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Investire nella Qualità della Vita
■ ■ ■ Medicina Con Cross-linking chi soffre di cheratocono può evitare un intervento invasivo
Occhi salvi senza trapianto
La vitamina B2 viene instillata sottoforma di gocce e la cornea esposta ai raggi UV
di Annika Abbateianni
P
oche gocce possono salvare la cornea ed evitare il trapianto altrimenti necessario se l’occhio viene colpito da cheratocono,
una deformazione della curvatura. Si tratta di una malattia genetica complessa poiché caratterizzata da una componente
ereditaria bizzarra: né dominante né recessiva. A oggi non è stato ancora individuato il gene alterato che la provoca, ed è quindi difficile stabilirne l’origine; ecco perché «potrebbero esistere sia forme ereditarie sia
forme sporadiche di cheratocono», spiega l’oculista Paolo Rama, primario dell’Istituto scientifico universitario
del San Raffaele di Milano, oltre che
uno dei massimi esperti di trapianti di
cornea a livello internazionale.
La patologia, data la sua natura perlopiù genetica, è diffusa in determinate aree piuttosto che in altre; basti
pensare che in alcune regioni d’Italia
ne soffre una persona su 10 mila. Ma,
per tranquillizzare tutti coloro che sono stati «vittime» di eccessivi allarmismi, Rama sottolinea che «per il suo
carattere strano e imprevedibile il
cheratocono (che può coinvolgere un solo occhio) a volte progredisce, altre rimane spontaneamente stabile nel corso dell’intera vita». Inoltre, il
numero delle deformazioni della curvatura della cornea che si stabilizzano è maggiore di quelle sulle quali occorre intervenire chirurgicamente. «Il cheratocono», prosegue l’esperto, «è semplicemente una predisposizione ereditaria ad avere una cornea che può, nel corso degli anni, incurvarsi, ma questo non comporta nessun rischio se non quello di
un calo della vista. Quindi, chi ci vede non deve fare nulla, mentre chi ha
deficit visivi può ricorrere agli occhiali o alle lenti a contatto, finalizzati
a un recupero visivo, ma non a un rallentamento del cheratocono». Per
coloro che continuano a vedere male si ricorre alla chirurgia, oggi sempre più mirata e quindi minimamente invasiva.
Gli interventi ai quali è possibile sottoporsi sono la cheratoplastica
perforante e la cheratoplastica lamellare. Il primo è quello più tradizionale, nel quale l’intera cornea viene sostituita con un’altra ricevuta da un
donatore, mediante trapianto. Il secondo, invece, è eseguito su una sola
parte della cornea, ossia quella anteriore. «Non bisogna spaventarsi sentendo la parola trapianto poiché per quanto riguarda la cornea non esistono casi di rigetto», precisa Rama, che continua: «Oggi, grazie alla preparazione e alle tecniche di cui si dispone, c’è una bassissima incidenza
di complicanze (la stessa che si può
avere in un intervento di cataratta) e
i miei pazienti (di tutte le età perché
l’operazione si può eseguire anche a
90 anni) possono già recarsi in ufficio il giorno seguente l’intervento,
eseguito in anestesia locale». Ultimamente si è diffusa una nuova tecnica
chiamata Cross-linking, che consiste
nell’instillare delle gocce di vitamina
B2 (riboflavina) sulla cornea e, contemporaneamente, esporre la cornea a una luce ultravioletta. Questo
comporterebbe un indurimento della cornea stessa e quindi una diminuzione della sua curvatura. «Tuttavia», secondo Rama, «occorre attendere ancora degli anni prima di essere sicuri della validità di questa tecnica e, soprattutto, prima di rischiare di dare false speranze ai pazienti
di poter evitare il trapianto di cornea. Di fatto, non è trascorso ancora abbastanza tempo per dimostrare che il Cross-linking può essere ripetuto
e che gli effetti a lungo termine dell’esposizione ai raggi ultravioletti non
siano nocivi. Ecco perché personalmente continuo a consigliare, nei casi necessari, il trapianto di cornea, ormai diventato un intervento di routine». (riproduzione riservata)
■ ■ Salute Il poco sonno influisce sull’appetito
■ ■ Ricerca Migliorano la coordinazione occhi-mani
I bambini nottambuli
sono più cicciottelli
Chirurghi veloci e abili
grazie ai videogiochi
di Galeazzo Santini
L’
obesità infantile rappresenta una preoccupazione molto diffusa tra i genitori. L’ultimo sistema per impedire che i bambini ingrassino troppo in fondo è molto semplice:
mandarli a letto più presto alla
sera. Infatti, come risulta da uno
studio pubblicato sulla rivista
Child Development i piccoli
che dormono di più tendono a pesare meno e a correre meno rischi
di finire sovrappeso nel giro di
cinque anni rispetto ai loro coetanei che stanno svegli più a lun-
go. Per i bambini da tre a otto anni un’ora di sonno in più riduce
questo rischio dal 36 al 30%, mentre per i ragazzini da otto a 13 anni il rischio scende dal 34 al 30%.
In conclusione, se i bambini devono alzarsi tra le 6,30 e le 7 del
mattino devono andare a letto alle 20. I ricercatori della Northwestern university che hanno svolto
uno studio in materia ritengono
che probabilmente una mancanza di sonno influisce sugli ormoni che regolano l’appetito. Inoltre,
i bambini che stanno svegli più a
lungo mangiano più spesso. (riproduzione riservata)
di Andrea Torti
C
imentarsi con i videogiochi può migliorare l’abilità
manuale e la destrezza
delle dita dei chirurghi. A questa
imprevista conclusione è giunto
uno studio apparso sulla rivista
Archives of Surgery. Sottoposti a una serie di operazioni simulate, i chirurghi dediti ai videogiochi hanno commesso in
media il 37% di errori in meno e si sono dimostrati il 27%
più veloci dei loro colleghi privi della pratica dei videogiochi.
Douglas Gentile, professore di
psicologia alla Iowa state university e responsabile di questo
studio, ha dichiarato che il tempo trascorso giocando alla console migliora la coordinazione tra
mano e occhio e aumenta anche
l’attenzione visiva. (riproduzione
riservata)
“
Lampi
nel buio
Gli occhi ti dicono quello
che uno è: la bocca
quello che è diventato
John Galasworthy
”
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