Biografia di Origene

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Origene
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Origene
Presbitero
Padre della Chiesa
Età alla morte
69
anni
Ordinazione presbiterale
231
Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Origene soprannominato Adamànzio,
"uomo
d'acciaio"
(Alessandria
d'Egitto, 185;
† Tiro, 254)
è
stato
un presbitero, esegeta, teologo e catechista greco antico. È considerato uno
tra i principali scrittori e teologi cristiani dell'epoca patristica. Di famiglia
greca, si formò alla scuola catechetica di Alessandria d'Egitto (Didaskaleion).
È uno dei Padri della Chiesa.
Indice
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1 Biografia
1.1 Fonti
1.2 Infanzia
1.3 La
scuola
catechetica
di
Alessandria
1.4 A Cesarea di Palestina
2 Opere
2.1 Opere esegetiche
2.2 Opere dottrinali
2.3 Altre opere
3 Pensiero
3.1 Metodo allegorico nell'esegesi
biblica
3.2 Dio e la Trinità
3.3 L'uomo e la creazione
4 Influenza di Origene
5 Fortuna del suo pensiero
Biografia
Fonti
La vita di Origene è descritta da Eusebio di Cesarea (Storia
ecclesiastica 6, PG 20,522), testimone prioritario per la diretta conoscenza
che vanta dei seguaci di Origene. Oltre al passo di Eusebio la sua vita è
descritta anche dal prete Panfilo (I libro dell'Apologia pervenutoci in
latino, PG 17,521), dal discorso di ringraziamento tenuto su lui da Gregorio il
Taumaturgo (PG 10,1049), da Girolamo (Uomini illustri 54, PL 23,698; con un
accenno a 62) e daFozio (Biblioteca 8, PG 51, dove elenca sinteticamente le
"bestemmie" di Origene).
Infanzia
Origene nacque verosimilmente ad Alessandria d'Egitto attorno al 185. Tale
data viene ricavata indirettamente dall'indicazione di Eusebio dell'età di
Origene (17 anni) al momento del martirio del padre (202). Il padre Leonida
era un cristiano di cultura greca, mentre della madre, cristiana anch'essa, non
è noto il nome. Origene era il primogenito di 7 fratelli. In passato ha goduto di
una certa fortuna l'ipotesi che la madre fosse una ebrea convertita al
cristianesimo, congettura derivante da una frase di Girolamo (lett.
39,1, PL 22,466) nella quale, dopo avere accennato ad Origene, si vanta di
aver vinto le difficoltà dell'ebraico tanto da poter competere con la madre.
L'ipotesi oggi non trova largo sostegno, venendo giudicata arbitraria
l'interpretazione della frase.
Fin dall'infanzia il padre ebbe cura di istruirlo alla cultura greca e allo studio
della Bibbia. Eusebio nota come l'interesse di Origene negli studi sacri lo
spingevano a porre domande al padre alle quali non sapeva rispondere.
Questi lo rimproverava perché voleva indagare cose superiori alla sua
giovane età, ma interiormente ringraziava Dio per avere un figlio così zelante
e intelligente.
Origene era appena diciassettenne quando, nel 202, la persecuzione di
Settimio Severo si abbatté sulla Chiesa di Alessandria, e il ragazzo ardeva di
zelo nel cercare volontariamente il martirio. Quando il padre fu incarcerato
come cristiano il desiderio di Origene si fece ancora più pressante e la madre
gli nascose i vestiti per impedirgli di uscire e denunciarsi. Origene scrisse
comunque al padre una lettera nella quale lo esortava a rimanere fedele a
Cristo.
Quando Leonida morì e le sue fortune vennero confiscate dalle autorità
imperiali, Origene e la sua famiglia furono mantenuti da una ricca donna
cristiana. Questa però ospitava anche un eretico (verosimilmente gnostico) di
Antiochia di nome Paolo, non noto da altre fonti eccetto l'accenno di Eusebio,
dal quale Origene teneva le distanze.
La scuola catechetica di Alessandria
Aprì quindi una scuola di grammatica, e poco tempo dopo, assunse la
direzione della scuola catechetica. Fu incaricato della preparazione
al battesimo dei catecumeni dal
vescovo Demetrio (Eusebio,Historia
ecclesiastica, VI, II; Girolamo, De viris illustribus, LIV). Ebbe come
allievi: Basilide, Potamiena, Plutarco, Sereno, Eraclide, Erone, un altro
Sereno, ed Herais (Eusebio, Hist. eccl., VI, IV). Accompagnò molti di loro al
martirio incoraggiandoli con le sue esortazioni.
Poiché gli ascoltatori aumentavano sempre più, fu costretto a dividere il
corso, affidando ad Eracla la preparazione di base e mantenendo per sé
quello superiore. L'insegnamento ad un pubblico eterogeneo, formato non
solo da cristiani ma anche da pagani, eretici e gnostici, lo convinse della
necessità di una conoscenza più approfondita, sia della Scrittura sia della
filosofia. A tal fine si applicò anche allo studio della lingua ebraica e visitò
la Palestina per rendersi conto di persona dei luoghi geografici descritti dalla
Bibbia.
Frequentò le lezioni di Ammonio Sacca padre
del neoplatonismo alessandrino. Tutto ciò non lo distolse dall'insegnamento
e dalla pubblicazione dei suoi primi commenti alla scrittura. Tuttavia,
l'eccessiva importanza data alla filosofia nella spiegazione della verità della
fede dovette suscitare nella Chiesa di Alessandria qualche riserva sul suo
pensiero.
Con il passare del tempo il sospetto si mutò in aperta rottura, tanto che
quando
fu ordinato
sacerdote nel 230,
da Teoctiso
di
Cesarea e
da Alessandro di Gerusalemme, senza l'autorizzazione delvescovo Demetrio,
furono presi nei suoi confronti provvedimenti durissimi. Venne privato
dell'insegnamento, deposto dall'ordine presbiterale e cacciato dalla comunità.
Queste decisioni vennero ratificate dal pontefice romano Ponziano e da altri
vescovi, ad eccezione di quelli della Palestina, Fenicia, Arabia e Acaia.
Secondo alcuni autori, per il suo estremo rigore ascetico e per aver applicato
alla letteraMt 19,12 ed essersi evirato il vescovo Demetrio non lo aveva mai
voluto ordinare sacerdote[1].
Abbandonata Alessandria si ritirò presso l'amico Teoctiso, a Cesarea di
Palestina dove aprì una scuola di teologia che divenne la continuazione di
quella di Alessandria. [2]. I dettagli di questa vicenda furono riportati da
Eusebio nel secondo libro perduto dell'"Apologia per Origene"; secondo
Fozio, che aveva letto l'opera, furono convocati ad Alessandria due concili, il
primo di questi esiliò Origene, mentre l'altro lo depose dal sacerdozio
(Bibliotheca Cod. 118). Girolamo, comunque, affermava espressamente che
non fu condannato per alcun punto della sua dottrina.
A Cesarea di Palestina
All'insegnamento univa la predicazione alla comunità dei fedeli.
Contemporaneamente si dedicava alla stesura di opere di diverso genere:
commenti alla Scrittura, omelie, lettere, opere ascetiche eapologetiche.
Durante la persecuzione di Decio (249-250), ormai vecchio, venne
imprigionato e brutalmente torturato per la sua fede. Liberato, morì poco dopo
per i maltrattamenti subiti. Venne sepolto aTiro e la sua tomba era visibile fino
al XII secolo nella cattedrale della città.
Opere
Autore fecondo produsse numerose opere. L'elenco tramandato da san
Girolamo nella lettera 33 scritta a Santa Paola è sorprendente conta più di
duemila lavori, mentre secondo il vescovo Epifanioerano seimila. Purtroppo la
maggior parte della sua produzione è andata perduta. Ci restano molte opere
in greco, in traduzione latina ad opera di Rufino e Girolamo e in frammenti. La
distruzione delle sue opere fu causata dalle lotte origeniste del IV -VI secolo
che culminarono con la condanna del pensiero di Origene operata da
Giustiniano nel 543 e ribadita dal Secondo Concilio di Costantinopoli nel553.
Opere esegetiche
A questo gruppo appartengono :

Esapla : opera monumentale in cui, a fianco del testo originale ebraico
della Bibbia, è disposta la traslitterazione in greco e le traduzioni più



accreditate del tempo. Gran parte della Bibbia fu inoltre commentata nelle tre
diverse forme: commento erudito, omelia, scholio. Il titolo dell'opera indica le
"sei versioni" del testo disposte su sei colonne:
1.
testo ebraico originale;
2.
Testo ebraico traslitterato in greco (per facilitarne la comprensione, visto
che l'ebraico non ha vocali almeno fino al VII secolo ed è perciò poco
comprensibile);
3.
Traduzione greca di Aquila (età di Publio Elio Traiano Adriano,
estremamente fedele all'originale);
4.
Traduzione greca di Simmaco l'Ebionita;
5.
Traduzione dei Settanta;
6.
Traduzione greca di Teodozione.
Scolii : brevi annotazioni su passi particolari della Scrittura. Delle varie
raccolte nessuna ci è pervenuta integra. Molto di questo materiale è reperibile
nelle Catene.
Omelie : prediche rivolte ai fedeli di Cesarea, durante l'azione
liturgica su interi libri della Bibbia o lunghi brani di essa. Delle 574 trascritte
dagli stenografi ce ne sono pervenute 200. In greco ci restano 20 omelie
su Geremia nella traduzione di Rufino, 16 sulla Genesi, 13 sull' Esodo , 16
sul Levitico, 28 sui Numeri, 25 su Giosuè, 9 sui Giudici, 9 sui Salmi; nella
traduzione di Girolamo ci restano: 2 sulCantico dei cantici, 9 su Isaia, 14
su Ezechiele e 39 su Luca.
Commentari : sono ampi commenti a interi libri della Scrittura di
carattere speculativo e scientifico, in cui prevale l' interpretazione allegorica.
Di essi ci è rimasto ben poco, solo parti del commento al Cantico, a Matteo,
a Giovanni e alla Lettera ai Romani
Opere dottrinali
Due sono le grandi opere sistematiche di Origene:
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De principiis che ci è pervenuta in una traduzione latina di Rufino, della
cui attendibilità molto si è discusso e si continua a discutere. Fu composta ad
Alessandria verso il 220. In quattro libri vengono esposte in modo
sistematico, e approfondite con procedimento teoretico, tutte le verità
principali della fede cristiana. Il trattato contiene la teologia "platonica" di
Origene, che causò, per la sua arditezza, varie polemiche in ambito greco e
latino.
Contra Celsum che fu composta nel 246 per confutare il Discorso
veritiero del neoplatonico Celso. È la più completa e importante apologia del
cristianesimo dei primi secoli. È un modello di ragionamento, erudizione ed
onesta polemica. L'opera ci permette di ricostruire nel dettaglio il pensiero del
filosofo pagano. Origene scelse un tipo di apologia seriamente costruita, che
investiva i vari aspetti del rapporto tra paganesimo e cristianesimo, non
escluso quello politico: l'autore affermava l'autonomia della religione dal
potere,questione che sarà poi sviluppata in seguito da Ambrogio da Milano in
ambito latino
Altre opere
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
Dell'ampio Epistolario ci sono giunte solo due lettere: una indirizzata
a Gregorio il Taumaturgo, suo discepolo a Cesarea, sulle Sacre scritture,
l'altra a Giulio Africano, sul valore storico dell'episodio diSusanna.
La preghiera, un trattato sulla preghiera in genere, con un commento
molto approfondito sul Padre Nostro
La Pasqua un trattato sul significato di questa festa
Disputa con Eraclide un resoconto stenografico di una discussione
teologica tenuta con il vescovo Eraclide di Arabia.
Pensiero
Nello sviluppo del pensiero e della cultura della Chiesa bizantina il ruolo di
Origene è analogo a quello svolto da Agostino nella Chiesa latina. La statura
della sua riflessione risulta tanto più grande se si tiene conto del fatto che egli
scrive nella prima metà del III secolo e che tra gli scrittori cristiani eminenti
era
stato
preceduto
soltanto
da Ireneo
di
Lione, Clemente
Alessandrino e Tertulliano. Tuttavia, nessuno di questi pensatori era ancora
riuscito a dare al cristianesimo un solido impianto speculativo e una struttura
sistematica.
La sua preoccupazione principale fu quella di dotare il messaggio cristiano di
una consistente base speculativa, assimilando elementi della cultura del
tempo ed esprimendone i contenuti secondo le categorie filosofiche allora più
in voga. Assimilazione culturale e approfondimento teologico alla luce delle
esigenze razionali, sono i poli entro cui si articola il suo pensiero.
Non mancano nelle sue idee sfasature ed errori, ma non bisogna dimenticare
che Origene scrive un secolo prima di Nicea e due secoli prima
di Calcedonia cioè
in
un
periodo
in
cui
molte
dottrineantropologiche, cristologiche e trinitarie non avevano ancora ricevuto
una formulazione autorevole da parte del Magistero ecclesiastico ed erano
pertanto oggetto di libera discussione.
La dottrina di Origene si basa su tre punti fondamentali:
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Metodo allegorico nell'esegesi biblica
Dio e la Trinità
L'uomo e la Creazione.
Metodo allegorico nell'esegesi biblica
In questo lavoro segue l'esempio di Filone Alessandrino, il creatore
dell'interpretazione allegorica della Sacra Scrittura, il quale aveva rintracciato
nei testi sacri, oltre il senso letterale, il senso morale e ilsenso anagogico.
Quanto Filone aveva fatto per l'Antico Testamento, Origene lo estende al
Nuovo, centrando su Gesù Cristo ogni riferimento di simboli e significati.
Così, mentre Filone aveva fondato sul Logos la sua interpretazione
allegorica, Origene la fonda sulla realtà storica di Cristo.
L'intenzione del significato nascosto nell'Antico Testamento diventa quindi
trasparente solo con la venuta di Cristo. Alla luce di questo evento la scrittura
si "trasfigura" (In Ioan XIII, 42). Questo svelamento del significato nascosto
implica per la Sacra Scrittura qualcosa di molto profondo, paragonabile ad un
mutamento sostanziale. Afferma Origene che senza Cristo, l'Antico
Testamento era solo "voce" senza significato e che con l'avvento della Parola
nell'incarnazione del Verbo diventa "voce significativa". L'originalità della sua
esegesi biblica di consiste nell'aver sottolineato che la scrittura, poiché è
ispirata dallo Spirito Santo contiene significato per il futuro e che essa si fa
trasparente all'intelligenza umana, grazie alla venuta di Gesù. Gesù richiama
la voce dell'Antico Testamento e l'accorda alla sua parola armonizzando così
i due Testamenti. Per Origene ci sono due ragioni che fondano
l'interpretazione allegorica della Scrittura: la ragione apologetica e la ragione
culturale. Così, contro i paganiche giudicano la scrittura opera rozza e
infantile, Origene dandone un'interpretazione allegorica, fa emergere i
significati profondi e fa opera di Inculturazione della Fede cristiana. In altre
parole, entra nel mondo intellettuale ellenistico per affermarvi la superiorità
della Parola di Dio[3]. L'esegesi allegorica però, non è un metodo adatto a
tutti, e più che frutto dell'attività umana, è dono dello Spirito.
Laconoscenza del senso mistico della scrittura si conquista con lo studio,
l'intelligenza acuta, ma soprattutto con una profonda fede. L'incapacità
dell'intelligenza umana di esaurire da sola la comprensione della scrittura fa
parte della natura stessa dell'uomo. L'esegesi biblica di Origene ha delle
regole ben precise che Hans Urs Von Balthasar[4] riduce a quattro.
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
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La scrittura è data per annunciare dei misteri e quindi il suo senso
principale è quello spirituale
La lettera ha lo scopo di nascondere i misteri ai non iniziati
La lettera è il simbolo trasparente dei misteri per i semplici
La scrittura contiene passaggi con senso esclusivamente spirituale.
Dio e la Trinità
Origene lascia da parte il problema dell'esistenza di Dio e si interessa
esclusivamente a quello della sua natura. La motivazione è da ricercarsi nel
fatto che al suo tempo gli atei erano rari e che Celso, il suo interlocutore
principale di parte pagana, era lontano dall'esserlo. Ad Origene interessa
soprattutto mettere a fuoco la natura e gli attributi di Dio che erano gli aspetti
sui quali il politeismo pagano ,antropomorfico e materialistico, errava in modo
più vistoso. Riprende ed amplia le trattazioni di Filone e Clemente. Dio
è principio di tutte le cose, realtà incorporea, assolutamente unico; è
l'intelligenza e la fonte da cui deriva tutta la sostanza intellettuale.
L'intelligenza per muoversi non ha bisogno di spazio materiale , né di
dimensione sensibile, né di figura corporea o di colore , né di alcuna proprietà
del corpo e della materia.[5] La sua natura non può essere compresa dalla
mente umana, ed è indefinibile dal linguaggio [6]. Tuttavia, non è inaccessibile ,
perché l'uomo, contemplando la bellezza del cosmo, può risalire al suo
creatore.
Origene
pone
in
evidenza
l'assoluta trascendenza e
l'incommensurabilità del mistero di Dio. Per lui Dio è essenzialmente
la Parola che si esprime attraverso la creazione e larivelazione. Distingue
inoltre tra natura e attributi di Dio e afferma che solo questi ultimi sono
conoscibili. L'intelligenza umana mediante il ragionamento comprende quali
sono gli attributi di Dio, considerando la bellezza del cosmo.
Per quanto riguarda la riflessione sulla Trinità riprende i punti fermi stabiliti
dalla Chiesa distinguendoli da quelli oggetto di discussione. Tra i punti fermi,
già definiti dalla Chiesa, Origene ricorda la distinzione delle Tre Persone e le
chiama hypostaseis, ipostasi, mettendo in evidenza la loro consostanzialità e
simultaneità. Le Tre Persone sovrastano e precorrono la stessa eternità.
Volendole poi caratterizzare qualifica il Padre mediante l'inascibilità: solo il
Padre, infatti, non è generato. Tutte le perfezioni, tutti i poteri sono anzitutto
del Padre. Sia il Figlio, sia lo Spirito Santo procedono dal Padre, ma non nello
stesso modo. Per definire la processione del Figlio, Origene si avvale del
termine "generazione", ma ha cura di chiarire che si tratta di una generazione
ben diversa da quella degli esseri animati, che avviene sempre con il
concorso della materia. Si tratta, infatti, di una generazione squisitamente
spirituale, come spirituale è l'azione con cui l'intelletto mette in moto
la volontà. Nella generazione del Figlio rimane inalterata la natura del Padre,
ma nello stesso tempo c'è perfetta consostanzialità del Figlio con il Padre.
Per quanto concerne la processione dello Spirito Santo afferma che è
consostanziale al Padre e al Figlio, e che lo Spirito è increato. Sostiene infatti
che :"Partecipare dello Spirito Santo è la stessa cosa che partecipare del
Padre e del Figlio, poiché una ed incorporea è tutta la Trinità" [7] La dottrina
trinitaria di Origene è stata accusata di subordinazionismo. In Principi I, 3, 5,
ss. infatti, sviluppa il seguente schema:



Il Padre giunge a tutti gli esseri facendoli partecipi dell'essere che Egli è
Il Figlio giunge a tutte le creature razionali rendendole partecipi
della ragione (logos) che Egli è
Lo Spirito Santo giunge ai "santi" che Egli santifica.
Afferma dunque che gli esseri ricevono dal Padre la caratteristica di essere,
dal Figlio quella di essere razionali e conseguentemente capaci
di bene e male, dallo Spirito Santo infine ricevono l'aiuto per essere santi nel
bene. In tal modo gli esseri possono partecipare a Cristo come "giustizia di
Dio" (1Cor 1,30 ) e sotto l'azione dello Spirito Santo come "sapienza di Dio"
(1Cor 1,24 ) e progredendo sempre più per questa via arrivare per quanto
possibile ad essere "partecipi della divina natura" (2Pt 1,4). Tutto ciò accade
secondo uno schema chiaramente subordinazionistico.
L'uomo e la creazione
La dote fondamentale e primaria dell'uomo è il libero arbitrio. La corporeità è
un fenomeno accidentale e provvisorio, dovuto all'abuso del libero arbitrio. Al
tempo stesso è un elemento consostanziale all'anima razionale, quasi
un sigillo della
sua
finitezza.
Origene
afferma
la spiritualità e
l'immortalità dell'anima. Molte volte presenta l'uomo dotato, oltre che di anima
e di corpo, anche di spirito (pneuma)[8] Lo spirito è la parte migliore, ciò per
cui l'uomo trascende se stesso e diviene partecipe della vita divina. Origene
precisa che questo spirito non è lo spirito santo, ma spirito dell'uomo.
Appartiene cioè all'uomo, come capacità passiva, e funge da soggetto
dell'azione dello Spirito Santo.[9]. Lo spirito vivifica per una vita qualificata: la
vita divina. Rende infatti partecipi della vita del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo. Un ruolo importante nell'antropologia origeniana assume il concetto
di imago Dei. Ci sono infatti due livelli di iconicità: quello originario,
della creazione e quello conclusivo, della beatificazione. Il primo è quello
della semplice immagine ed è esclusivamente dono di Dio: il secondo è
quello della somiglianza, e oltre che dono di Dio, è anche conseguenza
dell'operosità umana.
Il peccato non distrugge l'imago Dei ma la guasta profondamente tanto da
trasformarla da "immagine di Dio" in "immagine dell'uomo terrestre". L'imago
Dei è quindi per Origene una qualità fortemente dinamica che cresce o
diminuisce, sia per opera dell'uomo, sia per grazia di Dio. Per accostarsi
sempre più al modello divino, migliorando la propria similitudo l'uomo deve
cercare di riprodurre in se stesso, nella propria condotta, le fattezze di quella
che è l'immagine perfetta di Dio, il Cristo, il Logos incarnato.
La creazione ha come supremo principio architettonico la libertà. Dio stesso
opera secondo il principio della libertà, non tanto perché la creazione avviene
per libera iniziativa di Dio , ma perché Dio, creando, pone in essere delle
creature che hanno come costituivo primario, sostanziale e fondamentale
il libero arbitrio. Tutto l'ordine dell'universo e la stessa teoria
della salvezza dipendono esclusivamente dall'uso che le creature fanno del
libero arbitrio. Dio all'inizio crea un complesso di nature spirituali, dotate di
ragione, tutte ugualmente buone, libere e perfette. Successivamente, però, in
base all'uso buono o cattivo del libero arbitrio, si differenziano. Origene in
definitiva propone una sostanziale parità di tutte le creature ragionevoli nel
momento iniziale della creazione e assegna la distinzione in diversi gradi di
perfezione a una fase successiva, conseguente all'uso del libero arbitrio da
parte delle creature.
Frutto della bontà del Creatore, il mondo non sarà mai abbandonato a se
stesso. Dio infatti segue con paterna sollecitudine le sue sorti e si adopera
costantemente per ricondurre tutte le creature a quella bontà e unità
originaria in cui le aveva costituite, ma senza mai interferire con il libero
arbitrio di cui ha fatto loro dono. La struttura dell'universo conserva così
sempre un carattere fortemente dinamico e la instabilità nel bene che
caratterizza le creature al momento della loro origine permane immutata.
Ogni creatura conserva il libero arbitrio che permette a chi ha peccato di
purificarsi e di risalire all'antica condizione, ma fa anche sì che la creatura
che si trova nel bene possa perderlo, e allontanandosi da Dio, precipitare nel
peccato.
Influenza di Origene
Origene con i suoi scritti esercitò un'enorme influenza. Firmiliano di
Cesarea, Alessandro
di
Gerusalemme, Giulio
Africano, Ippolito
di
Roma, Dionisio di Alessandria, ne apprezzarono la dottrina. Gregorio
Taumaturgo, che fu suo allievo per cinque anni a Cesarea gli dedicò un
panegirico.
Dopo la morte, la sua reputazione continuò a crescere. L'ammirazione per il
suo genio si espanse anche fuori dall'Egitto. Gregorio Nazianzeno, San
Basilio Magno, Gregorio di Nissa considerarono Origene un principe della
cultura cristiana del III secolo. Secondo Girolamo [10], i principali imitatori latini
di Origene furono Eusebio di Vercelli, Ilario di Poitiers, Ambrogio da
Milano e Vittorino di Pettau. Lo stesso Girolamo deve molto ad Origene.
Si levarono anche voci di condanna della sua dottrina. Metodio di Olimpo,
vescovo e martire (311), compose molte opere contro Origene, fra cui un
trattato "Sulla Risurrezione" del quale Epifanio riporta un lungo
estratto[11]. Eustazio di Antiochia, che morì in esilio intorno al 337, criticò il suo
allegorismo[12]. Anche Alessandro di Alessandria, martirizzato nel 311, lo
attaccò duramente. Ma i suoi avversari più accaniti furono gli
eretici: Sabelliani, Ariani, Pelagiani, Nestoriani, Apollinaristi.
Fortuna del suo pensiero
L'influenza di Origene sul pensiero di altri autori cristiani, fino al VII secolo, fu
enorme. Tra questi possiamo ricordare:
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Dionisio di Alessandria (o Dionigi Magno) (circa 190-264); contrastò il
sabellianesimo rifacendosi ad argomentazioni di tipo origenista;
Teognosto (morto intorno al 282) e Pierio (morto intorno al 310),
immediati successori di Origene alla direzione del Didaskaleion;
Panfilo di Cesarea (cira 240-309) ed Eusebio di Cesarea (circa 260340) autori dell'"Apologia di Origene";
papa Damaso I (circa 304-384); tradusse due omelie in latino;
Didimo il Cieco (circa 313-398); condannato dal Concilio di
Calcedonia del 553 per la sua difesa delle idee di Origene;
Ilario di Poitiers (circa 315-367); venne in contatto con le sue opere
durante l'esilio in Frigia;
Basilio Magno (circa 330-379), Gregorio di Nissa (circa 330-395)
e Gregorio di Nazianzo (329-389); difesero il credo niceno.
Ambrogio
da
Milano (circa 339-397);
utilizzava
ampiamente
l'interpretazione allegorica della Bibbia.
Sofronio Eusebio Girolamo (circa 342-420);
Tirranio Rufino;tradusse in latino molte opere;
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Evagrio Pontico (346-399), ispiratore del monachesimo orientale e
maestro di Giovanni Cassiano (circa 360-435), ispiratore di quello
occidentale;
Massimo il Confessore (circa 580-662); fu il più importante teologo
del VII secolo.
[▼ espandi]
v·d·m
Padri e Dottori della Chiesa cattolica
Note
↑ JOHANNES QUASTEN, Patrologia. I primi due secoli (II - III), Marietti, 1980,
p. 316
2.
↑ ENRICO CATTANEO, I ministeri nella Chiesa antica: testi patristici dei primi
tre secoli, Paoline, 1997, p. 360, 9788831513708
3.
↑ Contra Celsum IV, 48 - 49
4.
↑ Hans Urs von Balthasar, Mistero e parola in Origene, Milano 1991 p.29
5.
↑ Principi, I, 6
6.
↑ Per questo si parla di Teologia Apofanica
7.
↑ Principi IV, 4, 5
8.
↑ L'uomo è composto di corpo, anima e spirito, Principi, IV,2,4
9.
↑ Jacques Dupuis ha dedicato uno studio particolareggiato alla concezione
origeniana dello spirito dell'uomo: L'esprit de l'Homme. Etude sur l'anthropologie
religieuse d'Origene, Bruges 1967
10.
↑ Girolamo, Adv. Rufin., I, II; Ad Augustin. Epist., CXII, 20
11.
↑ Haereses, LXVI, XII-LXII
12.
↑ P. G., XVIII 613-673
1.
Bibliografia

(EN) FERDINAND PRAT, Origen and Origenism, in CHARLES GEORGE
HERBERMANN (cur.), Catholic
Encyclopedia,
15
voll.,
Robert Appleton
Company, New York 1907-1914, vol. XI, 1911


LUIGI F. PIZZOLATO, MARCO RIZZI, Origene maestro di vita spirituale, Vita e
Pensiero, Milano 2001 ISBN 8834305957
BATTISTA MONDIN, Dizionario dei Teologi, Edizioni Studio Domenicano,
Bologna 1992
Collegamenti esterni



Catechesi di papa Benedetto XVI su Origene tenuta durante l'Udienza generale
di mercoledì 25 aprile 2007
Ulteriore catechesi di papa Benedetto XVI su Origene tenuta durante l'Udienza
generale di mercoledì 2 maggio 2007
Opera Omnia dal Migne patrologia graeca con indici analitici, traduzioni (EN,
IT, LA, PT) e Lexicon Proprium
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