AIDAP Journal Observer
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Giornale di aggiornamento scientifico dell’Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso (AIDAP)
http://www.aidap.org
Direttore Scientifico
Dr. Riccardo Dalle Grave
Luglio 2012
Segretario scientifico AIDAP, responsabile scientifico
Unità di Riabilitazione Nutrizionale, Casa di Cura Villa Garda (VR)
Segretario Scientifico
Dr. Lucia Camporese
Psicologa psicoterapeuta, Unità Operativa Locale AIDAP Padova
Direttore Responsabile
Dr. Mauro Cappelletti
Medico Psicoterapeuta, Presidente AIDAP,
Unità Operativa Locale AIDAP Torino
Hanno collaborato in questo numero:
Dr. Chiara Galli
Socio Ordinario Milano
Dr. Federica Bignotti
Socio Ordinario Brescia
Dr. Maria Pia Bagnato Bulgarelli UOL Modena
Dr. Lucia Camporese
UOL Padova
Dr. Sara Cappelletti
UOL Torino
Dr. Erica Carola UOL Lecce
Dr. Marwan El Ghoch Casa di Cura Villa Garda
Dr Veronica Gobbetto UOL Treviso
Dr. Antonino Faillaci
UOL Trapani
Dr. Lorella Fornaro UOL Parma
Dr. Adolfo Fossataro UOL La Spezia
Dr. Manuela Marchini UOL Rimini
Dr. Elisabetta Messineo UOL Reggio Calabria
Dr. Lisa Reverberi
UOL Reggio Emilia
Dr. Stefania Rosi UOL La Spezia
Dr. Maria Grazia Rubeo
UOL Roma
Dr. Giancarlo Sarno UOL Genova
Dr. Diana Soligo UOL Padova
Editore
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trattamento dei disturbi dell’alimentazione a Villa Garda” di R. Dalle Grave, “Terapia cognitivo-comportamentale dell’obesità” di R. Dalle Grave.
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Indice
DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE
Moderatori e mediatori della remissione nel trattamento basato sulla famiglia e nella terapia
individuale focalizzata sull’adolescente nell‘anoressia nervosa..................................................................... 4
Bioimpedenziometria e la tecnica di analisi del vettore di impedenza nei pazienti
con anoressia nervosa ................................................................................................................................... 4
Disturbi dell’alimentazione e gravidanza: un supporto per mamme in attesa con disturbi
di anoressia o bulimia .................................................................................................................................. 5
Anoressia nervosa grave negli uomini: paragone con l’anoressia nervosa grave nelle donne
ed analisi della mortalità............................................................................................................................... 6
Processi emotivi in seguito a ricovero per anoressia nervosa ...................................................................... 6
Il trattamento dei disturbi dell’alimentazione. gli effetti della mindfulness sullo stimolo alle
abbuffate, il pensiero dicotomico e l’immagine corporea ............................................................................. 7
Disturbo da dimorfismo corporeo in pazienti con disturbo dell’alimentazione:
prevalenza e caratteristiche .......................................................................................................................... 7
Evidenza sperimentale sui cambiamenti nell’insoddisfazione corporea determinati
da cambiamenti dell’umore tra donne laureate............................................................................................. 8
OBESItà
Predire il successo: fattori associati con le modificazioni del peso nei giovani obesi che hanno
seguito un programma di gestione del peso ................................................................................................. 9
Programma di prevenzione universale dell’obesità nei bambini e negli adolescenti: una review
e un’analisi critica ......................................................................................................................................... 9
Correlazione tra consumare i pasti fuori casa e il peso corporeo ............................................................... 10
Una revisione sistematica e un confronto di trattamento misto negli interventi farmacologici
per il trattamento dell’obesità ..................................................................................................................... 10
La circonferenza addominale risulta essere un indice predittivo migliore di resistenza insulinica
rispetto all’indice di massa corporea in pazienti affetti da diabete tipo 2................................................... 11
Revisione sistematica degli interventi basati sulla famiglia rivolti alla terapia dell’obesità
ed al sovrappeso in età pediatrica............................................................................................................... 11
Obesità e politiche pubbliche ..................................................................................................................... 12
ALTRO
Esposizione allo specchio guidata o esposizione allo specchio non guidata per ridurre
l’insoddisfazione corporea: uno studio preliminare su un campione di donne univeristarie..................... 13
Percezioni ed uso delle psicoterapie con un supporto empirico tra i professionisti
di disturbi dell’alimentazione...................................................................................................................... 13
Terapia cognitivo-comportamentale con individui con anoressia nervosa di lunga durata:
adattamenti, sopravvivenza del clinico e problemi del sistema.................................................................. 14
Composizione corporea: chi, quando e per chi?......................................................................................... 15
Correttezza della stima del cibo introdotto da parte di persone con anoressia nervosa,
a confronto con persone normopeso o con obesità.................................................................................... 15
L’etichetta scelte intelligenti sulla parte anteriore della confezione. influenza sulla percezione
e l’assunzione di cereali............................................................................................................................... 16
Fentermina/Topiramato a rilascio controllato negli adulti con obesità severa:
un trial clinico randomizzato e controllato (equip).................................................................................... 16
Conoscenza ed attitudine degli psichiatri nei confronti dei disturbi dell’alimentazione ........................... 17
3
DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE
po con abbuffate e condotte di eliminazione. Non
sono stati individuati mediatori del trattamento.
MODERATORI E MEDIATORI DELLA REMISSIONE NEL TRATTAMENTO BASATO
SULLA FAMIGLIA E NELLA TERAPIA INDIVIDUALE FOCALIZZATA SULL’ADOLESCENTE NELL‘ANORESSIA NERVOSA
Moderators and mediators of remission in family-based treatment and adolescent focused therapy for anorexia nervosa. Le Grange D, Lock J, Agras WS, Moye
A, Bryson SW, Jo B, Kraemer HC. Behav Res Ther.
2012 Feb;50(2):85-92. Epub 2011 Nov 29.
Commento. Questo studio conferma come pazienti adolescenti affette da AN beneficiano maggiormente di una approccio familiare basato sulla
normalizzazione del peso corporeo e sui comportamenti alimentari piuttosto che di una psicoterapia individuale. Anche se nell’ AN non ci ancora
raccomandazioni basate sull’evidenza scientifica
questo studio, come altri in precedenza, permette di raccomandare la terapia basata sulla famiglia
che affronta il disturbo dell’alimentazione in maniera diretta, nelle ragazze con durata di malattia
inferiore a i tre anni.
Moderatori di un trattamento sono quelle caratteristiche presenti al baseline di uno studio o nella
fase di prerandomizzazione che influiscono sull’esito e interagiscono con il trattamento. Mediatori
sono invece quegli eventi che si verificano durante il trattamento e possono influenzare l’outcome.
Identificare i moderatori significa capire quale trattamento è migliore per un certo tipo di paziente,
mentre identificare i mediatori può suggerire delle
strade per accrescere l’efficacia di un trattamento.
In questo studio vengono esaminati moderatori,
mediatori e predittori della remissione alla fine del
trattamento, a sei (6) mesi e a dodici (12) mesi di
follow-up in un gruppo di 121 pazienti affette da
AN (età media 14,4 aa e BMI medio 16,1) che sono
state randomizzate in due gruppi. Il primo riceveva un trattamento basato sulla famiglia che enfatizzava il lavoro sui comportamenti alimentari delle
adolescenti e il recupero del peso corporeo, mentre
il secondo una terapia individuale per adolescenti
che focalizzava l’attenzione sull’identificazione delle emozioni, sull’aumento dell’autoefficacia e sul
riconoscimento dei segnali biologici. La remissione veniva valutata con la normalizazione dell’Indice di Massa Corporea (IMC) e Eating Disorder
Examination (EDE) totale che deve essere < di 1
DS dalla media della comunità. L’ossessione per il
cibo e la psicopatologia specifica del DA misurata
con il punteggio dell’EDE sono stati rilevati essere
moderatoti alla fine del trattamento, con i soggetti
con punteggi più elevati che beneficiavano maggiormente della terapia familiare rispetto a quella
individuale. Anche il sottotipo è risultato essere
un moderatore con prognosi peggiore nel sottoti4
Maria Grazia Rubeo
BIOIMPEDENZIOMETRIA E LA TECNICA
DI ANALISI DEL VETTORE DI IMPEDENZA
NEI PAZIENTI CON ANORESSIA NERVOSA
Haas V, Riedl A, Hofmann T, Nischan A, Burghardt R,
Boschmann M, Klapp B. Bioimpedance and Bioimpedance Vector Analysis in patients with Anorexia Nervosa. Eur Eat Disord Rev. 2012 Jan 24. [Epub ahead
of print].
Lo scopo dello studio è stato quello di descrivere
i cambiamenti della composizione corporea in 57
pazienti affette da Anoressia Nervosa (AN), utilizzando sia la bioimpedenziometria convenzionale
(BIA), che la tecnica di analisi del vettore di impedenza (BIVA). La BIA è basata su degli algoritmi
incorporati negli impedentimetri che stimano la
massa corporea. Diversi studi in letteratura hanno dimostrato la sua inutilità clinica nei pazienti
con AN per l’inadeguatezza degli algoritmi. Infatti in alcuni pazienti, la BIA stima una percentuale
di massa grassa con valori inferiore a zero, questo
fenomeno è attribuito agli spostamenti significativi dei fluidi (tra intra- ed extracellulare). In effetti
un’accurata valutazione della massa grassa con la
BIA è possibile solo con un buon livello di idratazione della massa magra. Perciò la BIA potrebbe sovrastimare la percentuale di massa magra e
di conseguenza sottostima la percentuale di massa
grassa in modo significativo in pazienti con edemi.
Una proprietà importante di questa tecnica è di
operare indipendentemente dalla conoscenza del
peso corporeo.
Commento. Gli studi di composizione corporea
in pazienti affette da AN sono stati condotti utilizzando tecniche costose e sofisticate, che spesso
sono disponibili solo in setting ospedaliero o laboratorio di ricerca. Gli studiosi sono sempre alla
ricerca di metodi semplici e poco costosi per capire
al meglio la composizione corporea in questo tipo
di pazienti ed effettivamente la BIA è una tecnica
semplice e poco costosa, ma sia dai risultati di questo studio che altri studi in letteratura mostrano
chiaramente che la BIA non è una tecnica adatta
per valutare la composizione corporea nei pazienti
con AN. Perciò la Società Europea di Nutrizione
Clinica e Metabolismo raccomanda molta cautela
nell’interpretazione dei risultati BIA in pazienti affette da AN. Invece la BIVA potrebbe offrire una
nuova prospettiva nella gestione medica sia a breve
ma anche a lungo termine di questi pazienti.
Marwan El Ghoch
DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE E GRAVIDANZA: UN SUPPORTO PER MAMME
IN ATTESA CON DISTURBI DI ANORESSIA
O BULIMIA
Eating disorders and pregnancy: supporting the anorexic or bulimic expectant mother. Zauderer CR. MCN
Am J Matern Child Nurs. 2012 Jan-Feb;37(1):48-55.
La gravidanza è un momento di grossi cambiamenti fisici del corpo. Per le donne con un disturbo
dell’alimentazione (DA) pregresso o attuale questi
cambiamenti diventano molto difficili da accettare
e superare. Lo scopo di questo studio è sottolineare
l’importanza e la necessità che gli operatori ostetrici colgano e abbiano gli strumenti per ridurre o
migliorare le conseguenze del DA quali ipertensione, basso peso del bimbo alla nascita, anormalità
fetali, indice di Apgar bassi, presentazione podalica, labbro leporino e un alto rischio di depressione
post- partum.
Durante le visite prenatali, gli operatori danno e
raccolgono una serie di informazioni e possono
delineare la storia del peso, la presenza di amenorrea, lo stress della paziente dopo essersi pesate.
All’oggi non esistono linee guida per fare una valutazione del DA in pazienti ostetriche, però è possibile dare una serie di suggerimenti utili che gli
operatori possono fornire. L’operatore può educare
la mamma in attesa con un passato di DA ponendo
la sua attenzione sul battito del cuore, offrendo fotografie del feto, dando informazioni sulla crescita
e sullo sviluppo del feto, in modo che la mamma
sia più concentrata sul bimbo che su se stessa. Altro aspetto che l’operatore sanitario può curare, è
indirizzare la paziente a un approccio multidisciplinare, in cui può essere seguita da un dietista,
terapista dell’alimentazione ed eventuale esperto
dell’allattamento se c’è questa eventualità.
Commento. Lo studio non è rappresentativo, ma
ci permette comunque una riflessione importante,
aprendo un ramo di studio e di approfondimento.
La gravidanza comporta profondi cambiamenti in
vari aspetti del corpo, della mente, delle aspettative
e del proprio ruolo. Non sempre le persone con un
problema di DA attuale o passato rivelano il loro
tipo di problema, assumendo comportamenti di
restrizione, di eliminazione, di abbuffate che possono comportare conseguenze serie allo sviluppo
del feto. Risulta quindi urgente la necessità che gli
operatori ostetrici siano a conoscenza dei sintomi e
dei rischi di un DA per poter abbassare il rischio di
conseguenze negative. è necessario che non ci siano solo dei suggerimenti, ma che nel tempo venga
strutturato un protocollo di assessment all’interno
di reparti di ostetricia e ginecologia.
Veronica Gobbetto
5
ANORESSIA NERVOSA GRAVE NEGLI UOMINI: PARAGONE CON L’ANORESSIA NERVOSA GRAVE NELLE DONNE ED ANALISI
DELLA MORTALITà
Severe anorexia nervosa in men: Comparison with severe AN in women and analysis of mortality. Gueguen
J, Godart N, Chambry J, Brun-Eberentz A, Foulon C,
Divac Phd SM, Guelfi JD, Rouillon F, Falissard B, Huas
C. Int J Eat Disord. 2012 Jan 24. [Epub ahead of print].
I disturbi dell’alimentazione (DA) sono riscontrabili più frequentemente nelle donne con un
rapporto donne-uomini pari a 10:1 per quanto
riguarda l’anoressia nervosa (AN). Sebbene molte similitudini vi siano fra le patologie maschili e
quelle femminili, negli uomini sono registrabili
un’età più avanzata ed una storia premorbosa di
sovrappeso. Poche sono le ricerche riguardo tale
argomento a causa dell’esiguità di maschi affetti da
AN. Campione: 1009 pazienti, compresi 41 uomini, ospedalizzati presso il St. Anne Hospital di Parigi fra il 1988 ed il 2004. Di questi 601 femmine
e 23 maschi erano stati ricoverati per AN (secondo
i criteri del DSM IV). Si è proceduto ad analizzarne fattori sociodemografici, clinici, psicologici,
premorbosi e di decorso nel post-ricovero comparando tali dati fra i due sessi. Sono state osservate
significative differenze fra uomini e donne: i primi,
infatti, presentavano un’età media più avanzata
(20.78 anni vs. 18.06), la maggior parte avevano
una storia di sovrappeso ed in minore percentuale
si riscontravano pregressi tentativi suicidari (4%
vs. 29%). La durata del ricovero è stata più breve
negli uomini (56.6 vs. 73.7 giorni) ed anche quella
della malattia (5.91 vs. 8.38 anni). Fra gli uomini
si sono avuti tre casi di decesso, tutti fra i pazienti
con AN di tipo restrittivo e nei primi due anni di
follow-up.
Commento. Nel confrontare fra loro le caratteristiche dell’AN negli uomini e nelle donne si è
riscontrata un’età più avanzata nei primi ed una
più frequente storia premorbosa di sovrappeso. La
mortalità post ricovero è inoltre elevata in maschi
con gravi forme di DA e fra i fattori predittivi di
esito infausto sono stati identificati i seguenti: una
diagnosi di AN di tipo restrittivo, una più avanzata età di ammissione, un basso BMI alla dimissione ed uno scarso supporto sociale. Negli uomini,
6
inoltre, il decesso avverrebbe relativamente presto
rispetto alla ospedalizzazione. Ciò implica che un
attento follow-up post ricovero va programmato
per pazienti con AN severa e di tipo restrittivo,
soprattutto nei soggetti a maggior rischio di drop
out al fine di individuare precocemente eventuali
complicanze e ridurre l’incidenza di mortalità.
Elisabetta Messineo
PROCESSI EMOTIVI IN SEGUITO A RICOVERO PER ANORESSIA NERVOSA
Emotional Processing Following Recovery from Anorexia Nervosa. Oldershav A, Dejong H, Hambrook D,
Broadbent H, Tchanturia K, Treasure J, Schmidt U.
Eur Eat Disorders Rev. 2012. [Epub ahead of print].
Questo studio si propone di esaminare le credenze sulle emozioni, la loro tolleranza, l’evitamento
e repressione, in soggetti ricoverati per Anoressia
Nervosa (AN). È stato testato un campione di 40
pazienti di cui 24 ricoverati per AN e un campione
di controllo di 48 rispetto alle loro caratteristiche
demografiche e di salute; sono stati somministrati
alcuni questionari sulle loro credenze legate alle
emozioni, tolleranza alla sofferenza e repressione
dei propri processi emotivi. Si è riscontrato che i
soggetti ricoverati per AN hanno credenze sulle
emozioni e abilità a tollerarle simili ai controlli. Al
contrario, livelli più alti di disfunzioni in tali aspetti del processo emotivo sono risultati evidenti nei
soggetti attualmente malati. I pazienti affetti da AN
hanno credenze sulle emozioni maggiormente maladattive rispetto ai soggetti ricoverati per AN e al
gruppo di controllo. Questo risultato supporta l’evidenza che gli individui con disturbo dell’alimentazione temono che vi siano conseguenze negative
in seguito al’espressione delle emozioni e hanno
alti livelli di sensibilità al rifiuto.
Commento. Lo studio dimostra che gli individui ricoverati per AN hanno livelli funzionanti
di processi emotivi, sebbene tendano a giudicare
se stessi comparandosi con gli altri più di quanto
facciano i controlli. Inoltre, supporta i modelli che
propongono che credenze maladattive rispetto alle
emozioni siano legate all’evitamento delle stesse e,
pertanto, l’inclusione di questi fattori tra i punti
focali del trattamento. Sarebbe, tuttavia, utile una
ricerca longitudinale per investigare come il processo emotivo predica cambiamenti nei sintomi o
produca nel tempo un loro miglioramento.
Lorella Fornaro, Lisa Reverberi
IL TRATTAMENTO DEI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE. GLI EFFETTI DELLA MINDFULNESS SULLO STIMOLO ALLE ABBUFFATE,
IL PENSIERO DICOTOMICO E L’IMMAGINE
CORPOREA
Dealing with problematic eating behaviour. The effects
of a mindfulness-based intervention on eating behaviour, food cravings, dichotomous thinking and body
image concern. Alberts HJ, Thewissen R, Raes L. Appetite. 2012 Jan 10;58(3):847-851.
I ricercatori hanno sottoposto 26 pazienti, reclutati
con un annuncio sul giornale e selezionati secondo alcuni parametri, a un programma di MBCTalimentare per 8 settimane. Il gruppo originario è
stato diviso in gruppo di controllo e gruppo sperimentale. In partenza sono stati sottoposti i seguenti questionari per poter confrontare i risultati al termine del periodo sperimentale: sinteticamente, il
Kentucky Inventory Mindfulness Skills Extended
(KIMS-E) che indaga la competenza e consapevolezza della Mindfulness; il Dutch Eating Behaviour
Questionnaire (DEB-Q) che analizza le motivazioni
che spingono le persone a mangiare tra gli stimoli
esterni, la restrizione e le emozioni; il Body Shape
Questionnaire (BSQ) versione ridotta, che valuta la
percezione e la vergogna dell’immagine corporea;
The Dichotomous Thinking Scale (DTS) che misura il pensiero dicotomico e per ultimo il General
Food Craving Questionnaire Trait (G-FCQ-T) che
quantifica il desiderio di cibo.La sessione sperimentale è stata caratterizzata da appuntamenti di
2,5 ore settimanali con l’indicazione di applicarsi
giornalmente in esercizi di mindfulness di 45-60
minuti. La partecipazione è stata ottima sia per gli
incontri che per gli esercizi a casa che sono stati
misurati in uscita con una media di 29,38 minuti
per partecipante al giorno.
Commento. L’esperimento ha dimostrato che
certamente la Mindfulness può essere una buona
pratica, da indagare e verificare in successive sperimentazioni, per migliorare la consapevolezza dei
pazienti, un’attenzione maggiore verso le proprie
sensazioni interne come la fame, la sazietà e lo
stress, un atteggiamento e la capacità di non giudicare e di accettare sé stessi allontanando l’ossessione per il cibo e per le forme corporee. I risultati
infatti hanno evidenziato che, a confronto con il
gruppo di controllo, i partecipanti avevano ridotto il pensiero dicotomico, il desiderio di cibo, migliorato la soddisfazione dell’immagine corporea e
ovviamente migliorata la competenza per l’esercizio della Mindfulness. Come sottolineato dai ricercatori, purtroppo il gruppo non è significativo e i
questionari sono strumenti deboli per una ricerca
che definisca meglio l’efficacia dell’intervento.
Maria Pia Bagnato Bulgarelli
DISTURBO DA DIMORFISMO CORPOREO IN
PAZIENTI CON DISTURBO DELL’ALIMENTAZIONE: PREVALENZA E CARATTERISTICHE
Dingemans AE, van Rood YR, de Groot I, van Furth
EF. Body dysmorphic disorder in patients with an eating disorder: Prevalence and characteristics. Int J Eat
Disord. 2012 May;45(4):562-9.
Il Disturbo da Dimorfismo Corporeo (DDC) si
manifesta attraverso inusuali preoccupazioni con
percezione di difetti in una o più parti del corpo; i
disturbi dell’alimentazione (DA) condividono con
il DDC diversi tratti per cui si possono incontrare
difficoltà nel differenziare i due disturbi. In questo studio gli Autori hanno valutato la prevalenza
di DDC in pazienti con DA e confrontato le caratteristiche dei pazienti con e senza DDC. Campione: gruppo di 158 pazienti che richiedevano un
trattamento per i DA, gli Autori hanno preso in
esame i sintomi relativi al DA, le preoccupazioni
ed i comportamenti dismorfici, la psicopatologia
generale e la qualità della vita. Il 45% dei pazienti
risultò positivo per il DDC. Inoltre i pazienti con
entrambi i disturbi presentavano preoccupazioni
dismorfiche più accentuate, una psicopatologia
più rilevante ed erano insoddisfatti su un numero di parti del corpo maggiore rispetto ai pazienti
che presentavano soltanto un DA anche dopo la
remissione della psicopatologia alimentare. Queste
7
osservazioni confermano che il DDC è un disturbo
distinto spesso in comorbilità con i DA. Gli autori
suggeriscono interventi su alcuni criteri del DSM al
fine poter riconoscere e trattare più adeguatamente
le manifestazioni di DCC nei DA ed il DDC.
Commento. Come è stato rilevato dallo studio,
sintomi da DDC sono frequenti in pazienti affetti
da DA e le preoccupazioni per le forme o parti del
corpo sono pressoché costanti. Solitamente nei pazienti con DA le alterazioni dell’immagine corporea sono relative all’eccessiva valutazione del controllo delle forme e del peso e coinvolgono il corpo
più in generale con preoccupazioni che derivano
soprattutto dalla fobia per il grasso. Riguarderanno
pertanto le cosce i fianchi l’addome le braccia mentre per il DDC le parti oggetto di preoccupazione
potranno essere naso, capelli, orecchie, ecc. In entrambi i disturbi sono presenti rituali di controllo
che amplificano le fobie. Sebbene il campione esaminato non sia così rilevante dal punto di vista numerico, lo studio si distingue per aver confermato
i dati che dovrebbero suggerire cambiamenti nella
quinta edizione del DSM soprattutto per quanto
concerne il criterio C del DDC in cui viene menzionata l’AN come criterio di esclusione e che può
ingenerare confusione.
Giancarlo Sarno
EVIDENZA SPERIMENTALE SUI CAMBIAMENTI NELL’INSODDISFAZIONE CORPOREA DETERMINATI DA CAMBIAMENTI
DELL’UMORE TRA DONNE LAUREATE
Haedt-Matt AA, Zalta AK, Forbush KT, Keel PK. Experimental evidence that changes in mood cause changes in body dissatisfaction among undergraduate women. Body Image. 2012 Mar;9(2):216-20.
è noto che la tendenza a vivere emozioni negative,
così come l’insoddisfazione corporea (IC) possano
costituire potenziali fattori di rischio per lo sviluppo di un disturbo dell’alimentazione (DA). Precedenti ricerche hanno studiato tale associazione ma
ancora poco si sa sulle relazioni causali tra questi
fattori. Gli autori hanno pertanto esaminato, attraverso una ricerca sperimentale, l’influenza che uno
stato d’animo negativo può esercitare sui livelli di
8
soddisfazione corporea. Campione: 45 soggetti di
sesso femminile, (18 e 25 anni) che avevano un
indice di massa corporea (IMC) nella norma e che
furono esaminate mediante scale di valutazione
specifiche; con procedura randomizzata 21 soggetti furono assegnati al gruppo sperimentale e sottoposte ad una procedura di induzione di umore
negativo, 24 soggetti furono assegnati al gruppo di
controllo. Tutte le partecipanti completarono poi
una scala analogica visiva che riguardava il loro
umore ed il livello di soddisfazione per il peso e le
forme. L’aumento dell’IC risultò unicamente per il
gruppo sottoposto ad induzione mentre per i partecipanti al gruppo di controllo non si rilevarono
differenze significative.
Commento. La letteratura è ricca di studi in cui,
sia in campioni clinici che non clinici, si evidenziano le associazioni tra IC ed umore negativo nonchè le influenze che reciprocamente esercitano.
Gli Autori sono partiti da un’osservazione generale
(Keel, 2001) secondo la quale in contesti culturali
in cui viene enfatizzato il ruolo della magrezza, l’IC
può essere determinata dalla tendenza particolare
a convogliare sentimenti disforici sul corpo; è noto
infatti come un aumento dell’IC possa determinare
l’insorgere di alterazioni del comportamento alimentare con manifestazioni sia di dieta che di abbuffate ed il conseguente rischio di sviluppare un
DA. In questo studio il campo di ricerca è stato circoscritto attraverso una metodologia sperimentale
rigorosa anche se a fronte di un campione ristretto
di individui per cui gli autori sono riusciti a dimostrare una chiara relazione causale tra umore negativo ed IC. Tra i vari spunti emersi è interessante
l’idea di poter studiare in futuro gli effetti sull’IC
dell’induzione di sentimenti positivi.
Giancarlo Sarno
obesità
PREDIRE IL SUCCESSO: FATTORI ASSOCIATI CON LE MODIFICAZIONI DEL PESO
NEI GIOVANI OBESI CHE HANNO SEGUITO UN PROGRAMMA DI GESTIONE DEL
PESO
Baxter KA, Ware RS, Batch JA, Truby H. Predicting
success: Factors associated with weight change in obese youth undertaking a weight management program.
Obesity Research & Clin. Practice. 29 September
2011. [Epub ahead of print].
Ottantotto adolescenti che seguirono per 12 settimane un programma per la riduzione del peso
basato sulla prescrizione dietetica furono esaminati
allo scopo di studiare le variabili implicate nella
riduzione del BMI-z score, identificato quale end
point primario. La riduzione del peso risultò significativamente associata con un più basso BMI iniziale, con l’invio da parte dello specialista pediatra,
con un livello più basso di insulino-resistenza ed
un più elevato livello socio-economico
Commento. Il campione ridotto, il limitato periodo di osservazione ed alcuni strumenti di misurazione di caratteristiche psicosociali non adeguati
sono i principali limiti dello studio. I dati sembrano tuttavia suggerire che un elemento cruciale per
la risuscita di un programma, almeno nel breve
periodo, sia rappresentato dall’invio da parte del
pediatra. In realtà il dato della maggiore efficacia
ad un livello più basso di BMI e del livello di insulino-resistenza iniziale, sembra evocare le difficoltà
che si incontrano quando si tenta di modificare
una condizione radicata. Mettendo insieme le due
analisi il messaggio da raccogliere potrebbe essere
quello di favorire un approccio motivante da parte
dei pediatri in una fase precoce nell’instaurarsi della condizione di eccesso di peso in età pediatrica.
Antonino Faillaci
PROGRAMMA DI PREVENZIONE UNIVERSALE DELL’OBESITà NEI BAMBINI E NEGLI ADOLESCENTI: UNA REVIEW E UN’ANALISI CRITICA
Universal childhood and adolescent obesity prevention programs: Review and critical analysis Haynos
AF, O’Donohue WT. Clinical Psychology Review. 2012
Sept 14 [Epub ahead of print].
Gli autori hanno selezionato 29 studi di prevenzione universale in età evolutiva; nell’articolo sono
descritti alcuni programmi suddivisi per il target a
cui sono rivolti: bambini in età prescolare, bambini
della scuola elementare e adolescenti. La rassegna
ha rilevato come i risultati siano in genere di modesta entità; sebbene alcuni programmi rilevino un
cambiamento sul peso e sulla percentuale di adipe, altri, utilizzando un approccio simile (aumento
dell’attività fisica durante le ore scolastiche e miglioramento della dieta) non riportano alcun cambiamento. Durante le scuole elementari pare comunque abbia influenza l’inserimento di maggior
esercizio fisico durante le lezioni scolastiche sebbene si sappia poco sulla durata nel tempo degli
effetti positivi. In adolescenza alcuni programmi
sono risultati efficaci soprattutto per le femmine;
d’altra parte anche quelli con risultati positivi non
sono stati replicati da altri gruppi di ricerca (altro
limite). Rimane poco chiaro quali componenti dei
programmi siano necessarie per influire su peso e
adiposità; alcuni programmi inoltre producono effetti positivi sulle femmine ma non sui maschi (in
alcuni casi è stato rilevato addirittura un effetto iatrogeno). Curiosamente, nonostante il programma
con risultati migliori sul peso prevedesse un intervento focalizzato sui genitori, pochi programmi di
prevenzione hanno coinvolto i genitori se non in
modo indiretto con newsletter o lectures. Gli autori rilevano come tutt’oggi siamo lontani dall’avere
un valido intervento di prevenzione universale sia
a causa della complessità del problema e di quanto
poco si sappia delle cause dell’obesità.
Commento. La rassegna è interessante; in particolare lo è, a mio avviso, la riflessione degli autori
su come, in genere, i programmi si siano concentrati sugli obiettivi comportamentali di aumento
dell’attività fisica e sul miglioramento della dieta
(a partire dall’idea che l’obesità risulti da uno sbi9
lanciamento tra energia assunta ed energia spesa)
tralasciando di indagare i potenziali processi psicologici sottostanti, quali il mangiare emotivo o la
bassa autoefficacia nell’attività fisica. Ulteriori studi sui processi psicologici di cambiamento potrebbero portare un più utile contributo alla prevenzione dell’obesità del cercare nuovi modi per agire
sui consueti obiettivi comportamentali.
Federica Bignotti
CORRELAZIONE TRA CONSUMARE I PASTI FUORI CASA E IL PESO CORPOREO
Association between eating out of home and body
weight. Bezerra IN, Curioni C, Sichieri R. Nutr Rev.
2012 Feb;70(2):65-79.
Questa review che prende in esame 28 studi, valuta il legame tra il consumo di pasti fuori casa
e il peso corporeo, negli adulti. Nel complesso i
risultati suggeriscono che ci sia una correlazione
positiva tra le due cose, riscontrata da più della
metà degli studi, anche se la diversità di campione
e metodologia con cui ognuno di essi è stato condotto, impedisca di fare confronti diretti tra i dati.
Il limite maggiore è rappresentato dai diversi modi
in cui viene considerato il pasto fuori casa. In alcuni studi è valutato solo il pasto al ristorante, non
facendo quindi rientrare fast food, bar o mense; in
altri anche un pranzo portato da casa e consumato
fuori è considerato un pasto fuori casa. Gli Autori
sottolineano come in ricerche future sarebbe opportuno non solo includere tutti i generi di pasto
fuori, ma anche differenziarli per tipologia. Utile
sarebbe anche l’inserimento di gruppi di controllo
che consumino i pasti a casa, cosa non presente in
alcuno studio analizzato. Inoltre pochi studi hanno valutato anche le abitudini motorie dei soggetti,
che ovviamente incidono sul bilancio energetico.
Commento. Il consumo di pasti fuori casa, sia a
pranzo che a cena, è aumentato negli ultimi anni
ed è sicuramente un importante fattore che contribuisce all’aumento di peso, dato che il cibo che
viene consumato è spesso ricco di calorie e grassi.
In primo luogo quello che troviamo nei fast food,
sempre più diffusi e sempre più frequentati a causa del basso costo, seguito dal cibo nei ristoranti
10
che, soprattutto nei menu del pranzo, offrono più
portate e porzioni abbondanti ad un prezzo agevolato. Molte persone mangiano al bar panini farciti e
tramezzini, a causa della durata limitata della pausa pranzo a disposizione, e a volte per la pigrizia
o l’impossibilità di organizzarsi in modo diverso.
Non potendo intervenire sulla qualità del cibo offerto, l’unica strada è quella dell’educazione a scelte più consapevoli, che possono aiutare le persone
a mantenere un peso corretto pur non rinunciando
al pasto fuori casa.
Diana Soligo
UNA REVISIONE SISTEMATICA E UN
CONFRONTO DI TRATTAMENTO MISTO
NEGLI INTERVENTI FARMACOLOGICI PER
IL TRATTAMENTO DELL’OBESITÀ
A systematic review and mixed treatment comparison
of pharmacological interventions for the treatment of
obesity.Gray LJ, Cooper N, Dunkley A, Warren FC,
Ara R, Abrams K, Davies MJ, Khunti K, Sutton A.
Obes Rev. 2012 Jan 30. [Epub ahead of print].
Questa revisione ha cercato di confrontare gli studi
scientifici presenti in letteratura che hanno analizzato l’efficacia dei farmaci anti-obesità al momento
disponibili sul mercato.I farmaci presi in esame
sono stati: Orlistat, inibitore della lipasi pancreatica, Rimonabant e Sibutramina che agiscono sul
sistema nervoso centrale con effetto anoressizzante. Gli studi randomizzati hanno confrontato i dati
relativi al peso corporeo e al BMI dei pazienti e
misurati a distanza di 3, 6 e 12 mesi dal dato iniziale. Sono stati analizzati 94 studi scientifici che
hanno coinvolto 24.808 pazienti. La maggior parte di questi studi sono stati condotti in Europa e
Nord America tra il 1995 e il 2008. A distanza di
12 mesi tutti i farmaci si sono rivelati efficaci nella
riduzione del peso e del BMI rispetto al placebo:
Orlistat riduce il peso di circa 4,12 Kg; Sibutramina 10 mg 5,42 Kg; Sibutramina 15 mg 6,35 Kg;
Rimonabant 4,55 Kg. Anche il cambiamento di
stile di vita (senza uso di farmaci) è in grado di
ridurre il peso corporeo: a 12 mesi di 2,89 Kg, in
maniera certo meno efficace rispetto all’intervento
farmacologico.
Commento. Questa revisione dimostra che tutti
i farmaci anti-obesità che al momento degli studi erano disponibili sul mercato sono stati efficaci
nella riduzione del peso corporeo e del BMI. I più
efficaci sono stati Rimonabant e Sibutramina che,
però, sono stati successivamente ritirati dal mercato
a causa dei seri effetti collaterali riscontrati. Alcune limitazioni riguardano i diversi metodi di analisi
usati per confrontare i dati degli studi e la scarsità
degli indici di dispersione (errore/deviazione standard). Inoltre, sono stati esclusi dalla revisione i dati
di 11 studi non riportati in lingua inglese.
Adolfo Fossataro, Stefania Rosi
LA CIRCONFERENZA ADDOMINALE RISULTA ESSERE UN INDICE PREDITTIVO
MIGLIORE DI RESISTENZA INSULINICA
RISPETTO ALL’INDICE DI MASSA CORPOREA IN PAZIENTI AFFETTI DA DIABETE
TIPO 2
Waist circumference is a better predictor than body
mass index of insulin resistance in type 2 diabetes.
Huang LH, LiaoYL, Hsu CH Obes Res Clin Pract.
2012 Nov 22. [Epub ahead of print].
L’insulino-resistenza è un importante fattore patogenetico nei pazienti affetti da diabete di tipo 2.
Poiché non esistono test clinici semplici per poter determinare questo valore in questi pazienti,
si è cercata una misurazione semplice ed efficace
in grado di valutarlo. Lo scopo di questo studio
è stato quello di verificare se la circonferenza addominale fosse un indice predittivo di resistenza
insulinica più affidabile rispetto all’Indice di Massa
Corporea (IMC) nei pazienti affetti da diabete tipo
2. Presso l’ospedale di Taipei (Taiwan) sono stati selezionati 144 pazienti diabetici e sottoposti a
varie misurazioni: antropometrica, pressione sanguigna, glicemia a digiuno, emoglobina glicata, insulina, adiponectina, trigliceridi, colesterolo totale,
colesterolo HDL e colesterolo LDL. Per la valutazione dell’insulino-resistenza è stato usato l’indice
HOMA (glucosio a digiuno in mmol/l x insulina a
digiuno in Ul/l / 22,5). I risultati hanno messo in
evidenza una forte correlazione tra una circonferenza addominale elevata (≥ 80 cm per le donne e
≥ 90 cm per gli uomini) e la presenza di insulino-
resistenza. Al contrario, il BMI non si è dimostrato
un indice valido di valutazione dell’insulino-resistenza. È stato evidenziato, inoltre, che i pazienti
diabetici con elevato indice HOMA avevano bassi
livelli di adiponectina, il che significa essere a più
alto rischio di sviluppare in futuro disturbi cardiovascolari.
Commento. Come è noto, l’insulino-resistenza
rappresenta un fattore patogenetico importante
per determinare il rischio di sviluppare il diabete
tipo 2. La mancanza di controllo di questo parametro nei pazienti diabetici di tipo 2 potrebbe aumentare la possibilità di complicanze cardiovascolari. I
risultati di questo studio ci permettono di utilizzare la circonferenza addominale come strumento
valido, pratico ed affidabile per valutare la resistenza insulinica nei pazienti diabetici. Inoltre, questa
misurazione, facilmente praticabile sia dagli stessi
pazienti che dal personale sanitario, oltre a valutare l’insulino-resistenza, è un indice predittivo per
altri fattori di rischio.
Adolfo Fossataro, Stefania Rosi
REVISIONE SISTEMATICA DEGLI INTERVENTI BASATI SULLA FAMIGLIA RIVOLTI
ALLA TERAPIA DELL’OBESITÀ ED AL SOVRAPPESO IN ETÀ PEDIATRICA
A. P. Knowlden and M. Sharma. Systematic review of
family and home-based interventions targeting paediatric overweight and obesity 2012 Jan 6. [Epub ahead
of print].
Questa revisione sistematica ha esaminato nove
studi clinici pubblicati negli ultimi 10 anni con
disegno di trial controllato e randomizzato (RCT)
condotti in vari paesi e con metodologia eterogenea su bambini di età compresa fra 3 mesi e 11
anni. La caratteristica comune di questi studi era
rappresentata dalla individuazione del nucleo familiare quale agente di cambiamento principale
nello stile di vita dei bambini. L’analisi degli outcomes ha riportato esiti favorevoli, per lo più a breve
termine e comunque entro un anno nella maggior
parte dei casi, soprattutto nei gruppi in cui l’intervento sulle famiglie era preponderante rispetto
all’approccio individuale o combinato.
11
Commento. L’analisi degli RCT inclusi in questa revisione, pur nella sorprendente esiguità degli
studi e dei pazienti arruolati, ha certamente evidenziato alcune linee di intervento a cui conformarsi in questa fascia di età: la necessità di un approccio basato sulla famiglia, la presenza di attività
da svolgere a casa per modificare comportamenti
legati all’alimentazione ed all’attività fisica. I limiti
sono rappresentati dalla indubbia difficoltà di reclutare dapprima e quindi tenere legati i genitori
ed i bambini in un contesto terapeutico sufficientemente intensivo senza incorrere nell’interruzione prematura del trattamento. In ultima analisi si
conferma come nel campo della terapia dell’obesità infantile ancora molta strada sia da percorrere
per giungere ad una accettabile coniugazione fra
sostenibilità/accettazione degli interventi e loro efficacia in condizioni reali.
Antonino Faillaci
OBESITÀ E POLITICHE PUBBLICHE
Gearhardt AN, Bragg MA, Pearl RL, Schvey NA, Roberto CA, Brownell KD. Obesity and public policy.
Annu Rev Clin Psychol. 2012 Apr 27;8:405-30.
Lo studio si focalizza sull’urgente necessità di ridurre la prevalenza e l’impatto dell’obesità nella
società. La recensione si occupa del trattamento e
della prevenzione dell’obesità rilevando due questioni determinanti: l’incremento del peso e gli errori ad esso correlati e la natura della dipendenza
dal cibo, importanti non solo per gli individui che
ne sono affetti ma anche per tutta la società. La recensione analizza l’importanza dell’interessamento
di alcuni settori politici che possono produrre modifiche ed implementare interventi per produrre e
supportare comportamenti salutari in ambito delle
politiche scolastiche, del marketing del cibo, l’etichettatura degli alimenti, dell’imballaggio e le tasse
da applicare a quegli alimenti ritenuti non salutari.
Lo studio analizza anche i ruoli dell’industria alimentare e la gestione governativa federale, statale
e locale americana.
Commento. La recensione evidenzia l’alta prevalenza, le gravi complicanze e la resistenza al trattamento dell’obesità e quindi come la prevenzione
12
diventi una priorità assoluta. Il trattamento ha un
ruolo nel fornire aiuto necessario per gli individui
afflitti dal problema, ma la prevalenza e quindi
l’impatto complessivo sulla sanità pubblica deve
essere gestito da politiche pubbliche tali da modificare le impostazioni predefinite dell’ambiente
che favoriscono cibo non sano e inattività fisica. è
interessante rilevare che gli Stati Uniti e altri paesi
hanno spostato dal medico a un modello di sanità pubblica la gestione degli alti tassi di obesità.
L’esperienza americana ci insegna che come nel tabacco, la seria minaccia governativa ha prodotto
un codice di autoregolamentazione, che sembra
però non essere efficace. L’industria alimentare si
è impegnata per rimuovere i suoi prodotti malsani
dalle scuole e per produrre alimenti più sani per
bambini, oltre a una varietà di altre promesse di
mercato… ma è in un punto di rottura con la fiducia dei cittadini. Il governo in futuro sarà sempre
più coinvolto in modelli costruttivi a livello statale
e locali, statale per regolamentare l’industria alimentare. Questo offre grande speranza perchè in
futuro ciò avvenga anche in Italia.
Lucia Camporese
altro
ESPOSIZIONE ALLO SPECCHIO GUIDATA
O ESPOSIZIONE ALLO SPECCHIO NON
GUIDATA PER RIDURRE L’INSODDISFAZIONE CORPOREA: UNO STUDIO PRELIMINARE SU UN CAMPIONE DI DONNE
UNIVERISTARIE
Pure versus guided mirror exposure to reduce body
dissatisfaction: A preliminary study with university women. Moreno-Domínguez S, Rodríguez-Ruiz S,
Fernández-Santaella MC, Jansen A, Tuschen-Caffier
B. Body Image. 2012 Mar;9(2):285-8.
Il presente lavoro prende origine dall’importanza, già dimostrata, dell’esposizione corporea allo
specchio (ECS) come componente centrale della
terapia sull’immagine corporea (IC). Scopo della
ricerca è mettere a confronto tre tipologie di intervento di ECS: ECS non guidata, ECS guidata ed
ECS in assenza di specchio attraverso rappresentazioni mentali. L’ipotesi da verificare è che la prima
forma di esposizione sia più efficace rispetto alle
altre nella riduzione dell’insoddisfazione corporea.
Gli Autori si prefiggono, inoltre, di valutare quanto
sia effettivamente cruciale il ruolo della ristrutturazione cognitiva nell’efficacia dell’intervento.
31 donne universitarie del Sud della Spagna, omogenee per età (M 20.12, SD 1.76) e Indice di Massa Corporea (ICM) (M 24, SD 2.83). Le partecipanti vengono assegnate ad uno dei tre interventi
espositivi in maniera semi-randomizzata. L’analisi
statistica conferma che tutti e tre gli interventi riducono significativamente l’insoddisfazione corporea in generale, ma solo quelli che prevedono
il confronto diretto allo specchio comportano una
diminuzione ulteriore dell’ansia relativa al proprio
corpo, della frequenza di pensieri e/o sensazioni fisiche negativi e dei comportamenti di evitamento.
Lo studio conferma l’ipotesi secondo cui solo l’ECS
non guidata comporta una diminuzione significativa sia in termini di misura del disagio soggettivo
che di dismorfismo corporeo.
Commento. L’ipotesi che l’ECS non guidata sia
più efficace degli altri interventi nel ridurre i disturbi dell’IC è sostenuta dal modello tradizionale
dell’estinzione. In questo caso l’esposizione semplice condurrebbe ad una riduzione dei pensieri
negativi in maniera più veloce. L’efficacia di questo
trattamento in tempi brevi sarebbe data dal naturale fluire nel soggetto delle sensazioni negative
senza ostacolarle, agendo più sulla componente
emotiva del soggetto che sulla quella cognitiva.
Alle partecipanti veniva somministrato per 9 volte
il questionario SDS che richiedeva una misurazione del livello di disagio corporeo percepito di volta
in volta dalla donna che può essere considerato
come una forma di auto-riflessione interpretabile
come intervento cognitivo. Questo è uno studio
preliminare che non coinvolge un numero cospicuo di soggetti e in cui tutte le condizioni sono
state rese note alle partecipanti potendo in questo
modo influenzarne le risposte.
Erica Garola
PERCEZIONI ED USO DELLE PSICOTERAPIE CON UN SUPPORTO EMPIRICO TRA I
PROFESSIONISTI DI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE
Perceptions and use of empirically-supported psychotherapies among eating disorder professionals.
Wallace LM, von Ranson KM. Behav Res Ther. 2012
Mar;50(3):215-22.
Negli ultimi 30 anni sono stati fatti considerevoli
progressi nello sviluppo di trattamenti psicologici
che si sono dimostrati efficaci attraverso trials di
ricerca.
Questo studio ha esplorato le percezioni e l’uso
di psicoterapie specifiche per i disturbi dell’alimentazione (EDs) ed ha valutato gli elementi del
gap pratica-ricerca fra i professionisti dell’ED con
vari backgrounds pedagogici e di diverse nazioni.
È stata distribuita un’indagine via web ai membri
di due organizzazioni internazionali di terapeuti e
ricercatori di EDs : sono stati scelti ed hanno partecipato 402 membri. La maggior parte dei fornitori
hanno riferito di aver usato empirically-supported
treatments (ESTs) nel trattamento dei disturbi
dell’alimentazione, ma questi ESTs erano spesso
incrociati con approcci eclettici piuttosto che usati
nella forma che era stata valutata nei processi di
ricerca. L’uso degli ESTs e le percezioni del suppor13
to empirico per gli psicoterapeuti differivano fra
i partecipanti a seconda se fossero o non fossero
recentemente coinvolti nella ricerca. Soprattutto i
risultati hanno indicato la variabilità nella percezione del supporto empirico delle varie psicoterapie per EDs, mettendo in luce che le diverse visioni
di supporto empirico disponibile tendono a persistere nei ricercatori e nei clinici. I risultati hanno
anche indicato la differenza tra le forme di psicoterapia testate nei processi di ricerca e quelle fornite
nella pratica clinica. Sembrano esistere profonde
differenze tra come gli ESTs venivano valutati nei
processi di ricerca e come applicati nella psicoterapia di routine, con i fornitori del trattamento che
tendono ad integrare molteplici terapie negli approcci del trattamento.
Commento. Aumentare la consapevolezza dei
ESTs per disturbi dell’alimentazione può aiutare
ad aumentare il loro uso nella pratica clinica. Aumentare la consapevolezza dei clinici di una serie
di evidenze di ricerca, in particolare riguardo alla
varietà di psicoterapie che si sono mostrate efficaci
per un problema, potrebbe anche aiutare a colmare
il gap ricerca-pratica.
Sara Cappelletti
TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE CON INDIVIDUI CON ANORESSIA NERVOSA DI LUNGA DURATA: ADATTAMENTI,
SOPRAVVIVENZA DEL CLINICO E PROBLEMI DEL SISTEMA
Cognitive behavioural therapy for individuals with
longstanding anorexia nervosa: adaptations, clinician
survival and system issues. Bamford BH, Mountford
VA. Eur Eat Disord Rev. 2012 Jan;20(1):49-59.
Gli autori del presente articolo ritengono che la
terapia cognitivo comportamentale (CBT), considerata uno dei trattamenti migliori per molti disturbi dell’alimentazione (DA), sia stata sviluppata
principalmente per gli individui con una durata di
malattia breve ed una sufficiente motivazione ad impegnarsi in un trattamento orientato alla guarigione.
Nel presente articolo vengono discussi i limiti della
CBT nel trattamento di pazienti con anoressia nervosa di lunga durata (AN-L) e vengono suggeriti al14
cuni adattamenti alle tradizionali tecniche, proponendo che, pur tenendo presenti gli obiettivi della
CBT tradizionale, sarebbe opportuno concentrarsi
maggiormente sugli aspetti sociali della malattia e
sul miglioramento della qualità della vita. Come
nei modelli di malattia cronica sarebbe opportuno
focalizzarsi su obiettivi ridotti e gestibili, piuttosto
che sul concetto di “cura”. L’enfasi dovrebbe essere
posta sulla coerenza, l’incoraggiamento, la rassicurazione, la pazienza e sulla costruzione di una
forte alleanza terapeutica. La formulazione condivisa dovrebbe comprendere anche aspetti quali
l’identità e l’incapacità di affrontare la vita senza
l’AN, le ragioni dei fallimenti terapeutici precedenti e i punti di forza del paziente. La motivazione
dovrebbe essere rafforzata per tutta la durata del
trattamento. Inoltre, secondo gli autori, con questo
gruppo di pazienti bisognerebbe tenere presente
che l’introduzione delle normali strategie terapeutiche “attive” proposte dalla CBT potrà richiedere
dei tempi molto più lunghi, un’agenda flessibile e
la possibilità di rimanere in fase di ingaggio per il
tempo necessario.
Commento. Gli autori propongono numerosi
suggerimenti come possibili linee guida per migliorare la terapia con i pazienti L-AN mantenendo
la struttura di base della CBT tradizionale e sostenendo che l’attenzione non deve essere mai rimossa dalla sintomatologia e dal peso.
Il presente articolo suggerisce interessanti spunti
di riflessione sul tema del miglioramento della CBT
applicata ai pazienti con malattia di lunga durata;
gli input proposti dagli autori potrebbero stimolare
la raccolta di dati di ricerca che possano approfondire l’effettiva efficacia delle tecniche proposte.
Manuela Marchini
COMPOSIZIONE CORPOREA: CHI, QUANDO E PER CHI?
Body composition: Why, when and for who? Thibault
R, Genton L, Pichard C. Clin Nutr. 2012 Jan 30. [Epub
ahead of print].
Questa rassegna sulle metodiche della determinazione della composizione corporea valuta l’impatto
di queste sulla gestione del paziente con patologie
croniche o calo ponderale indotto da malnutrizione. Vengono esposti pregi e limiti delle metodiche
più comunemente usate (BIA, DEXA, CT), le loro
indicazioni cliniche con particolare riferimento allo
studio della variazione della massa magra (FFM),
principale parametro prognostico delle condizioni
che portano a malnutrizione e delle sue variazioni
in corso di terapia nutrizionale.
Commento. Nonostante l’ostentata fiducia degli
autori sulle potenzialità delle tecniche di studio
della composizione corporea siamo ancora ben
lontani dalla definizione di uno strumento attendibile e riproducibile di tutti i parametri nutrizionali da valutare e da monitorare in corso di terapie
riabilitative. Verosimilmente tale strumento non
verrà concepito se non in un futuro che sembra
ancora troppo remoto. Allo stato attuale risulta
indispensabile integrare le tecniche disponibili in
un determinato contesto con l’osservazione clinica, l’antropometria ed il laboratorio, allo scopo di
raccogliere un numero di informazioni sufficienti
per poter giungere ad una programmazione terapeutica. Indubbiamente il parametro FFM risulta
un utile punto di partenza dal quale costruire un
piano di riabilitazione efficace. Infine una puntualizzazione. L’industria della dieta ha diffuso apparecchiature la cui credibilità risulta assolutamente
minima se non assente. Pertanto è fondamentale
fare riferimento a strumenti prodotti da aziende
che operano nel settore da molti anni e che vantano, oltre che esperienza e cultura, anche capacità
di formazione del personale che si avvicina all’uso
di queste metodiche.
Antonino Faillaci
CORRETTEZZA DELLA STIMA DEL CIBO
INTRODOTTO DA PARTE DI PERSONE
CON ANORESSIA NERVOSA, A CONFRONTO CON PERSONE NORMOPESO O
CON OBESITÀ
Accuracy of self-reported energy intake in weight-restored patients with anorexia nervosa compared with
obese and normal weight individuals. Schebendach JE,
Porter KJ, Wolper C, Walsh BT, Mayer LE. Int J Eat
Disord. 2012 May;45(4):570-4.
40 soggetti sono stati inclusi nello studio, tra i
quali 18 con anoressia nervosa (AN) che stavano
portando a termine un percorso per il recupero
del peso. Il giorno della rilevazione i partecipanti
hanno assunto una normale colazione ed hanno
poi consumato il pranzo in una stanza dove erano
presenti 25 pietanze diverse. È stato loro chiesto di
mangiare a piacimento. Il tutto è stato monitorato
a video e pesando i cibi prima e dopo il pranzo,
per conteggiare gli eventuali scarti. Successivamente hanno compilato un diario alimentare di 4
giorni, comprendendo il pasto monitorato. In conclusione i soggetti AN hanno sovrastimato le calorie assunte (in media del 16%), mentre i soggetti
obesi (OB) hanno sottostimato l’introito (19%). La
sovrastima e la sottostima da parte dei due gruppi
era tanto più amplificata quanto più aumentavano
le calorie assunte. Le stime dei partecipanti normopeso, invece, non differivano di molto dal reale
introito calorico.
Commento. La particolarità dello studio è sicuramente quella di aver incluso tre categorie di persone all’interno dello stesso, permettendo quindi
di metterle a confronto. I risultati vanno però interpretati con cautela, sia per il ridotto numero di
partecipanti, sia per i limiti legati alla metodologia
adottata: il setting non era il loro ambiente quotidiano, e le persone non si servivano direttamente
la porzione, le pietanze erano già porzionate nei
piatti. Quello che sicuramente viene messo in luce
è una problematica che si riscontra quotidianamente a livello ambulatoriale: se le persone non
pesano il cibo ma si accontentano di stimarlo, c’è
una buona possibilità di errore, che, sommato ad
ogni pasto, si traduce in un rallentamento del percorso di terapia; questo sia che si tratti di un percorso per la perdita che per il recupero del peso.
15
Insistere sulla precisione porta ad accelerare il risultato, o a raggiungere un risultato maggiore nello
stesso arco di tempo. In entrambi i casi aumenta
l’efficacia della terapia.
Diana Soligo
L’ETICHETTA SCELTE INTELLIGENTI SULLA PARTE ANTERIORE DELLA CONFEZIONE. INFLUENZA SULLA PERCEZIONE E
L’ASSUNZIONE DI CEREALI
The Smart Choices front-of-package nutrition label.
Influence on perceptions and intake of cereal. Roberto CA, Shivaram M, Martinez O, Boles C, Harris JL,
Brownell KD. Appetite. 2012 Apr;58(2):651-7.
Lo studio ha come obiettivi valutare: 1. influenza
del simbolo Scelte Intelligenti (SC) sulla porzione
e il consumo di cereali, e 2. impatto che hanno le
informazioni riguardanti il quantitativo calorico e
le dimensioni della porzione su un’etichetta sulla
parte anteriore della confezione (FOP). Campione:
216 adulti sono stati randomizzati ad un tipo di cereali per la colazione ad alto contenuto di zucchero
che avevano 1. nessuna etichetta, 2. il simbolo SC
con le porzioni per intera confezione (120 calorie
a porzione; 11 porzioni per confezione), oppure 3.
un simbolo SC modificato con informazioni sulle
porzioni (120 calorie per porzione; porzione = ¾
di tazza; 11 porzioni per confezione). Per uniformare i livelli di fame dovevano restare a digiuno
dalla mezzanotte della sera prima. I partecipanti
hanno valutato la percezione di salute, gusto e
l’intenzione di acquisto, stimato le calorie per porzione, versato e mangiato i cereali per la colazione. I partecipanti nella situazione di etichette SC
erano maggiormente in grado di stimare le calorie
per porzione, ma non vi sono state differenze tra i
gruppi sulla percezione di salute e di gusto, sull’intenzione di acquisto, nè sulla stima dei livelli di
vitamine e di zuccheri contenuti, nè nella quantità
di cereali versati o consumati.
Commento. I risultati dello studio indicano
che la quantità di cereali serviti per la colazione
non è stata influenzata dalle SC. I partecipanti si
sono serviti quasi due volte la quantità suggerita
nelle etichette. La FDA sta valutando la possibilità
16
di aggiornare le porzioni sulle etichette dei prodotti alimentari vista la differenza tra le porzioni
indicate e ciò che mangiano le persone. Le diverse etichette hanno avuto un impatto minimo sul
comportamento del consumatore. Tuttavia sarebbe
importante condurre altri studi con soggetti con
minore educazione alimentare; inoltre rimane sconosciuto cosa accada con una ripetuta esposizione
all’etichetta (al posto di una sola esposizione). Si
potrebbe inoltre pensare ad una campagna di educazione sulle etichette FOP.
Sara Cappelletti
FENTERMINA/TOPIRAMATO A RILASCIO
CONTROLLATO NEGLI ADULTI CON OBESITÀ SEVERA: UN TRIAL CLINICO RANDOMIZZATO E CONTROLLATO (EQUIP)
D.B. Allison et al. Controlled-Release Phentermine/
Topiramate in Severely Obese Adults: A Randomized
Controlled Trial (EQUIP). Obesity (2011) Vol. 20; pp.
330-342.
Un trial clinico randomizzato e controllato ha valutato gli end points primari (% di perdita di peso
e % di soggetti che hanno raggiunto una perdita
di peso di almeno il 5%) e secondari (riduzione
della circonferenza addominale, della pressione arteriosa, dei lipidi ematici e della glicemia) oltre che
gli effetti collaterali di una preparazione a rilascio
controllato di fentermina/topiramato (FEN/TPM).
Significativa è stata la proporzione di soggetti che
ottenevano una riduzione del peso superiore al
5% nel gruppo trattato con il dosaggio massimo
di FEN/TPM ed il miglioramento di tutti gli end
points secondari. Nello stesso gruppo erano tuttavia significativamente aumentati anche gli effetti
collaterali (principalmente parestesie, secchezza
delle fauci, stipsi, disgeusia ed insonnia) e la frequenza cardiaca.
Commento. La FDA ha finalmente approvato,
pur con qualche distinguo al suo interno e dopo
una travagliata analisi durata alcuni anni, un’associazione farmacologica di due vecchi principi attivi, un’amfetamina ed un anticonvulsivante, che ci
viene proposta come novità nella terapia farmacologica dell’obesità dopo il fallimento di quasi tutti i
precedenti. Se queste sono le premesse dovremmo
attenderci effetti collaterali anche molto fastidiosi
(comprese alcune modificazioni cardiovascolari
ancora non chiaramente delucidate) a fronte di dosaggi elevati per ottenere perdite di peso intorno al
10%. In effetti alcuni giudicano insufficienti i dati
sui potenziali effetti cardiovascolari e psichiatrici
(depressione) di questo farmaco anche perché la
popolazione studiata includeva soggetti quasi tutti
di sesso femminile, a bassa morbilità con Indice
di Massa Corporea a 35. In pratica una popolazione non rappresentativa dell’universo dei soggetti
con obesità di grado moderato-severo. Altrettanta perplessità suscita la assoluta mancanza di dati
sulle interazioni farmacologiche con i farmaci di
comune uso (anti-ipertensivi, anti-depressivi ed
antiaritmici) ed il potenziale teratogeno. In pratica la ricomparsa di un farmaco sembra riproporre
piuttosto che fugare, i dubbi e le discussioni sulla
effettiva utilità, soprattutto a lungo termine, di un
approccio farmacologico nella terapia dell’obesità.
Antonino Faillaci
CONOSCENZA ED ATTITUDINE DEGLI PSICHIATRI NEI CONFRONTI DEI DISTURBI
DELL’ALIMENTAZIONE
Jones WR, Saeidi S, Morgan JF.Knowledge and Attitudes of Psychiatrists Towards Eating Disorders. Eur Eat
Disord Rev. 2012 Jan 16. [Epub ahead of print].
plessiva dei DA; l’atteggiamento nei confronti dei
DA era infine meno stigmatizzante rispetto a quello osservato in altri operatori sanitari.
Commento. Si tratta del primo articolo sull’argomento, come sottolineato dagli Autori. Lo scarso
numero di risposte ricevute ed il restringimento
del campione ad un’area territoriale definita non
fornisce dati certi ma è verosimile che ulteriori studi confermino tali conclusioni. Se restringiamo il
campo all’esperienza personale, in effetti l’impressione è che in generale l’interesse degli psichiatri
per i DA sia ancora assai scarso, vi è una tendenza
a considerarli patologie marginali rispetto ad altre
(schizofrenia, disturbo bipolare, disturbo da attacchi di panico, ecc.) con scarsissima possibilità di
cura e per i quali sembra prevalere la convinzione
di poter fornire al paziente unicamente un mero
“supporto” che viene generalmente demandato
ad una “psicologa”. Inoltre si riscontrano ancora
atteggiamenti di stigmatizzazione correlati all’idea
che il rifiuto di alimentarsi derivi sostanzialmente
da una scelta deliberata e che corrisponda in via
prioritaria ad esigenze di tipo estetico. Non si possono quindi che riprendere le considerazioni finali
degli Autori sulla necessità di una formazione che
preveda interventi anche di solo tipo educazionale.
Giancarlo Sarno
Questo report ha esaminato il livello di conoscenza
e le attitudini nell’ambito dei disturbi dell’alimentazione (DA) di un campione di 329 psichiatri provenienti da un’area geografica definita che hanno
risposto ad un questionario inviato tramite e-mail.
Le domande erano basate su dati della letteratura
scientifica, su criteri e standard diagnostici e sul
rispetto delle linee guida nella gestione dei DA.
Gli items sulle attitudini riguardavano convinzioni sull’eziologia ed il trattamento dei DA, i livelli di capacità nella diagnosi e nella gestione delle
malattie e l’uso di misure coercitive nell’anoressia
nervosa (AN). Soltanto il 38,3 % inviò le risposte.
Il livello culturale degli psichiatri risultò variabile
con carenze specifiche in entrambe le aree; tra i
partecipanti fu evidenziata una maggiore capacità
nella diagnosi piuttosto che nella gestione com17
EMOZIONI e
CIBO online
è la prima rivista elettronica in Italia sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità; potrete, grazie alla sua moderna tecnologia,
fruire di articoli scientifici e di numerose pagine informative in tempo reale, semplicemente “sfogliando” le pagine a video.
Emozioni e Cibo online presenta tre diversi
livelli di informazione in grado di soddisfare
sia il grande pubblico sia lo specialista più
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L’accesso a tutto
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Modulo “Emozioni e Cibo”
Rappresenta il punto di incontro tra specialisti
e coloro che vogliono condividere i loro problemi, le loro lotte e i loro successi nel campo
dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità. In ogni edizione è presente una sezione
scientifica, curatissima ed aggiornata.
Modulo “Journal Observer”
Contiene oltre 20 recensioni in lingua italiana, di articoli apparsi sulle più importanti
riviste specializzate internazionali.
Ogni recensione è commentata da terapeuti
esperti.
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specifico si rivolge al terapeuta che desidera ottenere notizie altamente specializzate;
sono a disposizione gli abstract in lingua originale, presenti nelle più prestigiose riviste
scientifiche internazionali.
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