natale 2006 / capodanno 2007 a castelsardo

NATALE 2006 / CAPODANNO 2007
A CASTELSARDO
Venerdì 22.12 – Cattedrale di S. Antonio Abate, ore 19.00
Concerti Barocchi nelle Città Regie
"DER HARMONISCHE GOTTESDIENST ", Orchestra Karalis Antiqua Musica
Il concerto ha come filo conduttore l’esecuzione di alcune cantate Sacre di Georg Philipp Telemann, uno dei
più grandi compositori del periodo barocco.
Alessandra Saba, soprano; Nicola Usula, contraltista; Enrico Di Felice, flauto traverso barocco; Attilio Motzo,
violino barocco; Francesco Laconi, violoncello barocco
Dal 23.12.06 al 06.01.07 (esclusi il 25 e l’1.01) - via Sedini / centro storico / porto turistico, ore
10.30/12.30 e 16.00/20.00
TRENINO DI NATALE
Non solo un comodo mezzo per raggiungere il centro storico, evitando l’affannosa ricerca di un posteggio,
ma anche un sano “divertimento” per i più piccoli.
Sabato 23.12 - Sala XI Castello dei Doria, ore 19.00
“Voce e ensemble Transmongolia”, Hosoo Dangaa Khosbayar
Canti e musiche tradizionali della Mongolia, con brani polivocali e strumentali, sia tradizionali che originali,
basati su una tecnica eccezionale, dove una singola persona riesce a cantare in modo polifonico.
Hosoo è un maestro del canto armonico e di gola, che ha riscosso enormi successi in Cina, Unione Sovietica
ed Europa, accompagnato sempre da validissimi strumentisti, con strumenti a fiato, ad arco e a percissione.
Hosoo Dangaa Khosbayar, canto Hoomi e tovschuur; Nasaa Ganbold Nassajurgal, morin huur, bischguur e
canto Hoomi; Naraa Purevdorj Nararbataar, Ih huur, mirin huur, canto Hoomi; Saruul Myagmrja Mauutugs,
tovschuur, canto Hoomi; Tsomoo Enkhbajar Tsoomon, morin huur, canto Hoomi.
Martedì 26.12 – Centro Storico, dalle ore 17.00
“Presepe vivente” – Seconda edizione - Dalle feste pagane al cristianesimo
Rappresentazione presepiale in costume con oltre 200 figuranti, dove “il Cristo è l’atteso, colui che dona un
senso nuovo a ciò che precede”. Otto scene legate allo scorrere della vita, secondo le leggi della crescita, che
verranno introdotte da un dipinto a forma di ruota realizzato da Marisa Fiori. Regia di Don Giampiero
Camotti
Mercoledì 27.12 - Sala XI Castello dei Doria, ore 19.00
Voci nel Blues - Orolache
Il gruppo, composto da 40 coristi, è diretto dal maestro Vincenzo La Cova, e propone un repertorio di brani
della tradizione sarda, oltre a spirituals, gospels e pezzi originali. Si è esibito in importanti contesti e vanta
una notevole attività concertistica sia nazionale che internazionale.
Giovedì 28.12 - Sala XI Castello dei Doria, ore 19.00
Concerti Barocchi nelle Città Regie
“Musica Inviolata” - Ensemble L’Apothéose
Una delle principali particolarità del concerto è rappresentata dall’uso della “viola d’Amore”, uno strumento
dalle sonorità delicate ma ricche di straordinarie risonanze,che risulta fondamentale per l’esecuzione delle
musiche inedite di G.Ph. Telemann, J.Ch. Pepusch e F. Giuliani, tutti compositori del XVIII secolo.
Luigi Moccia, viola d’amore e viola; Enrico Di Felice, flauto traverso barocco; Francesco Bianco,
clavicembalo.
Venerdì 29.12 - Cattedrale di S. Antonio Abate, ore 21.30
Gospel – Donald Woods and his People
Energico setteto proveniente da Chicago, guidato da Donald Woods; propone un repertorio che parte dalle
origini, per condurci ad affascinanti linee melodiche più moderne, cariche di groove.
Sabato. 30.12 - Sala XI Castello dei Doria, ore 19.00
“Pausa Pranzo” – Storie e fiabe di letteratura contemporanea sul tema del cibo e del gusto
“Cibo da gustare e cibo da raccontare”: questo è il motto che sintetizza la produzione originale di
Maldimarem, con la regia, l’adattamento dei testi e l’interpretazione dell’attrice romana Ilaria Tucci; musiche
e suoni sono di Marco Pampiro.
Domenica 31.12 – Piazza La Pianedda - CAPODANNO
IN PIAZZA
ore 22.30 – PIERO MARRAS in concerto
Una ulteriore dimostrazione di affetto tra il noto cantautore e la città di Castelsardo: Marras e la sua band
traghetteranno i presenti dal vecchio al nuovo anno, ripercorrendo i brani più conosciuti del nutrito repertorio
costruito in diversi decenni di attività, dove le sonorità sarde sono state spesso rivisitate in chiave moderna ed
originale, ma sempre nel rispetto delle linee guida della nostra cultura.
ore 24.00 - SPETTACOLO PIROMUSICALE
Grande novità per salutare l’arrivo del nuovo anno, con i fuochi d’artificio sincronizzati con una suggestiva
colonna sonora. Un passo avanti rispetto ai pur validi spettacoli pirotecnici degli scorsi anni, per cercare di
regalare ai presenti una ulteriore forte emozione.
…a seguire, NEFFA in concerto
Un artista in continua evoluzione, eccezionalmente a Castelsardo 2 mesi prima di iniziare il suo nuovo tour; a
giudicare dall’enorme successo dell’ultimo disco, “Alla fine della notte”, sarà sicuramente travolgente, pur
nella semplicità della sua poesia e della musica, raffinata ma diretta.
N.B. per tutta la notte sarà attivo un servizio di Bus-navetta, tra Lu Bagnu, il Porto Turistico, via
Sedini ed il centro città, così da consentire di raggiungere agevolmente il luogo degli spettacoli.
Sabato 06.01.07 – Centro Storico, dalle ore 17.00
“Presepe vivente” – dalle feste pagane al cristianesimo
MUSEI
Museo dell’intreccio del Mediterraneo, sale del Castello dei Doria,
tutti i giorni escluso lunedì, ore 9.30/13 e 15/17.30
Raccoglie oggetti della cestineria tipica della Sardegna e di altre aree del bacino del Mediterraneo.
Museo Diocesano Maestro di Castelsardo, Cripte della Cattedrale
dal 23.12.04 al 03.01.05, ore10/13 e 15/17.30
Contiene alcuni celebri dipinti e oggetti di arte sacra della diocesi di Ampurias.
NEFFA
Dagli esordi come cantante, al punk rock e al rap degli anni ‘90, fino alle produzioni degli ultimi album, la
carriera di Neffa è caratterizzata da una costante ricerca e sperimentazione musicale. Giovanni Pellino,
bolognese di origini campane, nasce a Scafati (Sa) il 7 Ottobre 1967. Esordisce nella musica verso il finire
degli anni '80 suonando, con lo pseudonimo di Jeff, insieme ad alcuni gruppi hard-core italiani tra cui vale la
pena ricordare gli Impact di Ferrara ma soprattutto i "Negazione", band di spicco della scena punk europea,
che all'apice della carriera riuscì ad aprirsi un varco nelle classifiche americane.
Contemporaneamente all’amico DJ GRUFF, nei primi anni ’90, col nome d’arte Neffa, in omaggio al
calciatore paraguayano della Cremonese, entra come batterista nella seconda formazione dell'Isola Posse All
Stars, gruppo cardine di quella stagione che ha dato il via al fenomeno delle posse e del primo rap italiano.
Inizia da qui la passione musicale di Neffa per l’hip hop e il funk. Il successo arriva nel 1994, quando sciolta
la Isola Posse, Neffa e DJ Gruff raggiungono Deda con cui costituiscono la storica formazione dei Sangue
Misto, che inciderà una fortunata pietra miliare dell’hip hop italiano intitolata "SXM".
Terminata l’esperienza con i Sangue Misto, nel 1996 Neffa insieme ai MESSAGGERI DELLA DOPA
(ovvero phase ii, deda, giuliano palma, dre love, kaos, dj lugi, esa, elise, sean, storyteller, dj gruff, f.c.e.,
topcat, fede + leftside, p.p.t. e speaker cenzou), realizza “Neffa & i Messaggeri della Dopa”. L’album che
segna il suo debutto da solista, è un successo (disco d’oro), trainato soprattutto dall’exploit del singolo
Aspettando il sole, e rivela definitivamente la sua anima soul e il suo gusto armonico e melodico. Nel 1998
esce "107 elementi", 2° disco della carriera da solista di Neffa. Scritto con Deda e Al Castellana, l’album si
inserisce sulla scia di un'evoluzione del rap targato Italia e si caratterizza per una maggiore attenzione sulle
parole delle canzoni e per una ricerca di concetti rap più approfonditi.
E’ in questo periodo che Neffa incontra i Manetti Bros, registi di numerosi videoclip e “amici” dell’hip hop
italiano, per i quali cura la colonna sonora del lungometraggio Torino Boys . Neffa featuring Al Castellana
apre l’album omonimo (Torino Boy) con il pezzo, Navighero' la notte; seguono poi i brani di artisti della
scena rap nazionale: la Pina, OTR, Flaminio Maphia, Dre Love, Africa Unite, Piotta, Lyricalz feat. Sab Sista,
Colle der Fomento, Sean feat. Elise, Kaos One, e Sangue Misto. Con “Chicopisco” del1999 Neffa conclude la
sua carriera nell’ambito del rap, dopo aver portato la ricerca in questo campo ad un alto livello. L’EP
composto da 5 canzoni sancisce il suo allontanamento dall’Hip Hop e l’avvicinamento a nuovi panorami
musicali.
Nel 2001 arriva la svolta artistica, è il momento de La mia signorina e dell'album "Arrivi e partenze". Neffa
abbandona l’hip hop e le rime per cimentarsi con la musica in veste di cantante: le canzoni dell’album
confermano lo spessore musicale e canoro di questa sua nuova proposta e fanno affiorare la sua passione per
la musica R&B e per il soul in generale. L’impronta di soul singer segna anche il successivo lavoro, “I
molteplici mondi di Giovanni, il cantante Neffa”, che esce nel 2003 anticipato dalla pubblicazione del singolo
Prima di andare via, con cui vince il premio radiofonico del Festivalbar. I 15 brani dell’album confermano la
svolta di Neffa verso la forma – canzone e sono caratterizzati nella loro eterogeneità musicale dalle tematiche
comuni che raccontano le piccole e grandi esperienze di vita vissuta. Nella composizione di queste canzoni,
Neffa mescola una varietà di stili: dal blues al reggae, dal funky alla lounge music, dal soul alla bossanova.
L’album che vede la collaborazione di Christian Lavoro e Cesare Nolli, viene registrato nello studio di Acqui
Terme del fratello Gaetano Pellino. Nel 2004, Neffa per la prima volta sul palco di Sanremo, presenta la
canzone Le ore piccole, brano swing che si classifica al nono posto. Nello stesso anno è testimonial della
campagna della Renault per la sicurezza stradale, il "Safe and sound" per la quale compone il brano Sto
viaggiando verso te..
“Alla fine della notte” - Cd presentato il 9 giugno 2006
Strano viatico, quello di Neffa; in perenne bilico tra un Festivalbar, una hit spaccaclassifiche (da quando ha
iniziato se ne contano almeno cinque: “Aspettando il sole”, “La mia signorina”, “Prima di andare via”, “Le
ore piccole” e adesso l’irresistibile “Il mondo nuovo”, già destinata ad un airplay furioso) e al tempo stesso
dedito a sparizioni periodiche e inspiegabili, a ripensamenti pericolosi se misurati con il metro dell’artista
mainstream, eppure assolutamente naturali per lui (il suo ultimo lavoro era datato 2003): “Pensavo di dovermi
fermare un po’: ho attraversato alcuni mesi di deserto, dal punto di vista della creatività, prima di ritrovare
voglia e passione, e accordi che giravano bene. A quel punto mi sono rimesso all’opera, sempre con i miei
tempi, però”.
E così, enigmatica e affascinante è anche la sua musica, che, se a volte non si fa trovare puntuale
all’appuntamento con chi dovrebbe criticarla, recensirla, giudicarla, va spesso a tempo con chi dovrà
semplicemente ascoltarla (o come dice lui sentirla). Il discorso vale ancora una volta per il suo nuovo lavoro,
Alla fine della notte: Neffa ha realizzato un album rispondendo nuovamente soltanto alle sue necessità
primarie, ricercando sempre la magia del suono e la grazia primordiale in cui perdersi per ripartire con la
giusta carica. E’ un album questo che appare da un altro luogo, rispetto a dove lo si sarebbe aspettato
guardando al suo percorso artistico. Sarebbe forse stato plausibile pensare di ritrovare Neffa finalmente dedito
alla creazione industriale di formelle musicali di successo – credeteci, saprebbe come farle, se solo volesse –
pronto a godersi quel po’ di agio che un artista con quindici anni di carriera alle spalle potrebbe pure
meritarsi…invece no.
Alla fine della notte, come suggerisce bene il titolo, è un disco post-crisi, di quando il peggio è passato. E’ un
disco immaginato, pensato e scritto da un approdo sicuro, che a volte può anche essere solo quello
rappresentato dall’abbraccio di chi ci è caro, ma – conoscendo Neffa - non per questo è un lavoro spensierato
e leggero. Al contrario, dall’apparente leggiadria della musica affiorano testi importanti, soltanto
apparentemente riferiti a una dinamica di coppia: “La tematica che affiora da questo lavoro, e che poi è la
cosa che in assoluto mi preoccupa di più, è quella relativa al conflitto tra l’umanità e la macchina, visto non
solo nel suo aspetto più diretto, ma anche in un senso per così dire più astratto. Ossia la nostra sempre
maggiore tendenza ad essere assimilati a delle macchine”.
Da questo punto di vista non può sfuggire il riferimento (neanche troppo) nascosto nel titolo del suo nuovo
singolo, “Il mondo nuovo”, titolo di uno dei più famosi libri di Aldous Huxley (autore de “Le porte della
percezione”, libro che aveva fornito a Jim Morrison e soci una piccola idea sul nome da dare alla propria
band…), un romanzo di fantascienza scritto nel 1932 che, ancor più di “1984” di George Orwell, viene
considerato profetico della società in cui oggi viviamo, condizionata dal potere in ogni suo aspetto,
geneticamente e culturalmente manipolata: “Sono preoccupato dal nostro “futurismo”, ossia dalla nostra
proiezione del futuro, più che dal futuro stesso. Questo disco nasce proprio con l’esigenza di comunicare
l’utopia dell’umanesimo. Siamo ancora persone libere, dopotutto, in grado di reagire non per stati d’animo
indotti, e di vivere e scegliere senza percorsi obbligati”.
Che Neffa si senta una persona libera, del resto, è ben evidente in questo lavoro che, sulla scia – e ancor più dei suoi precedenti, è in grado di spaziare tra coordinate sonore spazio-temporali veramente estese: i
molteplici mondi di Giovanni, il cantante Neffa – tanto per parafrasare il titolo del suo precedente lavoro sono nuovamente qui, e parlano un esperanto fatto ora di radici soul-funky, ora di melodie squisitamente pop,
ora di armonie vocali e chitarre jingle-jangle della migliore tradizione folk americana, ora di riff e sonorità più
decisamente rock, ora di partiture d’archi, scritte, arrangiate - in alcuni casi dallo stesso Neffa - e suonate da
una vera orchestra. Ma quello che rende immediatamente riconoscibile Neffa è il suo proporsi candidamente
come un alfiere della musica tout court, suonandola cioè senza alcuna pretesa di aggiornamento strategico:
non ci sono campioni, batterie elettroniche, furbizie tecnologiche adatte ad “aggiornare” il suono del passato;
al contrario, questo insieme di presente e passato è il suono di Neffa, la “sua” musica, o meglio, per dirla
come la direbbe lui: “io sono della musica, non è lei che è mia”.
Dodici canzoni scritte in parte da solo, in parte con alcuni componenti del suo gruppo, mai così presente
all’interno di un suo disco: “Ormai li considero la mia famiglia, riuscirei difficilmente ad immaginarmi al
lavoro senza di loro. Sono stati pazienti nell’attesa, quando qualche anno fa ho dovuto rinunciare al tour per
problemi alla gola, e immediatamente disponibili quando ho deciso di ricominciare a darmi da fare”. Il nucleo
portante dei brani è nato a Formentera, la scorsa estate, dove Neffa era andato insieme al chitarrista Paolo
“Puddu” Albano, per iniziare a mettere in bella una serie di appunti che fino a quel momento aveva solo in
mente: a quelle canzoni sulla strada per l’album se ne sono aggiunte altre, alcune arrivate in poco tempo, altre
portate in dote dai suoi soci – è il caso di “La notte”, uno dei pezzi più “neffiani” del disco, scritto e
arrangiato invece da Christian Lavoro – e altre che invece venivano da molto lontano: è il caso di “Che sarà
sarà”, che Neffa aveva scritto e teneva nel cassetto da diverso tempo.
Alla fine della notte si presenta così, come il ritratto (provvisoriamente) pacificato di uno dei musicisti meno
prevedibili della nostra scena, un “vecchio bambino”, come forse si definirebbe lui stesso, un artista che ha
già cambiato pelle, e vita, più volte, pagandone talvolta lo scotto in modo esagerato. E che però non esita a
chiudere i ringraziamenti e le dediche del nuovo album scrivendo “A tutti gli amanti della musica”. Come a
dire che la rotta da seguire è semplice e adesso è nuovamente là, davanti a lui. Alla fine della notte.
PIERO MARRAS
Nato a Nuoro nel 1949, Marras ha esordito, prima che nelle vesti di cantautore, in quelle di cantante di
musica leggera con il nome di Salis. Il primo album inciso col proprio nome, Fuori campo, è del 1978. È un
disco che è la mediazione tra il suo passato e i lavori a venire. Emblematico del tipo di proposta di quel
periodo Una serata in rima, a metà strada tra canzone impegnata e leggera. Nei dischi successivi Marras
s'ispira, attraverso emozioni e sentimenti filtrati dalla sua personalità, alla sua regione di origine. Ha
collaborato in alcuni brani con i Tazenda, sardi come lui.
Discografia
1973
Plancton
1977
Fuori campo
Plancton / Fuori campo /
Una serata in rima / Vedette
/ Panni da lavare / La rabbia
di ieri / Rime ladre / Chissà
se fuori / Il figlio del re
1980
Stazzi Uniti
Stazzi uniti / L'ultimo capo
indiano / Over / Adelina / Il
mostro / Bestiolina /
Sparagli Joe / Caro Caronte /
Ciccio
1982
Marras
Uomo bianco / Insieme
anche così / Che bel
mistero(la musica) / Dove il
sogno ricomincia / Chris /
Chi meglio di noi / Letterra /
Buonanotte animale /
Quando Gigi Riva tornerà
1985
Abbardente
1986
In concerto
1987
Funtanafrisca
1995
Tumbu
1997
Fuori campo
2001
In su cuile 'e s'anima