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I GIUDIZI DI ECONOMICITA’
ECONOMICITA’
AZIENDALE
ECONOMICITA’
ECONOMICITA’
DI GRUPPO
ECONOMICITA’
SUPERAZIENDALE
MACROECONOMICITA’
O ECONOMICITA’
COLLETTIVA
Introduzione ed orientamento allo
studio delle aziende (Paoloni, 2009)
1
Il REDDITO
“L’accrescimento che, in un determinato periodo di tempo, il
patrimonio di un’impresa data subisce in conseguenza della gestione”
(G. Zappa, Il reddito d’impresa. Scritture doppie, conti e bilanci di aziende commerciali, 1950)
Se l’arco temporale di
osservazione è un periodo più
breve (anno)
Se l’arco temporale di
osservazione è l’intera vita
dell’azienda
REDDITO TOTALE
o GLOBALE
Introduzione ed orientamento allo
studio delle aziende (Paoloni, 2009)
REDDITO
D’ESERCIZIO
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REDDITO D’ESERCIZIO
Può essere determinato con due metodologie:
Metodo sintetico o indiretto
Metodo analitico o diretto
R = Comp. positivi di reddito Comp. negativi di reddito
R = PNtn- PNtn-1
PNtn è il patrimonio netto al tempo n
PNtn -1 è il patrimonio netto al tempo n-1
(nell’ipotesi che non siano state
compiute operazioni sul PN)
E’ il metodo di fatto utilizzato dalle
aziende e nel quale i fatti di gestione
sono rilevati in base al principio
della competenza economica
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Tipologie dei COMPONENTI NEGATIVI e POSITIVI
I costi, ossia gli oneri sostenuti per
l’acquisto dei fattori produttivi,
vengono classificati, a seconda
dell’oggetto cui si riferiscono, in:
I ricavi, ossia i proventi originati dalla
vendita di prodotti, merci, servizi o da
altra causa, vengono classificati, in
base all’attività posta in essere ed al
verificarsi di diversi eventi, in:
- costi pluriennali
- ricavi di vendita
- costi delle materie prime o delle merci
- ricavi finanziari
- costi per servizi
- ricavi per disinvestimenti di beni strum.
- costi finanziari
- ricavi diversi
- costi fiscali
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COMPONENTI NEGATIVI e POSITIVI
del REDDITO D’ESERCIZIO
I costi e i ricavi si intrecciano nel corso dell’esercizio, ma, affinché assumano
rilevanza per la determinazione del reddito riferito al periodo amministrativo
considerato, devono essere di competenza.
Un costo è di competenza economica dell’esercizio quando nell’esercizio ha
trovato il correlativo ricavo o ragionevolmente non potrà più trovarlo.
Un ricavo è di competenza economica dell’esercizio quando nell’esercizio ha
trovato il correlativo costo o ragionevolmente non potrà più trovarlo.
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IL CONCETTO DI ECONOMICITA’
ECONOMICITA’
=
EQUILIBRIO
ECONOMICO
+
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adeguata
POTENZA FINANZIARIA
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EQUILIBRIO
ECONOMICO
L’IMPRESA si trova in EQUILIBRIO ECONOMICO quando
riesce ad ottenere entrate capaci di remunerare sia i fattori in
posizione contrattuale (ad es. manodopera) sia i fattori in
posizione residuale (ad es. il capitale di rischio).
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EQUILIBRIO
ECONOMICO
In formula:
Ricavi =
Remunerazione
+
fattori in posizione contrattuale
Remunerazione
fattori in posizione residuale
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EQUILIBRIO
ECONOMICO
Ricavi = Costi + Risulato di esercizio congruo
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Il Test di economicità
Per chiarire il concetto di remunerazione congrua dei fattori in
posizione residuale facciamo riferimento, in particolare, al capitale.
La remunerazione sarà congrua se, tenuto conto del rischio e
dell’eventuale lavoro imprenditoriale, essa è in linea con quella
ricavabile dai migliori investimenti alternativi.
Il tasso “iC” che quantifica questa remunerazione (remunerazione
congrua) è scomponibile in 3 componenti fondamentali:
- i1: rappresenta il compenso per il puro investimento di capitale;
- i2: rappresenta il compenso per il rischio sopportato;
- i3: rappresenta il lavoro imprenditoriale eventualmente prestato.
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Il componente “i1”
Il componente “i1” non tiene conto né del rischio né del lavoro
prestato. Rappresenta pertanto il rendimento che si ottiene dal
miglior investimento alternativo che sia privo di rischio.
Nella realtà non esistono investimenti che non comportino anche un
minimo grado di rischio. Tuttavia, per calcolare tale componente, si
è soliti assumere come termini di paragone i rendimenti netti (al
netto cioè dell’inflazione) degli investimenti in titoli di Stato come
CCT e BTP.
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RENDIMENTI BTP dal Sole24Ore
Considerando un orizzonte temporale di 10 anni si prende un rendimento del 4,48%:
quindi i1 è pari a 4,48%.
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Il componente “i2”
Il componente “i2” deve tener conto della perdita media delle
aziende operanti nel settore e della probabilità che questa perdita si
verifichi.
ESEMPIO
Se in un settore che conta 1000 aziende ve ne sono 100 (cioè il 10%)
che registrano una perdita media pari al 20% del Capitale Netto,
avremo che:
i2 = (perdita media) x (probabilità di perdita)
i2 = (0,20) x (0,10) = 2%
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Il componente “i3”
Il componente “i3” è determinabile come rapporto tra il compenso
medio percepito da chi copre una carica direzionale e l’ammontare
della somma investita.
ESEMPIO
Se il compenso medio dei dirigenti è 50 e il capitale investito è
1.000 avremo che:
i3 = (compenso medio) / (capitale investito)
i3 = (50) / (1.000) = 5%
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Il componente “iC”
Possiamo ora determinare la remunerazione congrua, come somma
delle tre componenti.
iC = i1 + i 2 + i3
ESEMPIO
Utilizzando i dati precedenti, si ha che:
iC = 4,48% + 2% + 5% = 11,48 %
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Il componente “iT”
Ipotizziamo di voler verificare se l’azienda studiata (azienda target),
si trovi in equilibrio economico.
ESEMPIO
Si supponga che l’azienda target abbia la seguente situazione economica:
Conto Economico
costi 400
utile 240
Capitale netto = 800
ricavi 640
iT = (utile) / (capitale netto)
iT = 240 / 800 = 30 %
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Siccome iT (30%) > iC ( 11,48%)
l’azienda target si trova in equilibrio economico.
Importante è il raggiungimento di tale equilibrio economico nel lungo periodo.
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adeguata
POTENZA FINANZIARIA
L’IMPRESA ha un’adeguata POTENZA FINANZIARIA quando ha la
capacità di reperire capitale di rischio o capitale di credito per coprire
continuamente, pienamente e convenientemente il fabbisogno finanziario
derivante dall’eccedenza delle Uscite rispetto alle Entrate di gestione.
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Aspetto finanziario della gestione
Per lo svolgimento dell’attività istituzionale l’azienda necessita di
MEZZI FINANZIARI
Il pagamento dei fattori produttivi può avvenire utilizzando i fondi
originati
dalla vendita dei prodotti
dall’apporto dei soci e dei finanziatori esterni
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Aspetto finanziario della gestione
In sostanza la gestione può essere osservata sotto:
l’aspetto monetario
l’aspetto finanziario
evidenzia le ENTRATE e le USCITE
per operazioni tipiche d’esercizio, ossia
ENTRATE per la vendita di prodotti e
USCITE per l’acquisto di fattori
produttivi
evidenzia le ENTRATE e le USCITE
per la provvista o il rimborso di capitale
proprio o di capitale di credito
I due aspetti sono tra loro COMPLEMENTARI
L’alternanza delle
ENTRATE e delle USCITE
per operazioni di esercizio
crea
un disequilibrio
monetario e quindi un
fabbisogno finanziario
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coperto
mediante ricorso al
capitale proprio e
capitale di credito
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Le Entrate (E.) e le Uscite (U.)
Le USCITE derivano da:
- operazioni d’esercizio (costi, remunerazione dei fattori in posizione residuale);
- investimenti in crediti di finanziamento.
Per esse si possono distinguere le seguenti fasi:
1) la previsione
2) la liquidazione
3) il pagamento
Le ENTRATE derivano da:
- operazioni di esercizio (ricavi);
- disinvestimento di crediti di finanziamento (riscossione dei crediti di finanziamento).
Per esse si possono distinguere le seguenti fasi:
1) la previsione
2) l’accertamento
3) la riscossione
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Il Fabbisogno Finanziario (F.F.)
Il FABBISOGNO FINANZIARIO ad un certo tempo “TX” è calcolabile
come differenza tra le Uscite totali misurate nella fase della liquidazione e le
Entrate totali misurate nella fase della riscossione.
In formula:
F.F. (TX ) = Uscite totali in liquidazione - Entrate totali in riscossione
La potenza finanziaria è quindi adeguata se è superiore al fabbisogno finanziario.
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Rappresentazione del Fabbisogno Finanziario
E
U
Introduzione ed orientamento allo
x 2009)
studio delle aziende (Paoloni,
t
t
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Esempio numerico
Si supponga che nel tempo 1 e 2 si siano avute quantità di uscite
rispettivamente di 50 e 100.
Si supponga che nel tempo 3 si abbia una quantità di uscite di 130,
ma che si siano incassate solo 10.
Il fabbisogno finanziario, al tempo 3, sarà allora pari a 130 - 10,
ossia 120.
Saranno cioè necessarie 120 per continuare nel processo produttivo.
Introduzione ed orientamento allo
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Rappresentazione del Fabbisogno Finanziario dell’esempio
E
U
130
100
50
Fabbisogno di 120
Impegno di 130
10
1
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2
3
t
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Un modo pratico per determinare il Fabbisogno Finanziario
Un modo pratico per determinare il Fabbisogno Finanziario consiste nella redazione
di uno stato patrimoniale relativo al periodo che si vuole prendere in esame.
Stato patrimoniale al tempo Tx
CAPITALE DI CREDITO
CASSA E BANCA
INVESTIMENTI LORDI IN
Kl
ATTESA DI REALIZZO
FONDI DI RETTIFICA
FONDI RISCHI
S
CAPITALE SOCIALE
RISERVE
UTILI
INVESTIMENTI (IMPIEGHI)
Z
FONTI DI FINANZIAMENTO
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Fabbisogno Finanziario = Kl - S - Z
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La GESTIONE FINANZIARIA
Una adeguata potenza finanziaria prevede:
l’analisi della composizione
degli IMPIEGHI
la scelta di una certa
combinazione delle FONTI
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Analisi della composizione degli IMPIEGHI
Negli IMPIEGHI si possono enucleare secondo il criterio
della DESTINAZIONE ECONOMICA:
l’ATTIVO IMMOBILIZZATO
l’ATTIVO CIRCOLANTE
rappresentato da attività
(investimenti, impieghi)
realizzabili e suscettibili di utilità
in un periodo superiore all’anno
rappresentato da attività
(investimenti, impieghi)
finanziariamente realizzabili in un
periodo pari od inferiore all’anno
o già presenti in forma liquida
Immobilizzazioni materiali e immateriali
Immobilizzazioni finanziarie (fin. conc., part.)
Magazzino immobilizzato
Magazzino a breve (scorte e rim. contab.)
Liquidità differite (crediti, camb., titoli non imm.
Liquidità immediate (cassa, c/c bancario)
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Analisi della composizione delle FONTI
Le FONTI possono essere distinte in TRE CATEGORIE:
- CAPITALE PROPRIO
- CAPITALE DI CREDITO
- AUTOFINANZIAMENTO
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Analisi della composizione delle FONTI
CAPITALE PROPRIO
Consiste nei mezzi che il singolo imprenditore
(nell’impresa individuale) o i soci (nella società di
capitali) immettono e rischiano nell’attività di impresa
Nelle società per azioni l’insieme del capitale proprio è diviso in azioni.
Esistono differenti tipi di azioni:
- azioni ordinarie
- azioni privilegiate
rinvio
- azioni di risparmio
- azioni di godimento
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Analisi della composizione delle FONTI
CAPITALE DI CREDITO
E’ composto da quei mezzi che vengono immessi
nell’attività imprenditoriale da soggetti non soci (o
comunque da soci ma non a titolo di capitale proprio) e che,
quindi, non sopportano il rischio imprenditoriale.
I mezzi per reperire capitale di credito sono vari; i più comuni sono:
- prestito obbligazionario
- credito bancario
- credito mercantile
- credito dei dipendenti (nella forma diretta e indiretta)
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Analisi della composizione delle FONTI
AUTOFINANZIAMENTO
Consiste nel reinvestimento di quanto ottenuto mediante
l’attività svolta nei precedenti esercizi.
Comporta la rinunzia parziale o totale, da parte dei soci, alla
distribuzione dei dividendi.
Avendo a disposizione due stati patrimoniali,
l’AUTOFINANZIAMENTO può essere determinato con due metodi:
- metodo sintetico;
- metodo analitico.
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Determinazione dell’AUTOFINANZIAMENTO
Stato patrimoniale anno X + 1
Stato patrimoniale anno X
Attività (dare)
Cassa
20
Crediti
20
Merci
20
Macchine
100
TOT. ATTIVO
Passività (avere)
Fondi rischi
10
Fondi spese future
10
Fondo amm.to
10
DebitI
20
Totale passivo
50
Capitale sociale
100
Utile anno X
10
160 TOTALE
160
Attività (dare)
Cassa
40
Crediti
40
Merci
40
Macchine
100
TOT. ATTIVO
Passività (avere)
Fondi rischi
20
Fondi spese future
20
Fondo amm.to
20
DebitI
40
Totale passivo
100
Capitale sociale
100
Utile anno X
10
Utile anno X + 1
10
220 TOTALE
220
- metodo sintetico:
ΔF = ΔInvestimenti - ΔDebiti - Apporti + Rimborsi
ΔF = 60 - 30 = 30
- metodo analitico:
ΔF = ΔUtili + ΔFondo rischi + ΔFondo di riserva + ΔFondo ammortamenti
ΔF = 10 + 10 + 10 = 30
Introduzione ed orientamento allo
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Ulteriori distinzioni tra
il CAPITALE PROPRIO e il CAPITALE DI CREDITO
Il CAPITALE PROPRIO e il CAPITALE DI CREDITO
possono essere ulteriormente distinti in base alla
DURATA
e al COSTO del FINANZIAMENTO
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Ulteriori distinzioni tra
il CAPITALE PROPRIO e il CAPITALE DI CREDITO
In base alla DURATA del FINANZIAMENTO:
Capitale proprio
ha la caratteristica di essere
permanentemente legato alla
vita dell’impresa
Capitale credito
si distingue in:
Debiti a breve termine ( all’anno)
Debiti a medio termine ( 1 e  ai 5 anni)
Debiti a lungo termine ( ai 5 anni)
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Ulteriori distinzioni tra
il CAPITALE PROPRIO e il CAPITALE DI CREDITO
In base al COSTO del FINANZIAMENTO:
Capitale proprio
avente un costo sui generis,
rappresentato dal saggio di
remunerazione congrua
richiesto dagli investitori
Capitale credito
generatore di interessi passivi
che possono essere:
- espliciti (se calcolati in % sulla durata e il
valore del debito)
- impliciti (se già conglobati nel valore di
estinzione del debito)
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LA STRUTTURA FINANZIARIA
Dopo aver esaminato:
- come si genera e varia il FABBISOGNO di FINANZIAMENTO;
- la diversa natura degli INVESTIMENTI;
- le diverse forme e fonti dei possibili FINANZIAMENTI;
si può costruire la particolare
struttura finanziaria
che consente di adattare economicamente la qualità e la quantità
dei FINANZIAMENTI alle caratteristiche degli INVESTIMENTI
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