I Quaderni di
Nuova Scena Antica
GALLERY APRILE 2009. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI
RIVISTA
ON LINE
ARTE
MUSICA
PERFORMANCE
Esistono alternative? Prosegue con fiducia la nostra avventura on line...
2009: Odissea sulla Terra
Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto
vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia:
di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri,
molti dolori patì sul mare dell’animo suo,
per acquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni
Il lontanissimo così vicino, il vicinissimo
distante anni luce... Ciò che fu ai primordi
sarà identico fra milioni di anni… Non
esiste conoscenza senza violenza, perché
conoscere vuol dire trasformare, e ogni
trasformazione implica morte per rinascita... In un certo senso furono questi i messaggi più profondi che Stanley Kubrick
affidò al suo capolavoro fantascientifico
del 1968, messaggi che da una parte contengono tutto il sapore di una profezia,
dall’altra una speranza e un monito: che
l’uomo non cessi la sua indispensabile
azione di ricerca e sperimentazione, ma
allo stesso tempo realizzi un modo per
arginarne gli effetti distruttivi sulla comunità umana. Nel film di Kubrick, infatti, non è
tanto l’ineluttabilità della conoscenza a
condurre l’uomo alla rovina, quanto l’assenza di controllo, la cecità di un progresso le cui invenzioni si ritorcono sugli stessi
inventori: l’osso, utilizzato dalla scimmia
per annientare i propri simili, come il computer Hal, che prende possesso dell’astronave Discovery a scapito dell’intero equipaggio. Necessità e controllo, dunque,
devono andare di pari passo quando si ha
a che fare con la “trasformazione dell’esistente”, in ogni campo dell’agire umano.
Pare che agli artisti di oggi stia succedendo quello che capitò all’astronauta
Bowman, dopo aver disattivato il computer di bordo Hal, impazzito: continuare da
soli l’esplorazione delle forme espressive
verso mondi ignoti. Naturalmente non ci è
dato sapere se mai approderanno in una
nuova terra, se incontreranno qualcuno, o
se, come Bowman, ritroveranno se stessi
ed il proprio passato prima della rinascita.
L’unica cosa che conta è che come lui a
un certo punto hanno avuto il coraggio e
l’intelligenza di disattivare il controllo di un
sistema che non faceva che ripetere che
le cose andavano bene, nonostante
l’evidente deriva, e proseguire nella
missione da soli.
Alla sperimentazione di nuove forme,
ai progetti dei molti ricercatori solitari, ai
loro dubbi e alle loro speranze verso un
futuro quanto mai incerto, è dedicato
questo numero de I Quaderni, con l’augurio che trovino quello che stanno
cercando, e che non interrompano mai
quel viaggio.
(di Silvio Da Rù)
SOMMARIO
1
Arte !
2
Musica!
3
Performance !
5
I Quaderni nel mondo! 6
Editoriale !
ANNO 1 N. 2 APRILE 2009
Redazione Italia
Nuova Scena Antica
RIVISTA TRIMESTRALE
direttore responsabile SILVIO DA RU’
project & art director DANIELA BESTETTI
I Quaderni di Nuova Scena Antica
nascono per raccogliere gli incontri
significativi avvenuti nel panorama
artistico contemporaneo internazionale
ARTE
MUSICA
PERFORMANCE
I Quaderni di
I Quaderni - editoriale
Nuova Scena Antica 2009
Alcuni diritti riservati
www.nuovascenaantica.it
pag.1
ARTE
ZOOM ON MATTEO
1. Il tuo maggior pregio
L’entusiasmo e la versatilità.
2. Il tuo peggior difetto
Fra i tanti, non ho il dono della sintesi.
Per questa ragione non elencherò tutti
gli altri difetti…
“Custode Assiro II” di Matteo Pugliese
“Natura morta per i diritti civili”
Mittelfest 2007. Stalkervideo
Matteo Pugliese (scultore)
Matteo Pugliese vive a Milano e fa lo scultore. Il suo hobby si è trasformato nel suo
mestiere. Ogni tanto capita che la cosa maggiormente desiderata diventi l’occupazione
della nostra vita: è un bel messaggio da diffondere, soprattutto quando le condizioni di
partenza favorevoli non esistevano affatto. Allora scatta la curiosità di chiedere: come è
stato possibile, com’è che il sogno è divenuto realtà?
M: Perché il sogno diventi realtà bisogna credere nei sogni e molti non sono disposti ad
accettarlo. Esistono condizionamenti ed aspettative sociali e familiari molto forti, che spingono a seguire una strada più convenzionale e un’apparente sicurezza. Rinunciare al
“sogno” diventa quindi molto facile. Andare controcorrente implica sempre un po’ di rischio e di sana incoscienza, che per me è ben sintetizzata dall’espressione di De Andrè
“contro ogni maledetto buonsenso”.
In che cosa consiste il tuo mestiere? Quali sono le fasi di realizzazione di una scultura?
M: Il mestiere di un artista non si esaurisce nell’esecuzione materiale dell’opera: l’abilità
manuale e tecnica sono importantissime, ma devono essere al servizio dell’idea, non viceversa. Per rispondere alla domanda, le fasi di realizzazione consistono in: 1) creazione della
scultura originale in terracotta; 2) cottura della terracotta nella fornace; 3) realizzazione
dell’esemplare in bronzo in fonderia attraverso la tecnica della fusione a cera persa.
La serie Extra Moenia e la serie I Custodi non si somigliano affatto. Da che cosa sei
partito e tecnicamente parlando quali sono le differenze principali tra queste opere?
M: Penso che siano la nemesi una dell’altra, ed entrambe mi appartengono. In una c’è lo
slancio e il tormento, nell’altra l’equilibrio e il controllo. Nella prima regna la proporzione e
l’ispirazione all’arte classica, nella seconda l’esagerazione e l’ispirazione a tutte le arti tranne quella classica (tra cui anche il cinema ed il fumetto). Tecnicamente non sono invece
così diverse: parto dalla creta per poi ottenere il bronzo, ma è vero che per I Custodi mi
prendo più libertà, giocando con altri materiali. Per Assiro II (nella foto, ndr) ho aggiunto
sull’originale in terracotta circa 700 monete per ottenere le placche dell’armatura.
Ogni arte è mossa da un obiettivo di comunicazione: qual è il tuo?
M: Lavorare la creta è un processo molto intimo, semplice e naturale: sei solo con te stesso
nel tuo studio, con la tua musica, i tuoi pensieri. Lì dialogo con me stesso, non con gli altri.
Non penso di esagerare nel dire che l’arte è prima di tutto una forma di meditazione.
Stalkervideo (videoarte)
3. Progetti per il futuro
A settembre è in preparazione una mia
personale a Londra; l’anno prossimo una
mostra ad Hong Kong. Artisticamente
parlando ho voglia di lavorare su grandi dimensioni e di realizzare anche cose
completamente diverse da quelle fatte
fino ad oggi.
Bio in sintesi di Matteo Pugliese
Classe 1969. Laureato in lettere moderne. Scultore autodidatta. Ha tenuto
personali in diverse città tra cui: Milano, Bruxelles, l’Aja, Maastricht, San
Giminiano, Taormina, Bologna, Cagliari e, prossimamente, Londra e Hong
Kong. Sono stati battuti da Christie’s
alcuni pezzi raggiungendo quotazioni
interessanti. Vive e lavora a Milano.
www.matteopugliese.com
ARTE
ZOOM ON STALKERVIDEO
1. Il vostro maggior pregio
Sollecitare costantemente le immagini,
ricavandone sempre nuovi valori
espressivi.
2. Il vostro peggior difetto
Prendersi troppo sul serio.
3. Progetti per il futuro
Drammaturgia video per l’opera
Winterreise di Franz Schubert, regia
Roberto Andò, scene Gianni Carluccio, nell’ambito del 72° Maggio Musicale Fiorentino.
Bio in sintesi di Stalkervideo
StalkerVideo è una casa di produzione indipendente impegnata in una costante
sperimentazione visiva, orientata all’incontro dell’immagine video con altre discipline,
quali la grafica, le arti plastiche e quelle sceniche (teatro, danza, lirica).
L'attenzione è rivolta alle inedite modalità espressive del prodotto video, che scaturiscono dalla capacità delle immagini di dialogare con lo spazio circostante, disegnando
un nuovo contesto fruitivo.
L'esplorazione delle relazioni possibili fra il video e lo spazio in cui è inserito (architettonico, teatrale, museale), la ricerca di una nuova drammaturgia del mezzo video affidata al linguaggio "esploso" dei programmi sincronizzati e l'approfondimento degli intimi
legami tra suono e immagine sono i punti focali della ricerca di questi anni.
Realizzazione di videoinstallazioni e
di video allestimenti per mostre, eventi
multimediali, concerti, teatro. Ha
lavorato presso i maggiori Teatri
Stabili ed Enti Lirici italiani. All'estero
ha operato in Europa, Stati Uniti e
Giappone. Il team è composto da:
Daniele Donati, Francesco Lupi Timini,
Luca Scarzella Vinicio Bordin, Anna
Frigo, Pierluigi Maffei, Cristina Morelli.
StalkerVideo nasce nel 1997 da un gruppo di professionisti associati, che operano nel
campo della produzione visiva da circa vent'anni.
www.stalkervideo.net
I Quaderni - arte
pag. 2
MUSICA
ZOOM ON TANGATAMANU
1. Il vostro maggior pregio
Siamo sinceramente efficienti. Puntualità nelle consegne (è raro, solitamente)
2. Il vostro peggior difetto
Siamo sinceramente pigri. Mania di
perfezionismo (è un difetto, oggigiorno)
“Musicasensibile”. Tangatamanu
Nichelodeon logo
Tangatamanu (progetto musicale)
E’ il progetto che dal 1993 unisce Alberto Morelli e Stefano Scarani in un percorso
che attraversa differenti stili e forme espressive. Tangatamanu è il dio uccello di Rapa-Nui:
rappresenta colui che può varcare gli oceani e creare un ponte. La figura mitologica
diventa così il paradigma della sperimentazione nella ricerca di nuove forme del comunicare. Quando ci chiedono della nostra poetica rispondiamo che non ne esiste una
sola: le cose nascono sia in contesti liberi da committenti, sia corrispondendo a richieste
di terzi (musei, enti, festival, registi, stilisti, designer). A noi si aggiungono vari collaboratori,
a seconda dei progetti e delle necessità. In questo senso, possiamo associare Tangatamanu ad un asteroide che, in base ai satelliti e ai pianeti che intercetta, si muove e si
orienta di conseguenza; eppure questo movimento porta con sé uno stile e un linguaggio
propri, che rendono riconoscibile il nostro lavoro. Ci piace cercare commistioni, creare connessioni fra tecnologie e strumenti o stilemi antichi. Partendo da una formazione scolastica,
abbiamo attraversato i generi più disparati (sperimentale, folk, jazz, rock), lasciandoci
“contaminare” dalla contemporaneità e dai suoni provenienti dalle parti più disparate
del pianeta: in questo senso la globalizzazione porta con sé un potenziale altissimo di
conoscenza, che certamente ha influito e influisce sulla nostra sensibilità.
Per fare un esempio concreto, vi raccontiamo come abbiamo sviluppato uno dei
nostri ultimi lavori, in collaborazione con Studio Azzurro: un’installazione sonora per il sito
archeologico di Pani Loriga (ex colonia punico-fenicia), a Santadi (CA).
(l’articolo prosegue nella pagina seguente)
Nichelodeon (progetto musicale)
Insana alternativa all'intrattenimento, Nichelodeon è un progetto di musica obliqua
e visionaria, aperta alla contaminazione di generi musicali e delle arti. Nasce nel 2007
dall'incontro tra Claudio Milano (cantante e autore di musiche per teatro), Francesco
Zago (chitarra elettrica) Maurizio Fasoli (pianoforte, reading) e il jazzista Riccardo Di Paola, attualmente sostituito da Luca Olivieri (synth, programming, glockenspiel).
Che cos’è un “progetto di musica obliqua”?
CM: Indica la trasversalità con cui ci avviciniamo al mondo dei suoni, dei generi musicali,
delle arti visive e performative, e agli aspetti emotivi che possono derivare. “Obliquo” è
anche un riferimento all’attenzione che abbiamo per gli aspetti non comuni della realtà;
il lato oscuro delle cose, inteso non solo come buio.
Perché avete scelto questo nome e quale obiettivo vi ponete con questo progetto?
CM: Nichelodeon erano i primi cinema, un alveo dove i sogni della gente prendevano
forma e il distacco tra proiezione e spettatore finiva per apparire inesistente. La nostra
musica ha in sé un carattere multimediale: abbiamo trovato divertente accompagnarla
a proiezioni video, interventi di teatro dell’assurdo, elementi scenici. Questi apporti si
muovono in autonomia, su binari estetici non subordinati; la resa finale è qualcosa che
non appartiene a nessuna delle singole esperienze concorrenti. Lo spettatore è pertanto
chiamato ad una partecipazione emotiva attiva; la soglia dell’attenzione è tenuta alta
da dinamiche altalenanti e da riferimenti culturali diversi. E proprio come in quei primi
“cinema”, ci poniamo di creare una dimensione particolare, che ricerca e provoca quel
senso di stupore che i cliché dell’arte hanno reso meno importante.
(l’intervista prosegue nella pagina seguente)
I Quaderni - musica
3. Progetti per il futuro
Fondare un partito per cantare il trionfo
della stupidità umana... prevediamo un
successo planetario. Attuare una stoica
resistenza alla deriva del mondo.
Bio in sintesi di Tangatamanu
Composizione, sound design, performances, ambienti sonori, installazioni
interattive: numerose sono le opere
realizzate in questi ambiti (Biennale di
Venezia, Hexpo 2000, Comunita' Europea, Bienal de Valencia, Kristallwelten
Swarovsky, ICC Museum Tokyo, Triennale di Milano, Museo della Scienza e
della Tecnica Milano, STET, Domus
Academy). Da diversi anni Alberto
Morelli e Stefano Scarani sono collaboratori fissi di Studio Azzurro.
www.tangatamanu.com
MUSICA
ZOOM ON NICHELODEON
1. Il vostro maggior pregio
Un’identità facilmente riconoscibile.
2. Il vostro peggior difetto
Qualche falla nella definizione finale
del progetto, in particolare nell’organizzazione degli arrangiamenti.
3. Progetti per il futuro
Un disco in studio per fine anno: storie
brevi con uno spirito più diretto e una
formazione ampliata (voce, piano,
chitarra elettrica, synth, violoncello,
glockenspiel e ritmiche programmate).
Nuove date con la partecipazione
dell'attrice Manuela Tadini e del dp
Charles Napier per i video.
Bio in sintesi di Nichelodeon
2007: cd live Cinemanemico, una selezione di musiche composte in 10 anni
ed eseguite in concerti, performance,
installazioni in tutta Europa e alla Biennale d’Arte Contemporanea a Mosca.
2008: tra i vincitori di Omaggio a Demetrio Stratos, collaborano al progetto
Factory Art, dedicato a J.Cage; Cinemanemico ottiene la nomination “Best
debut record” ai Progawards.
www.claudiomilano.com
pag. 3 e 4
(continua da pagina 3)
Tangatamanu (progetto musicale)
Tangatamanu sono: Alberto Morelli (compositore e polistumentista), Stefano Scarani
(composizione, progettazione musicale), Julia Chiner Santapau (violoncellista), Franco
Parravicini (chitarrista, contrabbasista), Danio Catanuto (musica elettronica, composizione, strumentista), Cristina Morelli (comunicazione, ideazione, realizzazione eventi), insieme all’infinito elenco dei collaboratori che hanno speso e spendono le loro energie in
questo progetto.
TANGATAMANU...
L'installazione sonora di Pani Loriga consiste in una sorta di sentiero acustico che
restituisce elementi musicali, idiomatici e sonori propri di quei contesti arcaici.
Abbiamo proceduto su due piani: uno teorico-analitico, l'altro suggestivo-creativo. Ci
siamo riferiti a testi di archeomusica sulla cultura punico-fenicia e culture affini: l'interpolazione fra questi testi e gli scambi di idee con archeologi ed archeomusicologi ci hanno
fornito la base teorica di partenza, fatta di strumenti, timbri, scale, melodie e sonorità
legate all'idioma punico-fenicio. Siccome Pani Loriga sorge su un colle da cui si vede il
mare, abbiamo poi considerato gli elementi naturali, il paesaggio sonoro, che lega il
passato al presente di questo sito archeologico: suoni di cicale, vento, onde... Infine,
poiché il sito contiene reperti Nuragici e Prenuragici, abbiamo approfondito queste culture, riscoprendone gli strumenti musicali tipici, che si pongono in forte continuità con la
tradizione ancora oggi viva in Sardegna: gli auloi (fiati ad ancia singola) e le launeddas,
molto simili alle zummarre e alle sipsi, tutti suonati con la tecnica della respirazione ciclica,
come lo era l'aulos in antichità. Dall’insieme di questi elementi abbiamo prodotto una
miscela assolutamente personale, dove la preoccupazione archeologica assume la
forma di un porto da cui partire ed attraccare, ma il cui senso è il "viaggio" che ci ha
condotto lontano. La metafora del "viaggio" rimanda alla dimensione suggestivo-creativa propria dell'attitudine di Tangatamanu.
MUSICA
(continua da pagina 3)
MUSICA
Come nascono le melodie ed i testi? Che rapporto avete con l’improvvisazione?
CM: Se il lavoro di composizione nasce in fase di arrangiamento ad opera della band al
completo, il processo di scrittura di melodie e testi muove quasi esclusivamente da me.
Non scrivo mai a tavolino: testi e musiche nascono nei miei lunghi viaggi per lavoro, in
autobus, in treno, oppure in sogno. Attribuiamo un grande valore all’improvvisazione, che
costituisce parte integrante degli arrangiamenti. Nei nostri live, infatti, l’interscambio con
le altre esperienze creative e la dimensione performativa stessa fanno saltare spesso le
strutture dei brani. E’ fondamentale per noi sentirci parte di quello che stiamo facendo e
ci riusciamo solo stimolandoci sufficientemente a vicenda. Se ciò può portare ad imprecisioni esecutive della partitura scritta, poco importa: la forma per Nichelodeon è un
mezzo; il fine è l’urgenza comunicativa.
Con quale criterio scegliete i progetti e i collaboratori?
CM: Generalmente le idee messe in campo partono da me ed in seguito vengono discusse con i componenti della band. Se il giudizio di tutti risulta favorevole ed il progetto
comporta il fare ricorso a mezzi che non possono dipendere solo da noi, mi attivo per
cercare figure esterne. Nell’ambito di discipline estranee alla musica, mi basta chiamare
artisti che ho conosciuto o con cui ho lavorato negli anni dell’Accademia di Belle Arti o
nelle mie esperienze in teatro. Valuto la loro disponibilità, comunico la mia traccia di idee
e poi lascio loro completa libertà espressiva.
Così è accaduto con il regista Marco Rossi, il laboratorio di scultura Letestedimary, il
grafico Paolo Rossett, l’attrice Manuela Tadini, il direttore della fotografia Charles Napier...
NICHELODEON...
Nichelodeon (progetto musicale)
La stanza suona ciò che non vedo è il nome della performance live con cui si presenta il quartetto, accompagnati da letture tratte da "La scienza in cucina e l'arte di
mangiar bene" di P. Artusi (1891), installazioni video, sculture, scenografie, e brindisi a base
di assenzio, in un clima irreale che rimanda alle prime avanguardie del Novecento.
I Quaderni - musica
pag. 3 e 4
PERFORMANCE
ZOOM ON SANPAPIE’
1. Il vostro maggior pregio
La fortissima volontà di crescere e
raggiungere gli obiettivi artistici che ci
siamo posti. La disposizione al dialogo, all’incontro, al mettere in discussione il nostro lavoro.
2. Il vostro peggior difetto
Costanza e continuità da un punto di
vista progettuale. Ci stiamo lavorando...
“Boh” di Sanpapié. Foto Manu Coltellacci
“Le foreste di Arden” di TDC
Sanpapié (compagnia teatrale)
Sanpapié significa “senza carta” e riassume l’identità della compagnia formata da
Lara Guidetti (coreografa, danzatrice), Sarah Chiarcos (drammaturga), Marcello Gori (musicista) e Fabio Ferretti (organizzatore). Insieme si prefiggono di creare scritture originali per
la scena che non rimangono sulla carta, dove il corpo si mette a disposizione, diventa
veicolo di immagini, sensazioni, emozioni, storie, mentre la drammaturgia e la musica lo
sostengono e lo provocano, lo indirizzano e lo mettono alla prova: un’indagine, alla ricerca
di un linguaggio teatrale riconoscibile ma espressivo come quello coreografico.
Abbiamo chiesto a Sanpapié come nascono e come si sviluppano le loro produzioni.
S: Viviamo ancora il nostro lavoro come esperimento e siamo lontani da un’ipotesi di
sistematicità. Gli spettacoli nascono da un’idea forte, trascinante, che preme per uscire,
che viene da uno di noi ma che da tutti è nutrita e accudita. Passiamo da una fase obbligata in cui lavoriamo per esubero di immagini, di materiali, di riferimenti, con cui ognuno di noi si confronta: questo fa sì che l’idea di partenza diventi comune. Da qui procediamo mettendo in ordine, organizzando tutto il materiale; operiamo per sottrazione, fino
ad ottenere una traccia percorribile. Poi inizia il lavoro di sala, che da un lato verifica
l’ipotesi, dall’altro dà corpo al lavoro. E’ un percorso che Lara, Marcello ed io compiamo
insieme: l’apporto dei tre linguaggi è paritario; nessuno lavora a servizio dell’altro, ma tutti
insieme concorriamo alla scrittura dello spettacolo.
BOH è nato così ed è la produzione con cui abbiamo esordito a marzo nell’ambito
del Progetto PUL – Compagnie in Residenza. All’interno di questo progetto triennale di
collaborazione - finanziato dal Bando Être della Fondazione Cariplo e ospitato dallo Spazio MIL di Sesto S/G (MI) - avremo l’opportunità di produrre uno spettacolo l’anno e di
ospitare tutte le attività della nostra compagnia.
Teatro della Contraddizione (compagnia teatrale)
La sensazione di essere in un momento interlocutorio, di passaggio, crea l'urgenza di
andare oltre, di sorpassare i propri risultati senza il pudore di prendere e lasciare. Una percezione questa che non s'inserisce esclusivamente nel segno individuale dell'artista, ma
che tende alla ridefinizione dell'arte teatrale, fino a metterne in discussione le attuali
funzioni. Transiti e Stazioni è il titolo delle nostre stagioni: Transiti è la prima essenza; Stagioni l'ultimo arrivo. Due atti di un unico movimento: transitare da uno spazio all'altro, sia
fisico che mentale, è l'obiettivo; transitare da una forma d'arte all'altra per ridefinirsi,
abolendo il pregiudizio. Questo è lo spirito che ci abita e che coinvolge anche le compagnie ospiti che, nel tempo del loro passaggio, sia esso transito o stazione, modificano il
modo di comunicare verso l'esterno, creando domande, mostrando nuove necessità.
Il Teatro della Contraddizione (TDC) si distingue nel panorama milanese per il suo
ruolo di incubatrice di realtà che stanno per “nascere”; l'obiettivo di coprire alcune zona
d'ombra della cultura fa sì che questo luogo sia una sorta di megafono delle potenzialità
inespresse di artisti milanesi, nazionali e internazionali.
Le nostre produzioni, come quelle dei gruppi ospitati, portano avanti, sia pure in
modo personale, un progetto di rinnovamento del linguaggio; complice lo spettatore,
che nei transiti viene reso consapevole della “manipolazione” che il linguaggio opera
sulla storia, in modo che nell'atto finale possa essere in grado di recepire una dimensione
altra, di considerare un punto di vista diverso da quello che già conosce.
Membri stabili del TDC sono Marco Maria Linzi, Sabrina Faroldi, Micaela Brignone. Accanto alle produzioni, il TDC propone la Scuola d’Arte Teatrale (18 anni di attività) e la Stagione Sperimentale Europea (IX edizione).
I Quaderni - performance
3. Progetti per il futuro
Identifichiamo nella produzione di
spettacoli il centro della nostra attività: quindi nuove produzioni e nuove
modalità di confronto con il pubblico.
Bio in sintesi di Sanpapié
Compagnia formata da diplomati alla
Paolo Grassi di Milano, realizza
performance e spettacoli, partecipando a numerose rassegne (Milano,
Crema, Reggio Emilia, Mantova,
Modena, Parigi, Rovereto, Ravenna).
Ha prodotto: 2006 Pentesilea - 2007
Sempreverde, Pane, Spazioper2,
In_Sospeso, In due su una sedia 2008 Ostinato Perficere, Boh.
www.myspace.com/sanpapie
PERFORMANCE
ZOOM ON TDC
1. Il vostro maggior pregio
Abbiamo ascoltato tanti maestri ma
non abbiamo seguito nessuna legge.
2. Il vostro peggior difetto
“Vincere è la ciliegia sopra la torta,
non la torta”. Nelle conseguenze di
questo pensiero sta il nostro difetto.
3. Progetti per il futuro
Costruire strutture teatrali che stimolino il pensiero autonomo e abbandonarle per non restare intrappolati
dalle cose che funzionano, ipnotizzati
dal loro seducente richiamo.
Bio in sintesi di TDC
2008/09 Die Privilegierten – kz – La
Città ideale 2007/08 Breughellandia
Ray 2006 La Ballata del Dio Miseria
2005 The Jew of Malta, L'infima Commedia 2004 Le Foreste di Arden 2003
Allemonde '67 2002 Wop! Gli italiani
in America 2001 Pirandello (Se vi
pare) 1998 King Edward II, Elisabetta
e Limone, Il Giardino delle Anime 1996
La Gazzetta 1995 Don Giovanni, el
burlador de Sevilla 1994 La Ballata del
Gran Macabro, La Diavolessa, La smerigliatrice 1993 Danton, la mort.
www.teatrodellacontraddizione.it
pag. 5
Ed ora la parola ai nostri portavoce dall’estero
per scoprire cosa succede nel resto del mondo.
nel mondo
In questo numero Daniela ha scelto per noi
RAFFAELLO DUCCESCHI. Diseñador gráfico y pintor.
49 años, diseñador gráfico y pintor milanés, emigrado hace cinco
años en Barcelona con su mujer y sus dos hijos. Un pasado como marchador que le llevó a dos Olimpiadas (Los Angeles 1984 y Seul 1988).
Ahora es profesor en el Istituto Europeo di Design de Barcelona. Un
talento en fuga de su patria?
Porqué has venido a España? Qué buscabas?
RD: Huir de la demencial burocracia italiana. En Italia te gastas los recursos en colas,
impuestos y complicaciones… afuera vives con muy poco e inviertes en tus sueños. Luego hay el sol, el mar … Barcelona es estupenda!
El arte es nómada? De hecho, hace poco has estado en Italia para exponer tus cuadros.
RD: Bonita definición. Una carga de energía lleva a una explosión creativa. Sin energía,
ausencia de arte. El viaje es la recarga ideal.
Arte y familia: llegas a conciliar las dos cosas?
RD: Los hijos chupan concentración y energía. Pero involucrar a la familia en el acto
crítico-creativo es entusiasmante. Cuando mis hijos pintan a mi lado o me dan un consejo, entiendo que trabajar en casa es la decisión justa.
Un sueño en dos palabras?
RD: Soñar Eternamente. No tengo un sueño, tengo cinco o diez. Cumplirlos todos, tener
otros: la vida está allí… Y no acabar nunca.
www.arsenaldesign.it/cuadros
(di Daniela De Marchi)
In questo numero Jan ha scelto per noi
TEM (Trans Expression Music). Netzwerke der Musik.
„Ich habe gerne meine Ruhe, einen Feldweg“, sagt der Pianist und
Komponist Theodor Pauss, ein Mitglied von TEM. „Ich spaziere ein
bisschen und dann sehe ich dieses Gewusel, die Bäume, wie sie sich
ineinander verstricken. Das ist auch ein Netzwerk“, lacht er. „Wenn ich
die Natur um uns in Mönchengladbach beobachte, dass ist ein
Netzwerk, wie sie die Industrie auch benutz. Der Mensch nutz doch auch nur das, was in
der Natur vorgegeben ist…“
Ein bisschen verwundert schaue ich Bern Bolsinger an. Er ist ein Klarinettist und das zweite
Mitglied von TEM. Aber er nickt nur mit seinem Kopf.
„Irgendwann haben wir entdeckt, dass man die Elektronik sehr gut beleben kann“, erklärt
er. „Unser ursprünglicher Ansatz war, den Kontrast zwischen statistischen, elektronischen
Klängen und den lebendigen Klängen aus akustischen Instrumenten auszuarbeiten. Heute können wir die Elektronik so intuitiv bedienen, wie unsere akustischen Instrumente. Wir
verstehen die elektronische Musik als eine Parallele zu den akustischen Instrumenten,
nicht mehr als einen Gegensatz. Und abgesehen davon - man kann auch in der Ruhe
wohnen, um Lärm zu machen, nicht wahr?“
Beide Musiker von TEM haben eine klassische Musikausbildung. Sie haben sich während
ihrer Studienzeit getroffen und entdeckten schnell, dass sie gemeinsame künstlerische
Interessen haben.
„Seit dem gab es eine Menge von Projekten. Musik für Film und Theater, Improvisation,
Jazz...“ fügt Pauss hinzu.
Die beiden Musiker treffen sich regelmäßig im Studio. Sie fangen mit einem gemeinsamen
Frühstück an, aber die neuen Ideen drängen sich schnell vor. Sie lassen sie nicht lange
essen. Bald ist da ein Ton, er kommt zum Beispiel von Theo. Bernd greift ihn auf, baut ihn
zu einer Phrase aus und reicht sie an Theo zurück. Er bereichert sie mit Hilfe seiner Tasten
und Schritt für Schritt kommt ein Netzwerk von Klängen auf. Ein neues Stück wird geboren.
„Ja, unsere Musik hat ein bisschen dunklen Charakter“, führt Bolsinger fort. „Zum Teil ist sie
vielleicht schizophren“.
Ihre Komposition Alfa ist zu gleich der Soundtrack zum Kurzfilm Arm Dran. Diese grausame
Groteske spielt in einem unbekannten mittelalterlichen Hof. Die Produktionsfirma
entschied sich nachträglich für die Musik von TEM und folgte damit den künstlerischen
Ideen der Gruppe. Der Kontrast zwischen dem mittelalterlichen Ambiente und Alfa,
das sich irgendwo zwischen dem elektronischen Minimalismus, dem Free Jazz und industriellen Klängen bewegt, ist nur ein Schein.
„Wir schaffen Netzwerke, die das Alte und das Neue verbinden. Sie verbinden das Melodische und das Atonale, das Natürliche und das Künstliche, oder sollte man sagen, das
Künstlerische?“ pointiert Paus. „Wir hoffen dass unser Publikum es mögen wird…“
Musik von TEM: www.t-e-m.eu/tem/zur_musik/cd.html
Arm Dran: www.youtube.com/watch?v=ukn97h2-DDQ
I Quaderni nel mondo
I Quaderni
(ES) Daniela De Marchi
Da quando lessi i libri
di Chatwin non fui
più la stessa: accettai il pendolarismo
settimanale Barcellona-Cagliari (insegno Armonia nel
conservatorio sardo), e compresi che
il movimento era una mia necessità
imprescindibile. Il nomadismo come
modo di essere, un‘attitudine quotidiana. Come la musica: lei scorre, si
trasforma, si consuma, ma non si
ferma... Sarà per questo che d’inverno progetto le mie vacanze estive:
un altro modo per muovermi. Stamattina ero immersa nel caos di
Hong Kong in cerca di un ostello; nel
pomeriggio a Sydney, sulla porta del
Conservatorio. Suona il telefono e,
come per telecinesi, mi ritrovo nel
mio piso di Barcellona: viaggio quotidiano terminato, penso, molto meglio
che immedesimarsi in un serial tv! Poi
d’estate mi metto in viaggio, per davvero…
www.digilander.libero.it/sabrarosi
te/Bruce.html
www.danielademarchi.es
(DE) Jan Subart
La Germania non è
la mia terra di origine - sono nato a
Varsavia in Polonia –
ma è da Colonia
che vi scrivo, la città
in cui vivo. Accetto
con piacere l’opportunità di presentarvi un artista con questa rubrica:
sono un autore e un viaggiatore.
Sono affascinato dagli scambi, in
particolare tra l’Europa e le culture di
lingua araba. Amo la bellezza... Il mio
lavoro consiste nello sviluppare forme
d’arte che diventino piattaforme di
comunicazione per approcci culturali
e linguaggi nuovi; spazi creativi sia
letterari che multimediali, includendo
musica e performance. Su questi
temi, un mio libro e un CD audio
intitolati Venditore di storie o un
duello fra poeti. Novella poetica
multiculturale saranno pubblicati in
Polonia tra breve. Trovate alcuni dei
miei testi (scusate il polacco...) su
www.monde-diplomatique.pl/LMD
28/index.php?id=14 oppure
www.wiez.com.pl/index.php?s=m
iesiecznik_opis&id=438&t=14836
(di Jan Subart)
pag. 6
In questo numero Sergio ha scelto per noi
CYLLA VON TIEDERMANN. Dance and theatre photographer.
Cylla von Tiedemann is a German photographer radicated in Toronto
who specializes in dance/theatre photography. She’s also an artist in
her own right. You may have a virtual sneak preview of her work @
www.cylla.ca
What photographers inform your style?
CT: The very first photographer who drew my attention was Barbara Morgan, who worked
for Martha Graham’s company. An amazing professional, who later on photographed
also art and architecture, she was one of the major dance photographers. What particularly inspired me about her work was her ability to capture the letting-go of the mind so
that the body may speak: she captured the joy of dancing. The second influence was
Annie Liebovitz because she put a lot of ideas and creativity into photography. She was
also theatrical and created settings. For my style and the lighting, which are very important, the strong black-and-white photographers, like Steichen and Steiglitz were decisive.
Tell us about the specifics of photographing entertainment.
CT: The job’s aim is to awaken curiosity and to make people pay attention to a company’s work. We’re like the guy who arrives before the circus announcing the attractions
about to come. I think of this image because we’re always just ahead of the opening
night. There are many ways to photograph theatre, but nowadays, because of budgetary reasons, we photograph the dress rehearsal, the only “show” in which we can freely
move, or the preview. My main task is to have pictures ready for the press release. Photographs for posters, however, are taken at a studio. You talk to the choreographers, and
what we basically do is a representation of their ideas.
What are the main obstacles of this kind of work?
CT: There are always obstacles. Everything is time-conditioned; everything has to be quickly done. Usually we have between one hour and a half or two hours. So there’s just time
for one take. The main obstacle is that I usually don’t know what I’m photographing. So I
go into the dress rehearsal and I have to get these incredible pictures which speak about
the piece; and they have to be exciting enough that people will look at them
(di Sergio Nunes Melo)
In questo numero Pierre ha scelto per noi
CHRISTIAN BEN AïM. Chorégraphe et interprète.
You’re a bird now!! C’est par ce titre qui sonne comme un envol que
l’on découvre le solo de Christian Ben Aïm, un chorégraphe et interprète de 33 ans qui mène depuis plus de dix ans un travail chorégraphique et théâtrale avec son frère François au sein de leur compagnie CFB 451. Venu à la danse après une formation au théâtre gestuel et aux arts du cirque et interprète pour de nombreuses compagnies, il accorde
dans son travail une importance particulière à la dimension poétique et émotionnelle du
geste. Son travail repose sur le support du vécu mais sans se laisser déborder par lui et par
l’expression des émotions faciles. La pièce proposée est ainsi une forme de bilan introspectif sur les aspirations, interrogations et angoisses d’un homme confronté régulièrement à une solitude qui tour à tour le fait tourner en rond, le transforme en un personnage hanté par des visions, le dénude pour mieux le confronter à ses démons. La gestuelle
est tour à tour fluide et en retenue et par moments se métamorphose en des fulgurances
où se lisent la violence et la rage qui permettent de résister aux sensations morbides. La
physicallité époustouflante de notre interprète donne corps à ces états émotionnels.
Mais la force de ce spectacle réside avant tout sur un duo permanent avec la musique.
Malik Soares à la guitare suit notre danseur tout au long du spectacle, à demi caché
derrière un paravent qui au gré des éclairages lui donne une existence plus ou moins
nette. L’intensité de son jeu et surtout la complicité tendue entre nos deux solistes donnent à voir un spectacle à la fois ancré dans un rapport humain mais qui jouent en permanence avec deux imaginaires qui se rencontrent tout en étant chacun très singulier.
L’usage de la vidéo apporte une dimension poétique supplémentaire. Reprenant l’essence du personnage de Christian, elle le transforme par la magie du dessin animé en
une figure lunaire et libre, expression de l’imaginaire des protagonistes sur le plateau. La
seule porte de sortie est alors celle du rêve prometteur d’un lointain ailleurs.
Je termine en citant le chorégraphe Christian Ben Aïm!:
«!Il s’agit du vent qui nous porte, et parfois nous déporte…
Certains ont l’audace de s’envoler sans crier garde,
Les pieds au ciel, ils rigolent de nous voir si bas!».
www.cfb451.free.fr
(di Pierre E. Sorignet)
(CA) Sergio Nunes Melo
Se il nome poteva
lasciare qualche
dubbio, credo che
la foto li abbia dissipati tutti... Ho origini
portoghesi, ma sono
nato e cresciuto a
Rio de Janeiro. Per via di una grande passione chiamata teatro mi
sono trasferito prima in Italia, per
studiare alla Paolo Grassi di Milano,
poi in Canada (dove festeggi con
una passeggiata quando la temperatura sale a -15 C°!), per diventare dottore in teatro alla University
of Toronto. Devo dire che mi sento a
mio agio tra questi inviati sparsi per il
mondo, che seguono la vita come
un labirinto che ci porta sempre a
noi stessi: è una bella sensazione
quella di appartenere ad una comunità più vasta di quella in cui mi
trovo al momento per coltivare i
miei interessi. Ha a che fare con
quel pensiero che non mi abbandona mai, a dispetto dei mestieri
che ho fatto (dal barista allo sceneggiatore per la tv) e dei titoli
accademici accumulati, ovvero
che la conoscenza è un’opportunità meravigliosa. Cosa farò da grande? Sogno di conciliare l’erudizione
con la mia sensibilità...
(FR) Pierre E. Sorignet
Bonjour! Eccomi
dopo un periodo
molto intenso di
lavoro con la
compagnia di
danza Fattoumi
Lamoureux che si è
concluso ieri sera con uno spettacolo al Palais de Chaillot. Rientro
stanco, ma molto soddisfatto nel
20esimo arrondissement, quartiere
popolare che ha visto negli ultimi
sei anni un aumento indescrivibile
dei prezzi delle case. Nonostante le
conseguenze annunciate dalla crisi
finanziaria mondiale sui prezzi, gli
immobili rimangono costosi, il che
aggiunge una nuova problematica
a tutte le professioni artistiche ed
intellettuali che hanno fatto la forza
e la specificità della vita parigina.
Ci troviamo ad affrontare condizioni materiali d’esistenza al di sopra
delle nostre possibilità e senza confronto con quelle delle generazioni
precedenti. Ciò pone quanto
meno una seria riflessione sulla
solidarietà intergenerazionale e
sulle conseguenze nefaste dl un
capitalismo senza regole...
Potete cercarmi su Facebook
I Quaderni nel mondo
pag. 7
Nuova Scena Antica
I Quaderni di
RIVISTA TRIMESTRALE
ANNO 1 N. 2 APRILE 2009
IN QUESTO NUMERO
Hanno collaborato:
Laura Giudici (redazione Italia)
Daniela De Marchi (ES), Jan Subart (DE),
Sergio Nunes Melo (CA), Pierre E. Sorignet (FR)
Desideriamo ringraziare:
Matteo Pugliese, Vinicio Bordin,
Alberto Morelli, Claudio Milano,
Sarah Chiarcos, Sabrina Faroldi,
Raffaello Ducceschi, Christian e François Ben Aïm.
Cylla von Tiedermann, Theodor Pauss e Bernd Bolsinger,
Fabrizio Spica
ARTE
MUSICA
PERFORMANCE
Il prossimo appuntamento è per luglio 2009
con un nuovo numero de I QUADERNI
Arrivederci
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I Quaderni di Nuova Scena Antica
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