IMPARIAMO A DIRE SÌ ALLA VITA Forse sarà capitato anche a voi di aver incontrato sulla vostra strada un “bastian contrario”. Nell’italiano colloquiale viene chiamato così chi assume per partito preso un atteggiamento o un opinione contraria alla maggioranza. Jim Carrey nel film Yes Man, tratto dal romanzo (ispirato ad un’esperienza vissuta ) dell’inglese Danny Wallace, è un tipico uomo che trova soddisfazione nel pronunciare sempre la parola “no”. Inizialmente sembra quasi un pessimista di professione per poi scoprirsi invece un giovane uomo depresso: bivacca sul suo divano di casa, rifiuta le telefonate che arrivano sul suo portatile, cambia voce per non farsi riconoscere, è sempre preso e indisponibile verso gli amici mentre in realtà non ha nulla da fare, finge di ascoltare ma è sempre disattento. Insomma vive la vita rinchiuso nel suo piccolo mondo isolato. La storia del film è semplice e riconducibile a molti di noi. Carl Allen (Jim Carrey) lavora in una filiale finanziaria, i suoi clienti sono persone bisognose di un prestito, ma Carl qualunque sia la loro posizione finanziaria, risponde sempre la stessa cosa: “no”. Come succede il più delle volte questo suo atteggiamento è la conseguenza di una sofferenza, la moglie lo ha infatti lasciato. Da allora ha in un certo senso deciso di dire “no” alla vita. Sarà l’incontro con un vecchio amico a fargli cambiare idea. Verrà infatti trascinato in un seminario di positività dove il motto è “yes is the new no”. Lì incontrerà un “guru”, Terence Stamp, che gli imporrà di dire sempre“si” ogniqualvolta ne avrà la possibilità di farlo. Da quel momento Carl si ritroverà a vivere una miriade di esperienze rocambolesche, divertenti, diverse e impensabili per lui, almeno fino a poco tempo prima: impara il coreano, aiuta un senzatetto, salva un uomo da un tentato suicidio, ma soprattutto a ritrova l’amore. La commedia è divertente e senza pretese, grazie alla sua semplicità e leggerezza riesce a toccare anche temi impegnativi. Decidere di cambiare il film della propria vita è una scelta radicale. Il passaggio da spettatore a protagonista è sconvolgente. In realtà vuol dire tornare a sperare, pianificare, avere voglia di fare, in una parola: sentirsi vivi. Alcune persone grazie a cambiamenti di atteggiamento e filosofia di vita sono riuscite a curare malattie insidiose come il cancro. Un esempio emblematico è quello di Louise Hay, divenuta poi autrice di best seller internazionali e organizzatrice di Seminari internazionali sul <pensare positivo>. Certamente in un periodo di crisi ed incertezze come quello che stiamo passando nella nostra società, a volte è più facile dire “no” piuttosto che “si” alle possibilità che la vita ci mette davanti. Il lavoro spesso non da le soddisfazioni sperate, crescono sempre più le difficoltà nell’affrontare il crescente costo della vita e le notizie che arrivano dai telegiornali fanno apparire la vita come una cambiale, che non accetta ritardi. Le difficoltà ci portano così a dimenticare il bello della vita. Per questo un film come Yes Man diventa una boccata d’aria fresca, perchè ci ricorda che la vita è qualcosa che vale la pena di essere vissuta. Certo, dire sempre “si” non è giustificabile ed è da irresponsabili, nel film Jim Carrey lo imparerà a sue spese, ma se c’è una cosa che insegna Yes Man, è che l’essere chiusi è di per sé una sconfitta. Potranno certamente esserci meno rischi, si potrà evitare di sbagliare e soffrire, ma si precluderanno a priori altre possibili esperienze. In fondo la vita è un dono che va vissuto pienamente per poter dire alla fine dei nostri giorni, grazie Signore, ne è valsa la pena. Alessandra Borghese