DAL PROSSIMO MESE DI DICEMBRE LA MOSTRA
"DIALOGO NEL BUIO"
MILANO - Dal prossimo mese di dicembre la mostra
«Dialogo nel buio» tornerà a Milano. Il nuovo percorso sarà
allestito presso l'Istituto dei Ciechi in via Vivaio e sarà
dedicato a Guido Vergani. L'esperienza precedente condotta
a Palazzo Reale è stata un vero successo per il quale non
dobbiamo smettere di ringraziare Franco Brambilla e tutti i
componenti del comitato promotore che hanno regalato alla
città una delle iniziative culturali più significative di questi
ultimi anni. Oltre 36.000 cittadini, in prevalenza giovani,
hanno potuto visitare la mostra, e altre 20.000 persone sono
rimaste in lista d'attesa. L'impegno di dare vita ad una
nuova edizione è stato assunto dall'Istituto dei Ciechi in
collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi di Milano. Per
raccogliere la sfida, sarebbe bastato soltanto ripensare agli
aspiranti visitatori e alle guide non vedenti che hanno
vissuto un'esperienza unica e indimenticabile, ma la voce
che più di tutte ha spinto la vela di questa nuova edizione è
stata quella di Vergani. Quando gli raccontavo delle
difficoltà legate al progetto di riproporre la mostra Guido
ripeteva: «Conosci Milano, vedrai che ti aiuteranno tutti».
Con il suo incoraggiamento abbiamo superato ogni indugio.
E la mostra adesso riapre.
di Rodolfo MastoIl del "Corriere della Sera"
MIOPIA E DISTACCO DELLA RETINA, SI PUO'
GUARIRE
L'équipe del professor Mastropasqua: «Diagnosi precoce e
terapia al laser». In Abruzzo sono 400mila le persone affette
da questa patologia
CHIETI - Quattrocento oculisti saranno impegnati, oggi,
nell'auditorium del rettorato, all'università "d'Annunzio", in
un simposio scientifico sulla
miopia e le patologie della retina, organizzato dalla clinica
universitaria oftalmologica teatina. Un tema importante
visti i numeri che lo sorreggono: 400mila abruzzesi soffrono
di miopia, in Italia sono tra i 15 e i 17 milioni, ben il 30%
della popolazione.
Se si pensa che questa malattia è la causa più frequente di
patologie come il distacco della retina, ecco che la parola
d'ordine diventa diagnosi precoce. Tradotto nell'agenda del
buon paziente significa, oltre i 40 anni, andare a controllare
la salute degli occhi almeno ogni due anni.
Se si soffre di miopia o si è subìto un intervento di cataratta,
invece, gli appuntamenti sono più fitti: dall'oculista, si
dovrebbe andare ogni anno. Ed è con un'insolita metafora
tra occhio e uovo che Leonardo Mastropasqua, direttore
della clinica oftalmologica, centro di eccellenza regionale,
spiega i meccanismi di queste malattie. «Il nostro occhio è
come un uovo», inizia il professore, «tra il guscio e l'interno
c'è una
sottile pellicola di tessuto nervoso, utile a trasmettere
l'immagine al
cervello attraverso il nervo ottico». Accade che, per diverse
cause, in
ambiti tra il genetico e il traumatico, questa pellicola si
possa lesionare. «La miopia rende l'uovo un po' allungato
e», continua Mastropasqua, «costringe la retina a
un'estensione, che può portare alla sua rottura. Se
individuata in tempo, questa lesione può essere rimarginata
con l'uso del laser». Il medico spiega come una mancata
diagnosi precoce porti a più gravi conseguenze. «Il liquido
oculare passa attraverso questa fenditura e si insinua tra la
pellicola e il guscio», prosegue Mastropasqua, «così da
causare il distacco della retina, su cui si può intervenire
soltanto per via chirurgica». Proprio sui risultati delle attuali
tecniche interventiste, volte a curare il distacco della retina,
oggi, gli oculisti faranno lezione in un appuntamento che
s'inquadra nell'ambito del corso di aggiornamento annuale
organizzato dalla clinica oftalmologica. Il distacco della
retina, comunque, può interessare anche chi ha subito un
intervento di cataratta, ed ecco perché nelle sessioni di
lavoro ampio spazio verrà dedicato a quest'ultimo
argomento. La chirurgia sul distacco della retina che
risultati dà? «Il 91% dei casi», chiosa Mastropasqua, «si
risolve con un solo intervento».
di Sipo Beverelli de "Il Centro"
DA STAR TREK ALLA NASA
La NASA si ispira a Star Trek per ridare la vista agli
ipovedenti
Un dispositivo capace di rendere la vista agli ipovedenti
gravi: lo ha messo a punto la NASA, che lo ha battezzato
JORDY (Joint Optical Reflective Display) in onore di un
personaggio della serie televisiva "Star Trek: Next
Generation", Geordi LaForge, un ingegnere cieco che utilizza
per vedere un visore computerizzato.
Il dispositivo NASA si basa su uno già esistente, il Low
Vision Enhancement System (LVES), una sorta di casco
realizzato in joint venture dallo Stennis Space Center NASA
del Mississippi, dalla Johns Hopkins University di Baltimora
e dall'US Department of Veterans Affairs. Il LVES conteneva
due videocamere da indossare sugli occhi come un paio di
occhiali: una permetteva una visione a grandangolo non
magnificata, l'altra era in grado di magnificare le immagini.
Questo sistema permetteva di manipolare le immagini del
mondo esterno prima che giungessero all'occhio della
persona ipovedente in modo da compensare le sue
limitazioni nella visione.
JORDY utilizza l'esperienza del LVES e ne migliora
significativamente le
performance. Indossato anch'esso come un paio di occhiali,
permette di
magnificare gli oggetti di 30/50 volte. Il paziente può
regolare il contrasto, la luminosità e la modalità di
visualizzazione delle immagini a seconda delle sue esigenze.
Con questo dispositivo, i pazienti ipovedenti gravi possono
vedere chiaramente gli oggetti sia da vicino che da lontano, e
persino andare al cinema o guardare la televisione, con
evidenti miglioramenti della qualità di vita.
JORDY è stato messo a punto grazie anche all'esperienza di
Paul Mogan, un ingegnere NASA ipovedente che lo ha
testato su se stesso e ha suggerito importanti modifiche in
fase di messa a punto. In Italia si calcola che gli ipovedenti
siano circa un milione. Per la maggior parte si tratta di
anziani che hanno subito una diminuzione della loro
capacità visiva in età adulta. È importante sottolineare che
solo gli ipovedenti gravi hanno diritto alla pensione e
possono usufruire di alcune agevolazioni previste per i
ciechi, quali il collocamento obbligatorio.
Gli altri ipovedenti possono, invece, rientrare nella categoria
degli invalidi con diversa percentuale di invalidità e
conseguentemente diversi benefici economici e lavorativi.
NASA press release 2005.
di David Frati "Yahoo! Notizie"
LICENZIATA PERCHE' CIECA: RISARCITA
USA - Riceverà 3,4 milioni di dollari. L'ex presidente
dell'Agenzia per l'Aiuto dei Ciechi, Christine Boone, ha fatto
causa al dipartimento del lavoro della Pennsylvania per
essere stata licenziata, dopo tre anni, proprio per il fatto di
essere cieca. La donna ha vinto la causa legale e ha ottenuto
un risarcimento di 3,4 milioni di dollari. In tribunale la
controparte aveva sostenuto che la causa del licenziamento
della donna era la sua carenza di capacità manageriali;
tuttavia la giuria non ha creduto a questa versione, e ha
disposto che la società paghi alla donna un risarcimento di
3,4 milioni di dollari.
L'Agenzia per l'Aiuto dei Ciechi, che conta al suo interno ben
150 dipendenti, si occupa di aiutare i non vedenti a trovare
posti di lavoro, e a condurre una vita indipendente.
da "Tgcom.it"
UNA CURA PER L'AMAUROSI CONGENITA
La malattia è caratterizzata da una disfunzione retinale
Sperimentando con successo due nuovi trattamenti nei topi,
un gruppo di ricercatori guidato dal farmacologo Krzysztof
Palczewski della Case Western Reserve University di
Cleveland ha compiuto i primi passi verso una cura per una
malattia degli occhi che provoca una cecità congenita
irreversibile. I risultati, pubblicati sulla rivista "PLoS
Medicine", rivelano che i trattamenti "rappresentano un
mezzo efficace e complementare per restaurare la funzione
retinale nel modello animale della cecità ereditaria umana".
La malattia studiata è l'amaurosi congenita di Leber (LCA),
caratterizzata da una grave perdita della vista alla nascita. Le
sue cause non sono ancora del tutto chiare, ma i ricercatori
ritengono che possa dipendere da uno sviluppo anormale
delle cellule fotorecettrici nella retina, dalla degenerazione
estremamente prematura di queste cellule, o dalla mancanza
di ingredienti metabolici essenziali per la vista. In un
sottoinsieme di pazienti, la retina smette di funzionare a
causa della perdita dell'enzima LRAT (lecitina retinolo aciltransferasi), necessario per la rigenerazione di un pigmento
che serve all'occhio per rivelare la luce.
La LCA può essere causata da mutazioni nel gene che
codifica per RPE65, una proteina coinvolta nella produzione
e nel riciclaggio di 11-cis-retinale nell'occhio. Attualmente
non esistono cure, anche se studi precedenti nei topi
avevano sperimentato con successo l'iniezione di un virus
portatore del gene normale per RPE65 e, separatamente, la
somministrazione orale di un composto simile alla vitamina
A.
Ora Palczewski e colleghi hanno studiato l'effetto della
combinazione dei due trattamenti in topi ciechi privi di
enzima LRAT. La terapia genica ha restaurato
significativamente le risposte elettroretinografiche (ERG) e
quelle pupillari alla luce. Anche l'intervento farmacologico,
con composti somministrati per via orale, ha provocato un
recupero permanente delle funzioni retinali e ha
incrementato le risposte ERG. Il trattamento orale,
ovviamente, è più facile da somministrare rispetto
all'iniezione della terapia genica direttamente nell'occhio,
ma offre lo svantaggio di una potenziale tossicità a lungo
termine. Tuttavia, i dati tossicologici raccolti durante lo
studio non hanno rivelato effetti dannosi per i topi.
È possibile che ciascun trattamento sia più adatto per i
pazienti di uno specifico gruppo di età, e pertanto che la
combinazione delle due terapie possa garantire cure efficaci
per un ventaglio più ampio di pazienti. Gli scienziati
ipotizzano, per esempio, di cominciare durante l'infanzia il
trattamento con retinoidi orali per evitare la perdita iniziale
della vista e le difficoltà associate con gli interventi
chirurgici nei pazienti molto giovani.
da "Le Scienze"
FARMACI PER GLI OCCHI
Premessa d’obbligo: la redazione tiene a precisare che il
contenuto di questa pagina non è pubblicità ma
informazione su un prodotto segnalatoci da alcuni Soci.
Dato che riteniamo importante informare anche sui prodotti
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forma di citidina-5'-difosfocolina. I differenti componenti
del Cebrolux(tm) costituiscono un gruppo funzionale di
sostanze la cui presenza nell'organismo è utile per
mantenere le caratteristiche strutturali delle cellule nervose
e sostenere il loro metabolismo.
Colina e Funzione Visiva
La qualità della visione è strettamente legata al buon
funzionamento delle strutture cellulari nervose correlate alla
funzione visiva. E'pertanto essenziale fornire all'organismo
un sistema di neuroprotezione capace, in particolare, di
mantenere livelli fisiologici dei fosfolipidi nella membrana
cellulare, e quindi di assicurare l'integrità ed il
funzionamento della membrana stessa e della cellula
nervosa. La Colina è una molecola presente normalmente
nell'organismo, utilizzata per la sintesi della citidina-5'difosfocolina endogena che, a sua volta, oltre ad essere un
precursore naturale dei fosfolipidi coinvolti nella formazione
e riparazione della membrana cellulare, partecipa anche ai
processi di maturazione delle funzioni visive. La Colina
viene inoltre utilizzata normalmente dalle cellule nervose
per la sintesi dell'acetilcolina, neurotrasmettitore essenziale
per la propagazione del segnale nervoso. E' stato dimostrato
che in casi di funzioni visive alterate, una aumentata
introduzione di colina comporta un miglioramento della
trasmissione degli impulsi elettrici dalla retina al cervello.
Vitamine e Funzione Visiva
Le vitamine A, E, C, svolgono, come è noto, attività
fisiologiche estremamente importanti per il mantenimento
di una corretta funzione visiva. Infatti:
- La vitamina A svolge un ruolo essenziale nella funzione
della retina, in particolare come componente del sistema
deputato alla ricezione della luce e alla trasformazione
dell'impulso luminoso in segnale elettrico a livello dei
fotorecettori. La carenza di vitamina A determina una
diminuzione della capacità visiva, che si evidenzia
specialmente in condizioni di bassa intensità di luce.
- La vitamina E rappresenta la più importante difesa nei
confronti dei processi di perossidazione che avvengono a
livello dello strato lipidico della membrana cellulare.
- La vitamina C, per le sue note proprietà riducenti, svolge
anch'essa un'attività antiossidante e quindi partecipa al
mantenimento dell'integrità strutturale delle membrane.
- La vitamina B6 è presente nella composizione allo scopo di
garantire la migliore biodisponibilità e utilizzazione della
colina per la sintesi dei fosfolipidi.
Cebrolux e Funzione Visiva
Cebrolux(tm), complesso multivitaminico A, E, C, B6 e
colina sotto forma di citidina-5'-difosfocolina, è pertanto un
prodotto contenente un gruppo funzionale di sostanze
necessarie per il mantenimento dell'efficienza dei processi
visivi. Il suo impiego è indicato specialmente in caso di
ridotto apporto o aumentato fabbisogno dei nutrienti in esso
contenuti.
Indicazioni: 1-2 bustine 2-4 volte al giorno, salvo diversa
indicazione dello specialista.
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UN'INTERESSANTE CONFERENZA A CESENA
Internet accessibile a tutti, tanti sistemi per vedere
CESENA - Ieri a Palazzo Comandini a Cesena si e tenuta la
penultima di una serie di conferenze sul tema «Informatica
ed ipovisione» dedicata agli insegnanti di sostegno, agli
addetti al settore e soprattutto ai ragazzi
non - vedenti che si avvicinano al mondo dell'informatica.
Il relatore Giacomo Saponi, già istruttore informatico,
certificato Irifor, era stato preceduto dalle relazioni dalla
dott. Maria Teresa Tartaglia, che aveva esaminato l'aspetto
dell'ipovisione dal punto di vista ortottico e dall'intervento
del dott. Marco Fossati, che aveva invece trattato il tema dal
lato della riabilitazione, della mobilità e dello sport.
Interessante e molto dettagliata la presentazione del prof.
Saponi, il quale ha trattato temi come personalizzazione di
windows, lenti da ingrandimento virtuali, software
ingrandenti, browser-web. Per gli ipovedenti meno gravi
windows permette di personalizzare il suo aspetto, ha
spiegato Saponi, e possibile ingrandire caratteri, icone,
puntatori del mouse a piacere, inoltre si può variarne lo
sfondo, in modo da renderne piu accessibile la lettura.
E importante conoscere queste funzioni, ha ribadito il
relatore, poichè
esse permettono la fruibilità del sistema informatico nella
sua interezza,
senza inutili e dispendiosi tentativi.
Ma anche la rete offre risorse (e pure gratuite!) infatti si
possono scaricare gratuitamente dei semplici software, in
grado di funzionare da lente da ingrandimento.
Quando questi accorgimenti non bastano più si può
ricorrere a software
specifici, in grado di ingrandire fino a 37 volte i caratteri
dello schermo, inoltre ci si può avvalere anche dell'ausilio di
specifiche sintesi vocali, in grado di tradurre in vocale ciò
che appare sullo schermo. Nella sua conclusione Giacomo
Saponi non ha risparmiato una tiratina d'orecchie ai creatori
di siti wed impegnati in colorati quanto inutili virtuosismi,
che si trasformano in insormontabili barriere informatiche
per i non vedenti. Da questo ciclo di conferenze sono
emerse, purtroppo, le enormi lacune che popolano la
legislazione in materia di ausili per i portatori di handicap
(vedi legge Stanca) e lasciamo così questa sala affollata con il
cuore pieno di speranza per un domani virtualmente
accessibile a tutti!
di Monica Sandri de "Il Resto del Carlino"
NUOVE TERAPIE: TRIAMCINOLONE MACUGEN
Tra le nuove terapie attualmente in via di definizione un
ruolo importante spetta all’iniezione endoculare di una
sostanza: il triamcinolone.
Negli ultimi cinque anni circa abbiamo assistito al ritorno
alla ribalta di un farmaco cortisonico, il Triamcinolone
Acetonide (TA) che era già in uso nel passato nel mondo
oftalmologico per iniezione periorbitaria. Gli impieghi finora
riportati in letteratura sono vari, e certo, come spesso accade
per le nuove opportunità diagnostiche e terapeutiche, se da
un lato è giusto considerarle, dall'altro è indispensabile
avere un approccio serio e motivato, prudente e
responsabile.
Il Triamcinolone Acetonide ha dimostrato potenti capacità
antiangiogenetiche nei confronti della neovascolarizzazione
sottoretinica: inibisce la vitreoretinopatia proliferante nel
coniglio e la neovascolarizzazione retinica dopo insulto
ischemico nel maiale, la proliferazione fibroblastica
nell'occhio umano. Il meccanismo d'azione implica
un'azione diretta sulle cellule endoteliali ed un'azione
indiretta di inibizione della migrazione ed attivazione dei
macrofagi, dei mastociti ed di altre cellule infiammatorie che
rilasciano fattori di crescita angiogenici. Quanto all'effetto
sull'edema maculare, in realtà al di là delle prove cliniche, il
meccanismo d'azione è al momento solo ipotizzato.
Conosciamo l'effetto antinfiammatorio degli steroidi perché
interferiscono con la cascata dell'acido arachidonico, i cui
prodotti (prostaglandine) sono responsabili della rottura
della barriera ematoretinica interna. Questa azione può
spiegare l'efficacia del farmaco nell'EMC postchirurgico e
postuveitico.
La terapia intravitreale con Triamcinolone Acetonide
(IVTA): studi di letteratura IVTA ed edema maculare.
Le cause più frequenti di edema maculare (EM) sono la
retinopatia diabetica, l'occlusione venosa retinica e le uveiti
croniche. L'applicazione del triamcinolone intravitreale più
indagata finora è quella dell'edema maculare cistoide o
diffuso secondario a retinopatia diabetica.
Massin e collaboratori hanno pubblicato i risultati
preliminari di uno studio prospettico controllato su 12
pazienti seguiti per almeno 3 mesi e comunque non oltre i
sei mesi, valutando l'efficacia di 4 mg di farmaco sulla base
dell'acuità visiva e dello spessore maculare misurato con
OCT. I pazienti arruolati erano stati sottoposti già a
trattamento laser dell'EM senza efficacia. Gli autori hanno
dimostrato una significativa riduzione dello spessore
maculare a 4 e 12 settimane dal trattamento, con una
recidiva dell'edema al controllo a 24 settimane in 5 su 12
soggetti. Quanto all'acuità visiva, non è stata dimostrata una
efficacia del trattamento almeno a breve termine. Analoghi
risultati erano già stati ottenuti da Martidis e collaboratori
in uno studio non controllato con il 55% e 58% di riduzione
dello spessore maculare a 1 e 3 mesi dal trattamento con 4
mg.
Jonas e collaboratori, seppur con dosi maggiori (25 mg),
hanno ottenuto un miglioramento dell'acuità visiva nell'81%
dei casi a partire da 1 mese fino a sei mesi dopo l'iniezione,
con riduzione statisticamente significativa del leakage
fluoresceinico.
Park e collaboratori hanno trattato 10 casi di edema
maculare secondario all'occlusione della vena centrale della
retina, ottenendo una riduzione dello spessore maculare
all’OCT e un miglioramento dell’acuità visiva statisticamente
significativo nell’ambito di un follow-up medio di circa 5
mesi.
L'edema maculare cistoide postuveitico è stato trattato con
IVTA in una piccola serie di casi, 12 in totale negli unici due
lavori significativi, con 4 mg in entrambi i lavori e con una
risposta terapeutica dimostrata tra le 4 e le 12 settimane dal
trattamento sia in termini di acuità visiva che con riduzione
dello spessore maculare all'OCT. Entrambi i lavori però
riportano un tasso di recidiva quasi del 100% dopo 12
settimane dal trattamento e in 6/12 pazienti si è osservato
un ipertono secondario che in un caso è stato controllato con
la trabeculectomia. Il triamcinolone acetonide è stato inoltre
valutato in corso di vitrectomia via pars plana (VPP) come
coadiuvante nella visualizzazione e rimozione della ialoide
posteriore e antinfiammatorio locale.
IVTA e neovascolarizzazione sottoretinica (NVSR)
Il Triamcinolone Acetonide ha dimostrato nei topi la
capacità di inibire la neovascolarizzazione sottoretinica laser
indotta. Ha inoltre capacità antiedemigene, come abbiamo
più volte già indicato. Gli entusiasmi dei primi lavori sono
stati raffreddati dal lavoro di Gillies e collaboratori che è
anche quello con il più lungo follow-up finora pubblicato.
Una singola iniezione di 4 mg in 0,1 ml in 73 occhi affetti da
NVSR classica non ha dimostrato efficacia sul rischio di
perdita visiva in uno studio a doppio cieco, randomizzato
contro placebo, con un follow-up di 1 anno; per contro è
stata osservata una riduzione od una stabilizzazione della
NVSR a tre mesi significativamente più importante che nel
gruppo controllo. Più recentemente Jonas e collaboratori
hanno valutato l’efficacia sull’acuità visiva di due
consecutive IVTA in 13 pazienti con NVSR occulta o
prevalentemente occulta con un follow-up medio dopo la
seconda iniezione di circa 5 mesi. Gli autori hanno riportato
un miglioramento statisticamente significativo dell’acuità
visiva rispetto al gruppo di controllo.
Spaide e colleghi hanno riferito di 26 pazienti affetti da
NVSR subfoveale di qualunque tipo, trattati con terapia
combinata PDT e successiva IVTA. Del gruppo 13 pazienti
non erano mai stati trattati e 13 erano già stati sottoposti ad
un trattamento PDT. I risultati presentati suggeriscono
un'azione sinergica delle due terapie con un miglioramento
dell'acuità visiva e un minor numero di ritrattamenti nei due
gruppi rispetto alla letteratura. Seppure con pochi pazienti e
senza un'omogeneità nella selezione dei casi, lo studio
propone la possibilità di coadiuvare l'efficacia della terapia
fotodinamica con la contemporanea riduzione
dell'essudazione e con l'effetto antiangiogenetico del
triamcinolone.
Miscellanea
I cristalli di TA si depositano sulla ialoide posteriore
consentendone la visualizzazione in corso di vitrectomia ai
fini di una completa rimozione, analogamente a quanto
accade per il verde di indocianina per la membrana
limitante interna, con un potenziale effetto
antinfiammatorio locale utile dopo l’intervento. Inoltre è
stato suggerito in suo impiego per via intravitreale prima
dell’intervento per cataratta in occhi a rischio o già colpiti da
rubeosis iridis per retinopatia proliferante, per prevenire o
contrastare il glaucoma neovascolare secondario. In questi
due OCT, prima e dopo iniezione del farmaco si nota il
riassorbimento del liquido
Complicanze
Essendo una pratica invasiva, non vanno trascurati gli effetti
indesiderati associati e le possibili complicanze.
- endoftalmite settica 0,9% o asettica;
- ipertensione oculare 25%; 52%;
- emorragia sottocongiuntivale e/o endovitreale;
- insorgenza/progressione di cataratta (fino al 60%);
- distacco di retina,in percentuale ancora non definita ma
che possiamo stimare del 1-5%;
- dolore, arrossamento oculare, sensazione di corpo
estraneo;
- transitoria comparsa di corpi mobili (cristalli di farmaco
liberi in camera vitrea);
Protocollo di trattamento
La terapia consta di una iniezione endoculare del farmaco
che viene effettuata in ambiente sterile, preferibilmente una
sala operatoria, per minimizzare la possibile insorgenza di
complicanze. La terapia viene effettuata in pochi minuti in
anestesia locale con colliri, e non è dolorosa. Subito dopo al
paziente viene chiesto di tenere il capo in posizione eretta
per almeno due ore dopo il trattamento onde evitare la
distribuzione dei cristalli di TA al davanti del polo posteriore
con disturbo della visione centrale. I controlli devono essere
eseguiti dopo 1, 7, 15, 30 giorni e poi secondo valutazione
personale.
Conclusioni
La terapia con Triamcinolone Acetonide per via intravitreale
va mostrando un grande potenziale di efficacia in
condizioni, quali l’edema maculare cistoide, per le quali le
armi terapeutiche in nostro possesso non sono pienamente
efficaci. Questo iniziale entusiasmo però va controllato
facendo attenzione a due aspetti: vanno definite con
chiarezza le reali indicazioni a questa terapia, sulla base di
studi di efficacia con casistica numericamente qualificata;
vanno chiariti gli aspetti medico-legali relativi alla
somministrazione di un farmaco per via non indicata
nell’autorizzazione ministeriale.
da "Retina3000"
LEGGE STANCA: IL PRIMO SITO A NORMA E'
QUELLO DEI CARABINIERI
Il portale dell'Arma è stato il primo a tagliare il traguardo,
come riportato dal sito dedicato all'accessibilità. Per ora una
notizia e non il famoso bollino, per ottenere il quale
mancano ancora alcuni passaggi.
Accessibilità coniugata alla fornitura di servizi e attenzione
ai contenuti.
Arriva il primo sito a norma di legge Stanca. A tagliare il
traguardo per primi sono stati i carabinieri con il loro
www.carabinieri.it , come riporta il sito dedicato
all'accessibilità, www.pubbliaccesso.it. Per ora una notizia e
non un bollino perché al CNIPA mancano ancora alcuni
passaggi per rendere pienamente operativa la procedura di
rilascio, ma la notizia equivale di fatto a un riconoscimento
ufficiale. "Il sito che per la sua natura di 'portale di servizi al
cittadino' si era già dimostrato sensibile ai temi
dell'accessibilità - viene precisato - è ora una delle prime
applicazioni di portale sviluppato in conformità ai requisiti
tecnici prescritti dalla Legge Stanca".
Insomma accessibilità coniugata con fornitura di servizi e
molta attenzione ai contenuti. Nel sito, infatti, vengono
fornite una serie di informazioni pratiche ("Dove siamo", "A
domanda. rispondo", "Modulistica on-line", "Consigli
tematici", "Opere d'Arte rubate", "Banche dati", ecc.) e poi
soprattutto l'accesso a "Denuncia vi@ Web", per la
presentazione di denunce di smarrimento o di furto in
tempo reale. La denuncia deve poi essere confermata per
scritto dentro due giorni, con la possibilità di scegliere anche
dove e in che orario presentarsi, a prescindere dal proprio
luogo di residenza.
Attualmente la procedura per la conferma è attiva in solo 68
province - sul sito l'elenco completo - ma è comunque una
notevole comodità, e un risparmio in termini di stress e di
tempo, soprattutto quando il furto o lo smarrimento
riguarda documenti, assegni, bancomat e carte di credito.
Si ha infatti modo di bloccarli subito, a qualunque ora del
giorno e della notte, andando poi con tutta calma a
confermare la denuncia. Insomma un servizio che
rappresenta un esempio di come i siti delle amministrazioni
pubbliche possono semplificarci la vita.
Tornando alle caratteristiche di realizzazione, tutte le pagine
del portale sono state progettate per consentirne un'agevole
navigazione anche mediante tecnologie assistive, quali ad
esempio gli strumenti di sintesi vocale. Sono stati rivisti i
criteri d'organizzazione degli strumenti di navigazione
(menu, mappa, motore di ricerca e indicatore di posizione)
per rendere più agevole la ricerca dei contenuti e facilitare
l'orientamento dell'utente nel corso della consultazione del
sito. Tutte le funzionalità, inoltre, sono state realizzate per
garantirne una completa fruibilità, indipendentemente dai
dispositivi di navigazione e input in possesso dell'utente
finale, con filmati e contenuti multimediali dotati di
sottotitoli.
di A. D.
NON E' SOLO COLPA DEI MIEI OCCHI
Il Progetto Lettura Agevolata del Comune di Venezia ha
recentemente pubblicato un testo in cui le difficoltà
incontrate dalle persone ipovedenti vengono analizzate da
una duplice angolazione: sia tenendo conto delle limitazioni
oggettive provocate da una capacità visiva ridotta, sia
segnalando gli ostacoli posti dall'esterno. Infatti, chi
realizza libri, manifesti e giornali spesso non tiene conto
della leggibilità di ciò che stampa.
Per evidenziare «i rischi che una pubblicazione disattenta
può, involontariamente, comportare», il Progetto Lettura
Agevolata del Comune di Venezia ha ideato un testo
specifico intitolato Questione di leggibilità - Se non riesco a
leggere non è solo colpa dei miei occhi, sulla base del
suggerimento per cui «per risolvere davvero il problema
occorre intervenire a monte e coinvolgere anche coloro che
realizzano i prodotti da leggere e usare».
Secondo Lucia Baracco, responsabile del Progetto Lettura
Agevolata, la leggibilità grafica dev'essere considerata anche
una questione sociale.
Infatti, per molte persone, anziane o ipovedenti, può essere
difficile o perfino impossibile «telefonare perché non si
vedono i numeri sulla tastiera; ascoltare la radio perché non
si riescono a trovare le stazioni; usare un forno o una
lavatrice perché non si identificano i comandi e persino
servirsi autonomamente di un comune ascensore perché i
numeri dei piani sulla pulsantiera sono difficili da vedere».
Questione di leggibilità analizza diversi strumenti che
stanno diventando indispensabili nella vita quotidiana:
sportelli automatizzati di banche, poste, stazioni di treni e
autobus; siti Internet; elettrodomestici; prodotti alimentari
con istruzioni e date di scadenza segnalati sulle confezioni.
Spesso la loro leggibilità grafica risulta scarsa per
disattenzione progettuale o per mancanza delle nozioni
fondamentali relative appunto alla leggibilità.
Flavio Fogarolo, curatore del volume, elenca alcuni criteri
imprescindibili:
- la dimensione del carattere;
- il contrasto tra il testo e lo sfondo e il contrasto cromatico;
- le interferenze con lo sfondo, dove talvolta vengono
inserite immagini, disegni o abbellimenti grafici;
- il tipo di carattere;
- l'utilizzo del carattere in maiuscolo o in minuscolo;
- la spaziatura del testo e l'organizzazione della pagina;
- i supporti (tipo di materiale, forma, ecc).
Un manuale, insomma, che pur non aspirando all'esaustività
né alla rilevanza scientifica, non dovrebbe mancare negli
studi dei grafici e dei designer.
di B. P. di "Superando.it"
Per ulteriori informazioni:
Progetto Lettura Agevolata, tel. 041 27 48 050 o 81 49
fax 041 27 48 549, [email protected]
PIU' AMPIE INDICAZIONI PER LA TERAPIA
FOTODINAMICA
La terapia fotodinamica è raccomandabile anche nella
degenerazione maculare senile con piccole membrane
neovascolari "minimamente classiche". I risultati di uno
studio clinico randomizzato di fase II (VIM study) indicano
che la terapia fotodinamica con Visudyne è in grado di
ridurre il rischio di perdita visiva e di progressione della
malattia nella degenerazione maculare con
neovascolarizzazione di tipo "minimamente classica",
quando questa è di dimensioni relativamente piccole. Si
tratta di un ampliamento delle indicazioni della terapia
fotodinamica nella degenerazione maculare senile. Un
maggior numero di pazienti affetti da questa malattia potrà
essere trattato.
da "fondazionemacula.it"
LIBRI: LA CECITA'. CORSO DI TIFLOLOGIA
REGGIO EMILIA - Esce in questi giorni in libreria il volume
"La cecità. Corso di tiflologia", (Firenze Libri editore).
L'autore, Pier Giorgio Quartani, è persona nota
nell'ambiente della scuola reggiana sia per la sua attività di
educatore ed insegnante, che per quella di sindacalista e
docente ai corsi di specializzazione per insegnanti di
sostegno all'handicap. Il saggio ripercorre con taglio
didattico e divulgativo, le esperienze maturate dall'autore a
partire dagli anni '60 prima come educatore ed insegnante
presso l'Istituto per ciechi "Garibaldi" di Reggio e poi come
formatore di generazioni di insegnanti di sostegno nei corsi
di specializzazione. Così si possono ritrovare nel libro
l'analisi delle condizioni fisiche e psicologiche dei ciechi, la
difficoltà di sentirsi "uguali", le tecniche di apprendimento a
partire dal sistema linguistico Braille, i consigli agli
insegnanti. Questi temi vengono proposti con un approccio
realistico ai problemi che la minorazione visiva comporta,
approccio che rifiuta - come sottolineato nella premessa l'indulgenza a una sorta di retorica della cecità, che
dimentica il significato e le funzioni insostituibili dalla vista,
e al tempo stesso rifugge il pessimismo, che vede nei
minorati della vista soggetti inevitabilmente emarginati.
Uno strumento pensato per gli insegnanti, ma utile a
chiunque voglia avvicinarsi ai problemi dei non vedenti.
da "EmiliaNet"
LA DEGENERAZIONE MACULARE: DOMANDE E
RISPOSTE
LA DEGENERAZIONE MACULARE E' UNA MALATTIA
COMUNE ?
Fra le persone anziane (oltre i 65 anni di età) è la causa più
comune dell'abbassamento progressivo della capacità visiva.
A PARTE L'INVECCHIAMENTO, CI SONO ALTRE CAUSE
CHE POSSONO DETERMINARE L'INSORGERE DELLA
DEGENERAZIONE MACULARE?
La causa più frequente della degenerazione maculare è
certamente il naturale processo di invecchiamento
dell'occhio. Tuttavia ci sono casi particolari per cui lo stesso
fenomeno degenerativo può essere indotto da traumi,
infiammazioni, infezioni o forte miopia. Anche se molto
raramente, possono inoltre verificarsi casi di ereditarietà
della malattia.
LA DEGENERAZIONE MACULARE PUO' PORTARE ALLA
CECITA'?
No: la visione paracentrale e laterale viene conservata anche
nei casi più gravi. Tuttavia le limitazioni visive determinate
dalla degenerazione maculare sono tali da limitare
progressivamente lo svolgimento di una gran parte di
attività. Nella fase iniziale della malattia possono risultare
difficoltose solo quelle azioni che prevedono la distinzione di
piccoli dettagli ( ad esempio la lettura ) perché si avvertono
solo fenomeni di distorsione o "appannamento" delle
immagini. Nelle fasi più avanzate, invece, la perdita della
visione centrale determina l'impossibilità di vedere ciò su
cui si punta lo sguardo; si tratta quindi di una condizione
socialmente invalidante.
ESISTE UN MODO PER PREVENIRE QUESTA
MALATTIA?
Consigliamo innanzitutto, come per la prevenzione di altre
patologie oculari, di sottoporsi periodicamente a visite di
controllo periodiche e complete. Altro consiglio è quello di
eliminare o ridurre il consumo di sigarette e di tenere sotto
controllo la salute generale dell'apparato circolatorio:
pressione arteriosa, glicemia, colesterolemia. Gli integratori
vitaminici e minerali come "vasoprotettori" sono un valido
aiuto, anche nel rallentare l'evoluzione della malattia una
volta insorta.
LA DEGENERAZIONE MACULARE COLPISCE DI SOLITO
ENTRAMBI GLI OCCHI?
No. Le difficoltà maggiori per una diagnosi precoce sono
infatti rappresentati dal fatto che nella fase iniziale l'occhio
sano supplisce a quello colpito nella visione dei dettagli.
LE RADIAZIONI ULTRAVIOLETTE POSSONO FAVORIRE
LA DEGENERAZIONE MACULARE?
Le indagini su questo argomento sono ancora in corso.
Tuttavia l'ipotesi di una relazione tra radiazioni ultraviolette
e danni alla retina, e in particolare alla macula, è già stata
avanzata. Infatti si consiglia ai pazienti colpiti da
degenerazione maculare di indossare lenti protettive di
tonalità rossiccia, in grado di filtrare più efficacemente le
stesse radiazioni. Si raccomanda comunque, per prevenire
questa ed altre patologie oculari, di limitare l'esposizione.
da "Occhio.it"
NASCE IL CENTRO DI MEDICINA RIGENERATIVA
Si occuperà di sviluppare la ricerca sulle cellule staminali di
rivestimento: cornea e congiuntiva.
L'obiettivo è ambizioso: ricostruire il tessuto di organi
compromessi a
partire da cellule staminali o correggere difetti genetici
presenti in particolari parti dell'organismo, agendo a livello
delle cellule staminali interessate. È questo uno dei fini che
si prefigge il primo "Centro di ricerca in medicina
rigenerativa" nato grazie alla collaborazione tra l'Università
degli Studi di Modena e Reggio Emilia e a la Fondazione
Banca degli occhi del Veneto. Il progetto, che è stato
presentato ieri a Modena, è stato sostenuto dalle regioni
Emilia-Romagna e Veneto. Gli obiettivi del centro saranno
quelle di eseguire progetti di ricerca di base e di
sperimentazione per lo sviluppo dell'applicazione delle
cellule staminali e epiteliali, oltre che svolgere attività
didattica pratica rivolta agli studenti dei Corsi di laurea e
scuole di dottorato di ricerca in biotecnologie e produrre
lembi di tessuto ottenuti da cellule staminali adulte limbocorneali, congiuntivali ed epidermiche destinati alle
applicazioni cliniche.
La struttura, come ha sottolineato il dottor Piergiorgio Coin,
presidente di Fondazione Banca degli occhi del Veneto, non
ha precedenti in Europa e si prefigge di portare avanti in
coordinamento col Polo di Venezia la ricerca e l'erogazione
di servizi, che consentano anche una applicazione
clinica.Oggi, grazie alle ricerche che sono state svolte dagli
esperti di Fondazione, il trapianto autologo di colture di
cellule terminali dell'epitelio è ormai una realtà consolidata.
Il 5-10\% dei pazienti che ricevono il trapianto di cornea da
donatore hanno infatti necessità di un trapianto di cellule
staminali autologhe affinché la vista possa essere
recuperata in modo totale.
In Italia si effettuano circa 6000 trapianti di cornea l'anno,
attualmente Fondazione Banca degli occhi distribuisce 50
lembi: l'obiettivo che si prefigge ora e quello di generare
lembi di epitelio corneali per almeno 150 pazienti all'anno in
Italia. «Quella di oggi è la formalizzazione di una sinergia da
tempo esistente tra un'istituzione pubblica che porterà il
sapere accademico e le strutture come l'Università, e una di
diritto privato, ancorché posseduta da Regione Veneto,
quale Fondazione, che metterà a disposizione il suo Know
out e l'organizzazione per l'applicazione clinica delle cellule
staminali degli epiteli di rivestimento oculare - ha spiegato il
dottor Piergiorgio Coin - Fondazione è la prima banca
italiana iscritta nell'elenco delle banche di tessuti certificate
dal centro nazionale trapianti che operano in conformità alle
"linee guida per il prelievo, conservazione e l'utilizzo di
tessuto oculare". Presiede attraverso il proprio direttore
medico, l'associazione europea delle Banche degli occhi, e
dell'unico membro accreditato dall'associazione delle
banche degli occhi americane».
Il progetto, come spiega Michele De Luca, direttore
scientifico di Fondazione e professore ordinario di
biochimica all'Università di Modena, consente di sviluppare
ricerche e applicazioni cliniche sulle cellule staminali
epiteliali, non solo della cornea ma anche legate alla sfera
dermatologica. Il centro sarà operativo fra un anno, la sede
fisica sarà a Modena perchè potrà in questo modo avvalersi
del tessuto universitario che si completerà con quello
veneziano. In questo modo si creerà un percorso unico che
affronterà sia la ricerca di base sia quella clinica. Il Centro di
medicina rigenerativa sarà l'unica struttura mondiale ad
avere competenze per occuparsi di tutti gli epiteli di
rivestimento.«Questo centro estenderà le possibilità di
curare non solo le patologie legate alla cornea - sottolinea il
professor De Luca - ma anche di coltivare le cellule
congiuntivali. Oggi abbiamo infatti un limite legato proprio
alle patologie congiuntivali che sono molto diffuse e portano
a cecità».
di Daniela Boresi
POSIZIONATI I SENSORI PER AIUTARE I NON
VEDENTI AD ORIENTARSI IN CITTA'
Nasce a Bologna «Progetto Utilità», un sistema innovativo
per l'orientamento dei non vedenti in città. Bologna sarà la
prima città in Italia a sperimentare questo sistema, che ad
oggi è utilizzato soltanto a Manatthan-New York. La
sperimentazione riguarderà soltanto due zone del centro
storico: Piazza Maggiore e le Due Torri. In punti di
particolare pericolosità o interesse, saranno posizionati i
sensori che emetteranno segnali di localizzazione,
ricaricandosi di notte con la luce dei lampioni. Si tratta di
una tecnologia basata su un segnale radio che fornisce alla
persona informazioni ad alta precisione sulla sua posizione.
Partner del Comune di Bologna nel progetto "Blue Track" è
il Gruppo Hera che gestisce gli impianti di illuminazione
pubblica del comune.
Agli utenti verranno dati dispositivi palmari più piccolo di
una lattina da 33cl, in grado di ricevere i segnali radio e di
individuare ostacoli e pericoli. In questo modo i non vedenti
potranno spostarsi più agevolmente in città. L'obiettivo è di
estenderne l'utilizzo, magari per fini turistici, in modo che la
città sia visitabile anche ai ciechi.
Fonte: HelpConsumatori
PREVENZIONE: IL TEST DI AMSLER
Cosa è il Test di Amsler?
Si tratta di un test molto semplice che possiamo fare
tranquillamente a casa in qualsiasi momento. Lo scopo del
test è individuare il più precocemente possibile la
METAMORFOPSIA che è il sintomo più tipico e precoce
della degenerazione maculare. Per metamorfopsia
intendiamo la deformazione, ondulazione, distorsione di
tutto ciò che è dritto (righe, stipiti delle porte, gradini….). Di
solito si avverte meglio durante la lettura per cu il paziente
percepisce le righe del giornale distorte, ondulate o spezzate.
Purtroppo questo sintomo non sempre viene notato
precocemente perché spesso il paziente non si accorge del
disturbo fino a quando non si copre l’occhio sano.
Come si esegue il test di Amsler?
- Se necessario indossare gli occhiali per leggere;
- coprire con il palmo della mano l’occhio sinistro;
- tenere con la mano destra il test alla normale distanza di
lettura;
- fissare con l’occhio destro il punto al centro della griglia;
- fare attenzione se si osservano le righe deformate, distorte,
spezzate; oppure se è presente una macchia scura
- ripetere la stessa procedura per l’altro occhio.
Chi deve eseguire il Test di Amsler?
In linea di massima tutte le persone che sono a rischio di
sviluppare la degenerazione maculare e quindi:
- le persone di età superiore ai 50 anni
- i miopi elevati
- le persone che abbiano avuto già un occhio colpito dalla
malattia
- le persone alle quali sono state riscontrate durante una
visita oculistica di routine dei particolari fattori di rischio
come la presenza di drusen (in particolari molli) presenti
sulla retina. Le drusen sono degli accumuli color giallo che si
depositano sotto la retina e sono l’espressione della difficoltà
a smaltire le sostanze di scarto.
Come si presenta il test di Amsler?
Originariamente il test di Amsler era costituito da un foglio a
quadretti con sfondo nero e righe bianche delle dimensioni
di 10X10 cm contenente 400 quadratini. Oggi il test viene
proposto invece su un foglio bianco con righe nere. Il motivo
di questo passaggio dallo sfondo nero al bianco è meramente
economico in quanto lo sfondo nero costa di più. Per cui ad
oggi è difficile trovare in commercio dei test di Amsler con
sfondo nero e righe bianche. In realtà sul numero di Giugno
2005 della rivista scientifica Retina (la più prestigiosa in
campo internazionale) è stato dimostrato che il test
originario di Amsler (sfondo nero e righe bianche) e più
attendibile rispetto a quello utilizzato oggi (sfondo bianco e
righe nere).
IL PORTALE DEI "DIVERSAMENTE ABILI"
Il sito offre supporto all'integrazione dei disabili nel mondo
del lavoro e nella società.
Non sempre la macchina corpo funziona bene o come
dovrebbe. A volte è simile ad un motore zoppicante: magari i
pistoni vanno, ma è il carburatore che non lavora a dovere o
la frizione ad impedire d'ingranare le marce. Quando la
natura ci volta le spalle, però, il più grande tradimento lo
infliggono i nostri simili. Come se il contenitore valesse più
del contenuto, il fuori più del dentro, si viene accantonati,
emarginati, ritenuti "inutilizzabili", motori, appunto, da
buttare. E si viene emarginati nella vita sociale, nel lavoro,
nel mondo dell'intrattenimento.
Fortunatamente, però, le cose stanno lentamente
cambiando. Complice le leggi e anche la tecnologia, in grado
di affiancarsi ai non protetti e offrire loro una chance di
comunicazione, quando non anche di impiego.
E' il caso di Sociale.it (www.sociale.it), un portale interattivo
che si pone come punto di raccordo all'interno dei vari attori
del mondo della disabilità, che cerca di mettere a frutto e far
emergere le qualità proprie di ciascuno.
Su Sociale.it collaboratori, volontari, imprese, istituzioni,
associazioni e disabili possono infatti confrontarsi, reperire
informazioni, creare degli ambienti dedicati di lavoro e di
studio, nonché promuovere la comunicazione delle proprie
attività ed esperienze.
"Sociale.it", spiega Mario Barelli, uno dei redattori del sito,
"si propone l'integrazione dei disabili nel mondo lavorativo,
perché va capito che, se una persona ha un deficit fisico, può
comunque essere utile e produttivo per se stesso e la
società".
Mario, 32 anni, laureato in giurisprudenza è anch'egli un
disabile. Il suo compito all'interno della redazione di
Sociale.it è quello di verificare nella pratica l'accessibilità ai
non vedenti del sito principale e degli altri sviluppati su
commissione.
Affetto da una malattia rarissima (meno di 20 casi in tutto il
mondo) chiamata Ipofosfatasemia, che impedisce al calcio di
fissarsi alle ossa, Mario è costretto su una sedia a rotelle ed
ha perso la vista. Ma non certo la combattività, l'ironia o
l'intelligenza: "Grazie ad uno screen reader (un programma
per la lettura vocale dei più comuni formati informatici
utilizzati, n.d.r.)", spiega, "mi occupo anche di controllare i
bandi di concorso e poi di pubblicare quelli che riservano
delle quote per i disabili e tutto il materiale che possa in
qualche misura essere per loro utile o interessante".
Tra le varie sezioni del portale, dunque, è possibile reperire
aggiornamenti, ricevere consulenza ed anche chattare con
chi condivide gli stessi problemi o vuole semplicemente
imparare a comprenderli. Una chance in più per i
"diversamente abili", ma anche per chi sente come propria la
problematica dei rapporti sociali e umani di queste persone.
di Francesca Tarissi de "La Repubblica"
AUTOBUS A MISURA DI NON VEDENTI
Attivati speciali dispositivi sonori sui mezzi della CPT
PISA - Ecco gli autobus a misura di non vedente. Sui mezzi
della Cpt (compagnia pisana trasporti) è iniziata in questi
giorni l'attivazione di speciali apparecchi per segnalare ai
passeggeri l'arrivo a una fermata e, contemporaneamente,
annunciare il sopraggiungere del veicolo a chi in strada lo
aspetta. Si tratta di dispositivi sonori per persone totalmente
prive della vista e, per coloro che soffrono di menomazioni
gravi (ipovedenti), di indicatori luminosi molto accentuati.
L'impegno a estendere a tutti i bus la nuova dotazione è
stato fissato in un protocollo d'intesa firmato ieri mattina
dalla Cpt (con l'amministratore delegato Alberto Banci),
dalla Provincia (con gli assessori al sociale Manola Guazzini
e ai trasporti Mario Silvi), dall'Unione italiana ciechi
(rappresentata dal presidente della sezione locale Paolo
Recce) e dai rappresentanti sindacali della Cpt: Antonio
Mazza (Cgil), Alessandro Puccetti (Cisl), Roberto Colzi (Uil)
e Fabrizio Genovesi (Faisa). I sistemi fonici per l'annuncio
vocale possono essere percepiti all'interno del bus e anche
all'esterno; indicano il numero della vettura e la fermata. La
segnalazione acustica consente al non vedente a bordo di
conoscere per tempo la fermata stessa; e permette a chi è in
attesa di sapere il numero della linea e il capolinea verso cui
l'autobus è diretto. Poi ci sono gli indicatori luminosi: posti
all'esterno e all'interno della vettura, mostrano (con
messaggio fisso o variabile) il numero, il percorso della linea
e le fermate principali; ciò che li rende speciali sono i
requisiti di grandezza, contrasto e luminosità dei caratteri,
regolati in modo da risultare facilmente leggibili da tutti,
compresi ipovedenti e persone anziane. Infine il progetto
prevede, all'interno dei bus, pulsantiere per la richiesta di
fermata ben visibili e facilmente raggiungibili. La
sperimentazione di queste dotazioni è in realtà già iniziata,
ma dopo la fase dei semplici test ora si passa al
funzionamento a regime. Nei giorni scorsi la Cpt ha iniziato
a far viaggiare i mezzi provvisti dei nuovi apparecchi sulle
linee 2, 7, 9, 13 e 14. Entro il 30 giugno la novità interesserà
anche le linee 1, 4, 5 e 6. Successivamente il servizio sarà
esteso alle linee 8 e 12. Inoltre i bus attrezzati con i nuovi
dispositivi saranno impiegati anche sulle tratte extraurbane
Pisa-Pontedera e per il litorale (Pisa-Marina-TirreniaLivorno). I livelli di volume e la tonalità degli annunci vocali
sono stati calibrati in maniera da ridurre l'impatto delle
segnalazioni acustiche sul personale a bordo.
da "Il Tirreno"
LA LUTEINA
La Luteina e la Zeaxantina (che è un suo derivato) sono
carotenoidi presenti nel plasma e concentrati nella macula
lutea della retina, area della visione distinta, dove i
fotorecettori catturano le immagini luminose e le inviano al
cervello, perchè possano essere elaborate in immagini. Sono
fondamentali per la buona salute dei nostri occhi in quanto
prevengono l’insorgere di malattie come la degenerazione
maculare senile, dovuta ad una lesione dei fotorecettori che
genera un’area di non visione, e la cataratta, caratterizzata
dall’opacizzazione del cristallino, che svolge la funzione di
mettere a fuoco l’immagine sulla retina, due patologie che
spesso colpiscono l’individuo con il protrarsi dell’età. Riduce
inoltre il rischio di cecità notturna e mantiene il buon
funzionamento del nervo ottico.
Proprietà antiossidanti e filtranti.
L’azione preventiva svolta dalla luteina è dovuta a due
proprietà principali:
1) l’attività antiossidante, che contribuisce a inibire la
formazione di radicali liberi, e “scavenger”, che ripulisce la
retina dai radicali liberi in essa presenti. Numerosi studi
hanno accertato che l’assunzione bilanciata di luteina ed
altri nutrienti essenziali come Vitamina C e Vitamina E
esercita un valido effetto protettivo nei confronti del danno
fotossidativo oculare.
2) l’attività filtrante delle radiazioni luminose, in particolare
della luce blu che sono particolarmente dannose e
aggressive.
Fonti alimentari.
Fa parte della famiglia (anche se non è fonte) della Vitamina
A e si trova principalmente in verdure come i cavoli verdi, gli
spinaci, i broccoli, il prezzemolo. Ne è molto ricca la
calendula.
Quanta Luteina?
Il fabbisogno giornaliero raccomandato di luteina è pari a 26 mg (2-3 porzioni di spinaci o altra frutta e verdura ad alto
contenuto di luteina alla settimana sono in grado di fornire
tale fabbisogno).
Ipervitaminosi.
Non esiste rischio di ipervitaminosi di Vitamina A derivante
da Luteina.
Attenzione! Questo trafiletto lo pubblichiamo per dovere di
informazione ma, dato le esperienze precedenti, prendiamo
la notizia con le molle e andiamo con i piedi di piombo. La
notizia che segue necessita di verifica e soprattutto di
decriptazione dato che spesso la stampa fa passare cose già
note come scoop scientifici. La Redazione.
CURA PER MALATTIE DELLA RETINA
E' già stato provato con successo su 10 pazienti
ROMA - L'impianto oculare di cellule biotech produttrici di
un fattore terapeutico e' il futuro per curare malattie
degenerative della retina. Una prima prova sono i risultati
della prima fase di sperimentazione clinica su dieci pazienti.
Condotta da Paul Sieving del National Eye Institute,
National Institutes of Health di Bethesda, questa prima fase
di sperimentazione ha dimostrato infatti che la terapia
cellulare e' sicura e non tossica, facendone intravedere anche
l'efficacia.
da "Virgilio News"
MALATTIE DELLA RETINA, NE PARLANO GLI
ESPERTI
Si svolge a Milano un convegno dedicato ai pazienti con
degenerazioni maculari e retiniche. La maggior parte degli
ipovedenti, quasi due milioni in Italia, deve la riduzione
della vista a una malattia della retina: la degenerazione
maculare senile, la degenerazione maculare miopica, la
retinopatia diabetica, le malattie ereditarie, il distacco della
retina, le retinopatie infiammatorie. Per affrontare i temi
legati alla degenerazione della retina, si svolgerà il 2 aprile a
Milano, alle ore 8:30 nell'auditorium della Fondazione
Opera San Francesco, di Via Kramer 5, un convegno mirato,
dedicato soprattutto all'informazione e alla sensibilizzazione
dei pazienti. E' infatti la prima volta, come sottolinea
Alfredo Pece, presidente dell' Associazione no profit Retina
Research&Rehabilitation di Milano organizzatrice del
Convegno, che primari e specialisti di una patologia così
importante come quella della retina, si riuniscono a Milano
con i pazienti per illustrare loro in maniera chiara e
specifica, i problemi relativi alla malattia, i progressi della
ricerca, le tecnologie innovative per la diagnosi, le più
recenti ed efficaci terapie, gli ausili più moderni a
disposizione in caso di ipovisione, la più grave delle
conseguenze delle affezioni della retina. Non sarà trascurato
neppure l'aspetto della prevenzione, che oltre alla
consultazione dello specialista oculista a scadenze
determinate in base all'età e alla familiarità, è legata
soprattutto all'astinenza dal fumo e a una corretta
alimentazione che tenda a ridurre l'aumento dei radicali
liberi, e alla correzione dei fattori di rischio.
L'ingresso è gratuito.
E' necessario prenotarsi telefonando allo 02 29 51 13 78
dalle 15 alle 19 all'Associazione Retina
Research&Rehabilitation o inviando un fax allo 02 20 42 22
62.
di M.M. da "Dica33"
OCCHIO ALLA MACULA
Si rischia la cecità. Una campagna di prevenzione
Il Policlicnico di Tor Vergata, con la sezione italiana
dell'Agenzia Internazionale per la prevenzione della Cecità
(Iapb), con la Società Oftalmologica Italiana (Soi) e con
Novartis (impegnata sul fronte della ricerca e
dell'innovazione terapeutica in oftalmologia), ha promosso
la campagna nazionale di prevenzione "Qualità della Visione
- QoV" per sensibilizzare il pubblico alla tutela della salute
degli occhi e prevenire le patologie legate alla Degenerazione
maculare.
Anche se questa patologia colpisce raramente individui sotto
i cinquant'anni, le cosiddette forme giovanili contano la più
diffusa "degenerazione maculare miopica" che può affliggere
chi già soffre di gravi forme di miopia (difetto refrattivo
superiore alle 6 diottrie) o in chi è predisposto a rischi
d'ereditarietà per familiari colpiti da forme gravi. Stime
italiane recenti parlano di un numero di poco inferiori al
milione di affetti dai primi segni di degenerazione maculare:
l'1 per cento oltre i 50 anni, il 14 per cento oltre i 75 e il 30
degli ultra 85enni ne sono affetti nella forma più
minacciosa. Esiste infatti una strettissima correlazione tra
l'età avanzata e lo sviluppo della malattia, tanto che si parla
specificamente di Degenerazione Maculare Senile o Legata
all'Età (Dmle). Le proiezioni più accreditate prevedono, in
ragione del progressivo innalzamento dell'aspettativa di vita,
un tragico peggioramento della situazione, con un numero
di casi 3 volte superiore all'attuale nei prossimi 25 anni.
"La malattia provoca un deterioramento progressivo della
macula, la parte più interna della retina responsabile della
visione distinta; un lento e graduale calo della vista; una
visione di immagini distorte o ondulate; la percezione di
aree sfocate ed annebbiate che tendono a divenire vere e
proprie macchie scure. Per questo risulterà impossibile
compiere anche le più semplici attività quotidiane, come
leggere, guidare, riconoscere un volto familiare" dice
Federico Ricci, responsabile del servizio di Retina medica
dell'Unità operativa di Oculistica del Policlinico di Tor
Vergata.
Un primo, facile, test, per consentire di individuare
precocemente alcune patologie che interessano la parte
centrale della retina, può essere eseguito direttamente dal
paziente fissando un punto definito di una griglia e
controllando la funzionalità della visione centrale: nel caso
alcune linee appaiano piegate o interrotte, sbiadite o
ondulate occorre parlarne subito con il proprio oculista.
di Laura Cappozzo de "La Repubblica"
NEWS DAL VENETO
Oggi ci sono soluzioni per oltre la metà dei casi un tempo
«disperati» Una nuova tecnica importata dalla Francia al
servizio degli anziani
PADOVA - Raddoppiano le sale operatorie per l'oculistica al
Sant'Antonio. La decisione è stata presa per dimezzare le
liste d'attesa che, solo per gli interventi alla retina, arrivano
a 4 mesi, laddove per garantire una migliore riuscita
l'intervento andrebbe eseguito a circa un mese dalla
diagnosi. Un «allargamento» necessario a fronte del
continuo incremento di richieste di interventi, con oltre 300
operazioni per problemi legati alla retina, a carico
dell'ospedale dell'Usl 16, su un totale di quasi 400 all'anno.
«I passi avanti fatti sia dal punto di vista della diagnosi
precoce che della strumentazione tecnologica ci hanno
consentito di ottenere una maggiore efficacia in sede di
intervento» sostiene Roberto Cian direttore del servizio di
vitreo retinica.
«Oggi possiamo operare con buoni risultati - prosegue Cian
- almeno la metà dei pazienti che qualche anno fa venivano
definiti inoperabili: da qui l'aumento esponenziale delle
richieste». A Padova le patologie alla retina sono aumentate
a tal punto da superare di gran lunga gli interventi sulla
cornea (una cinquantina i trapianti all'anno). Le
maculopatie vengono trattate con un metodo mini-invasivo
importato dalla Francia: «Si tratta di una tecnica che solo
noi eseguiamo di routine - prosegue l'oculista - e che ci
consente di migliorare la diagnosi, individuando
precocemente l'invecchiamento e i fori maculari delle
trombosi retiniche e procedendo inoltre, dal punto di vista
dell'intervento, con un sistema molto meno invasivo».
L'adozione di questo metodo consente di ridurre il numero
delle incisioni sull'occhio durante l'operazione: «Restano
ovviamente le due aperture per il cannello dell'infusione e le
pinze - spiega Cian - e tuttavia, grazie all'introduzione di una
lampad a a fessura appesa al microscopio, riusciamo ad
evitare la terza incisione solitamente praticata per
introdurre la luce direttamente nell'occhio. In questo modo
si evita di avvicinare eccessivamente alla retina una luce la
cui esposizione può risultare tossica ed eccessiva,
garantendo una maggiore efficacia oltre che un recupero più
rapido». Gli interventi durano circa un'ora rispetto alle 2,5
ore di una volta, vengono effettuati per il 99% in anestesia
locale in regime di day-hospital e non richiedono punti di
sutura.
Sabato alle 8 allo Sheraton è in programma un convegno
sulle patologie retiniche, cui parteciperanno trecento oculisti
da tutta Italia: sul tavolo, l'analisi delle membrane che
distorcono la retina, la degenerazione maculare legata all'età
e gli edemi maculari dovuti a diabete e trombosi, che
colpiscono il 60% della popolazione dopo i 65 anni. «Otto
mesi fa abbiamo inviato a tutti gli specialisti d'Italia un
questionario in cui chiedevamo a ciascuno di formulare le
domande che avrebbero rivolto a un oculista "a cena" prosegue Cian -. In tal modo volevamo assicurarci di
focalizzare l'attenzione su temi di grande interesse per la
categoria. In questa occasione confronteremo quindi le
terapie chirurgiche, facendo il punto sui trattamenti e le
tecniche a disposizione. L'obiettivo è di uniformare il più
possibile le indicazioni e, di conseguenza, il comportamento
degli specialisti».
di S. Zan. de "Il Mattino di Padova"
OCCHI, CORNEE COME NUOVE
Lesioni corneali già curate con trapianti; nel futuro anche
per la retina
L'OCULISTICA è uno dei campi dove le applicazioni cliniche
delle staminali sono a buon punto. Michele De Luca
(Università di Modena) e Graziella Pellegrini (Fondazione
Banca degli Occhi del Veneto) riescono ad "aggiustare"
cornee danneggiate con cellule staminali. Nel "limbus", un
tessuto al confine con la congiuntiva, si trovano delle cellule
multipotenti, in grado di rigenerare un tessuto simile a
quello della cornea. Decine di pazienti con lesioni corneali,
alcuni non vedenti da anni, sono stati guariti dall'impianto
di queste cellule staminali. Anche a Verona nel corso
dell'anno passato è stata recuperata la vista in due pazienti
affetti da cecità a causa di lesioni corneali, sempre in
collaborazione con la Banca degli Occhi del Veneto. Le
cellule staminali potrebbero essere in futuro usate anche
contro la degenerazione della retina, malattia progressiva e
molto difficile da curare. Alla Harvard Medical School di
Boston hanno fatto esperimenti sui topi e poi su mammiferi
più grandi con risultati promettenti. Secondo una ricerca
appena pubblicata su "Developmental Biology", alcune
cellule derivate dall'iride possono dar luogo ai vari sottotipi
cellulari della retina, tra cui fotorecettori, glia, neuroni e
cellule dell'epitelio pigmentato. Oltre alla degenerazione
maculare senile, questo tipo di cellule potrebbe aiutare nella
terapia di retinopatia diabetica e altri disturbi retinici.
Costerà un occhio della testa? Bisogna sempre ricordare che
le cure con cellule staminali non saranno per lungo tempo
alla portata di tutti e dunque bisogna sempre lavorare ad
alternative più accessibili. Occhio per occhio, orecchio per
orecchio? Non è inverosimile che un giorno, oltre che per la
vista anche per disturbi dell'udito le staminali troveranno
applicazioni.
da "La Repubblica"
CECITA' AI COLORI? UN RIVOLUZIONARIO
SOFTWARE VI AIUTERA'
Messo a punto un nuovissimo software, denominato
eyePilot, in grado di comunicare i colori delle immagini
che appaiono sullo schermo di un computer ai pazienti
affetti da cecità ai colori. Muovendo il cursore su
un'immagine, eyePilot comunicherà all'utente di che
colore è la porzione di immagine esplorata . Se l'utente
clicca sul nome di un colore, invece, tutte le zone dello
schermo di quel colore iniziano a lampeggiare. Inoltre il
software permette di agire sullo schermo del computer
come su una televisione, permettendo di intervenire in
modo fine sullo spettro di colori e sul contrasto. Per gli
utenti affetti da ipovisione i colori più problematici da
discriminare sono innanzitutto il rosso e poi il verde. Il
tipo di cecità ai colori più diffuso è la protanopia, che è
appunto una cecità più accentuata per il colore rosso, che
colpisce una percentuale non trascurabile della
popolazione maschile (la cecità ai colori è meno diffusa tra
le donne). Segue la deuteranopia, ovvero una cecità più
accentuata per il colore verde. Gli appartenenti a questi
due gruppi confondono tra loro il rosso e il verde (i
protanopi confondono anche il rosso col blu). Il terzo
difetto in ordine di diffusione è la tritanopia: chi ne soffre
confonde tra loro il giallo e il blu. Il deficit più penalizzante
per la percezione dei colori è infine l'acromatopsia: chi ne
è colpito soffre di un'estrema sensibilità alla luce, di
completa (o incompleta) cecità ai colori e di bassissima
acuità visiva.
Finora ben pochi sforzi erano stati fatti dall'industria dei
computer per i pazienti affetti da cecità ai colori, che
colpisce in varie forme e con diversa gravità l'8 per cento
degli uomini e l'1 per cento delle donne. EyePilot arriva
quindi a colmare una lacuna importante, soprattutto in un
mondo dove molti dei processi lavorativi ormai avvengono
via computer. Venduto a 34 dollari, eyePilot è prodotto da
Tenebraex, un'azienda di Boston specializzata in
tecnologie militari tra i cui azionisti figura lo scrittore Tom
Clancy.
Jason Bishop, un analista finanziario di Richmond, ritiene
che il software gli sarà di estrema utilità per disegnare
grafici da inserire in presentazioni professionali: "Spesso i
miei accostamenti di colori causano ilarità e commenti tra
i miei colleghi durante le riunioni, e i miei grafici
sembrano la pubblicità di un circo". La cecità ai colori,
questioni estetiche a parte, rende pressoché impossibile
per coloro che ne sono affetti l'accesso a determinate
professioni, e l'utilizzo di software come eyePilot potrebbe
contribuire a diminuire le discriminazioni.
di David Frati de "Il Pensiero Scientifico Editore"
UN NANOPONTE PER RECUPERARE LA VISTA
Un "ponte" artificiale per riparare il nervo ottico
danneggiato e recuperare parzialmente la vista. È quello che
un team di scienziati del Massachusetts Institute of
Technology (MIT) e dell'università di Hong Kong sono
riusciti a fare per curare alcuni criceti ciechi.
La tela del ragno. Il nervo ottico connette l'occhio con il
cervello, tramite un sistema ramificato di cellule nervose
simile alla tela di ragno. Quando il nervo ottico viene
danneggiato, per esempio in seguito a un incidente o per un
glaucoma, nel sistema di connessione si crea un "buco" con
la conseguente perdita della vista. Per risolvere il problema i
ricercatori hanno scommesso sulle nanotecnologie e ideato
un "impianto" costituito da nanoparticelle, capace di
"riparare" il sistema di connessione interrotto.
Un rammendo tecnologico. Così hanno iniettato nel cervello
di alcuni criceti ciechi, vicino al punto in cui si era verificata
la lesione, una soluzione di peptidi (minuscole molecole che
misurano cinque nanometri). Dopo sole 24 ore gli scienziati
hanno osservato che il cervello aveva cominciato a ripararsi
da solo e che le nanofibre iniettate progressivamente
favorivano lo sviluppo e la rigenerazione degli assoni, le
"ramificazioni" che hanno la funzione di trasmettere gli
impulsi nervosi dal centro alla periferia. Qualche settimana
più tardi i criceti hanno cominciato a recuperare
parzialmente la vista. I risultati dell'esperimento danno
molte buone speranze ai ricercatori che adesso stanno
pensando di sviluppare con la stessa tecnica una terapia
utile a riparare il midollo spinale danneggiato, per curare
alcune forme di paralisi.
da "Focus.it
AUSTRALIA: CELLULE STAMINALI E OCULISTICA
AUSTRALIA - Le cellule staminali sanguigne possono
aiutare a curare le ferite degli occhi ed essere efficaci nel
trattamento di patologie oculari correnti, come la distrofia
ereditaria della retina e la degenerazione maculare causata
dall'eta'. L'hanno spiegato ricercatori dell'Universita' di
Sydney sulla rivista American Journal of Pathology. Gli
autori hanno scoperto che le cellule staminali
ematopoietiche potrebbero essere d'aiuto per curare
malattie degenerative degli occhi suscettibili di portare alla
cecita'. Le cellule staminali provenienti dal midollo osseo
possono fra crescere le cellule epiteliali pigmentate della
retina. I ricercatori suggeriscono che le cellule staminali
ematopoietiche possono potenzialmente servire da fonte
terapeutica per curare le ferite degli occhi.
da "Cellule Staminali"
L'INVISIBILE CHE AIUTA A VEDERE
Medicina dall'Università di Hong Kong
Alcuni animali, divenuti ciechi dopo una lesione del nervo
ottico, hanno parzialmente recuperato la vista grazie
all'innesto di una nanostruttura di supporto, che ha aiutato
la ricrescita del tessuto nervoso. Questa tecnica alimenta la
speranza che le persone affette da malattie o lesioni al nervo
ottico possano, un giorno, recuperare la vista.
Il nervo ottico, che collega l'occhio al cervello, può venire
reciso a causa di ferite traumatiche. Ma può essere
danneggiato anche dal glaucoma, quando l'eccessiva
pressione intraoculare fa cedere il tessuto nella parte
posteriore dell'occhio, causando la lacerazione delle fibre
nervose e la perdita graduale della vista.
Risanare il nervo ottico implica che le lunghe propaggini
filamentose e ramificate delle cellule nervose, chiamate
assoni, ricomincino a crescere e a trasmettere impulsi. Il
raggiungimento di questo risultato è già « una soglia di tutto
rispetto » , come afferma Rutledge Ellis Behnke, ingegnere
biomedico al Mit. «Si può sollecitare l'allungamento degli
assoni - spiega - esponendoli a fattori di accrescimento del
tessuto nervoso. Ma raramente arrivano a estendersi tanto
da colmare le interruzioni del nervo ottico».
Per ovviare a ciò, Ellis Behnke e i suoi colleghi
dell'Università di Hong Kong e dell'Institute for
Neuroscience di Xi'an, in Cina, hanno creato un'"
impalcatura" di fibre, fatta di nanoparticelle, che fa da ponte
tra le fibre nervose.
Hanno dato a queste fibre la stessa consistenza dei
complessi di proteine e zuccheri che avvolgono la superficie
dell'assone lesionato, nella speranza che esse possano
sollecitarne la crescita e la migrazione cellulare. Per creare
questa nano struttura, il team si è ispirato a una scoperta
fatta da Shuguang Zhang al Mit, all'inizio degli anni 90.
Zhang scoprì che si possono creare delle sequenze peptiche
che si auto assemblano in strutture retiformi di nano fibre,
purché vengono immerse in soluzioni saline con
concentrazioni simili a quelle che si trovano nel corpo.
Il team ha tenuto sotto osservazione dei criceti a cui erano
stati volutamente recisi i nervi ottici e a cui era stato
iniettato un preparato peptidico nel cervello, in prossimità
della localizzazione della lesione. Dopo sei settimane, gli
animali avevano in parte recuperato la vista. « Vedevano a
sufficienza per poter trovare il cibo e operare bene » dice
Gerald Schneider, dell'equipe del Mit.
Schneider stima che si siano ricollegati 30mila assoni,
rispetto alla sola trentina dei precedenti esperimenti ( che
utilizzavano altri approcci). La nanostruttura portante
sembra, infine, rompersi senza causare danni.
Kevin Shakesheff, ingegnere dei tessuti all'Università di
Nottingham, afferma che l'esperimento desta entusiasmo,
ma richiede cautela. «La recisione chirurgica del nervo di un
criceto - avverte - non è rappresentativa delle malattie o
delle ferite che si verificano nelle persone. Altre ricerche
hanno poi messo in evidenza differenze tra le specie: la
rigenerazione dei nervi di un roditore potrebbe non
verificarsi negli uomini». Inoltre, non è ancora noto come la
nanostruttura rigeneri il tessuto. Mentre si potrebbero usare
delle cellule staminali per stimolare ulteriormente il
processo rigenerativo. L'équipe del Mit prevede di ampliare
il lavoro di ricerca, per una terapia che curi le lesioni al
midollo spinale.
di Paul Marks da "Il Sole 24 Ore"
HABILIO
Tavolo ergonomico, altezza e distanza dallo schermo
regolabili, software ingraditore: la società Bassnet lancia
''Habilio'', postazione in grado di adattarsi alle diverse
disabilità, e la installa in un centro internet della città.
FIRENZE - La tecnologia? Non è fine a se stessa ma può
aiutare in modo concreto chi ha più bisogno. Questa la
logica di fondo di "Habilio", sistema integrato per l'accesso
al computer da parte delle persone con disabilità, creato
dalla società fiorentina Bassnet srl, che opera nell'area
dell'information e communication technology, in
collaborazione con Internet Train, catena di centri internet,
ed il Mobilificio Fattorini. "Habilio" - postazione dotata di pc
e di speciali ausili - è stato inaugurato il 10 febbraio scorso,
grazie all'adesione al progetto di Unicoop Tirreno, nel
superpercato Coop di Cecina e in quello di via Laurentina a
Roma. Era installato anche presso il Villaggio Paralimpico
del Sestriere durante le recenti Paralimpiadi, e nei giorni
scorsi ha fatto per la prima volta il suo ingresso a Firenze in
un Internet Point, presso il negozio Internet Train di via
Guelfa.
La postazione Pc di Habilio è collocata sopra un tavolo
ergonomico, realizzato con materiali naturali, atossici ed
ecompatibili, che permette l'accesso e l'utilizzo del computer
alle persone in carrozzina, a coloro che hanno quindi
difficoltà motorie o anche percettive. "Da sempre cerchiamo
di impostare il lavoro con questo impegno - riferisce Luca
Bassilichi, amministratore delegato di Bassnet -: rendere
l'informatica di facile accesso a tutti, utilizzarla per colmare
'gap sociali', come è sicuramente la disabilità, e decentrare le
tecnologie dalle piazze virtuali a quelle reali". La struttura
del tavolo ergonomico è a doppia motorizzazione, si può
regolare l'altezza e l'utente può avvicinarsi o allontanarsi
dallo schermo del Pc utilizzando un semplice tasto. Habilio
possiede inoltre un ingranditore di schermo, grazie ad un
software in grado di ingrandire fino al 200% ciò che
compare sul video. La postazione, (che può utilizzare il
sistema operativo Windows XP e, come software applicativi
la suite OpenOffice, il browser Firefox e il client mail
Thunderbird), garantisce l'uso del pc ad utenti con diversi
tipi di disabilità grazie alla collaborazione con aziende leader
nella produzione di ausili, che progettano soluzioni mirate in
base alle indicazioni degli stessi utenti finali, coinvolti nel
processo creativo e produttivo.
A dicembre 2005 Habilio ha ricevuto il Premio Amerigo
Vespucci (sezione Progetti Innovativi) come intervento
innovativo, che può trovare sbocco anche nel mercato
internazionale coniugando etica, estro e ricerca. "Un
progetto come questo può essere davvero un aiuto concreto
per agevolare la comunicazione - osserva Roberta Brunetti,
della cooperativa sociale Matrix, che era presente
all'inaugurazione all'internet point di Firenze -, intesa
proprio come relazione e conoscenza reciproca. I nostri
ragazzi hanno sperimentato la postazione e la prova è stata
più che positiva". La società Bassnet, inoltre,
(www.bassnet.it) può individuare e valutare le agevolazioni
economiche più convenienti per il cliente, offrire consulenza
agli enti privati per l'accesso ai contributi previsti dalla
Legge 68/99 per la messa a norma delle postazioni di lavoro.
Habilio è concepito come un work in progress. Quella
installata a Firenze è la 'configurazione standard' che può
essere adattata a seconda delle disabilità. In questo senso
sono in acquisizione ulteriori implementazioni, tra cui ad
esempio software di sintesi vocali per persone non vedenti.
di S. M. de "Il Redattore Sociale"
SI', I BLOG POSSONO ESSERE ACCESSIBILI
Questa la sfida lanciata da Michele Diodati che, in una
intervista a Punto Informatico, spiega l'origine e il futuro
della sua applicazione Pesa-Nervi, ora aperta alle modifiche
e alla partecipazione degli sviluppatori.
ROMA - Sale l'attenzione per l'accessibilità, quell'insieme di
tecnologie e metodologie di sviluppo e presentazione delle
risorse internet che permette di renderle praticabili
facilmente anche ai portatori di disabilità, e da oggi è più
facile realizzare un blog che sia realmente accessibile.
Questo lo si deve al lavoro di Michele Diodati, consulente
informatico che da lunghi anni si occupa di accessibilità e
cura un sito di riferimento per tutti: Diodati.org. Punto
Informatico lo ha intervistato per saperne di più sulla
piattaforma accessibile di blogging Pesa-Nervi.
Punto Informatico: C'è davvero bisogno di una piattaforma
per blog accessibili? Le piattaforme commerciali più diffuse,
da Blogger a Splinder, non sono accessibili?
Michele Diodati: È difficile rispondere a questa domanda.
Una piattaforma per blog accessibili diventa necessaria
quando sorge il bisogno di possedere e consultare blog da
parte di utenti con disabilità o comunque beneficiari
dell'accessibilità (utenti che usano schermi piccoli,
connessioni lente, sistemi obsoleti ecc.). Io non so
quantificare se ci sia e quanto sia forte attualmente questo
bisogno. Quel che posso testimoniare è che le più diffuse
piattaforme per creare blog non rappresentano attualmente
il massimo dell'accessibilità: per l'uso dei frame, per l'uso di
template con dimensioni bloccate, per la mancanza di link di
salto, per la mancanza di un CMS in grado di correggere gli
errori di codice ecc.
PI: Un problema perlopiù legato al software?
MD: L'accessibilità di un blog (come di qualsiasi altro tipo di
sito web) non dipende mai solo dal software utilizzato per
generarlo. Dipende invece in larga misura dalle scelte di
grafica e strutturazione dei contenuti fatte da chi lo
aggiorna. Se il blogger non ha conoscenze specifiche di
accessibilità, il suo blog presenterà quasi inevitabilmente
una serie di difetti che ne mineranno l'accessibilità.
PI: Quando navighi tra i blog, che oggi rappresentano
sempre più a mio avviso una fucina di idee e uno
straordinario veicolo di informazione, quali sono i problemi
di accessibilità che più spesso ti capita di incontrare?
MD: Dal punto di vista dell'accessibilità posso citare:
- l'uso di accoppiamenti di colore primo piano / sfondo che
non rispettano i due algoritmi di differenza cromatica e di
contrasto previsti dal W3C (e integrati nella legge Stanca).
La conseguenza potrebbe essere la difficoltà o addirittura
l'impossibilità di lettura da parte di utenti ipovedenti o
affetti da discromatopsie (cecità ai colori).
- L'uso intensivo di caratteri troppo piccoli o di font poco
leggibili o di stili "scalettati" come il corsivo.
- La presenza di un'enorme quantità di link prima di
arrivare al contenuto principale, cioè al testo degli articoli.
Questo è un difetto incomprensibile per chi legge un blog in
modalità grafica, perché di solito i link si trovano in menu
laterali, mentre il testo degli articoli, posto nel blocco
centrale della pagina, si trova subito sotto la testata in
posizione ben visibile. Ma bisogna considerare che un non
vedente che ascolta la pagina con un sintetizzatore vocale
deve seguire l'ordine seriale dei contenuti, dal primo fino
all'ultimo. E in un blog non pensato per l'accessibilità può
diventare una vera odissea passare di link in link fino ad
arrivare al contenuto vero e proprio.
- La complementare mancanza di collegamenti di salto, che
permetterebbero all'utente - se presenti - di andare
direttamente al contenuto principale, saltando la noiosa
lettura dei menu e degli altri link preposti al testo.
- L'uso di codice presentazionale, cioè - in termini più
semplici - della formattazione applicata direttamente sul
codice HTML invece che tramite CSS. Ciò appesantisce la
pagina e, soprattutto, impedisce agli utenti con esigenze
particolari di disabilitare la grafica del blog e di applicare al
suo posto le proprie impostazioni predefinite (ciò è
possibile, invece, se la formattazione viene applicata
esclusivamente via CSS).
- L'uso di funzioni disponibili solo per chi usa browser con
javascript attivo.
- L'apertura di contenuti in finestre pop-up, soluzione usata
tipicamente per i commenti agli articoli. Ciò diminuisce di
gran lunga l'accessibilità per gli utenti non vedenti, che non
sono in grado, a meno di non essere esplicitamente avvertiti,
di percepire il cambiamento di focus dalla vecchia alla nuova
finestra.
Mi fermo qui, ma l'elenco potrebbe continuare. La
mancanza di accessibilità della maggior parte dei blog
esistenti si traduce, in definitiva, nella difficoltà oggettiva di
partecipare a questo bellissimo mondo per tutti gli utenti
con disabilità o dotati di strumentazioni particolari o
obsolete.
da "Punto Informatico"
Pur non riguardando direttamente il problema visivo
abbiamo ritenuto interessante questo articolo da riproporre
in questa sede immaginandolo utile a tutti i nostri utenti e
visitatori affetti da Sindrome di Usher e, di conseguenza, da
problemi di ipoacusia, oltre quelli alla retina. La Redazione
dell'Atri Toscana.
SONO OLANDESI GLI OCCHIALI CHE ASCOLTANO
Un nuovo concept che inserisce dei processori di segnale
nelle stanghette degli occhiali potrebbe trasformare il
mondo degli ausili pensati per gli ipo-udenti. Sul mercato
entro pochi giorni.
Amsterdam - È di certo troppo parlare di rivoluzione ma chi
conosce i problemi degli attuali ausili di supporto agli ipoudenti non ci impieghierà molto a comprendere l'interesse
suscitato da una ricerca olandese, culminata in un nuovo
ambizioso dispositivo: l'occhiale che "ascolta". Gli speciali
occhiali Varibel, che prendono il nome dalla società che li
commercializza, contengono degli apparati studiati per
elaborare il suono in modo molto più avanzato di quanto sia
possibile con le tradizionali protesi fin qui utilizzate:
all'amplificazione e selezione dei suoni si aggiunge un alto
grado di individuazione delle fonti del suono e analisi delle
tonalità e della direzione del suono stesso. L'utilizzo di
sensori di rilevazione sulle stanghette, ovvero minuscoli
microfoni controllati dal microsistema elettronico contenuto
nell'occhiale, consente, ad esempio, di "valorizzare" i suoni
che provengono dalla direzione verso cui si sta guardando
("direction sensitivity"): in un locale affollato questo
consente, ad esempio, di ridurre moltissimo i disturbi
provenienti dall'intero locale "focalizzando l'attenzione" su
chi ci si trova dinanzi. Inoltre l'analisi delle tonalità usate da
ciascuno, ad esempio, in un consesso di più persone,
consente a chi indossa questi dispositivi a "scegliere" chi
ascoltare e quando, sottraendosi al rumore di fondo tipico di
molte strumentazioni di supporto.
Ma questa sono solo alcune delle possibili applicazioni della
tecnologia di Delft realizzate dagli scienziati dell'Università
olandese che per primi hanno dato vita ai nuovi occhiali:
Varibel li ha trasformati in un prodotto commerciale grazie
alla partnership di una serie di altre entità, operatori del
settore elettronico e specialisti degli occhiali. Una ricerca
ritenuta così importante da ricevere il finanziamento del
Ministero olandese della Ricerca. Le batterie degli occhiali
possono essere ricaricate con facilità a casa, lasciando gli
occhiali nell'apposita slitta collegata alla rete elettrica.
I nuovi occhiali saranno in vendita in Olanda entro pochi
giorni.
da "Punto Informatico"
CUCCIOLI DESTINATI AI CIECHI CERCANO
AMORE PER UN ANNO
FIRENZE - Cuccioli destinati a fare da occhio vigile per i
loro padroni non vedenti sono in cerca di affetto. Stanno per
nascere i piccoli Labrador figli di Mulan e Shila, due mamme
della scuola nazionale cani guida per ciechi di Scandicci.
Anche loro sono destinati a diventare indispensabile
compagni di vita per persone senza la vista. Per questo
cercano una famiglia che li accudisca per il loro primo anno,
per poi tornare alla scuola e diventare fidi accompagnatori.
Alle famiglie adottive è affidato il compito di inserire il
cucciolo nelle più svariate situazioni ambientali, insegnargli
a comportarsi in pubblico e per strada.
La scuola fornisce ai volontari affidatari gratuitamente cibo,
vaccinazioni, visite periodiche, collare e ciotole, oltre
all'assicurazione per danni contro terzi, aiuti econsigli.
Informazioni telefono 055 43 82 855,
e-mail: [email protected],
in Via dei Ciliegi 26 a Scandicci (FI)
da "La Nazione"
ACCESSIBILE ANCHE AI DISABILi
Un Museo da toccare è quello di Storia naturale e del
territorio
CALCI - Un museo da toccare. L'Università di Pisa con
«Brevi Manu» (Base per la realizzazione di Visite Museali
Accessibili a Nuovi Utenti) sta lavorando a un progetto per
rendere il Museo di Storia Naturale e del Territorio
accessibile ai diversamente abili, come i non vedenti, gli
anziani e i bambini. Il progetto ideato dalla dottoressa
Barbara Leporini, dal dottor Ivan Norscia e dalla dottoressa
Elisabetta Palagi, rientra in una politica di più ampio respiro
volta all'abbattimento delle barriere architettoniche, per
constentire a tutti di visitare strutture di interesse culturale
e scientifico, patrimonio di tutti, godendo e beneficiando
delle opportunità che esse offrono. E' già attivo, per
esempio, un sito internet accessibile e usabile (come
previsto dalla legge "Stanca", n° 4/2004), che gli utenti
potranno consultare da casa all'indirizzo
www.storianaturale.museo.unipi.it. E' in allestimento poi
una sala tattile con modelli e riproduzioni, audioguida,
"sfondi sonori", mappa e cartellinatura braille, pannelli
esplicativi in rilievo, con sfondi e testi ingranditi e in Braille
per ipovedenti e non vedenti. Previsto infine un cd
interattivo e accessibile, di approfondimento e divulgazione,
con una struttura organizzata a livelli di difficoltà (base e
avanzato) a seconda del tipo di utente e con meccanismi di
navigazione facilitati. A parte sporadiche esperienze di
successo, in Italia è ancora difficile trovare musei d'arte e di
scienza che siano dotati di percorsi fruibili anche dai
diversamente abili. Questa esperienza potrà costituire un
punto di partenza ed essere in seguito sviluppata per
rendere realmente accessibili altre strutture di interesse
scientifico-culturale ad utenti diversamente abili e per
promuovere la concezione di un "museo egalitario", che
consenta di progettare le nuove sale ed i nuovi percorsi
didattici tenendo conto, fin dall'origine, delle diversità di
tutti i potenziali utenti, tra cui i bambini, gli anziani ed i
portatori di handicap.
da "La Nazione"
PRONTI GLI OCCHIALI A CRISTALLI LIQUIDI
Lenti dinamiche per informatici dinamici: le ha inventate
PixelOptics, un'azienda che produce occhiali intelligenti a
cristalli liquidi, in grado di auto-aggiustare la messa a fuoco.
Roanoke (USA) - PixelOptics, una giovane azienda
statunitense, è pronta a dar battaglia alle lenti bifocali grazie
ad una nuova generazione di occhiali intelligenti capaci di
autoregolare la propria messa a fuoco. Il prototipo, si legge
su New Scientist, è già pronto: ancora un paio d'anni e le
lenti a cristalli liquidi saranno finalmente sul mercato.
Al posto del vetro tradizionale, gli occhiali di PixelOptics
utilizzano due microstrati resistenti che contengono un
ulteriore strato di cristallo liquido dallo spessore di 5
micron. Il liquido, sfruttando uno speciale dispositivo di
"autofocus" simile a quello utilizzato dalle moderne
telecamere compatte, riesce ad adottare la stessa
configurazione di una lente di tipo Fresnel, così da garantire
una visione sempre perfetta.
L'invenzione, secondo il CEO di PixelOptics Ronald Blum, "è
talmente eccezionale che può avere un impatto devastante
sul mercato dell'ottica". Il prototipo realizzato nei laboratori
di PixelOptics, che hanno base in Virginia, non ha ancora un
aspetto esteticamente gradevole, ma tra poco tempo,
garantisce Blum, "i nostri occhiali intelligenti avranno un
look indistinguibile da quelli tradizionali".
I test finora condotti dall'azienda fanno sperare in una resa
visiva eccezionale, assai utile per tutti quei pazienti affetti
dai disturbi visivi tipici della terza età, che spesso
costringono all'uso delle lenti bifocali.
da "Punto Informatico"
SONO CIECA E VIAGGIO SEMPRE CON IL CANE
Lettera di Ada Maria Ammirata a "La Repubblica".
ROMA - Sono una ragazza non vedente di 27 anni. Per
muovermi autonomamente mi avvalgo del mio cane guida di
razza labrador che si chiama Alaska ed ha 5 anni.
Lei mi accompagna in tutti i miei spostamenti anche
all'estero. Ieri mi sono presentata a Civitavecchia, per
prendere la nave della compagnia Grandi Navi veloci ed
andare a Palermo. Quando mi sono presentata con la mia
Alaska non volevano accettare la mia cagnetta sulla nave. Ho
allora chiamato la polizia, che pur essendosi presentata sul
posto non è potuta intervenire in quanto in quel caso
l'ultima parola spetta al comandante. A quel punto, smarrita
ed offesa, ho tentato di trovare uno spiraglio pur essendo
assolutamente tutelati, noi possessori di cani guida, da ben 2
leggi, (Legge 14 febbraio 1974, n. 37 e Legge 8 febbraio
2006, n.60) e dopo non poche diatribe, per gentile
concessione del Capitano, ho trovato una sistemazione al
bar pur avendo regolarmente prenotato un posto in
poltrona.
Là io e il mio cane guida, siamo state sottoposte ad uno
stress non indifferente poiché fino a mezzanotte vi era una
musica veramente assordante che non mi permetteva di
sentire le persone al mio fianco.
Poi come se ciò non bastasse, mi sono sentita addirittura
dire che in quanto non vedente, non avrei potuto viaggiare
se non accompagnata. Ma è possibile che non si tenga conto
della dignità della persona? Perché mai non avrei potuto
viaggiare da sola? Come mai il regolamento di una nave non
tiene conto delle leggi nazionali?
Insomma, amarezza per tali inconcepibili insensibilità.
da "La Repubblica"
OMNIA OFFICE: ESCE IL PRIMO LIBRO IN
FORMATO ACCESSIBILE A TUTTI
ROMA - Leggere è un diritto di tutti. Con questo spirito
Omnia Office, già impegnata nel settore del Web con la
promozione degli standard e dell'accessibilità con portali
tematici (tra cui spicca il Portale di Venezia), e con lo
sviluppo di soluzioni Web based, ha deciso di avviare
un'attivita' editoriale allo scopo di produrre opere innovative
e accessibili. Grazie all'uso del formato Tetralibro, per la
prima volta utilizzato dall'associazione Iwa Italy
(associazione di sviluppatori esperti in materia di
accessibilità), Omnia Office ha potuto realizzare un testo con
un Cd-Rom che contiene tre differenti versioni digitali per
garantire la leggibilità anche alle persone con disabilità
visive (non vedenti o ipovedenti) e motorie, nonchè agli
utenti che utilizzano periferiche mobili (computer palmari).
L'opera è intitolata Pax Tibi Avogador Meu: si tratta di un
giallo ambientato nella Venezia del Cinquecento e firmato da
Barbara Zolezzi ed Elisabetta De Pieri. ''L'uscita di questo
giallo'', ha dichiarato Sonia Tommasini, titolare di Omnia
Office, ''dimostra come sia possibile, con un'unica opera,
garantire a tutti il diritto alla lettura, senza dover
differenziare i canali di distribuzione del libro. Con
quest'opera rispondiamo anche a un appello rivolto da piu'
parti, come l'Istituto Cavazza e l'associazione scrittori
bolognesi presieduta dal giallista Carlo Lucarelli''.
Per maggiori informazioni www.edizioni.omniaoffice.com.
da "Mytech.it"
CON IL "GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON"
DEBUTTA IL PLAYLIBRO
Letteratura hi-tech: audiolibri da cellulare. Nasce una
collana da «ascoltare» su computer, palmari e telefonini: i
volumi registrati su una mini schedina di memoria.
MILANO - Leggere il «Gabbiano Jonathan Livingston». A
milioni l'hanno fatto negli oltre 30 anni trascorsi dalla
pubblicazione, datata 1970. Ma quanti possono dire di
averlo fatto su un cellulare? Il celebre gabbiano adesso
spicca il volo anche nel formato audiolibro. E non su
cassetta o cd, i supporti più diffusi nella "nicchia" dei volumi
parlati, bensì su memory card. Si chiamerà «Playlibro»
questa nuova generazione di audiolibri, lanciata grazie alla
collaborazione tra Rcs Libri e Rcs Broadcast attraverso Play
Radio.
CONNUBIO - L'idea è quella di unire il fascino della
narrazione orale alle nuove tecnologie, per rivivere le
emozioni della letteratura attraverso un pc, un lettore mp3,
un palmare e anche un telefonino. Il primo «Playlibro», che
come detto sarà «Il Gabbiano Jonathan Livingston», sará in
vendita nelle librerie, nei computer shop e nei negozi di
telefonia cellulare.
SCHEDINA - Come funzionerenno questi inediti audiolibri?
Sono registrati su una RS-MMC (reduced size MultiMedia
Card) da 128 Mb, una schedina compatibile con un certo
numero di telefoni cellulari di ultima generazione. Nella
confezione ci sarà anche un adattatore per il (più diffuso)
formato Mms. Il libro, registrato in alta qualità audio, sarà
suddiviso in capitoli, in modo da consentire una più facile
fruizione, senza obbligare gli ascoltatori-lettori a ripartire
ogni volta dall'inizio.
da "Il Corriere della Sera"
RAI: SINERGIA TRA RADIO E IL WEB PER NON
VEDENTI
I non vedenti «dimenticati dalla televisione», come
denuncia il presidente Unione Italiana Ciechi (UIC),
Tommaso Daniele, trovano conforto sempre più nella radio
e su Internet. Oggi «Fantastica mente», una delle più
longeve trasmissioni di Radiorai che ha quasi 10 anni di vita
e che si occupa delle problematiche dell'animo umano, va
incontro a tutti coloro che hanno difficoltà a leggere
proponendo sul sito www.fantasticamente.rai.it l'ascolto (in
audio streaming o tramite download) di racconti brevi dei
grandi autori della letteratura mondiale.
«I ciechi - ha spiegato Tommaso Daniele - sono assetati di
cultura e informazione, l'unico mezzo che hanno per non
essere emarginati. I programmi tv con il commento dedicato
a loro sono pochi, non più di uno o due a settimana è solo
tramite onde medie, che non arrivano dappertutto».
I dati di una ricerca Istat confermano questa tesi: in
proporzione i non vedenti sono i più assidui frequentatori di
biblioteche. Con una percentuale notevolmente più alta
rispetto alla media.
Cinzia Tani, conduttrice di «Fantasticamente» insieme allo
psichiatra Luigi De Maio, ha registrato i racconti resi
disponibili sul sito Internet, in collaborazione con l'Unione
Italiana Ciechi, col patrocinio di Pubblicità Progresso. Dalla
sinergia con l'UIC prenderà corpo anche il progetto di
rendere disponibili allo stesso indirizzo web una serie di
audiolibri già realizzati dall'associazione che rappresenta i
ciechi. Naturalmente l'iniziativa è a disposizione di tutti
coloro che desiderano un approccio diverso alla lettura dei
grandi classici, da Franz Kafka a Oscar Wilde.
Una sezione del sito della trasmissione contiene un prezioso
data-base con tutti gli indirizzi dei centri di salute mentale,
dei dipartimenti di salute mentale e dei servizi psichiatrici di
diagnosi e cura inseriti nel Servizio Sanitari Nazionale,
suddivisi per regione con indirizzo e numero di telefono.
Così Radio Uno potenzia il suo ruolo di servizio pubblico,
utilizzando in maniera integrata le risorse della radio e del
web.
Oltre a condurre «Fantastica mente» (in onda il sabato alle
12,30 su Radio Uno e in tv nel palinsesto notturno Rai)
Cinzia Tani ha scritto con Antonella Ferrera «Il ritorno di
Belfagor», 20 puntate per Radio Due (in onda dal lunedì al
venerdì alle 12,10), che ripercorrono in pillole di 12 minuti il
classico letterario, liberamente rivisitato dalle autrici.
da "La Stampa"
APPLE REGISTRA IL BREVETTO PER COMANDI
VOCALI PER IPOD
A quanto pare Apple si sta dando da fare nella registrazione
di nuovi brevetti. Dopo quello dedicato ad iTunes per
cellulari, ne arriva uno dedicato alla navigazione via voce.
A quanto pare questo brevetto sarebbe genericamente
applicabile a vari dispositivi come palmari, player portatili o
telefonini, ma come è possibile vedere in figura e come è
facile immaginare si direbbe proprio un nuovo tipo di
interfaccia di navigazione per iPod.
Tramite questa tecnologia sarà possibile utilizzare dei
comandi vocali per selezionare la voce interessata. Non ho la
più pallida idea di come Apple voglia applicarla, mi verrebbe
da pensare a un nuovo iPod con microfono integrato o ad un
accessorio mirato. In sostanza funzionerebbe così: la
navigazione avverrebbe tramite tag, generati via software
tramite i metadata contenuti nelle tracce audio o video.
Il menu gerarchico sarebbe di questo tipo: "menu > musica
> genere > artista > brano > play".
Questo tipo di tecnologia applicata ad iPod potrebbe essere
molto utile in condizioni in cui un utente non potesse
navigare tra le tracce tramite i comandi tradizionali: mi
viene da pensare all'ambito sportivo, o all'utilizzo del player
in auto.
Oppure, se volessimo pensare a scopi ben più nobili, nel
caso delle persone non vedenti iPod potrebbe diventare un
ottimo mezzo per riprodurre gli audiolibri.
da "Ipodjournal"
GLAUCOMA: ARRIVA LA MONOTERAPIA
La semplificazione delle terapie è uno degli obiettivi
principali della moderna ricerca farmacologica.
Un passo avanti in questa direzione è stato segnato
dall'introduzione di un nuovo farmaco, la prostaglandina, in
grado di sostituire la tradizionale combinazione di
latanoprost e timololo nella cura del glaucoma, una
patologia a carico dell'occhio caratterizzata da aumento della
pressione endoculare, che conduce ad alterazioni del campo
visivo fino alla totale perdita della vista. L'efficacia della
prostaglandina nell'abbassare la pressione intraoculare
(PIO) è stata dimostrata da uno studio sul glaucoma
eseguito in 7 centri europei, presentato il 30 aprile nel corso
del meeting ARVO (Association for Research in Vision and
Ophthalmology). «Ora i medici possono ritardare il
momento in cui prescrivere ai pazienti terapie di
combinazione, e questa è un'importante novità», ha
commentato Luca Rossetti, autore primario dello studio.
da "Sanihelp"
MACULOPATIE: LA TECNOLOGIA CONTRO LA
PRIMA CAUSA DI CECITA'
E ora si guarda alla teleoculistica
Distorsione delle immagini, calo del visus, perdita della
visione centrale. In altre parole, ciò che si fissa viene coperto
da una macchia, mentre si vedono, anche se distorti, gli
oggetti attorno al centro del campo visivo. Sono questi i
sintomi della maculopatia, un disturbo visivo che coinvolge
la porzione centrale della retina chiamata macula e che
colpisce dai 50 anni in poi aumentando progressivamente
con l'avanzare dell'età. Anche se poco conosciuta, la
degenerazione maculare legata all'età risulta essere la prima
causa di cecità nel mondo occidentale e in Italia sono un
milione le persone che presentano i primi segni della
malattia, con 20mila nuovi casi all'anno. Ma con il
progressivo innalzamento dell'età media, si prevede che nei
prossimi 25 anni, la popolazione colpita da questo disturbo
visivo triplicherà.
Non si conosce la causa reale della degenerazione maculare
senile, ma tra i fattori di rischio oltre all'età avanzata, anche
il fumo e una dieta ricca di grassi ne facilitano l'insorgenza.
L'alimentazione, quindi, ha un ruolo importante nella
malattia, così come l'assunzione di sali minerali e di
vitamine A, C ed E che svolgono un'azione protettiva per le
loro proprietà antiossidanti. Azione dimostrata dallo studio
Areds ( Age related macular degeneration eye disease study),
condotto dal National Eye Institute statunitense, nel quale
l'integrazione con un multivitaminico a base di vitamine C
ed E, beta carotene e zinco ha prodotto effetti benefici,
riducendo del 25% la progressione della degenerazione
maculare senile nell'arco di 5 anni. Visti gli ottimi risultati è
stato appena avviato un nuovo studio, l'Areds II, per
valutare su 4.000 pazienti reclutati in diversi centri
internazionali il beneficio di altre sostanze nutritive: la
luteina, la zeaxantina e gli acidi grassi Omega 3.
Le nuove frontiere nel campo delle maculopatie sono
rappresentate però dalle innovazioni tecnologiche: dalla
chirurgia miniaturizzata ai bio microscopi dalle
nanotecnologie alla terapia genica. Quest'ultimo settore è
davvero agli inizi, ma la ricerca si è già posta due obiettivi
primari: costituire una banca dati per identificare con
precisione i geni responsabili della malattia, sfruttare
l'azione di virus modificati geneticamente per veicolare
all'interno della cellula i fattori antiangiogenici, cioè le
sostanze che interrompono la proliferazione dei vasi
sanguigni, all'origine della forma più grave di maculopatia,
la cosiddetta essudativa, che porta a una severa e rapida
perdita della visione perché si forma una rete capillare
anomala che invade la macula. Ivasi sanguigni, infatti,
perdendo sangue disorganizzano e alterano profondamente
il delicato tessuto oculare. Quella di utilizzare farmaci che
impediscono ai vasi sanguigni di moltiplicarsi è una strada
già intrapresa in oncologia. Per questo motivo è attualmente
in sperimentazione anche per le maculopatie un farmaco (
bevacizumab) che, per i suoi certi effetti antiangiogenetici, è
utilizzato con successo in alcune forme di cancro
dell'apparato digerente. Ma sono allo studio anche nuovi
dispositivi che applicati chirurgicamente in sede
intraoculare consentono un lento rilascio di tali farmaci.
Va da se che prima si distruggono i vasi anomali e migliore
sarà la prognosi della malattia. Così anche sul fronte
diagnostico la ricerca guarda "in piccolo", impiegando bio
microscopi per vedere i più fini dettagli retinici, angiografie
retiniche ad alta risoluzione per studiare i vasi sanguigni,
microperimetri per lo studio della funzionalità maculare e,
da poco, tomografi a luce coerente che consentono una
raffinata tac della macula. Una novità in questo campo è
rappresentata dai recenti tomografi che, con nuovissimi
algoritmi software, consentono di ottenere scansioni sia
orizzontali sia verticali della macula. Una delle primissime
apparecchiature con questa nuova tecnologia con marchio
Ce è in funzione presso il Servizio retina della Clinica
oculistica dell'Università dell'Insubria di Varese. Quanto alla
terapia chirurgica, grazie alla continua evoluzione della
microchirurgia oculare, alla strumentazione sempre più
miniaturizzata, ai forti ingrandimenti dei nuovi microscopi
operatori e ai presidi enzimatici, ci consente di eseguire
interventi di traslocazione della macula ammalata sul
tessuto sottostante sano. In questo modo, mancando alla
macula il " rifornimento" di neovasi anomali dal tessuto
sottostante, si riduce l'essudazione patologica. Sono
interventi nuovi, lunghi, complessi e con un elevato costo
sociale. Irisultati sono incoraggianti, ma vanno verificati nel
tempo in un largo numero di pazienti. Per valutare l'efficacia
di questi interventi è in corso un trial clinico policentrico
biennale tutto italiano coordinato dalle Università di Ancona
e Varese nel quale sono coinvolti anche chirurghi di Torino,
Verona, Milano, Pisa e Belluno. Tale studio, utilizzando il
database interattivo di teleoculistica con coordinamento a
Milano e Varese, darà fra poco i primi risultati. La ricerca
punta anche sulla terapia genica, i biomicroscopi e le
nanotecnologie
Claudio Azzolini è direttore Clinica oculistica Università
dell'Insubria, Varese.
Testo raccolto da Francesca Cerati
di Claudio Azzolini da "Il Sole 24 Ore"
IL MACUGEN APPROVATO IN EUROPA PER LA
DEGENERAZIONE MACULARE
Dopo l’approvazione negli Stati Uniti il Macugen
(Pegaptanib) è stato approvato dalla Commissione Europea
negli stati dell’Unione Europea. Questo farmaco può essere
utilizzato in tutte le forme di degenerazione maculare di tipo
essudativo. Il Macugen è un farmaco anti-VEGF e agisce
inibendo la crescita dei neovasi che sono alla base della
evoluzione essudativa della degenerazione maculare. Negli
studi clinici effettuati il 70% dei pazienti che hanno ricevuto
una iniezione del farmaco ogni sei settimane ha perso meno
di tre linee di acutezza visiva, contro il 55% dei pazienti nel
gruppo di controllo.
NUOVI DATI SUL LUCENTIS PER LA DEGENERAZIONE
MACULARE
Al meeting “Macula 2006” che si è tenuto in gennaio a New
York sono stati presentati i risultati a un anno del secondo
studio di fase III del Lucentis, un farmaco anti-VEGF, nella
degenerazione maculare essudativa. Per la seconda volta in
uno studio molto ampio viene dimostrato che il Lucentis
iniettato per via endovitreale è in grado di mantenere o
migliorare la visione nella maggior parte dei pazienti
trattati. Ad un anno dall’inizio del trattamento l’acutezza
visiva risultava stabile o migliorata nel 95% dei casi,
migliorata nel 40%.
LUTEINA E OMEGA 3 PER LA DEGENERAZIONE
MACULARE. INIZIA LO STUDIO AREDS 2
Si è chiuso nel dicembre 2005 lo studio AREDS, un ampio
studio multicentrico che ha dimostrato che l’integrazione
alimentare con alte dosi di antiossidanti (vitamina C,
vitamina E, beta-carotene e zinco) riduce il rischio di
progressione della degenerazione maculare. Altri studi
suggeriscono che una carenza nella dieta di alcuni
micronutrienti non considerati nello studio AREDS, in
particolare la luteina e gli acidi grassi omega-3, aumenta il
rischio di degenerazione maculare; una dieta ricca delle
stesse sostanze è associata invece ad una riduzione del
rischio di malattia. La luteina è una vitamina della famiglia
dei carotenoidi che si trova naturalmente nella retina e
costituisce insieme alla zeaxantina il pigmento maculare
fisiologico. Assorbendo la luce blu protegge la retina dal
danno provocato da questa radiazione luminosa ad alta
energia. Ha anche azione antiossidante, come altre vitamine,
e protegge perciò dai radicali liberi di ossigeno. Contengono
luteina frutta e vegetali di colore verde scuro. Gli omega 3
sono acidi grassi poliinsaturi con proprietà
antiinfiammatorie e forse atiangiogeniche. Potrebbero
proteggere dalla formazione dei neovasi che caratterizzano
la forma essudativa della degenerazione maculare. Gli
omega-3 si trovano in particolare nel pesce e nelle noci. Su
queste basi si fonda il razionale per lo studio AREDS 2
promosso dal National Eye Institute americano. L’obiettivo
primario dello studio è stabilire se la progressione verso uno
stadio avanzato di degenerazione maculare si riduce con
l’assunzione di determinate dosi di luteina e acidi grassi
omega-3.
da "Fondazione Macula"
LA RETINA A ENERGIA SOLARE
Un minuscolo congegno a energia solare potrebbe restituire
la vista ai ciechi.
Una delle principali cause della cecità, che affligge diversi
milioni di persone nel mondo, è il danneggiamento della
retina.
Di recente l'ingegnere Laxman Saggere, dell'università
dell'Illinois a Chicago, ha messo a punto un particolare
micro congegno ad energia solare che, impiantato
nell'occhio, potrebbe restituire alla retina danneggiata la
capacità di catturare di nuovo la luce e ridare la vista a chi
l'ha persa. Nel profondo degli occhi. Per capire come
funziona l'invenzione di Saggere è necessario conoscere il
funzionamento dei nostri occhi e, in particolare, il ruolo di
retina e fotorecettori.
La retina è la membrana più interna del nostro occhio e, con
le sue cellule sensibili alla luce chiamate fotorecettori (coni e
bastoncelli), invia al cervello, attraverso il nervo ottico, tutte
le informazioni che riceve. I coni sono i fotorecettori che si
attivano per il riconoscimento dei colori e che operano in
condizioni di intensa luminosità. Al contrario, i bastoncelli
agiscono solo in situazioni di scarsa luce e non riconoscono i
colori. Tramite i neuro-trasmettitori quindi i segnali ricevuti
dalla retina sono trasmessi al cervello.
Alcune malattie come la retinite pigmentosa o la
degenerazione maculare senile distruggono questi
fotorecettori e le possibilità per la retina di mandare le
informazioni al cervello, portando gradualmente alla cecità.
Occhio non vede. Per sostituire i fotorecettori danneggiati
Saggere ha sviluppato una microstruttura capace di
assorbire la luce. È composta da una serie di dischi flessibili
di silicio (1,5 millimetri di diametro e 15 micron di spessore)
che fungono da recettori artificiali e che si azionano con
l'energia solare. Il sistema è in grado di catturare ogni
minimo raggio di luce che colpisce la retina. In questo modo,
anche se i recettori originali sono fuori uso, al cervello
arrivano lo stesso tutti i dettagli di un'immagine.
da "Focus.it"
PREVENIRE CON LA LUTEINA
Una soluzione naturale per difendere la vista? Un aiuto
arriva dalla Luteina, l'antiossidante contenuto nella verdura
a foglia verde che, secondo gli studi, difende la retina dalle
radiazioni solari nocive e può ridurre la progressione di
malattie dell'occhio come cataratta e degenerazione
maculare senile. La luteina è un antiossidante che
appartiene alla famiglia dei carotenoidi ed è la componente
principale del pigmento maculare. Agisce come una sorta di
filtro che impedisce alle radiazioni nocive di raggiungere e
danneggiare il tessuto sensibile della retina. Oltre a questo
effetto di occhiale da sole naturale, la preziosa molecola può
anche ridurre il danno ossidativo delle cellule. Non solo.
Una recente ricerca della Harvard University ha evidenziato
un effetto preventivo della luteina sulla degenerazione
maculare senile, prima causa di cecità nel mondo
occidentale. Visti i risultati degli studi, assumere luteina
nella dieta quotidiana (6 milligrammi al giorno la dose
consigliata) o attraverso integratori specifici è fondamentale
per proteggere la vista. Gli italiani sembrano saperlo:
secondo l'indagine europea Frost & Sullivan, commissionata
da Kemin Health e condotta su 3.000 europei, dei quali 500
italiani, nel nostro Paese una persona su quattro (25,8%) ha
sentito parlare di questo carotenoide, e il 63% si è dichiarato
favorevole alla sua assunzione, convinto che una dieta
adeguata possa senza alcun dubbio «salvare» la vista.
da "Il Mattino"
LENTI ANTI UV
Gli UV sono un rischio! Il 79% della popolazione conosce
molto circa il pericolo da esposizione UV per la nostra pelle.
Ma soltanto il 6% è informata delle conseguenze
dell’assorbimento della radiazione UV, in particolare la luce
viola e blu. Da molti anni dermatologi e autorità di sanità
pubblica avvertono la gente contro troppo sole perché può
provocare il tumore della pelle. Ma anche i nostri occhi
devono essere protetti! Il 36% degli Europei non porta alcun
occhiale da sole. Questo è uno dei risultati delle indagini
svolte presso i consumatori europei realizzato durante gli
anni dall’European Sunglass Association ESA.
All'interno del contesto dell’incremento dei disagi
dell'occhio indotte UV e luce, una delle missioni principali di
ESA è di innalzare la consapevolezza del pubblico per la
protezione degli occhi. L'esposizione eccessiva agli UV può
causare lesioni dell'apparato visivo, come danneggiamento
acuto o cronico delle strutture oculari, lesioni (ben note
come cecità della neve o malattia del saldatore), cataratta o
cancro dell’occhio. L’età aumentata delle popolazioni e un
lifestyle alla ricerca del sole sono il motivo della massiccia
campagna sulla essenziale protezione degli occhi dai raggi
UV
Bambini a rischio speciale - le cellule visive "non
dimenticano".
I bambini e gli adolescenti trascorrono più tempo all'aperto
che gli adulti. È valutato che gli individui ricevono quasi la
metà della loro esposizione alla luce solare entro i 18-20
anni. I bambini giocano nella sabbia, nella neve, luoghi in
cui l'esposizione alla luce solare si intensifica con il forte
riflesso; neve fresca: 88%, vecchia neve: 59%, schiuma del
mare: 30%, sabbia asciutta: 18%, pavimentazione: 12%.
Inoltre la cornea e il cristallino dei bambini possiedono la
più alta trasmissione di luce visibile, compresa la luce blu,
che può danneggiare seriamente gli occhi. Anche piccole
frazioni di UVA sono trasmesse alla retina dei bambini. La
cosiddetta "finestra degli UV" si chiude alla pubertà. Di
conseguenza, le lesioni acquisite nell'infanzia si accumulano
ad altre nel corso della vita.
Adulti a rischio speciale.
Alcune persone sono esposte ad un elevato rischio delle
lesioni ai tessuti oculari indotte dalla luce, come gli operai
esterni, della gente con alta esposizione a luce solare (per
esempio sportivi, giardinieri), persone con occhi chiari,
fantici dell’abbronzatura, operati all’occhio.
Protezione perfetta per gli occhi con occhiali di qualità.
Occhiali da sole di qualità possono aiutare. Cosa considerare
per l’acquisto di occhiali da sole di qualità?
- l'assorbimento 100% di UVA e di UVB fino ad un massimo
di 380nm è il requisito minimo di buoni occhiali
- Classe Ottica 1: migliore qualità ottica (l'equivalente di
lenti di prescrizione (le stesse lenti per gli RX)
- riduzione di luce visibile per migliore comfort visivo
migliore e contro affaticamento dell'occhio
- copertura dell'occhio da proteggere dai raggi UV verticali
ed orizzontali
- proprietà meccaniche (resistenza all'urto, protezione dalle
irritazioni della pelle).
ESA segnala che la luce blu blocca la capacità degli occhiali.
In determinate circostanze (per esempio prolungata
esposizione a radiazioni UV) e per speciali gruppi di persone
(adulti a rischio speciale e bambini), un assorbimento UV
100% fino ad un massimo di 400nm ed è altamente
consigliata l’eliminazione della luce.
Le attività dell’ESA nel 2006.
ESA ha stabilito una serie di strumenti di comunicazione per
informare i propri aderenti, gli ottici e i consumatori sui
principali argomenti riferiti alla protezione degli occhi:
- libretto “Sunglass Instructor” destinato agli ottici e a tutti i
professionisti, stampato nell'autunno 2006
- filmato “Protect your Eyes” con informazioni molto
comprensibili riguardanti luce solare, salute, protezione e
qualità; fine estate 2006
- congresso annuale ESA a Vienna dall’8 al 9 giugno.
Iscrizioni ancora aperte per membri e non membri.
da "Comunicato Stampa"
MOBILITY WIRELESS ACCESSIBILITY: UN VERO
UFFICIO TASCABILE PER NON VEDENTI
Il progetto è realizzato da Asphi e Ibm, in collaborazione con
Nokia, Talks e TIM. E' in grado di sostituire il notebook in
molti processi aziendali
MILANO - Un vero ufficio tascabile per non vedenti. Si
chiama "Mobile Wireless Accessibility" (Mwa) il progetto
realizzato da Asphi e IBM, in collaborazione con Nokia,
Talks e TIM, per fornire a non vedenti e ipovedenti il pieno
accesso a un portatile "intelligente" e in grado di sostituire il
notebook in molti processi aziendali. Nell'ottobre 2004
vennero scelte 7 persone, 5 non vedenti e 2 ipovedenti che
svolgevano attività diverse, con differenti abilità e livelli di
preparazione tecnica: grazie al loro aiuto è stato realizzato
un prototipo, messo a punto a gennaio 2005. I risultati della
sperimentazione sono disponibili su internet al sito
http://www.asphi.it/Mobile%20Wireless%20Accessibility/d
ownload.htm, dove sono indicati i software utilizzati nel
progetto ("screen reader" e sintesi vocale) che possono
essere scaricati gratuitamente da chiunque voglia provare le
potenzialità di questo strumento. Sono dei veri e propri
software (non versioni demo) legati soltanto ad una
scadenza temporale. Gli enti o le aziende che volessero
utilizzare questi progetti di mobility, possono rivolgersi a
IBM ([email protected]) . Il progetto Mwa ha
voluto offrire a non vedenti e ipovedenti il pieno accesso a
tutte le applicazioni e funzionalità del Mobile Wireless. Il
risultato è stato quello di dimostrare che un telefono
portatile, grazie alla sintesi vocale Talks, può svolgere
funzioni non solo di comunicazione e messaggistica ma
anche lavorative. Il Mwa offre anche nuove prospettive per il
futuro, quando si potrà creare uno strumento ancora più su
misura per i non vedenti, che di fatto non hanno bisogno
dello schermo.
di Stefania Prandi de "Il Redattore Sociale"
DICONO DI NOI
(L'articolo è stato pubblicato il 15 Giugno 2006 su
"Repubblica.it on-line" per conto de "Il Pensiero Scientifico
Editore")
L’Associazione Italiana Retinopatici e Ipovedenti (ATRI) si
propone di riunire in Toscana i malati di retinite pigmentosa
e altre gravi patologie oculari. Il sito web è ricco e articolato,
e ospita numerose pagine informative in cui sono raccolte
sia notizie sull’associazione, i suoi progetti e i servizi offerti,
sia informazioni riguardanti le patologie e le novità
provenienti dal mondo della ricerca scientifica. Dalla sezione
Patologie si accede alla descrizione delle gravi patologie
degenerative che colpisco gli occhi: il glaucoma, la
maculopatia, la sindrome di Usher, la distrofia aureolare, la
cataratta, ecc. L’associazione ha inoltre realizzato una
mappa dei centri specialistici italiani e relativi recapiti. Non
mancano informazioni di tipo legislativo (previdenza,
agevolazioni fiscali, mondo del lavoro, assistenza, ecc.). Dal
sito è possibile iscriversi alla mailing list associativa, leggere
le risposte alle domande più frequenti giunte alla redazione
del sito e chiedere informazioni e consigli a un oculista o ad
altri esperti (servizio ATRI Risponde).
CHIARIMENTI: IL BIMBO DAGLI OCCHI SALVATI
Il controverso caso del figlio di una coppia inglese reso
immune dalla malattia materna. Una diagnosi pre impianto
per evitare che il nascituro sviluppasse il retinoblastoma:
una forma gravissima di tumore della retina. Non c'è stata
modificazione genetica.
LONDRA - È di questi giorni la notizia che una coppia che
giustamente desidera mantenere l'anonimato ha chiesto e
ottenuto a Londra un intervento medico inteso a evitare di
avere un figlio con un tumore dell'occhio chiamato
retinoblastoma. La notizia ha creato scalpore, penso per vari
motivi. In primo luogo, perché è stata distorta o malintesa:
ad esempio, un giornale ha titolato « feto geneticamente
modificato » , quando invece non vi è stata alcuna
modificazione genetica. In secondo luogo, perché se la
diagnosi prenatale di per sé non fa più notizia ( viene
praticata correntemente in molti Paesi, compresa l'Italia,
mediante prelievo di villi coriali o di liquido amniotico per
identificare anomalie cromosomiche o malattie ereditarie),
in questo caso essa è stata effettuata con la metodica
chiamata diagnosi pre impianto. Questa consiste nel
prelevare due cellule da una morula ( la fase di sviluppo che
segue immediatamente la fecondazione dell'ovulo) per
analizzarne, a livello di DNA, il singolo gene del quale si
sospetta un'anomalia grave. In Italia questa procedura non è
consentita dalla legge 40, mentre in Gran Bretagna è legale.
Ma forse le perplessità maggiori sono state espresse perché
si voleva evitare non una malattia ereditaria classica, bensì il
rischio che se ne sviluppasse una, peraltro grave.
Il retinoblastoma è grave veramente, dal punto di vista fisico
e dal punto di vista emotivo: perché si sviluppa in un organo
delicato come l'occhio; ma soprattutto perché si sviluppa in
un bambino appena nato, o che ha pochi mesi. Se non
diagnosticato in tempo, il retinoblastoma può essere
mortale; con diagnosi tempestiva, fino a pochi anni fa la
terapia consisteva nella enucleazione, cioè asportazione
dell'occhio. Come se questo non bastasse, nella forma
ereditaria di retinoblastoma sono di solito implicati
entrambi gli occhi dell'infante. Oggi, per fortuna, se la
diagnosi è precoce, un trattamento chirurgico medico
corretto può salvare uno o entrambi gli occhi. Qual è allora
la differenza tra una malattia ereditaria " classica" e il
retinoblastoma? Da un punto di vista biologico la differenza
è importante. Se un bambino nasce, ad esempio, con una
certa mutazione del gene chiamato CFTR su entrambi i
cromosomi, avrà la fibrosi cistica: è ampiamente accettato
che se due genitori sanno di essere entrambi eterozigoti (
portatori) per quella mutazione, essi abbiano l'opzione di
richiedere la diagnosi prenatale e, se questa fosse
sfortunatamente positiva (concepito omozigote per la
mutazione del gene CFTR), di richiedere una interruzione di
gravidanza. Nel caso del retinoblastoma familiare, invece, di
solito uno solo dei genitori è affetto da una mutazione del
gene rispettivo, chiamato RB, e ha probabilmente avuto da
piccolo il retinoblastoma. Il bambino che eredita il gene RB
mutato non ha automaticamente il retinoblastoma: perché
questo avvenga occorre che in una cellula della sua retina si
abbia una seconda mutazione (chiamata somatica perché
avviene nel suo corpo). La probabilità che tale seconda
mutazione abbia luogo, almeno in uno dei due occhi, è di
circa il 90 per cento.
Dal punto di vista della coppia preoccupata per il nascituro,
le due situazioni si configurano pertanto in questo modo: se
il concepito è omozigote per la mutazione del Cftr, la
probabilità di fibrosi cistica è del 100%; se il concepito è
eterozigote per la mutazione del RB, la probabilità di
retinoblastoma è il 90 per cento. In aritmetica, 100 è più di
90: ma mi sembra assai difficile sostenere che una richiesta
di interruzione di gravidanza sia giustificata nel primo caso e
non nel secondo ( tanto più che in rari casi la fibrosi cistica
si presenta in forma meno grave della media, diminuendo
ancora la differenza tra le due situazioni nella stima del
rischio che il bambino abbia una malattia grave). Insomma,
sostenere che in un caso abbiamo previsto una malattia
genetica con certezza, mentre nell'altro abbiamo previsto
solo il rischio di una malattia diventa una sottigliezza, dalla
quale a mio avviso è bene sgombrare il campo per affrontare
due questioni ben più sostanziali, di rilevanza morale e
legale.
La prima, se sia comunque giustificato interrompere una
gravidanza per una malattia grave del concepito; la seconda,
se sia meglio farlo prima dell'impianto o successivamente.
L'interruzione volontaria di gravidanza ( Ivg) per questo tipo
di indicazione è praticata legalmente da circa 30 anni in
molti Paesi. Per alcuni, la giustificazione morale è la stessa
come per la interruzione di gravidanza quando la vita della
madre è fisicamente a rischio: in questo caso, è a rischio la
vita emotiva della madre ( e forse del padre). Per altri, il
concepito non può essere mai rimosso: e da loro una madre
è considerata eroica quando continua la gravidanza anche
mettendo a repentaglio la propria vita, fisica o emotiva. In
sostanza, la decisione nel singolo caso può essere presa solo
in base alla coscienza individuale; e in molti Paesi la legge ha
interpretato la morale consentendo all'individuo di optare
per la IVG, mentre al tempo stesso naturalmente ognuno è
libero di rinunciarvi. È chiaramente un caso in cui la legge
non può riuscire a esimere il singolo, o la coppia, da una
scelta difficile che può spesso essere percepita come
lacerante.
La seconda questione mi sembra più semplice. Come si fa a
mettere in dubbio che sia meglio non iniziare neppure una
gravidanza, piuttosto che interromperla? Sia sul piano fisico
sia sul piano psicologico la prima alternativa è sicuramente
meno traumatica (fermo restando che si tratta di una
procedura hi tech che va condotta in centri altamente
qualificati). Sul piano morale, qualunque siano le
convinzioni di una persona sui diritti del concepito, non si
può ragionevolmente sostenere che questi siano diminuiti
quando passiamo da una morula a un embrione di 10
settimane o più ( peggio ancora, se vero, era il costume degli
antichi Spartani di far precipitare un neonato malformato
dalla rupe Tarpea).
Paradossalmente, invece, oggi la legge italiana permette la
diagnosi prenatale seguita da Ivg, ma non la diagnosi pre
impianto. Infine, occorre evitare un altro tipo di confusione:
quello tra diagnosi prenatale ed eugenica. Questa parola, che
era un neologismo quasi un secolo fa, echeggia la
deplorabile idea di produrre deliberatamente bambini con
qualità "eccellenti" (oggi è più in voga il termine designer
baby). Questa pretesa è tuttora assurda sul piano scientifico,
perché siamo ben lungi dal saper realizzare le combinazioni
giuste di circa 25mila geni, e ci sono validi motivi di ritenere
che potremmo non riuscirci mai; ma soprattutto è
moralmente offensivo mettere sullo stesso piano la vanità di
pianificare un bambino più bello o più intelligente e
l'angoscioso rischio di far nascere un bambino con una grave
malattia, come la fibrosi cistica o il retinoblastoma.
di Lucio Luzzatto de "Il Sole 24 Ore"
LE BARRIERE? NON SONO SOLO I GRADINI
"Non si fa molto per eliminare le barriere architettoniche
per le persone su sedia a ruote, ma almeno se ne parla.
Invece, delle barriere percettive per i disabili sensoriali,
anch'esse da eliminare in base alla legge, non se ne parla
proprio". La riflessione di Giulio Nardone, presidente
"Associazione disabili visivi".
ROMA - Non si fa molto per eliminare le barriere
architettoniche per le persone su sedia a ruote, ma almeno
se ne parla molto. Invece, delle barriere percettive per i
disabili sensoriali, anch'esse da eliminare in base alla legge,
non se ne parla proprio. Uno dei tanti esempi sono le "Guide
all'accessibilità" che stanno fiorendo in Italia negli ultimi
tempi e che in realtà non si occupano nella stragrande
maggioranza dei casi di rilevare le barriere percettive,
anch'esse da eliminare obbligatoriamente e che sono
definite dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 503
del 1996 come "la mancanza di accorgimenti e segnalazioni
che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi
e delle fonti di pericolo" a non vedenti ed ipovedenti.
Vengono quindi dichiarati "accessibili" luoghi ed edifici del
tutto sprovvisti di tali segnali e quindi non fruibili
autonomamente da chi non vede. In molti casi si definisce
accessibile a un non vedente ad esempio un albergo solo
perché l'ascensore è dotato di pulsanti con i numeri in
braille: ma se non vi è alcun ausilio che consente al cieco di
muoversi da solo nei vari locali, di raggiungere dalla sua
camera bar, ristorante, reception e l'ascensore stesso, a che
serve poter manovrare da solo l'ascensore?
E il problema non consiste solo nell'incompletezza
dell'informazione che nasconde alla pubblica opinione
l'esatto ambito della questione e induce in errore i non
vedenti, che possono fare affidamento su una accessibilità
illusoria, ma si traduce anche in lavori eseguiti non a norma.
Infatti migliaia di chilometri di marciapiedi rifatti negli
ultimi anni in tutta Italia mancano di quelle poche piastre di
segnali tattili necessari a sbarrare il marciapiede per
indicare a chi non vede il punto in cui si trova la fermata
dell'autobus, l'attraversamento pedonale o l'ingresso di un
ufficio pubblico o altro servizio di pubblico interesse. Anche
gli scivoli, che finalmente vengono realizzati abbastanza
spesso a beneficio delle persone su sedie a ruote, sono quasi
sempre fuori norma, perché non recano le piastrelle con le
semisfere a rilievo del codice di pericolo valicabile che
devono permettere al cieco di sentire sotto i piedi l'avviso
che sta per lasciare la zona pedonale e sta per inoltrarsi in
quella carrabile e quindi pericolosa per la sua incolumità.
E i segnalatori acustici del verde semaforico? Dal 1996 è
stabilito che tutti gli impianti nuovi o di sostituzione devono
essere attrezzati con l'avvisatore acustico attivabile mediante
pulsante, il quale deve essere raggiungibile da chi non vede
mediante un breve tratto di segnale tattile posto sul
marciapiede.
E sembra che sia i progettisti e i direttori dei lavori, sia i
tecnici comunali che devono rilasciare le autorizzazioni,
ignorino del tutto sia il DPR sopra riportato, che il Decreto
Ministeriale n. 236 del 1989.Tali norme infatti stabiliscono
che, in caso di nuova costruzione o di ristrutturazione, non
solo di edifici pubblici, ma anche di edifici privati aperti al
pubblico (centri commerciali, alberghi, impianti
sportivi,locali di spettacolo, ecc.), tali strutture non sono
agibili se mancano delle segnalazioni sul pavimento e delle
mappe a rilievo necessarie a chi non vede. Diverse migliaia
di luoghi in Italia sono stati attrezzati con i segnali del
linguaggio tattile Loges, ma sono ancora una goccia nel mare
degli inadempimenti.
Ed ecco allora un appello agli amministratori comunali e
anche ai colleghi giornalisti: quando si fanno dei lavori e
quando se ne parla sui giornali, per favore, ricordatevi che le
barriere architettoniche non sono soltanto i gradini che
danneggiano gravemente le persone su sedia a ruote, ma
anche la mancanza di segnali che rendono impossibile al
milione e mezzo di disabili visivi di muoversi
autonomamente e in condizioni di sicurezza.
In certi casi è quindi necessario specificare che si sta
parlando non di tutti i disabili, ma dei "disabili motori",
magari aggiungendo qualche parola che ricordi agli
estensori delle guide o agli amministratori comunali che
proclamano di aver eliminato le barriere architettoniche, che
ci siamo anche noi disabili sensoriali e cioè non vedenti,
ipovedenti e sordi.
di Giulio Nardone da "Superabile"
IL RUOLO DEL TOMOGRAFO RETINICO DI
HEIDELBERG (HRT 2)
Fino a pochi anni fa l'importanza della visualizzazione della
mappa retinica contenente le informazioni sulla morfologia
della regione maculare, del nervo ottico e della retina in toto
era quasi interamente affidata all'esame della
fluoroangiografia ed in parte alla perimetria. La
fluoroangiografia è una fotografia ottenuta mediante un
particolare strumento fotografico dotato di un filtro in grado
di imprimere l'immagine retinica sulla pellicola fotografica
ottenuta attraverso l'introduzione di un liquido
fluorescenico iniettato in una vena del braccio.
Questo esame non è spesso ben accettato dal paziente in
quanto, oltre alla sua completa disponibilità è richiesta la
dilatazione della pupilla (quindi è richiesto un
accompagnamento, ove possibile del paziente, che si ritrova
impossibilitato per qualche ora a guidare e a svolgere una
normale attività lavorativa).
Inoltre, l'introduzione della fluoresceina in vena può creare
talvolta problemi che vanno dal semplice fastidio, alla
colorazione della pelle di giallo fino ad una vera e propria
intolleranza al liquido di contrasto che talvolta può sfociare
in uno shock anafilattico (fortunatamente raro). Non si
dimentichi inoltre che per effettuare l'esame è richiesto il
digiuno cosa che può rivestire una certa problematicità in
caso di pazienti affetti da patologie concomitanti come nel
caso del diabete, specie se in pazienti insulinodipendenti.
La perimetria è un eccellente test per valutare la funzione
del nervo ottico e della sensibilità retinica dal punto di vista
funzionale, tuttavia è un test psico-fisico non sempre
agevole perché richiede un'alta collaborazione da parte del
paziente (non sempre facilmente ottenibile) e negli stadi
iniziali non si manifesta quasi mai un difetto evidente del
capo visivo.
L'avvento dell'oftalmoscopia scannino laser con la
possibilità di analisi stereometriche delle strutture
intraoculari ha fatto entrare l'oftalmoscopia in una nuova
dimensione.
Nel 1980 sono iniziati gli studi pilota di R. Webb a Boston e
di J.F. Bille a Heidelberg per lo sviluppo di un oftalmoscopio
scannino laser non invasivo.
Nel 1988 fu presentato il primo tomografo confocale a
scansione laser LTS, che diede origine alla famiglia degli
HRT I e II.
L'apparecchio serve a misurare la forma tridimensionale
della testa del nervo ottico nonché a classificare le variazioni
di detta forma nel tempo. L'HRT fornisce inoltre attraverso
il modulo MEM (Modulo per Edema Maculare).
UN'ANALISI DETTAGLIATA DELLE IMMAGINI
TRIDIMENSIONALI ACQUISITE CHE PRODUCE IL
CALCOLO DELLE MAPPE DELL'EDEMA RETINICO IN
GRADO DI OFFRIRE UNO STRUMENTO PER VALUTARE
LA PRESENZA ED EFFETTUARE ESAMI DI CONTROLLO
DELL'EDEMA.
Di recente acquisizione inoltre, l'apparecchio è stato
implementato con il Modulo Rostock Cornea che permette
l'analisi e lo studio di tutta la morfologia corneale.
L'esame effettuato con l'HRT II non richiede alcuna
preparazione del paziente.
Generalmente un esame con l'HRT può essere eseguito
anche senza dilatazione della pupilla, ad eccezione del caso
in cui vi sia una notevole riduzione della trasparenza dei
mezzi oculari (cataratta).
La ripresa delle immagini deve avvenire senza occhiali e alla
presenza di un buon film lacrimale (se gli occhi sono
disidratati e, in particolare, per i portatori di lenti a contatto,
si consiglia di applicare lacrime artificiali appena prima
dell'esame).
Le fotografie ottenute possono essere visualizzate sullo
schermo del computer in tempo reale e dopo pochi minuti
consegnate al paziente con diverse rappresentazioni che
vanno dalla mera fotografia, all'analisi dettagliata dei
parametri morfometrici alla rappresentazione
tridimensionale retinica.
L'apparecchio consente inoltre di memorizzare, per poter
comparare e analizzare nel tempo le variazioni del danno
edematoso maculare e di documentare nel corso
dell'evoluzione della malattia glaucomatosa modificazioni
della papilla e dello spessore delle fibre nervose.
da "Occhio.it"
ACCESSIBILITA' VISIVA: DIRITTO ALLA LETTURA
Più volte in passato abbiamo segnalato le iniziative del
Progetto Lettura Agevolata. È ora di conoscere più da vicino
questo utile servizio, promosso dal Comune di Venezia, che
propone soluzioni concrete per agevolare le persone con
deficit visivi non solo nella lettura dei testi ma anche nella
percezione dell'ambiente urbano.
Cinque milioni di email spedite, oltre 9.000 articoli inviati,
più di 2.000 utenti iscritti, quasi 400 testate monitorate:
passano gli anni, crescono i numeri dei servizi di rassegna
stampa del Progetto Lettura Agevolata, il servizio promosso
dal Comune di Venezia per facilitare l'accesso alla cultura e
all'informazione delle persone con ridotte capacità visive.
Si è cominciato nel 2002 con PressVisione, incentrata sul
tema della minorazione visiva, per dar vita successivamente
anche a PressIntegrazione e PressBarriere, dedicate
rispettivamente all'integrazione scolastica degli alunni con
disabilità e all'abbattimento delle barriere architettoniche.
L'obiettivo era quello di offrire agli utenti, attraverso la
posta elettronica, un ulteriore strumento di conoscenza,
informazione e dibattito proponendo loro quanto la stampa
italiana, locale o nazionale, generalista e specializzata,
pubblica su vari ambiti della disabilità.
A qualche anno di distanza l'idea si è dimostrata vincente,
aprendo la strada a nuove possibili prospettive.
Un progetto articolato.
Ma il Progetto Lettura Agevolata non è solo rassegne
stampa. È un progetto articolato, unico nel suo genere in
Italia, che si sviluppa in diversi ambiti operativi: dalla
lettura alternativa alla ristampa di libri a grandi caratteri,
dalla ricerca e sperimentazione alla produzione di materiale
specifico su Venezia.
"La prima preoccupazione che ho avuto quando pensai a
questo nuovo servizio - racconta Lucia Baracco, responsabile
del Progetto Lettura Agevolata - fu quella di far capire che
esistono tanti modi di leggere, basta trovare quello adatto
alle proprie esigenze. Purtroppo capita spesso che una
persona smetta di leggere perché i suoi occhi non glielo
consentono più. Ecco perché nel nostro sito internet www.letturagevolata.it - abbiamo creato una sezione per far
conoscere le diverse modalità di lettura (libri ingranditi,
parlati, Braille, elettronici, tattili) e gli ausili di cui ci si può
servire per leggere (lenti d'ingrandimento, screen reader,
video ingranditori, software ingrandenti)".
È stato inoltre progettato un catalogo unificato di tutte le
risorse esistenti in Italia in formato alternativo. La banca
dati, che raccoglie circa 90.000 titoli ed è consultabile da
chiunque online, consente di individuare tutti i libri in
edizione speciale prodotti dai centri specializzati e dagli
editori italiani. Basta riempire un campo con il nome
dell'autore o il titolo del libro per capire, attraverso il motore
di ricerca, se il testo esiste e dove è possibile reperirlo.
Libri a grandi caratteri.
Sempre per sensibilizzare - questa volta gli editori - sul tema
della lettura è stata avviata la riedizione di libri "a grandi
caratteri". Grazie al consenso di alcune case editrici, tra cui
Adelphi, Garzanti, Feltrinelli, che hanno fornito i testi in
formato digitale autorizzandone una tiratura limitata, sono
state rieditate importanti opere della narrativa italiana e
straniera: da Pioggia nera di Simenon, a Le Braci di Márai,
da Cronache romane di Stendhal a Poesie di Lorca.
La collana, che conta attualmente 20 volumi, è stata
distribuita in tutte le biblioteche e le case di riposo del
territorio provinciale. Anche in questo caso l'intento è stato
di far capire agli operatori del mondo editoriale come
attraverso un percorso di civiltà, che oltre a non presentare
alcuna difficoltà dal punto di vista tecnico potrebbe
diventare interessante anche sul versante economico, si
possa soddisfare il diritto alla lettura di molte persone.
Una questione di leggibilità.
A sottolineare l'importanza della leggibilità del testo scritto e
i rischi che una sottovalutazione del problema potrebbe
causare è invece dedicato il volume, fresco di stampa,
"Questione di leggibilità - Se non riesco a leggere non è solo
colpa dei miei occhi". La pubblicazione, realizzata con il
contributo della Regione Veneto, è rivolta a tutti coloro che
si occupano di comunicazione, soprattutto quella di servizio,
erogata dagli enti pubblici.
Il volume non vuole essere né un manuale tecnico né un
testo scientifico e affronta la questione della leggibilità dal
punto di vista dell'utente, facendo capire, con indicazioni
pratiche e teoriche e con esempi tratti dall'esperienza
quotidiana, in cosa consista il problema. Un problema che
riguarda non solo la modulistica, i libri, i manifesti, le
riviste, ma anche la segnaletica interna agli edifici pubblici o
urbana, le pulsantiere di prodotti tecnologici, i monitor
informativi, in pratica tutti quegli oggetti o loro componenti
che contengono messaggi da leggere o decodificare
attraverso la vista.
Spesso capita che una persona con difficoltà visive faccia
fatica a telefonare perché non vede i numeri sulla tastiera,
usare un forno o una lavatrice perché non identifica i
comandi e persino servirsi autonomamente di un ascensore
perché i numeri dei piani sulla pulsantiera sono difficili da
vedere.
In alcuni casi la questione può comportare un approccio più
difficile, lungo o faticoso, che induce l'utente a rassegnarsi e
a rinunciare alla lettura o all'uso dello strumento. In altri,
invece, i problemi di leggibilità costituiscono un'autentica
barriera, tale da impedire l'utilizzo autonomo di alcuni
prodotti o l'accesso alle informazioni.
Leggere l'ambiente.
Pavimentazione tattileLa parola "lettura", nell'ambito del
Progetto Lettura Agevolata, assume dunque un significato
ampio, relativo non solo alla carta stampata, ma alla
comunicazione in generale che avviene attraverso canali e
livelli di approfondimento diversi. Proprio per questo il
Progetto Lettura Agevolata ha affrontato anche il tema della
lettura dell'ambiente urbano con la produzione di materiale
tattile o ingrandito per facilitare i disabili visivi nella
conoscenza di Venezia e del suo territorio, del suo
patrimonio artistico e dei suoi servizi.
Rientra in questo ambito la realizzazione di mappe tattili
della città che possono essere scaricate online e, attraverso il
cosiddetto "procedimento Minolta", restituite a rilievo
consentendone l'esplorazione tattile in modo immediato,
efficace e piacevole.
In collaborazione con l'Ufficio Eliminazione Barriere
Architettoniche del Comune è stata inoltre avviata la
sperimentazione di alcuni prototipi di pavimentazione tattile
nel centro storico di Venezia. La sfida in questo caso è
consistita nell'individuare una soluzione che consentisse la
massima semplificazione dei codici, l'integrazione con
l'ambiente e l'uso di materiali tradizionali.
Il risultato della sperimentazione, approvato dalla
Soprintendenza ai Beni Architettonici e dalla sezione
provinciale dell'Unione Italiana Ciechi, ha consentito di
favorire la mobilità e l'orientamento dei non vedenti,
residenti o turisti, nel pieno rispetto dei valori ambientali
della città.
Per informazioni:
Progetto Lettura Agevolata
San Marco 4136 - 30124 Venezia
Tel. 041.274 8050
Fax 041.274 8549
Email: [email protected]
Sito web: www.letturagevolata.it
di Paola Caporossi di "Mobilità"
OLTRE L'HANDICAP VISIVO: 240 MILA EURO
ALLA RICERCA
Un premio internazionale, pari a 240mila euro, per risolvere
i problemi delle persone prive della vista o con un deficit
visivo importante, per consentire loro una vita normale, sul
lavoro e nella vita sociale. È stato annunciato
dall'Organizzazione spagnola dei non vedenti (Once) che ha
come partner ufficiale l'Unione italiana ciechi. Sono poco
meno di 180 milioni nel mondo le persone affette da
disabilità di tipo visivo. Benché molte tecnologie siano state
sviluppate per risolvere problemi di disabilità, l'uso di molti
strumenti tecnologici esistenti (computer, bancomat,
cellulari, ad esempio) non è alla portata di tutti. In
particolare è precluso, o difficoltoso, per queste categorie di
disabili, a causa del contenuto visivo dei dispositivi. Per
superare le difficoltà, Once rivolge il suo premio a progetti di
ricerca nei settori dell'ingegneria, dell'intelligenza artificiale,
dell'informatica, delle telecomunicazioni, della
microtecnologia e della nanoelettronica.
Progetti come quelli che hanno già condotto a stampanti e
scanner per il Braille, a software capaci di " catturare" le
informazioni che compaiono sul monitor del computer, a
programmi d'ingrandimento che rendono più visibili le
informazioni sullo schermo. In altre parole, il Premio
internazionale Once vuole incentivare lo sviluppo di
hardware e software che facilitino l'accesso a reti
telematiche, Pda (Personal digital assistant), Dvd, cellulari,
domotica, elettrodomestici, compresa la Tv digitale. E
sistemi informativi accessibili collocati alle fermate
dell'autobus e nelle stazioni ferroviarie.
Il premio è destinato alla realizzazione effettiva del progetto
vincitore.
Possono partecipare singoli ricercatori, centri di ricerca,
università, allegando al modulo di adesione che si trova
all'indirizzo
www.once.es/otros/premios/imasd/indexi.cfm, il
curriculum, la descrizione di un progetto innovativo con la
programmazione temporale dei vari stadi di esecuzione e i
prototipi se ve ne sono. La scadenza per la presentazione dei
progetti, che devono essere redatti in lingua inglese o
spagnola, è il prossimo 30 giugno.
di Rosanna Mameli de "Il Sole 24 Ore"
LE STATINE PREVENGONO LA CATARATTA?
FORSE!
Le statine sono nate come farmaci ipocolesterolemizzanti,
capaci cioè di normalizzare i livelli di colesterolo nel sangue.
Ma il loro utilizzo non finisce qui. Oltreché per la
prevenzione cardiovascolare, infatti, le statine sono
associate a una serie di altre patologie, su tutte l’Alzheimer e
la sclerosi multipla. Ora uno studio appena pubblicato da
Jama apre un nuovo potenziale filone di ricerca per questi
farmaci ossia la prevenzione della cataratta.
Possibile? I ricercatori spiegano nell’introduzione alla loro
ricerca, come già nel passato fosse stata dimostrata
un’associazione inversa tra degenerazione maculare e uso di
questi farmaci. Le statine, del resto, hanno un’attività
antiossidante che è cruciale nel contesto della malattia
cardiovascolare. Succede cioè che le specie ossidanti
derivate dal nitrossido e attive nell’aterogenesi vengano
soppresse dalle statine. E lo stress ossidativo è considerato
uno dei fattori di rischio per la cataratta senile. Una materia,
spiegano i ricercatori, ancora non del tutto definita benché
esistono evidenze che l’aumentata ossidazione del cristallino
sia tra le cause della cataratta senile e che l’assunzione di
sostanze antiossidanti possa avere un effetto protettivo. Di
cataratta, peraltro, non ne esiste una sola e sembrerebbe in
particolare quella nucleare a essere provocata dallo stress
ossidativo. Gli autori della ricerca hanno così cercato di
definire a tutti gli effetti il ruolo delle statine.
Lo studio di Jama.
La cataratta è l’opacizzazione del cristallino, l’elemento
dell’occhio che contribuisce a mettere a fuoco le immagini
sulla retina. La più comune è quella senile, i cui fattori
predisponenti sono poco chiari ma sembra che oltre all’età
giochi un ruolo determinante l’ossidazione provocata dagli
ultravioletti della luce solare. A oggi non esistono però
trattamenti farmacologici per la cura della cataratta. Con le
statine si apre così uno spiraglio nuovo. Lo studio
osservazionale longitudinale ha preso in esame 1299 soggetti
appartenenti a una comunità statunitense. Tutti considerati
a rischio di sviluppare cataratta nucleare entro cinque anni.
La cataratta nucleare, va detto, è più comune di quella
corticale e si caratterizza per un'opacità del nucleo adulto
del cristallino. La sintomatologia è lenta e progressiva. Il
paziente risente di una continua diminuzione della vista e di
annebbiamenti della stessa. La visione è peggiore alla luce
forte, mentre migliore quando il cielo è nuvoloso o in casa
con luce fioca. Lo studio ha così associato l’incidenza a
cinque anni della cataratta con l’uso di statine. Un totale di
210 soggetti hanno sviluppato cataratta nucleare nel periodo
compreso tra i bienni 1998-2000 e 203-2005. Con un tasso
di incidenza di 12,2% tra gli utilizzatori di statine contro il
17,2% dei non utilizzatori. Le cose cambiano se si considera
la cataratta corticale, dove anzi l’incidenza è leggermente
superiore tra gli utilizzatori di statine. Le statine perciò
proteggono? Il campione di pazienti esaminato è
decisamente esiguo e il meccanismo d’azione ancora da
definire, ma è certo, concludono i ricercatori, che l’uso delle
statine, in particolare simvastatina, può essere associato a
una riduzione della cataratta nucleare ma solo di quella.
Servono, comunque, ulteriori studi prima di trarre
conclusioni definitive, che potrebbero, però, essere assai
importanti.
da "Dica33"
LA SFIDA DI RAYMOND KURZWEIL, I NON
VEDENTI LEGGERANNO "AL VOLO"
Un apparecchio portatile in grado di leggere porzioni di
testo ai non vedenti. È l'ultima idea dell'inventore americano
Raymond Kurzweil, famoso in tutto il mondo per essere un
pioniere nel campo della ricognizione ottica automatica e
della sintesi vocale. "K-NFB", questo il nome del progetto,
combina in un unico apparecchio un computer palmare e
una fotocamera digitale. Semplicemente scattando una foto
"al volo" (on the go) a un testo, il sistema la acquisisce e,
dopo pochi secondi, tramite un altoparlante, la trasforma in
voce.
Fino ad ora era possibile, tramite uno scanner e un
computer, trasformare il testo in voce. La grande
innovazione di questo progetto è che si potrà compiere
quest'operazione anche quando si è fuori casa o in viaggio,
leggendo, così, gli orari dei treni, le etichette, i cartelli alle
fermate dei mezzi pubblici, solo per fare qualche esempio.
"K-NFB" verrà messo in commercio in Inghilterra a partire
dal mese prossimo. Il nuovo apparecchio portatile è solo
l'ultimo di una lunga serie di oggetti inventati da Kurzweil
(che è stato definito da Bill Gates, il fondatore della
Microsoft, come il "migliore nel prevedere il futuro
dell'intelligenza artificiale"). La sua prima "Reading
machine" (macchina per la lettura) del 1981 era grande
quanto una lavatrice e costava poco più di 51mila euro. Il "KNFB" è sicuramente meno costoso, perché sarà messo in
vendita a circa 3.800 euro. "Per mettere a punto il sistema ci
sono voluti circa tre anni - spiega Mervin Robertson,
direttore esecutivo della Sight&Sound Technology, la società
che lo metterà in vendita - . Oltre al prezzo del palmare e
della fotocamera da 5 megapixel, la maggior parte del costo
deriva dalla complessità del software".
Ma come funziona esattamente il "K-NFB"? Sembrerebbe
molto semplice. Una volta azionato, il sistema, attraverso
messaggi sonori, fornisce all'utente i dati sulla situazione
iniziale (ad esempio: "Vedo due oggetti. Spostarsi
leggermente a destra per inquadrare perfettamente l'oggetto
numero 1"), dopodiché si prende la decisione e si scatta la
fotografia. Dopo qualche secondo, necessario per elaborare
l'immagine, i contenuti della foto vengono letti ad alta voce.
Nella confezione, assicurano, saranno presenti degli
auricolari, ma volendo possono essere utilizzate anche cuffie
senza fili (che sfruttano la tecnologia Bluetooth) o si può
collegare l'apparecchio alle casse di uno stereo. Il K-NFB
può rivelarsi molto utile in numerose situazioni: leggere
scontrini o ricevute, ad esempio, oppure le istruzioni di
medicinali o gli ingredienti di cibi, oppure - ancora - i
cartelli di evacuazione di alberghi o edifici. "L'unica
limitazione - spiegano - è legata al fatto che la fotocamera è
collegata ad un palmare, che non è potente come un
normale computer e che è soggetto ai tempi di carica di una
batteria". Non tutte le simulazioni, bisogna ammettere, sono
andate per il verso giusto: durante le fasi di test gli
sviluppatori hanno scoperto che per esempio la fotocamera
ha difficoltà nel riconoscere testi scritti con carattere bianco
su sfondo nero. Dalla Sight&Sound, però, assicurano: "Entro
poche settimane riusciremo a risolvere tutti i problemi".
L'arrivo sul mercato di "K-NFB" ha ricevuto una calorosa
accoglienza da parte dell'Istituto Nazionale britannico per i
non vedenti (RNIB). "È fantastico - racconta un portavoce,
Mark Prouse - è come se potessimo scansionare tutto quello
che ci circonda anche quando non siamo a casa. Il prezzo è
alto, è vero, ma credo che la possibilità di poter leggere
cartelli e avvisi anche quando si è in giro non ha prezzo".
Non è la prima volta che Rayon Kurzweil lavora insieme agli
enti che rappresentano i non vedenti. Grazie ad alcune sue
creazioni, nel 2002 è entrato a far parte della classifica
americana dei migliori inventori. Ha anche vinto il premio
Lemelson del Massachusetts Institute of Technology (Mit)
per l'invenzione e l'innovazione.
da "La Repubblica"
PREMIATE DUE RICERCATRICI
Importante riconoscimento internazionale per una scoperta
di oculistica. Indicati i geni di una malattia che causa cecità
CAGLIARI. Il diciotto-venti per cento degli anziani
dell'Occidente soffrono di degenerazione maculare, una
degenerazione della retina che diventa poi la prima causa di
cecità. Per questo è importante capire come si sviluppa e se
vi sono dei geni che ne determinano la predisposizione. Due
ricercatrici, Annalisa Loy Zedda (della società di ricerca
genomica Shardna, diretta da Mario Pirastu) e Maria
Cristina Mallocci (della clinica oculistica di Cagliari, guidata
da Maurizio Fossarello) hanno permesso di verificare che,
effettivamente, un gruppo di geni sono interessati a questa
patologia che colpisce la parte più delicata dell'occhio.
Il lavoro scientifico delle due studiose è stato premiato con
uno dei più prestigiosi riconoscimenti internazionali di
oculisticlo: l'Alcon, riservata
ai giovani scienziati e assegnato ogni anno dal congresso
mondiale di oculistica (l'ultimo si è tenuto a Fort
Lauderdarle in Florida e ha visto la partecipazione di circa
dodicimila specialisti). La ricerca è frutto di una
collaborazione tra Shardna (società privata che opera nel
parco scientifico Polaris, con sede a Pula) e l'istituto di
genetica delle popolazioni del CNR di Sassari (di cui è
responsabile Pirastu).
Il campo di indagine sono le caratteristiche genetiche della
popolazione dell'Ogliastra, dove è presente una percentuale
tra le più alte al mondo di ultracentenari. L'isolamento di
queste zone ha permesso il formarsi di popolazioni con
caratteristiche genetiche particolari e molto fertili per questo
tipo di studi.
Nei laboratori di ricerca viene studiata in particoalre la
genotipizzazione, ovvero l'individuazione dei polimorfismi,
le variazioni delle quattro basi
del Dna. E questa viene poi incrociata con le caratteristiche
ambientali e di vita dei vari paesi. Durante una di queste
ricerche, condotta a Talana, Loi Zedda e Mallocci hanno
rilevato che in un consistente numero di persone non c'è
traccia nè della degenerazione maculare senile, nè dei geni
che alcuni ricercatori Usa avevano ipotizzato essere la causa
di questa malattia. Risultato giudicato dalla comunità
scientifica un'importante dimostrazione indiretta del
collegamento di quei geni con quella patologia.
da "La Nuova Sardegna
QUANDO "SAPER NARRARE" DIVENTA UNA
PROFESSIONE
Narrare. Un mestiere vecchio che torna alla ribalta e si veste
di nuovo con le tecnologie digitali che lo ridefiniscono: Cd,
Mp3, Ipod e Smartphone. Non più, cioè, necessariamente un
pubblico davanti a sé da incantare anche con lo sguardo e i
movimenti, ma solo una voce che arriva magari mentre chi
ascolta sta preparando la cena, viaggiando o facendo
ginnastica. Le letture diventano così l'elemento chiave di
molti eventi (basti pensare a Vittorio Sermonti che legge
Dante), ma anche un business editoriale e radiofonico. Il
«Libro parlato», per esempio, per anni è stato un mercato di
nicchia dedicato a chi non vedeva (la Biblioteca dei ciechi ha
in catalogo 80 mila titoli), ora invece sta esplodendo non più
solo su Cd e cassette, ma anche sugli altri media digitali.
Così i periodici allegano classici e moderni raccontati, e si
moltiplicano siti da cui scaricare poesie, libri e novelle, con
un mercato che secondo l'Audio Publisher Association passa
dagli 800 milioni di dollari del 2004 a i 2 miliardi stimati
oggi.
Tutto ciò sviluppa la richiesta di professionisti che sappiano
cogliere il testo e proporlo, usando in modo opportuno la
sola voce, esaltata da variazione di toni e modulazioni di
ritmi e pause.
Maurizio Falghera, presidente e fondatore de «Il
Narratore», sito dedicato agli audiolibri, e Max Berio di
«Brain Work», casa di produzione di testi narrati,
sostengono l'importanza di una preparazione formativa
specifica proprio per il narratore, come avviene nel mercato
anglosassone in cui, all'«Art of Narrating» è dedicato anche
un premio. Il narratore, infatti, non è un attore né un
doppiatore, e non è neppure uno speaker di spot
pubblicitari, anche se può nascere da istituti che formano
quei professionisti per poi sviluppare una preparazione ad
hoc. «Nella nostra scuola - commenta Maria Antonia
Pingitore, docente alla Scuola d'Arte drammatica Paolo
Grassi di Milano - due sono i modi per costruirsi una
professionalità nel campo della narrazione: partire dal
percorso di attore o iniziare da quello di autore. I nostri corsi
triennali "Attori" e "Scrittura drammaturgia" prevedono
infatti, dal primo anno, esercitazioni e laboratori in cui i
partecipanti sono chiamati a confrontarsi con la lettura di
fronte a un pubblico. Nel corso del terzo anno, poi,
organizziamo delle registrazioni che vengono trasmesse
dalla Rai e che prossimamente potranno essere scaricate dal
nostro sito». La «Scuola Holden» di Torino, fondata da
Alessandro Baricco, organizza approfondimenti specifici nel
corso del master biennale in «Tecniche della narrazione»,
perché «per imparare a scrivere - suggerisce il direttore del
master Marco Vacchetti - bisogna anche saper raccontare.
Per esempio sono previsti corsi come "Generi letterari" (un
approfondimento sulla novella, i romanzi rosa, i gialli e per i
ragazzi), "Narrazione orale", "Lettura" (sul ritmo, tono,
volume e intensità della voce) e "Narrazione radiofonica",
sugli elementi di ridondanza e rinforzo richiesti dai media».
Anche il CTA, Centro teatro attivo di Milano, che da anni
forma doppiatori, prevede passaggi formativi specifici per
narratori. «Organizziamo percorsi di quattro mesi che
possono sviluppare una preparazione adatta alla lettura spiega la responsabile Nicoletta Ramorino -. Si tratta dei
corsi di "Dizione", "Speakeraggio", "Pre-doppiaggio" e
"Doppiaggio"». Anche l'università Cattolica di Milano,
all'interno di master e corsi sul teatro, sviluppa moduli ad
hoc sulla lettura, per esempio nel corso di perfezionamento
sulla «Educazione alla teatralità».
da "Il Corriere della Sera"
A PADOVA PRESENTATO RISULTATO RICERCA
TELETHON
PADOVA - E' la mutazione di una proteina la causa
dell'atrofia ottica dominante che colpisce in Italia un
bambino ogni 30 mila, portandolo a
cecita'. La scoperta e' stata fatta da Luca Scorrano,
ricercatore dell'Istituto Telethon Dulbecco (DTI) presso
l'Istituto Veneto di Medicina Molecolare
(Vimm) di Padova. Al via ora esperimenti per trovare un
farmaco che blocchi il processo degenerativo del nervo che,
dalla retina, trasmette i segnali visivi al cervello.
REGIONE CALABRIA: INDIVIDUATI CENTRI
RIFERIMENTO DEGENERAZIONE MACULARE
CATANZARO - La Giunta regionale della Calabria ha
approvato la delibera che individua i Centri di riferimento
regionali per la diagnosi e la cura della degenerazione
maculare retinica. Ne da' notizia un comunicato
dell'assessorato regionale alla Salute. Il provvedimento,
proposto dall'assessore Doris Lo Moro, prevede, fra l'altro,
l'inserimento fra le prestazioni specialistiche ambulatoriali
della branca di oculistica della terapia fotodinamica delle
degenerazione
maculare retinica.
''L'approvazione della delibera - si legge nel comunicato - a
oltre cinque anni dall'emanazione del decreto ministeriale
del 5 marzo 2001, consente di dare una risposta esaustiva ad
una patologia che colpisce soprattutto persone di eta'
superiore ai 75 anni. La degenerazione maculare senile continua la nota - è attualmente la causa principale di grave
diminuzione della vista nelle persone con oltre 55 anni di
eta', raggiungendo il 28% della popolazione con età
superiore ai 75 anni. La mancata attuazione, in Calabria, del
decreto ministeriale, aveva prodotto un aumento
dell'emigrazione nel settore della specialistica ambulatoriale
e l'erogazione inappropriata delle prestazioni in regime di
ricovero anzichè ambulatorialmente, con conseguente
incremento della spesa.
La terapia in questione, inoltre, consentira' di curare la
degenerazione maculare miopica, una patologia che - spiega
l'assessorato - coinvolge prevalentemente persone dai 30 ai
50 anni di eta' con una notevole ricaduta sociale per il danno
arrecato a persone in eta' lavorativa''.
I centri di riferimento individuati dalla delibera sono le
unita' operative di oculistica degli ospedali di Cetraro (Asl di
Paola); Castrovillari, Crotone, Lamezia Terme, Chiaravalle
(Asl di Catanzaro), Vibo Valentia, Locri, ''Annunziata'' di
Cosenza, ''Pugliese-Ciaccio'' di Catanzaro, ''BianchiMelacrino-Morelli'' di Reggio Calabria, nonche' quelle delle
case di cura ''Policlinico sacro Cuore'' di Cosenza e della casa
di Cura ''Santa Lucia'' del capoluogo bruzio. ''Con questa
delibera - dice l'assessore Lo Moro - si colma una lacuna del
servizio sanitario regionale''.
CONTRO LE PERFORAZIONI DELL'OCCHIO
APPLICATA LA MEMBRANA AMNIOTICA
BELLUNO - La membrana amniotica sarà utilizzata contro il
rischio della perforazione del bulbo oculare. E' questa la
nuova frontiera dell'oculistica che viene praticata al reparto
dell'ospedale di Belluno.
Sono infatti una decina gli interventi di applicazione della
membrana amniotica che sono già stati eseguiti. E i risultati
sono positivi.
Questo tipo di operazione, i cui effetti sono percepibili nel
giro di 3 mesi, sono il prodotto della collaborazione tra
l'ospedale bellunese e la Banca
degli occhi di Mestre, dalla quale vengono fornite le cornee e
particolari tessuti, come appunto la membrana amniotica.
Membrana che serve per stimolare i processi riparativi in
occhi seriamente colpiti da causticazioni o da fenomeni
infiammatori che possano portare l'occhio a rischio di
perforazione.
Ma non è solo di questo che si occupa l'unità operativa di
oculistica, che in un anno esegue 2000 interventi chirurgici,
oltre 11 mila visite ambulatoriali, 700 consulenze per
pazienti ricoverati in altri reparti, più di 1200
fluorangiografie, 1300 eco-biometrie, 1000 oct, e oltre 2000
esami di campi visivi (questi sono i dati dello scorso anno).
«Tutti interventi eseguiti con strumenti tra i più moderni»,
come tiene a precisare il primario Marco Zemella,
«necessari anche per poter eseguire i trapianti di cornea».
«Inoltre, in reparto vengono eseguiti, a livello
ambulatoriale, interventi per cataratte, glaucomi interventi
di chirurgia palpebrale e di strabismo e
chirurgia vitreoretinica, con particolare riguardo alle
malattie maculari».
Ed è proprio su questo fronte che il reparto lancia l'allarme.
«Sta assumendo ormai le proporzioni di una malattia sociale
la degenerazione maculare senile. Si tratta di una patologia
che colpisce prevalentemente le persone sopra i 60 anni e
che porta alla perdita irreversibile della vista», dice Zemella.
«L'unità è in grado di offrire tutte le terapie mediche
validate scientificamente ed è inoltre uno dei pochi centri in
Italia in cui vengono offerte, in casi selezionati, alcune
possibilità chirurgiche come la traslocazione maculare». Si
tratta di un intervento chirurgico eseguito in anestesia totale
che consiste nel «girare» letteralmente la retina e
appoggiarla sul tessuto sano.
«Di questo tipo di operazione possono beneficiare soltanto
pazienti selezionati, cioè che abbiano un occhio ormai
compromesso dalla maculopatia senile e l'altro sia stato
intaccato. L'intervento ha lo scopo di ridare la possibilità al
paziente di recuperare la capacità di lettura, cosa non da
poco», continua il primario. I pazienti con questa patologia
usufruiscono di un ambulatorio dedicato e di percorsi
definiti per la prenotazione e l'esecuzione degli esami
diagnostici.
«Lo sforzo principale dell'unità è quello di cercare di offrire,
oltre a una qualità diagnostico-terapeutica molto elevata,
anche una serie di percorsi
ben strutturati per facilitare e razionalizzare l'accesso ai vari
servizi, in modo da rispondere appropriatamente alle
richieste dei pazienti», continua il primario. Per questo si è
dato vita a uno sforzo organizzativo non indifferente, che ha
portato all'esecuzione degli esami strumentali entro un mese
(non vi è cioè lista d'attesa), mentre il reparto è polo
d'attrazione per molti pazienti provenienti da diverse
aziende sanitarie, anche appartenenti ad altre Regioni.
da "Il Corriere delle Alpi"
IL MARE E' AMICO DEGLI OCCHI
Le malattie degenerative della vista che causano cecità,
come la retinite pigmentosa, potrebbero presto essere
combattute in maniera efficace. Due buone notizie
autorizzano a sperare. Nel primo studio, pubblicato sulla
rivista 'Neuron', una proteina estratta da un'alga verde ha
permesso ad alcuni topi, nei quali era stata riprodotta la
retinite pigmentosa, di recuperare una vista discreta. La
proteina, chiamata channelrodopsina 2, è stata inserita in
cellule della retina diverse dai coni e i bastoncelli, le
strutture deputate alla ricezione delle immagini che nella
malattia muoiono e non possono essere sostituite. La novità
più interessante dello studio sta proprio qui: nell'aver potuto
conferire una certa sensibilità visiva immettendo una
proteina fotosensibile in cellule diverse da quelle
danneggiate. Se dovesse rivelarsi praticabile nell'uomo, la
tecnica potrebbe servire a curare anche le degenerazioni
maculari tipiche dell'età che, anche se non sempre portano
alla perdita completa della vista, sono comunque causa di
invalidità e di perdita di autosufficienza. Il secondo studio,
pubblicato sulla rivista "Trends in Neuroscience", di Nicolas
Bazan, del Neuroscience Center of Exellence di New
Orleans, ha dimostrato che gli acidi grassi Omega tre,
ricavati per lo più dal pesce, sono in grado di proteggere le
cellule della retina dai danni provocati dall'esposizione ai
raggi solari, dai traumi e dai radicali liberi: perché, una volta
entrati nelle cellule retiniche, funzionano come materia
prima per la sintesi di una sostanza prodotta naturalmente
proprio per riparare i danni, chiamata non a caso
neuroprotectina 1 (Npd1). Più grassi le cellule hanno a
disposizione, più Npd1 producono e più resistono a tutti i
tipi di stress. Ora gli esperti stanno cercando di capire se sia
possibile far arrivare, laddove ce ne sia bisogno,
concentrazioni di Omega tre superiori a quelle assunte con
una dieta ricca di pesce.
di Agnese Codignola de "L'Epresso"
RENDERE ACCESSIBILE TUTTO IL SAPERE
I due ragazzi americani che, contro ogni buon senso, stavano
scaricando nel loro garage l'intero web si chiamavano Larry
Page e Sergey Brin. Ai tempi avevano 23 anni. Facevano
parte della prima generazione cresciuta tra i computer:
gente che già alle elementari viveva con una mano sola
perché l'altra era avvitata sul mouse. In più venivano
entrambi da famiglie di insegnanti o ricercatori informatici.
In più studiavano alla Silicon Valley. In più avevano due
cervelli micidiali (nel senso di uno a testa, si intende).
Adesso noi siamo colpiti dal fatto che poi, in cinque anni, i
due siano riusciti a guadagnare qualcosa come 20 milioni di
dollari: ma è importante capire che, all'inizio, non erano i
soldi quello che cercavano.
Quel che avevano in mente era un obiettivo tanto
candidamente folle quanto semplicemente filantropico:
rendere accessibile tutto il sapere del mondo: accessibile a
chiunque, in modo facile, veloce e gratuito. Il bello è che ci
sono riusciti. La loro creatura, Google, è di fatto quel che di
più simile all'invenzione della stampa ci sia stato dato di
vivere. Quei due sono gli unici Gutenberg venuti dopo
Gutenberg. Non la sparo grossa: è importante che capiate
che è vero, profondamente vero. Oggi, usando Google, ci
vuole una manciata di secondi e una decina di click perché
un umano dotato di comuter acceda a qualsiasi insenatura
del sapere. Sapete quante volte gli abitanti del pianeta Terra
faranno quell'operazione oggi, proprio oggi? Un miliardo di
volte. Più o meno centomila ricerche al secondo. Avete in
mente cosa significa? Percepite l'immane senso di "liberi
tutti", e sentite le urla apocalittiche dei sacerdoti che si
vedono scavalcati e improvvisamente inutili? Lo so,
l'obbiezione è: quel che sta in rete, per quanto enorme sia la
rete, non è il sapere.
O almeno non è tutto il sapere. Per quanto derivata, spesso,
da una certa incapacità a usare Google, è un'obbiezione
sensata: ma non illudetevi troppo. Pensate che non sia stato
lo stesso per la stampa e Gutenberg? Avete in mente le
tonnellate di cultura orale, irrazionale, esoterica che nessun
libro stampato ha mai potuto contenere? Ci pensate a tutto
quello che è andato perso perché non entrava nei libri? O a
tutto quello che ha dovuto semplificarsi e addirittura svilirsi
per riuscire a diventare scrittura, e testo, e libro? Eppure,
non ci abbiamo pianto troppo sopra, e ci siamo assuefatti a
questo principio: la stampa, come la rete, non è un
innocente contenitore che ospita il sapere, ma una forma
che modifica il sapere a propria immagine. E' un imbuto
dove passano i liquidi, e tanti saluti, che so, a una palla da
tennis, a una pesca o a un cappello. Che piaccia o no, è già
successo con Gutenberg, risuccederà con Page e Brin.
Dico questo per spiegare che se qui parliamo di Google non
stiamo parlando di una robetta curiosa o di una esperienza
come un'altra, tipo il vino o il calcio. Google non ha
nemmeno dieci anni di vita, ed è già nel cuore della nostra
civiltà: se tu lo spii non stai visitando un villaggio
saccheggiato dai barbari: sei nel loro accampamento, nella
loro capitale, nel palazzo imperiale. Mi spiego? È da 'ste
parti che, se c'è un segreto, tu puoi trovarlo.
Così diventa importante capire cosa, esattamente, fecero
quei due che nessuno prima aveva immaginato. La risposta
giusta sarebbe: molte cose. Ma è una, in particolare, quella
che, per questo libro, sembra rivelativa. Provo a spiegarla.
Per quanto possa sembrare strano, il vero problema, se vuoi
inventare un motore di ricerca perfetto, non è tanto quello di
dover scaricare un database di 13 miliardi di pagine web
(tante sono, oggi). In fondo, se stipi migliaia di computer in
un hangar e sei uno nato con Windows, ce la puoi fare
serenamente. Il vero problema è un altro: una volta che hai
isolato in mezzo a quell'oceano i tre milioni e passa di pagine
web dove compare la parola lasagne, come fai a metterle in
un qualsiasi ordine che faciliti la ricerca? È chiaro che se le
sbatti lì, a caso, tutto il tuo lavoro è vano: sarebbe come far
entrare un poveretto in una biblioteca in cui ci sono tre
milioni di volumi (sulle lasagne) e poi dirgli: arrangiati un
po' tu. Se non risolvi quel problema, il sapere rimane
inaccessibile, e i motori di ricerca, inutili.
Quando Brin e Page iniziarono a cercare una soluzione,
avevano chiaro in mente che gli altri, quelli che già ci
stavano provando, erano lontani dall'averla trovata. In
genere, lavoravano sulla base di un principio molto logico,
anzi troppo logico, e, a pensarci adesso, tipicamente prebarbaro, quindi antico. In pratica si fidavano delle
ripetizioni. Più volte compariva in una pagina la parola
richiesta, più quella pagina saliva nelle prime posizioni.
Concettualmente, è una soluzione che rinvia a un modo di
pensare classico: il sapere è dove lo studio è più
approfondito e articolato. Se uno ha scritto un saggio sulla
lasagna, è probabile che il termine lasagna ricorra molte
volte, e quindi è lì che il ricercatore viene spedito.
Naturalmente, oltre ad essere obsoleto, il sistema faceva
acqua da tutte le parti. Un saggio scemo sulla lasagna, in
quel modo, figurava molto prima di una semplice, ma utile,
ricetta. Inoltre, come potevi difenderti dal sito personale del
signor Mario Lasagna? Era un inferno. Ad Alta Vista (il
motore di ricerca migliore, ai tempi) reagirono con una
mossa che la dice lunga sul carattere conservatore di quelle
prime soluzioni: pensarono di attivare degli editor che si
studiassero i tre milioni di pagine sulle lasagne, e poi le
mettessero in ordine di rilevanza. Anche un bambino
avrebbe capito che non poteva funzionare. Però ci
provarono, e per noi questo segna un'importante pietra
miliare: è l'ultimo disperato tentativo di affidare
all'intelligenza e alla cultura un giudizio sulla rilevanza dei
luoghi del sapere. Da lì in poi, sarebbe stato tutto diverso.
Da lì in poi, c'erano le terre dei barbari.
da "La Repubblica"
VA AVANTI LA LOTTA ALLA GRAVE MALATTIA
GENETICA CHE CAUSA CECITA' NEI PICCOLI
Prendi i talenti della ricerca più brillanti, dai loro uno
stipendio decente, e mettili nelle condizioni di lavorare.
Risultato? Progressi nella conoscenza e nella cura delle
malattie.
Sembra un ragionamento davvero poco difficile, eppure è la
formula di tanti successi, o di tanti insuccessi quando invece
la ricerca non la si fa. E l'Italia ne sa qualcosa.
Ma qui è la scienza a vincere, con l'individuazione dei
meccanismi che portanto all'atrofia ottica dominante, una
malattia genetica che causa cecità progressiva nei bambini
in età prescolare. Il protagonista della scoperta è Luca
Scorrano, ricercatore dell'Istituto Telethon Dulbecco e
operante presso l'Istituto Veneto di Medicina Molecolare
(Vimm), struttura con sede a Padova operativa per la
concezione e l'esecuzione dei progetti della Fondazione per
la Ricerca Biomedica Avanzata.
Due articoli a sua firma sono stati pubblicati sulla
prestigiosa rivista medico scientifica Cell, a dimostrazione
della rilevanza internazionale della scoperta. In una
ipotetica "scala della ricerca", lo scalino compiuto sarebbe il
sefcondo di 5, per arrivare alla cura della malattia. In
pratica, dopo l'identificazione del difetto genetico avvenuto
qualche anno fa, lo studio di Scorrano e collaboratori ha
consentito di individuare il meccanismo della malattia.
Il prossimo passo sarà lo studio di strategie terapeutiche
adatte, che dovranno poi essere testate in forma preclinica,
quindi in forma terapeutica, per arrivare infine a una cura
possibile per la malattia. Si parla di anni di lavoro ancora
insomma, ma l'eccellenza del passo attuale non si discute. E'
anche il passaggio su cui punta maggiormente la fondazione
Telethon, che finanzia progetti in particolare in questo
campo.
"Ma ora Scorrano rischia di dover trasferirsi all'estero per
continuare a fare ricerca - dice Marco Piazza, responsabile
comunicazione di Telethon - nonostante i nostri sforzi per
dare a lui e ai giovani ricercatori di eccellenza degli spazi e
delle risorse adeguate". La presentazione della scoperta
diventa infatti l'occasione per lanciare un appello, perchè la
ricerca in Italia non abbia ad interrompersi. Perchè le
Fondazioni private, per quanto benemerite e ramificate
siano, non bastano! L'atrofia ottica dominante e la scoperta:
In Italia questa malattia colpisce circa una persona ogni
30mila abitanti.
Le neuropatie ottiche sono un gruppo di malattie
caratterizzate da perdita progressiva dell vista, come
conseguenza della degenerazione dei neuroni che
trasportano il segnale visivo dall'occhio al cervello. E' molto
probabile che siano causate da una forma particolare di
morte cellulare, chiamata apoptosi o morte cellulare
programmata. L'apoptosi è essenziale per il corretto
sviluppo e la vita di tutti gli organismi, ma un suo eccesso e
carenza può essere alla base di gravi malattie: dal cancro a
quelle neurodegenerative come il morbo di Parkinson. Al
centro di uno dei più importanti meccanismi che regolano
l'apoptosi ci sono i mitocondri, strutture della cellula che
funzionano da "centrali energetiche" per la cellula stessa.
Per svolgere correttamente il loro compito, i mitocondri
devono andare incontro a importanti cambiamenti
strutturali, controllati da una serie di proteine, tra cui la
OPA1: questa risulta mutata nei pazienti colpiti da atrofia
ottica dominante.
Gli studi del gruppo di Scorrano hanno chiarito le relazioni
tra OPA1, i mitocondri, la morte cellulare programmata e la
malattia. Esemplificando, OPA1 funziona come una
"cerniera lampo": permette infatti di rinchiudere all'interno
di particolari compartimenti presenti nei mitocondri,
denominati criste, una determinata molecola che se viene
liberata scatena la morte cellulare programmata. Quando
OPA1 è difettosa, come nel caso dell'atrofia ottica
dominante, tale cerniera lampo non riesce ad imprigionare
nelle criste la molecola pro-aptosi e la cellula perde il
controllo sul suo programma di "suicidio". Per poter
lavorare OPA1 ha però bisogno di un'altra proteina dei
mitocondri, la PARL, che funziona da incubatrice per farla
"maturare". In assenza di PARL la proteina OPA1 è quindi
immatura e perde la capacità di chiudere le criste, con effetti
drammatici sul modello animale: numerosi organi vitali
risultano danneggiati alla nascita e si ha la morte dopo
poche settimane di vita.
da "Disabili.com"
MATEMATICA PERSONALIZZATA PER NON
VEDENTI
Il progetto di ricerca LAMBDA - finanziato dall'Unione
Europea e realizzato dal Consorzio LAMBDA, composto da
diversi enti tra cui importanti università italiane ed europee
e anche dal nostro Ministero dell'Istruzione - introduce un
sistema informatico innovativo che facilita l'accesso alla
matematica da parte degli studenti non vedenti.
Gli studenti non vedenti normalmente trovano delle
difficoltà nella traduzione delle formule matematiche con
scrittura tradizionale attraverso il braille, motivo, questo,
per il quale lo studio della matematica è considerato da
sempre un problema di difficile soluzione che ha
pesantemente condizionato l'accesso agli studi scientifici da
parte di intere generazioni di disabili visivi, dirottati quasi
sempre - più o meno consenzientemente - verso indirizzi
umanistici, musicali o altro.
Ma nella società odierna una cultura priva della componente
scientifico-matematica è davvero eccessivamente
penalizzante.
Alle scuole medie e alle superiori è importante, per gli
studenti non vedenti, poter eseguire con il computer gli
esercizi di matematica in modo veloce ed efficiente,
possibilmente nelle stesse condizioni dei compagni vedenti,
ciò che oggi è possibile per le discipline letterarie.
Dal canto loro, gli insegnanti - anche se non conoscono il
braille - devono poter intervenire in modo diretto, senza
intermediari, nel processo didattico. Perché ciò possa
avvenire, il lavoro svolto dal ragazzo non vedente dovrebbe
essere chiaro e trasparente anche per i vedenti.
In seguito, in particolare all'università, serve avere un
sistema di scrittura matematica potente e flessibile,
compatibile con i più diffusi formati standard, per poter
accedere autonomamente e liberamente alla produzione
scientifica e matematica, distribuita in formato digitale.
Il Progetto LAMBDA (Linear Access to Mathematics for
Braille Device and Audio-Synthesis) prevede un sistema
integrato basato su un codice lineare e un software di
gestione.
Il codice (Lambda Math Code) è una derivazione diretta del
MathML [sistema di scrittura matematica approvato dal
W3C, consorzio mondiale che definisce le regole del web e di
internet, N.d.R.], costruito per l'uso ottimale mediante le
periferiche braille e la sintesi vocale, convertibile
automaticamente in tempo reale, senza possibilità di
equivoci, in una versione equivalente MathML e, tramite
esso, nei più comuni formati di scrittura matematica
(LaTeX, MathType, Mathematica), sia in ingresso che in
uscita. Il software di gestione (editor) consente la scrittura e
la manipolazione di espressioni matematiche in modo
lineare, offrendo una serie di funzioni compensative,
intendendo con questo termine tutti gli aiuti che possono
essere forniti all'utente attraverso il software, per ridurre le
difficoltà di comprensione e gestione legate alla minorazione
visiva e quindi alla necessità di usare un codice lineare per la
gestione delle formule e di consultare i testi per mezzo di
periferiche alternative, tattili o vocali. Nella progettazione si
è fatto tesoro di una serie di esperienze didattiche molto
interessanti, sviluppatesi autonomamente in questi ultimi
anni in vari Paesi, nell'àmbito delle quali sono state
elaborate strategie o semplici accorgimenti in grado di
facilitare alcune operazioni che risulterebbero altrimenti
eccessivamente complesse e onerose per l'alunno non
vedente.
Pensiamo ad esempio alla difficoltà di comprendere la
struttura di un'espressione matematica complessa, con
diversi livelli gerarchici annidati tra loro.
La rappresentazione grafica tradizionale - che visualizza
radici quadrate, frazioni, parentesi graffe e quadre - è
tradotta nella rappresentazione lineare del codice Lambda
con enorme perdita di informazioni, soprattutto rispetto alla
struttura dell'espressione, alle relazioni che legano le sue
parti e alla posizione di ciascun termine all'interno dei vari
blocchi frazionari. Il non vedente può leggere il testo
matematico solo in modo sequenziale e poi costruire
mentalmente l'immagine complessiva.
Analogamente, molte operazioni di manipolazione e
trasformazione, di esecuzione banale con carta e penna, si
complicano moltissimo quando devono essere svolte per
mezzo della tastiera di un computer. Pensiamo, ad esempio,
alla semplificazione di frazioni o espressioni algebriche o
allo spostamento di monomi da un termine all'altro di
un'equazione.
Un editor attivo, espressamente progettato, può aiutare lo
studente, offrendo modalità alternative di lettura e
manipolazione, utili per superare alcune di queste difficoltà.
Le funzioni previste da Lambda sono molte e riguardano, ad
esempio, la selezione di blocchi, la loro manipolazione soprattutto in funzione del calcolo - l'immissione di simboli
o marcatori particolari e, per il loro successivo
riconoscimento, la ricerca e la navigazione sia sulla riga del
display braille che sull'intero testo. Alcune di tali funzioni
sono riservate a utenti inesperti e sono quindi semplici da
usare e da configurare, altre sono assai potenti e, di
conseguenza, di uso complesso. Per gli studenti più evoluti
sono previsti strumenti estremamente personalizzabili, con
registrazione di macro ed elementi di programmazione.
La personalizzazione, del resto, è una caratteristica
essenziale del sistema, dato che lo stesso pacchetto dovrà
essere funzionale ad utenti molto diversi tra di loro, sia per
competenze che per esigenze personali.
*Ministero dell'Istruzione - CSA (Centro Servizi
Amministrativi) di Vicenza.
Per approfondimenti si consiglia di visitare il sito
www.lambdaproject.org, dove è anche possibile prelevare
gratuitamente l'ultimo prototipo del programma.
di Flavio Fogarolo da "Superando.it"
NERVO OTTICO: DA TELETHON GRANDI
RISULTATI
L’Atrofia Ottica Dominante: Il progetto di ricerca di Luca
Scorrano finanziato da Telethon.
L’atrofia ottica dominante (DOA) e’ la più comune malattia
genetica che causa perdita della visione in conseguenza della
degenerazione dei neuroni che trasportano il segnale visivo
dall’occhio al cervello attraverso il nervo ottico. Questa
perdita avviene in assenza di dolore e di infiammazione, per
cui è molto probabile che sia causata da una forma
particolare di morte cellulare, chiamata apoptosi. L’apoptosi
è essenziale per il corretto sviluppo di tutti gli organismi
multicellulari. Quando i fini meccanismi che la regolano
sono danneggiati, un eccesso o un difetto di apoptosi
possono risultare in un ampio spettro di condizioni
morbose, dalle malattie neurodegenerative al cancro. Al
centro diuno dei meccanismi che regolano l’apoptosi stanno
i mitocondri, le “centrali energetiche” della cellula. I
mitocondri regolano l’apoptosi rilasciando nel citoplasma
delle proteine, normalmente sequestrate al loro interno, che
sono necessarie per attivare le “caspasi” e che letteralmente
tagliano le strutture della cellula fino a condurla a morte.
Queste proteine rilasciate dai mitocondri sono accumulate
in complesse strutture interne mitocondriali rassomiglianti
a dei sacchetti con una strozzatura là dove si connettono con
l’esterno. Durante l’apoptosi questa strozzatura si apre per
consentire il loro passaggio. La DOA è causata da mutazioni
in un gene che codifica per una proteina mitocondriale,
OPA1, la cui funzione nel controllare e mantenere la forma
dei mitocondri è poco conosciuta, così come non
conosciamo perché e come mutazioni a carico di OPA1
causino la malattia. Il laboratorio in cui lavora Luca
Scorrano studia quale sia la funzione della proteina OPA1
nel mantenimento della forma dei mitocondri; se e con che
meccanismo la proteina OPA1 ammalata causi una maggiore
suscettibilità all’apoptosi in particolare nei neuroni che sono
affetti nell’atrofia ottica dominante più in generale quale sia
il ruolo di OPA1 e delle proteine che appartengono alla
stessa famiglia nella fisiologia e nella patologia della cellula.
Lo scopo finale della ricerca è di conoscere il meccanismo
che porta all’insorgenza della DOA, in modo da poter
disegnare dei farmaci che siano in grado di interrompere o
rallentare lo sviluppo della stessa.
da "Telethon.it"
"TANA LIBER TUTTI": LIBRI ON-LINE PER NON
VEDENTI
Comprare un libro e leggerlo, niente di più semplice. Non è
sempre così per tutti: le persone non vedenti, ad esempio,
possono sì acquistare libri, salvo poi farseli tradurre in
braille a costi proibitivi.
ANCONA - Comprare un libro e leggerlo, niente di più
semplice. Non è sempre così per tutti: le persone non
vedenti, ad esempio, possono sì acquistare libri, salvo poi
farseli tradurre in braille a costi proibitivi.
O reperire libri elettronici in rete, ma dipendere in ogni caso
dalla buona volontà di qualcuno che ha deciso per loro quale
testo rendere fruibile secondo le modalità di utilizzo da parte
di un cieco: una barra braille applicata al computer.
Non libri gratuiti, ma pagare- come tutti - per poter leggere
ed esercitare il pieno diritto alla lettura, all'istruzione e più
in generale allo studio
e alla conoscenza. E' questa la finalità di "Tana Liber Tutti "
il progetto curato dai Servizi sociali della Regione Marche,
che ha legato in un patto speciale e "inedito" nel panorama
nazionale, Regione, Unione Italiana Ciechi delle Marche
(UIC) e Associazione Regionale Editori Marchigiani
(AREM).
L'intesa firmata oggi dal Presidente della Regione, Gian
Mario Spacca, da Aldo Grassini, presidente dell'UIC Marche
e da Giuliano Persechini, presidente dell'AREM prevede,
infatti, l'impegno degli editori marchigiani aderenti
all'associazione a depositare tutte le loro pubblicazioni in
formato .doc in un sito internet che i Servizi Sociali e
Informatica hanno appositamente costruito ed è già
funzionante per permettere la lettura ad ogni iscritto
all'UIC.
L'Unione sarà garante della correttezza di utilizzo del
servizio e di raccogliere i pagamenti (il 20% del prezzo di
copertina) per i libri "scaricati", trasmettendole poi
all'AREM.
Il presidente Gian Mario Spacca ha sottolineato la portata di
questo accordo: "La Regione Marche è orgogliosa di aver
fatto cadere una barriera della comunicazione - ha detto - e
di aver tracciato un percorso virtuoso che coniuga
perfettamente Sociale- Cultura- Istruzione- Pari
Opportunità. Per Aldo Grassini, si tratta di una piccolagrande novità, perché da ora qualsiasi libro, seppur per ora
limitatamente a quelli marchigiani, sarà immediatamente
alla portata dei lettori ciechi senza filtri o lunghe attese,
realizzando, almeno in questo, pari opportunità con tutti gli
altri cittadini. La speranza è che questo esempio possa
contagiare il mondo dell'editoria e far cadere un'altra
barriera tra quelle che separano i non vedenti dalla cultura
come piena espressione di libertà
DISCO VERDE PER NUOVO ANTI CECITA'
GENENTECH
FDA (USA) - Disco verde della Food and Drug
Administration Usa per il nuovo farmaco 'targato'
Genentech per contrastare la perdita della vista legata alla
principale causa di cecità negli anziani. Iniettato nell'occhio
una volta al mese, Lucentis (ranibizumab) protegge la vista
nel 95% dei pazienti con degenerazione maculare legata
all'età, trattati per 12 mesi. Non solo: la capacità visiva
risulta migliorata in un terzo dei malati.
da "Adnkronos Salute"
LA NAVIGAZIONE SATELLITARE IN AIUTO DEI
NON VEDENTI
L'Agenzia Spaziale Europea ha dimostrato l'affidabilità di un
sistema di navigazione satellitare che permette anche alle
persone non vedenti di muoversi in qualsiasi ambiente con
estrema precisione.
Come e meglio di un cane-guida, un nuovo sistema allo
studio da parte dell'Agenzia Spaziale Europea permetterà
alle persone con problemi di vista di muoversi anche in
ambienti complessi come quelli urbani, conoscendo in
tempo reale la loro posizione. Il sistema è basato sui satelliti
GPS e prevede che il non-vedente sia provvisto di un
ricevitore di posizione e di un telefono di nuova generazione
collegato con un apposito auricolare.
All'inizio del percorso si comunica la destinazione a un
computer centrale, che poi segue gli spostamenti della
persona in tempo reale, acquisendo i dati necessari via
satellite. Al momento giusto, il computer centrale manda le
indicazioni per cambiare strada che arrivano al non-vedente
via telefono, grazie a un sintetizzatore vocale.
Il progetto è ancora in una fase dimostrativa, e i dispositivi
sono allo stato di prototipi: il passo successivo è di
sviluppare un singolo dispositivo che incorpori tutte le
funzioni, integrando in un pc palmare che abbia funzioni di
telefonia anche il ricevitore EGNOS/SISNeT.
Si tratta di un sistema, progettato dall'ESA con il supporto
della Organizzazione Nazionale Spagnola Ciechi
(Organisacion Nacional de los Ciegos de España - ONCE),
pensato come complemento ai sistemi già esistenti e
ampiamente utilizzati dai non-vedenti, come per esempio la
guida di un cane addestrato oppure un bastone bianco.
Per quanto riguarda lo scarto di errore che a volte limita le
prestazioni dei sistemi GPS (come quelli installati nelle
automobili) questo deve essere eliminato per "prendere per
mano" un non-vedente per il quale un metro in più o in
meno può rappresentare la differenza che passa tra l'essere
al sicuro sul marciapiede oppure in strada.
Le richieste di accuratezza sono, per questa applicazione,
molto elevate. Infatti il sistema in sperimentazione non
utilizza direttamente i dati del GPS statunitense, ma i dati
GPS modificati attraverso EGNOS, il programma di
navigazione satellitare dell'ESA sviluppato in preparazione
del progetto Galileo, condotto congiuntamente da ESA,
Commissione Europea e Eurocontrol, l'organismo europeo
responsabile della sicurezza dei voli aerei.
EGNOS dispone di circa 40 stazioni di terra in Europa, che
hanno la funzione di acquisire e migliorare, attraverso
algoritmi matematici, la risoluzione dei dati forniti dal GPS
statunitense. I dati migliorati sono poi rispediti nello spazio,
dove alcuni satelliti li disseminano agli utenti: si passa da
una precisione di 15-20 metri del GPS ai meno di due metri
di EGNOS.
Una volta che Galileo sarà operativo c'è da aspettarsi una
precisione ancora maggiore, che offrirà garanzie di sicurezza
anche per altre applicazioni, come per esempio il volo aereo.
Anche per quanto riguarda il problema di perdita del
segnale GPS nei centri cittadini, l'ESA ha sviluppato un
sistema di diffusione di dati via internet, il cosiddetto
SISNeT (Signal In Space via Internet). Via internet significa,
in questo caso, utilizzare una connessione wireless,
attraverso per esempio il GSM, senza bisogno di un
ricevitore satellitare specifico.
da "Newton"
NON VEDENTI E NON UDENTI: CANONE SI O
CANONE NO?
È il dubbio sollevato da Paolo Osiride Ferrero, presidente
della CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà) di Torino,
in una nota ufficiale rivolta principalmente alla RAI, ma
anche al Governo, per far sì che queste fasce di persone non
vengano considerate come degli evasori, almeno fino a
quando non saranno disponibili le appropriate tecnologie
I disabili visivi e uditivi devono o no pagare il canone della
televisione pubblica? Questo il dubbio sollevato in una nota
ufficiale da Paolo Osiride Ferrero, presidente della CPD
(Consulta per le Persone in Difficoltà) di Torino, che chiede
anche di non considerare come evasori i disabili che non
pagano il canone alla RAI.
«È stata lanciata dal Governo una forte, corretta e giusta
campagna contro l'evasione fiscale - scrive Ferrero - e contro
coloro che evadono il pagamento del canone di
abbonamento televisivo. Abbiamo però l'obbligo di chiedere
con forza, non per motivi umanitari, ma semplicemente per
giustizia, che non vengano considerati come "evasori" coloro
i quali hanno problemi di cecità o di sordità riconosciuti da
certificazione medica rilasciata dagli uffici di Medicina
Legale delle ASL di competenza».
A parere di Ferrero, esiste in questo ambito «una grave
carenza legislativa che attualmente non sancisce alcun
beneficio per queste fasce di persone. Riteniamo quindi del
tutto ingiusto far pagare un servizio che non viene usufruito
e utilizzato nella sua interezza. In tal senso la RAI dovrebbe
attrezzarsi con tecnologie appropriate, affinché le persone
non vedenti e non udenti potessero godere degli stessi
benefici e diritti sanciti dalla Costituzione Italiana e dalle
vigenti leggi in materia di pari opportunità e contro la
discriminazione sociale, a difesa delle persone con disabilità,
a partire proprio dall'articolo 3 della Carta Costituzionale».
da "Superabile.it"
IL LUCENTIS APPROVATO DALL'FDA PR LA
DEGENERAZIONE MACULARE
"L’FDA ha approvato il ranibizumab (Lucentis), farmaco
appartenente alla famiglia degli antiangiogenici, per il
trattamento della degenerazione maculare. Il farmaco è un
anticorpo che si lega alla proteina VEGF, che è la principale
responsabile della formazione dei neovasi sottoretinici che
sono alla base dell'evoluzione essudativa della malattia. Gli
studi indicano che, a distanza di 1 anno dalla terapia, circa il
95% dei pazienti trattati con iniezioni intraoculari di questo
farmaco mantiene una stabilità visiva e che il 40% ha un
miglioramento della visione. E’ da sottolineare comunque
che la terapia fotodinamica rimane tuttora il primo
trattamento da prendere in considerazione in caso di
degenerazione maculare essudativa. L'oculista è in grado di
riconoscere quei casi in cui la terapia fotodinamica non è
indicata o ha limiti di efficacia. Questi casi possono trarre
vantaggio da una terapia farmacologica intravitreale
(Macugen, Lucentis, Avastin, Triamcinolone) o da un
trattamento combinato. Il paziente deve anche sapere che
una precoce diagnosi e un precoce trattamento sono
elementi fondamentali per un buon risultato funzionale con
ogni tipo di terapia." F. Cardillo Piccolino – Da Corriere
della Sera Salute, 9 luglio 2006.
da "Fondazione Macula"
ANCHE A BELLUNO LA TRASLOCAZIONE
MACULARE
BELLUNO - La membrana amniotica sarà utilizzata contro il
rischio della perforazione del bulbo oculare. E' questa la
nuova frontiera dell'oculistica che viene praticata al reparto
dell'ospedale di Belluno. Sono infatti una decina gli
interventi di applicazione della membrana amniotica che
sono già stati eseguiti. E i risultati sono positivi.
Questo tipo di operazione, i cui effetti sono percepibili nel
giro di 3 mesi, sono il prodotto della collaborazione tra
l'ospedale bellunese e la Banca degli occhi di Mestre, dalla
quale vengono fornite le cornee e particolari tessuti, come
appunto la membrana amniotica. Membrana che serve per
stimolare i processi riparativi in occhi seriamente colpiti da
causticazioni o da fenomeni infiammatori che possano
portare l'occhio a rischio di perforazione.
Ma non è solo di questo che si occupa l'unità operativa di
oculistica, che in un anno esegue 2000 interventi chirurgici,
oltre 11 mila visite ambulatoriali, 700 consulenze per
pazienti ricoverati in altri reparti, più di 1200
fluorangiografie, 1300 eco-biometrie, 1000 oct, e oltre 2000
esami di campi visivi (questi sono i dati dello scorso anno).
«Tutti interventi eseguiti con strumenti tra i più moderni»,
come tiene a precisare il primario Marco Zemella,
«necessari anche per poter eseguire i trapianti di cornea».
«Inoltre, in reparto vengono eseguiti, a livello
ambulatoriale, interventi per cataratte, glaucomi interventi
di chirurgia palpebrale e di strabismo e chirurgia
vitreoretinica, con particolare riguardo alle malattie
maculari».
Ed è proprio su questo fronte che il reparto lancia l'allarme.
«Sta assumendo ormai le proporzioni di una malattia sociale
la degenerazione maculare senile. Si tratta di una patologia
che colpisce prevalentemente le persone sopra i 60 anni e
che porta alla perdita irreversibile della vista», dice Zemella.
«L'unità è in grado di offrire tutte le terapie mediche
validate scientificamente ed è inoltre uno dei pochi centri in
Italia in cui vengono offerte, in casi selezionati, alcune
possibilità chirurgiche come la traslocazione maculare».
Si tratta di un intervento chirurgico eseguito in anestesia
totale che consiste nel «girare» letteralmente la retina e
appoggiarla sul tessuto sano.
«Di questo tipo di operazione possono beneficiare soltanto
pazienti selezionati, cioè che abbiano un occhio ormai
compromesso dalla maculopatia senile e l'altro sia stato
intaccato. L'intervento ha lo scopo di ridare la possibilità al
paziente di recuperare la capacità di lettura, cosa non da
poco», continua il primario.
I pazienti con questa patologia usufruiscono di un
ambulatorio dedicato e di percorsi definiti per la
prenotazione e l'esecuzione degli esami diagnostici.
«Lo sforzo principale dell'unità è quello di cercare di offrire,
oltre a una qualità diagnostico-terapeutica molto elevata,
anche una serie di percorsi ben strutturati per facilitare e
razionalizzare l'accesso ai vari servizi, in modo da
rispondere appropriatamente alle richieste dei pazienti»,
continua il primario.
Per questo si è dato vita a uno sforzo organizzativo non
indifferente, che ha portato all'esecuzione degli esami
strumentali entro un mese (non vi è cioè lista d'attesa),
mentre il reparto è polo d'attrazione per molti pazienti
provenienti da diverse aziende sanitarie, anche appartenenti
ad altre Regioni.
da "Il Corriere delle Alpi"
IL SEGRETO DELLA TRASPARENZA
di Nicola Nosengo
È da tempo uno dei misteri della fisiologia umana: che cosa
fa sì che la cornea si mantenga completamente priva di vasi
sanguigni, in modo da essere del tutto trasparente e
permettere il passaggio della luce? La soluzione dell'enigma,
che ha anche importanti implicazioni per la cura di molte
patologie, arriva da uno studio pubblicato questa settimana
su Proceedings of the National Academy of Science, firmato
da Reza Dana dello Schepen's Eye Research Institute di
Boston.
Capire che cosa impedisca la comparsa di vasi sanguigni
sulla cornea è importante per almeno tre motivi. Primo, è un
requisito fondamentale della fisiologia del sistema visivo:
solo un tessuto assolutamente trasparente può consentire la
visione, e i tessuti completamente privi di vascolarizzazione
sono pochissimi nel corpo umano (l'altro è la cartilagine).
Secondo, è proprio quando una anormale crescita di vasi
sanguigni compromette la trasparenza della cornea che
compaiono disturbi della vista come retinopatie,
degenerazione maculare legata all'età, glaucoma. Quindi,
spiegare questo meccanismo può aiutare a combattere quei
disturbi. Terzo ma non meno importante, trovare un
meccanismo per impedire del tutto la nascita di vasi
sanguigni in un tessuto significherebbe avere un'importante
carta da giocare contro i tumori, bloccando appunto la
proliferazione anormale di vasi che li alimenta.
La crescita dei tessuti sanguigni è regolata, in tutti i tessuti
del corpo, dal sistema immunitario: quando si rende
necessario un maggior flusso sanguigno in risposta a lesioni,
il sistema immune invia sul posto fattori di crescita, in
particolare vascular endotelial growth factr (Vegf), che si
lega a un recettore chiamato Vegfr-2 presente sui vasi
sanguigni innescandone la crescita. Ci sono però diverse
varianti di questo recettore, che si legano a diverse varianti
del fattore di crescita. I ricercatori di Boston hanno notato
per prima cosa che sull'epitelio corneale sano c'è una
quantità insolitamente alta di una di queste varianti, quella
chiamata Vegfr-3. E già sospettavano che fosse il tessuto
epiteliale (il rivestimento esterno degli organi, in questo
caso un sottile strato di tessuto connettivo che ricopre la
cornea) la chiave del mistero, visto che asportandolo dalla
cornea si verifica la comparsa di nuovi vasi. Hanno quindi
teorizzato che quel recettore, posto su un tessuto dove
normalmente non dovrebbe essere (l'epitelio non è un tipo
di tessuto che ospiti vasi sanguigni) risucchi tutti i fattori di
crescita impedendo loro di legarsi con altri recettori nei siti
dove invece i vasi potrebbero crescere. In pratica, Vegfr-3
ingannerebbe i fattori di crescita che regolano l'angiogenesi,
attirandoli dove non possono svolgere la loro funzione.
Per verificare questa ipotesi Dana e colleghi hanno lavorato
sul tessuto corneale dei topi. Prima hanno condotto analisi
chimiche per dimostrare l'effettiva presenza di Vegfr-3 e del
gene che lo esprime sull'epitelio corneale. Poi hanno
confrontato gli effetti di una lesione su cornee con e senza
epitelio corneale, verificando che solo nel secondo caso
iniziavano a comparire vasi sanguigni. Terzo step, hanno
somministrato un composto in grado di mimare l'azione di
Vegf-3 alle cornee prive di epitelio, e hanno constatato che la
crescita di vasi sanguigni era ancora bloccata. Infine, hanno
esposto cornee intatte a un agente in grado di bloccare il
recettore Vegfr-3, e questa volta i vasi comparivano. Questa
serie di esperimenti dimostra quindi chiaramente che è quel
recettore la chiave di tutto.
"Farmaci in grado di manipolare i livelli di questa proteina
potrebbero servire a curare la cornea dopo traumi
particolarmente gravi, ma anche a ridurre le dimensioni dei
tumori, che sono alimentati proprio da vasi sanguigni che
crescono a velocità anormale" ha spiegato Dana. "Il nostro
prossimo obiettivo sarà proprio sviluppare farmaci di questo
tipo e testarli in clinica".
da "Galileo"
LA SUPER RETINA PER OCCHI BIONICI
Creata dall'Istituto di Tecnologia
GENOVA - Gli appassionati di Star Trek sono avvertiti: può
accadere che la scienza si prenda una rivincita sulla
(fanta)scienza. Succede a Genova, dove l'Istituto Italiano di
Tecnologia, IIT, ha depositato il primo brevetto: è una retina
artificiale, un passo importante verso l'occhio bionico. Il
microdispositivo permette di percepire i colori in maniera
simile all'occhio umano. Il termine «bionico» non è usato a
sproposito. Il dispositivo utilizza materiali molecolari che
hanno la stessa struttura a base di carbonio coniugato dei
tessuti biologici. A differenza dei sistemi di visione basati sul
silicio, il nuovo sistema è flessibile e più compatibile con
l'occhio umano in caso di impianto.
«Non è ancora un occhio artificiale - ha avvertito il direttore
scientifico dell'IIT, Roberto Cingolani -. Ora sono disponibili
la meccanica, l'ottica e la retina e quello che manca è
un'interfaccia con il cervello», ma in una decina d'anni
l'oggetto potrebbe essere funzionante». Nell'attesa,
l'invenzione può avere nell'immediato altri impieghi: «Si
tratta di un colorimetro, uno strumento per misurare con
precisione il colore, utilizzabile da parte di settori industriali
come la produzione di vernici e di fotocamere». Nel mediolungo termine, invece, le applicazione riguardano proprio
l'impianto in un occhio umano per il trattamento di
patologie della retina e la realizzazione di un occhio
artificiale per un robot umanoide.
«L'ITT ha iniziato la produzione di brevetti che possono
essere di interesse alle imprese e facilitare la competitività»,
ha commentato Gabriele Galateri di Genola, chairman del
consiglio della Fondazione IIT.
da "La Stampa"
LEARNING RETINAL IMPLANT SYSTEM
ZURIGO - Questa volta la notizia arriva da vicino: a Zurigo,
un'équipe di neurochirurghi ed oftalmologi ha impiantato
all'interno dell'occhio di due persone non vedenti un
microchip di 50 elettrodi. Si tratta del «Learning Retinal
Implant System», sviluppato dall'Intelligent Medical
Implants (IMI) di Zurigo, in collaborazione con la IIPTecnologies GmbH di Bonn e con l'Intelligent Medical
Implants Ltd del Delaware. Questa nuova protesi visiva è il
frutto di molti anni di lavoro. La struttura è simile a quella
utilizzata dai sistemi di visione artificiale di cui abbiamo
sentito parlare nell'ultimo decennio: questa volta, e per la
prima volta, sembra però che tutto sia pronto per il lancio
sul mercato. Il sistema si propone quale rimedio alle
patologie degenerative della retina, come la retinite
pigmentosa, che hanno un inevitabile ed irrimediabile
epilogo: la cecità. Il processo degenerativo che colpisce
alcune cellule della retina porta alla loro morte con un
conseguente arresto dell'elaborazione del segnale visivo. Il
«Learning Retinal Implant System» si propone di sostituirsi
alle cellule danneggiate, svolgere il loro lavoro e ripristinare
il corretto funzionamento del sistema visivo. Per fare questo
gli bastano soltanto tre elementi: una piccola telecamera
montata su un paio di occhiali, un apparato di stimolazione
della retina ed un microprocessore. La videocamera diventa
l'occhio del non vedente, captando le immagini esterne da
usare come segnale visivo in entrata. Attraverso un piccolo
cavo questo segnale arriva al microprocessore, dove viene
elaborato e convertito in segnali di stimolazione. Un
collegamento wireless tra il microprocessore e l'apparato
interno alla retina permette di stimolare le cellule gangliari
secondo questi segnali. Queste cellule confluiscono, poi, nel
nervo ottico e l'elaborazione dell'informazione riprende il
suo naturale cammino. Il risultato è l'affacciarsi nel campo
visivo del non vedente di qualcosa di molto simile a delle
vere e proprie immagini visive. Che cosa riescano a vedere le
persone che utilizzano sistemi di questo tipo rimane il punto
più interessante. Le testimonianze in proposito non sono
ancora molte: quello che sappiamo è che la stimolazione
produce la comparsi di piccoli lampi di luce, detti fosfeni:
quando questi lampi di luce riescono a dare una
rappresentazione dello spazio esterno, il non vedente può
essere agevolato in molti compiti e rendersi indipendente
anche in ambienti sconosciuti.
In realtà, che qualcosa del genere potesse avvenire era già
noto da tempo. Nei primi dati pubblicati nel 2000 dal
pioniere delle protesi visive, William Dobelle, si parlava di
non vedenti che attraverso la percezione dei fosfeni
riuscivano a camminare senza urtare ostacoli e a localizzare
oggetti collocati in diversi punti di una stanza. Ma sei anni fa
l'idea di commercializzare il sistema di protesi sembrava
ancora molto lontana - non fosse altro che per la presenza di
un enorme cavo che usciva dalla testa dei pazienti per
collegare il microchip installato nella corteccia visiva ad un
computer in grado di elaborare le informazioni. Per quanto
inoffensivo potesse essere quel cavo, la persona alla quale
veniva inserito l'impianto aveva pur sempre un foro nella
testa. L'innovazione rappresentata dal «Learning Retinal
Implant» riguarda la fruibilità del sistema prostetico nella
vita quotidiana delle persone non vedenti. Il cavo è stato
sostituito da una moderna connessione senza fili e il
computer da un microprocessore della grandezza di un
walkman (o se preferite: di un iPod) con tanto di gancio da
attaccare alla cintura. Tutto questo migliorando la
tecnologia utilizzata ed aumentando di tre volte la potenza
elettrica di stimolazione. I risultati di esperimenti
preliminari su questo sistema hanno portato Stephan
Rietiker, membro dell'esecutivo dell'IMI, ad affermare che
presto le persone non vedenti, utilizzando questa protesi,
potranno vedere degli oggetti, identificandone grandezza,
posizione movimento e forma. Ad oggi l'IMI si aspetta di
ottenere il marchio CE garanzia di funzionalità e sicurezza
del sistema entro il 2007. Per la prima volta la
commercializzazione di un sistema di protesi per non
vedenti sembra davvero molto vicina.
Università Vita-Salute, San Raffaele Milano
di Alessandra Jacomuzzi da "Tutto Scienze de La Stampa"
AUSILI: I COMPATIBILI "TALKS"
Dopo alcune richieste di informazione pervenuteci da
alcuni soci riguardo alla segnalazione degli apparecchi
cellulari che siano compatibili con la sintesi vocale TALKS
per la gestione completa e autonoma del telefonino da
parte dei disabili visivi, abbiamo ritenuto cosa utile fornire
un elenco di tutti gli apparecchi di telefonia portatile, oggi
disponibili sul mercato, che abbiano la possibilità di
applicare la sintesi vocale “Talks”.
La Redazione
1) Nokia 3650;
2) Nokia 7650;
3) Nokia 3660;
4) Siemens SX1;
5) Nokia 6600;
6) Nokia 7610;
7) Nokia N-GAGE;
8) Nokia N-GAGE QD;
9) Nokia 6260;
10) Nokia 6630;
,11) Nokia 6670;
12) Panasonic X700;
13) Nokia 9210;
14) Nokia 9210i;
15) Nokia 9300;
16) Nokia 9500;
17) Nokia 6680;
18) Nokia N70.
Copyright © 2001 - 2006 Associazione Toscana
Retinopatici e Ipovedenti
ANTICORPO ANTICECITA'
Un farmaco, indicato per il trattamento del cancro al colon,
sembra garantire buoni risultati contro la degenerazione
maculare neovascolare, una complicazione che colpisce il
10% di chi soffre di degenerazione maculare senile. Il
prossimo passo - spiega un editoriale del New England
Journal of Medicine - sarà quello di confrontare i risultati
ottenuti con il ranibizumab, il farmaco in questione, con il
farmaco simile a base di bevacizumab. Se gli esiti dovessero
risultare assimilabili si otterrebbe un bel vantaggio
economico perché mentre il primo farmaco costa circa 2
mila dollari a dose, il secondo meno di 150. Entrambe le
molecole inibiscono una proteina conosciuta anche come
fattore di crescita endoteliale vascolare (Vegf), che ha il
compito di promuovere la crescita dei vasi sanguigni. Per il
bevacizumab, però, resta l'indicazione contro il cancro.
Dunque gli studi comparativi prenderanno in
considerazione la somministrazione della molecola off-label.
Ma i ricercatori non nascondono la speranza di riuscire a
sovrapporre i risultati.
IN ABRUZZO NUOVO CENTRO IPOVISIONE
Il primario Marullo illustra il nuovo servizio per la cura della
maculopatia
PESCARA - Si vive più a lungo, ed è importante vivere bene
anche l'ultima stagione dell'esistenza. Per farlo la parola
d'ordine è prevenzione. E' seguendo questa direttiva di
salute che è nato all'unità operativa di oculistica
dell'ospedale il Centro per l'ipovisione, creato nell'ambito
del servizio per le maculopatie, malattia degli occhi che può
portare alla cecità e che colpisce soprattutto gli anziani.
«La macula è la porzione centrale della retina predisposta
alla visione distinta. Le malattie della macula rappresentano
la principale causa di cecità civile nei Paesi industrializzati e
spesso sono legate a fattori scarsamente controllabili, quali
l'alimentazione e l'esposizione alle radiazioni solari», ha
spiegato il primario del reparto dello Spirito Santo, Michele
Marullo durante l'incontro con la stampa per presentare
l'iniziativa della Asl. «L'unità operativa di oculistica di
Pescara è in grado di seguire completamente il paziente, sia
nella fase diagnostica che in quella di terapia, con
strumentazioni di avanguardia e personale altamente
qualificato. E con il servizio di diagnosi e cura della
maculopatia, la nostra unità operativa è in grado di gestire i
danni che le maculopatie provocano, grazie alla istituzione
di un nuovo ambulatorio di riabilitazione per ipovedenti,
dotato delle più moderne apparecchiature».
Il centro offrirà al paziente maculopatico una via
preferenziale di accesso (esente dal ticket e saltando l'iter
per la prenotazione, seguendolo dalla diagnosi precoce alla
riabilitazione visiva, ed avvalendosi delle più attuali tecniche
terapeutiche, perché il paziente possa sfruttare la meglio il
pur minimo residuo visivo di cui dispone. Per mettersi in
contatto con il servizio si può telefonare al numero
085.4252677; dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 13.30 ci si
può sottoporre a visite per la diagnosi e la terapia, il
mercoledì e il sabato, dalle 8.30 alle 12.30 è prevista
l'attività di riabilitazione. Il Centro per l'ipovisione entrerà a
regime pieno a ottobre, e il 12 e il 13 di quel mese sarà una
delle tappe della Giornata di prevenzione delle maculopatie
cui l'unità operativa pescarese aderisce. In sostanza il
reparto di oculistica, con tutti i suoi servizi dunque, resterà
aperto al pubblico dalle 9 alle 17 e medici e personale
visiteranno e forniranno informazioni, ovviamente
gratuitamente, a quanti, dai bambini agli anziani, le
richiederanno. L'iniziativa nelle prossime due settimane
sarà pubblicizzata con manifesti affissi in città, all'ospedale,
negli studi medici e dei pediatri.
di Lalla D'Ignazio de "Il Centro"
SWAN - UN SISTEMA GUIDA PER CIECHI
Sono diversi, ormai, nel dopo 2000, gli esempi di sistemi
elettronici, informatici, robotici, che vengono progettati allo
scopo di migliorare la vita dei disabili e che rientrano nel
campo delle applicazioni bioingegneristiche. In particolare,
oggetto di questo articolo che vi propongo, è un sistema in
grado di permettere a chiunque di muoversi all'interno di
uno spazio aperto non noto, senza utilizzare la vista. Si tratta
ovviamente di un qualcosa destinato ai disabili ciechi, in
alcuni casi anche a persone che si muovono in territori
ignoti, con condizioni visive compromesse, come pompieri o
soldati.
Bruce Walker professore al Georgia Institute of Technology
e Frank Dellaert, del College of Computing di Atlanta, hanno
pensato, progettato e costruito, questo sistema denominato
SWAN, acronimo di Software Wearable Audio Navigation,
utilizzando l'esperienza maturata dal Dellaert nel campo
della robotica, ed in particolare nel tentativo di risolvere i
problemi della determinazione della posizione da parte di un
robot ospite in uno spazio non noto.
SWAN è costituito da diversi componenti, tra i quali un
laptop, sofisticati sensori, un sistema GPS, bussola e
pedometro, infine un paio di particolari cuffie, tutti
racchiusi in un pratico e piccolo zaino. Tramite tutti questi
aggetti, SWAN è in grado di localizzare la persona e la strada
che percorre per indirizzarla verso quella che è la meta
prestabilita. Le cuffie sono particolari, in quanto esse sono
in grado di inviare segnali uditivi corredati di opportune
vibrazioni alle ossa del cranio, per rispondere all'esigenza di
non dover privare l'utente dalla possibilità di carpire altri
suoni esterni, tappando le orecchie. L'uso di tali cuffie,
pertanto, non isola l'utente dai suoni circostanti e gli
consente, comunque, di seguire la traiettoria prestabilita
sulla base di opportuni stimoli, alcuni dei quali anche
utilizzati per indicare la presenza lungo la traiettoria di
oggetti che potrebbero costituire degli ostacoli più o meno
pericolosi e/o di eventuali irregolarità della superficie
calpestabile.
Ma vediamo di capire più approfonditamente il
funzionamento di SWAN. I sensori trasmettono i dati al
sistema, il quale, per mezzo di un microprocessore, calcola
facendo uso del GPS la posizione dell'utente. In base alla
meta designata dall'utente esso traccia la traiettoria ed invita
l'utente stesso a seguirla tramite appositi impulsi trasmessi
attraverso le cuffie. SWAN lavora con due tipologie diverse
di segnali acustici: una finalizzata a guidare l'utente lungo la
traiettoria, l'altra ad indicare all'utente la possibile presenza
di ostacoli. Gli sviluppi futuri sono quelli di realizzare lo
stesso dispositivo che funziona in un locale interno, dove
purtroppo è impossibile adoperare un GPS. Altri studi sono
orientati ad utilizzare come computer un qualcosa di più
piccolo di un laptop, ad esempio un PDA o un telefono
cellulare di ultima generazione. Forse continuando di questo
passo i cani per ciechi andranno in pensione?
di Daniele Sorbello di "Programmazione.it"
UN BREVETTO DEL POLITECNICO PER DISABILI
VISIVI
MILANO - Il Politecnico di Milano in collaborazione con
l'Istituto dei Ciechi di Milano ha messo apunto un apparato
che, durante l'esplorazione mediante touch screen di
un'immagine scaricata dal web, utilizza i due canali
dell'audio in stereo per offrire una combinazione di stimoli
audio e tattili. Le possibilità che ne derivano sono
molteplici: non vedenti e ipovedenti saranno in grado di
accedere potenzialmente a qualsiasi tipo di informazione
multimediale e ipermediale presente in Rete. Il grosso
ostacolo della formazione scolastica e lavorativa di questi
soggetti verrebbe meno e, non meno importante, anche le
occasioni di svago offerte dal web risulterebbero accessibili.
Infine, ma non meno importante il costo molto contenuto
del dispositivo.
L'immagine web è predisposta in modo da poter generare
suoni, che attraverso il canale di sinistra generino un
normale impulso audio mentre attraverso quello di destra
generino un impulso tattile fruibile attraverso un trasduttore
di contatto da indossare sul dito. Seguendo un metodo
d'esplorazione prestabilito l'utente videoleso può
autonomamente ricavare informazioni dai tratti
dell'immagine.
DESCRIZIONE TECNICA
L'elemento distintivo di questo dispositivo risiede nell'uso
dell'output audio in stereo con cui si forniscono
separatamente segnali audio e tattili. Questi ultimi vengono
creati da un elemento vibrazionale controllato dal segnale
audio. In questo modo è semplice trasmettere sul web i
segnali necessari senza che l'utente debba utilizzare svariati
software.
Il sistema consente inoltre, utilizzando un dispositivo di
puntamento, di muovere l'elemento vibrazionale (che è
direttamente sull'utente o su una penna) e di esplorare
autonomamente le immagini.
InfoWeb: www.polimi.it
di Carmen Morrone di "Vita.it"
MARE ACCESSIBILE. MA DITE PER CHI?
L'aggettivo "accessibile" è diventato di moda. "Mare
accessibile", "turismo accessibile", "scuole e piscine
accessibili", "città accessibili". Ma vogliamo chiarire una
volta per tutte a quali persone ci si riferisce con quei titoli ad
effetto?
Veniamo a sapere che a Spotorno si sta predisponendo uno
stabilimento completamente a norma, nel quale sarebbero
del tutto eliminate le barriere architettoniche per i
"diversamente abili". A parte questa untuosa terminologia,
figlia di un ipocrita "politically correct", che non è gradita
dalle nostre Associazioni di persone con disabilità, persiste
un errore di fondo che è molto difficile da debellare.
Gli errori, nei quali incorrono quasi senza eccezioni
giornalisti, politici e pubblici amministratori, sono anzi due.
Il primo sta nel diffondere, magari senza accorgersene,
l'equazione "disabili = persone su sedie a ruote" o comunque
persone con disabilità motoria. Non c'è bisogno di conoscere
la legge quadro sull'handicap, la 104 del 1992, per capire
che, oltre ai disabili fisici, esistono quelli sensoriali e quelli
psichici. Recentemente poi, anche a livello internazionale, si
sono presi in considerazione anche altri tipi di disagio, quali
la statura eccessiva o troppo ridotta, l'obesità o le
intolleranze alimentari, anche se in alcuni casi si esce
evidentemente dalle problematiche collegate con l'ambiente
costruito o naturale. L'altro grave errore consiste
nell'ignorare che la normativa vigente stabilisce che sono
barriere architettoniche, e quindi devono essere eliminate,
anche le barriere percettive, che consistono nella "mancanza
di accorgimenti e segnalazioni che permettono
l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di
pericolo" a non vedenti, ipovedenti e sordi (D.P.R. 503 del
1996).
Se non si cadesse in questi due errori non si sarebbe indotti
a parlare di spiagge accessibili ai disabili in genere, ma si
dovrebbe specificare che si parla di disabili motori; ancora
peggio, non si potrebbe dare una patente di "completamente
a norma" a strutture che violano una considerevole parte
della normativa vigente che riguarda circa un milione e
mezzo di italiani, fra non vedenti ed ipovedenti. Ma la cosa
più grave è che queste norme sono ignorate anche dai
progettisti che, magari in perfetta buona fede, dichiarano il
falso nelle relazioni che per legge devono accompagnare i
loro progetti "privi di barriere". E le ignorano anche i tecnici
comunali che sono chiamati a redigere o ad approvare i
progetti e il Sindaco che deve certificare l'abitabilità o
l'agibilità. Eppure gli accorgimenti per rendere accessibili
autonomamente le spiagge e le altre strutture a chi non vede
o vede poco sono semplici e poco costosi: qualche mappa a
rilievo e qualche segnale percepibile sotto i piedi, ad
esempio per indicare dove si trovano le docce, il bar e i
servizi igienici. Malgrado ciò, soltanto pochi metri delle
nostre lunghissime e bellissime coste sono accessibili anche
ai disabili visivi, come ad esempio una spiaggia libera di
Ostia, attrezzata a cura del Comune di Roma. Ma se si
continua con la disinformazione, sarà ben difficile che gli
altri Comuni liguri che stanno per realizzare "spiagge
attrezzate", non cadano nello stesso errore. Per non parlare
del pericolo mortale costituito dagli scivoli dei marciapiedi
non segnalati con il codice tattile di pericolo e per i semafori
non dotati di avvisatore acustico. Ma questa è un'altra storia,
meno balneare ma ancora più problematica per chi ha una
minorazione visiva.
di Giulio Nardone - Vicepresidente di Retina Italia
da "Il Secolo XIX"
LAVORARE AL COMPUTER DETERMINA UN
PEGGIORAMENTO DELLA VISTA?
Ecco la risposta ad una domanda frequentemente posta al
medico del lavoro.
Una domanda che viene posta spesso al medico del lavoro.
La risposta è semplice e netta: no!
La miopia, la presbiopia, l’astigmatismo non peggiorano
lavorando tante ore al PC. Questo non significa che lavorare
davanti ad una postazione video non determini qualche
disturbo oculo-visivo. I disturbi che compaiono sono
secchezza, senso di “sabbia negli occhi”, lacrimazione, senso
di peso agli occhi, visione sdoppiata, visione offuscata,
cefalea frontale, frequente ammiccamento (sbattere le
palpebre), ecc. tutti disturbi specifici ma che a fine giornata
possono essere molto fastidiosi. Consoliamoci in quanto
essi, con un adeguato riposo, scompaiono: infatti sono
reversibili.
I disturbi sono causati da una serie di fattori che possono
essere concomitanti quali: scelta di arredi inadeguati,
abbagliamenti e riflessi sul monitor derivanti da luce
artificiale o naturale non schermata, erroneo orientamento
del monitor rispetto alla finestra, eccesso o carenza di
illuminazione, scadenti condizioni microclimatiche: aria
troppo secca, scarsi ricambi d’aria, fumo di sigaretta, mobili
nuovi nell’ufficio che rilasciano sostanze irritanti, presenza
di fotocopiatrici in funzione nell’ambiente di lavoro,
sovraffollamento, vizi di refrazione non o mal corretti. Ma
soprattutto la visione ravvicinata e protratta.
Anche in ottimali condizioni dell’ambiente e della
postazione se un lavoratore trascorre molte ore davanti al
PC inevitabilmente andrà incontro a tutti o parte di quei
disturbi generici che vanno sotto il termine di “astenopia”,
stanchezza visiva.
Ricordiamo che la normativa italiana prevede che vengano
sottoposti a visite periodiche di idoneità mirate soprattutto a
problemi osteoarticolari e oculo-visivi coloro i quali
lavorano al computer per un tempo superiore alle 20 ore
complessive settimanali (4 ore medie al giorno): in questi
casi quindi il datore di lavoro è obbligato a nominare un
medico del lavoro che attiverà la sorveglianza sanitaria
(visite periodiche), la formazione, ecc.
da "SuperEva"
NON VEDENTI: AL SENATO UN DISEGNO DI
LEGGE TRASVERSALE PER L'ISTITUZIONE
DELLA GIORNATA DEL BRAILLE
Sarebbe celebrata ogni 21 febbraio, con lo scopo di
sensibilizzare l´opinione pubblica. La proposta, condivisa da
maggioranza e opposizione, punta a coinvolgere enti locali e
altri organizzazioni operanti nel sociale.
ROMA - Istituire la "Giornata nazionale del Braille", da
celebrarsi annualmente il 21 febbraio, quale momento di
sensibilizzazione dell'opinione pubblica nei confronti dei
soggetti non vedenti. E' questa la proposta contenuta nel
disegno di legge presentato da parlamentari di maggioranza
e opposizione, con in testa l'ulivista Enzo Bianco, ed il cui
testo è stato assegnato alla commissione Affari costituzionali
per l'esame in sede referente.
Nell'ambito della giornata - si legge nella proposta - le
amministrazioni pubbliche e gli altri organismi operanti nel
settore sociale si impegnano a promuovere idonee iniziative
di sensibilizzazione e solidarietà, nonché studi, convegni,
incontri e dibattiti presso le scuole e i principali massmedia, per richiamare l'attenzione e l'informazione
sull'importanza che il sistema Braille riveste nella vita delle
persone non vedenti e di quanti sono coinvolti direttamente
o indirettamente nelle loro vicende. Obiettivo della
sensibilizzazione dovrà essere quello di sviluppare politiche
pubbliche e comportamenti privati che allarghino le
possibilità di reale inclusione sociale e di accesso alla cultura
e all'informazione per tutti coloro che soffrono di
minorazioni visive.
La data del 21 Febbraio coincide con la giornata che
l'UNESCO dedica alla lingua madre di ciascun popolo ed è
stata scelta proprio per sottolineare l'universale utilità e
l'importanza che il sistema di scrittura e lettura ancora oggi
riveste per tutti i minorati della vista.
da "Superabile.it"
ALLE "LEOPOLDINE" IL MUSEO PER I NON
VEDENTI
Il prodigioso risultato è stato ottenuto grazie all'impegno dei
Fratelli Alinari e della Stamperia Braille.
FIRENZE - Ingegno e corteccia di pino, fantasia e sabbia
d'Arno, senso poetico e conchiglie, e poi plastica,
madreperla, cartavelina, raso, smalto per unghie, das, vetro,
lamina argentata, nastro adesivo, stoppa e una passione
infinita in un lavoro di 12 persone per un anno nella
Stamperia Braille di Firenze. In unione con il patrimonio di
foto dei Fratelli Alinari, tutto questo figurerà dal 28 al
Museo Nazionale Alinari nello storico complesso delle
Leopoldine in Piazza Santa Maria Novella, il primo museo al
mondo anche per i non vedenti. Sarà un percorso parallelo
di avanguardia con venti straordinarie foto e venti
rivisitazioni in rilievo con diciture in Braille e un catalogo. I
faraglioni di Capri? Scorza di pino, una lamina ricoperta di
seta che ondeggia al tatto e dà l'idea del mare. Altre opere
d'arte presentate ieri: una begonia, le piramidi, la copertina
di un album. Lo scopo degli autori è trasmettere
un'emozione ai non vedenti e insieme anche un sentimento,
nel percorso storico della fotografia dal dagherrotipo a oggi.
Ha detto Claudio de Polo, presidente della Fondazione
Alinari: «E' un'esperienza nobile e coraggiosa che
ospiteremo con orgoglio nel nostro museo». Alla
presentazione intervenuti l'assessore regionale alle politiche
sociali Gianni Salvatori, il professor Antonio Quadraro
presidente provinciale dell'Unione Italiana Ciechi e Cecilia
Trinci, direttrice della Stamperia Braille. E' un museo per
tutti, anche perché i non vedenti «sono persone non meno
persone di noi». Un capolavoro tra i tanti? La versione di
Peggy Guggenheim, con parrucchino sintetico, stoffa,
metallo, occhiali da sole. Meglio dell'originale.
di Giampiero Masieri de "La Nazione"
COSI' IL LIBRO FINISCE NELL'IPOD
Cos'è un audiolibro? Quali sono le caratteristiche di questo
prodotto? Che cosa lo rende interessante e a che cosa si deve
la sua diffusione così rapida diffusione? Lo abbiamo chiesto
a Cristiana Giacometti, fondatrice e titolare de Il Narratore,
una casa editrice specializzata nella produzione di testi letti
ad alta voce.
Con l'enorme diffusione dei lettori mp3 portatili, le abitudini
di ascolto si stanno radicalmente modificando. Oggetto
principale di questa rivoluzione dell'ascolto è senza dubbio
la musica. Schiere sempre più ampie di giovani vivono,
lavorano e si spostano, indossando cuffie e colmando delle
sette note i loro tempi morti. Un giro in metropolitana e ti
accorgi subito di quanto sia diffusa la moda dell'ascolto
portatile. Ascolto che negli ultimi tempi è tuttavia divenuto
più differenziato. La nascita del podcasting, per esempio, ha
reso disponibile un'infinità di contenuti audio non
necessariamente legati al mondo della musica. Lezioni di
storia, notiziari tecnologici, approfondimenti tematici di
ogni sorta stanno invadendo la Rete e la memoria dei nostri
lettori portatili. L'equazione "cuffietta uguale musica",
dunque, non è più così certa. A renderla ancora meno certa è
anche la diffusione crescente di un altro prodotto:
l'audiolibro. Cos'è un audiolibro? Lo abbiamo chiesto a
Cristiana Giacometti, fondatrice e titolare de Il Narratore,
casa editrice di audiolibri.
Che cos'è Il Narratore?
Il Narratore è una delle prime case editrici di audiolibri.
Siamo nati, come progetto, già nel 1999 per promuovere la
narrazione e l'ascolto di storie appartenenti a tutte le
tradizioni letterarie, filosofiche e religiose del mondo.
Questo è il progetto che da quasi dieci anni portiamo avanti.
Nato come associazione culturale, dallo scorso gennaio Il
Narratore è divenuto casa editrice a tutti gli effetti.
Cosa sono gli audiolibri?
Un audiolibro è la registrazione dei contenuti di un libro a
stampa, letti ad alta voce. L'audiolibro è la narrazione parola
per parola di un testo a stampa, solitamente letto da
un'unica voce. Possono essere integrali o ridotti. Le
riduzioni vengono spesso realizzate per trasmissioni
radiofoniche. Ne è un esempio la trasmissione di RadioTre
"Ad alta voce" in cui ogni mattina, per mezzora viene letto
un romanzo ridotto, appunto, per esigenze di broadcasting
radiofonico. Poi ci sono gli audiolibri recitati, o
radiodrammi, che si registrano con un cast di attori e dove
sono presenti anche effetti sonori e musica. Tuttavia quando
noi parliamo di audiolibri, ci riferiamo alla registrazione di
un libro integrale letto ad alta voce da un unico narratore.
Poi nei mercati più consolidati, come quello americano,
inglese o tedesco esiste una gamma più ampia di audiolibri: i
radiodrammi e gli audioshow, come per esempio quelli
proposti di recente da Repubblica e dall'Espresso, iniziative
di cui siamo peraltro felici, perché una delle nostre missioni
è proprio quella di promuovere l'ascolto. Ben vengano
dunque proposte di questo tipo. Ci piacerebbe poi che gli
utenti, col crescere dei titoli disponibili, imparino a
distinguere la qualità di un audiolibro. In Italia la capacità di
recensire un audiolibro non è ancora molto sviluppata,
siamo agli inizi.
Che cos'è che conferisce qualità a un audiolibro?
La qualità di un audiolibro è data innanzitutto dalla voce del
narratore. Attraverso la sua professionalità e la sua capacità
di leggere davanti al microfono il narratore deve saper dare
significato e voce a ciò che l'autore voleva trasmettere. La
sua voce, inoltre, deve saper caratterizzare ogni singolo
personaggio e dare il giusto risalto al significato letterario di
un testo, così che con la nostra immaginazione possiamo
entrare dentro la storia stessa. Il lavoro del narratore è
molto complesso, richiede molto studio. Chi, per esempio,
lavora come speaker nel campo della pubblicità spesso,
nonostante la sua esperienza, deve studiare molto, prima di
poter leggere centinaia di pagine ad alta voce riuscendo a
catturare l'attenzione dell'ascoltatore. Noi abbiamo
realizzato, per esempio, I Promessi Sposi: sono 26 ore di
ascolto. Non è un semplice, breve racconto; è un intero
romanzo, non è facile leggerlo dall'inizio alla fine.
Quindi non ci sono più voci a seconda del numero dei
personaggi?
Esatto, c'è una solavoce che legge e narra tutto il libro.
Anche se in alcune circostanze si producono i cosiddetti
"audiodocumentari" dove le voci sono più d'una.
Chi sono i potenziali ascoltatori di un audiolibro?
In prevalenza professionisti di cultura medio-alta, persone
amanti della letteratura e della lettura ma che spesso non
hanno modo di leggere perché sono sempre in movimento,
in viaggio, magari per lavoro. Poi naturalmente le persone
non vedenti o ipovedenti. È vero che esistono programmi di
sintesi vocale ma non hanno certo la qualità dell'audiolibro
letto da un narratore professionista. Poi i giovani, che col
loro iPod stanno scoprendo un modo nuovo ed efficace per
conoscere la letteratura o le lingue straniere. Ne sono
testimoni alcuni nostri clienti che sono insegnanti di Lettere
e che hanno istituito veri e propri laboratori di ascolto. I
ragazzi, in questo modo, paiono amare molto di più la
letteratura, si appassionano maggiormente, quasi
divertendosi e mostrando maggiori capacità di
apprendimento. Spesso i testi classici studiati a scuola, lo
sappiamo, non ci piacciono proprio per il modo in cui ci
vengono letti. Noi abbiamo pubblicato alcuni passi
dell'Orlando furioso e, ti assicuro, ne sono scaturite
immagini mentali molto piacevoli e di grande entusiasmo
verso i classici stessi. Così come la lettura e il commento
della Divina Commedia, letta da Vittorio Sermonti sono
certa possa appassionare molti giovani, sia per come è letta,
sia per come si riesce a comprendere.
Parliamo del vostro catalogo. Qual è l'orientamento delle
vostre proposte? Come selezionate i titoli?
La selezione inizialmente era rivolta più che altro al mercato
straniero. L'idea stessa de Il Narratore nasce dopo un anno
di viaggio tra gli Stati Uniti e l'Australia, dove abbiamo
monitorato il livello di interesse attorno alla lingua italiana.
Ci siamo accorti che questi mercati conoscevano già
l'audiolibro e quindi abbiamo studiato quali fossero i testi
letterari classici e contemporanei più apprezzati all'estero e
abbiamo selezionato alcuni titoli. Il piano editoriale è ancora
ridotto, ma dal 2007 vorremmo produrre almeno un
audiolibro al mese. Purtroppo però ci sono serie difficoltà
legate alla tematica del diritto d'autore. Quest'ultimo è un
grande ostacolo. Stiamo cercando a questo proposito di
avviare collaborazioni con case editrici che ci consentano di
inserire in catalogo titoli di narrativa contemporanea. Non
c'è molta apertura sotto questo aspetto, c'è ancora molta
titubanza. Tutti sembrano aspettarsi ritorni immediati,
mentre ci sarebbe bisogno innanzitutto di consolidare opere
di qualità e quindi di tempo per consolidare un mercato
nascente come questo. Speriamo che sorgano valide
collaborazioni. È ancora tutto nuovo. Nessuno ad esempio
voleva distribuirci; all'inizio sembrava che gli audiolibri
fossero rivolti solo ai nonvedenti e che hanno quindi poco
mercato. Tuttavia noi riteniamo che siano in atto grandi
cambiamenti e che gli audiolibri possano trovare mercati
sempre maggiori. In altri paesi europei, come la Germania
per esempio, siamo molto più avanti. I titoli disponibili sono
ben 6.000. Dal punto di vista editoriale quello degli
audiolibri, in Europa e in America è il settore con il maggior
trend di crescita. Questo per ovvi motivi: la società è
cambiata, si fanno più cose contemporaneamente e quindi si
utilizzano questi nuovi mezzi per continuare ad accrescere la
propria esperienza conoscitiva, pur seguitando a leggere e a
studiare sul cartaceo, cosa che noi - naturalmente continuiamo a promuovere e a mettere in rilievo.
Quali sono i titoli più gettonati?
L'audiolibro integrale in Cd Mp3 dei Promessi Sposi,
realizzato con la voce di Morsilo, un nostro narratore e
anche fondatore del progetto, poi la audio-antologia della
letteratura italiana, in doppio Cd Mp3, un'antologia non
completa ma che abbiamo voluto pubblicare per il piacere di
pubblicare questa sorta di viaggio sonoro nella lingua
italiana dal 1200 al 1900. Vi abbiamo inserito racconti,
poesie, capitoli e brani degli autori più studiati e conosciuti,
compreso qualche autore del novecento. Il terzo titolo più
acquistato è La coscienza di Zeno di Italo Svevo, 17 ore di
ascolto.
Dicevi che ci sono titoli gratuiti e titoli a pagamento?
Sì. Sin dall'inizio abbiamo creato un archivio ad accesso
gratuito dove inseriamo i contributi di narratori, autori e
poeti che ci inviano loro letture. L'archivio è organizzato con
schede per ogni singolo autore, con una breve biografia, una
ricerca bibliografica, qualche link utile relativo all'autore
stesso e i testi in formato pdf e le relative letture. Da questo
archivio ci piacerebbe sviluppare dei progetti in podcasting.
Attingere a questo grande archivio per, appunto, sviluppare
insieme a giovani collaboratori un'attività di podcasting.
Una domanda di carattere tecnico: quali sono i formati che
utilizzate per i vostri audiolibri?
Il formato che prediligiamo è l'Mp3. Tutti i nostri audiolibri
sono in Mp3. Su supporto Cd abbiamo inizialmente
utilizzato il formato Cd-Audio, ma poi ci siamo orientati
verso Mp3. Il bitrate è a 128 Kb/sec. Abbiamo infatti notato
che, con la diffusione della banda larga, gli utenti
preferiscono scaricare file di qualità. Abbiamo provato, nei
primi mesi, a realizzare anche una versione con un bitrate
ridotto, a 64 Kb/sec per facilitare il download, ma abbiamo
visto che gli utenti vogliono qualità e preferiscono scaricarsi
gli mp3 a 128 Kb/sec.
di Marco Traferri di "Apogeonline"
POSSIBILI SVILUPPI NEL CAMPO
DELL'ASSISTENZA AI NON VEDENTI
Il navigatore aiuta chi va a piedi. Allo studio un sistema di
localizzazione satellitare più evoluto e preciso rispetto a
quelli esistenti.
STATI UNITI - La popolarità dei GPS continua a crescere:
che sia incorporato nell'automobile, oppure utilizzabile
tramite il telefonino o il palmare, il navigatore satellitare è
ormai diventato il compagno di viaggio preferito di chi non
sopporta perdersi e al tempo stesso non ama chiedere
informazioni e nemmeno consultare le ingombranti mappe
stradali cartacee. Peccato però che spesso questo secondo
pilota elettronico sia spesso impreciso e limitato nella sua
visione topografica: in particolare, nei contesti urbani
accade che il dispositivo perda il segnale, a causa delle
numerose interferenze, ma soprattutto il navigatore non è in
grado di guidare l'utilizzatore all'interno di edifici o,
addirittura, dentro una stanza. Il che può non preoccupare
un automobilista, ma di sicuro mette in difficoltà i pedoni soprattutto i non vedenti - che si servono della tecnologia in
questione per orientarsi nelle vie delle città.
GPS DA INTERNI
I ricercatori del Georgia Institute of Technology hanno
quindi pensato di mettere a punto un sistema di navigazione
meno approssimativo, dedicato appunto a chi va a piedi, che
sia in grado, per esempio, di distinguere senza problemi un
muro da un corridoio. E a quanto pare il sistema Swan
(System for Wearable Audio Navigation) di audionavigazione indossabile sviluppato dagli scienziati americani
promette questo e molto di più. Swan si compone in
sostanza di un piccolo computer e di un Gps racchiusi in uno
zainetto e collegati a una speciale cuffia non isolante, dotata
di sensori e videocamera, in grado di inviare segnali audio e
vibrazioni a chi la indossa. I segnali acustici indicano la
traiettoria da seguire e al tempo stesso segnalano la
presenza di ostacoli. L'obiettivo degli studiosi del Georgia
Institute è di arrivare a integrare il sistema in telefonini e
Pda, e perfezionarlo al punto da poterlo realmente utilizzare
all'interno di un palazzo e consentire ai non vedenti di
muoversi agevolmente da un piano all'altro o dentro una
stanza. La precisione di Swan potrebbe rivelarsi molto utile
anche per gli operatori di pronto soccorso o per i militari che
devono agire su territori sconosciuti.
di Alessandra Carboni de "Il Corriere della Sera"
USHER: UNA LEGGE IMPORTANTE
La sordocecità sarà riconosciuta da una legge dello Stato
come disabilità specifica: impegno bipartisan. La Lega del
Filo d'Oro presenta a Montecitorio una proposta di legge,
''premessa fondamentale per ogni altro intervento''. Zanotti:
''Ci impegniamo ad una rapida approvazione''.
ROMA - Il testimonial "provoca", la parlamentare risponde.
Con un sorriso, una rassicurazione e un impegno: la
sordocecità sarà presto riconosciuta da una legge dello Stato
come disabilità specifica. Nella sala stampa di Montecitorio
va in onda il cordiale botta e risposta fra Renzo Arbore l'artista che da diciassette anni è il volto della Lega del Filo
d'Oro - e Katia Zanotti, parlamentare dell'Ulivo, una dei
deputati che depositerà ufficialmente alla Camera la
proposta di legge redatta dall'associazione di Osimo e
finalizzata a dare certezza normativa a quella particolare
condizione che colpisce chi è affetto da problemi di vista e di
udito. Un testo agile e conciso, appena sei articoli (e di un
solo comma ciascuno), che prevedono il "riconoscimento
della sordocecità come disabilità specifica unica, distinta
dalla somma delle disabilità - sordità e cecità - che la
compongono". Una formulazione che ricalca la
Dichiarazione del Parlamento Europeo che nell'aprile 2004
chiese agli stati membri di uniformare le legislazioni
nazionali e che non ha finora trovato applicazione nel nostro
paese. Le persone sordocieche - precisa l'art. 2 del testo
predisposto - sono quelle "affette da minorazione totale o
parziale combinata della vista e dell'udito, sia congenita che
acquisita, che comporta difficoltà nell'autonomia personale,
nell'orientamento e nella mobilità, nell'accesso
all'informazione e alla comunicazione": insomma, la vita di
chi è costretto a "sentire nel silenzio" e a "vedere oltre il
buio", riuscendo a superare barriere che possono sembrare
insormontabili.
Non chiede privilegi economici, la Lega del Filo d'Oro, ma
solamente un passo atteso da oltre 40 anni (dal momento
della costituzione dell'associazione, nel 1964) e che
costituisce la base e la premessa fondamentale per ogni altro
intervento di aiuto e supporto. Senza riconoscimento
specifico, infatti, manca il quadro d'insieme all'interno del
quale predisporre l'azione del pubblico a favore dei
sordociechi: "Non avete idea - ha detto Rosa Francioli,
presidente del Comitato dei familiari delle persone
sordocieche - di quanto sia duro cercare servizi o ausili
specifici per soggetti con sordocecità in un paese che non la
riconosce nemmeno". Una base per predisporre il futuro,
dunque, e al contempo un provvedimento dovuto. "La Lega
del Filo d'Oro ha fatto progressi ammirevoli nei suoi
quarant'anni di vita, facendo della passione, della caparbietà
e della serietà il suo tratto distintivo" ha detto Renzo Arbore
prima di aggiungere, fra i sorrisi: "Un termine, 'serietà',
ormai è un pò desueto nella nostra società, anche fra queste
mura.". Un riferimento che non sfugge a Katia Zanotti
(L'Ulivo), una delle firmatarie della proposta di legge, che
prende subito l'impegno, 'deciso', 'forte' e - appunto - 'serio',
di lavorare in Parlamento affinché la proposta giunga
quanto prima all'attenzione della Commissione Affari Sociali
per una rapida approvazione definitiva. Il presidente della
Commissione, Mimmo Lucà, anch'egli presente in
conferenza stampa, si dice fiducioso: il testo gode di un
appoggio bipartisan (è il deputato Udc Alessandro Forlani a
rappresentare l'opposizione) e non comporta alcun nuovo
onere per lo Stato. Particolare di non poco conto, in tempi di
ristrettezze economiche.
Al termine dell'incontro, la soddisfazione di Rossano Bartoli,
segretario generale dell'associazione, è inevitabile: "Vi
ringraziamo per l'impegno" - dice ai parlamentari "speriamo di poter presto festeggiare il raggiungimento del
traguardo". E per Mario Trapanese, che della Lega del Filo
d'Oro è il presidente, l'occasione di fare il punto sul rapporto
fra l'associazione e le istituzioni: "Credo di essere obiettivo:
le istituzioni vengono spesso criticate, ma è anche vero che
hanno molti impegni da assolvere. Molto è cambiato da
quando, alla fine degli anni sessanta, fu necessario portare a
Roma, su un pulmino, una decina di ragazzi sordociechi, per
convincere il Ministero a rilasciare il primo contributo
pubblico. Oggi le Regioni pagano le rette ospedaliere: il
pubblico contribuisce per un terzo, il privato ancora per i
due terzi. Insomma, le istituzioni potrebbero fare di più, ma
ci rendiamo tutti conto che non è affatto semplice. Pensiamo
all'approvazione del testo, adesso: si tratterebbe di una vera
svolta".
di Stefano Caredda del "Redattore Sociale"
UNA VITA ATTIVA RIDUCE IL RISCHIO DI
DEGENERAZIONE MACULARE SENILE
La degenerazione maculare senile, gradualmente, provoca
distruzione della visione centrale dell’occhio. Questa
malattia è legata all’età. Uno studio, compiuto negli Stati
Uniti, ha riscontrato che l’attività fisica ha un effetto
protettivo nei riguardi della degenerazione maculare senile.
I Ricercatori dell’University of Wisconsin School of
Medicine and Public Health hanno mostrato che uno stile di
vita attivo o il camminare riducono, nell’arco di 15 anni, il
rischio di sviluppare la degenerazione maculare senile
umida ( detta anche essudativa ) del 70% e del 30%,
rispettivamente. E’ stato studiato l’impatto dell’esercizio
fisico su 4.000 soggetti abitanti a Beaver Dam nel Wisconsin
e di età compresa tra 43 e 86 anni. Il periodo osservazionale
è stato di 15 anni.
Ai partecipanti è stato distribuito un questionario
riguardante l’attività fisica svolta. La valutazione avveniva
ogni 5 anni. Il 25% dei partecipanti ha dichiarato di avere
uno stile di vita attivo, e quasi lo stesso numero ha riportato
di salire le scale ogni giorno.
da "Xagena"
DEGENERAZIONE MACULARE SENILE: LE
MACCHINE SONO UN AIUTO TERAPEUTICO
Degenerazione maculare senile, ovvero quando, di solito
dopo i 65 anni, l'occhio va spegnendosi perché la parte più
interna della retina, quella responsabile della visione
distinta, si deteriora ed è invasa da nuovi, abnormi vasi
sanguigni.
È la principale causa di cecità nei paesi occidentali (54 per
cento dei casi) e tende a diventare epidemia, con l'aumento
dell'età media di vita. Un milione gli italiani colpiti; in Puglia
oltre 19mila, a Bari circa duemila e nella provincia 7.210.
Non se ne conosce ancora la causa, ma, tra i fattori di
rischio, età, razza bianca, familiarità, fumo, ipertensione
arteriosa, miopia. Si può presentare in forma «secca», più
frequente, a lenta evoluzione, ed «umida», più aggressiva
(duemila in Puglia; 837 in provincia di Bari) che porta a
rapida cecità. Ambedue causano deficit visivo ed al paziente
diventa problematico persino leggere, vedere l'orologio, con
scadimento della qualità di vita. «Si tratta - ha detto il
professor Carlo Sborgia, direttore della Clinica oculistica
dell'università, nell'incontro aperto al pubblico tenutosi, ieri,
al Circolo Unione - di una malattia subdola che avanza,
spesso, senza dar segni di sé». La Campagna nazionale di
prevenzione sostenuta dalla Società oftalmologica italiana,
dall'Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità
(presente il dottor Michele Corcio), con il contributo di
Novartis, tende a diffondere le conoscenze sulla malattia e a
favorire diagnosi precoci (Numero Verde 800 859 020). «La
nostra Clinica - ha aggiunto il professor Sborgia - dispone di
apparecchiature di avanguardia». Il dottor Francesco
Boscia, dirigente medico della Clinica oculistica, ha spiegato:
«La nostra terapia può avvalersi della fotodinamica (per la
forma umida) che aggredisce solo i vasi sanguigni anomali
della retina». Lo sviluppo di questi ultimi è favorito, specie,
da una molecola - VEGF - isolata dallo scienziato catanese
che opera negli Usa, Napoleone Ferrara, il quale ha anche
approntato il contravveleno: anticorpi monoclonali.
da "La Gazzetta del Mezzogiorno"
CONSUMI ELETTRICI E PERSONE CON
DISABILITA'
Dal luglio del 2007 ci sarà una vera e propria "rivoluzione"
nel settore della fornitura dell'energia elettrica in forza di
una Direttiva Comunitaria (la 54/2003). Questa
disposizione prevede innanzitutto la piena liberalizzazione
delle forniture elettriche nel segmento domestico, ma
prevede anche che i Governi nazionali prevedano misure
della clientela più "vulnerabile". In questa categoria sono
incluse sia le persone a basso reddito che le persone che
fanno uso di dispositivi elettromedicali. In tal senso
l'Autorità per l'energia elettrica e il gas sta individuando le
misure di tutela che consentano agevolazioni tariffarie e
compensative di qualche natura.
La Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap
(FISH) è stata chiamata ad un tavolo che dovrebbe definire
la questione, individuare lemodalità per definire gli aventi
diritto. L'intento iniziale è di agevolare le persone che fanno
uso di apparecchi elettromedicali indispensabili per le
funzioni vitali. Essendo la questione piuttosto complessa,
delicata e con contorni da definire, è necessario effettuare
una verifica possibile solo con la collaborazione dei diretti
interessati.
È stato predisposto un semplice questionario di rilevazione,
che è possibile compilare on-line. I dati forniti dai diretti
interessati saranno utilizzati dall'Autorità per l'energia
elettrica e il gas per analisi statistiche che forniranno un
quadro qualitativo e quantitativo del sovracccarico che le
famiglie si trovano ad affrontare, anche rispetto ai consumi
elettrici.
Il sito Superando.it (www.superando.it) e il sito
HandyLex.org hanno garantito il loro sostegno all'iniziativa
dell'Autorità e della FISH pubblicizzando il questionario. A
nostra volta sollecitiamo i diretti interessati, nell'interesse
dei quali è attivata questa iniziativa, e gli operatori del
settore a collaborare attivamente, compilando il
questionario o diffondendone la notizia. Il questionario è
presente alla pagina:
http://www.handylex.org/questionario/
di Carlo Giacobini
Responsabile Centro per la Documentazione Legislativa
Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare
Direzione Nazionale
www.handylex.org
LA PIANTA DELLA CITTA' IN UN ALTORILIEVO
PER I NON VEDENTI E GLI IPOVEDENTI
FIRENZE - Dare anche ai non vedenti e agli ipovedenti la
possibilità di prender coscienza della realtà architettonica di
Firenze. E' questo l'obiettivo dell'altorilievo in bronzo che è
stato collocato stamani in piazza della Repubblica alla
presenza dell'assessore del Comune di Firenze Eugenio
Giani, del presidente provinciale Unione italiana ciechi
Antonio Quatraro, della presidente del Kiwanis Club Firenze
per l'anno sociale 2004-05 Laura Patricia Jovenitti, del
luogotenente governatore del Kiwanis Florio Marzocchini e
di Antonio Ciulli, titolare dell'omonima fonderia.
L'opera (di 1 metro × 1,20 × 0,20), che riproduce la pianta
della città con i suoi più celebri monumenti e presenta anche
una legenda in braille, potrà tranquillamente essere toccata
sia dai non vedenti che dagli ipovedenti. Patrocinato dagli
assessorati alla cultura e alle tradizioni popolari fiorentine
del Comune di Firenze e dall'Unione italiana ciechi,
l'altorilievo è stato fortemente voluto dal Kiwanis Club
Firenze, che ha tra l'altro organizzato incontri, concerti,
spettacoli teatrali e tornei di burraco proprio per finanziare
la creazione dell'altorilievo. Ma prezioso è stato anche
l'apporto di Carlo Francini e Caterina Rizzetto dell'Ufficio
Beni Storici del Comune di Firenze.
L'altorilievo è stato realizzato da un gruppo di studenti
dell'Istituto statale d'Arte di Porta Romana, sotto la guida
del prof. Carlo Fagnini, docente del Laboratorio modellistico
- sezione arredamento. E la sua fusione è stata affidata ad
una storica bottega fiorentina: la Fonderia Artistica
Artigiana 'Antonio Ciulli&figli', che ha lavorato secondo la
tecnica, tramandata da Benvenuto Cellini, della 'cera persa'.
Entro Natale, sull'iniziativa verrà poi realizzata una
pubblicazione, edita da Polistampa e curata dal prof.
Roberto Lunardi, in cui verrà ripercorso tutto il progetto
didattico che ha portato alla realizzazione dell'opera. Il
libretto, dotato di pagine in braille per agevolarne la lettura
ai non vedenti, entrerà così a far parte della collana
'Quaderni di testi e studi' del Museo della Paglia e
dell'Intreccio di Signa e dell'Università di Firenze. Il volume
sarà presentato al pubblico alla libreria Edison che,
nell'occasione, esporrà nella sua vetrina più grande anche il
prototipo del plastico realizzato dai ragazzi dell'Istituto
d'Arte.
di "Nove da Firenze"
I BENEFICI PENSIONISTICI PER I LAVORATORI
NON VEDENTI
"Sono un lavoratore dipendente non vedente, occupato
come centralinista. Gradirei essere informato sui benefici
pensionistici riconosciuti ai lavoratori non vedenti". Mario
N. di Empoli (FI)
La Legge numero 113 del 1985 ha riconosciuto ai lavoratori
centralinisti non vedenti una maggiorazione dell'anzianità
contributiva di quattro mesi per ogni anno di lavoro. Tale
beneficio è stato esteso con la Legge numero 120 del 1991,
indipendentemente dalle mansioni svolte, a tutti i
dipendenti ciechi assoluti o con capacità visiva ridotta non
superiore ad un decimo in entrambi gli occhi.
Da tenere comunque presente che il bonus di quattro mesi
trova applicazione per i periodi di lavoro in cui il lavoratore
si trovava nelle condizioni di cecità. La maggiorazione
inoltre risulta esclusa per gli anni coperti da versamenti
volontari, da contribuzione figurativa e da riscatto.
La maggioranza di quattro mesi incide sul diritto e sulla
misura della pensione.
Il riconoscimento del diritto a tale beneficio è subordinato
alla presentazione all'ente di previdenza di appartenenza, da
parte del lavoratore interessato, di un'apposita domanda con
allegata idonea documentazione. I lavoratori non vedenti, se
tali prima dell'inizio dell'assicurazione o con almeno 10 anni
di assicurazione e contribuzione dopo l'insorgenza della
cecità, maturano il diritto alla pensione a 55 anni se uomini
e 50 anni se donne, con 10 anni di contributi. In tutti gli altri
casi possono andare in pensione a 60 anni se uomini e a 55
anni se donne, con 15 anni di contributi.
da "Il Tirreno"
IL MUSEO DIVERSO: REALIZZATO UN
PERCORSO TATTILE PER NON
VEDENTI
SIENA - Durante la scorsa estate 2006 il Centro Studi sul
Quaternario Onlus di Sansepolcro (che opera in
convenzione scientifica con il Dipartimento di Scienze
Ambientali "G. Sarfatti" dell'Università di Siena in attività di
ricerca inerenti la preistoria e le scienze ambientali) propose
all'Accademia dei Fisiocritici di Siena
(www.accademiafisiocritici.it) un suo progetto ("Il Museo
Diverso") per la realizzazione di percorsi tattili per
ipovedenti e non vedenti, adulti e bambini, nelle gallerie del
Museo di Storia Naturale dell'Accademia.
Il CeSQ dispone di operatori che hanno seguito negli ultimi
anni alcuni corsi di formazione per la tiflodidattica e
gestiscono, nelle sale espositive della propria sede a
Sansepolcro, un percorso tattile e lezioni con calchi,
ricostruzioni, modelli e mappe realizzati dal proprio
laboratorio modellistico o da collaboratori esterni anche del
Dipartimento di Scienze ambientali.
Per la realizzazione del progetto presso l'Accademia dei
Fisiocritici, il CeSQ si è avvalso della collaborazione diretta
del personale tecnico dell'Accademia stessa, nonché
dell'Unione Italiana Ciechi (con la quale il CeSQ collabora
da tempo) e di altri Enti tutti coinvolti nelle problematiche
dell'accessibilità ai disabili della vista (l'Associazione
Nazionale Istruttori Mobilità Orientamento e Autonomia
Personale e il Centro di Consulenza Tiflodidattica di Firenze
della Biblioteca Italiana per Ciechi "Regina Margherita", che
si occupa dell'integrazione scolastica e del percorso
educativo dei bambini e dei ragazzi disabili visivi).
La fase preparatoria del progetto è stata lunga, con
l'individuazione dei reperti accessibili, i sopralluoghi con
adulti e bambini non vedenti, la consulenza delle
associazioni di e per i non vedenti. Al momento la prima
fase del progetto, relativa alla galleria di zoologia, è
terminata. In questo periodo le visite inaugurali portano
all'Accademia gruppi di non vedenti adulti o bambini. Nel
caso particolare dei bambini, la visita alla collezione di
zoologia rappresenterà una preziosa occasione di
ampliamento delle proprie conoscenze ed esperienze
formative sulla varietà delle forme viventi.
Il prossimo 6 dicembre, alle 11.30 presso l'Accademia dei
Fisiocritici, avrà luogo una conferenza stampa dove il
personale del CeSQ e gli altri collaboratori da noi coordinati
esporranno il progetto alla stampa. Nel pomeriggio avranno
luogo gli interventi della Presidente dell'Accademia, del
Magnifico Rettore dell'Università di Siena e di altri ospiti,
riguardanti vari aspetti dell'accessibilità fisica e culturale
presso l'Accademia stessa.
Il prossimo marzo 2007, sulla rivista dell'Accademia
(EtruriaNatura) sarà pubblicato un articolo a illustrazione di
tutta la prima fase del progetto (d'Andrea M. & A. Moroni,
Il Museo Diverso. Modi di comunicare scienza: percorsi
tattili di zoologia dell'Accademia dei Fisiocritici di Siena,
EtruriaNatura, 4/2007). L'articolo e il progetto nelle sue
varie fasi saranno infine presentati agli amministratori e alla
cittadinanza valtiberina in una giornata di studio a
Sansepolcro nel corso della prossima Primavera 2007.
da "Arezzo notizie"
EASY WALK: IL TELESOCCORSO PER
I NON VEDENTI
TORINO - Si chiama «Easy Walk» ed è un sistema di
telesoccorso che aiuta i non vedenti a spostarsi senza
problemi con l'utilizzo della tecnologia satellitare applicata
alla telefonia mobile. È il nuovo servizio promosso dalla
Regione Piemonte che sarà testato in via sperimentale su 30
persone segnalate dall'Unione italiana ciechi, che ha
collaborato al progetto e che sarà poi esteso a tutti i non
vedenti e ipovedenti piemontesi che lo richiuderanno.
Per utilizzare «Easy Walk» dai terminali mobili abilitati è
sufficiente premere i tasti delle frecce per venire guidati da
un operatore passo passo lungo il percorso che si deve
seguire o ricevere informazioni per la mobilità pedonale. In
caso di emergenza, inoltre, il sistema allerta i famigliari o i
soccorsi.
«Questo - sottolinea la presidente della Regione Mercedes
Bresso - è l'ultimo di una serie di progetti sviluppati per
garantire una migliore qualità della vita alle fasce più deboli
della popolazione, mettendo la tecnologia al loro servizio.
Da questa esigenza sono nati i servizi per i sordomuti e gli
sms di aiuto per le persone anziane, sistema che a breve
verrà esteso ai disabili senza limiti di età. Abbiamo anche
voluto -conclude- diversificare l'utilizzo delle tecnologie con
progetti sulla sicurezza ambientale e la salvaguardia del
nostro patrimonio artistico».
da "Tutto Scienze de La Stampa"
FRUIBILE, IL CMS ACCESSIBILE E'
ORA OPEN SOURCE
La piattaforma italiana di gestione dei contenuti che rispetta i
criteri di accessibilità è stata resa open source e può essere
liberamente scaricata da chiunque.
ROMA - C'è una buona notizia per chi intende realizzare siti
e servizi accessibili, ovvero spazi rispettosi delle necessità di
chi per navigare fa uso di tecnologie assistive: il content
managing system (CMS) noto come "Fruibile" è ora
distribuito sotto licenza GNU GPL. "Fruibile - si legge in
una nota che annuncia il passaggio all'open source - è la
soluzione CMS open source accessibile, espandibile,
semplice e completa per la gestione e la redazione dei
contenuti multilingua e multipiattaforma di un sito e/o
portale web secondo le correnti normative nazionali, come
la legge italiana 04/2004 (Legge Stanca), e internazionali di
accessibilità dei contenuti web". In particolare il CMS viene
promosso come compatibile con "tutti i principali standard e
raccomandazioni internazionali di accessibilità,
internazionalizzazione e qualità definiti dal consorzio W3C
e dall'ISO". Fruibile, pensato come una struttura modulare
che consente a chi lo utilizza di implementare moduli
aggiuntivi quando necessario, è scaricabile gratuitamente da
questo indirizzo. I coordinatori del progetto, Roberto Scano
(OmniaOffice) e Luca Mascaro (SketchIn), hanno anche
attivato un gruppo di discussione e un blog.
da "Punto Informatico"
EBCUL
PISTOIA - È la prima certificazione informatica
completamente dedicata ai non vedenti. Si tratta di Ebcul,
che sta per European Blind computer user licence, un
sistema sviluppato nel programma «Leonardo da Vinci»,
voluto dalla Commissione Europea. Ebcul è stato presentato
a Pistoia, dal responsabile di Ebcul Italia, Giovanni Crisonà
e dai rappresentanti dell'Unione Italiana Ciechi di Pistoia,
Moreno Rafanelli, e Prato, Massimiliano Matteoni. E' un test
che serve a stabilire il livello di competenza informatica di
un non vedente, finalizzato all'inserimento nel mondo del
lavoro. «Il sistema braille - spiega Rafanelli - rimane il
sistema principe per l'acquisizione della cultura e
l'informazione, per la lettura e la scrittura diretta del non
vedente e dell'ipovedente, ma indubbiamente l'informatica
apre spazi nuovi e possibilità queste persone. Penso, ad
esempio, alle possibilità di occupazione come addetto alle
relazioni con il pubblico o ai call center. Sono tutte nuove
professioni per le quali ci stiamo battendo, perché abbiamo
da anni in Parlamento la richiesta di riforma della legge 113,
che ha collocato molti centralinisti o comunque operatori
telefonici al lavoro, ma che oramai è superata dagli eventi e
dalle nuove acquisizioni informatiche che hanno aperto
possibilità nuove per chi ha disabilità visive». «Ebcul spiega Crisonà - è un sistema interamente on line che, oltre a
fornire l'opportunità di una certificazione, quando al non
vedente vengono richieste competenze informatiche di base
per accedere a un determinato impiego, mette a
disposizione gratuita varie risorse per la didattica e punta a
diffondere in rete informazioni utili a chi si occupano della
formazione per persone con disabilità visive».
Info su www.ebcul.it, oppure al 800 508 187.
di Patrizio Ceccarelli de "La Nazione"
POCHI GLI STRUMENTI INFORMATICI
RIMBORSABILI DAL SERVIZIO
SANITARIO NAZIONALE
Handimatica fa il punto sui finanziamenti pubblici per gli ausili
tecnologici. Guerreschi (Glic): ''Bisogna modificare il
nomenclatore tariffario''.
BOLOGNA - Dalle tastiere in Braille ai sistemi
d'orientamento a raggi infrarossi, dagli audio-libri ai
computer che funzionano muovendo solo gli occhi o
semplicemente toccando lo schermo, dal software per il
riconoscimento vocale alla domotica, dalle fiabe
multimediali ai programmi per l'apprendimento. Tutte
innovazioni al servizio della disabilità. Ma quanti di questi
strumenti così sofisticati sono rimborsabili da parte del
Servizio sanitario nazionale? Pochi. A Handimatica 2006, la
sesta edizione della mostra-convegno nazionale sulle nuove
tecnologie telematiche per persone disabili organizzata dalla
Fondazione Asphi (Avviamento e sviluppo di progetti per
ridurre l'handicap mediante l'informatica) in programma a
Bologna fino al 2 dicembre, si è parlato anche di questo.
Nel corso del seminario intitolato "Interventi e
finanziamenti pubblici per gli ausili tecnologici: cosa sta
cambiando?" infatti il Glic, il Gruppo di lavoro
interregionale che riunisce i centri ausili informatici ed
elettronici per disabili di tutta Italia, ha fatto il punto della
situazione sulle risorse statali e regionali a disposizione,
sulle agevolazioni fiscali previste (Iva ridotta e detraibilità
di parte delle spese), sull'applicazione della legge quadro n.
104 del 1992 per l'integrazione sociale e scolastica delle
persone disabili, sull'attuazione delle norme per il diritto al
lavoro dei disabili (legge 68/99) e sull'auspicata modifica
del nomenclatore tariffario (decreto ministeriale 332/99),
che "non include ancora le tecnologie avanzate", ha spiegato
Massimo Guerreschi, del centro ausili "La Nostra Famiglia"
di Lecco e membro del Glic, a margine del convegno.
"Attualmente la maggior parte degli strumenti informatici e
telematici a sostegno della disabilità non rientra nell'elenco
di quelli erogabili dal Servizio sanitario nazionale. Sono
riconosciuti, e quindi rimborsabili, solo alcuni ausili per le
persone non vedenti e non udenti come gli ingranditori, i
sintetizzatori vocali, le tastiere e i display in Braille, i
comunicatori alfabetici e quelli telefonici - ha detto
Guerreschi -. Tutto quello che invece è software è escluso
dal nomenclatore tariffario. Questo perché a tutt'oggi i
finanziamenti pubblici per le persone disabili sono di
competenza esclusiva del Ministero della Salute. A mio
parere la situazione potrebbe migliorare se ci fosse una
collaborazione intergovernativa in modo da 'spalmare' le
risorse a favore della disabilità tra più ministeri,
coinvolgendo anche quello delle Politiche sociali,
dell'Istruzione e del Lavoro".
di Michela Trigari del "Redattore Sociale"
RETINITE PIGMENTOSA E USO DI
PSICOFARMACI
A cura di Irene Moretti
Sindromi depressive-reattive o sindromi ansioso-depressive
diffuse tra le persone affette da malattie degenerative e/o
irreversibili, compresi noi retinopatici, sono spesso
accompagnate da gravi e persistenti difficoltà a prendere
sonno o dalla presenza di un sonno disturbato da
prolungati risvegli notturni, con conseguente stanchezza
diurna, irritabilità, difficoltà a svolgere il proprio lavoro,
provocando un peggioramento generale della qualità della
vita. Studi medici hanno rilevato come detti farmaci abbiano
effetti collaterali di tipo oculare, anche piuttosto dannosi.
Mi sono così cimentata nella ricerca dei farmaci più
comunemente usati nella cura di disturbi di tipo psicologico
e psichiatrico, nonché di quelli antinfiammatori usati
soprattutto come anticefalalgici. Ciò al fine di identificarne il
principio attivo per poi passarne in rassegna gli effetti
collaterali a danno del sistema oculare, attraverso gli studi
condotti dalla Dottoressa Maria Teresa Dorigo e dal Dottor
Andrea Valli, sotto riportati, e che risulteranno più
immediati dato che nei loro scritti vi è un costante
riferimento, come è ovvio, a tali composti.
ELENCO DELLE CATEGORIE DI PSICOFARMACI PIU’
COMUNEMENTE USATI CON INDICAZIONE DEI
RELATIVI PRINCIPI ATTIVI:
1) Gli ansiolitici, i cosiddetti tranquillanti (esempio
Ansiolin, Valium, Xanax, Lexotan, Tavor, eccetera).
2) I sonniferi e ipnoinducenti (esempio Dalmadorm,
Felison, Roipnol, Halcion, Minias, Stilnox, eccetera).
Rientrano in queste categorie farmaci quali le
benzodiazepine (Tavor, Xanax, Valium, Ansiolin, En,
Frontal, Lexotan, Prazene, Control, Lorans, eccetera).
Esistono poi alcuni derivati benzodiazepinici (Dalmadorm,
Felison, Halcion, Minias, Roipnol, eccetera) e altri farmaci
che, pur avendo composizione diversa dalle
benzodiazepine, hanno un effetto sedativo (Nottem, Stilnox,
Buspar, eccetera).
3) I tradizionali antidepressivi triciclici (ADT) (esempio
Anafranil, Tofranil, Surmontil, eccetera). Si tratta di
composti assai efficaci nel trattamento delle Sindromi
Depressive. Vengono inoltre largamente impiegati nella
terapia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo, del Disturbo di
Panico, dell'Anoressia e della Bulimia. Non tutti i farmaci
del gruppo, tuttavia, hanno la stessa capacità sedativa:
questa è notevole per l'amitriptilina (Laroxyl), discreta per
la clomipramina (Anafranil), scarsa per l' imipramina
(Tofranil) e la nortriptilina (Vividyl). I farmaci triciclici non
danno dipendenza né assuefazione.
4) Gli antidepressivi non triciclici, i cosiddetti SSRI, cioè
inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina
(esempio Prozac, Zoloft, Sereupin, Seropram, Seroxat,
eccetera). Tale gruppo di farmaci è costituito da 6 molecole
principali: Fluoxetina (Prozac, Fluoxerene, Fluoxetina),
Fluvoxamina (Maveral, Fevarin, Dumirox), Paroxetina
(Sereupin, Seroxat, Eutimil, Daparox), Sertralina (Zoloft,
Tatig), Citalopram (Elopram, Seropram) ed Escitalopram
(Entact, Cipralex).
Questi farmaci (SSRI) aiutano a normalizzare i livelli di
serotonina nel cervello. Alterazioni nel sistema
serotoninergico del cervello sono fattori chiave per lo
sviluppo della depressione e disturbi correlati. Riguardo
all'efficacia, nonostante numerosi studi indichino una
potenza sovrapponibile agli ADT, tali composti sono da
considerarsi generalmente di seconda scelta rispetto agli
ADT nei casi di Depressione Maggiore e di Disturbo
ossessivo-compulsivo.
5) Gli altri antidepressivi con azione noradrenergica
(esempio efexor, remeron, davedax, eccetera). Oltre ai
diffusissimi farmaci del gruppo degli inibitori della
ricaptazione della serotonina (SSRI), che inibiscono, a livello
dei recettori nervosi presinaptici, il riassorbimento della
serotonina, vi sono alcuni antidepressivi di nuova
generazione che agiscono anche su altri sistemi di
neurotrasmissione (esempio noradrenergico). Tale gruppo
di farmaci è costituito da queste molecole: esempio
Venlafaxina (Efexor, Faxine), Mirtazapina (Remeron,
Mirtazapina generica), Reboxetina (Davedax, Edronax),
Anche tali farmaci sono da considerarsi generalmente di
seconda scelta rispetto agli ADT nei casi di Depressione
Maggiore e di Disturbo ossessivo-compulsivo.
6) Gli stabilizzanti dell’umore (esempio Carbolithium,
Depakin, Tegretol, Neurontin, Rivotril, eccetera). Fanno
parte di tale gruppo un'insieme eterogeneo di composti
utilizzati nella prevenzione e nella terapia degli Episodi
Maniacali e Depressivi. Riportiamo i più comuni.
Sali di Litio (Carbolithium). Il Litio trova largo impiego
nella prevenzione delle riacutizzazioni maniacali o
depressive, come terapia delle depressioni monopolari
(come coadiuvante degli ADT), nelle forme
farmacoresistenti a queste molecole, nelle Psicosi
Schizoaffettive associato ai neurolettici.
Carbamazepina (Tegretol). La carbamazepina, farmaco di
prima scelta nella terapia delle nevralgie del trigemino e
delle epilessie del lobo temporale, si è rivelato un ottimo
composto da impiegare sia nella terapia che nella
prevenzione delle crisi maniacali, da solo o più spesso in
associazione con Neurolettici e Sali di Litio; nella
prevenzione delle ricadute depressive in corso di
depressioni ricorrenti, ella terapia di sindromi psichiatriche
e psicoorganiche caratterizzate da deficit del controllo degli
impulsi; nella terapia dei gravi stati ansiosi in alternativa
alle Benzodiazepine. Valproato di Sodio (Depakin). Il
Valproato di Sodio, farmaco anticomiziale di prima scelta
nella terapia del Piccolo Male epilettico, può essere
utilmente impiegato nella terapia e nella prevenzione delle
crisi maniacali, così come nella terapia dei gravi stati
ansiosi, associati o meno a Disturbi dell'Umore.
E’ dotato di maggiore attività sedativa rispetto alla
Carbamazepina (Tegretol).
7) I neurolettici tradizionali (esempio Haldol, Serenase,
Largactil, Melleril, Nozinan, eccetera). A partire dalla
sintesi, nel 1952, della Clorpromazina (Largactil, Prozin), la
terapia delle Psicosi ha potuto avvalersi di strumenti
farmacologici sempre più efficaci. Essi hanno radicalmente
cambiato la prognosi di tali disturbi consentendo, tra l'altro,
il progressivo abbandono di strutture di tipo manicomiale,
essenzialmente coercitive, e l'avvento di un approccio
terapeutico-riabilitativo con risultati spesso assai
soddisfacenti.
I neurolettici, altrimenti definiti farmaci antipsicotici,
influenzano l'attività dei sistemi neurotrasmettitoriali
dopaminergico, noradrenergico, serotoninergico,
colinergico, gabaergico ed istaminergico. In particolare,
l'efficacia antipsicotica di tali composti è legata
essenzialmente all'azione esplicata a livello del sistema
dopaminergico (DA). I Neurolettici più utilizzati sono: la
clorpromazina (Largactil, Prozin), la levomepromazina
(Nozinam), la promazina (Talofen), la Clotiapina
(Entumin), l'aloperidolo (Serenase, Haldol), la pimozide
(Orap), la sulpiride (Championyl, Dobren, Equilid), la
levosulpiride (Levopraid) e l'amisulpiride (Sulamid,
Deniban, Soliad).
8) I neurolettici atipici di nuova generazione (esempio
Risperdal, Zyprexa, Belivon, Seroquel, Leponex, Levopraid,
eccetera). Per evitare gli effetti collaterali tipici degli
antipsicotici tradizionali, i ricercatori hanno sviluppato,
negli ultimi anni, una serie di nuovi farmaci neurolettici con
azione più specifica e selettiva sul sistema dopaminergico
(DA). La clozapina (Leponex) è stato il primo farmaco
classificato fra gli "atipici", grazie ai suoi scarsi effetti
collaterali extra-piramidali (rigidità, parkinsonismo,
eccetera). La olanzapina (Zyprexa) rappresenta una delle
ultime scoperte indirizzate agli scopi di cui sopra.
Se andiamo a leggere le indicazioni terapeutiche
dell’olanzapina, leggiamo che è indicata per il trattamento
della schizofrenia, e che nei pazienti che hanno dimostrato
una risposta positiva al trattamento iniziale, il
proseguimento della terapia permette di mantenere il
miglioramento clinico. Alla voce effetti indesiderati ci viene
detto che questo farmaco, più frequentemente determina
sonnolenza e aumento ponderale. Compaiono invece
occasionalmente vertigini, edema periferico, ipotensione
ortostatica, lievi effetti anticolinergici. Simili efficacia ed
effetti collaterali sono stati riscontrati con il risperidone
(Risperdal, Belivon), con la quetiapina (Seroquel) e con il
recentissimo Aripiprazolo (Abilify). Tutti gli antipsicotici
atipici vengono impiegati, oltre che nel trattamento a lungo
termine della schizofrenia, come aggiunta agli
antidepressivi ad azione serotoninergica, in particolare in
caso di gravi disturbi ossessivo-compulsivi.
ELENCO DI ALCUNI PRINCIPI ATTIVI CONTENUTI
NEI FARMACI ANTINFIAMMATORI USATI COME
ANALGESICI:
a) Paracetamolo e codeina (Co-efferalgan): farmaco
analgesico e antipiretico;
b) Desketoprofene trometamolo (Desketo): farmaco
antinfiammatorio non steroideo;
c) Indometacina-caffeina-proclorperazina (Difmetré):
farmaco antiemicranico, anticefalalgico;
d) Metamizolo (Novalgina): analgesico, antipiretico e
antispastico;
e) Metilprednisolone (Medrol): corticosteroide con potente
azione antinfiammatoria e immunosoppressiva;
f) Nimesulide (Aulin, Nimesulide):
antinfiammatorio/antireumatico non steroideo.
EFFETTI OCULARI AVVERSI DA FARMACI
Tratto dal testo omonimo della Dottoressa Maria Teresa
Dorigo
Clinica Oculistica Università degli Studi di Padova del 30
Maggio 2000
Molti farmaci, alcuni dei quali di largo impiego, possono
provocare danni all'apparato oculare. Vanno distinti i danni
conseguenti alla somministrazione topica (colliri e pomate,
o per iniezioni sottocongiuntivali e retrobulbari) da quelli
conseguenti alla somministrazione per via generale.
L'occhio per la sua costituzione anatomica è un organo
protetto dall'azione dei farmaci: la barriera emato-oculare
ed anteriormente la cornea limitano il passaggio a molti
composti; questa segregazione costituisce un indubbio
svantaggio quando si debba trattare una malattia oculare,
ma costituisce una valida difesa quando l'occhio non
costituisce il target terapeutico proprio perché riduce
l'insorgenza di effetti iatrogeni1. Molti farmaci che agiscono
sul sistema nervoso hanno la proprietà di indurre
modificazioni nella secrezione lacrimale: gli psicofarmaci
ipnotici non barbiturici (prometazina, metaqualone e
difenindramina), gli ansiolitici (benzodiazepine e
carbamati), i neurolettici (fenotiazine), i timoanalettici
(antidepressivi triciclici), gli antiparkinson, i sali di Litio
utilizzati come stabilizzatori dell' umore, possono indurre o
peggiorare un quadro di cheratocongiuntivite secca, pur
inducendo in una prima fase un aumento della
lacrimazione. Gli anestetici generali determinano una
iposecrezione lacrimale di base e riflessa che spiega la
frequenza delle cheratiti da esposizione in corso di anestesia
generale.
Molte sostanze, fra cui gli antinfiammatori non steroidei, le
penicilline ed i sulfamidici possono determinare sindromi
immuno-allergiche come la S. di Stevens Johnson e la S. di
Lyell che possono interessare in maniera molto grave le
palpebre e la congiuntiva distruggendo il tessuto
ghiandolare e congiuntivale. L'oxifenbutazone derivato
pirazolonico dei FANS (Farmaci Antinfiammatori Non
Steroidei) può indurre emorragie sottocongiuntivali.
I corticosteroidi, somministrati per via generale e topica,
possono causare l'insorgenza di una cataratta a sottocoppa
posteriore. In genere la cataratta compare nel 30% dei
soggetti dopo un anno di terapia (la carenza di vitamina E,
di vitamina C e di carotenoidi favorirebbero tra l’altro lo
sviluppo della cataratta; studi epidemiologici hanno
provato la relazione fra cataratta e stato nutrizionale. Esiste
una relazione anche fra fumo e cataratta. L'incidenza della
cataratta è infatti più elevata nei fumatori e la gravità delle
opacità si correla alle sigarette fumate). Tra gli
antinfiammatori, la colchicina, il ketoprofene, il naprossene
(derivato dall' acido propionico), l'oxifenbutazone, il
piroxicam ed i sali d'oro, ad alti dosaggi, possono indurre la
formazione di depositi a livello del cristallino.
L'oxifenbutazone inoltre può indurre cataratta e comparsa
di ipermetropia secondaria all' idratazione del cristallino.
Molti farmaci possono modificare la pressione oculare. Tutti
gli antidepressivi triciclici (amitriptilina, fluoxetina,
imipramina, nortriptilina, paroxetina, sertralina,
tranilcipromina, trimipramina) possiedono effetti
anticolinergici pertanto devono essere prescritti con cautela
in persone con glaucoma ad angolo stretto o comunque
occludibili. Gli ansiolitici (es. benzodiazepine) possono
avere effetto ipertensivo, inducendo midriasi2 con
conseguente fotofobia.
I cortisonici, per qualunque via siano somministrati, topica,
iniettiva, orale, possono indurre ipertono che, in alcuni casi,
può trasformarsi in un vero glaucoma. L'ipertensione
oculare può insorgere in ogni momento durante la terapia
steroidea, perciò prima di iniziare un trattamento con
steroidi si dovrebbe misurare la pressione di base e poi
seguire il paziente ogni mese per l'intera durata della cura. e
persone che presentano maggiori rischi di sviluppare un
ipertono cortisone indotto sono:
1) i parenti di primo grado delle persone affette da
glaucoma;
2) i miopi oltre le 5 diottrie (88%);
3) le persone con diabete mellito;
4) il 15 % dei pazienti con malattie del connettivo (artrite
reumatoide, artrite psoriasica, lupus).
Le ricerche suggeriscono l'esistenza di un fattore ereditario
per spiegare la diversa predisposizione individuale verso
questa affezione. La sospensione del trattamento non
sempre si accompagna ad una regressione dell'ipertono.
Fra le interazioni negative ricordiamo che gli
antinfiammatori non steroidei somministrati per via
generale riducono l'azione ipotensiva dei farmaci
adrenergici usati topicamente per la cura del glaucoma.
I farmaci maggiormente responsabili di una retinopatia
iatrogena3 sono senza dubbio gli antimalarici (chinino,
idrossiclorochina, meflochina) seguiti da quei farmaci dotati
di una particolare affinità per l'epitelio pigmentato retinico
come: fenotiazine, indometacina, etambutolo,
desferoxamina; segnalazioni più recenti fanno ritenere che il
vigabatrin, un antiepilettico, possa a sua volta indurre
retinopatia.
La retinopatia da fenotiazine (cloropromazina) si manifesta
con calo visivo, visione colorata degli oggetti, emeralopia e
pigmentazione retinica periferica di comparsa tardiva
rispetto alla sintomatologia funzionale. Questi farmaci
hanno una affinità per l'epitelio pigmentato retinico dove si
accumulano inducendo alterazioni metaboliche.
L'indometacina, il ketoprofene, il naprossene,
l'oxifenbutazone, il piroxicam sono inoltre agenti
fotosensibilizzanti. Tra i farmaci antinfiammatori e
antireumatici la colchicina può dare otticopatia, così come
fenoprofen, ibuprofen, e i già citati indometacina e
naprossene.
Tra i farmaci del sistema nervoso centrale gli inibitori delle
mono-amino-ossidasi4 (IMAO) hanno indotto otticopatia, a
dosi terapeutiche, ma dopo trattamento protratto. La
sospensione del farmaco porta ad un graduale
miglioramento, ma non sempre, alla restitutio ad integrum.
Legenda:
1 Iatrogeni: complicanze relative a una cura con farmaci
2 Midriasi: dilatazione della pupilla con conseguente
fotofobia
3 retinopatia iatrogena: da intendersi come effetto prodotto
da farmaci utilizzati per una cura
4 mono-amino-ossidasi (MAO): composti che intervengono
nelle trasformazioni di sostanze presenti nel cervello,
inattivandole]
GLI EFFETTI DEI FARMACI DEL SISTEMA NERVOSO
CENTRALE A LIVELLO OCULARE
Dottor Andrea Valli – Medico oculista presso l’Ospedale
Oftalmico di Torino e l’Ospedale Evangelico Valdese di
Torino - 15/10/2000
I farmaci del sistema nervoso centrale possono causare di
solito effetto transitorio a livello oculare.
Una particolare attenzione va posta alla possibilità di avere
una midriasi (dilatazione della pupilla) con rischio di un
attacco di glaucoma acuto; si possono osservare alterazioni
pigmentarie a carico della retina.
Questi farmaci sono in genere controindicati nei soggetti
con glaucoma da angolo stretto o chiuso ed in quelli che
presentano retinopatie degenerative in atto.
Sovente si assiste a marcata riduzione della secrezione
lacrimale con la comparsa delle manifestazioni da occhio
secco (antidepressivi triciclici).
Talora si apprezzano episodi di diplopia1, nistagmo2,
allucinazioni visive ed alterazioni della visione dei colori
(farmaci anti-mao).
E' presente una riduzione dei riflessi corneali e
dell'accomodazione con fatica alla lettura (benzodiazepine).
Manifestazioni di nistagmo, paresi dei muscoli oculari
estrinseci con diplopia, effetti tossici alle cellule retiniche
all'epitelio pigmentato (soggetti con retinite pigmentosa),
discromatopsie e cataratta presenile sono evidenziabili con
farmaci antiepilettici (barbiturici, fenitoina, ac.valproico).
SCOPOLAMINA
È un farmaco con effetti antimuscarinici simili all'atropina,
che presenta anche un'azione deprimente sul sistema
nervoso centrale. E' utilizzata soprattutto nel trattamento e
nel controllo delle cinetosi (mal di mare, eccetera) e delle
vertigini d'origine vestibolare.
A livello oculare può produrre disturbi transitori
dell'accomodazione, talvolta anche solo monolaterale con i
cerotti di scopolamina.
Talora si può osservare un peggioramento della cheratocongiuntivite secca per riduzione della secrezione lacrimale.
La scopolamina può causare una midriasi monolaterale con
annebbiamento visivo e attacco di glaucoma acuto per
trasporto accidentale mano-occhio del farmaco. E'
consigliabile un uso cauto nei pazienti affetti da glaucoma.
Legenda:
1 diplopia: vedere doppio un singolo oggetto
2 nistagmo: movimento involontario e rapido degli occhi]
Fonti:
1) http://www.ipsico.org/psicofarmaci.htm
2) http://www.farmacovigilanza.org/
3)
http://www.occhio.it/site/articoli.asp?rub=terapia&id=48
&datavis=15/10/2000