Parmalat, strategie di rilancio dopo il crack

SMEA, ALTA SCUOLA IN ECONOMIA AGRO-ALIMENTARE
Parmalat, strategie di rilancio dopo il crack
Carlo Prevedini, direttore generale Parmalat: «Tre le linee del piano industriale di
risanamento: professionalità del personale, riorganizzazione dei mercati e scelta dei
prodotti da rilanciare»
[Pubblicato: 26/05/2005]
Dismissione di interi rami produttivi, tagli al personale, risanamento economico e necessità di
ricostruire un'immagine commerciale sconvolta dalla bufera giudiziaria scoppiata circa due anni fa: il
gruppo Parmalat in questi ultimi mesi è stato impegnato in un durissimo lavoro di ricostruzione sulle
ceneri dei passati scandali finanziari.
Per raccontare la strategia di rilancio adottata dall'azienda e i risultati fino ad ora raggiunti,
l'Università Cattolica di Piacenza ha ospitato, lo scorso 17 maggio, Carlo Prevedini, direttore
generale di Parmalat. Il seminario intitolato: "Parmalat: strategie di un gruppo multinazionale
dopo il crack" è stato organizzato, a chiusura della 21^ edizione della SMEA, Alta scuola in
Economia agro-alimentare.
Prevedini ha spiegato che il piano industriale di risanamento attualmente in corso si basa su tre
principali linee guida:
la professionalità del personale, la riorganizzazione dei mercati e la scelta dei prodotti da rilanciare.
«In primo luogo - ha sottolineato il manager - nonostante il numero dei dipendenti dell'azienda sia
passato da 30.000 a 15.000 unità, la determinazione e la capacità di fare squadra di quella parte del
sistema produttivo conservatosi "sano", hanno consentito di raggiungere obiettivi impensabili in
condizioni normali. Inoltre Parmalat è un'azienda che fattura quasi 4 miliardi di euro, è presente in
13 nazioni del mondo, dall'Italia all'Europa dell'Est, dal Sud America, al Canada al Sudafrica, ma ci si
è concentrati solo su alcuni mercati, quelli dove è possibile vantare la migliore posizione competitiva
e risultati economici ottenibili nel breve termine, abbandonando altre zone geografiche che
richiedevano maggiori investimenti e cedendo, in alcuni casi, la licenza d'uso del marchio e il knowhow a terzi».
«Il piano di rilancio - ha continuato Prevedini - si è basato quindi su specifiche strategie che hanno
tenuto conto della dimensione internazionale del gruppo ma anche dell'infinita gamma di prodotti
offerti e il risanamento dell'azienda si è fondato anche sul ritorno al core business originario, che
gravita su prodotti consolidati, come il latte e i suoi derivati e le bevande alla frutta, dismettendo
altre attività non più sostenibili.
Infine, non possiamo dimenticare - ha concluso il manager - che un fattore determinante per la
ripresa è stata la fiducia dei consumatori, che non ci hanno mai voltato le spalle».
La SMEA è una business school, con sede a Cremona, che dal 1984 forma manager in grado di gestire le moderne funzioni e
strategie aziendali con particolare attenzione alle imprese del settore agro-industriale. La professionalità della formazione manageriale
Smea è garantita non solo dall'esperienza ventennale e dal riconosciuto prestigio dell'Università Cattolica, ma anche
dall'accreditamento ASFOR (Associazione per la formazione alla direzione aziendale).
Prevedini ha spiegato che il piano industriale di risanamento attualmente in corso si basa su tre principali linee guida: la professionalità
del personale, la riorganizzazione dei mercati e la scelta dei prodotti da rilanciare.
di Anna Papa