L’OPINIONE
QUANDO IN CALABRIA
C’ERANO LE FARFALLE
di
Antonio Grano
Nel solito, assordante silenzio degli organi di informazione di massa, nel
2010 a Cetraro (Calabria Saudita) si svolse una manifestazione di cittadini
che si ribellarono dopo aver scoperto che a poche miglia dalle loro spiagge
era stata fatta affondare una nave russa, carica di scorie radioattive, che i
porti del Nord avevano molto opportunamente evitato come la peste. Tutti
presi dalle sempiterne vicende politiche sui soliti governi di larghe o meno
larghe intese, gli organi di disinformazione di massa sversarono nella
vecchia discarica della memoria le sacrosante preoccupazioni di quella
gente. Nessuna attenzione a quei miserabili calabresi che osarono invocare
la restituzione dei tesori che l’avida e famelica Padania gli aveva rubato: il
cielo, il mare, le stelle, l’aria. I “padani” non sanno dov’è Cetraro. Non
sanno che quei siti giacciono nella bolgia degli inquinati. Quella che è stata
depositata nei loro mari e nelle loro terre è la monnezza radioattiva
prodotta dalle loro dannate fabbriche di morte e dalla loro micidiale
ideologia capitalistica. Il capitalismo padano ha distrutto un lembo di
paradiso. La Calabria era il paradiso terrestre. Fino a poche decine di anni
fa l’acqua del mare era pura; la si poteva bere. C’erano le nostre
meravigliose foreste, i nostri laghetti, i nostri ruscelli; c’erano le lucciole, i
grilli, le cicale, le farfalle, le lucertole. Il pesce della nostra Calabria lo si
poteva mangiare crudo. Fino a poche decine di anni fa noi calabresi non
conoscevamo la parola ‘ndrangheta, per il semplice motivo che non esisteva
se non nella letteratura di alcuni studiosi di antropologia.. Non esisteva
come formazione malavitosa così come la conosciamo oggi. Il termine
‘ndrangheta apparve formalmente per la prima volta in un articolo di
Corrado Alvaro sul Corriere della Sera del 1955, guarda caso, quando il
capitalismo iniziava a mettere le “mani sulle città”.
I calabresi erano gente buona, onesta, solidale, e per chi ci crede, timorata
di Dio. I vecchi contadini calabresi erano grandi amici della terra.
L’amavano, la trattavano come una loro creatura. La rispettavano! Questi
erano i calabresi e la Calabria prima che fossero contagiati e infettati
dall’ideologia dello “sviluppo” del “consumo” e della “crescita” capitalistica.
Oggi la Calabria (per non parlare della Campania) è diventata la discarica a
cielo aperto del Nord “progredito” e “civilizzato”. I predatori piemontesi
nell ’860 invasero, saccheggiarono e depredarono il Mezzogiorno
facendone una loro colonia; i loro nipotini hanno distrutto e devastato quel
poco ch’era rimasto da distruggere e devastare. Ci sono le armi chimiche
provenienti dalla Siria? No problem: con le rassicuranti garanzie dei
ministri Lupi famelici eccovi, sudditi calabresi alcune migliaia di tonnellate
di armi chimiche da smaltire nel vostro porto di Gioia Tauro. Preavviso?
Trattativa con le Amministrazioni locali? Manco a Parlarne. Decidiamo noi
per voi. Come sempre.
Invece di mandarci le balle di armi chimiche, non potevate affidarci lo
smantellamento
della
Costa
Concordia?
Siamo
bravissimi,
siamo
attrezzarti, lo avete riconosciuto anche voi.
No! Quella, casa nostra è e l’affideremo ad un porto civilizzato del Nord
Italia.
Assabenedica Vossia!