TESSUTI MOLLI “La capacità del corpo umano di muoversi liberamente è dipendente dalla mobilità passiva dei tessuti così come da un corretto controllo neuromuscolare. Il movimento è necessario per la salute dei tessuti del corpo.” “L’ESERCIZIO TERAPEUTICO principi e tecniche di rieducazione funzionale”, Kisner &Colby I tessuti molli che possono condizionare la motilità sono i muscoli con i loro elementi contrattili e non contrattili e vari tipi di tessuto connettivo • • • • • Tendini Legamenti Cartilagini articolari Fasce muscolari Cute • Elasticità: capacità del tessuto di tornare alla sua lunghezza di riposo dopo uno stiramento passivo • Viscosità: rappresenta la resistenza al moto di un fluido • Viscoelasticità: un materiale viscoelastico tenderà a deformarsi in modo NON lineare e, quando viene rimosso il carico, tenderà a ritornare (sempre in modo non lineare) alla sua forma e grandezza originaria • Tissotropia: la capacità di una sostanza di modificare le sue proprietà viscoelastiche in funzione della storia del suo movimento • Isteresi: un corpo, quando soggetto ad un carico ciclico, esibisce una relazione tensione/allungamento durante il processo di carico differente da quella della fase di noncarico • Resilienza: la capacità di tornare con vigore alla forma e dimensioni originarie Il tessuto muscolare scheletrico è costituito da fibre muscolari striate Sono caratterizzate dal presentare una regolare striatura trasversale Il muscolo è costituito da tessuto contrattile che si può definire “immerso” in tessuti connettivi non contrattili Le strutture del tessuto connettivo dell’unità muscolo-tendinea sono: • Endomisio, più interno separa le singole fibre muscolari e le miofibrille • Perimisio, riveste i fascicoli di fibre • Epimisio, costituisce la guaina fasciale che riveste l’intero muscolo Questi tessuti hanno caratteristiche comuni a tutti i tessuti connettivi, inclusa la capacità di resistere alle forze deformanti e la viscoelasticità Per questi motivi è la trama del tessuto connettivo del muscolo è la fonte primaria di resistenza del muscolo all’allungamento passivo Il modo in cui questi tessuti rispondono all’intensità e alla durata dell’allungamento è fondamentale per uno stretching efficace È fondamentale anche lavorare su di essi per il rimodellamento dell’architettura di base del tessuto Ampia varietà di cellule, deputate a svolgere attività diverse in relazione anche alla natura del tessuto a cui appartengono e alla posizione che questo assume nell'organismo • Mantenimento della matrice • Difesa dell'organismo • Adipociti e periciti • Collagene, resistenti alla deformazione elastica e sono responsabili della resistenza e della rigidità del tessuto • Elastina, sono invece responsabili dell’elasticità, hanno grande capacità di allungamento. I tessuti con grandi quantità di elastina presentano maggior elasticità • Reticolina, presente nei tessuti di grandi dimensioni Per le sue caratteristiche il collagene è l’elemento strutturale che assorbe in maggior parte dello stress da trazione. Il collagene è 5 volte più resistente dell’elastina L’allineamento delle fibre collagene all’interno di un tessuto rispecchia le forze di trazione che agiscono su quel tessuto Immerse in una matrice extracellulare composta da: • Proteoglicani (PGs) • Glicoproteine • Acqua (60-70%) I proteoglicani idratano la matrice, contribuiscono a stabilizzare i legami tra le fibre collagene e sono resistenti alla compressione Le glicoproteine sono un importante legame tra le fibre e tra queste e la matrice stessa Il comportamento meccanico dei vari tessuti dipende • Proporzione di fibre collagene ed elastina • Dall’orientamento strutturale delle fibre • La concentrazione di proteoglicani presente nella matrice extracellulare • Tendini, legamenti, COMPATTO REGOLARE poco vascolarizzato • Capsula, aponeurosi, periostio, COMPATTO IRREGOLARE • Muscoli, CONNETTIVO RETICOLARE, costituito tropocollagene separato che va a congiungersi in fasci, più quantità d’acqua, molta vascolarizzazione (maggior capacità di guarigione) L'aumentare dell'età Immobilità Inattività Utilizzo di corticosteroidi Riduzione e stravolgimento della distribuzione parallela delle fibre collagene (tipo I) Riduzione dell’efficacia della matrice extracellulare (-40% a.ialuronico, -30% GAGs, -5% acqua) Il risultato finale sarà una riduzione delle qualità del tessuto che esporrà il soggetto ad un maggior rischio di lesioni, stiramenti e strappi Le lesioni muscolari sono una le lesioni più comuni che accadono negli sport, con un'incidenza che varia dal 10% al 55% di tutti gli infortuni Le lesioni muscolari possono essere causate da contusioni, stiramenti, o strappi del muscolo Gli strappi muscolari sono le lesioni meno frequenti poiché più del 90% di tutte le lesioni sono contusioni o stiramenti • Contusione, si verifica quando un muscolo è sottoposto ad una forza di compressione improvvisa, solitamente un colpo diretto al muscolo, questo genere di trauma del muscolo avviene tipicamente negli sport di contatto • Stiramento, avviene quando il muscolo è sottoposto ad una forza di tensione eccessiva che porta all'affaticamento delle miofibrille e conseguentemente, se viene mantenuta, ad una lesione vicino alla giunzione miotendinea Il processo di guarigione di un muscolo scheletrico è un processo di riparazione Avviene attraverso tre fasi: • Fase infiammatoria, caratterizzata dalla rottura e dalla necrosi delle miofibrille, dalla formazione di un ematoma fra i monconi rotti del muscolo e dalla reazione infiammatoria cellulare • Fase di rigenerazione, consistente nella fagocitosi del tessuto necrotizzato, dalla rigenerazione delle miofibrille e dalla produzione concomitante di una cicatrice di tessuto connettivo, così come la proliferazione capillare nella zona danneggiata • Fase di rimodellamento, è un periodo durante il quale avviene la maturazione delle miofibrille rigenerate, la riorganizzazione del tessuto cicatriziale ed il recupero della capacità funzionale del muscolo Traumi diretti • Lesione muscolare di grado lieve: è consentita oltre la metà dello spettro di movimento • Lesione muscolare di grado moderato: è concessa meno della metà, ma più di 1/3 dello spettro di movimento • Lesione muscolare di grado severo: è permesso uno spettro di movimento inferiore ad 1/3 Traumi indiretti • Lesione di primo grado: la rottura di solo alcune fibre muscolari o tendinee • Lesione di secondo grado, più severa ma non vi è interruzione completa dell'unità muscolotendinea • Lesione di terzo grado si configura come una rottura completa dell'unità muscolo-tendinea Lesione di primo grado: • Dolore e rigidità al movimento attivo, sensazione dolorosa non immediata spesso nelle ore successive all’attività sportiva o anche il giorno dopo • Quando presente lieve versamento • 2-20 giorni Lesione di secondo grado: • Dolore immediato, rimane durante la contrazione • Presente anche se di grado variabile versamento ematico • Talvolta palpabile depressione a livello del muscolo • Perdita di ROM variabile • 20-90 giorni Lesione di terzo grado: • Dolore acuto • Importante versamento ematico • Lesione muscolare palpabile e spesso visibile • Importante perdita ROM • 60-180 giorni Ci possono essere fattori predisponenti: • Alterazione della flessibilità, retrazioni o cicatrici pregresse, oppure allenamento dopo un periodo di immobilità • Eccessiva richiesta, deficit di forza o eccessivo affaticamento • Non corretta esecuzione dell’esercizio o dell’allenamento, poco riscaldamento • Utilizzo di materiali inadatti CONTUSIONI Fase acuta: • Protocollo PRICE • Nelle lesioni più gravi indicata immobilizzazione in posizione di massimo rilasciamento • Nei casi di trauma massivo dei tessuti necessari approfondimenti strumentali (ECO, RM) e nel caso l’intervento chirurgico Quanto prima bisognerà mobilizzare la zona • Incremento nella crescita dei capillari • Induce una rigenerazione migliore delle fibre del muscolo • Determina un orientamento parallelo delle miofibrille rigenerate rispetto alla immobilizzazione Gradualmente applicare calore per velocizzare il metabolismo ed eventualmente terapie fisiche (TECAR) STIRAMENTI La lesione in prima istanza durante l’attività può essere percepita come un lieve fastidio E’ importante smettere l’attività Il primo intervento RICE, mira a minimizzare il sanguinamento della lesione 0 - 2 settimane dalla lesione: si inizia con il recupero del ROM e con il recupero della forza muscolare Il lavoro muscolare, sia esso isometrico o isocinetico, è importante che sia svolto entro i limiti del dolore E’ importante che tutti gli esercizi attivi vengano preceduti da una fase di riscaldamento del muscolo danneggiato, per ridurre la viscosità ed indurre il rilassamento neuronale Il riscaldamento è utile anche nella fase di allungamento, migliorando l'elasticità del muscolo ed incrementando la capacità del muscolo lesionato per resistere ad eventuali recidive Lo scopo dello stretching è quello di stendere ed allineare le neofibre cicatriziali in una fase nella quale sono ancora soggette a deformazione plastica In questa fase sono possibili anche idrochinesiterapia, taping neuromuscolare ed esercizi propriocettivi non da subito in carico 2 settimane – 2 mesi: fase di rimodellamento e di recupero Obiettivo sarà il recupero della completa funzionalità dell’arto lesionato Esercizi isotonici (concentrici ed eccentrici) ed esercitazioni tecniche specifiche per l’attività sportiva CONTRATTURE MUSCOLARI Prolungata attivazione intrinseca del meccanismo contrattile delle fibre muscolari. Con la contrattura, si ha un accorciamento muscolare in assenza di potenziali d’azione dell’unità motoria “MYOFASCIAL PAIN AND DYSFUNCTION, THE TRIGGER POINT MANUAL”, Travell G., Simons G., 1983 Cause: • Ischemia: deficit di creatina cosa che non consente la trasformazione di ADP in ATP • Ipossia: accumulo di acido lattico fa virare il ph verso l’acidosi Sintomi: • Dolore di modesta entità ma diffuso • Riduzione dell’elasticità • Debolezza causata dall’eccessiva vicinanza dei ponti tra actina e miosina Diagnostica per immagini: Esame gold standard: NESSUNO, fondamentale la palpazione Trattamento: • Riposo • Terapia farmacologica FANS e miorilassanti solo in caso di particolare dolore • Esercizi di allungamento • Attività che favoriscono l'afflusso di sangue ai muscoli TRIGGER POINT Focolaio di iperirritabilità di un muscolo o della sua fascia, che provoca una sintomatologia dolorosa; proietta il dolore a riposo e/o durante il movimento, con una distribuzione spaziale specifica per quel muscolo • TP attivo: causa dolore costante al paziente • TP latente: è clinicamente silente dal punto di vista del dolore (si attiva in caso di compressione diretta), può causare una limitazione del movimento e debolezza del muscolo colpito Un muscolo sano non contiene trigger point, bandellette contratte di fibre muscolari e non sono dolenti alla palpazione accentuata Patologia trasversale Tra duecento persone asintomatiche, comprese tra i 17 ed i 35 anni, il 54% delle donne e il 45% degli uomini avevano dei punti TP latenti nei muscoli del cingolo scapolare Il processo di formazione di un punto trigger miofasciale inizia come una disfunzione neuromuscolare, ma può evolvere in una fase distrofica istologicamente dimostrabile (Popelianskii 1976) SINTOMATOLOGIA: • Distribuzione del dolore in regioni topografiche specifiche per ogni muscolo • Sono attivati direttamente dal sovraccarico acuto, dall’affaticamento, da un trauma diretto o dal raffreddamento • Possono essere attivati da malattie viscerali, alterazioni artrosiche o stati emotivi • Oltre al dolore possono manifestarsi altri segni, vasocostrizione localizzata, sudorazione, alterazione propriocettiva, iperattività dei motoneuroni che innervano i muscoli nella zona di irradiazione ESAME OBIETTIVO: • Allungamento passivo, oltre ad essere limitato, aumenta il dolore • La contrazione contro resistenza fissa aumenta il dolore • Diminuzione della forza del muscolo • Alla palpazione il TP è riconoscibile in una bandelletta circoscritta, all’interno di un muscolo in generale contratto • La palpazione a scatto sul TP frequentemente scatena contrazione del muscolo Esistono punti trigger non miofasciali: • Cutanei e cicatriziali • Legamentosi e capsulari • Periostali ATTENZIONE a non confondere i TP con altre patologie muscolo-scheletriche quali • Miopatie • Artriti • Osteoartrosi TRATTAMENTO: • Compressione ischemica • Massaggio, nei TP latenti • Allungamento • Calore • Terapie fisiche, TECAR, US, TENS • Altro…