tessuti molli - Benvenuti nel sito di Massimiliano Marini

TESSUTI MOLLI
“La capacità del corpo umano di muoversi
liberamente è dipendente dalla mobilità
passiva dei tessuti così come da un corretto
controllo neuromuscolare.
Il movimento è necessario per la salute dei
tessuti del corpo.”
“L’ESERCIZIO TERAPEUTICO principi e tecniche di
rieducazione funzionale”, Kisner &Colby
I tessuti molli che possono condizionare la
motilità sono i muscoli con i loro elementi
contrattili e non contrattili e vari tipi di tessuto
connettivo
•
•
•
•
•
Tendini
Legamenti
Cartilagini articolari
Fasce muscolari
Cute
• Elasticità: capacità del tessuto di tornare alla
sua lunghezza di riposo dopo uno stiramento
passivo
• Viscosità: rappresenta la resistenza al moto
di un fluido
• Viscoelasticità: un materiale viscoelastico
tenderà a deformarsi in modo NON lineare e,
quando viene rimosso il carico, tenderà a
ritornare (sempre in modo non lineare) alla
sua forma e grandezza originaria
• Tissotropia: la capacità di una sostanza di
modificare le sue proprietà viscoelastiche in
funzione della storia del suo movimento
• Isteresi: un corpo, quando soggetto ad un
carico ciclico, esibisce una relazione
tensione/allungamento durante il processo di
carico differente da quella della fase di noncarico
• Resilienza: la capacità di tornare con vigore
alla forma e dimensioni originarie
Il tessuto muscolare scheletrico è costituito da
fibre muscolari striate
Sono caratterizzate dal presentare una regolare
striatura trasversale
Il muscolo è costituito da tessuto contrattile che
si può definire “immerso” in tessuti connettivi
non contrattili
Le strutture del tessuto connettivo dell’unità
muscolo-tendinea sono:
• Endomisio, più interno separa le singole fibre
muscolari e le miofibrille
• Perimisio, riveste i fascicoli di fibre
• Epimisio, costituisce la guaina fasciale che
riveste l’intero muscolo
Questi tessuti hanno caratteristiche comuni a
tutti i tessuti connettivi, inclusa la capacità di
resistere alle forze deformanti e la
viscoelasticità
Per questi motivi è la trama del tessuto
connettivo del muscolo è la fonte primaria di
resistenza del muscolo all’allungamento passivo
Il modo in cui questi tessuti rispondono
all’intensità e alla durata dell’allungamento è
fondamentale per uno stretching efficace
È fondamentale anche lavorare su di essi per il
rimodellamento dell’architettura di base del
tessuto
Ampia varietà di cellule, deputate a svolgere
attività diverse in relazione anche alla natura
del tessuto a cui appartengono e alla posizione
che questo assume nell'organismo
• Mantenimento della matrice
• Difesa dell'organismo
• Adipociti e periciti
• Collagene, resistenti alla deformazione
elastica e sono responsabili della resistenza e
della rigidità del tessuto
• Elastina, sono invece responsabili
dell’elasticità, hanno grande capacità di
allungamento. I tessuti con grandi quantità di
elastina presentano maggior elasticità
• Reticolina, presente nei tessuti di grandi
dimensioni
Per le sue caratteristiche il collagene è
l’elemento strutturale che assorbe in maggior
parte dello stress da trazione. Il collagene è 5
volte più resistente dell’elastina
L’allineamento delle fibre collagene all’interno di
un tessuto rispecchia le forze di trazione che
agiscono su quel tessuto
Immerse in una matrice extracellulare composta
da:
• Proteoglicani (PGs)
• Glicoproteine
• Acqua (60-70%)
I proteoglicani idratano la matrice,
contribuiscono a stabilizzare i legami tra le fibre
collagene e sono resistenti alla compressione
Le glicoproteine sono un importante legame tra
le fibre e tra queste e la matrice stessa
Il comportamento meccanico dei vari tessuti
dipende
• Proporzione di fibre collagene ed elastina
• Dall’orientamento strutturale delle fibre
• La concentrazione di proteoglicani presente
nella matrice extracellulare
• Tendini, legamenti, COMPATTO REGOLARE
poco vascolarizzato
• Capsula, aponeurosi, periostio, COMPATTO
IRREGOLARE
• Muscoli, CONNETTIVO RETICOLARE,
costituito tropocollagene separato che va a
congiungersi in fasci, più quantità d’acqua,
molta vascolarizzazione (maggior capacità di
guarigione)
L'aumentare dell'età
Immobilità
Inattività
Utilizzo di
corticosteroidi
Riduzione e
stravolgimento della
distribuzione parallela
delle fibre collagene
(tipo I)
Riduzione
dell’efficacia della
matrice extracellulare
(-40% a.ialuronico,
-30% GAGs, -5%
acqua)
Il risultato finale sarà una riduzione delle qualità
del tessuto che esporrà il soggetto ad un
maggior rischio di lesioni, stiramenti e strappi
Le lesioni muscolari sono una le lesioni più
comuni che accadono negli sport, con
un'incidenza che varia dal 10% al 55% di tutti gli
infortuni
Le lesioni muscolari possono essere causate da
contusioni, stiramenti, o strappi del muscolo
Gli strappi muscolari sono le lesioni meno
frequenti poiché più del 90% di tutte le lesioni
sono contusioni o stiramenti
• Contusione, si verifica quando un muscolo è
sottoposto ad una forza di compressione
improvvisa, solitamente un colpo diretto al
muscolo, questo genere di trauma del
muscolo avviene tipicamente negli sport di
contatto
• Stiramento, avviene quando il muscolo è
sottoposto ad una forza di tensione eccessiva
che porta all'affaticamento delle miofibrille e
conseguentemente, se viene mantenuta, ad
una lesione vicino alla giunzione miotendinea
Il processo di guarigione di un muscolo
scheletrico è un processo di riparazione
Avviene attraverso tre fasi:
• Fase infiammatoria, caratterizzata dalla
rottura e dalla necrosi delle miofibrille, dalla
formazione di un ematoma fra i monconi rotti
del muscolo e dalla reazione infiammatoria
cellulare
• Fase di rigenerazione, consistente nella
fagocitosi del tessuto necrotizzato, dalla
rigenerazione delle miofibrille e dalla
produzione concomitante di una cicatrice di
tessuto connettivo, così come la proliferazione
capillare nella zona danneggiata
• Fase di rimodellamento, è un periodo
durante il quale avviene la maturazione delle
miofibrille rigenerate, la riorganizzazione del
tessuto cicatriziale ed il recupero della
capacità funzionale del muscolo
Traumi diretti
• Lesione muscolare di grado lieve:
è consentita oltre la metà dello
spettro di movimento
• Lesione muscolare di grado
moderato: è concessa meno della
metà, ma più di 1/3 dello spettro di
movimento
• Lesione muscolare di grado
severo: è permesso uno spettro di
movimento inferiore ad 1/3
Traumi indiretti
• Lesione di primo grado: la rottura di
solo alcune fibre muscolari o
tendinee
• Lesione di secondo grado, più
severa ma non vi è interruzione
completa dell'unità muscolotendinea
• Lesione di terzo grado si configura
come una rottura completa
dell'unità muscolo-tendinea
Lesione di primo grado:
• Dolore e rigidità al movimento attivo,
sensazione dolorosa non immediata spesso
nelle ore successive all’attività sportiva o
anche il giorno dopo
• Quando presente lieve
versamento
• 2-20 giorni
Lesione di secondo grado:
• Dolore immediato, rimane durante la
contrazione
• Presente anche se di grado variabile
versamento ematico
• Talvolta palpabile depressione a livello del
muscolo
• Perdita di ROM variabile
• 20-90 giorni
Lesione di terzo grado:
• Dolore acuto
• Importante versamento ematico
• Lesione muscolare palpabile e
spesso visibile
• Importante perdita ROM
• 60-180 giorni
Ci possono essere fattori predisponenti:
• Alterazione della flessibilità, retrazioni o
cicatrici pregresse, oppure allenamento dopo
un periodo di immobilità
• Eccessiva richiesta, deficit di forza o eccessivo
affaticamento
• Non corretta esecuzione dell’esercizio o
dell’allenamento, poco riscaldamento
• Utilizzo di materiali inadatti
CONTUSIONI
Fase acuta:
• Protocollo PRICE
• Nelle lesioni più gravi indicata immobilizzazione
in posizione di massimo rilasciamento
• Nei casi di trauma massivo dei tessuti
necessari approfondimenti strumentali (ECO,
RM) e nel caso l’intervento chirurgico
Quanto prima bisognerà mobilizzare la zona
• Incremento nella crescita dei capillari
• Induce una rigenerazione migliore delle fibre
del muscolo
• Determina un orientamento parallelo delle
miofibrille rigenerate rispetto alla
immobilizzazione
Gradualmente applicare calore per velocizzare
il metabolismo ed eventualmente terapie
fisiche (TECAR)
STIRAMENTI
La lesione in prima istanza durante l’attività può
essere percepita come un lieve fastidio
E’ importante smettere l’attività
Il primo intervento RICE, mira a minimizzare il
sanguinamento della lesione
0 - 2 settimane dalla lesione: si inizia con il
recupero del ROM e con il recupero della forza
muscolare
Il lavoro muscolare, sia esso isometrico o
isocinetico, è importante che sia svolto entro i
limiti del dolore
E’ importante che tutti gli esercizi attivi vengano
preceduti da una fase di riscaldamento del
muscolo danneggiato, per ridurre la viscosità
ed indurre il rilassamento neuronale
Il riscaldamento è utile anche nella fase di
allungamento, migliorando l'elasticità del
muscolo ed incrementando la capacità del
muscolo lesionato per resistere ad eventuali
recidive
Lo scopo dello stretching è quello di stendere
ed allineare le neofibre cicatriziali in una fase
nella quale sono ancora soggette a
deformazione plastica
In questa fase sono possibili anche
idrochinesiterapia, taping neuromuscolare ed
esercizi propriocettivi non da subito in carico
2 settimane – 2 mesi: fase di rimodellamento e
di recupero
Obiettivo sarà il recupero della completa
funzionalità dell’arto lesionato
Esercizi isotonici (concentrici ed eccentrici) ed
esercitazioni tecniche specifiche per l’attività
sportiva
CONTRATTURE MUSCOLARI
Prolungata attivazione intrinseca del
meccanismo contrattile delle fibre muscolari.
Con la contrattura, si ha un accorciamento
muscolare in assenza di potenziali d’azione
dell’unità motoria
“MYOFASCIAL PAIN AND DYSFUNCTION, THE TRIGGER
POINT MANUAL”, Travell G., Simons G., 1983
Cause:
• Ischemia: deficit di creatina cosa che non
consente la trasformazione di ADP in ATP
• Ipossia: accumulo di acido lattico fa virare il
ph verso l’acidosi
Sintomi:
• Dolore di modesta entità ma diffuso
• Riduzione dell’elasticità
• Debolezza causata dall’eccessiva vicinanza
dei ponti tra actina e miosina
Diagnostica per immagini:
Esame gold standard: NESSUNO, fondamentale
la palpazione
Trattamento:
• Riposo
• Terapia farmacologica FANS e miorilassanti
solo in caso di particolare dolore
• Esercizi di allungamento
• Attività che favoriscono l'afflusso di sangue ai
muscoli
TRIGGER POINT
Focolaio di iperirritabilità di un muscolo o della
sua fascia, che provoca una
sintomatologia dolorosa; proietta
il
dolore a riposo e/o durante il
movimento, con una
distribuzione spaziale specifica
per quel muscolo
• TP attivo: causa dolore costante al paziente
• TP latente: è clinicamente silente dal punto di
vista del dolore (si attiva in caso di
compressione diretta), può causare una
limitazione del movimento e debolezza del
muscolo colpito
Un muscolo sano non contiene trigger point,
bandellette contratte di fibre muscolari e non
sono dolenti alla palpazione accentuata
Patologia trasversale
Tra duecento persone asintomatiche,
comprese tra i 17 ed i 35 anni, il 54% delle
donne e il 45% degli uomini avevano dei punti
TP latenti nei muscoli del cingolo scapolare
Il processo di formazione di un punto trigger
miofasciale inizia come una disfunzione
neuromuscolare, ma può evolvere in una fase
distrofica
istologicamente
dimostrabile
(Popelianskii 1976)
SINTOMATOLOGIA:
• Distribuzione del dolore in regioni
topografiche specifiche per ogni muscolo
• Sono attivati direttamente dal sovraccarico
acuto, dall’affaticamento, da un trauma diretto
o dal raffreddamento
• Possono essere attivati da malattie viscerali,
alterazioni artrosiche o stati emotivi
• Oltre al dolore possono manifestarsi altri
segni, vasocostrizione localizzata,
sudorazione, alterazione propriocettiva,
iperattività dei motoneuroni che innervano i
muscoli nella zona di irradiazione
ESAME OBIETTIVO:
• Allungamento passivo, oltre ad essere
limitato, aumenta il dolore
• La contrazione contro resistenza fissa
aumenta il dolore
• Diminuzione della forza del muscolo
• Alla palpazione il TP è riconoscibile in una
bandelletta circoscritta,
all’interno di un muscolo
in generale contratto
• La palpazione a scatto sul
TP frequentemente
scatena contrazione del
muscolo
Esistono punti trigger non miofasciali:
• Cutanei e cicatriziali
• Legamentosi e capsulari
• Periostali
ATTENZIONE a non confondere i TP con
altre patologie muscolo-scheletriche quali
• Miopatie
• Artriti
• Osteoartrosi
TRATTAMENTO:
• Compressione ischemica
• Massaggio, nei TP latenti
• Allungamento
• Calore
• Terapie fisiche, TECAR, US, TENS
• Altro…