il caso parmalat - OLTRE LA CLASSE S.GALLUCCIO

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Approfondimento di diritto
Classe IV
Prof. Galluccio Salvatore
IL CASO PARMALAT
(da “Corporate governante”del Sole 24 Ore”
Parmalat viene fondata da Calisto Tanzi all'inizio degli anni Sessanta.
L’idea imprenditoriale alla base della nascita dell'impresa è quella di
vendere il latte, invece che nelle tradizionali bottiglie di vetro a
rendere, in contenitori di carta alluminata a perdere. Il nuovo tipo di
imballo e l'utilizzo di nuove tecnologie di confezionamento in
ambiente asettico permettono alle imprese produttrici di passare dalla
commercializzazione del prodotto in ambito locale alla vendita su
tutto il territorio nazionale.
Negli anni Ottanta l'impresa inizia a diversificare la propria gamma di
prodotti per cogliere le economie di scala e di raggio d'azione
implicite in tale scelta. In quel periodo si verifica l'ingresso nella
produzione dei succhi di frutta, delle passate di pomodoro, degli
yogurt e dei prodotti da forno.
Negli
anni
Novanta
inizia
la
realizzazione
del
piano
di
internazionalizzazione. In una prima fase la direttrice di espansione è
il Sudamerica; successivamente l'impresa decide di avviare un piano
di globalizzazione con l'ingresso in Nordamerica, Australia, Sudafrica
e altri paesi ancora. L'espansione a livello internazionale viene spesso
realizzata mediante l'acquisizione di decine di imprese. Dal 1990 al
2002 il fatturato della società passa da 569 a 7.590 milioni di euro, di
cui più del 60 per cento realizzato al di fuori dell'Europa,
prevalentemente nel continente americano.
All'inizio del 2003 Parmalat è apparentemente una grande impresa
italiana di successo, focalizzata nella produzione di latte, prodotti da
forno e bevande. Il gruppo Parmalat a dicembre 2002 gestisce 139
impianti localizzati in vari paesi e dà lavoro a oltre 36.000 dipendenti.
Nel primo semestre del 2003 il gruppo presenta risultati economici
positivi, anche se in leggera diminuzione rispetto al corrispondente
semestre dell'anno precedente. Il fatturato realizzato è pari a 3.426
milioni di euro, con un margine operativo lordo di 413 milioni di euro
(il 12,1 per cento), un risultato operativo di 270 milioni di euro (il 7,9
per cento) e un utile netto di gruppo pari 120 milioni di euro (il 3,5 per
cento).
La struttura finanziaria del gruppo il 30 giugno 2003 è rassicurante. A
fronte di debiti finanziari piuttosto consistenti, pari a 5.347 milioni di
euro, Parmalat detiene infatti una liquidità molto alta, pari a 3.537
milioni di euro. Per effetto di questa situazione, I'indebitamento
finanziario netto è pari a 1.810 milioni di euro, circa 1'86 per cento del
capitale netto.
Alcuni segnali di tensione sulla solidità della società emergono
quando Parmalat annuncia, nel febbraio 2003, di voler emettere un
prestito obbligazionario settennale da 300 milioni di euro indirizzato a
investitori istituzionali. La borsa reagisce con un crollo del titolo del
9 per cento a causa della mancanza di informativa sull'operazione.
In marzo, Tanzi rassicura il mercato annunciando di volere
organizzare un incontro con tutti gli analisti e di volere procedere a un
aumento del capitale sociale di 80 milioni di euro. In giugno e in
settembre la società emette due nuovi prestiti obbligazionari, del
valore di 300 e 350 milioni, entrambi sottoscritti da intermediari
finanziari. All'inizio del secondo semestre del 2003 Parmalat ha
recuperato il crollo di fiducia del mercato che si era verificato in
febbraio.
I problemi finanziari di Parmalat diventano evidenti nel novembre
2003, quando si diffonde la notizia che il gruppo alimentare sta
incontrando seri problemi di liquidità. In risposta a questi timori, la
società convoca un'assemblea degli azionisti il24 dicembre per
deliberare un aumento di capitale a pagamento da 400 a 500 milioni di
euro.
In occasione dell'approvazione della relazione trimestrale al 30
settembre 2003 la Consob richiede alla società di chiarire al mercato
come intende rimborsare i bond in scadenza sino al 2004.
Parmalat fornisce maggiori informazioni sul proprio bilancio e
chiarisce che rimborserà i prestiti in scadenza facendo ricorso alla
propria liquidità.
Tra le varie precisazioni in merito all'attivo non immobilizzato, ai
prestiti obbligazionari e ai participation agreements, il 10 novembre la
società comunica che i titoli iscritti nel circolante comprendono le
quote di un fondo comune di investimento estero, denominato Fondo
Epicurum, iscritte a un valore pari al costo di sottoscrizione, cioè
496,5 milioni di euro.
L’11 novembre la Deloitte & Touche esprime dubbi sull'investimento
nel fondo Epicurum, a cui il gruppo risponde ribadendo la propria
solidità finanziaria. A fine giornata, Standard & Poor's pone sotto
osservazione tutti i rating assegnati ai titoli Parmalat a causa dei dubbi
sulla tenuta della contabilità e sulla modalità di investimento
della liquidità.
Il 12 novembre il fondo Epicurum, a causa delle notizie negative
emerse sul suo conto, chiede formalmente a Parmalat di liquidare il
proprio investimento. Il gruppo annuncia l'imminente smobilizzo del
proprio investimento.
L’8 dicembre 2003, Parmalat comunica che il fondo Epicurum non ha
proceduto alla liquidazione delle quote alla scadenza del 4 dicembre e
ha chiesto alla società di accettare una dilazione del termine di
pagamento. Parmalat è costretta a dilazionare di una settimana il
rimborso di un prestito obbligazionario da 150 milioni di euro avente
scadenza 1'8 dicembre. 119 dicembre la famiglia Tanzi ammette il
momento difficile e assicura il proprio impegno. Per garantire la
ma."sima trasparenza agli investitori, il consiglio di amministrazione
conferisce a Enrico Bondi un incarico professionale di assistenza per
I'approntamento di un eventuale piano di ristrutturazione industriale e
finanziaria del gruppo.
Alcuni amministratori e sindaci abbandonano il loro incarico presso il
gruppo. In un comunicato stampa del 12 dicembre la società dichiara
che la Parmalat Finance Corporation ha provveduto all'integrale
estinzione del prestito obbligazionario da 150 milioni di euro.
Il consiglio di amministrazione del 15 dicembre prende atto delle
dimissioni di alcuni consiglieri e provvede a nominare per
cooptazione tre nuovi membri. Nello stesso consiglio, Calisto Tanzi
rassegnale dimissioni da presidente, amministratore delegato e
consigliere di Parmalat Finanziaria S.p.A. e il consiglio nomina Enrico
Bondi presidente e amministratore delegato della società.
Il 16 dicembre Parmalat conferisce mandato alla società di revisione
PriceWaterhouseCoopers di esaminare le attività e le passività
finanziarie del gruppo. le difficoltà finanziarie persistono e il 18
dicembre il gruppo dichiara di non essere in grado di liquidare
l'acquisto delle quote detenute dai soci di minoranza nelle società
controllate brasiliane. la società affida a Mediobanca il mandato di
assisterla nell'esame della situazione economica, finanziaria e
patrimoniale e
nell'eventuale piano di ristrutturazione finanziaria.
I1 19 dicembre Parmalat dichiara che la Bank of America ha
informato la società di revisione Grant Thornton -revisore della
società Bonlat, società del gruppo Parmalat localizzata nelle Cayman
Islands - di non intrattenere alcun "conto" con la società Bonlat.
Inoltre la Bank of America disconosce un documento del 6 marzo che
attestava l'esistenza al 31 dicembre 2002 di posizioni in titoli e
liquidità, corrispondenti a circa 3.950 milioni di euro, di pertinenza di
Bonlat. Il consiglio dà mandato al presidente di informare l'autorità
giudiziaria, anche in sede penale, dei fatti accaduti.
Il 23 dicembre, in seguito alla delibera dell'assemblea straordinaria dei
soci, la Parmalat S.p.A. richiede con istanza motivata al ministro delle
Attività produttive l'ammissione alla procedura di amministrazione
straordinaria ai sensi del D.l. 23 dicembre 2003, n. 347. Enrico Bondi
viene nominato commissario straordinario della società con decreto
del ministro delle Attività produttive.
1127 dicembre 2003 Parmalat S.p.A. viene dichiarata insolvente dal
Tribunale di Parma. Il rapporto sulla situazione finanziaria ed
economica del gruppo
Parmalat redatto da Price Waterhouse Coopers propone una prima
stima dei ricavi e del margine operativo lordo dell'esercizio 2002 e dei
primi 9 mesi dell'esercizio 2003, rettificati da operazioni non
documentate e passività non registrate. Esso riporta anche una stima,
rettificata da operazioni non documentate e passività non registrate,
dell'indebitamento finanziario al 30 settembre 2003.
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