CONTENUTI DI ECONOMIA DELLE COMUNITA’ – CLASSE V MODULI UNITA’ DIDATTICHE U.D. 1 Alimentazione e nutrizione, definizioni di diete…………pag. 2 1_ALIMENTAZIONE U.D. 2 Criteri pratici per una dieta completa ed equilibrata: LARN; tabelle di composizione degli alimenti; i sette gruppi di alimenti…………..pag. 5 U.D. 1 Alimenti complessi: latte e derivati, carne, cereali, legumi, grassi da condimento, ortaggi e frutta: loro significato nutrizionale……pag. 9 U.D. 2 Cottura degli alimenti. Calore a secco ed umido. Modificazioni chimicofisiche……………….…….pag. 16 U.D. 3 Contaminazione degli alimenti: microbica, chimica, radioattiva…………………pag. 21 2_ALIMENTI U.D. 4 Conservazione degli alimenti: rimozione di acqua, eliminazione di aria, trattamenti termici etc…; mezzi chimici comuni (ad es. sale, aceto, etc), additivi alimentari…………………pag. 24 U.D. 5 Acquisto di alimenti; lo scarto……………………..pag. 30 U.D. 6 Cenni sulle frodi alimentari…………………pag. 33 U.D. 7 Abitudini alimentari errate e principali malattie ad esse correlate: obesità, ipertensione, diabete, etc………………………..pag. 39 U.D. 8 I radicali liberi ed il loro ruolo (vitamine A e C)…………pag. 40 MODULO 1_ALIMENTAZIONE U.D. 1 ALIMENTAZIONE E NUTRIZIONE, DEFINIZIONE DI DIETE Quando si parla di Alimentazione di solito si fa riferimento ai concetti delle discipline mediche e, utilizzati dalla maggior parte dei Nutrizionisti e dei Dietologi. Per la Scienza della Nutrizione gli alimenti sono un insieme di sostanze chimiche che vengono utilizzate dall'organismo come materiale plastico di crescita e come fonte calorica per le sue necessità energetiche. Gli alimenti sono dunque degli aggregati di proteine, amidi, grassi, vitamine, sali ecc.... Per la Nutrizione Scientifica l'alimento non esiste come unità d'insieme: il corpo non ha bisogno di frutta, verdura, pane ecc.. ma di amidi, proteine, grassi, vitamine, sali ecc.. e di determinati apporti calorici. Ne consegue che, secondo questo concetto di alimentazione, può essere ammissibile, se non addirittura vantaggioso, fornire separatamente o integrare i vari componenti (attraverso opportuni integratori di sintesi), anche se in questo modo si perdono di vista le caratteristiche originarie dell'alimento. Questo potrà quindi essere manipolato e trattato per aumentarne le caratteristiche quali-quantitative. Nella concezione dell'Alimentazione Naturale, invece, l'alimento non è soltanto un insieme di sostanze chimiche, ma un complesso molto più ricco in quanto la sinergia dei vari nutrienti presenti amplifica le caratteristiche nutrizionali dei vari componenti presi singolarmente. L'equilibrio presente nell'alimento originario rende il cibo una fonte nutritiva più completa e più facilmente utilizzabile; il suo valore non è riconducibile alla somma dei singoli componenti perchè la sinergia tra essi apporta un valore aggiunto non quantificabile ma verificabile. Il cibo diventa così un'opera irripetibile della natura, in armonia con le esigenze dell'organismo. Da questa concezione nasce l'avversione verso ogni intervento che alteri le caratteristiche naturali del cibo come la raffinazione, la preparazione industriale, l'aggiunta di nutrienti, la manipolazione genetica ecc... L'Alimentazione Naturale ha come obiettivo di nutrire l'organismo, cioè fornirgli tutti i nutrienti che gli sono necessari nella forma più efficace ed assimilabile. Principio cardine di questa filosofia è l'utilizzo di alimenti freschi, di stagione, integrali, poco manipolati o lavorati in modo che non perdano i principi nutritivi. L'alimentazione naturale, in armonia con la Natura, ci consiglia, in ogni stagione, i cibi e i metodi di cottura più adatti ad affrontare le varie condizioni climatiche: ad esempio in estate, per fronteggiare la calura estiva, saranno da preferire cibi rinfrescanti come la frutta, le angurie, i meloni e le insalate; al contrario nella stagione invernale saranno da preferire cibi riscaldanti e rimineralizzanti come il grano saraceno, le verdure con radice, le alghe. Questi alimenti, consumati fuori stagione, tendono, al contrario, ad indebolire il nostro organismo. E' importante, infine, la varietà: "poco ma di tutto" a partire da frutta e verdura, ma anche tra i cereali possiamo spaziare dal frumento al riso, mais, farro, kamut, miglio, grano saraceno, come pure tra le proteine cerchiamo di alternare adeguatamente quelle animali (carne, pesce, uova, latticini) e quelle vegetali (legumi, soia e derivati). La dieta è l'insieme degli alimenti che gli animali, esseri umani compresi, assumono abitualmente. Lo stesso termine si usa in italiano corrente per identificare sia le diete dimagranti che quelle specifiche per l'ottenimento di differenti risultati sul proprio fisico, come ad esempio le diete a scopo atletico.Tutti gli esseri viventi eterotrofi necessitano dell'introduzione, nel proprio organismo, di nutrienti per soddisfare le necessità di costituzione del proprio organismo e per soddisfarne il relativo fabbisogno energetico, quest'ultimo ottenuto tramite reazioni ossidoriduttive. La dieta umana rispecchia i fabbisogni sostanziale e energetico, oltre che le condizioni di vita e abitudini alimentari che la persona segue. Determina, assieme con le caratteristiche metaboliche individuali il peso corporeo. La dieta umana è influenzata da numerosi fattori, tra cui: • dalla reperibiltà di sostanze nutritive (elaborabili dal metabolismo umano) nell'ambiente di vita (es. popolazioni che vivono in prossimità del mare hanno una dieta ricca di pesce...) • • da regole igieniche, culturali e religiose (es. divieto di mangiare carne di maiale presso i musulmani e gli ebrei, o di mangiare carne bovina presso gli indiani...) dalle condizioni economiche, le abitudini, le preferenze, le ideologie o scelte alimentari (es. vegetarianesimo, pescetarianismo). Nel gergo comune il termine dieta viene spesso usato per indicare le diete dimagranti. Le diete dimagranti sono uno specifico regime alimentare volto alla diminuzione del peso corporeo. Possono essere consigliate e studiate caso per caso da un dietista, ma spesso sono scelte in modo arbitrario dagli individui che ritengono di dover ridurre il proprio peso, spesso per cercare di corrispondere ad un determinato canone estetico. Malgrado vi siano numerose fonti (riviste, siti web, o il semplice sentito dire) che suggeriscono questa o quella dieta, intraprendere una dieta dimagrante senza stretto controllo medico può comportare gravi rischi per la salute e danni permanenti. Le diete dimagranti si basano generalmente su un regime ipocalorico, inteso cioè a ridurre l'apporto di calorie coi cibi, generalmente privilegiando gli alimenti meno ricchi in nutrienti calorici come i lipidi e gli zuccheri. Molte diete inoltre si basano su una generale riduzione dell'assunzione di cibo, indipendentemente dal tipo di alimento. Un esempio di dieta dimagrante scorretta è la dieta yo-yo. Questa dieta infatti si basa sulla drastica riduzione del numero di calorie assunte ogni giorno, per poi passare ad una dieta "normale": tutto ciò provoca una perdita di peso che viene subito vanificata. I dietisti ritengono che per controllare il peso corporeo l'adozione di un regime alimentare controllato non è sufficiente, è necessario anche svolgere attività fisica regolare (come ad esempio praticare una qualche attività sportiva). MODULO 1_ALIMENTAZIONE U.D. 2 CRITERI PRATICI PER UNA DIETA COMPLETA ED EQUILIBRATA CRITERI E LOGICHE SEGUITI NELLA ELABORAZIONE DEI LARN 1996 Sono trascorsi circa 10 anni dall’elaborazione dell’ultima revisione dei Livelli di Assunzione Raccomandati di Energia e Nutrienti per la popolazione italiana (LARN, revisione 1986-87) da parte della nostra Società. É questo un tempo sufficiente e giusto per rivedere i valori allora fissati, in quanto cambiamenti e aggiornamenti nelle conoscenze scientifiche di base e nelle tendenze di consumo alimentare nella popolazione attualmente stratificata sono ormai consolidati e perciò destinati a durare e restare validi per un certo periodo di tempo. La revisione è stata fatta perciò tenendo presenti le nuove acquisizioni scientifiche in campo biologico-nutrizionale e le variazioni nelle situazioni e condizioni alimentari e nutrizionali della popolazione italiana. Per quanto riguarda queste ultime, sono stati calcolati, a partire dai contenuti determinati sulla dieta globale ricostruita in laboratorio (sulla base dei dati dei consumi alimentari esistenti in Italia), i livelli di assunzione dei vari nutrienti e sono stati tenuti presenti i parametri relativi allo stato di nutrizione ricavati da studi condotti recentemente su gruppi di popolazione. Per quanto riguarda le prime, é stata rivista la letteratura apparsa in questo ultimo decennio ed in particolare sono stati considerati due importanti documenti elaborati il primo dal Consiglio Nazionale delle Ricerche Americano (National Research Council, 1989) ed il secondo dal Comitato Scientifico per l’Alimentazione della Commissione Europea (Commission of the European Communities, 1993) che hanno rappresentato punti precisi ed aggiornati di riferimento. La filosofia di base dei due documenti è però spesso divergente, essendo le raccomandazioni americane più tese a coprire le necessità nutrizionali di tutta la popolazione sana, ivi compresa la quota in grado di prevenire o almeno di ridurre al minimo il rischio di comparsa di malattie o disturbi legati all’alimentazione, mentre quelle Europee sembrano essere più tese a coprire i fabbisogni reali della popolazione, riducendo così al minimo l’intervallo di sicurezza per la variabilità individuale ed evitando perciò di raccomandare livelli in eccesso rispetto ai bisogni, anche per evitare il ricorso a supplementazioni o a fortificazioni alimentari non strettamente necessari. Infatti le raccomandazioni Europee utilizzano il concetto di tre differenti livelli di raccomandazione sulla base della distribuzione di frequenza dei fabbisogni individuali in una popolazione o in un gruppo di popolazione: quello minimo, al di sotto del quale è praticamente impossibile mantenere l’integrità metabolica per la maggiore parte della popolazione; quello medio, che copre il fabbisogno del 50% degli individui della popolazione e quello cosiddetto di riferimento per la popolazione, corrispondente al fabbisogno medio più due deviazioni standard, in grado cioè di coprire i bisogni della maggior parte della popolazione. In realtà il presupposto di una distribuzione normale fra gli individui di una popolazione non sembra sia valido per la maggior parte dei nutrienti e sono disponibili i dati in questo senso solo per i fabbisogni in proteine e in ferro di giovani adulti maschi. Naturalmente quanto maggiore sarà la variazione nel fabbisogno individuale del singolo nutriente, tanto più ampio deve essere il margine di sicurezza. Esiste però una notevole discrezionalità, anche sulla base delle abitudini alimentari del Paese in cui vive la popolazione oggetto della raccomandazione. Questo è probabilmente il principale motivo per il quale (più che per discordanze di carattere scientifico o dei fabbisogni fisiologici) esistono talvolta anche larghe variazioni fra le raccomandazioni nutrizionali di differenti paesi. Se si prendono in esame le raccomandazioni per la popolazione Americana, Tedesca, Francese, Inglese e quelle elaborate dalla Commissione Europea si trovano differenze notevoli nel caso di alcuni vitamine e minerali (vedi tabella 1). Così ad esempio per la vitamina B12 si passa da 1,4 µg/die per la raccomandazione Europea a 3,0 µg/die per quelle tedesche e francesi e per il calcio, dai 700 mg/die per Regno Unito e Unione Europea ai 1200 mg/die per gli USA . Tabella 1 - Livelli raccomandati in diversi Paesi per alcuni nutrienti (per la popolazione adulta maschile) UE Commission of the European Communities, 1993 Vit A R.E.(µg) 700 Regno Francia Germania USA Unito CNERNA, DGE, National Department 1992 1991 Research of Health, Council, 1991 1989 700 1000 1000 1000 ~ 10 (0,4 Vit E ~ 10 (0,4 mg/g T.E.(mg) mg/g PUFA) PUFA) 12 12 12 Vit B1(mg) 1,1 1,0 1,5 1,4 1,5 Vit B2(mg) 1,5 1,4 2,2 1,8 2,0 Folati(µg) 200 200 300 300 200 Vit B12(µ) 1,4 1,5 3,0 3,0 2,0 Vit C(mg) 45 40 80 75 60 Calcio(mg) 700 700 900 1000 1200 Zinco(mg) 9,5 9,5 15 15 15 Si può notare che i livelli raccomandati sono generalmente più elevati negli USA che nei Paesi Europei mentre si osserva una sostanziale parità fra i valori proposti dalla Commissione Europea e quelli del Regno Unito, il che fa pensare ad una prevalenza di opinione di rappresentanti inglesi nel Comitato di esperti europei. Nella revisione italiana, in considerazione dei difetti insiti nell’assumere una distribuzione normale dei fabbisogni in nutrienti fra gli individui dei vari gruppi di popolazione e perciò della imprecisione nel determinare il valore medio e la deviazione standard per tutti i nutrienti, e in considerazione della difficoltà pratica di inserire tre differenti valori per uno stesso nutriente (valori che fra l’altro esistono solo nel caso degli adulti nelle raccomandazioni Europee) si é preferito utilizzare un solo valore per classe di età, corrispondente a quello più elevato, cosiddetto "valore di riferimento per la popolazione". Tanto più che secondo il concetto espresso dagli esperti FAO/OMS nel 1988 può essere considerato come capace di soddisfare i bisogni reali del singolo individuo il livello di assunzione in grado di garantire adeguate riserve corporee più che quello derivato dal bisogno basale medio (Gassmann & Kübler, 1994 op. cit.). È comunque necessario chiarire che i valori delle raccomandazioni non rappresentano un limite minimo al di sotto del quale esiste un reale rischio di malnutrizione, nè che necessariamente rappresentano un livello ottimale di assunzione, quanto piuttosto che rappresentano un livello di sicurezza valido per l’intera popolazione o per gruppi di essa e non per individui singoli. D’altro canto va ricordato che, secondo quanto già riportato nella precedente edizione, i LARN mirano essenzialmente a 1. proteggere l’intera popolazione dal rischio di carenze nutrizionali; 2. fornire elementi utili per valutare l’adeguatezza nutrizionale della dieta media della popolazione o di gruppi di essa rispetto ai valori proposti; 3. pianificare la politica degli approvvigionamenti alimentari nazionali, nonchè l’alimentazione di comunità. Diverse altre applicazioni delle raccomandazioni sono tuttavia possibili e sono state finora realizzate, quale ad esempio quella della informazione ed educazione alimentare, quella dell’etichettatura nutrizionale dei prodotti alimentari e quella della formulazione di supplementi o alimenti dietetici. Così pure è da chiarire che le quantità raccomandate, anche se si riferiscono a valori per persona per giorno, non debbono essere necessariamente assunte ogni giorno, ma rappresentano una media dei consumi per un certo periodo di tempo. È infine da sottolineare che le raccomandazione si riferiscono ad individui in buona salute e non possono essere applicate a soggetti con necessità specifiche derivanti da malattie, particolari terapie o diete speciali. Oltre alle raccomandazioni in energia e in nutrienti sono state affrontate due altre tematiche, che pur non rientrando direttamente nell’area dei livelli raccomandati, hanno certamente uno stretto collegamento con questi e sono di notevole importanza nella nostra alimentazione, vale a dire quella dei livelli tollerabili di etanolo e quella degli standard quantitativi delle porzioni in Italia. Questi ultimi rappresentano un punto di riferimento importante in diversi casi e soprattutto in quello della normalizzazione e quantificazione delle scelte alimentari per comporre una dieta corretta ed adeguata. I SETTE GRUPPI DI ALIMENTI Nessun alimento in natura contiene da solo tutte le sostanze nutritive indispensabili. Il modo migliore per assicurarci che la nostra dieta li contenga tutti, e nella giusta quantità per il nostro corpo e per il tipo di attività che svolgiamo, è allora quello di variare il più possibile l'alimentazione, mangiando molti cibi diversi. Come fare, però, per sapere se stiamo variando in modo corretto la nostra alimentazione? Per rispondere a questa domanda, gli esperti dell'Istituto Nazionale della Nutrizione hanno individuato sette gruppi fondamentali di alimenti, che ci danno ottime indicazioni. Naturalmente, il fatto che alimenti diversi facciano parte di uno stesso gruppo non significa che abbiano lo stesso valore nutritivo. Significa solo che hanno gli stessi principi alimentari (ad esempio, le proteine nel caso della carne e del pesce, la vitamina A nella frutta e verdura di colore giallo o arancione). Se vuoi che la tua alimentazione sia davvero equilibrata, mangia ogni giorno almeno un alimento di ognuno di questi sette gruppi. Gruppo 1: Carne, pesce, uova Gruppo 2: Latte e derivati Gruppo 3: Cereali e derivati Gruppo 4. Legumi secchi Gruppo 5: Grassi da condimento Gruppo 6: Ortaggi e frutta fonti di vitamina A Gruppo 7: Ortaggi e frutta fonti di vitamina C MODULO 2_ALIMENTI U.D. 1 ALIMENTI COMPLESSI LATTE E DERIVATI Un alimento semplice come il latte contiene in realtà tante sostanze necessarie ad un sano sviluppo, guarda quante: proteine per crescere forti, zuccheri e grassi che danno energia per lo studio e lo sport, calcio e fosforo che rafforzano ossa e denti. Per questo il latte può diventare il compagno di ogni momento della giornata, a tutte le età. Una colazione con latte o yogurt è la partenza giusta per un giornata piena di energia. Il latte non bisogna bollirlo, ma solo riscaldarlo con sopra un coperchio altrimenti una parte delle preziose vitamine vanno in .... fumo invece che nel nostro organismo. Il latte non è tutto uguale; può essere intero, parzialmente scremato o magro a seconda della quantità di grasso che contiene Alla base dello yogurt c’è solo latte fermentato da dei simpatici microorganismi che, oltre a regalarci un alimento così genuino, aiutano il nostro intestino a funzionare meglio. Ma non si fermano qui: sono così efficienti da trasformare il lattosio (lo zucchero contenuto nel latte) in un composto più digeribile per l’organismo Formaggio = Latte2, cioè elevato al quadrato, un “concentrato” che ha tutti i pregi del latte (proteine, calcio, vitamina A) ma, anche sostanze come grassi e colesterolo che diventano dannose se si eccede. Il formaggio è un alimento gustoso e nutriente, capace da solo di fornire la quota di proteine necessaria, proprio come la carne, di cui è un valido sostituto. CARNE A diventar grandi si incomincia da giovani! Il tuo organismo per crescere ha bisogno di sostanze diverse, le più importanti delle quali sono sicuramente le proteine che, insieme al ferro, sono contenute in grande quantità nella carne. Attenzione però: carni e salumi, pur essendo alimenti molto proteici, contengono anche discrete quantità di colesterolo e di grassi saturi. Le proteine della carne sono chiamate “proteine nobili” perché ricche di aminoacidi essenziali, fondamentali nella fase della crescita. Oltre al ferro, nella carne sono presenti anche vitamine del gruppo B, tra cui la vitamina B12 che si trova solo negli alimenti di origine animale. Sia il ferro che la vitamina B12 aiutano l’organismo a produrre i globuli rossi, le cellule del sangue incaricate di portare l’ossigeno in ogni parte del corpo. Un altro motivo per preferire la carne è che il fabbisogno di ferro dell’organismo è più alto nell’età giovanile, soprattutto per le.....signorine. I salumi sono fatti soprattutto da carne suina e apportano molti più grassi della carne fresca. Per questo è meglio farne un consumo limitato, anche perché contengono molto sale e spezie, aggiunti per assicurarne la conservazione. Quando mangi i salumi ai pasti, ricordati sempre di non farli seguire da un piatto di carne, perché essi sono una alternativa alla carne, non un contorno! Anche se la bistecca di vitello o di manzo fa bene, è consigliabile non mangiarla tutti i giorni: le proteine di cui hai bisogno le trovi anche nel pesce, nelle uova e nel pollame. Le carni “alternative” come il pollo, il tacchino e il coniglio hanno lo stesso potere nutritivo del vitello e del manzo, ma sono meno grasse. Una cottura senza condimenti, in tegami adatti, abbassa la quantità di grassi nei piatti a base di carne. Lo stesso positivo risultato lo si ottiene anche con la cottura alla griglia, facendo attenzione però a non mettere la carne a contatto con la fiamma, evitando così che si formino dei composti tossici. CEREALI Patate e cereali (riso, orzo, grano, mais, segale, ecc.) fanno parte della stessa “squadra” perché contengono zuccheri complessi. Gli zuccheri, a seconda della loro composizione chimica, sono chiamati “semplici” o “complessi”: i primi sono presenti nella frutta e nei dolci, gli altri si trovano appunto nelle patate e nei cereali e prendono il nome di “amidi”. L’amido è molto energetico; dopo la digestione si trasforma nel “carburante” per i tuoi muscoli, assicurandoti tutta l’energia di cui hai bisogno durante la giornata. In ogni pasto, direttamente o sotto forma di derivati come la pasta, il pane, le fette biscottate, è importante non far mai mancare una quota di amidi. Infatti alla base di un’alimentazione equilibrata deve esserci un maggior contributo di calorie provenienti da zuccheri “complessi”. La colazione del mattino deve esserne particolarmente ricca perché la carica energetica che ne deriva è ciò che ti permette di affrontare con la giusta concentrazione i tuoi impegni scolastici. Attenzione però a non esagerare! Anche i cereali devono essere assunti in quantità equilibrate, altrimenti si rischia di non entrare più nella gonna o nei pantaloni! I cereali non ti danno grassi, ma sono una buona fonte di vitamine del gruppo B, vitamina PP, fosforo, magnesio, selenio, tutti fondamentali per la crescita. Contengono anche la fibra alimentare che trovi soprattutto nei derivati dei cereali “integrali”, quelli cioè che non hanno subito il processo di raffinazione che toglie la parte più esterna del chicco; per questo vi trovi più fibra, vitamine e minerali. Nella scelta, meglio preferire i prodotti integrali che sono grandi alleati del tuo intestino grazie appunto alloro maggior contenuto di fibra. In commercio si trovano molti prodotti che derivano dai cereali: crackers, grissini, fette biscottate, ecc. Se vuoi sostituirli al pane, ricordati che questi alimenti sono generalmente più ricchi di grassi (a meno che non ne sia specificata l’assenza sulla confezione) e quindi, a parità di peso, contengono più calorie del pane. LEGUMI Legumi e verdure sono molto diversi Fra loro anche se spesso vengono raggruppati insieme. A differenza delle verdure, i legumi sono composti in gran parte da amidi, che conosci già per la loro carica energetica, da proteine e da fibra; quest’ultima è la parte dei vegetali che non viene digerita dall’intestino, ma che è ugualmente utile. In più i legumi contengono sali minerali come calcio e ferro e vitamine del gruppo B. Chissà quante volte ti sarà capitato di mangiare un bel piatto di pasta e fagioli. L’unione fra i legumi e i cereali fa.... la forza, cioè un piatto sostanzioso e completo che può sostituire la carne. Per questo ogni tanto è consigliabile alternare carne o pesce con questo tipo di piatto. La fibra, contenuta anche nei legumi, è un alleato importante per il tuo intestino perché lo protegge da gravi disfunzioni, lo aiuta a non diventare pigro e riduce l’assorbimento del colesterolo presente nei cibi. Per dare alla tua alimentazione la giusta dose di fibra, devi consumare ogni giorno alimenti vegetali: legumi, verdura, frutta, cereali (meglio se integrali) variando il più possibile la scelta. Freschi d’estate, secchi d’inverno: i legumi hanno una stagione lunga tutto l’anno. La differenza fra i legumi secchi e quelli freschi è solo nel fatto che i primi, con l’essiccamento, hanno perso parte della loro acqua in modo da poter essere conservati più a lungo. GRASSI DA CONDIMENTO Per condire e cucinare puoi scegliere fra due tipi di grassi: quelli di origine vegetale come l’olio d’oliva, l’olio di soia, l’olio di mais, la margarina e quelli di origine animale come burro, lo strutto, il lardo. A tavola ti accorgi facilmente dei grassi “visibili” come l’olio nell’insalata o il bianco del prosciutto ma ci sono anche grassi più nascosti che si chiamano appunto “invisibili”. Mangiando formaggio o patatine fritte, carni o dolci assumi grassi invisibili senza accorgertene; se consumi con frequenza questi cibi, puoi sbilanciare facilmente la tua alimentazione. Attenti alla lavagna! Tutti gli acidi grassi che compongono i grassi sono costituiti da atomi di carbonio uniti fra loro da legami che possono essere semplici (quando si danno una sola mano...) o doppi (quando se le danno tutte e due...). Il numero e la combinazione di questi legami crea l'”identikit” dando ad ognuno caratteristiche differenti. I grassi saturi, presenti nei grassi animali, sono formati da legami semplici mentre uno o piu' legami doppi caratterizzano i grassi monoinsaturi e polinsaturi che trovi soprattutto nei grassi vegetali. Alcuni grassi sono chiamati addirittura “essenziali” perché sono importanti per il nostro organismo che non è in grado di produrli da sè. Dai grassi, o lipidi, estrai tutta l’energia che ti serve per le attività di ogni giorno, ma quando il loro consumo è superiore a ciò che il tuo corpo necessita, ecco comparire quegli accumuli di grasso che fanno aumentare il peso. Non si ingrassa solo per l’eccesso di condimenti, ma anche mangiando troppi cibi come focacce o patatine fritte che sono ricchissime di grassi ed inadeguati dal punto di vista nutrizionale. Non si deve però passare da un eccesso all’altro; abolire del tutto i grassi è sbagliato perché contengono le importanti vitamine A ed E, indispensabili guardiani della vista, della pelle e dell’integrità tutte le cellule. Per effetto del calore o se esposti all’ossigeno dell’aria, i grassi si modificano, soprattutto quelli ricchi di acidi grassi polinsaturi come alcuni olii di semi. Ad esempio, friggendo ad alta temperatura questi grassi “fondono” la loro struttura e possono originare sostanze nocive. Meglio cuocere i cibi senza condimento utilizzando però pentole adatte, dato che gli alimenti stessi contengono già una certa quantità di grassi e di acqua sufficienti per una perfetta cottura. Se proprio vuoi aggiungere qualche cosa, è meglio scegliere i condimenti che si alterano meno con il calore come l’olio di oliva, di arachide o anche il burro, ricorda però che quest’ultimo è ricco di grassi saturi e di colesterolo. ORTAGGI E FRUTTA Le verdure hanno un basso valore energetico perché contengono molta acqua; apportano comunque grandi quantità di minerali e di vitamine che sono privi di valore calorico, ma indispensabili come “regolatori” di tutti i processi che avvengono nell’organismo. Le verdure sono ricche di fibra alimentare che rappresenta lo “scheletro”, cioè il sostegno, delle cellule dei vegetali. Tutte le vitamine contenute nelle verdure sono indispensabili per una crescita adeguata: la vitamina A, la vitamina C, l’acido folico, la vitamina K e quelle del gruppo B. Inoltre la presenza di molti minerali quali ferro, potassio, calcio, magnesio e fosforo, contribuisce ad assegnare alle verdure un ruolo fondamentale nella sana alimentazione. Il modo migliore per assumere gran parte delle vitamine pre senti nelle verdure è quello di mangiarle crude, ma non è sempre possibile; molte si devono cuocere prima di poterle consumare. Specialmente la cottura in acqua, “ruba” alle verdure i sali minerali e le vitamine idrosolubili, quelle cioè che si sciolgono nell’acqua. Altre vengono bruciate dal calore, distrutte dai tempi di cottura prolungati o dall’esposizione all’aria o alla luce; le perdite più gravi si hanno quando le verdure vengono bollite in piccoli pezzi e in abbondante acqua. Il rimedio contro questo impoverimento è una cottura in poca acqua, ancor meglio senza. Per cucinare in questo modo è necessario disporre di pentole adatte con coperchi a tenuta che impediscano il contatto diretto dei cibi con l’aria e la luce, riducendo anche i tempi di cottura. Si potrà così salvare la parte migliore del potere nutritivo delle verdure per regalarlo alla nostra salute, tenendo sempre presente di consumare la verdura, cotta o cruda, a pranzo e a cena. Tutta la frutta è ricca di zuccheri semplici, sali minerali, fibra e vitamine, A e C in particolare. La vitamina A è abbondante nell’albicocca, nel melone, nel caco, sotto forma di “carotene”, sostanza che l’organismo trasforma in vitamina A. Gli agrumi, il kiwi, la fragola, sono i frutti più ricchi di vitamina C. Questa vitamina, se esposta alla luce, si degrada fino a perdere le sue proprietà nutritive; ricordati quindi di sbucciare o spremere questi frutti solo al momento del consumo. Nel preparare invece la frutta cotta, la buccia è meglio lasciarla anche in fase di cottura così da conservare maggiormente il contenuto vitaminico. Direttamente spremuti dalla frutta fresca, sono i succhi di frutta, con o senza aggiunta di zucchero. Le “bibite alla frutta”, invece non contengono più del 12% di succo puro e sono perciò molto più povere in vitamine e sali minerali. Bevendo un bel succo di frutta dai al tuo organismo acqua, sali minerali e zuccheri semplici, che vengono subito trasformati in energia. E’ quindi la bevanda ideale, dopo una attività sportiva, per reintegrare ciò che hai perso sudando, molto meglio delle bibite gassate! E’ una tavola incompleta quella dove manca la frutta, alimento ricco di una salutare quantità di fibra, utilissima al tuo intestino. Alla frutta fresca puoi alternare o sostituire quella cotta, facendo attenzione che una corretta cottura ne preservi tutti i suoi contenuti. Cuocendola con la buccia, in forno o in tegame, sempre ben coperta e senza acqua, si forma una superficie caramellata che altrimenti solo lo zucchero potrebbe dare. La frutta va mangiata sempre matura e nella stagione giusta per ogni varietà; le primizie e la frutta coltivata in serra è meno saporita e non contiene tutti i principi nutritivi di quella di stagione. Se ti piace addentare la frutta con la buccia, ricordati sempre di lavarla bene, così eliminerai gran parte delle sostanze chimiche che vengono impiegate durante la crescita del frutto o dopo la raccolta. MODULO 2_ALIMENTI U.D. 2 COTTURA DEGLI ALIMENTI I diversi sistemi di cottura degli alimenti si possono differenziare Sulla base del mezzo di propagazione del calore,del recipiente o dell’apparecchiatura impiegata, della temperatura di cottura e della durata di somministrazione del calore. Quindi esistono questa vari tipi di cottura: - Cottura al calore secco; - Cottura in acqua o al calore umido; COTTURA AL CALORE SECCO È dovuta alla circolazione di aria calda sul cibo da cuocere.In genere nelle cucine sono impiegati forni elettrici che sviluppano per irraggiamento, temperature comprese tra 150-300°. In questo gruppo rientrano: - cottura al forno; - cottura alla griglia; - gratinatura; - arrosto al forno; - arrosto allo spiedo. COTTURA AL FORNO Essa viene compiuta al calore secco,senza liquido o grasso (oppure con poco grasso) in una pirofila senza coperchio, su di una piastra o in uno stampo. Le temperature variano da 140-250° nel forno sulla piastra, sulla griglia 180-250° sulla griglia e nel forno (Convectomat) temperature più elevate. Essa e regolata durante la cottura e viene progressivamente alzata o abbassata in base all’alimento da cuocere. COTTURA ALLA GRIGLIA In questa cottura gli alimenti utilizzati vengono messi a cuocere su di una graticola, in modo che il calore sia trasmesso per convenzione, dall’aria riscaldata da una vicina serpentina elettrica, fiamma a gas o brace. Essa comportano una cottura che si definisce più precisamente alla piastra e avviene per conduzione. La temperatura varia in base al tipo di alimento ma dapprima avviene a temperatura più alta per favorire la formazione di una crosta saporita (220-250°C), quindi la cottura termina a temperatura più bassa (150200°C) GRATINATURA Questo termine significa operare una cottura sulla parte superiore delle pietanze ad una temperatura molto elevata (250°-300°C), allo scopo di formare rapidamente una crosta croccante e dorata in superficie. ARROSTO AL FORNO L’alimento viene rosolare dapprima a media temperatura (200°C).senza coperchio. In seguito, la cottura e condotta a bassa temperatura (110160°C) bagnando costantemente con una sostanza grassa. Un eccezione a questa regola è costituita da carni di prima qualità come il roastbeef che non ha bisogno di rosolatura. ARROSTO ALLO SPIEDO In questa tecnica di cottura dapprima si opera un arrostimento dell’alimento a temperature assai elevate (250-280°C), poi si procede con la cottura a temperature leggermente più basse (150-250°C). in questa cottura l’alimento viene pennellato con sostanze grasse e con il sugo di raccolta che cade nella “leccarda” COTTURA IN ACQUA O AL CALORE UMIDO In cucina, l’acqua è un mezzo molto utilizzato, sia per la trasmissione del calore, sia per la diffusione di elementi aromatici. In base alla sua natura, l’alimento può essere cotto a partire da acqua fredda oppure bollente, in pentole normali, a pressione, o a bagnomaria. Durante la cottura in acqua si verificano normalmente perdite, nel mezzo acquoso, di sostanze idrosolubili (particolarmente sali minerali e vitamine). BOLLITURA Consiste nel mettere l’alimento in acqua fredda o bollente e portare o lasciare ad ebollizione (circa 100°C). Mettere nell’acqua fredda: - Carne ed ossa: - Legumi secchi: - Patate: per ottenere con la bollitura la maggiore estrazione di aromi per un buon brodo; per intenerire la buccia; per una loro migliore cottura. Mettere nell’acqua bollente: Carne: - Paste alimentari: per evitare la perdita di sostanze idrosolubili e di succhi ed ottenere un buon lesso; per una loro adeguata cottura. SBIANCHITURA / SBOLLENTATURA Queste due cotture vengono applicate in alcuni alimenti, e si praticano portando l’acqua ad ebollizione nella pentola senza coperchio. Sbianchire: è un processo di cottura applicato per determinati ortaggi (spinaci, fagiolini, ecc…) Sbollentare: è una precottura che serve per intenerire numerosi alimenti (patate, funghi, carne ecc..). AFFOGARE Significa cuocere l’alimento lentamente in un liquido costituito generalmente da acqua o da un fondo misto di verdure (cipolla, carote, aglio, ecc..). Si opera a temperatura bassa e costante (non deve superare gli 80°C), controllando continuamente il processo di cottura, che si può compiere anche a bagnomaria. MODIFICAZIONI CHIMICO-FISICHE La cottura è un processo che sfrutta le alte temperature per trasferire calore ai cibi determinando una serie di trasformazioni fisiche che in alcuni casi sono necessarie per rendere commestibile l’alimento. Tale trattamento termico può avvenire in due modi, attraverso un mezzo umido (acqua, brodo, vapore,…) oppure attraverso un mezzo secco (aria o grassi da condimento); ne derivano una serie di metodi di cottura che in modo diverso influiscono sulla struttura degli alimenti e sulle loro proprietà nutrizionali e organolettiche. Di seguito sono descritti i principali metodi di cottura e le modifiche chimico-fisiche che determinano nei vari alimenti: Bollitura: è un tipo di cottura che avviene tramite un mezzo umido, che può essere l’acqua o un altro liquido (es: brodo) bollente a cui in genere sono aggiunti sale e aromi. È un metodo molto utilizzato sia per prodotti di origine animale che vegetale. Gli alimenti sottoposti a questo tipo di cottura, pur aumentando la loro digeribilità, sono soggetti alla riduzione di parte del patrimonio proteico, lipidico e vitaminico; per limitare tale perdita è necessario ridurre i tempi di cottura al minimo indispensabile e, quando possibile, recuperare il liquido di cottura. In alcuni casi, come per la carne, le verdure di colore verde e i cereali, è preferibile immergere l’alimento in acqua già bollente, perché questo determina una trasformazione fisica interna che impedisce la perdita di nutrienti. Bagnomaria: è un metodo di cottura che può essere effettuata sul gas o al forno e che prevede l’immersione dell’alimento in un recipiente che viene posto all’interno di un altro recipiente pieno d’acqua. I vantaggi offerti da questo tipo di cottura riguardano il fatto che l’alimento non viene a contatto diretto con l’acqua per cui non è soggetto alla perdita di nutrienti idrosolubili, inoltre la componente lipidica viene preservata evitando la formazione di odori e sapori sgradevoli. A vapore: è un tipo di cottura che sfrutta il vapore prodotto mettendo un tegame sul fuoco pieno d’acqua e poggiando sopra una griglia con l’alimento adeguatamente coperto. La cottura a vapore, tra i vari tipi di cotture in umido, è quella che mantiene inalterato il sapore dei cibi in quanto le sostanze, non essendo a contatto con il liquido, non si disperdono; inoltre, essendo un tipo di cottura piuttosto rapido, permette di preservare anche buona parte del patrimonio vitaminico. Al forno: è un metodo di cottura a secco che sfrutta la trasmissione del calore per mezzo di aria calda (convezione) e di grassi da condimento eventualmente aggiunti. La cottura al forno offre dei vantaggi rispetto ad altri metodi perché il calore prodotto avvolge l’alimento determinando l’evaporazione dell’acqua superficiale, con la formazione di una crosta che preserva l’alimento stesso dalla perdita di vitamine e minerali. Alla griglia: detta anche cottura “ai ferri”, prevede l’utilizzo di una griglia o di una graticola su cui viene posto l’alimento (in genere carne, pesce e verdure) precedentemente unto con una piccola quantità di condimento che serve a dare sapore, ma soprattutto a favorire la trasmissione del calore. Per ottenere i migliori risultati da questo tipo di cottura è importante che la griglia sia ben pulita, priva di precedenti residui, e ben calda, il che, nel caso delle carni e del pesce in tranci, permette la coagulazione della superficie esterna, evitando la fuoriuscita di liquidi e l’innalzamento della temperatura all’interno del prodotto. A pressione: la cottura a pressione utilizza una pentola dotata di particolari dispositivi che permettono di raggiungere una pressione interna tale per cui la temperatura dell’acqua in ebollizione supera i 100°C. Il vantaggio di questo tipo di cottura è indubbiamente legato al risparmio di tempo soprattutto per gli alimenti che altrimenti richiederebbero una cottura prolungata. Dal punto di vista nutrizionale, i cereali e i legumi possono essere cotti con la pentola a pressione perché le proteine diventano maggiormente assimilabili con perdite vitaminiche poco rilevanti. Questo tipo di cottura è, invece, meno adatto per i legumi freschi e le verdure per i quali le perdite in termini di vitamine e micronutrienti superano i vantaggi legati alla rapidità di preparazione. MODULO 2_ALIMENTI U.D. 3 CONTAMINAZIONE DEGLI ALIMENTI MICROBICA Microbiologia degli alimenti, è lo studio dei microrganismi che abitano, creare o contaminare i cibi. Di grande importanza è lo studio dei microrganismi causando deterioramento di cibo. Tuttavia i batteri buoni, come i probiotici sono sempre più importanti nel campo della scienza alimentare. Inoltre, i microrganismi sono essenziali per la produzione di alimenti come formaggi, yogurt, altri alimenti fermentati, pane, birra e vino. Sicurezza alimentare La sicurezza alimentare è un obiettivo importante della microbiologia degli alimenti. I batteri patogeni, virus e tossine prodotte da microrganismi sono tutte possibili contaminanti del cibo. Tuttavia, i microrganismi e dei loro prodotti può anche essere usato per combattere questi microbi patogeni.batteri probiotici, compresi quelli che producono batteriocine possono uccidere e inibire agenti patogeni. In alternativa, batteriocine purificato come nisina può essere aggiunto direttamente sui prodotti alimentari. Infine, batteriofagi, i virus che infettano solo i batteri, può essere usato per uccidere batteri patogeni. Un″accurata preparazione di prodotti alimentari, tra cui la cucina sarà corretto eliminare la maggior parte dei batteri e virus. Tuttavia, le tossine prodotte da agenti inquinanti non possono essere termicamente labili, e alcuni non saranno eliminate dalla cottura. Fermentazione La fermentazione è un modo microrganismi può cambiare un prodotto alimentare. Lievito di birra, soprattutto S. cerevisiae, viene utilizzato per il pane lievito, la birra birra e fare il vino. Alcuni batteri, compresi i batteri lattici, sono usati per fare lo yogurt, formaggio, salsa piccante, sottaceti e piatti come il kimchi. Un effetto comune di queste fermentazioni è che il prodotto alimentare è meno ospitale per altri microrganismi, compresi agenti patogeni e microrganismi che causano il deterioramento, estendendo così il cibo di shelf-life. fermentazioni alimentari sono le tecnologie antiche che i microrganismi imbracatura e loro enzimi per migliorare la dieta umana. conservare meglio gli alimenti fermentati, hanno rafforzato i sapori, consistenze e aromi, e possono anche avere benefici per la salute tra cui alcuni digeribilità superiore. Per i vegetariani, alimenti fermentati servire come appetitoso, sostituti della carne ricco di proteine. Alcune varietà di formaggio richiedono anche microrganismi stampo per maturare e sviluppare i loro sapori caratteristici. cucina asiatica contare su un vasto repertorio di alimenti fermentati. In particolare, l″Aspergillus oryzae e A. sojae, a volte chiamato stampi Koji, sono impiegati in molti modi. La loro enzimi idrolitici di loro gradimento per la crescita di amido e di altri substrati ricchi di carboidrati. Nel processo di Koji, gli enzimi fungini svolgere la stessa funzione del malto enzimi utilizzati per la fermentazione della birra delle culture occidentali. Il koji stampi amilasi rilascio che abbattere amido di riso che a loro volta possono essere fermentati per fare il vino di riso. bevande di riso fermentato sono numerose variazioni locali e nomi a seconda del paese e regione.vino di riso è chiamato shaoshing in alcune parti della Cina, sake in Giappone, takj yakju o in Corea, così come con molti altri nomi in tutta l″Asia. Koji Gli stampi sono efficaci anche in una varietà di legume fermentazioni, di cui miso e salsa di soia sono i più noti. Il miso è una miscela di soia e cereali in genere usato per insaporire minestre. salsa di soia è un saporito, la salsa di liquido salato a base di soia che sono stati fermentati Koji da muffe, lieviti, così come molti batteri alofili. Altri nomi per la salsa di soia includere Jiangyou (Cina), e makjang kanjang (Corea), Toyo (Filippine) e siiu (Thailandia). Probiotici I probiotici sono organismi viventi che, quando sono consumati sono benefici per la salute al di fuori dei loro effetti benefici inerenti nutrizionale. Vi è un corpo crescente di prova per il ruolo dei probiotici nelle infezioni gastrointestinali, sindrome del colon irritabile e la malattia infiammatoria intestinale. specie di Lactobacillus sono utilizzati per la produzione di yogurt, formaggio, crauti, sottaceti, birra, vino, sidro, kimchi, cioccolato e altri alimenti fermentati, così come alimenti per animali come i foraggi insilati. Negli ultimi anni molto interesse è stato dimostrato l″uso dei lattobacilli come organismi probiotici e loro potenziale per la prevenzione delle malattie negli esseri umani e animali. Bifidobatteri probiotici sono considerati importanti e sono utilizzati nell″industria alimentare per alleviare e curare molti disturbi intestinali. Bifidobatteri esercitare una serie di effetti benefici per la salute, compreso il regolamento di omeostasi microbica intestinale, l″inibizione di agenti patogeni e batteri nocivi che colonizzano e / o di infettare la mucosa intestinale, la modulazione delle risposte immunitarie locali e sistemiche, la repressione di attività enzimatiche all″interno procarcinogenic microbiota, la produzione di vitamine, e la bioconversione di una serie di composti nella dieta in molecole bioattive. CHIMICA L'esposizione degli alimenti a questo gas provoca irrancidimenti nelle sostanze ricche di grassi insaturi, perdita di aroma e inattivazione di vitamine. In associazione ad enzimi è causa degli imbrunimenti della frutta e della verdura tagliata. Le quantità di ossigeno sufficienti per alterare le caratteristiche organolettiche degli alimenti sono molto piccole, bastano infatto poche parti per milione. RADIOATTIVITA’ La luce e i raggi ultravioletti (UV) causano irrancidimento ossidativo e l'inattivazione di alcune vitamine. I raggi infrarossi danneggiano gli alimenti in quanto aumentano la loro temperatura. MODULO 2_ALIMENTI U.D. 4 CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI Tecniche di conservazione degli alimenti Da sempre l'uomo ha sentito la necessità di conservare gli alimenti in modo tale da essere utilizzati al momento del bisogno. Oggi, specie nelle zone industriali, lo scambio continuo di prodotti alimentari da una zona all'altra, anche notevolmente distanti fra loro, rende particolarmente importante lo sviluppo di tecniche per la conservazione degli alimenti. Il trattamento e la conservazione degli alimenti sono processi realizzati per proteggere il cibo da microbi e da altri agenti nocivi e per consentire il consumo anche non immediato del prodotto. Il cibo conservato deve mantenere un aspetto, un sapore e una consistenza gradevoli, come pure, per quanto possibile, il suo valore nutrizionale iniziale. Molti fattori possono causare il deterioramento dei cibi freschi: tra questi vi sono soprattutto i microrganismi, come batteri e funghi, ma anche semplici enzimi, che possono modificare la consistenza e il sapore originale degli alimenti. Quindi i principali metodi di conservazione hanno l'effetto di inibire le reazioni enzimatiche o di distruggere i microrganismi, che possono essere patogeni e non patogeni per l'uomo. Anche l’ossigeno presente nell'atmosfera può però reagire con alcuni componenti dei cibi, causandone l'irrancidimento e cambiandone il colore. Inoltre gravi alterazioni degli alimenti possono essere provocate da infestazioni di insetti e roditori. Non esiste un singolo 434h77e metodo di conservazione che da solo possa preservare da tutti i rischi, a tempo indeterminato. Al Polo Sud è stato trovato del cibo in scatola che è rimasto commestibile per più di 50 anni; certamente non ci si potrebbe aspettare un analogo tempo di conservazione per lo stesso cibo in un clima tropicale. La conservazione degli alimenti può essere attuata con mezzi fisici (riscaldamento, raffreddamento ed essiccamento) oppure con mezzi chimici (sale, zucchero, aceto, affumicatura e additivi). MEZZI FISICI DI CONSERVAZIONE ALIMENTARE · Riscaldamento Durante questo processo, il cibo, sottoposto a un trattamento ad alta temperatura (intorno ai 121 °C), viene liberato da tutti i microrganismi, inclusi quelli nocivi per la salute umana. La maggior parte dei procedimenti di inscatolamento industriale dei cibi si basa sul principio che la distruzione dei batteri aumenta di 10 volte per ogni incremento di temperatura di 10 °C. Il cibo sottoposto ad alta temperatura per tempi molto brevi conserva maggiormente il suo sapore originale. Alcuni interessanti processi di conservazione alimentare basati sul riscaldamento sono la pastorizzazione e la sterilizzazione La pastorizzazione è un processo di riscaldamento di un liquido (in particolare del latte) a una temperatura compresa tra i 55 e i 75 °C per alcuni secondi, fatto per distruggere i microbi potenzialmente pericolosi. Questo processo deve il suo nome al microbiologo francese Louis Pasteur, che lo mise a punto nel 1865 per inibire la fermentazione del vino e del latte. Per il comune latte a breve conservazione in passato è stata molto usata la cosiddetta "pastorizzazione bassa": il latte veniva riscaldato a 63 °C per 30 minuti, poi veniva rapidamente raffreddato a 45 °C e conservato a una temperatura inferiore ai 10 °C. Oggi invece si usa la pastorizzazione alta (detta anche stassanizzazione): si tratta il latte per circa 15 secondi alla temperatura di 75 °C in ambiente sigillato per evitare il contatto con l’aria. Altro modo di trattare il latte, sempre a breve conservazione, è quello cosiddetto UHT (Ultra High Temperature, temperatura ultra alta) che consiste nell'esporre il latte alla temperatura di 90 °C per 1 secondo. La pastorizzazione alta e quella UHT a 90 gradi distruggono solo i germi in forma "attiva"; quelli per così dire "addormentati", più resistenti, restano tali finché il latte viene tenuto in frigorifero, ma si "svegliano" e si moltiplicano rapidamente non appena viene portato a temperatura ambiente. Il latte così pastorizzato può quindi essere conservato in frigorifero per 2-3 giorni; dopo questo periodo di tempo si ha comunque, anche in frigorifero, un risveglio dei germi, per cui il latte si considera "scaduto" cioè non più sicuro dal punto di vista microbiologico. Per ottenere invece, sempre con il metodo UHT del latte a lunga conservazione è necessario esporlo alla temperatura di 150 °C per 12 secondi. Questo tipo di trattamento distrugge tutti i germi presenti, anche quelli addormentati, per cui il latte può resistere a temperatura ambiente anche per oltre 6 mesi (purché non si apra il contenitore). Purtroppo però il sistema UHT provoca nel latte gravi danni (non provocati, invece, dalla normale pastorizzazione): diminuzione della quota calorica; diminuzione del valore biologico delle proteine; riduzione marcata delle vitamine B1, B2 e C; scomparsa quasi totale degli enzimi; diminuzione e trasformazione dei grassi; parziale trasformazione del lattosio, che produce sapore di "cotto". Inoltre il calcio diventa meno assimilabile. La pastorizzazione di altri alimenti liquidi, come i succhi di frutta, la birra e il vino, avviene invece con un riscaldamento a 70 °C per circa 30 secondi. La sterilizzazione è una tecnica usata di solito per le conserve (vegetali, animali). I cibi vengono posti in autoclave dentro recipienti metallici sigillati ed esposti a temperatura superiore a 120 °C per più di 15 minuti. La uperizzazione è analoga alla sterilizzazione ma si ottiene con immissione di vapore a 160-170 gradi per frazioni di secondo. · Raffreddamento Tale tecnica di conservazione alimentare comprende la refrigerazione, il congelamento e la surgelamento. Già dai tempi preistorici gli uomini avevano imparato a conservare i cibi in grotte ghiacciate. Anche oggi tutti noi usiamo la refrigerazione in speciali "grotte ghiacciate casalinghe" chiamate frigoriferi, che hanno una temperatura oscillante tra 0 e 4 °C. Con la refrigerazione si ha diminuzione della temperatura dell’alimento con conseguente rallentamento dell'attività dei microbi e degli enzimi. Il congelamento fu utilizzato commercialmente per la prima volta nel 1842, ma su larga scala si è affermato solo verso la fine del XIX secolo, con l'avvento della refrigerazione meccanica. Si porta l’alimento alla temperatura di 20-25 gradi sotto zero in modo da bloccare completamente la riproduzione dei microrganismi (cosa che non si ottiene con la semplice refrigerazione). Bisogna tenere presente che a questa bassa temperatura l’acqua presente nelle cellule del cibo passa lentamente allo stato di ghiaccio formando dei grossi cristalli che tendono a rompere le membrane cellulari; questi cristalli di ghiaccio quando l’alimento viene scongelato non sono riassorbiti dalle cellule del cibo stesso, per cui si ha perdita di liquidi, di proteine, di vitamine ecc. Dunque, il congelamento è una tecnica di conservazione valida soltanto per gli alimenti poveri d’acqua, come la carne. Inoltre c’è da dire che il congelamento, anche se permette di conservare i cibi in quanto impedisce ai microrganismi di moltiplicarsi, non uccide tuttavia tutti i tipi di batteri e quelli che sopravvivono sono anche più attivi di prima e nel momento in cui il cibo viene scongelato si riproducono più rapidamente: per questo motivo un cibo scongelato non può essere nuovamente congelato. Il surgelamento si ottiene abbassando molto rapidamente la temperatura di un alimento fresco a 80 gradi sotto zero per poi mantenerlo a 20-25 gradi sotto zero. I cibi surgelati mantengono più di quelli conservati con altre tecniche l'aspetto degli alimenti freschi. Nel surgelamento i cristalli di ghiaccio sono di dimensioni molto piccole, tali da non rovinare le cellule del cibo; quando l’alimento surgelato viene riportato alla temperatura ambiente, l’acqua di questi piccolissimi cristalli riesce a ritornare al proprio posto senza generare lesioni cellulari . · Essiccamento e disidratazione Sebbene questi termini indichino entrambi l'estrazione dell'acqua dai cibi, nella terminologia delle preparazioni alimentari si designa con "essiccamento" il processo naturale (come ad esempio l'esposizione al sole di frutti su rastrelliere) e con "disidratazione" l'essiccamento ottenuto con mezzi artificiali (come l'utilizzo di aria calda). La "liofilizzazione" è un altro processo di essiccamento, che comporta il surgelamento dei cibi e l'estrazione di tutta l'acqua presente in essi in condizioni di vuoto spinto. L'eliminazione dell'acqua garantisce un'eccellente protezione contro le cause più comuni di deterioramento dei cibi. I microrganismi, infatti, non possono crescere in un ambiente privo di acqua, dove l'attività enzimatica è assente e la maggior parte delle reazioni chimiche viene fortemente rallentata. Queste caratteristiche rendono preferibile la disidratazione all'inscatolamento, qualora il cibo debba essere conservato ad alte temperature. Una volta eliminata l'acqua, l'alimento deve poi essere chiuso in un involucro che sia impermeabile all'umidità in modo che il cibo non possa riassorbirla dall'aria. Per questo la conservazione degli alimenti disidratati avviene spesso in scatole sigillate ermeticamente. Tali contenitori offrono, inoltre, il vantaggio di impedire gli attacchi di insetti e roditori e il contatto con agenti esterni come l'ossigeno e la luce. Verdure, frutta, carni, pesci e altri alimenti, che contengono anche l'80% di umidità, con la disidratazione possono ridursi a un quinto del loro peso e a metà del loro volume iniziale. Gli svantaggi di questo metodo di conservazione sono il tempo e la laboriosità della reidratazione, necessaria per il consumo degli alimenti. Il cibo, infatti, assorbe solo circa due terzi del contenuto d'acqua iniziale e questo fenomeno tende a conferirgli una consistenza dura e gommosa. L'essiccamento era utilizzato dagli uomini primitivi per conservare numerosi cibi, ad esempio i fichi. Per la carne e i pesci, altri metodi di conservazione come l'affumicatura e la salatura sono stati preferiti in quanto mantenevano a questi alimenti un sapore più appetibile. Ma fu solo dopo la seconda guerra mondiale che la disidratazione iniziò a prendere piede come processo industriale. Gli alimenti oggi sottoposti a questo trattamento sono limitati a latte, minestre, uova, lievito e caffè in polvere. MEZZI CHIMICI DI CONSERVAZIONE ALIMENTARE Numerose sostanze chimiche vengono utilizzate per la conservazione degli alimenti: una di queste è il sale. La salatura dei pesci e della carne suina viene praticata da moltissimo tempo, utilizzando sia il semplice sale a secco, sia la salamoia (cioè una soluzione acquosa ricca di sale). Il sale entra nei tessuti e ne cattura l'acqua, inibendo così la crescita dei batteri che provocano il deterioramento dell'alimento stesso. Per potenziare l'azione del sale negli insaccati si aggiungono sostanze chimiche come nitrati e nitriti. Anche lo zucchero, ingrediente principale di marmellate e gelatine, è un altro conservante. Perché si abbia un'efficace conservazione, il contenuto totale di zuccheri nell'alimento deve essere superiore al 65% del suo peso finale. Lo zucchero agisce con gli stessi meccanismi del sale, inibisce lo sviluppo dei batteri dopo che il prodotto è stato riscaldato ad alte temperature. Un altro metodo consiste nell'affumicatura, che si applica spesso a pesci e salumi. Il fumo si ottiene tramite la combustione lenta e incompleta, cioè senza fiamma, di vari tipi di legni. L'affumicatura viene effettuata non solo ai fini della conservazione, ma anche per conferire ai cibi il caratteristico profumo e sapore. L'aceto è usato spesso con il sale e il calore per la conservazione di carni, pesci (cibi macinati), funghi ecc. Dato il suo alto grado di acidità, sufficiente ad inibire la crescita batterica, l'aceto (che contiene almeno un 6% di acido acetico) viene utilizzato come conservante soprattutto per vegetali e pesci precedentemente cotti. La fermentazione dovuta a determinati batteri, che producono acido lattico, è alla base della conservazione di alimenti come i crauti. Il sodio benzoato, utilizzato in concentrazioni inferiori allo 0,1%, è usato per preservare la frutta da lieviti e muffe. Un altro metodo attualmente allo studio degli specialisti delle preparazioni alimentari è la conservazione di frutta e verdura tramite il trattamento anaerobico con gas come l'azoto o il biossido e il monossido di carbonio. Data la sempre maggiore diffidenza dell'opinione pubblica verso l'utilizzo di agenti chimici potenzialmente tossici, l'uso di radiazioni ionizzanti può essere considerato una valida alternativa. L'irraggiamento ritarda, infatti, la maturazione di frutti e vegetali, inibisce il germogliamento di bulbi e tuberi, disinfesta le granaglie, i cereali, la frutta fresca ed essiccata, come pure le verdure, dagli insetti e distrugge i batteri presenti nella carne fresca. Tuttavia, anche la sicurezza nell'utilizzo delle radiazioni è oggetto di dibattito e pertanto il loro impiego non è per ora esteso su larga scala. MODULO 2_ALIMENTI U.D. 5 ACQUISTO DI ALIMENTI – LO SCARTO I produttori, trasformatori, commercianti, compresi gli esercenti di vendita al dettaglio di prodotti alimentari hanno la responsabilità di fornire cibi sicuri. Come sempre però non tutti rispettano le regole e quindi per evitare di acquistare alimenti poco sicuri occorre conoscere alcuni indicatori per valutare la serietà dei nostri fornitori e selezionarli nel modo più opportuno per la difesa della nostra salute. Esistono anche degli accorgimenti che il consumatore responsabilmente deve adottare per mantenere la qualità degli alimenti durante la spesa ed il trasporto a casa. La data riportata sui prodotti: Particolare attenzione va dedicata ad alimenti che hanno una durata molto breve come ad esempio il latte fresco pastorizzato, lo yogurt, ecc... La dicitura potrà essere: “da consumarsi entro..” oppure “da consumarsi preferibilmente entro..” a cui seguirà la data che indica il periodo entro cui il prodotto garantisce tutte le sue qualità. L’esposizione al freddo: Nei frigoriferi e congelatori, a disposizione per la vendita self-service, i prodotti non dovrebbero essere accumulati in modo eccessivo. I banchi espositivi hanno una linea, in genere disposta a circa 20-25 cm al di sotto del bordo che rappresenta la “linea di carico” cioè il punto limite oltre il quale l’impianto di raffreddamento non è in grado di garantire il mantenimento della temperatura adatta a conservare bene i cibi. In tutti i frigoriferi deve essere presente il termometro in posizione facilmente leggibile; risulta pertanto facile, anche durante l’acquisto, controllare il rispetto della temperatura . I surgelati, alimenti che si conservano a lungo senza l’impiego di additivi, richiedono, per mantenere inalterate le caratteristiche qualitative, temperature uguali o inferiori ai -18°C mentre i prodotti refrigerati devono essere mantenuti a temperature inferiori ai +4°C Evitare l’acquisto di: - Cartoni, films plastici, bottiglie aperti o rotti - Scatole o barattoli di conserve gonfi o ammaccati o arrugginiti - Uova rotte - Latte, yogurt ed altri cibi che devono essere conservati refrigerati o congelati, tenuti fuori frigo - Cibi refrigerati, congelati o surgelati tenuti al di sopra dei limiti di carico dei frigoriferi o a temperature non idonee - Surgelati ricoperti da uno strato di brina che indica che hanno subito sbalzi termici - Prodotti ammuffiti, con colori alterati, o infestati da parassiti - Presenza di aria in confezioni con films plastici sottovuoto - Prodotti scaduti. ␣Scegliere sempre i cibi refrigerati o congelati/surgelati come prodotti lattiero caseari, carni, pesce, verdure surgelate, ecc., verso il termine del giro di spese in modo di ridurre al minimo il tempo di esposizione alle temperature ambientali dei prodotti. ␣I cibi congelati/surgelati e refrigerati dovrebbero essere posti, nei contenitori per la spesa, a contatto tra loro in modo da garantire una miglior conservazione. Per i prodotti surgelati è opportuno munirsi degli appositi sacchetti termici in grado di prevenire scongelamenti. ␣L’acquisto di pollo arrosto od altri piatti pre-cucinati caldi deve avvenire come ultima cosa prima di lasciare il punto vendita. Questi prodotti devono essere posti in contenitori o borse separate dai prodotti freddi. Evitarne l’acquisto se si devono percorrere lunghi tratti per raggiungere il posto in cui consumarli. ␣Evitare di sovraccaricare le borse della spesa accumulando prodotti alimentari e non; questo potrebbe provocare la rottura di confezioni con possibile inquinamento dei cibi. ␣Chiedere sempre un sacchetto impermeabile per le carni fresche al fine di evitare la fuoriuscita di liquidi che possono contaminare altri prodotti. ␣Dopo aver effettuato acquisti di alimenti andare sempre direttamente a casa. ␣Evitare di lasciare i cibi sull’auto esposta al sole tenendo conto che in estate si possono raggiungere i +50° C e oltre, temperature in grado di rendere inutili tutte le precauzioni precedenti con gravi alterazioni dell’alimento. ␣Se il posto dove vengono effettuati gli acquisti richiede più di mezz’ora di viaggio, soprattutto nella stagione calda, è opportuno munirsi di contenitori termici come le comuni borse da pic-nic per l’acquisto di alimenti che devono essere conservati con il freddo. ␣Quando si arriva a casa, immediatamente porre i prodotti che lo richiedono in frigorifero o in congelatore. Nel caso siano presenti irregolarità nella conservazione, è opportuno evitare di acquistare i prodotti segnalando al titolare dell’esercizio o al direttore del supermercato i problemi riscontrati. Se giunti a casa ci si accorge di aver acquistato prodotti danneggiati occorre restituirli al venditore o rivolgersi direttamente al produttore mediante i numeri verdi messi a disposizione del cliente da parte di un gran numero di aziende. Nel caso lo si ritenga opportuno si può anche segnalare i problemi alla a.s.l. competente per territorio lasciando le confezioni del prodotto quanto più possibile integre. Per esempio se si riscontrano problemi di presenza di corpi estranei in una merendina a confezioni multiple, evitare di aprire anche le altre. MODULO 2_ALIMENTI U.D. 6 CENNI SULLE FRODI ALIMENTARI Le frodi alimentari si dividono in due tipologie: frodi sanitarie (toccano la salute del consumatore) e frodi commerciali (lo danneggiano solo economicamente). FRODI SANITARIE Si tratta di fatti che rendono nocive le sostanze alimentari e attentano alla salute pubblica. Possono essere commessi da "chiunque detiene per il commercio o pone in commercio o distribuisce per il consumo, acque, sostanze o cose da altri avvelenate, adulterate o contraffatte in modo pericoloso per la salute pubblica". (artt. 442 e 444 del Codice Penale). Il reato si configura anche per il solo fatto di esporre (porre in commercio) sostanze pericolose, pur se non sono state ancora vendute, oppure anche se si tratta di distribuzione. Un classico esempio di frode sanitaria è l'adulterazione del vino con metanolo. FRODI COMMERCIALI Le frodi commerciali ledono i diritti contrattuali e patrimoniali del consumatore. Si tratta del caso in cui, nell'esercizio di un'attività commerciale, avviene la "consegna all'acquirente di una cosa per un'altra, o diversa da quella dichiarata o pattuita per origine, provenienza, qualità o quantità". Non vi è alterazione delle qualità dell'alimento tale da renderlo nocivo, ma un illecito profitto a danno del consumatore. Per configurare una frode in commercio, è sufficiente anche una piccola differenza circa l'origine del prodotto o la provenienza, o sul sistema di preparazione, o sulla quantità (caso tipico è la cosiddetta "vendita per tara merce", come quando il salumiere pesa furbescamente l'affettato senza sottrarre la tara della carta"). Una delle frodi commerciali più diffuse riguarda il riso: il produttore può giocare sulla percentuale di chicchi spezzati (limite massimo al 5% fissato per legge), o sulla loro qualità (chicchi di varietà meno pregiate) o provenienza. Solo nel primo semestre del 2000, ben 590 delle 4.802 aziende alimentari ed esercizi di ristorazione controllate dall'Ispettorato centrale repressione frodi del Mipaf (circa il 12,3 per cento), sono risultate colpevoli di sofisticazioni, adulterazioni, imbrogli. Il record delle infrazioni tra i prodotti spetta senz'altro al riso, con il 29,2% dei campioni esaminati irregolari, seguito da latte e formaggi (fuori norma il 18,8% dei campioni), dalle conserve vegetali (16,8%), da liquori e distillati (13,6%), dal miele (12,9%), dagli oli d'oliva (10,1%) e da quelli di semi (9,5%), da vino, mosti e aceti (9,1%), da sfarinati e paste (8,1%). Vediamo alcuni esempi: Mozzarella di bufala prodotta con latte vaccino addizionato a quello di bufala. Miele, alimento a rischio sia di frodi commerciali (millefiori commercializzati come monofiorali), sia sanitarie (quello proveniente dai Paesi extracomunitari contiene spesso residui fitosanitari non ammessi in Italia ma consentiti nei Paesi produttori). Olio di oliva: aggiungendo pochi grammi di clorofilla (un pigmento naturale) ad olio di nocciola o di arachide si ottiene un prodotto molto simile all'originale. Frequentemente si commerciano come Italiani oli di oliva provenienti da altri paesi, come la Tunisia o la Spagna. Analogo discorso per i pomodori in scatola e per le conserve vegetali. Aceto balsamico di Modena che arriva da Afragola. Molti i trucchi anche per i prodotti tipici: nel caso dei formaggi, un'azienda romana è divenuta leader nel Lazio grazie ad un formaggio Norcia che non aveva nulla a che vedere con la cittadina umbra. Attenzione anche ai ristoranti cinesi, in alcuni casi hanno usato soia geneticamente modificata senza avvertire i clienti. La lista delle frodi alimentari scoperte dai N.A.S. (Nucleo Anti Sofisticazione dei Carabinieri), non si ferma qui; vediamo allora ulteriori esempi: Formaggi * formaggi ottenuti con latte in polvere ricostituito (consentito in altri paesi); * formaggi pecorini contenenti percentuali più o meno elevate di latte vaccino; * mozzarelle di bufala contenenti percentuali più o meno elevate di latte vaccino; * attribuzione della designazione di formaggio doc a formaggi comuni; * vendita di formaggi di provenienza diversa, e magari estera, come tipici o a denominazione di origine. Latte * tenore in grasso differente rispetto al dichiarato; * trattamenti di risanamento non consentiti; * latte fresco ottenuto da latti precedentemente pastorizzati; * latte ottenuto dalla ricostituzione del latte in polvere. Miele * aggiunta di zuccheri di altra origine; * vendita di un miele di una origine botanica diversa da quella dichiarata; * vendita di mieli extracomunitari per mieli italiani. Olio * olio extravergine contenente oli raffinati, sia di oliva che di semi; * oli con tenori analitici non rispondenti ai requisiti previsti dai regolamenti comunitari; * oli di semi variamente colorati che possono venire spacciati per oli di oliva. Pasta * uso di farine di grano tenero (compromette le qualità organolettiche della pasta); * impiego di altri cereali meno costosi (e conseguente decadimento qualitativo); * uso di semole di qualità scadente o avariate; * aggiunta di coloranti o di additivi chimici per imitare le paste speciali o le paste all'uovo o per mascherare il tipo di sfarinato usato. Riso * varietà di pregio minore a quella indicata; * miscela di diverse varietà; * vendita di riso proveniente dall'estero come se fosse prodotto nazionale; * risi mal selezionati con aggiunta di chicchi rotti e elementi estranei, mal conservati o vecchi. Uova * uova riportanti una data di preferibile consumo superiore ai 28 giorni consentiti; * uova differenti per categoria di peso; * uova conservate in frigo e vendute come fresche. Vini * vini ottenuti dalla fermentazione di zuccheri di natura diversa da quelli dell'uva (pratica vietata in Italia); * aggiunta di sostanze vietate: alcool, antifermentativi, aromatizzanti, coloranti; * qualità inferiore a quella dichiarata in etichetta; * eccesso di anidride solforosa o gradazione alcolica inferiore a quella prevista. MODULO 2_ALIMENTI U.D. 7 ABITUDINI ALIMENTARI ERRATE E MALATTIE AD ESSE CORRELATE Un’alimentazione con cibi ricchi di grassi saturi (grassi di origine animale) e di colesterolo aumenta il livello di colesterolo nel sangue, favorendo l’accumulo di questa sostanza sotto forma di placche nella parete stessa dei vasi sanguigni (arterie), che diventano più rigidi: questo processo viene chiamato “aterosclerosi”. Cibi ricchi di grassi saturi o di zuccheri semplici come i dolci apportano nella dieta molte calorie, quasi sempre superiori a quelle necessarie, con conseguente aumento del peso corporeo fino all’obesità. Il sovrappeso e l’obesità, specie se addominale, predispongono al diabete ed aumentano il rischio di malattie cardiovascolari. Mangiare cibi molto salati favorisce l’aumento della pressione arteriosa, uno dei fattori di rischio più importanti per le malattie cardiovascolari. L’abitudine di “saltare” i pasti, non mantenendo la giusta cadenza dei 3-5 pasti in cui suddividere l’alimentazione della giornata, favorisce il “senso di fame” e porta a mangiare grandi quantità di cibo in un pasto unico, con conseguente difficile consumo delle calorie introdotte (specialmente se l’unico pasto è quello serale). Tutto ciò facilita l’aumento del peso corporeo e predispone all’obesità. MODULO 2_ALIMENTI U.D. 8 I RADICALI LIBERI ED IL LORO RUOLO I radicali liberi sono composti chimici molto instabili che si formano all’interno dell’organismo con diversi meccanismi inclusi i normali processi fisiologici e interazioni con fattori esterni chimici o fisici (farmaci, alimenti, radiazioni, agenti inquinanti, fumo di sigaretta, ecc.). Sono altamente reattivi e cercano di trovare stabilità interagendo velocemente con l’ambiente circostante, creando a loro volta nuovi radicali liberi e dando inizio a reazioni a catena che finiscono per danneggiare irreversibilmente strutture vitali della cellula come proteine, carboidrati, lipidi e DNA. I radicali liberi nei sistemi biologici più pericolosi, sono quelli contenenti ossigeno: • anione superossido è quello prodotto in maggiore quantità ed ha ruolo cruciale nel promuovere l’iniziale formazione di altre specie radicaliche; • ossigeno singoletto coinvolto nell’ossidazione di acidi grassi polinsaturi, ricchi di doppi legami, tra cui il colesterolo-LDL; • il radicale perossidico che è coinvolto nel propagare le reazioni di ossidazione dei lipidi; • il radicale idrossilico che è uno dei più instabili e quindi più reattivi; • il perossinitrito che provoca diretta ossidazione di proteine e DNA il perossido di idrogeno che chimicamente non è un vero e proprio radicale ma ha stessa reattività e potenziale di danneggiamento. La capacità di indurre danni a carico di componenti strutturali e funzionali cellulari è chiamata anche “capacità ossidante” per il fatto che i radicali liberi per acquisire una certa stabilità provocano l’ossidazione dei composti con cui interagiscono. Non tutti i radicali hanno un’accezione negativa: molti hanno un ruolo fisiologico utile ed una certa quantità di funzioni ossidative è necessaria per un buono stato di salute; il nostro sistema immunitario ad esempio utilizza dei processi di ossidazione per difendersi dai germi invasori. Ci sono però alcune situazioni in cui vengono prodotti radicali liberi in eccesso, il nostro organismo non riesce a neutralizzarli e a riportarli a livelli normali e le loro funzioni dannose superano quelle benefiche.