria 5
I-40124 BOLOGNA
Telefono: 051 21 71 36
Fax: 051 26 47 22
www.unibo.it
Università degli Studi di Milano
Dipartimento di Lingue Studi Letterari, Linguistici e Filologici
Sezione di Germanistica e Scandinavistica
Piazza S. Alessandro 1
I-20123 MILANO
Telefono: 02 86 33 91 03
Fax: 02 86 33 91 01
www.unimi.it
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Studi Scandinavi
Villa Mirafiori
Via Carlo Fea 2
I-00161 ROMA
Telefono: 06 99 68 255
Fax: 06 49 91 72 51
www.uniroma1.it
Università degli Studi di Firenze
Dipertimento di Filologia Moderna
Via S. Reparata 93/95
I-50129 FIRENZE
Telefono: 055 505 61 219/228/229/276
Fax: 055 505 61 277
www.unifi.it
Università degli Studi di Torino
Facoltà di Lingue e Letterature Straniere
Via Verdi, 10
I-10124 TORINO
www.lingue.unito.it
In Norvegia – corsi estivi
Università di Oslo
International Summer School
Telefono: +47 22 85 63 86
www.uio.no/iss
E-mail: [email protected]
Università di Bergen
Telefono: +47 55 58 24 07
www.uib.no
E-mail: [email protected]
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Informazioni pratiche
Visti e permessi
Per soggiorni turistici della durata massima di tre mesi i cittadini italiani
non sono tenuti a richiedere un visto. Possono viaggiare liberamente in Norvegia muniti del loro passaporto o carta d’identità nazionale, in corso di validità.
Anche i cittadini di paesi terzi, titolari di un permesso di residenza in uno
dei paesi dell’accordo Schengen, possono entrare in Norvegia senza visto per
soggiorni turistici.
L’accordo dello Spazio Economico Europeo (SEE) concede ai cittadini
italiani il diritto di lavorare in Norvegia. Una volta in possesso di un contratto,
stabilito con il datore di lavoro, il cittadino italiano è tenuto a presentarsi al
Commissariato di Polizia del luogo di residenza in Norvegia, per ottenere un
permesso di soggiorno. Gli italiani, come gli altri cittadini dello Spazio Economico Europeo, hanno il diritto di cercare lavoro in Norvegia per 90 giorni
senza dover chiedere un visto o un permesso di soggiorno.
I cittadini italiani che desiderano studiare in Norvegia possono fare do-
manda di un permesso di soggiorno a questo scopo.
Qualche sito internet interessante per pianificare il vostro soggiorno in Norvegia:
Guida turistica: www.visitnorway.it
La dogana norvegese: www.toll.no
Per le condizioni d’importazione degli animali (cani, gatti e criceti) consultare il
sito dell’Autorità norvegese di sicurezza alimentare: www.mattilsynet.no
Informazioni utili per l’immigrazione in Norvegia sul sito dell’UDI: www.udi.no
Istituzioni norvegesi in Italia:
Reale Ambasciata di Norvegia
Via di San Domenico 1
00153 Roma
Telefono: 06 57 17 03 1
Fax: 06 57 17 03 26
www.amb-norvegia.it
E-mail: [email protected]
Aurora boreale - Foto di Bjorn Jorgensen
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Per l’elenco dei consolati onorari,
consultare il sito www.amb-norvegia.it
Reale Ambasciata di Norvegia
Innovation Norway Milano/ Ufficio Norvegese
per il Commercio e il Turismo
Via Giacomo Puccini 5
20121 Milano
Telefono: 02 85 45 14 11
Fax: 02 85 45 14 30
www.innovasjonnorge.no/italia
In collaborazione con:
www.visitnorway.it
E-mail: [email protected]
Ufficio del NSEC
(Commissione Norvegese
per l’Esportazione del Pesce)
Via Giacomo Puccini 5
20121 Milano
Telefono: 02 85 45 14 11
Fax: 02 85 45 14 30
www.fiordisapori.it
E-mail: [email protected]
Istituto norvegese in Roma
Viale Trenta Aprile 33
00153 Roma
Telefono: 06 58 39 10 07
Fax: 06 58 80 60 4
E-mail: [email protected]
L’Istituto è un ente accademico dell’Università di Oslo
volto a promuovere le attività in Italia di ricercatori norvegesi
nel campo delle scienze umanistiche e sociali,
e la loro collaborazione con colleghi italiani.
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Progetto realizzato dalla
Reale Ambasciata di Norvegia per
comunicare le attività e le iniziative
culturali che sostiene in Italia
–
NOW è anche su
Facebook e Twitter
–
norwegianway.it
[email protected]
Foto di Camilla Isene, (Bleed)