dibattito a linkontro nielsen sulle tre regole della nuova economia

DIBATTITO A LINKONTRO NIELSEN SULLE TRE REGOLE DELLA
NUOVA ECONOMIA: AMBIENTE, RESPONSABILITA’ SOCIALE E LOTTA
ALLA SPECULAZIONE FINANZIARIA SPREGIUDICATA
Santa Margherita di Pula, 18 maggio 2012 - Qual è futuro che ci aspetta? Sarà un futuro
dove benessere e sostenibilità saranno i nuovi capisaldi dell’economia, dove la creazione di
nuovi valori ci aiuterà a reggere le asperità più dure, fino ad arrivare a “tenere accese le
stelle”, perché non si è mai smesso di sperare, anche nei momenti più bui.
Questi, in sintesi, i temi dibattuti ieri mattina, seconda giornata de Linkontro, la tre giorni di
convegni sull’economia organizzata da Nielsen in Sardegna, all’interno della lunga sessione
intitolata “Scenari italiani”. Coordinata dalla giornalista Benedetta Corbi caporedattore
TGCOM 24, la mattinata ha visto come protagonisti Gregorio De Felice, di Banca Intesa
Sanpaolo, Leonardo Becchetti dell’Università Tor Vergata, Rafaella Mazzoli e Riccardo
Rossini di Egon Zehnder e, per terminare, il Direttore de La Stampa, Mario Calabresi a cui la
platea degli oltre 400 top manager ha tributato la prima standing ovation nella storia de
Linkontro.
Ad aprire la mattinata è stato Gregorio De Felice, Head of Research and Chief Economist di
Intesa San Paolo, che nel suo intervento ha identificato luci e ombre del nostro sistema
economico e le potenzialità che le imprese possono cogliere nel prossimo futuro. “Non sono
pessimista sul futuro dell’Italia e sulla sua capacità di farcela, ma ci sono dei must da cui non
possiamo più prescindere”. E ha proseguito: “Diversamente da quella del 2009 la crisi
attuale non è globale, ma riguarda l’Europa, visto che il Pil di Stati Uniti e Giappone sta
crescendo (rispettivamente del 2,3% e del 2,2%), gli ulteriori sforzi su cui gli imprenditori
devono concentrarsi riguardano la necessità di dedicare maggiori investimenti alla
formazione del capitale umano presente in azienda e all’innovazione”. Quali azioni
intraprendere, dunque? “Le imprese italiane - ha sottolineato De Felice - sul piano
individuale continuano a proporre nuovi prodotti a fronte, però, di bassi investimenti in R&S e
di uno scarso numero di brevetti rispetto agli altri Paesi. Allo stesso tempo, va rafforzata sia
la dimensione media delle aziende sia la loro struttura patrimoniale, incentivando gli aumenti
di capitale”.
Il testimone è quindi passato a Leonardo Becchetti, ordinario di economia politica
all’Università di Roma Tor Vergata e membro del comitato etico di Banca Etica, che ha
auspicato che l’economia mondiale torni a una visione meno egoistica, autoreferenziale e
distruttiva verso l’ambiente e la felicità del genere umano: “Siamo di fronte a quattro crisi
correlate - ha affermato Becchetti -: una economica, una ambientale, una finanziaria e una
“di senso o di felicità”, che riguardano in misura più o meno evidente tutto il pianeta, alle
quali gli esperti non riescono a dare risposte complessive, ma singole misure inefficaci ad
aggredire la complessità”. Becchetti ha puntato quindi il dito contro una visione “Pil-centrica”
dell’economia che comprime la vita degli uomini in una continua rincorsa all’incremento del
reddito dove i rapporti sociali sono misurati unicamente con il metro dell’homo economicus
che punta alla sua unica soddisfazione materiale. “Non basta alzare il Pil – conclude - per
assicurare la felicità agli uomini. Occorre aggiornare l’economia con un nuovo patto tra
produzione e consumo in virtù di un autointeresse lungimirante che metta ambiente,
responsabilità sociale e lotta alla speculazione finanziaria spregiudicata ai primi posti. Senza
pensare solo a una produzione di profitti che corrode l’ambiente, distrugge le relazioni sociali
e deprime la felicità degli uomini, costretti a lavorare sempre più per avere sempre meno
reddito e, di conseguenza, a indebitarsi sempre più. Un dato è illuminante: negli Usa l’1%
della popolazione detiene il 24% della ricchezza complessiva, oggi come nel 1929”.
A chiudere la sessione dei tecnici è stata quindi la tavola rotonda della mattinata di ieri che
ha messo a confronto in maniera fruttuosa e con esiti di inaspettato ottimismo, le esperienze
di un manager, Gianmario Tondato Da Ruos di Autogrill, e di una persona molto speciale per
carriera ed esperienze di vita, Marina Catena, membro del Programma Alimentare Mondiale
delle Nazioni Unite e tenente E.I. (riserva selezionata). A coordinare, sono stati i i consulenti
Egon Zehnder Rafaella Mazzoli e Riccardo Rossini. Tema: la resilienza, dal latino
“rimbalzare”, ovvero resistere agli urti senza spezzarsi. Proprio ciò che serve nei momenti di
crisi e nei contesti più vari: dalle avversità economiche vissute a livello aziendale, ai conflitti
asimmetrici, dalle fosse comuni alla rinascita di un Paese a seguito di una guerra. Dalla
leadership diffusa, che responsabilizza, alla “scienza esatta” della gerarchia, nell’esercito.
Eppure i punti di contatto tra le due esperienze sono molti, a cominciare dalla definizione e
coerente comunicazione di una serie di valori, che definiscono l’azienda o una nazione. I
valori concretizzano la resilienza quando ci si trova in situazioni inaspettate di fronte alle
quali non si sa come reagire: “Davanti a una fossa comune in Kossovo per reagire ho
dovuto fare un reset, fare appello a valori come la famiglia, gli affetti”. Marina Catena mette
al primo posto l’ascolto, l’umiltà di rispettare i valori dell’altro e ha imparato a non imporre il
proprio modo di vedere. È stato così anche per Autogrill quando si è trattato di acquisire
aziende all’estero senza colonizzarle. Poi sia Marina Catena che Tondato Da Ruos mettono
l’accento sulla capacità di lavorare molto, sull’“attaccamento al pezzo”, in gergo militare, le
esperienze all’estero, la flessibilità linguistica e la voglia di imparare. Per Tondato Da Ruos
ascoltare è sinonimo di prepararsi, che in un contesto di cambiamenti repentini è più
importante che semplicemente “capire”, azione che non si proietta nel futuro. La sintesi più
efficace della resilienza come bilanciamento tra due estremi la offre Marina Catena, citando
uno dei padri fondatori della Comunità Europea, Jean Monet: “Niente cambia senza gli
uomini, niente dura senza le istituzioni”. Saper cambiare, saper innovare è cruciale per
resistere alle avversità, ma bisogna contenere il cambiamento perché sia anche durevole e
diventi valore.
Una standing ovation Linkontro non l’aveva ancora tributata. L’ha fatto ieri al termine
dell’intervento di Mario Calabresi, direttore de La Stampa. Il giornalista ha affermato che non
può esserci una percezione del futuro se continuiamo a vivere nella convinzione che “un
momento come questo non si era mai visto; il nostro problema è che ci siamo messi a
sognare con il freno a mano tirato”. E’ vero quanto ci raccontiamo? Gli esempi portati da
Calabresi, a testimoniare l’esatto contrario, sono stati numerosi e documentati. “E allora vale
la pena tornare a ragionare su questo malessere diffuso. Possibile che sia generato dal
semplice declino che stiamo vivendo?” No: è la mancanza del senso del futuro che sta
diventando non più tollerabile. Una situazione venutasi a creare per dinamiche di
informazione e comunicazione più che di economia e finanza. Non esiste il futuro rubato, il
futuro è ancora da scrivere. “Il presente perenne è per sua natura drammatico. Il
meccanismo prevede che la notizia vada spalmata in tutte le case, senza alcuna
contestualizzazione.” Come uscirne? Calabresi ritiene che il recupero del senso del tempo
sia “di chi abbia fame di fare”: fame per esempio di giocare la partita – che si può anche
perdere – ma non in maniera insensata, ritenendo che ce l’abbiano rubata prima ancora di
giocarla.” E per chiudere: “Senza memoria è impossibile immaginare il futuro. Avere il senso
del futuro è l’unico motore dell’umanità”.
Nielsen:
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