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Linee guida per curare con efficacia i disturbi
dell’alimentazione e del peso. Cause e conseguenze
del disturbo, i soggetti a rischio, l’informazione e le terapie
più adeguate per la cura e la risoluzione del problema.
Quando il corpo diventa oggetto delle nostre emozioni più
forti, quando il divario tra il corpo che desidereremmo avere
e quello reale è troppo grande, il suo controllo continuo
diventa lo strumento raffinato di una violenta manipolazione
che, frequentemente, porta a sviluppare un disturbo
del comportamento alimentare!
Il problema
I disturbi dell’alimentazione e del peso hanno
conseguenze gravi per le persone che ne soffrono
e le loro famiglie. La richiesta di un aiuto
professionale per il trattamento di questi disturbi
è una decisione importante e sofferta che
avviene, in genere, tardivamente quando i
sintomi ed i comportamenti alterati del disturbo
alimentare presentano caratteristiche di cronicità
e gravità tali da rendere molto alti i costi sanitari
e sociali della possibile guarigione. Perciò
diventa fondamentale riconoscere, il più
precocemente possibile, i sintomi ancorché
sfumati e mal definiti della malattia incipiente,
molto spesso negata dalle pazienti stesse o
abilmente mimetizzata. Più la diagnosi è precoce
e la richiesta di aiuto ben indirizzata più alte
sono le probabilità di guarigione.
Le caratteristiche e la classificazione
dei disturbi dell’alimentazione e del peso
I disturbi dell’alimentazione possono essere
definiti come persistenti disturbi del
comportamento alimentare o di comportamenti
finalizzati al controllo dell’alimentazione, del
peso e delle forme corporee che danneggiano la
salute fisica o il funzionamento psicologico e che
non sono secondari a nessuna condizione medica
o psichiatrica conosciuta.
Classificazione e diagnosi dei disturbi dell’alimentazione
Definizione di disturbo dell’alimentazione
Persistenti disturbi del comportamento alimentare o di comportamenti finalizzati al
controllo del peso corporeo, che danneggiano in modo significativo la salute fisica o il
funzionamento psicologico e che non sono secondari a nessuna condizione medica o
psichiatrica conosciuta.
Classificazione dei disturbi dell’alimentazione
1. Anoressia nervosa
2. Bulimia nervosa
3. Disturbi dell’alimentazione atipici ( o disturbi dell’alimentazione non altrimenti
specificati- definizione americana ).
Criteri diagnostici principali
Anoressia nervosa
Bulimia Nervosa
1. Mantenimento attivo di basso peso (es. Indice
di Massa Corporea o BMI≤ 17,5 kg/m2)
2. Amenorrea nelle donne che hanno già
mestruato o assunzione di estroprogestinici (il
valore dell’amenorrea è in discussione perché la
maggior parte delle persone che soddisfano gli
altri due criteri è amenorroica e perché le
persone che hanno gli altri due criteri ma
mestruano sono simili a quelle con amenorrea).
3. Valutazione di sé basata in modo
predominante od esclusivo su alimentazione,
peso, forme corporee e sul loro controllo.
1. Abbuffate ricorrenti (assunzione di grandi
quantità di cibo con perdita di controllo ricorrenti).
2. Comportamenti di controllo del peso estremi
(es. dieta ferrea, vomito autoindotto, abuso di
lassativi o diuretici, esercizio fisico eccessivo).
3. Valutazione di sé basata in modo predominante od esclusivo su alimentazione, peso, forme
corporee e sul loro controllo.
4. Non soddisfacimento dei criteri diagnostici
dell’anoressia nervosa.
Disturbi dell’alimentazione atipici
1. Disturbi dell’alimentazione di severità clinica
che soddisfano la definizione di disturbo
dell’alimentazione ma non i criteri diagnostici
dell’anoressia nervosa e della bulimia nervosa.
Da Fairburn CG et al(2003). Eating disorders. The Lancet-Vol 361- February1,2003
Alcuni dati
A tutt’oggi è difficile quantificare con esattezza il numero di persone ammalate perché solo
una piccola parte di esse richiede un trattamento. Le stime più recenti indicano che in
Italia mezzo milione circa di persone soffre di disturbi alimentari e ogni anno si contano
8500 nuovi casi di anoressia e bulimia. Uno studio recente effettuato in Umbria ha dato
risultati, peraltro sottostimati, che non si discostano da quelli nazionali.
La prevalenza e l’incidenza dei casi di DCA in Umbria nella popolazione femminile.
Cause e meccanismi dei disturbi alimentari
Le cause dei Disturbi dell’alimentazione non sono ancora del tutto note. L’ipotesi più
accreditata è che il controllo dell’alimentazione, la ricerca della magrezza ad ogni costo e
la bassa tolleranza alle emozioni rappresentino una pseudosoluzione ad un disagio
psicologico che deriva dalla interazione di vari fattori di rischio, biologici, psicologici e
sociali. Questo disagio attiva, dunque, una serie di comportamenti alterati (dieta,
abbuffate, vomito, ecc.) che attraverso modificazioni biologiche e mentali perpetuano il
disturbo.
La terapia
Contrariamente al passato, la ricerca scientifica degli ultimi anni ha dimostrato che ci sono motivi reali di
ottimismo nel trattamento di queste patologie solo se viene effettuata una corretta informazione e la terapia
è condotta da specialisti del settore che interpretano un modello di trattamento altamente strutturato, non
eclettico, che include la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia interpersonale, la terapia familiare, la
terapia psico-educazionale e la terapia di gruppo con un approccio multidisciplinare.
All’interno del territorio regionale è stata creata una rete integrata di servizi che prevede, grazie ad un
accordo interaziendale tra Azienda USL 2 e Azienda Ospedaliera di Perugia, un percorso di cura unitario in
cui professionisti di diversa formazione specialistica (Internisti, Nutrizionisti, Psichiatri, Psicologi, Dietiste
ecc.) lavorano insieme integrando reciprocamente le proprie competenze specifiche all’interno di un unico
progetto di cura. Vi è, infatti, la possibilità di rivolgersi a strutture ambulatoriali qualificate che lavorano in
rete (Ambulatorio DIMISEM, Ospedale Todi, Residenza Palazzo Francisci in Todi) per una definizione
diagnostica del problema, e, se necessario, dall’ambulatorio è possibile transitare ai vari livelli di assistenza
previsti (ricovero riabilitativo, ricovero salvavita, ricovero residenziale), il tutto, all’interno di un percorso
diagnostico terapeutico garantito dal Sistema Sanitario Regionale.
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