Ruolo delle proteine sinaptiche nella Schizofrenia. Studentesse: Marta Morotti, Elena Possemato e Alice Tata. La schizofrenia è una malattia cronica che provoca effetti gravemente disabilitanti ed è caratterizzata da gravi sintomi psicotici, motivazionali e cognitivi e da deficit della sfera emotiva. Il termine, coniato dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler nel 1908, deriva dal greco e significa "scissione della mente". Nonostante l'etimologia del termine, la schizofrenia non implica di per sé alcuna "doppia personalità" o "disturbo di personalità multipla". I sintomi più comuni includono allucinazioni uditive, deliri paranoidi e pensieri o discorsi disorganizzati. L'insorgenza dei sintomi si verifica in genere in età adulta, con una prevalenza globale di circa l’1%. La schizofrenia un tempo veniva considerata come una semplice reazione psicologica verso l’ambiente familiare; oggi invece è chiaro che essa è fortemente influenzata da fattori genetici di rischio. Per distinguere i fattori genetici dalle influenze ambientali, Seymout Kety e i suoi collaboratori hanno esaminato bambini che erano stati adottati alla nascita o appena dopo la nascita, in Danimarca. Questi ricercatori osservarono che la presenza di una schizofrenia fra i parenti biologici dei soggetti schizofrenici adottati era un elemento che faceva prevedere più facilmente lo sviluppo di una schizofrenia nei soggetti. Infatti i bambini schizofrenici adottati mostrano un certo grado di isolamento sociale, tenevano un comportamento sospettoso, coltivavano spesso credenze eccentriche e pensieri di carattere superstizioso. Questo gruppo di sintomi fa parte di ciò che oggi viene detto una turba schizotipica della personalità. La ricerca attuale, invece, si concentra sul ruolo delle neuroscienze, infatti la schizofrenia è associata a sottili differenze nella struttura del cervello che si riscontrano nel 40-50% dei casi. Gli studi che utilizzano test neuropsicologici e le tecnologie di imaging del cervello, come la risonanza magnetica e la PET che sono in grado di esaminare le differenze delle attività funzionali nel cervello, hanno dimostrato che le differenze sembrano verificarsi più comunemente nei lobi frontali, ippocampo e lobi temporali. L’assottigliamento del lobo temporale è stato attribuito a una perdita di materia grigia nel giro temporale superiore, nel polo temporale, nell’amigdala e nell’ippocampo. Normalmente, queste regioni sono implicate nell’integrazione dei fattori cognitivi ed emotivi. Particolare attenzione è stata dedicata alla funzione della dopamina nella via meso-limbica del cervello. L'ipotesi che la dopamina possa influenzare lo sviluppo della schizofrenia propone che l'eccessiva attivazione dei recettori D2 sia la causa dei sintomi della malattia. La famiglia dei recettori D2 viene espressa soprattutto nello striato ma anche nella corteccia cerebrale, nell’amigdala e nell’ippocampo. L'interesse della ricerca si concentra anche sul ruolo del glutammato, un neurotrasmettitore, e sulla ridotta funzione del recettore NMDA del glutammato che si riscontra nella schizofrenia, in gran parte a causa dei livelli anormalmente bassi dei recettori del glutammato presenti nel cervello dei pazienti con diagnosi di schizofrenia esaminati postmortem. Queste dis-regolazioni del terminale pre-sinaptico potrebbero risultare molto significativi nell’impatto con il terminale post-sinaptico di molti neuroni, quali i piramidali, i medio-spinali e gli interneuroni. Infatti deficit nella dopamina e nel glutammato potrebbero essere alla base di questa malattia. Per queste ragioni molti studi si sono concentrati su quali alterazioni sinaptiche sono coinvolte nella schizofrenia. Anche se i dati sono stati talvolta incoerenti, alcuni studi hanno trovato prove molecolari a sostegno di una patologia sinaptica nella schizofrenia. Quindi questa presentazione si focalizzerà sulle proteine chiave coinvolte nel meccanismo di rilascio presinaptico. Il rilascio del neurotrasmettitore dal terminale pre-sinaptico comporta generalmente la fusione della membrana plasmatica con la membrana delle vescicole in cui troviamo i neurotrasmettitori. Infatti, una volta sintetizzati nel citosol, i neurotrasmettitori aminici e amminoacidici, attraverso delle speciali proteine che si trovano nella membrana delle vescicole (le proteine trasportatori), vengono concentrati all’interno delle vescicole. Il rilascio del neurotrasmettitore è attivato dall’arrivo al terminale assonico di un potenziale d’azione. La depolarizzazione della membrana a questo livello induce l’apertura dei canali per il calcio voltaggio dipendenti nelle zone attive. L’innalzamento della concentrazione interna degli ioni calcio che ne deriva è il segnale che causa il rilascio del neurotrasmettitore da parte delle vescicole sinaptiche. Fig1: Schematizzazione del meccanismo di rilascio (A) e rappresentazione delle varie proteine che troviamo sulla membrana delle vescicole. (B) In dettaglio vediamo che le vescicole contenenti neurotrasmettitori, sono ancorate al citoscheletro tramite la sinapsina. La fosforilazione della sinapsina, ad opera della PKA/Calmodulina calcio dipendente innescata dalla depolarizzazione, libera le vescicole che si muovono verso la membrana pre-sinaptica. Le proteine SNARE vescicolari e presinaptiche interagiscono secondo un modello a chiusura lampo (zippering) che consente la fusione delle due membrane. E’ importante che la sintaxina sia in una conformazione aperta, se è in una conformazione chiusa il legame non può avvenire. Quindi il complesso che si forma tra le SNARE vescicolari e la SNARE di membrana permette la fusione di membrana e il rilascio dei neurotrasmettitori. Dopo il rilascio, il neurotrasmettitore entra nella finestra sinaptica e si lega ai suoi recettori nel terminale postsinaptico, la sinapsi sarà specializzata per ricevere lo stimolo e traduce il segnale del neurotrasmettitore in cambiamenti elettrici e biochimici all’interno della cellula post-sinaptica. In tutti questi passaggi ci sono proteine chiave che giocano un ruolo cruciale nella regolazione e nel controllo del processo. Sinapsina: Diversi dati accumulati negli anni supportano l'idea che disfunzioni nella proteina sinapsina 2 siano legate alla comparsa della schizofrenia. I primi studi caratterizzano i livelli di espressione di diverse isoforme di sinapsina su campioni di cervello umano post-mortem, rivelando una generale riduzione della quantità di proteine sinapsine e differenziale espressione di varianti sinapsine nel cervello. I livelli di Sinapsina 2 sembrano essere significativamente ridotti nei campioni di pazienti schizofrenici tramite analisi con microarray, anche se altri studi non hanno confermato questi risultati. In Particolare uno studio condotto dal Centro di ricerca “Cellular Neurobiology Research Branch” ha preso 42 campioni di tessuto ippocampale post-mortem, (13 da un gruppo controllo, 16 da un gruppo affetto dalla schizofrenia, 6 da un gruppo affetto da disordini bipolari e 7 vittime di suicidio), ed ha usato questi campioni per esaminare i livelli delle diverse sinapsine Ia IIa IIIa. Inoltre è stata anche usata la sinaptofisina per comparazione. L’intero campione ippocampale (500mg) è stato precedentemente estratto in frazioni citoplasmatiche e di membrana e la concentrazione proteica è stata determinata grazie al dosaggio dell’acido bicinconinico. L’età, l’intervallo post-mortem, la percentuale delle proteine estratte e il pH del cervello non sono differenti nei vari gruppi, mentre il tempo di congelamento è maggiore nel gruppo bipolare in confronto al gruppo di controllo. La frazione citoplasmatica e di membrana dell’ippocampo sono state analizzate tramite Western Blotting per tutte le sinapsine e anche le sinaptofisine. L’anticorpo usato per la sinapsina è il G304, precedentemente caratterizzato, mentre per la sinaptofisina si usa un anticorpo monoclonale. L’analisi ha mostrato che il totale delle sinapsine era significativamente differente nei vari gruppi esaminati, infatti si è notato una significante diminuzione dei livelli totali di sinapsina nel gruppo affetto da schizofrenia ma anche nel gruppo affetto da disordini bipolari comparati con i controlli. Mentre non era mostrata alcuna differenza nei livelli tra il gruppo suicida e il gruppo controllo. Nel gruppo affetto da schizofrenia abbiamo una specifica riduzione delle isoforme della sinapsina IIa e IIIa mentre nel gruppo affetto da disordini bipolari c’è una significante riduzione della sinapsina Ia, i quali livelli rimangono invece inalterati nel gruppo schizofrenico, IIa e IIIa (Fig.2). Fig2: Rappresentazione del rapporto delle isoforme della sinapsina nel cervello umano riferito alla membrana (M) e al citoplasma (C). La barra a sinistra indica la banda MW superiore mentre la banda di sinistra indica la banda MW inferiore. (MW: Peso molecolare) L’immunoreattività della sinaptofisina, usata per comparazione, non è risultata differente nei vari gruppi, c’è però un dato interessante, infatti è stato notato un differente rapporto tra sinaptofisina e sinapsina in entrambi i gruppi schizofrenici ed affetti da disordini bipolari. Anche il gruppo vittime di suicidio mostra questa differenza rispetto ai gruppi controllo. Quindi questo studio, insieme a studi precedenti, suggerisce che nell’ippocampo di persone affette da schizofrenia si riscontri una riduzione dei livelli di proteina sinaptica sinapsina, in particolare delle isoforme IIA e IIIA. In più abbiamo una riduzione del rapporto totale sinapsina/sinaptofisina. Anche un altro studio che ha usato il saggio immunoistochimico per studiare l’espressione della sinapsina nel bulbo olfattorio ha riportato una significante diminuzione della sinapsina IIa rispetto al gruppo controllo, similarmente, usando RT-PCR per studiare l’espressione dell’mRNA della sinapsina si è vista una diminuzione delle due isoforme IIa e IIb nella DLPFC (corteccia prefrontale dorso-laterale) rispetto al controllo. Quindi grazie a diversi studi si può ipotizzare che la diminuzione dei livelli di sinapsina svolga una funzione nel caratterizzare la schizofrenia. Proteina SNARE (recettori di adesione sensibili al fattore solubile della N-etilmaleimmide): Le proteine SNARE prendono parte ai processi di fusione e mediano i normali processi che hanno luogo nelle membrane durante il movimento delle proteine dal Reticolo Endoplasmatico al Golgi. Sono proteine che hanno una sequenza di 60aa ben conservata durante l’evoluzione, che prende il nome di motivo SNARE. Si conoscono due tipi di proteine SNARE: Le proteine SNARE delle vescicole, dette v-SNARE (o R-SNARE per il residuo di arginina che contengono) Le proteine SNARE delle membrane bersaglio, o t-SNARE, presenti sulle membrane bersaglio della loro attività funzionali, come la membrana plasmatica (anche dette Q-SNARE, per la presenza di residui di glutammina) Ogni vescicola sinaptica contiene una v-SNARE chiamata sinaptobrevina o VAMP, una proteina integrata di membrana associata a vescicola; la zona attiva pre-sinaptica contiene, invece, due tSNARE che sono la sintaxina e SNAP-25. Queste tre proteine interagiscono tra di loro a formare un complesso biochimico strettamente associato chiamato complesso SNARE. Esso è composto da un fascio di quattro eliche due delle quali provengono, una ciascuno, da sinaptobrevina e sintaxina, e due dalla SNAP-25. Pochi studi hanno esaminato i livelli di espressione di VAMP nei pazienti schizofrenici e i risultati sono vari: la VAMP diminuisce al livello delle cortecce pre-frontali dei pazienti schizofrenici, pazienti controllo e schizofrenici presentano gli stessi livelli di VAMP nella corteccia dorso-laterale pre-frontale e nelle aree di Brodmann 10, 40 e 46 non sono stati riscontrati differenze nei livelli di espressione di VAMP rispetto ai controlli. Gli studi mostrano in genere che non vi è una significativa correlazione al livello genetico e proteico tra la sinaptobrevina e la schizofrenia. Successivi studi si sono, invece, focalizzati sui livelli di espressioni di SNAP-25 nelle aree cerebrali coinvolte nella schizofrenia. Studi immunoistochimici hanno rivelato una ridotta immunoreattività di SNAP-25 nei pazienti schizofrenici, in particolar modo nella corteccia entorinale. I risultati hanno mostrato anche una certa riduzione nell’ippocampo, nella corteccia infero-temporale e nella corteccia pre-frontale, di SNAP-25 mediate studi con Western Blot. Livelli normali di SNAP-25 sono stati notati, invece, nell’area di Brodmann 17. Nello specifico sono state analizzate le proteine munc18-1 e la sintaxina-1A, delle proteine coinvolte nella fusione della membrana sinaptica e il rilascio del neurotrasmettitore. Esse sono inoltre coinvolte nel processo di esocitosi delle vescicole sinaptiche, che risulta inalterato nella schizofrenia. Munc18-1 è una proteina che lega il complesso biochimico SNARE, lega la sintaxina e la sinaptobrevina. La delezione della proteina mun18-1 nei topi causa disfunzioni nel rilascio del NT e le alterazioni di munc18-1 e/o di altre proteine SNARE potrebbero causare schizofrenia, sottolineando la disfunzione dei sistemi dopaminergici e glutammatergici, anomalie della plasticità sinaptica e difetti nello sviluppo del SN. Questo studio post-mortem ha investigato riguardo l'azione delle proteine del macchinario di esocitosi a livello dell'area cerebrale della corteccia prefrontale dorsolaterale (che corrisponde all'area di Brodmann 9) (Fig3), perchè coinvolta nelle funzioni cognitive, in pazienti schizofrenici (SZ, n=24), pazienti non schizofrenici ma inclini al suicidio (SD, n=13) e pazienti depressi (MD, n=15), relazionati a pazienti controllo (ovvero che non mostrano alcun tipo di disturbo psichiatrico), e sui possibili effetti a lungo termine su questi pazienti che si verificano dopo una prolungata esposizione ad antipsicotici, dei farmaci con effetto calmante e antiallucinatorio che stabilizzano l'umore nei pazienti affetti da schizofrenia. L’uso improprio di questi farmaci potrebbe supportare e sostenere l’uso della sostanza stupefacente preferita. Fig3: Area di Brodmann 9 nella corteccia pre-frontale dorso-laterale 1. Complesso SNARE in cervelli umani e di topo: distribuzione nella materia bianca e grigia L'identificazione dei complessi SNARE è stata valutata mediante SDS-page e Western Blot utilizzando anticorpi anti-sinaptobrevina, anti-sintaxina IA e anti-SNAP25. Una particolare attenzione è stata riservata per gli anticorpi anti-munc18-1a e anti munc18-1b (Fig4). Le proteine munc18-1a e munc18-1b sono state identificate come proteine monomeriche (costituite da un'unica unità funzionale attiva) di 67 KDa mediante l'utilizzo di anticorpi specifici che distinguono entrambe le isoforme nell'area PFC/BA 9 oggetto del nostro studio. La proteina munc18-1a marcata con la proteina GST è stata rilevata con l'anticorpo anti-munc18-1a, ma non con l'anticorpo anti-munc18-1b. A livello della sostanza bianca e grigia, munc18-1a è localizzata a livello del citosol (F1) delle membrane (F2) del nucleo (F3) in maniera più abbondante nella sostanza grigia. La distribuzione della proteina munc18-1b è più o meno uguale nella sostanza grigia e bianca. Fig4: Immunoblot delle proteine munc18-1a e munc18-1b nella corteccia pre-frontale usando anticorpi selettivi anti munc-18-1 2. Munc18-1, sintaxina 1-a e altre proteine presinaptiche in PFC/BA 9 in soggetti SZ e SD: effetti degli antipsicotici Il contenuto delle isoforme di munc18-1a e b nell'area BA 9 di pazienti SZ e SD non differiscono da quelle quantificate nei pazienti controllo. Comunque, in pazienti che hanno ricevuto antipsicotici è stata quantificata una rilevante riduzione di munc18-1a, ma non di munc18-1b, suggerendo che e la sintaxina-1A è aumentata negli SZ ma non negli SD. Il contenuto di sinaptobrevina, SNAP-25, sinaptotagmina e sinaptofisina non risultano alterate in pazienti SZ e SD, e solamente l'espressione della sinaptobrevina risulta diminuita dopo il trattamento con antipsicotici in soggetti SZ. Inaspettatamente, munc18-1a e la sintaxina Ia risultano avere una correlazione inversa nei pazienti SZ, indipendentemente dall'uso di antipsicotici. Comunque pazienti SZ mostrano un netto incremento nel rapporto sintaxina1A/munc18-1a; al contrario le proteine sintaxina IA e munc18-1b non mostrano alcun rapporto (Fig5). I risultati dimostrano: 1. un normale contenuto delle isoforme di munc nella PFC/BA 9, suggerendo che il suicidio (SZ, MD e SD) e l'esposizione a sostanze antidepressive non sono fattori determinanti che alterano munc18-1 in questi disordini. Inoltre, munc18-1a e la sinaptobrevina sono ridotte in quest aree sono l'effetto di antipsicotici in pazienti SZ 2. La sintaxina è aumentata negli SZ (inalterata in SD e MD) un risultato non correlato agli effetti delle sostanze; 3. munc18-1a e la sintaxina 1A mostrano una relazione inversa nei pazienti SZ, indipendentemente dall'uso di sostanze; 4. la sinaptobrevina, SNAP 25, sinaptotagmina e la sinaptofisina risultano inalterate in SZ, MD e SD, e la sinaptobrevina negli SZ è downregolata dagli antipsicotici. e 5) 5. il complesso SNARE risulta ridotto nei pazienti SZ, una diminuzione correlata all'effetto degli antipsicotici. Fig5: Immunodensità di munc18-1a, munc18-1b e sintaxina IA nella PFC/BA9 in gruppi controllo, schizofrenici e inclini al suicidio non schizofrenici. Viene preso in considerazione anche il trattamento con antipsicotici nel gruppo SZ. è stato inoltre osservato che la fosforilazione della Serina 14 della sintaxina1a inibisce l'interazione fra la sintaxina e la proteina munc18. La fosforilazione della Serina 14 è ridotta in PFC/BA 10 in pazienti SZ, associata poi ad una diminuzione della formazione del complesso SNARE. Il confronto fra i pazienti schizofrenici trattati e non con antipsicotici fornisce come risultato che, l’esposizione prolungata a questi farmaci è associata alla alterata espressione di munc18-1a, sinaptobrevina e sintaxina-Ia , e potrebbe essere la causa di eventuali disfunzioni del macchinario della neurotrasmissione. Questo studio dimostra che anomalie in alcuni dei componenti del macchinario adibito all'esocitosi del NT sono coinvolte nella schizofrenia. Un potenziale squilibrio dell'interazione fra le proteine del complesso SNARE (principalmente la sintaxina IA) e munc18-1a possono sottolineare la disfunzione a livello corticale della neurotrasmissione della dopamina e del glutammato in pazienti schizofrenici. Sinaptofisina: E’ una glicoproteina di 313 aa codificata nell’uomo dal gene SYP localizzato sul cromosoma X. Essa è molto abbondante nei neuroni e nelle cellule neuro-endocrine dove entra a far parte del complesso di proteine delle vescicole sinaptiche. La Sinaptofisina è una proteina integrale di membrana che attraversa quattro volte lo strato fosfolipidico a formare strutture canale, ed è una delle più abbondanti per la costituzione delle vescicole sinaptiche e per questo viene spesso utilizzata come marker per quantificare la densità sinaptica od approssimare il numero di vescicole in un preparato sperimentale. Questa proteina ha quindi, per la sua abbondanza, un ruolo importante nella formazione della vescicola di neurotrasmettitore, ma anche un ruolo nell’organizzare gli altri componenti della membrana della vescicola ed infatti si è vista interagire con la Sinaptobrevina e nel targeting della vescicola alla membrana plasmatica della densità pre-sinaptica. E’ soprattutto il suo ruolo di interazione con una proteina del complesso SNARE a darle importanza nel meccanismo di rilascio del neurotrasmettitore, un processo, appunto, che si ipotizza essere alterato nella schizofrenia. E proprio per questo motivo che numerosi gruppi di ricerca hanno indagato riguardo i livelli di espressione di tale proteina e del suo mRNA nelle regioni del cervello implicate primariamente nella patologia menzionata. Gli studi sui quali ci si focalizza in questa ricerca hanno tutti come denominatore comune il fatto di essere stati svolti su aree cerebrali prese post-mortem da individui affetti da schizofrenia e quindi non su modelli animali. Altro fatto importante è che i soggetti sperimentali non avevano al momento del decesso altre patologie neuro-psichiatriche concomitanti così da evitare risultati sperimentali alterati. La prima area indagata è stata l’amigdala e nello specifico la zona laterale e baso-laterale di tale nucleo, noto per il riconoscimento e risposta a stimoli emozionali e per il suo legame con la corteccia frontale. Studi di immunoistochimica hanno mostrato per tale zona un deficit di espressione per la Sinaptofisina. Studi che hanno avuto come oggetto il giro del cingolo, una struttura facente parte del sistema limbico, hanno evidenziato tramite la tecnica del Western Blot una diminuita espressione della proteina negli individui affetti rispetto al campione di controllo. Molti studi sono riusciti anche a testare il fatto che questa diminuzione non fosse dovuta a trattamento con farmaci antipsicotici. Altre zone oggetto di indagine, che hanno mostrato un uguale trend, sono state il giro dentato ed i glomeruli del bulbo olfattivo. Uno studio importante ha voluto analizzare mediante la tecnica dell’immunoreattività (IR) e dell’ibridazione in situ rispettivamente l’espressione della proteina e dell’mRNA nel lobo temporale mediale in individui affetti ed in gruppo di controllo. L’ibridazione in situ per l’mRNA della sinaptofisina ha mostrato che esso è diminuita bilateralmente nelle zone CA4, CA3 (CA= cornus ammonis) (Fig6), subiculum e giro para-ippocampale ma non nella zona CA1 (giro dentato) in individui affetti e questo in accordo con altri lavori. Fig6: Sezione ippocampale L’analisi tramite IR nelle stesse condizioni effettuata da questo gruppo sperimentale ha dato come risultato uno stesso livello di immunoreattività nei due gruppi sperimentali nonostante fosse diminuito l’mRNA nel gruppo affetto. Questo risultato ambiguo però potrebbe essere spiegato in vari modi, come ad esempio che in questo caso la riduzione in sinapsi funzionali avviene nei siti dove questi neuroni che perdono mRNA proiettano le loro terminazioni. Presi insieme, tutti questi dati sperimentali ci fanno ipotizzare che livelli di Sinaptofisina alterati portino a deficit nel targeting delle vescicole o nella esocitosi del neurotrasmettitore. Complexine: Ne esistono di due isoforme, la prima è espressa in maniera preponderante nei neuroni inibitori mentre la seconda in quelli eccitatori. Sono proteine citosoliche ricche in residui di acido glutammico e lisina. La regione centrale di tali proteine si lega al complesso SNARE ternario selettivamente ed in particolare in una regione tra la Sinaptobrevina e la Sintaxina. In questo modo stabilizzano la regione C-terminale del complesso SNARE e vanno a regolare l’ultimo step di esocitosi della vescicola poiché quando interposta la Complexina impedisce un improprio rilascio di neurotrasmettitore in assenza di potenziale d’azione. In presenza in calcio invece, la proteina Sinaptotagnima è in grado di scalzare la Complexina e legarsi alla membrana pre-sinaptica. Anche per questa importante proteina sono stati portati avanti dei lavori per saggiarne l’espressione sia da trascritto (mRNA) che in seguito a sua traduzione in preparati presi post-mortem da pazienti malati di schizofrenia. Le indagini nel complesso hanno mostrato una disregolazione nella espressione delle Complexine nei pazienti affetti con spesso un’alterazione dei livelli delle due isoforme nelle aree considerate (soprattutto ippocampo e corteccia prefrontale). Conclusioni: I lavori presi sotto esame hanno avuto come filo conduttore implicito il fatto che la rottura del processo omeostatico di regolazione del rilascio nel neurotrasmettitore possa andare ad intaccare in maniera avversa l’intero processo di neurotrasmissione e che questo possa mostrarsi poi a livello macroscopico e comportamentale. Ad oggi c’è una forte evidenza di questa correlazione tra schizofrenia e alterata regolazione del funzionamento delle proteine pre-sinaptiche. Nei lavori che hanno ottenuto risultati significativi, vi è come costante la riduzione dell’espressione di proteine chiave nel corretto rilascio del neurotrasmettitore quali Sinaptofisine, Sinapsine e proteine del complesso SNARE in aree che subiscono alterazioni nei soggetti affetti. Questo potrebbe significare che alterazioni funzionali in queste aree siano dovute a livello microscopico a rottura della regolazione alle sinapsi dei circuiti interessati. Bibliografia: 1. Altered synaptophysin expression as a marker of synaptic pathology in schizophrenia. S. L. Eastwood, P.W.J. Burnet and P.J. Harrison. 2. Dysregulation of Synaptic Vesicle Trafficking in Schizophrenia. Chijioke N. Egbujo & Duncan Sinclair & Chang-Gyu Hahn 3. Reduction of synapsin in the hippocampus of patients with bipolar disorder and schizophrenia MP Vawter, L Thatcher, N Usen, TM Hyde, JE Kleinman and WJ Freed 4. Reduction of the synaptophysin level but normal levels of glycerophospolipids in the gyrus cingula in schizophrenia. M. Landèn, P. Davidssson, C. G. Gottfires, J.E. Mansson, K. Blennow. 5. Regulation of munc18-1 and syntaxin-1 a interactive partners in schizophrenia prefrontal cortex: down-regulation of munc18-1 a isoform and 75 kDa SNARE complex after antipsychotic treatment Itziar Gil-Pisa, Eva Munarriz-Cuezva, Alfredo Ramos-Miguel, Leyre Urigu¨en, J. Javier Meana and Jesu´ s A. Garcı´a-Sevilla E’ anche stato consultato il testo: Principi di Neuroscienze di Kandel