Agenti eziologici delle infezioni delle vie urinarie I fattori predisponenti sopra elencati hanno come comune denominatore la presenza a livello urinario di infezioni batteriche (Hanson LA, 1981). L’infezione che provoca la cistite è causata da batteri che popolano il colon e nel 65-75% dei casi si tratta di Escherichia coli (Wiles TJ, 2008). Altri batteri possono essere Streptococcus, oppure altri germi aerobi della flora fecale come Proteus, Klebsiella, Serratia, Enterobacter e Pseudomonas (Foxman B, 2010) (Figura 1). Figura 1. Batteri responsabili delle infezioni urinarie; confronto tra pazienti ambulatoriali e pazienti ospedalieri Come si può notare, il batterio maggiormente responsabile delle cistiti batteriche è l'Escherichia coli (Figura 2), un batterio Gram-negativo, denominato il “super-mutante” essendo dotato di grande capacità di sopravvivenza nel corpo umano e di mutare rapidamente in modo tale da resistere alle terapie antibiotiche. E. coli può sopravvivere in ambiente acido, si moltiplica a grande velocità e si adatta a qualsiasi ambiente. Si tratta di uno dei patogeni più pericolosi e risulta rivestito e ricoperto da micro-ciglia costituite da lectine che si legano al mannosio presente sulla mucosa vescicale e del tratto urinario. Questi batteri possono raggiungere la vescica dall’esterno passando attraverso l’uretra o dall’interno propagandosi da organi vicini. Figura 2. Fotomicrografia di Escherichia coli Meccanismo di azione di E. coli E. coli trova terreno fertile nell’ambiente caldo e umido della vescica e si lega alla superficie dell’uretra utilizzando delle molecole adesive (Jorgensen I, 2012). E. coli, trasportato dal flusso di urina, si aggrappa saldamente ai tessuti della vescica. Una volta nella vescica, i batteri di E. coli vengono internalizzati dalle cellule ospiti al fine di distruggerli. Mentre la maggior parte dei batteri viene eliminata, altri effettivamente creano degli aggregati all’interno delle cellule rivestiti da un mix di zuccheri e proteine, che li proteggono delle cellule ospiti. Da quel momento in poi l’infezione progredisce sopprimendo anche la risposta immunitaria e la produzione di citochine. Questo studio ha dato una spiegazione di alcuni dati ottenuti precedentemente dal gruppo del Professor Rosen (Rosen DA, 2007), che aveva individuato nelle urine di pazienti affette da cistite acuta la presenza dei filamenti batterici di E. coli (Figura 3). Figura 3. Scanning electron microscopy image di filamenti batterici di E. coli nell’urina di una donna con cistite acuta Il meccanismo attraverso il quale E. coli causa la cistite è stato dettagliatamente descritto da Ejrnæs et al. (Ejrnæs K, 2011) (Figura 4). Figura 4. Meccanismo con cui E. coli provoca la cistite F. Esfoliazione A - Urotelio normale; B - Adesione: E. coli, grazie ai pili tipo 1, si lega a recettori chiamati uroplachine. Le uroplachine sono proteine transmembrana, che si trovano nella superficie apicale delle cellule uroteliali della vescica e fungono da barriera per acqua, piccoli elettroliti e protoni. L’internalizzazione di E. coli richiede il coinvolgimento del citoscheletro cellulare: il legame di E. coli alle uroplachine attiva infatti le Rho-GTPasi, piccole proteine monomeriche che regolano l’organizzazione dell’actina citoscheletrale; C - Invasione: E. coli penetra gli strati più superficiali dell’urotelio vescicale; D - Replicazione intracellulare: E. coli inizia a replicarsi; E - Formazione di IBC (intracellular bacterial community): E. coli, grazie al riarrangiamento citoscheletrico viene internalizzato nel citosol cellulare e inizia a replicarsi formando un’IBC, una comunità batterica altamente organizzata formata approssivamente da 104–105 organismi, integrata nella matrice proteicopolisaccaridica cellulare. In questa fase si assiste, da parte di E. coli, alla formazione di biofilm, una comunità strutturata di cellule batteriche racchiusa in una matrice polimerica autoprodotta e aderente a una superficie inerte o vivente (Costerton JW, 1999). F - Esfoliazione: l’IBC si può espandere tanto da causare l’avvolgimento del nucleo della cellula ospite e il rigonfiamento della membrana cellulare apicale nel lume vescicale; G - Formazione di filamenti batterici: alcuni batteri della colonia possono organizzarsi in filamenti ed estrudere dalla cellula infetta passando a infettare cellule adiacenti. Questo processo è accompagnato da un’inibizione da parte di E. coli dei linfociti, quindi da un abbattimento delle difese immmunitarie dell’ospite; H - Formazione di un serbatoio batterico quiesciente: in assenza di replicazione batterica, nell’epitelio vescicale, i batteri legati alla membrana e circondati da un network di actina (biofilm) possono persistere per mesi e sono resistenti al trattamento con antibiotici. Gli autori ritengono che la presenza di questo serbatoio quiesciente sia la causa delle cistiti ricorrenti. Si noti che “l’adesività batterica” consente al batterio di rimanere adeso all’epitelio nonostante il lavaggio meccanico prodotto dal flusso urinario. È da sottolineare, però, che la presenza di adesine può anche essere un elemento di svantaggio per E. coli, poiché molte di esse intervengono anche nel processo di fagocitosi, favorendo l’adesione dei batteri ai fagociti. La presenza delle adesine non spiegherebbe tuttavia da sola la resistenza del legame pili-cellula epiteliale al flusso urinario, poiché a prima vista i pili sembrano filamenti rigidi, pronti a spezzarsi al minimo urto. Recentemente è stata scoperta e definita la reale conformazione di ciascun filamento: i pili avrebbero una struttura elicoidale, suddivisa in subunità composte ognuna da sette giri di elica. Ogni pilo è composto da un migliaio di copie di una proteina strutturale chiamata PapA. Questa è capace di deformarsi senza rompersi, semplicemente allungandosi, cosicché la lunghezza di ciascun pilo può passare da circa 1 a 5 millimicron. Allungandosi, i pili resistono alla trazione prodotta dal passaggio dell’urina e mantengono adesi i batteri alle cellule ospiti, aumentandone in pratica il potere infettante (Mu XQ, 2006). Bibliografia: 1. Hanson LA, Fasth A, Jodal U, et al. Biology and pathology of urinary tract infections. J Clin Pathol 1981;34:695-700 2. Wiles TJ, Kulesus RR, Mulvey MA. Origins and virulence mechanisms of uropathogenic Escherichia coli. Exp Mol Pathol 2008;85:11-9 3. Foxman B. The epidemiology of urinary tract infection. Nat Rev Urol 2010;7:653-60 4. Jorgensen I, Seed PC. How to Make It in the Urinary Tract: A Tutorial by Escherichia coli. PLoS Pathog 2012;8:e1002907 5. Rosen DA, Hooton TM, Stamm WE, et al. Detection of intracellular bacterial communities in human urinary tract infection. PLoS Med 2007;4:e329 6. Ejrnæs K. Bacterial characteristics of importance for recurrent urinary tract infections caused by Escherichia coli. Dan Med Bull 2011;58:B4187 7. Costerton JW, Stewart PS, Greenberg EP. Bacterial biofilms: A common cause of persistent infections, Science 1999;284:1318-22 8. Mu XQ, Bullitt E. Structure and assembly of P-pili: a protruding hinge region used for assembly of a bacterial adhesion filament. Proc Natl Acad Sci U S A 2006;103:9861-6