Studi sulla traduzione e il multilinguismo

Studi sulla traduzione
e il multilinguismo
La traduzione di servizio pubblico
nell’assistenza sanitaria
transfrontaliera — sintesi
1/2015
Traduzione
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Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2016
ISBN: 978-92-79-49258-7
doi:10.2782/287428
© Unione europea, 2016
Riproduzione autorizzata con citazione della fonte e a condizione che il significato e il messaggio
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a cura di EWORX S.A.
Claudia V. Angelelli, autore, Centre for Intercultural Studies, Heriot-Watt University, settembre 2015
SINTESI
1. Introduzione
Nell'Unione europea la mobilità dei cittadini e il loro accesso all'assistenza sanitaria sono
diritti garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'UE. La mobilità dei cittadini è un
diritto che questi esercitano con crescente frequenza via via che si attenua la differenza
tra gli Stati nazionali. Quando i cittadini esercitano il diritto alla mobilità e si recano, o
risiedono, in un altro Stato membro diverso da quello in cui sono affiliati al sistema
previdenziale essi possono trovarsi nella necessità di accedere ai servizi sanitari.
In società multilingui e multiculturali come quelle dell'UE i pazienti che non parlano la
lingua dello Stato membro in cui richiedono assistenza sanitaria possono aver bisogno di
diversi tipi di sostegno linguistico, come ad esempio: 1) informazioni nella loro lingua; 2)
traduzione di documenti specifici (ad esempio referti
medici o documenti per il
rimborso delle spese); o servizi di interpretazione e/o di mediazione culturale per
accedere ad un'assistenza sanitaria sicura e di elevata qualità. Ciò vale sia per i pazienti che
risiedono in uno SM e non parlano ancora la lingua del luogo sia per i pazienti che si recano
oltre frontiera per farsi curare in uno Stato membro di cui non dominano la lingua. Né la
direttiva 2011/24/UE1, né altri documenti dell'UE (fatta eccezione per la direttiva
2010/64/UE sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali)
contemplano le modalità in base alle quali i pazienti dell'UE potrebbero accedere a
informazioni o comunicare con il personale sanitario e i fornitori di assistenza sanitaria in
una lingua diversa dalla loro madre lingua. In assenza di una legislazione formale e di
orientamenti politici, le organizzazioni e i pazienti devono risolvere da sé il problema
della comunicazione; ciò si traduce a volte in una disparità di accesso all'elevato livello
di protezione che è garantito a tutti i cittadini dell'UE.
2. Contesto della relazione
La presente relazione esamina i bisogni linguistici della società multilingue e interculturale
dell'UE nonché le risposte fornite (o la loro mancanza) per soddisfare tali necessità. La
Direzione generale della traduzione (DGT) della Commissione europea ha fissato i
seguenti obiettivi specifici per questa relazione:
• esaminare le politiche linguistiche in atto per facilitare l ' accesso all'assistenza
sanitaria transfrontaliera in una prospettiva linguistica;
• esaminare la correlazione tra lingua e accesso al fine di determinare se la lingua
sia un diritto o un fattore abilitante; accertare inoltre se l'accesso linguistico è
rispettato, fatto rispettare e/o sanzionato;
• studiare i costi del sostegno linguistico e, in sua assenza, il costo totale per la
società derivante dalla mancata integrazione socioeconomica;
• fare una rassegna dei tipi di servizi linguistici, del modo in cui sono organizzati e in
cui vengono prestati; e
• esaminare le buone pratiche in relazione ai servizi linguistici e formulare
raccomandazioni per la fornitura di assistenza linguistica nei servizi pubblici.
La DGT ha fissato inoltre le seguenti due condizioni concern enti la fattibilità, la
procedura di ricerca e la metodologia di questo studio: 1) una scadenza di nove mesi e
2) un bilancio massimo di 55 000 euro. In risposta al bando di gara pubblicato dalla
DGT è stato effettuato uno studio esplorativo in regioni della Germania, della Grecia,
dell'Italia, della Spagna e del Regno Unito.
1
La direttiva 2011/24/UE riconosce il diritto dei pazienti a ottenere informazioni e l'obbligo degli Stati membri di
garantire cure e affiliazione (cfr. l'articolo 4).
1
Lo studio usa metodi quantitativi e qualitativi per rispondere a cinque quesiti d'indagine.
Esso applica questionari, un'analisi documentale, interviste e osservazioni di non
partecipanti. Hanno partecipato allo studio duecentonove informanti, tra cui pazienti e
loro familiari, decisori politici, membri delle amministrazioni cittadine, personale delle
ONG, personale delle organizzazioni non-profit, figure leader delle collettività,
amministratori e fornitori di servizi sanitari, fornitori di servizi linguistici come traduttori,
interpreti e mediatori linguistici/culturali (sia liberi professionisti sia personale
dipendente), proprietari di agenzie, presidenti delle associazioni professionali di
traduzione e interpretazione, cooperative di mediazione culturale e sviluppatori di
software. Abbiamo realizzato osservazioni e ottenuto campioni di traduzioni e
interpretazioni da 128 siti che rappresentano centri di assistenza sanitaria rurali e urbani,
pubblici e privati, cliniche, ospedali generalisti e specializzati, reparti di pronto soccorso,
ministeri della salute e ONG. Ai due questionari hanno reagito trecentotrentuno
rispondenti.
3. Risultanze principali
3.a. Legislazione e politica
Nessuno dei documenti che costituiscono il quadro giuridico dell'UE (vale a dire la
direttiva, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, il Trattato sul
funzionamento dell'Unione europea o il regolamento 883/2004) fa esplicitamente
riferimento alla fornitura di servizi linguistici ai cittadini dell'UE o alle persone
regolarmente residenti nell'UE c he chiedono assistenza sanitaria in uno Stato membro nel
quale non sono in grado di accedere alle informazioni. In assenza di un chiaro
orientamento legislativo dell'UE si riscontrano notevoli diversità nella legislazione
pertinente di ciascuno SM che ha partecipato a questo studio. Nella maggior parte dei
casi si constata l'assenza di una legislazione atta a garantire ai pazienti estesi servizi
linguistici. La legislazione che assicura servizi linguistici professionali (ad esempio nel
Regno Unito) appare costituire una buona pratica. Dalle risultanze emerge quanto segue:
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a livello di UE manca una legislazione che definisca le responsabilità per quanto
concerne coloro che devono fornire servizi linguistici in un contesto sanitario;
in Germania l'unico riferimento alla lingua nella legislazione concerne l'obbligo di
ottenere il consenso dei pazienti in una lingua da questi compresa;
né in Germania né in Grecia risulta vi sia una legislazione che preveda la fornitura
di servizi linguistici ai pazienti che non sono in grado di accedere alla lingua
nazionale;
nel Regno Unito la legislazione sull'eguaglianza fa obbligo alle istituzioni sanitarie di
fornire servizi linguistici per consentire ai pazienti di accedere alle cure. La
mancata fornitura di servizi linguistici è considerata discriminatoria e le istituzioni
devono fornire servizi professionali;
sia in Italia che in Spagna le lingue regionali sono tutelate dalla legge. Pertanto le
informazioni devono essere offerte in tali lingue.
3.b. Servizi linguistici
Nei vari Stati membri partecipanti a questo studio il sostegno linguistico ai pazienti
transfrontalieri non è assicurato in modo regolare e coerente. Nella maggior parte dei casi
manca del tutto un sostegno linguistico professionale. Ciò mette in causa il diritto di
accesso a un'assistenza sanitaria sicura e di elevata qualità. Nella maggior parte dei casi i
pazienti transfrontalieri devono occuparsi di persona della traduzione dei documenti e
dei referti medici. La fornitura di servizi linguistici è percepita come qualcosa di costoso e
non sempre essenziale. Dalle risultanze emerge quanto segue:
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con frequenza allarmante le istituzioni della sanità non forniscono servizi linguistici
formali e ricorrono ad intermediari linguistici improvvisati per far opera di
traduzione, interpretazione e mediazione linguistica /culturale senza compenso;
i familiari o gli amici del paziente, nonché il personale bilingue o volontari fanno
traduzioni e interpretazioni in assenza di servizi professionali;
la responsabilità della traduzione dei documenti per la richiesta dei rimborsi di
cui alla direttiva ricade nella maggior parte dei casi sul paziente stesso;
laddove forniti, i servizi di interpretazione professionali sono offerti in base a tutta
una serie di modalità diverse: si sono documentati esempi di interpretazione faccia
a faccia, telefonica e in videoconferenza;
sia in Germania che in Grecia i servizi linguistici professionali sono limitati e sono
stati osservati soltanto in relazione alla compilazione dei formulari per dare il
consenso e rispettivamente, all'interpretazione in videoconferenza;
in Italia le istituzioni sanitarie fanno spesso ricorso a mediatori interculturali per
fornire servizi linguistici;
in Spagna è offerto un servizio medico bilingue nelle lingue regionali. In ciò
rientra anche la fornitura di formulari e documenti bilingui nonché il ricorso a
personale e a fornitori di servizi sanitari bilingui. Pertanto non sono necessari
servizi di traduzione o di interpretazione tra la lingua nazionale e la lingua
regionale;
nel Regno Unito le istituzioni pubbliche della sanità offrono regolarmente servizi
linguistici professionali ai pazienti che non capiscono l'inglese scritto o parlato.
Queste istituzioni hanno dipartimenti di Eguaglianza e Diversità incaricati di
garantire la parità di accesso.
3.c. Costi
Negli Stati membri partecipanti alla ricerca, la fornitura di servizi linguistici in ambito
sanitario non figura in nessuna voce del bilancio nazionale. Laddove sono disponibili
servizi linguistici professionali, le singole istituzioni della sanità, i servizi sanitari regionali
o i pazienti stessi sostengono i rispettivi costi. Nella maggior parte dei casi il costo del
servizio è stato citato quale deterrente alla fornitura di servizi linguistici professionali. In
altri casi gli amministratori dei servizi sanitari hanno segnalato che il costo dei servizi
linguistici professionali è recuperato nel medio-lungo termine e che la mancata fornitura
di tali servizi inibisce l'integrazione sociale e comporta, alla lunga, costi maggiori per le
istituzioni della sanità.
4. Raccomandazioni fondamentali
Alla luce delle pratiche osservate e segnalate negli Stati membri partecipanti a questo studio
la relazione presenta le seguenti raccomandazioni:
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poiché è necessario un sostegno linguistico per consentire la parità di accesso, i l
sostegno linguistico professionale deve figurare nella legislazione. Le soluzioni
improvvisate, il ricorso a intermediatori linguistici bilingui chiamati su due piedi al
posto di servizi professionali non costituiscono un modo responsabile per
rispondere ai bisogni linguistici della popolazione diversificata che vive nell'UE;
le informazioni fornite dai punti di contatto nazionali dovrebbero essere disponibili
in tutte le lingue ufficiali dell'UE (ed anche nella lingua dei segni). Ciò
assicurerebbe un accesso reale alle informazioni ed assicurerebbe pratiche non
discriminatorie;
al personale bilingue il cui grado di competenze in entrambe le lingue e le cui
abilità di traduzione/interpretazione non possono essere verificati non dovrebbe
essere chiesto di svolgere il ruolo di traduttori, interpreti o mediatori culturali.
Tale personale dovrebbe ricevere innanzitutto adeguate opportunità di sviluppo
professionale.
La presente relazione interessa tutti i cittadini dell'UE e le persone che vi risiedono e che
richiedono assistenza sanitaria in uno SM diverso dal proprio, nonché i decisori politici, le
organizzazioni e gli erogatori di servizi sanitari, gli erogatori di servizi linguistici (individui
ed imprese) e le ONG che si occupano di pazienti dal contesto linguistico e culturale
diverso.
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HC-02-15-521-IT-N
ISBN 978-92-79-49258-7
doi:10.2782/287428