Niso Biomed, la startup che controlla la salute dello stomaco

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14/06/13
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Niso Biomed, la startup che
controlla la salute dello
stomaco
JUNE 1 1 , 2 0 1 3
È stata nominata startup dell'anno e punta sul settore biomedicale. Si
chiama Niso Biom ed l'azienda torinese che, grazie al suo EndoFaster
21 -42, un sistema in grado di analizzare in tem po reale il succo
gastrico prelevato durante gli esami endoscopici, ha ricevuto a Rovereto il
riconoscimento assegnato da PNICube, l’associazione italiana che riunisce
gli incubatori universitari. Un concorso ideato per dare visibilità alle imprese
innovative che nei primi anni di vita hanno raggiunto i migliori risultati
economici e qualitativi. Nella stessa occasione, la start up ha conquistato
anche il premio Brigh t future ideas award, promosso dallo Uk Trade &
Investment, l'agenzia governativa per lo sviluppo economico del consolato
britannico.
Paul Muller, fondatore di Niso Biomed, ci racconta come è nato il progetto
e quali sono le potenzialità del sistema EndoFaster.
Com e funziona EndoFaster 21 -4 2?
"Si tratta di un dispositivo che si collega all'endoscopio operando un'analisi
del succo gastrico che normalmente viene aspirato durante l' esame
endoscopico. La parte innovativa è che il tutto avviene in tempo reale:
basta, infatti, una minima quantità di liquido per avere una diagnosi di
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Helicobacter Pylori e individuare potenziali fattori di rischio per tumori allo
stomaco e al colon. I risultati dell'esame vengono poi trasmessi
all'endoscopista che potrà confrontarli con l'osservazione ottica della
mucosa effettuata con l'endoscopio".
Q uali benefici com porta l'utilizzo del dispositiv o?
"Nell'80% dei casi i fattori di rischio tumorale non sono direttamente visibili
tramite l'endoscopio e si rendono necessarie ulteriori analisi, in genere
biopsie ed esami istologici. Questi ultimi, però, sono molto invasivi e
possono presentare rischi per chi soffre di alcune patologie, come la
cardiopatia o la cirrosi. L'analisi del succo gastrico, invece, permette al
medico di individuare fin da subito i pazienti più a rischio, concentrando su
di essi i successivi test medicali per un'analisi più approfondita".
Q uali sono i punti di forza?
"L'utilizzo di EndoFaster permette di ridurre il riscorso alle biopsie e agli
esami istologici per l'85% dei pazienti: il che significa minore invasività per il
paziente e risparmio economico per l'ospedale. Inoltre, il sistema garantisce
un miglioramento della qualità e dell'accuratezza della diagnosi e uno
snellimento delle liste di attesa".
Com 'è nata l'idea?
"Dopo un'esperienza di dieci anni nel campo del trasferimento tecnologico
in ambito universitario, ho deciso di lanciare la mia start up. Nel 2009 ho
acquisito diritti di un prototipo sviluppato da un gastroenterologo italiano,
già testato e brevettato. Dopo uno studio di fattibilità, mi sono messo
all'opera per ottenere la marcatura CE e la certificazione di qualità Iso.
Dopodiché, grazie all'intervento del business angel Michele Guala,
industriale di Alessandria, abbiamo avviato la sperimentazione con l'istituto
clinico Humanitas di Rozzano e il Policlinico Gemelli a Roma, a cui sono
seguite partecipazioni a congressi internazionali. La forza del dispositivo è
attestata soprattutto dalle pubblicazioni scientifiche e dalle testimonianze
dei medici".
Q uali sono i prossim i obiettiv i?
"Abbiamo avviato la commercializzazione. Dopo una prima fase rivolta
all'Italia, abbiamo iniziato a proporre il dispositivo all'estero, in Gran
Bretagna, Spagna, Portogallo, Arabia e Israele. Stiamo lavorando anche per
entrare sul mercato indiano e, in generale, ovunque è valida la marcatura
CE, per esempio in Sudamerica e Nordafrica, per poi passare a mercati più
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“complicati” come America, Giappone e Cina, sono necessarie altre
certificazioni. Inoltre, vogliamo avviare ulteriori partnership con attori del
settore biomedico e sviluppare nuove applicazioni".
Com 'è organizzata la distribuzione?
"Cerchiamo di creare una rete di vendita basata su distributori di rilievo che
lavorano in esclusiva e che vengono formati dal nostro team per poter
comprendere al meglio le potenzialità della macchina. I distributori, poi,
propongono il dispositivo ai medici che posso scegliere diverse tipologie di
contratto. La parte difficile in Italia è convincere l'azienda ospedaliera a
investire su nuove tecnologie, in un momento di forte spending review del
settore sanitario e di lentezza burocratica, in cui per ottenere un'analisi dei
costi possono trascorrere diversi mesi. All'estero, invece, le decisioni e le
modalità di pagamento avvengono in maniera più rapida".
A quanto am m ontano gli inv estim enti?
"Finora abbiamo utilizzato un milione e mezzo di euro, ma stiamo
pensando di fare un salto di qualità ricorrendo a fondi di investimento".
Q uali sono i problem i che uno startupper riscontra oggi in I talia?
"Ciò che manca nel nostro Paese è un supporto istituzionale incisivo. Per
sviluppare il nostro progetto abbiamo ricevuto sovvenzioni regionali, ma la
parte più consistente degli investimenti è arrivata da finanziatori privati.
Auspico che l'attenzione posta dal governo Monti sulle nuove imprese
innovative possa trovare seguito, nella direzione di un ampliamento delle
modalità di finanziamento statale e della velocizzazione dei tempi. Una start
up, infatti, per poter decollare necessita di aiuti subito e non dopo due o tre
anni dalla nascita".
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