“LA SCONFITTA DEI CROCIATI E LA TREGUA” PROF. MARCELLO PACIFICO Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua Indice 1 LA DISFATTA DEI CROCIATI-------------------------------------------------------------------------------------------- 3 2 LA TREGUA E LA PERDITA DI DAMIETTA ------------------------------------------------------------------------- 7 3 I GIUDIZI SU FEDERICO II E IL SOGNO DELLA CROCIATA ------------------------------------------------ 12 BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 16 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua 1 La disfatta dei crociati L’arrivo, nel maggio 1221, di nuovi pellegrini al seguito del duca di Baviera e del vescovo di Padova1 rasserena gli animi e convince il legato apostolico dell’opportunità di una rapida campagna militare, viste le notizie giunte dal papa, del rinvio al marzo successivo della prevista partenza agostana dell’imperatore,2 e dell’affidamento del denaro raccolto profecturis ad terram sanctam.3 Dopo un digiuno di tre giorni e la processione del vessillo della croce salvifica fuori l’accampamento, il popolo del Signore, il 29 giugno 1221, sotto la guida di Pelagio, inizia la campagna militare lungo il canale del delta del Nilo.4 L’esercito cristiano è notevole, viste le 630 navi approntate, i 5.000 cavalieri d’Oltremare e 1.000 provenienti dall’Occidente, i 4.000 arcieri e i 40.000 fanti partecipanti,5 rispetto ai 7.000 cavalieri saraceni.6 Giovanni di Brienne, avvertito dal legato apostolico, dopo esser approdato con tre galee nell’isola del giovane Enrico I di Lusignano, con molti cavalieri ciprioti e gerosolimitani7 raggiunge il 30 giugno 1221 Damietta dove trova 70.000 uomini accampati fuori le mura e gli Italici, rimasti a guardia dell’avamposto e delle navi. Secondo il partigiano Ernoul, porta con sé «un tesoro di 100.000 dinari», e si scontra nuovamente 1 Oliviero da Colonia, 121. Il vescovo muore durante il viaggio di ritorno, cfr.: Continuatio Claustroneoburgensis II, in MGH-SS, IX, 623 ; Annales S. Rudberti Salisburgenses, 782; Annales Scheftlarienses maiores, in MGH-SS, XVII, 338; Annales Admuntentes, 595. B. Hechelhammer e S. Runciman riprendono la tesi del cronista dell’Estoire sull’arrivo del duca di Baviera per la Pasqua (11 aprile 1221) da Taranto, cfr.: Estoire, 350; Runciman, Storia delle crociate, 828; Hechelhammer, 328. Con Ludovico vi sarebbe anche il vescovo Ulrich di Passau, cfr.: Van Cleve, The Fifth Crusade, 423. 2 20 giugno 1221, cfr.: CGH, 295; RPRET, 99; Epistulae, I, 123-124. 3 13 giugno 1221, cfr.: Ivi, 121-122; HB, 2/1, 190-191. 4 Oliviero da Colonia, 122-123. Le date fornite da J. Riley-Smith e S. Runciman sull’arrivo di re Giovanni, il 7 e il 6 luglio, e sull’inizio delle operazioni, il 24 e il 12 luglio, si basano sulla notizia di Ernoul dell’arrivo di re Giovanni direttamente al ponte di ferro, cfr.: Ernoul, 443; Riley-Smith, Les croisades, 172; Runciman, Storia delle crociate, 829. 5 Matteo Paris, III, 68-70; Runciman, Storia delle crociate, 829-830. 6 Oliviero da Colonia, 124-125. Il prelato conferma il numero delle navi e degli arcieri (di cui 2.500 mercenari), ma non dei cavalieri, soltanto 1.200. 7 Tra cui, probabilmente, Giovanni d’Ibelin, cfr.: E. C. Furber, The Kingdom of Cyprus, 1191-1291, in A History of the Crusade, II, 610. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua con il legato apostolico e il duca di Baviera perché chiede, invano, più tempo, dubitando dell’utilità di una lunga marcia affidata al solo rifornimento fluviale in una stagione estiva in cui la piena del fiume raggiunge il livello più alto.8 Alla fine il re decide di partecipare alla spedizione, «preferendo patire le sofferenze del popolo cristiano, o subire il martirio, piuttosto che abbandonarlo senza alcuna guida o rimanere nel brago dei piaceri secolari».9 I pellegrini in breve tempo superano Fariskûr e Shârmensah, giungono tra il 10 e il 17 luglio 1221 di fronte alla nuova fortezza di al-Mansûra, alla confluenza dei due rami del fiume che da lì puntano sul Cairo, e si accampano nella pianura, lungo il Bahr al-Saghir, tra il fiume e il lago Manzaleh, in attesa di affrontare in battaglia campale il nemico. Di fronte a questo forza di fuoco e al serio pericolo dell’invasione del suo regno, il sultano al-Kâmil, il 19 luglio attacca, invano, l’avanguardia cristiana,10 poi ripercorre la strada della trattativa e ripropone una tregua decennale in cambio della partenza dei Franchi dall’Egitto e della restituzione dei territori recentemente conquistati nel Sâhel: Gerusalemme, Ascalona, Tiberiade, Sidone, Gibelet, Laodicea. L’occasione potrebbe essere propizia, visto che Onorio III aveva esortato il legato a sollecitare trattative in attesa del pellegrinaggio imperiale,11 ma sfuma perché Pelagio alza la posta in gioco, chiede in più dai 300.000 ai 500.000 denari d’oro per la fortificazione delle città che sarebbero state consegnate ai Cristiani, e l’oggetto stesso della riserva, la munita fortezza di al-Karak. Per Ibn al-‘Athîr, sono proposte irricevibili, votate in partenza al fallimento e facilmente traducibili come una nuova dichiarazione di guerra.12 Il re di Gerusalemme vorrebbe che si considerasse con maggiore attenzione la situazione e che con prudenza fosse accettata questa pace spesso offerta dai nemici, convinto della necessità di non esporre il popolo dei fedeli al caso fortuito; ma secondo Oliviero di 8 Traité sur le passage en Terre Sainte, in Croisades et pèlerinages, 1246. Nel luglio il Nilo è in piena per quaranta giorni e decresce in altrettanto tempo, cfr.: Le Pèlerinage de Maître Thietmar, 956. 9 Ex Chronico Turonensi, 300-301. Questa cronaca è la più dettagliata sulla campagna crociata dell’estate del 1221, in molti punti vicina alla Ex Radulfi abbatis de Coggeshale historia anglicana. 10 Oliviero da Colonia, 124-126. 11 Gennaio 1221, cfr.: Epistulae, I, 112. 12 Ernoul, 439-443; Ibn al-Athîr, 122; Al-Maqrîzî, IX, 490; BDC-Chroniques arabes, 413; Abou’l-Feda, 97. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua Paderbon, il papa ha vietato espressamente di trattare una tregua senza un mandato speciale della chiesa romana, così come l’imperatore con lettere bollate da sigilli d’oro.13 Il legato apostolico respinge le richieste di pace non soltanto perché è reso certo del prossimo arrivo dell’imperatore dal duca bavarese,14 ma perché sa che un’imponente flotta imperiale sta per approdare a Damietta. Proprio in quei giorni, infatti, Onorio III chiede a Federico II di preparare in fretta le galee per non dare adito a voci incontrollate su un possibile nuovo ritardo, è rassicurato sulle 40 triremi salpate da Messina per l’Egitto sotto la guida del conte Enrico di Malta e del vescovo Gualtiero di Catania, e ringrazia il sovrano per gli sforzi profusi nel ricordargli i giuramenti presi in merito al voto crociato e all’amministrazione delle cattedre vacanti siciliane.15 L’arsura, però, non gioca a favore dell’esercito cristiano, né la marcia a tappe forzate e le continue incursioni dei Saraceni. Alle armature roventi per il sole e alla pelle disidratata si unisce la mancanza di cibo e d’acqua potabile, poiché i rifornimenti sono tagliati dal sultano che isola la retroguardia con un blocco navale realizzato attraverso un canale secondario del Nilo. Per otto giorni i pellegrini sono costretti a nutrirsi di pesci appestati, perché cibati dei cadaveri e delle carcasse di animali gettati nel canale dai Saraceni al fine d’inquinarne le acque, finché nel campo non scoppia un’epidemia. Almeno 300 monaci decidono improvvidamente di ritornare da soli in città (moriranno durante il viaggio), senza attendere gli altri pellegrini. I capi dell’esercito crociato dibattono se aspettare nell’accampamento le galee promesse dall’imperatore o forzare il blocco ad ogni costo: alla fine deliberano di abbandonare l’accampamento di notte, ma alcuni tedeschi, furiosi per il ritiro, incendiano il 26 agosto le tende e svelano al nemico l’improvvisa partenza. Al-Kâmil non si lascia sfuggire la favorevole occasione e, dopo aver catturato, il 18 agosto, tre o quattro galee cristiane piene di viveri e cavalieri in un ramo del fiume chiamato al-Mahallé che sfocia nel lago di 13 Oliviero da Colonia, 134-136. Van Cleve, The Fifth Crusade, 423. 15 21 luglio 1221, cfr.: Epistulae, I, 125-126. 14 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua Manzaleh, ordina di aprire le dighe costruite in precedenza a ritmi forzati per convogliare la piena del fiume sull’esercito dei Franchi in ritirata, e ottiene pieno successo, perché l’acqua ricopre i fanti fin sopra le ginocchia, travolge quasi 35.000 uomini e impantana negli acquitrini e nelle terre fangose i sopravvissuti.16 Lo scalandrone del legato apostolico è catturato e con esso una nave dei Templari con 50 balestre; tuttavia, il sultano, prudente e tranquillo, desideroso di raggiungere la pace piuttosto di effondere il sangue, riprende le trattative di pace.17 16 Continuatio Claustroneoburgensis II, 623; Oliviero da Colonia, 135-136. Il vescovo Nerico II di Passau e il duca di Baviera propongono la sortita notturna. 17 Ivi, 137-138, 140. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua 2 La tregua e la perdita di Damietta La disfatta, questa volta, convince il legato ad accettare la tregua illustrata dal vescovo di Acri e ottenuta dal re di Gerusalemme, a seguito delle trattative avviate nella notte tra il 29 e il 30 agosto con il sultano18 dai nobili d’Oltremare, il genovese Guglielmo di Gibelet e il pisano Goffredo di Most.19 Una pace di otto anni conclude la quinta crociata, interrompendo nuovamente le ostilità tra Franchi e Saraceni in Terra santa a partire dal 30 agosto 1221. Cristiani e musulmani si impegnano a liberare i più di 30.000 prigionieri catturati negli anni precedenti in Siria, in Palestina e in Egitto,20 ad evacuare la terra egiziana (da parte cristiana), e a consegnare quella parte della Vera Croce trattenuta dal Saladino dopo la vittoria di Hattîn (da parte musulmana). Per lo scolastico di Colonia, la pace, che potrà comunque essere rimessa in discussione dal nuovo sovrano di Gerusalemme non appena incoronato - nel solco della tradizione musulmana che vincola gli impegni presi al sovrano che li ha assunti -, è l’ennesimo segno di favore dell’Altissimo verso il suo popolo: Dio misericordioso e buono, non vendicativo, risparmia con un giusto giudizio i pellegrini che hanno lasciato le loro case e le loro famiglie per colui che pacifico si adira, tranquillo giudica, benigno flagella e portando la verga del padre offre il seno della madre. In assenza dell’imperatore degli ultimi tempi, il sultano di Egitto si trasforma nel vero sovrano pacifico delle profezie: con cuore sincero, con buona volontà e senza reticenza, con la mano destra sul trattato, giura tre volte nel nome di Dio e sul Corano, si fa garante della pace e si dichiara pronto ad allontanarsi dall’islam, a non prestare più fede nel giudizio ovvero a rinunciare al 18 Ex Chronico Turonensi, 300-302 ; Ex Radulfi abbatis de Coggeshale historia anglicana, in MGH-SS, XXVII, 358; Ernoul, 443-445; Addenda et corrigenda in Historia Guillelmi Armorici, in RHGF, XVII, 775; Estoire, 349-350. 19 Ivi, 333. 20 Annales Stadenses, 357. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua governo, in caso di spergiuro, essendo la regalità strettamente legata alla giustizia nella visione salomonica del potere. Con lui, giurano anche i due fratelli, al-Mu‘azzam e al-Ashraf,21 e Giovanni di Brienne che è trattenuto dal sultano come ostaggio insieme ad altri 23 nobili, tra cui il duca di Baviera, il legato apostolico, il maestro del Tempio e dei Teutonici, il vescovo di Beauvais, fino all’evacuazione dell’esercito crociato. Mentre nel campo cristiano sono inviati come ostaggi venti familiari del sultano, tra cui il figlio erede al trono e uno dei tanti fratelli,22 al-Kâmil fornisce al re di Gerusalemme una cocca per il rientro ad Acri e 30.000 pani per sfamare i suoi uomini. Alcuni dei prigionieri lasciano immediatamente l’Egitto, altri ottengono un salvacondotto per abbandonare con tranquillità il Paese con i propri beni, altri ancora si rifugiano nell’importante porto. La tregua è firmata nella dihlîz23 del sultano d’Egitto, alla presenza di venti nobili franchi, tra cui molti conti e il vescovo di Acri, e dei grandi dignitari della corte ayyûbita, tra cui i sultani alKâmil, al-Ashraf, al-Mu‘azzam, i principi al-Mûdjhâhid di Homs, al-Muzaffar di Hamâh, al-Hâfiz di Qal‘a Dja‘bar. Durante la fase esecutiva del trattato, re Giovanni trattiene come ostaggio l’infante al-Salîh Ayyûb e il principe al-‘Afdâl di Fayoum, rispettivamente figlio e fratello del sultano.24 Sia le fonti cristiane che musulmane, dunque, al di là della retorica della guerra santa, sottolineano il reciproco rispetto esistente tra nobili Franchi e Saraceni, il cordiale incontro tra il sultano d’Egitto e il re di Gerusalemme, la misericordia del Dio degli eserciti che offre ai crociati un salvacondotto dalle mani del sultano al-Kâmil. Oliviero di Paderbon loda il sultano per la clemenza, la pietà e la magnificenza tanto che mai durante una guerra fu noto un esempio uguale di tale beneficenza. Al-Kâmil gratifica i nobili franchi e gli alti prelati dei generosi doni della terra egiziana, delle attenzioni sue e dei suoi fratelli che spesso si sono con loro intrattenuti, garantisce a 21 Ivi, 142. Ivi, 143. 23 Tenda che racchiude il vestibolo e la sala d’udienza. 24 Al-Makin ibn al-‘Amîd, 33-35; Kitâb sîar ‘al abâ’, in BAS, I, 518; Abou’l-Feda, 98; La reddition des Francs à Damiette en 1221, a cura di A. M. Eddé, in La Méditerranée, 65-67; BDC-Chroniques Arabes, 407-419. 22 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua tutti gli altri pellegrini la libera circolazione e il nutrimento con migliaia di pani e carni e una protezione paragonabile a quella che hanno gli occhi dalle pupille, non trascura i malati e i feriti che sono stati trasportati d’urgenza a Damietta e impedisce ogni sorta di molestie, di angherie o di semplici derisioni.25 Il ritratto enfatico non è disinteressato ma rende merito alla personalità del sultano, anche se precede la richiesta di abbracciare la fede cristiana e di cedere pacificamente la città santa di Gerusalemme; come ha ben rivelato G. Andenna, Oliviero ritiene possibile il dialogo su aspetti religiosi e culturali e prepara la strada a Federico II per la firma di un trattato su un terreno politico piuttosto che bellico.26 Le sue considerazioni, però, possono essere elaborate proprio perché pensate in un contesto messianico che reclama la realizzazione della crociata come opus pacis, da parte di quell’imperatore del sacro romano impero, incaricato di avverare un regno di pace e di giustizia. In quest’ottica, l’appello dello scolastico di Colonia al sultano d’Egitto diventa complementare e non alternativo all’azione decisa del legato apostolico, convinto del rapido avvicendarsi della fine dei tempi. Federico II, però, non arriva, né i suoi luogotenenti riescono a impedire la perdita di Damietta, malgrado si oppongano alla sua cessione. In una lettera scritta il giorno della consegna della città, l’imperatore denuncia, per la perdita dell’importante porto egiziano, le gravi colpe del conte di Malta e del vescovo di Catania, al quale aveva affidato la decima raccolta nel regno siciliano dai laici e dal clero per i bisogni della Terra Santa.27 Anche il cronista del regno, Riccardo di San Germano, annota la colpevole inerzia dei due alti dignitari siciliani, che una volta arrivati a Damietta, data la tregua firmata, rifanno vela verso l’Italia senza apportare alcun contributo.28 Lo stesso Oliviero di Paderbon sottolinea come le 40 galee imperiali arrivano a fine agosto e come 25 Die Schriften des Kölner Domscholasters Oliverus, 301. Andenna, Predicare o combattere?..., 178. 27 8 settembre 1221, cfr.: HB, 2/1, 201-202. 28 Riccardo di San Germano, 73; Abulafia, Henry Count of Malta, in Italy, Sicily and the Mediterranean, 121; Idem, Federico II. Un imperatore medievale, 139; Van Cleve, The Fifth Crusade, 426. Con il conte di Malta sarebbero partiti da Messina, nel luglio 1221, anche Anselmo di Justingen e Diepoldo VII di Hohenburg (Hechelhammer, 340-341). 26 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua Damietta è consegnata su richiesta del maestro dei Teutonici e dei Templari, liberati dal sultano, perché tra i nuovi arrivati non si trova un uomo potente, valoroso e risoluto che la voglia o possa tenere per sé.29 La punizione per non aver osservato gli ordini dell’imperatore è esemplare: il conte Enrico di Malta,30 della famiglia genovese dei Castello e ammiraglio del regno,31 rientrato dall’Egitto in Sicilia è imprigionato, è privato dei beni e sarà reintegrato nell’ufficio soltanto alcuni anni dopo;32 il vescovo di Catania, Gualtiero di Pagliara, cancelliere del regno, invece, già caduto in disgrazia sotto Costanza d’Altavilla ma perdonato da Costanza d’Aragona, è costretto a un esilio volontario a Venezia dove rientra direttamente dall’Oriente.33 A niente valgono le spiegazioni che lo stesso maestro del Tempio invia al luogotenente in Inghilterra, Alano Marcel, sulla debole e vana opposizione del conte di Malta, dei suoi frati e di Giacomo di Vitry alla consegna di Damietta che non era più difendibile se i diversi baroni e lo stesso sovrano di Gerusalemme erano ostaggi del sultano. D’altronde, i peccati commessi dentro il campo cristiano erano evidenti e la tregua era stata giurata da tutti i maestri degli Ordini secolari alla presenza degli influenti principi musulmani di Homs, di Hamâh, di Ba’albek.34 Anche il precettore del re d’Inghilterra, Filippo di Dolben, conferma al conte Ranulfo di Chester di aver trovato, il giorno del suo arrivo, il 7 settembre 1221, la flotta imperiale ancorata al porto di Damietta pronta a salpare, e aggiunge di non aver voluto assistere alla consegna della città perché in totale disaccordo, tanto da ripartire il giorno stesso per Acri.35 Nel suo racconto, accenna anche alla contrarietà del re di Gerusalemme alla disastrosa e 29 Oliviero da Colonia, 144. Anch’egli genero del pirata Guglielmo Grasso, ammiratus felicis stolii (1197) di Enrico VI e successore di Margheritone da Brindisi. 31 Ammiratus stolii marini nel giugno 1221, al posto di Guglielmo Porco, in carica dal 1211. 32 Certamente tra il 1230-2 quando il figlio Nicola eredita la contea di Malta. 33 L. M. Menager, Amiratus – Àμηράς. L’Émirat et les origines de l’Amirauté, Paris 1960, 111-114. 34 Acri, settembre 1221, cfr.: RRH, I, 251. 35 Raggiunta due giorni dopo. Il nobile era partito da Marsiglia il 15 agosto 1221. 30 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua ininterrotta marcia di tre settimane avvenuta tra Damietta e Il Cairo, e annuncia il prossimo viaggio del sovrano in Europa per ottenere personalmente l’aiuto di tutti i principi cristiani.36 36 Matteo Paris, III, 66-67. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua 3 I giudizi su Federico II e il sogno della crociata Nell’autunno del 1221, per fugare specifiche accuse dovute ai continui rinvii della partenza, l’imperatore non può far altro che punire il proprio ammiraglio per la consegna di Damietta, così da offrire al papa la prova della buona fede che lo aveva sempre distinto nell’organizzare la crociata. Caduta Damietta, Federico II si può così affrettare a manifestare il suo sgomento per il derelitto stato della Terra santa e può annunciare il suo favore a iniziative tese a vendicare l’ingiuria portata a Cristo, alla sua chiesa e al suo popolo, rimasto confuso e attonito per il trionfo dei persecutori della Croce.37 Il tono di propaganda è solenne, ma il dolore è ritenuto sincero da R. Röhricht.38 Un mese dopo, il papa, invia come legato alla curia imperiale, il cardinale vescovo Tuscolano con il compito di organizzare proprio una nuova crociata senza criticare troppo il sovrano, se non altro, perché si sente responsabile delle dilazioni concesse.39 L’imperatore è l’unico sovrano cristiano d’Europa in grado di riorganizzare un potente esercito per liberare i Luoghi santi dove è sempre atteso con trepidazione dai Cristiani,40 e si mette subito a disposizione del papa nell’invio di quattro galee ad Acri perché il re, il patriarca di Gerusalemme, il maestro dell’Ospedale, il legato apostolico possano guadagnare in fretta, nel prossimo settembre, il Vecchio continente per programmare le iniziative opportune per la Terra santa.41 Come Giacomo di Vitry accusa la corruzione dilagante degli abitanti e del clero d’Oltremare ed europeo per spiegare la conquista di Gerusalemme ottenuta dal Saladino, così i cronisti latini si affrettano a giustificare la disfatta di Damietta per «il peccato, la follia, l’orgoglio e la malizia del 37 Palermo, 25 ottobre 1221, cfr.: AIIS, I, 213. HB, 2/1, 206-207. Röhricht, Geschichte des Königreichs Jerusalem, 757. 39 19 novembre, cfr.: HB, 2/1, 220-222. 40 Ex Reineri ad S. Jacobum monachi, Chronico Leodiensi, in RHGF, XVIII, 636. 41 Oliviero da Colonia, 148. 38 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua clero e della religione».42 La disfatta di Damietta è interpretata nella società occidentale come un ammonimento divino per il peccato degli uomini, una punizione divina per la pochezza di fede.43 Gli storici moderni estendono le accuse anche a Federico II e a Giovanni di Brienne: denunciano il tentativo della chiesa di trasformare la crociata in un’impresa diretta e condotta dal suo rappresentante che testardamente porta la cristianità sull’orlo del disastro,44 sottolineano il disastroso temporeggiare del giovane imperatore e la cecità politica del legato apostolico,45 soppesano le responsabilità di ciascuno dei principali attori della crociata cristiana tanto che «se ci fosse stato nell’esercito cristiano un capo prudente e rispettato, il Cairo poteva essere occupato ed il regime ayyûbita distrutto […] Ma l’imperatore, il solo che avrebbe potuto esercitare quella funzione, non giunse mai, nonostante le sue promesse. Pelagio era un uomo arrogante, privo di tatto e impopolare, e i suoi difetti come stratega si rivelarono nell’ultima disastrosa offensiva; mentre re Giovanni, sebbene fosse un valoroso, non aveva né la personalità, né il prestigio necessari per comandare un esercito internazionale. Quasi ogni fase della campagna era stata rovinata dalle gelosie personali e nazionali».46 Il dibattito, ripreso da B. Hechelhammer, investe in pieno la personalità dell’imperatore, di cui si misura la pietà e il reale interesse per l’Oriente,47 concreto per alcuni e distolto dalla sola preoccupazione per la recente anarchia vissuta dal regno tedesco e siciliano,48 aleatorio per altri, vista la facilità con cui rinvia puntualmente la partenza per l’Egitto, tradisce la fiducia dei pellegrini e crea quelle condizioni di malcontento e d’impazienza, alla base 42 Estoire, 352; Willelmi chronica Andrensis, 761; Hermanni Altahensis Annales, in MGH-SS, XVII, 387; Annales Spirentes, in MGH-SS, XVII, 84; Ex chronico Alberici Trium-Fontium monachi, 791; Richeri Gesta Senoniensis ecclesiae, in MGH-SS, XXV, 303; Cronica di Giovanni Villani, I, Roma 1980, 261. 43 Alphandéry e Dupront, 364. 44 Mayer, The Crusades, 227. 45 Cahen, La Syrie du Nord à l’époque des croisades et la principauté franque d’Antioche, Paris 1940, 625; Idem, Orient et occident au temps des croisades, 183-184; Richard, Histoire des croisades, 318; Powell, Anatomy of the Crusade, 181-185; J. Donovan, Pelagius and the Fifth Crusade, Philadelphia 1950, 96-97. 46 Runciman, Storia delle crociate, 831. 47 Hechelhammer, 131-134. 48 Riley-Smith, Les croisades, 173. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua dell’azione dello stesso legato apostolico.49 Questi giudizi, in realtà, legati anche alla polemica sulla Frömmigkeit dell’imperatore, ripresa dallo studio di H. M. Schaller,50 tengono poco conto della difficoltà di misurare la religiosità interiore o la dimensione intima di un uomo la cui vita privata è sempre pubblica nelle orientate e propagandistiche ricostruzioni della cancelleria imperiale, papale o dei cronisti coevi, e sottovalutano gli atti di un sovrano che ha sempre dimostrato un costante intervento durante lo svolgimento della crociata di Damietta: tra il 1217-1221, Federico II finanzia nei nove passaggi generali la partenza per la Terra santa e per l’Egitto di migliaia di migliaia di uomini dell’impero e del regno siciliano, invia un’imponente flotta imperiale, incarica diversi nobili di rappresentarlo nella campagna militare, più volte si prepara a partire per amministrare personalmente i territori egiziani conquistati e ad avverare le aspettative messianiche legate all’avvento dell’ultimo re dell’Apocalisse. La sua partenza, più volte rinviata, delude i pellegrini, ma non lo priva dell’autorevolezza necessaria per condurre una spedizione dalle forti tinte profetiche, come lo attestano le lettere e i racconti del vescovo d’Acri, dello scolastico di Colonia o del re di Gerusalemme. D’altronde, l’imperatore agisce sempre in pieno accordo sia con Giovanni di Brienne sia con Onorio III, il vero regista della crociata. Il papa, seguendo le orme del predecessore Innocenzo III, porta a compimento quel processo di trasformazione dell’idea di crociata che, nata dal movimento spontaneo di Pietro il Venerabile ha assunto l’aspetto di un’organizzazione ben definita, di un’istituzione ben precisa, senza perdere il suo significato catartico. Il fine della crociata non è lo sterminio dell’infedele, il conflitto religioso, ma la salvezza l’intera umanità, il risparmio del sangue di tutti i fedeli, il trionfo di un regno di pace che sottintende la custodia della Gerusalemme terrestre, specchio di quella celeste. Il perseguimento di questo sogno, che spesso si macchia di sangue e alimenta il fanatismo dei libelli religiosi o l’eroismo dei racconti epici, non impedisce una quotidiana coesistenza pacifica in tutto il Vicino e Medio Oriente 49 50 Stürner, Federico II, re di Gerusalemme, 161. Schaller, Die Frömmigkeit Kaiser Friedrich II., 493-513. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua delle due comunità cristiana e musulmana, il naturale scambio di ambascerie, la firma di trattati di pace o di alleanza, il libero commercio, il dialogo religioso-culturale. Esiste un dialogo ecumenicosapienziale che è promosso alla corte del sultano d’Egitto persino durante l’assedio del suo regno, e che è promosso dal papa per compiere la missione salvifica affidata da Dio, per riportare la pace nella cristianità e per recuperare i fedeli delle chiese orientali e quelli caduti in errore a causa della legge di Maometto. La guerra può essere giustificata come strumento di dissuasione, per confermare una tregua o un assetto politico consolidato, ma non è mai offensiva e pur nella sacralità della sua missione, mai santa; pertanto, anche durante una disfatta terribile come quella dei pellegrini nelle acque del Nilo, l’accordo politico rimane sempre possibile.51 Il progetto della crociata fallisce per l’inesperienza e la superbia del legato apostolico, convinto di essere stato eletto da Dio per compiere la sua missione, sordo ai consigli dei capi militari. Rimane la saggezza politica di un sovrano musulmano, al-Kâmil, il vero eroe della crociata di Damietta, che a un passo dalla vittoria preferisce offrire una pace, pago della gloria concessa dal Signore, sovrano giusto e pacifico come il Salomone delle Scritture. A lui si rivolge Oliviero di Paderbon dopo la sconfitta, quando lo invita proprio a emulare re Salomone nell’offrire a chi non appartiene al popolo d’Israele la libertà di culto nel Tempio dedicato al Dio supremo. A lui si rivolgerà anche Federico II, dimostrando di comprendere il significato di queste parole, nel tentativo di portare a compimento l’idea di crociata maturata in quel mare di relazioni politiche, religiose, sociali ed economiche attivate tra cristianità e islam nello spazio euro-mediterraneo della prima del XIII secolo. 51 Contrariamente a quanto ritenuto, cfr.: Andenna, Predicare o combattere?..., 162; Kedar, Crusade and Mission, 169-170. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 16 Università Telematica Pegaso La sconfitta dei crociati e la tregua Bibliografia Runciman S., A History of the Crusades. The Kingdom of Acre and the Later Crusades, vol. IIII, Cambridge 1954; trad. it. di E. Bianchi e A. e F. Comba, Torino 1954 Van Cleve T. C., The Fifth Crusade, in A History of the Crusade, II, 423 Estoire de Eracles Empereur, in Historiens occidentaux, Paris 1819; ed. Académie des inscriptions et belles lettres, Imprimérie Nationale, t. II, Paris 1859 Abulafia D., Henry Count of Malta, in Italy, Sicily and the Mediterranean Röhricht R., Geschichte des Königreichs Jerusalem (1100-1291), Innsbrück 1878; n. e., Amsterdam 1966 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 16