Intervento Confindustria torni a ricoprire il ruolo di guida

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Sabato
17/12/2016
20
Direttore Responsabile
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Vittorio Feltri
70.539
Intervento Confindustria torni a
ricoprire il ruolo di guida che le spetta
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———
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! BRUNO VILLOIS
•H Le mani estere sull'Italia
non sono certo una novità, ma
la crisi sistemica ne ha
accelerato i tempi e ingrossato
le prede, sempre più
importanti e sempre di più
riguardanti comparti strategici
per il Paese. La Francia, ha
fatto e sta facendo
scorpacciata di imprese
italiane. Moda e fashion, tanti
grandi brand se ne sono andati
da Arnault (Vuitton) e Pinault
(Gucci); nell'alimentare il
gran colpo è stato Parmalat,
fatto da Lactalis; poi Telecom
e adesso tocca alla galassia
Berlusconi, da parte BollorèVivendi; nelle banche, prima
con Bnl a Bnp Paribas e
adesso nelle assicurazione con
nel mirino Generali e poi
chissà cos'altro. Tutte
operazioni portate avanti da
imprenditori francesi,
seguendo le leggi del mercato,
scalando al momento giusto le
imprese e pagandole, sovente,
molto meno del loro valore.
Com'è possibile che in un
Paese, il nostro, dove esiste il
più alto tasso di risparmio
d'Europa(ufficialmente oltre 5
volte il nostro Pil, contro le 4
della Germania e le 3 della
Francia) che per oltre il 40% è
nelle mani di meno del 5%
delle famiglie italiane, i nostri
imprenditori-investitorifinanzieri si siano fatti
portarvia, sotto il naso, interi
comparti industriali o di
servizi, senza anticipare le
mosse e con l'appoggio delle
banche fare squadra e dare
corso ad un sistema
economico Paese di ben altra
consistenza dall'attuale?
Inoltre qual'è il ruolo dei corpi
intermedi o associazioni di
rappresentanza, e in particular
modo di Confindustria, che
raccoglie al suo interno la
quasi totalità dei maggiori
imprenditori e finanzieri
nostrani, per aver
Assicurazioni
fatto poco o nulla per impedire
queste cessioni di imprese
italiane Per rispondere alla
prima domanda bisogna partire
dal diverso ruolo che ha lo
Stato in Francia, in rapporto al
nostro. Laggiù ogni operazione
di acquisizione o vendita di
grandi imprese, pur di
mercato, è avallata dal
Governo, da noi i governi
quando si sono messi in
campo hanno fatto disastri.
L'esempio Parmalat è
lampante e disarmante, con
1,5 miliardi cassa e la
possibilità quasi certa di
recuperare dalle cause un altro
miliardo, l'azienda è stata
ceduta a meno di 2 miliardi e
l'acquirente con la cassa si è
ricomprata la sua filiale Usa.
Ci sono poi i problemi
sindacali e quelli fiscali, che i
transalpini, in misura ben
superiore degli italiani, sanno
superare con diversa praticità
e risultati. Per la seconda
domanda, bisogna far
riferimento al progressivo
indebolimento del peso di
Confindustria sulle strategie
Paese, la quale, ormai da
almeno un decennio, si sta
confinando ad un ruolo di
mera rappresentanza, e non ha
certo la forza di spingere gli
associati ad assumere
maggiori rischi e pesare di più
negli investimenti. Mancano
piani di fonte confindustriale
per fusioni e acquisizioni a
supporto e difesa del
patrimonio imprenditoriale
italiano. A pesare sul calo di
importanza dell'associazione
degli industriali è stato il
progressivo crollo delle
produzioni manifatturiere,
crollo che ha spostato l'asse
che determina il Pil, su
commercio e servizi,
agroalimentare e artigianato.
La maggiore delle
associazioni che rappresenta
gli esercizi commerciali e di
servizi, Confcommercio, si è
viceversa
ricavata un ruolo di maggior
rilevanza. Le battaglie per
escludere l'aumento dell'Iva e
il totale rimodellamento degli
studi di settore, che eviteranno
di incidere negativamente su
famiglie e imprese, sono
dovute all'associazione
guidata da Carlo Sangalli. Se
Confindustria assumesse un
ruolo più incisivo su suoi
associati, per stimolarli a
puntare sull'Italia ed limitare
ulteriori passaggi di mano,
riacquisirebbe maggior
importanza nella politica
economica del Paese. y
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