La Campagna del Nord Africa (1940-1943)

La Campagna del Nord Africa (1940-1943)
Pubblicato su Giovanni Cecini (http://www.giovannicecini.it)
La Campagna del Nord Africa (1940-1943)
La pista della Volpe
Mussolini, cosciente del profondo insuccesso che vedeva l’Italia ormai completamente fuori gioco
in Libia, chiese nel gennaio del 1941 aiuto all’alleato Hitler, che inviò dal mese successivo un’ingente
armata di soldati ben addestrati e ben equipaggiati: il Deutsche Afrika Korps. Esso aveva mezzi a
sufficienza e idonei al combattimento nel deserto; i suoi uomini inoltre non conoscevano la sconfitta,
come non la conosceva il loro nuovo comandante, il tenente generale
Erwin Rommel, grande protagonista della Grande Guerra e
della campagna di Francia. Questi aveva 49 anni, non aveva nessuna esperienza di combattimenti in
Africa, ma aveva già in mente un piano e grandi manovre da attuare. Per le operazioni parlava
direttamente con Roma, scavalcando Gariboldi, che in teoria era il comandante supremo in Libia. Per
il generale tedesco il fattore principale era la rapidità e la sorpresa, elementi necessari per
raggiungere e occupare Suez e il Medio Oriente. Senza ordini precisi, l’avanzata ebbe inizio. Vennero
liberate in pochi giorni El Agheila e Bengasi; senza rendersene conto si trovò catturato anche
O’Connor, insieme al suo Stato maggiore. Le truppe britanniche iniziarono caoticamente la ritirata,
lasciando comunque un buon presidio a Tobruch. Esse già risultarono affascinate e atterrite dal mito
che si stava costruendo intorno al loro nuovo avversario: la «Volpe del deserto».
Intanto la Germania stava attaccando l’Unione Sovietica e tatticamente i due fronti si trovavano
associati per la realizzazione dell’avanzata a «doppia tenaglia» verso Est. La veloce spinta in avanti
portò Rommel ad accelerare ancor più il suo cammino; al contrario Gariboldi avrebbe preferito
fermarsi per orientarsi sui prossimi obiettivi. Il rapporto di forza era a svantaggio dell’italiano e non
venne ascoltato. I tedeschi proseguirono quindi senza sosta e i soldati italiani con marce forzate
tentarono di tenete il ritmo dell’avanzata. Il grosso delle truppe era a piedi, i pochi mezzi a
disposizione erano quelli civili prestati dai coloni.
Intanto in Africa orientale l’esercito italiano fu sconfitto e si arrese con dignità e onore dopo
insostenibili scontri. All’Amba Alagi Amedeo d’Aosta, viceré d’Etiopia, dopo un’ultima disperata
difesa si consegnò ai britannici, dove ricevette l’onore delle armi dai reparti inglesi vincitori. Morirà
nel marzo del 1942 in prigionia a Nairobi in Kenia, sepolto con solenni esequie militari. Nel
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frattempo nel Mediterraneo la situazione iniziava a migliorare. Fino all’arrivo dei tedeschi, Malta la
faceva da padrona: la sua base navale e aerea bloccava tutti i convogli che univano i porti libici
all’Italia. Dalla primavera del 1941 le truppe della Luftwaffe, dislocate in Sicilia al comando del
maresciallo Albert Kesselring, unite ai forti bombardamenti italiani, obbligarono Londra a trasferire
altrove il grosso delle truppe maltesi, tanto che si temette l’occupazione dell’isola, che in mano
inglese si presentava come una spina nel fianco dei progetti di Rommel. Questo stato di cose era a
tutto vantaggio dei collegamenti italiani con la Libia. I rifornimenti per mare passavano ora
regolarmente, migliorando ulteriormente la condizione dell’Asse in Africa.
Le manovre di stazionamento
La «Volpe del deserto» continuava la veloce avanzata, liberò la Cirenaica e raggiunse Sollum,
superando poi il confine con l’Egitto, benché non avesse ricevuto ordini in proposito. La sua
esperienza, maturata nelle pianure francesi, nei boschi rumeni e sulle Alpi italiane durante la Grande
Guerra e in lunghi anni di studio successivi, aveva dimostrato come l’azione bellica ha bisogno di due
fattori per garantire risultati veloci e duraturi: la rapidità e la sorpresa. Il titolo del suo capolavoro
letterario, che lo rese famoso in patria e all’estero a metà degli anni Trenta, non poteva essere più
eloquente: Fanteria all’attacco. L’abilità tattica del generale era composta sia da astuta intelligenza
nel preparare le offensive, sia dalla sua onnipresenza sul campo. Egli non desiderava ricevere
bollettini dal fronte, era lui a scriverli per Berlino direttamente dai campi di battaglia. La sua
«cicogna» volava costantemente sui Panzer all’attacco, rendendo subito chiara la situazione
all’interno degli stessi scontri. Questa agilità di manovra rendeva Rommel capace di eventuali
ritocchi fulminei d’improvvisazione sul campo, consacrando la sua tattica come opposta alla classica
strategia da tavolino. Benché l’avanzata risultasse sbaragliante, la città fortificata di Tobruch
rimaneva inespugnabile, anche se accerchiata e bombardata di continuo, dando inizio alla leggenda
dei cosiddetti «Topi del deserto» britannici.
Nel frattempo Mussolini richiamò Gariboldi, che venne sostituito dal generale Ettore Bastico, a cui
piacevano meno del precedente le precipitose corse del collega tedesco. Cambio della guardia anche
ad Alessandria, Churchill richiamò Wavell e inviò al suo posto Claude Auchinleck. In giugno l’8a
Armata con il nuovo comandante iniziò un contrattacco insistente; con grandi manovre in Marmarica
l’Asse perse di nuovo Bengasi e la Cirenaica, ma gli invasori vennero fermati in tempo, acquietando
per mesi i due eserciti. Su Malta continuavano intanto i bombardamenti, ma il dominio britannico del
mare era costante grazie alle potenti postazioni di Gibilterra e Alessandria alle due uniche
imboccature del Mediterraneo. Proprio il porto egiziano comunque fu il teatro di una micidiale azione
di astuzia della Regia Marina. Il 20 dicembre due «maiali», mezzi d’assalto subacquei italiani,
entrarono nel porto e fecero saltare una grossa petroliera e due corazzate la Valiant e la Queen
Elisabeth, ammiraglie della Royal Navy. Tale situazione portava la flotta italiana in superiorità
numerica sui mari, ma la situazione era ancora critica. L’Italia aveva belle navi ma il radar non vi era
istallato e le comunicazioni erano precarie; l’aviazione aveva solo il morse per collegarsi con la terra
ferma; di conseguenza le battaglie sul mare erano combattute ancora in profondo svantaggio
tecnico. Non mancarono le azioni eroiche e le dimostrazioni di valore, ma la superiorità tecnica e
numerica dei britannici risultava sempre preponderante.
La grande avanzata verso Suez
Intanto il grosso della flotta aerea tedesca venne di nuovo riportata nel Mediterraneo, visto che sul
fronte russo era iniziata la cattiva stagione. Gli attacchi su Malta si susseguivano senza tregua.
Mussolini, cosciente dell’importanza dell’isola, propose a Hitler un piano per la sua conquista, ma la
risposta fu negativa. Benché il piano fosse stato bocciato, le navi italiane non trovavano più problemi
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nella navigazione; di conseguenza l’armata di Rommel risultava sempre ben equipaggiata per la
nuova avanzata, la cui portata sembrava sufficiente a occupare Suez e isolare la Gran Bretagna dal
suo impero. La «Volpe del deserto» non riscontrò difficoltà nel proseguire, anche se si ritrovava a
comandare più italiani (privi di mezzi meccanizzati) che tedeschi. Egli supervisionava sempre le
azioni di persona, pronto in ogni circostanza a improvvisare. Senza il consenso di Mussolini riprese
Bengasi, catturando anche le scorte inglesi, utilissime per proseguire. In giugno venne conquistata la
grossa postazione francese di Bir Hakeim. Anche Tobruch continuava a essere il bersaglio di
martellanti attacchi. Il 20 giugno anche il porto della città venne preso, cogliendo i britannici di
sorpresa e facendo prigionieri sei alti generali con i loro interi reparti. Anche qui si ottenne un
enorme bottino di rifornimenti, di cibo e di combustibile, indispensabile per l’avanzata nel deserto.
[1]Rommel e Mussolini: Rommel a colloquio con Mussolini (gennaio 1944)
Concluso l’assedio di Tobruch, il generale tedesco aveva tutte le carte in regola per procedere
ancora più spedito verso il miraggio della vittoria: Suez. Al contrario i nemici erano nel dubbio se
contrattaccare subito l’Asse o ritirarsi e bloccare più indietro gli italo-tedeschi, sperando di trovarli
più stanchi e logorati dalla lunga corsa. L’indecisione favorì la «Volpe del deserto» che avanzava,
favorita dalla passività inglese. In luglio Rommel raggiunse El Alamein, privo però di ulteriore
carburante e lontano dai propri porti di rifornimento. Al contrario Auchinleck era vicino alle proprie
basi. Alessandria distava solo 60 chilometri dal fronte e sembrava ormai a portata di mano per i
tedeschi.
URL originale: http://www.giovannicecini.it/volpe-del-deserto
Collegamenti:
[1] http://www.giovannicecini.it/rommel-mussolini
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