Lo studio della storia per Polibio è la

Capitolo I Annalistica e storiografia in età repubblicana
Le origini e la documentazione sull’età regia e la repubblica arcaica
Le riflessioni degli antichi
Cicerone disse a Lelio: “oscura è la storia romana”. L’esigenza di narrazioni
storiografiche è tipica dell’età augustea con i grandi autori Livio e Dionigi di
Alicarnasso. I due hanno un metodo anche di ricostruzione differente. La carenza di
documentazione scritta (considerata da Livio custodia fedele della memoria), la
scarsità di documenti riguardo il primo sacco gallico e le possibili falsificazioni
rendevano l’attività di raccolta dati molto oscura.
Livio considerava le vicende dalla fondazione fino al sacco dei galli come oscure e
troppo antiche, quasi simbolo di una “miopia storica”. La scrittura è la sola “custode
fedele della memoria”, molti documenti sparirono con l’incendio della città. Livio
constata la difficoltà di determinare delle datazioni esatte, dati gli eventi molto
convulsi.
Plutarco asserisce la pluralità di interpretazioni sul Re Numa e a queste aggiunge la
scarsità di fonti derivanti dall’incendio Gallico. Inoltre Plutarco afferma una certa
“contaminazione” delle gentes postere che hanno modificato le documentazione
per avere dal punto di vista anagrafico una discendenza nobile.
Lo stesso Livio constatava la possibilità di alterazione della memoria degli
avvenimenti a causa delle conquiste e degli elogi e delle false iscrizioni.
La tabula dealbata del pontefice e gli Annales Maximi
Il collegio sacerdotale dei pontefici era il custode dell’ortodossia religiosa della città.
Nei libri sacri pontificali erano registrati i diversi rituali e al pontefice massimo
venivano affidati materie di diritto pubblico, il controllo del calendario e la
registrazione delle vicende più importanti. Ha un carattere annalistico, cioè di
elencazione. La compilazione finale avvenne grazie al pontefice “graccano” Publio
Mucio Scevola nel 130 a.C. a cui erano aggiunti anche dei “commentarii”. Altri
sostengono che tale compilazione avvenne in età augustea. La scarsità dei contenuti
delle tabule (essendo molto essenziali) ci è indicata da Polibio (utilizzò una sola
tavola presente nel collegio dei pontefici, poiché era l’unica presente). La
storiografia romana si distingue per la sua ossatura essenziale; Ausgusto farà
redigere le liste dei magistrati eponimi da cui si trarranno i Fasti consolari.
Servio ci fornisce l’operazione di redigere gli annales. Erano dei commentari
successivi dei Pontefici massimi raccolti in 80 libri in base alle registrazioni dei
Pontefici precdenti.
Cicerone afferma che lo stile essenziale degli annales senza alcun ornamento
retorico influenzò la successiva produzione storiografica. Catone, invece, sminuiva il
lavoro dei pontefici massimi.
Documenti ed archivi
Altri documenti furono indagati dalla storiografia successiva: trattati e leggi sacre
incise su bronzo, “scritture esposte” su supporti monumentali, elogia. Altra
documentazione era la scrittura non divulgata: documenti di magistrati, collegi
sacerdotali conservati nel tempio di Giunone Moneta. Altra documentazione erano
le laudationes funebres e la documentazione degli antenati conservate nelle case.
Dionigi di Alicarnasso ad esempio ci fornisce un esempio di documentazione diversa
dagli Annales: il trattato fra i Gabini e i Romani redatto da Tarquinio su scudo ligneo
avvolto dalla pelle del bue conservato nel tempio di Zeus Pistios o Sancus.
Cicerone riporta l’accoro Sprio Cassio e Latini sulle colonne di bronzo davanti ai
Rostri (tribune del Foro, dove si tenevano le orazioni).
Polibio indagò sulle tavole di bronzo nell’erario degli edili, invece, Dionigi di
Alicarnasso cita le registrazioni dei censori.
Livio riporta l’esistenza del tratto con Ardea, scritta sui libri lintei conservati nel
tempio di Giunone Moneta.
Polibio ci riporta le laudatione funebri, importanti poiché modificarono la
“percezione” storica degli avvenimenti, elogiando anche chi non dovesse essere
portato sul carro degli avvenimenti storici. Secondo Polibio fu un evento
affascinante e vetusto e rispettabile. Le Laudationes funebri avevano uno scopo di
immortalare la fama di chi era morto.
Tradizioni orali, fabulae, tabulae pictae
L’ampia tradizione di oralità aveva uno scrupolo religioso. L’oralità riguardava anche
la mnemonica dei testi delle leggi (XII Tavole considerate “sorgente di tutto il diritto
privato”). Venivano celebrati anche uomini valorosi durante i banchetti per motivare
i giovani a future imprese. Importanti erano anche le tabulae pictae cioè quadri
esposti richiamanti ad episodi importanti di Roma.
La scoperta di Roma nella storiografia greca
Lo storie greche già si erano interessate agli sviluppi di Roma. Roma era nota al
mondo greco continentale, importante soprattutto per gli storici greci dell’Italia
meridionale e della Sicilia. La scoperta di Roma fu opera di Timeo di Tauronmenio,
storico siciliota fra IV e III secolo, scoprendo il ruolo egemone di Roma nel
Mediterraneo Occidentale. Suggestivo è il ricordo del sincronismo fra le due date di
fondazione di Roma e di Cartagine come ripensamento della storia della Sicilia dopo
la battaglia con Cartagine (grande fortuna ebbe il tentativo di dare un origine al
nome della penisola italica). Polibio inizierà le Storie dal momento in cui Timeo si
interruppe, inoltre, Polibio aveva un’atteggiamento di forte critica verso Timeo.
Plutarco riporta la notizia che Aristotele sapesse della presa di Roma da parte dei
Galli.
Dionigi di Alicarnasso riporta i vari storici greci occupatisi di Roma: Ieronimo di
Cardia, Timeo di Tauromenio, Polibio. Timeo portò la cronologia della fondazione di
Roma al tempo di quella di Cartagine nel 814 a.C.
Dalla nascita della storiografia alla fine dell’età repubblicana
Il forte mutamento culturale dopo la 2° guerra punica causarono una laicizzazione
del diritto, la diffusione dell’Odissea latine, le opere di Nevio e di Ennio fino alla
redazione delle prime opere storiche. Il più antico annalista è il senatore Fabio
Pittore, scrive in greco contro la storiografia filo punica. Fabio Pittore espresse
giudizi su moventi passionali e segreti delle azioni. Altri magistrati o senatori
scrissero storiografia. Innovatore fu Catone il Censore, homo novus per eccellenza,
ampliando lo stile annalistico, rivolto ora a tutte le genti italiche. I nomi degli
individui scompaiono per Catone ed esaltava l’historiae bonum (utilità pragmatica
per la res publica); avrà degli echi anche su Sallustio. Catone si dedicava alle origini
della città, riflettendo sulla costituzione dello stato romano. La storia, attività
redatta dai magistrati, ha un significato di educazione e formazione della classe
dirigente, solidale con la vita della città. Non è solo utilità politica ma è finalizzata
al bene della e per la res-publica.
Scipione stesso nel De Repubblica afferma che le sue vittorie erano frutto della
costituzione Romana, ingegno di molti, e alle Origines catoniane della Repubblica.
Le Historiae di Polibio
Polibio indagò le cause dell’imperialismo romano. Polibio è un punto di snodo e
transizione fra storiografia greca e romana. La storia è conseguimento dell’utile
politico e militare. La storia è maestra del comportamento politico. Chi scrive la
storia sono uomini di azione e di pratica dei pubblici affari. L’exemplum è il tratto
caratteristico per educare anche le nuove generazioni. L’imperialismo romano rende
possibile una realizzazione universale della storia. La superiorità dei Romani era da
ascrivere all’equilibrio delle cariche pubbliche e alla sua costituzione. Ma non rifiuta
l’idea di una decadenza, colpente tutte le cose.
La dominazione romana si occupò di una dominazione diversa ad esempio rispetto
ai Macedoni, dedicandosi alle conquiste occidentali e non orientali.
Lo studio della storia per Polibio è la “migliore palestra e preparazione all’’attività
politica”. Il ricordo delle vicende storiche comporta un’ammaestramento di tutti i
corsi e i ricorsi storici. La storia è utile nel ricercare la causa del successo e
dell’insuccesso politico. La storia deve attenersi al reale e non divenire pura
favola.
Polibio considera perfetta la costituzione romana dato che l’aiuto reciproco delle
istituzioni e dei cittadini si corrispondono; dove i singoli organi costituzionali sono
legati l’uno all’altro. Polibio però costata l’incombere della distruzione e del
mutamento. I cittadini dopo le conquiste diventano avidi e ricercano una vita più
suntuosa. La decadenza sarà data dall’eccessivo splendore e sperpero, fino a
giungere all’oclocrazia intendendo una forma degenerata della democrazia.
L’annalistica dopo Catone
Lucio Cassio Emina riflette su motivi razionalistici. Lucio Calpurnio Pisione Frugi e
Gneo Gellio tentano di spiegare in termini economici alcuni culti. Lucio Calpurnio
Pisone è il più interessante fra i 3, esponendo i contrasti fra la classe dirigente
dovuta alla proposta graccana. Appare il tema della decadenza delle strutture
politiche, sociale ed etiche. Fattori della decadenza sono il lusso asiatico e il senso
dell’onore distorto. Sempronio Tuditanoinvece si interessa al diritto e alle antichità
religiose. Celio Antipatro rompe con la tradizione annalistica raccontando sogni,
prodigi e gusto per il sensazionale nelle scene della guerra punica. Asellione scrive
eventi di cui fa parte, rompe con gli Annlaes e dà importanza alla scrittura storica
(riflettendo sul metodo della scrittura storica), dando importanza alla finalità della
storia come ricerca di cause degli avvenimenti e di educazione della nobilitas.
La storiografia nel I secolo a.C.
Nel I secolo a.C. la descrizione storica è demandata a uomini polici (Rutilio, Catulo,
Silla). L’aristocratico Sisenna imita lo storico greco Clitarco, assumendo
atteggiamenti filosillani nella descrizione della dittatura di Silla. Il filosofo stoico
Posidonio di Apamea dava un giudizio positivo all’imperialismo romano; era filo
senatorio contro le proteste dei graccani. Licinio Macro ha forte sensibilità politica
popolare e si interessò alle popolazioni italiche. Quinto Elio Tuberone invece aveva
intonazioni tucididee. Altro storico fondamentale fu lo stesso Cesare (de Bello
Gallico e il de Bello civile), anche se è di tipo memorialistico ha un forte accento
storico. Ormai l’attività storiografica non combacia più con l’attività politico,
Sallustio decide di separarle. Il suo proemio al Bellum Jugurhinum ritiene la storia
come la sorgente di emulazioni di virtù degli avi e quindi spinta alla gloria. Sallustio
ritiene causa della decandenza a Roma la distruzione di Cartagine. Altro esempio
esimio della storiografia a Roma a Marco Terenzio Varrone. Varrone è il primo ad
utilizzare la felice espressione di “storia maestra della vita o vita della memoria”,
influenzante tantissimo la stessa concezioni Cicerone. Cicerone non ha una
produzione storiografica sistematica ma dalle sue considerazioni sulle istituzioni,
sulle vicende del suo consolato e nei suoi scritti filosofici è ampiamente visibile al
sua interpretazione. Cicerone rappresenta la piena maturità della storiografia
rivendicando per essa la dignità di una scienza autonoma.
Sallustio considera di grande utilità il tramandare il ricordo delle imprese passate,
riportando l’esempio di Scipione infiammatosi alla sola vista degli antenati.
Sallustio sottolinea il disgusto per coloro che occupano le cause indebitamente.
Sallustio propone una forte aderenza delle espressioni ai fatti. Il programma
storiografico di Sallustio quindi è lontano dall’attività politica, considerando la
congiura di Catilina come pericolosa e delittuosa. Sallustio identifica le cause della
dissolutezza e della superbia in tempi di prosperità imperialistica.
Invece secondo Cicerone la storia è testimonianza dei tempi, luce di verità, vita
della memoria e maestra della vita. Cicerone invita ad avere uno stile esente da
oratoria o meglio degli “aculei del foro” cioè l’argomentazione giudiziaria.
Annalistica ed antiquaria
La tradizione annalistica e quella antiquaria di solito divergono (ad esempio sulla
conquista del Campidoglio dei Galli di Brenno o di Roma assoggettata da Porsenna).
L’annalistica si occupava prevalentemente di fatti politici, istituzionali e militari
trascurando altri dati. Ad esempio lo stato romano divenendo un importante
potenza sul Mediterraneo ha alterato le proprie istituzioni giudiziarie alterando
anche la comprensione degli eventi storici passsati. Quindi la rielaborazione giuridica
ha rivendicato una forma discontinuità, questo era il progetto di Giustiniano.
Varrone propone le varie divisioni in base all’agronomia differenti nei luoghi
dell’impero.
Capitolo II Le istituzioni
La nascita di Roma
Il sito dell’abitato di Roma è molto antico, risale fin dal 1000 a.C., con il
consolidamento di comunità di villaggi attorno all’area. La fondazione della città è
dovuta a due fenomeni:
1. La stratificazione sociale con la distinzione del patriziato rispetto alla plebe
2. Comparsa di monumenti pubblici sia civici sai religiosi dando una
connotazione di identità pubblica e consapevolezza di unione
Dato fondamentale è il ritrovamento della fortificazione del Palatino risalente al 752
a.C., segno di una comunità raccolta sotto un’autorità centrale e identitaria. Il ruolo
di ampliamento delle mura fu svolto dal re Servio Tullio. Le mura consacrate del
Palatino identificano forte senso di appartenenza a un capo, a una tradizione, a una
ritualità religiosa. La “Roma quadrata” indica un aspetto sacrale, un limite sacro
entro cui il potere di vita o di morte dei futuri consoli non valeva più (i consoli erano
considerati degli autokrates al di fuori dalle mura secondo Polibio). Il problema del
pomerium è ancora insoluto.
Secondo Plutrarco era un rito di iniziazione la fondazione della città, solcando i limiti
con un aratro condotto da buoi. Questa delimitazione è detta “pomerium”
Secondo Gellio il pomerio è il perimetro consacrato dagli àuguri, limite al cui interno
era possibile prendere gli auspici.
Livio riporta la fase di espansione di Roma sotto Servio Tullio, furono inclusi
Quirinale, Viminale ed Esquilino. Il pomerio indicava uno spazio atto al prendere gli
auspici: in prossimità del pomerio non dovevano esserci case e al di là dovevano
esserci spazio libero. Pomerio indicherebbe attorno alle mura. Il pomerio veniva
avanzato come limite sacro.
Religione e potere
Il sovrano in quanto capo della comunità nell’atto della fondazione ha assolto al suo
obbligo religioso di consultare gli dei. L’investitura militare o imperium è data dalla
investitura religiosa degli dei. La leggenda indica che Romolo e Remo
appartenevano alla stirpe dei re di Alba Longa (fondata dal figlio di Enea, Ascanio) e
dopo aver restituito il regno al nonno Numitore (sottratto dallo zio usurpatore
Amulio) lasciarono Alba per fondare una città presso il Tevere e l’ansa in cui furono
deposti. Auspicia sono i segni religiosi da interpretare dal volo degli uccelli, ma solo il
capo della comunità può interpretarli grazie all’appoggio degli auguri (sacerdoti
esperti). In età monarchica il re era deputato in questo ruolo, più avanti sarà il
pontefix maximus.
Secondo Livio Romolo prese gli auspici sul Palatino, Remo sull’Aventino. Ne sorse
una rissa fra le due fazioni, eleggenti i due capi (una rivendicava il numero di uccelli
e l’altra la temporalità), da qui l’uccisione di Remo. Romolo fondatore di Roma. Un’
altra versione pone Romolo aver giù tracciato il pomerio e indicare che nessuno lo
valicasse altrimenti sarebbe stato ucciso, Remo incappò in questo evento infausto.
Romolo in seguito avrebbe istituito le Remuria.
Secondo Dionigi di Alicarnasso la fondazione di Roma ha un alto valore religioso,
dato che nessuna carica potesse essere presa senza gli auspici.
Monarchia latino sabina e monarchia etrusca
La monarchia latino-sabina e la monarchia etrusca differiscono per la legittimazione
del potere. La monarchia latino-sabina fu formata da:
 Numa Pompilio 715-672
 Tullio Ostilio 672-640
 Anco Marcio 640-616
Eletti dai comizi curiati e con il consenso del senato e il successivo conferimento
dell’imperium (era già successo a Romolo). Fin quando il re non era eletto i vari
senatori avevano il potere dell’imperium per 5 giorni, eletti all’interno dei membri
patrizi.
La monarchia etrusca fu formata da:
 Tarquinio Prisco 616-578
 Servio Tullio 578-534
 Tarquinio il Superbo 534-510
Il superbo è indicato come il sovrano adfectatio regni.
L’impostazione repubblicana è vicina alla prima impostazione: elezione dei
magistrati dotati di imperium tramite la legge dei comizi curiati (lex curiata de
imperio). Fondamentale è la distinzione fra carica ed imperium.
L’impostazione monarchica etrusca si fondava sull’investitura diretta del popolo
(sentita quasi come una presa illegale da parte dei patrizi) e una presa militare grazie
al gruppo gentilizio e di alleati sfruttando metodologie demagogiche.
Numa proveniva dalla Sabina e rispettò l’elezione dei comizi curiati. Tarquinio Prisco
ottene il regno grazie a una elezione popolare. Stessa cosa fu applicata da Servio
Tullio.
Romolo e l’organizzazione del corpo civico
Romolo per costituire il proprio corpo civico accoglie genti con diritto di ius
commerci, ius migrandi e lottò con i Sabini, rapendo le donne e poi facendo una
pace e accogliendoli in città. Romolo istituì le tre tribù quella dei Ramnes, dei Tities,
dei Luceres.
Ciascuna tribù fu divisa in 30 curie. Secondo Livio Romolo divise la popolazione in 30
curie per poi formare 3 centurie di cavalieri (Ramnes, Tities e Luceres). Si ritiene che
la ripartizione aveva criteri di carattere parentale e gentilizio. Le curie avevano un
significato di ripartizione militare: ogni curia forniva 1000 fanti e 100 cavalieri per un
totale di 3000 fanti e 300 cavalieri.
Le riforme di Servio
Servio Tullio 578-534 stabilì nuovi criteri per l’appartenenza alla cittadinanza
(creazione di un sistema di classi di censo e di tribù territoriali). Il regno di Tullio è
fondamentale per un’organizzazione unitaria; ogni cittadino era censito in base al
patrimonio, capacità militare e residenza. Il regno creava l’unità indissolubile
proprietario-cittadino-soldato (opposta a quella cliente-agricoltore-soldato).
Questa disposizione era atta nello sfruttare a pieno le potenzialità militari e
coinvolgimento politico nei comizi centuriati. La riforma serviana secondo Gellio
divideva in due classi di censo: gli opliti (maggiormente facoltosi) e gli armati alla
leggera; però l’opinione di Gellio si fonda già su la testimonianza di Catone
posteriore ai provvedimenti di Servio Tullio.
Il bronzo dell’aes signatum indicava l’appartenenza a un determinato censo in base
alla sua disponibilità.
La disposizione sociale secondo Livio al tempo di Servio Tullio è disposta in base al
censo (ai relativi obblighi militari e distinzione patrimoniale e in centurie).
1° classe da 100.000 assi 80 Centurie (40 di giovani e 40 di anziani) altre 2 centurie
di fabbri
2° classe da 100.00 a 75.000 assi  20 centurie
3° classe da 75.000 a 50.000 assi  20 centurie
4° classe da 50.000 a 25.000 assi  20 centurie
5° classe da 25.000 a 0 assi  30 centurie + 3 centurie di suonatori di corno
18 centurie di cavalieri
Differenza fra “classicus” (1° classe) e “infraclassem” (le altri classi).
Tullio divise la città in 4 tribù territoriali: Palatina, Suburana, Collina e Esquilina.
Il passaggio dalla monarchia alla repubblica
Lucio Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino avrebbero cacciato i re e instaurata la
Repubblica. La città sarebbe stata sotto il dominio di Porsenna per molto tempo. In
realtà Bruto e Collatino erano imparentati a Tarquinio il Superbo. Il collasso della
monarchia oggi è spiegato per dissidi interni e un successivo attacco del Re Porsenna
di Chiusi dovuta a una fase di successione, simbolo della debolezza di Roma dopo i
Tarquini. Il 1° trattato romano-punico è spiegato se Roma fosse rimasta
nell’influenza delle città etrusche:
 O fu atto inventato
 O fu un atto dei Tarquini
 O fu un atto di Porsenna
La gens e l’organizzazione politica in Roma arcaica
Veniva riconosciuta ai cittadini un’organizzazione politica riconoscente i loro diritti,
ma prendeva sempre più potere la capacità di controllo delle gentes aristocratiche.
Le gens sono gruppi di famiglie che si riconoscono sotto antenati e riti comuni. La
guerra fra i Fabi e Veio è una contesa “privata”, ossia le gens possedevano capacità
proprie di iniziativa. Il controllo collettivo della gens primariamente avveniva sulla
terra a cui si associavano individui di stato sociale inferiore e dipendenti. Questa
condizione di dipendenza era la clientela.
Il dominio del patronato era dimostrato da molti fattori: le curie o le tribù portavano
i nomi d gentes. Nei comizi curiati si votava ex generi bus ominum (in base alla stirpe
dei partecipanti). Le gentes erano gruppi parentali o gruppi di stirpe. Con re Tullio
Ostilio e dopo le sue conquiste l’apparato “gentilizio” si allargò.
La gens Fabia mantenne il consolato dal 485 fino al 478 cioè la disfatta del Cremera,
eclissandosi dai vertici della repubblica. I Fabii avevano stretto foedus sodales con
altre genti per ingrossare il proprio seguito. Fra il VI e V secolo a.C. la situazione in
Etruria e Lazio era estremamente fluida. Dalla tomba Francois sappiamo che Servio
Tullio sia stato sodalis fidelissimus del comandante etrusco Celio Vibenna. Dalla città
di Satrico proviene l’iscrizione relativa a un doto votivo offerto dai sodales inviata a
Publio Valerio, forse Publio Valerio Publicola.
Il consolato
1)I poteri dei consoli
È una magistratura annua e collegiale. I colleghi avevano a turno il potere per un
mese. De Martino considera il console preposto al potere come l’attribuzione di tutti
i poteri, fra cui l’imperium, l’altro collega può opporre solo un divieto cioè
l’intercessio. Addirittura per Polibio il console in battaglia ha un potere assoluto è
schedon autokrator. Inoltre il console era il “regista” della vita amministrativa e
politica romana (poteva convocare i comizi e il senato), detenendo il potere
esecutivo. In momenti di emergenza i consoli cedevano il proprio imperium a un
dittatore, il quale collaborava con un suo sottoposto subalterno (la carica durava
solo 6 mesi). L’ultima dittatura risale al 202 a.C.
I primi due consoli furono Lucio Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino. Il potere
del re era diminuito solo per la sua scadenza annuale. La giustizia dei fasci littori era
affidata ogni mese.
I consoli secondo Polibio sono “i padroni di tutti gli affari pubblici”. I consoli
propongono le questioni più urgenti. Durante la guerra e le campagne militari hanno
un potere assoluto. Possono addirittura spendere tutto il denaro pubblico a loro
disposizione.
Il problema dei più antichi magistrati supremi della repubblica
I consoli non sono stati però fin dall’inizio la massima carica. Esisteva un praetor
maximus o praetor maiores e minores. La prima magistratura si pensi sia stata un
collegio gerarchizzato di pretori. Si pensa a forme di “collegialità diseguale” fra un
magistrato supremo e un suo più stretto collaboratore, dove ancora la scadenza del
mandato era il discrimine di differenza con il re. Si pensa anche che in questo
collegio gerarchizzato il praetor maximus detenesse un imperium temporaneo.
Pretore metteva in evidenza il comando militare. “Prae-itor” è colui che va avanti.
Console invece indica parità o collegialità. Il console è un espressione magistratuale
di compromesso societario. Il consolato diviene la magistratura precipua con le Leggi
Licinie-Sestie del 367 a.C. Zonara e Polibio definiscono la caduta del decemvirato
formatosi per stilare le leggi delle XII tavole come un evento epocale, da qui il
consolato nel 449 a.C. la fonte principale è Cassio Dione.
Il Senato
Romolo considerava il senato come un intelletto dirigente le forze della moltitudine.
Il senato deteneva il primato nella formulazione di decisioni politiche. Cicerone
considerava il senato come consilium publicum o consilium seenatus sempiternum.
Il senato aveva il compito di deliberare le decisioni politiche secondo Polibio.
Questa supremazia decisionale va dal 218 fino al 146 a.C. La centralità del senato
era più una forma di consuetudine e di consiglio e di formazione del pensiero
politico. La supremazia decisionale del senato proveniva dalle ingenti risorse
economiche. Il potere principale del Senato era l’aspetto consultivo, era il console a
radunare il senato per prendere decisioni, e al senatusconsultum cioè la decisione
del senato di solito il console si atteneva. È dimostrato dalla repressione dei
Baccanalia. Il controllo probuleutico era legittimo del senato, cioè il console doveva
presentare le proposte ai comizi curiati prima agli stessi senatori. Di solito il senato
confermava le decisioni dei comizi. Il numero dei senatori fu aumento a 600 da Silla
nel 81 a.C. e da Cesare nel 47-45 a.C. Dopo la guerra sociale (91-89 a.C.) anche le
elites dei municipi italici entrarono a far parte del senato
I primi senatori erano detti patres, i successori furono i patrizi. Polibio afferma la
superiorità della costituzione romana poiché a prendere le decisioni idionee furono i
migliori della vita sociale romana, cioè i senatori. I senatori e i consoli erano legati
dal successo, però il successo dei senatori anche se erano autarkes grazie al loro
imperium dipendeva sempre dal parere consultivo del senato e dalla legiferazione
senatoria. Il senato decide appunto la gestione dell’erario. Il senato risponde anche
a controversie sorte fra privati italici e si occupa dell’invio di ambascerie.
Il Decemvirato
Nel 451 a.C. il senato accolse le ripetute richieste dei tribuni della plebe di redigere
un codice scritto di leggi, a cui segui un collegio esclusivamente composto da
decemviri patrizi. Furono sospese tutte le cariche e rinnovato nel 450 a.C. ed
entrarono a far parte anche i plebei ma alla fine fu scacciato per la sete di potere di
Appio Claudio e sciolta per aver adempiuto al proprio compito.
Livio considera il decemvirato come un evento epocale, come una magistratura
destinata a durare; addirittura Polibio la considererebbe l’evoluzione più compiuta
della repubblica romana. Cicerone parlava di decemvirato con summa potestas e
summum imperium, ed attribuiva un’iniziativa a tale decemvirato del 451 come
un’iniziativa di lato gentilizio.
Livio riporta che durante il periodo del decemvirato non vi furono altre cariche di
magistratura.
I tribuni militari con poteri consolari
Nel 444 a.C. in un clima infervorato dalle richiesti di maggiori poteri da parte della
plebe il consolato propone l’elezione dei tribuni militari con poteri consolari. Fino al
367 a.C. si alterarono collegi di consoli, dal 366 il consolato si stabilizzò come carica
precipua. Il tribunato militare con potere consolare era stato istituito per
rivendicazioni plebee o per esigenze militari? L’aggettivo plures poteva indicare
l’aumento di cittadini arricchitesi e arrivare al censo utile per arruolarsi.
Livio riporta una versione di rivendicazione plebea ma anche di esigenze militari
visto la guerra contro i Volsci, gli Equi e anche Veio.
La censura
Fu istituita nel 443 a.C. l’anno dopo all’istituzione dei tribuni consolari. È una delle
prime cariche di definizione specifica dei ruoli da svolgere. Era la più importante
delle magistrature prive di imperio. Erano eletti ogni 5 anni, avevano 18 mesi di
tempo per assolvere i loro compiti. Raccoglievano le informazioni anagrafiche e
patrimoniali, inserendo i cittadini nelle classi adeguate. Il lustrum concludeva il
censimento ed era una cerimonia religiosa di purificazione (suovetaurilia: sacrificio
di un toro, di una pecora e di un maiale).
I Censori si occupavano di redigere le liste dei senatori e dei cavalieri. Ai censori fu
attribuito il “regimen morum disciplina eque Romanae” cioè l’indagine sulla
morigeratezza di un membro del senato, quindi se fosse retto o probo o degno di
tale carica. Il quinquennio è spiegato per accertarsi continuamente del potenziale
militare e tributario della cittadinanza.
Avevano compiti anche di bilancio finanziario con lo sfruttamento dell’ager publicus,
i contratti di appalti della manutenzione di opere pubbliche e la riscossione di
imposte. All’inizio fu ricoperta da patrizi in seguito fu ricoperta da ex consoli. La crisi
della Repubblica colpì particolarmente tale carica. Gli ultimi suovetaurilia furono
tenuti il 70 a.C.
Fu istituita poiché i consoli non potevano più assolvere a questo tipo di competenza
così particolareggiato di custodie di registri, stabilimento di procedure, criteri di
censo.
La questura
È una delle magistrature più antiche. Si ipotizza che potessero presiedere a tribunali
competenti in materia di delitti capitali; si ipotizza che le sue competenze finanziarie
erano dovute al determinare pene pecuniarie e custodire proventi. Le magistrature
con imperium avevano sempre un questore accompagnatore; nel I secolo a.C: con
Silla 20, con Cesare 40.
Secondo il Digesta (Pomponio) i questori gestivano il denario dell’erario,
conservavano e riscuotevano denaro. Assumevano anche compiti concernenti
giudizi capitali.
Secondo la Tabula Heraclensis il questore gestiva il versamento dell’appalto
L’organizzazione della plebe
Con l’instaurazione della Repubblica l’aristocrazia patrizia monopolizzò le alte
magistrature e l’accesso al senato. Le assemblee popolari non aveva né poteri
legislativi e né esecutivi. I plebei reagirono con la secessione, molto efficace poiché
aveva gli effetti anche di secessione militare o di ammutinamento in periodo pieno
di conflitti. La plebe giunse a forme di auto-organizzazione sul modello senatorio,
ma non venivano riconosciute sul piano formale e legislativo. Le due cariche stabilite
furono il tribunato della plebe e gli edili. Il tribunato della plebe era “sacrosanto”
cioè inviolabile e la plebe garantiva la sua protezione da ogni delitto, tentato
assassinio o estorsione. Il tribuno era consacrato alla divinità; addirittura la plebe
considerò il tribunato come auxilium allo stesso imperium. La carica del tribunato
doveva contrastare la coercitio consolare (potere giudiziario di vita o di morte).
Quindi la ius auxilii consisteva nell’intercessio ossia la facoltà di porre il veto a
decisione di ordine pubblico. Gli edili avevano il compito di manutenzione dei
templi plebei e della gestione dell’erario plebeo presente nel Tempio di Cerere. Nei
concilia plebis la tribù territoriale costituiva un’unità di voto. Le sue deliberazioni
erano i plebiscita. Le strutture plebee furono riconosciute legali solo nel 286 a.C. con
la legge Ortensia.
Secondo Livio la secessione della Plebe è del 494 a.C. dopo il tentativo di tenere la
plebe ferma ai ranghi militari, la plebe deliberò la “secessione”. La secessione del
494 a.C. ebbe luogo per Livio sul Monte sacro e non sull’Aventino. I plebei
rivendicavano una magistratura sacrosanta e non accessibile ai plebei. La sacro
santità rendeva possibile riscattare la morte di un tribuno legalmente.
Le Leggi Licinie-Sestie e l’assestamento della costituzione
Nel 375 a.C. i tribuni Gaio Licinio Stolone e Lucio Sestio Laterano proposero 3 leggi:
 Sui debiti
 Sui i limiti dell’ager publicus
 Sull’elezione di un console plebeo
Furono approvate solo nel 367 a.C. I patrizi risponderanno con l’istituzione della
pretura urbana, ai patrizi edili curuli. I pretori detenevano auspicia, imperium
inferiore al console e capacità di convocare e presiedere senato e comizi.
Sovraintendevano al diritto civile e alle pratiche giudiziarie fra cittadini. Nel 242 a.C.
fu istituito il praetor peregrinus si occupava di risolvere le controversie fra Romani e
stranieri. Nel 337 a.C. fu eletto il 1° pretore plebeo.
Gli edili curuli erano speculari agli edili plebei, ma erano specializzati nel sovraintere
i mercati. Livio considerava annus insignis il 367-366 a.C, anno di compromesso fra
patrizi e plebei. La legge contemplava la possibilità di un’elezione consolare plebea
ma non il dovere di un’elezione consolare plebea. La prima elezione avvenne nel
342 a.C.; a partire dal 172 a.C. troviamo quasi sempre 2 consoli plebei.
Sotto la dittatura di Marco Furio Camillo furono promulgate le leggi Licinie Sestie.
L’esistenza del praetor urbano permetteva di amministrare in assenza del console a
cui si associò il già citato praetor peregrinus.
Le assemblee popolari
I comizi centuriata avevano una logica timocratica ed erano funzionali alla difesa
delle classi elevate.
La contio è un’assemblea legittima convocata da un magistrato che la presiede. Fa
atto di rogatio, cioè di avanzamento di una proposta. Poteva sorgerne un dibattito
con la concessione della parola da parte del magistrato, poi si scioglieva.
A differenza della contio, i comizi richiedevano un voto. L’unità del voto era
demandata dal gruppo di iscrizione (curia, centuria o tribù territoriale). Le
“assemblee” dovevano avere un capo legittimo. Erano concesse manovre di
iniziativa ma non di delibera. Comizi dovevano elegger i magistrati, celebrare giudizi
popolari, emanare leggi. I comizi centuriati eleggevano i magistrati di imperium.
Importante era la provocatio ad popolum, cioè il diritto riconosciuto dei cittadini di
rivolgersi al popolo contro pene che venivano comminate dal magistrato detentore
di imperium. Era un diritto “quasi inalienabile”, un diritto di cittadinanza o di libertas
quasi simile al ius auxilii dei tribuni della plebe.
Dopo la 2° guerra punica fu promulgata una razionalizzazione del rapporto fra
centurie e tribù territoriali (ora salite a 35):




La prima classe passava a 70 centurie
Rimaneva intatto il sistema delle 193 centurie
Livio è convito della diversità del sistema rispetto a quello “serviano”
Cicerone conferma invece l’analogia fra i suoi comizi centuriati coevi e quelli
“serviani”
Popolo aveva la funzione di assegnare onori e punizioni. Solo il popolo emette
sentenze capitali, ha competenze esclusive nell’esame e approvazione delle leggi.
Comizi curiati quando si vota in base a gruppi di parentela; comizi centuriati su
base timocratica, età e censo; comizi tributi in base alla divisione del territorio. I
comizi centuriati si tengono al Campo Marzio e non dentro al pomerium (luogo
sacro non calpestabile dalle truppe)
Di solito la maggioranza nei comizi centuriati era ottenuta già alla prima votazione,
quella della prima classe, raramente passava alla seconda classe. Quindi la
maggioranza e le decisioni erano quasi sempre in mano ai ceti più abbienti. Netto è
il predominio delle classi elevate dando vita alla nobilitas (la fusione di genti partizie
e plebee di elites).
I governatori di provincia
L’impero nasce con l’annessione della Sicilia occidentale e Sardegna-Corsica nel 227
a.C. e la Spagna Citeriore e Ulteriore nel 197 (dopo le guerre puniche). Furono eletti
4 pretori, con Silla a 8 e Cesare a 16. I comizi centuriati eleggevano i pretori.
Provincia significava “sfera di competenza” e in seguito designò il “territorio”,
soprattutto territori extra italici assegnati come “sfera di competenza a magistrati
romani”. Se le province non erano pacificate allora il comando si demandava a un
console. Dopo la 4° guerra macedonica e 3° guerra punica veniva concessa una
proroga del’imperium o a pretori provinciali o magistrati urbani.
La carica (honos) era divisa dall’imperium. La proroga era decisa dai comizi curiati
e comizi centuriati. I comizi curiati emanavano la carica; i comizi centuriati
emanavano l’imperium.
La prima proroga fu quella di Quinto Publilio Filone nel 327 per pacificare Napoli.
Con Silla diventò prassi affidare le province a magistrati usciti di carica, affidandogli
la proroga della provincia; l’imperium veniva concesso da un senatoconsulto e
ratificato dalle assemblee popolari. Questi governatori erano detti o pro-consoli o
pro-pretori. A questi si univano legati e questori. Il senato comunque amministrava
le finanze delle province.
Gli sviluppi del II secolo a.C.
La descrizione offerta è quella della “superiorità costituzionale” di Roma, giudizio
espresso da Polibio, compresa fra il 221 e il 168 a.C. (53 anni). Unità dirigenziale in
questo quadro era offerto dal senato, ma conservando magistrature e assemblee
tipiche della città-stato.
Il cursus honorum indicava il percorso o le tappe da percorre della vita politica
scandita da un’età minima a cui poter accedere a una magistratura, è fissata nel 180
a.C. (seguiva sia l’ordine delle cariche, intervalli e gli esercizi che doveva
comprendere). Fu vietata l’iterazoine della carica consolare, ma molte furono le
proroghe e deroghe.
Questione fondamentale è quella legata alle questione perpetuae ossia i tribunali
permanenti. Era il nuovo organo penale. La prima legge riguardava gli atti de
reptundis ossia i reati di concussioni comeesi dai magistrati romani provinciali, la
prima risale al 149 a.C. Gaio Gracco stabili nel 123 122 l’assegnazione dei tribunali
agli equites, darà vita a uno degli scontri principali fra equites e senatori.
Gaio Gracco cercò di modificare l’ordine di votazione dei comizi centuriati,
ponendo un sorteggio.
Nel 139 e il 131 il voto divenne segreto sono le “leggi tabellarie”, il voto era scritto
su tavolette e non a voce.
La legge Cassia riguardava gli atti di tradimento.
Il tribuno militare a partire dal II secolo a.C. assunse un ruolo preciso
nell’amministrazione (auxilium, intercessio, coercitio, ius agendi cum plebe) erano
strumenti efficienti di lotta politica. Cicerone propose una galleria di esempi di
tribuni negativi. Cicerone considerava il tribunato come una malattia contagiosa.
Le Riforme di Silla
Silla entrò con l’esercito a Roma nell’88 e nel’82 a.C., incidendo in maniera profonda
sull’assetto delle istituzioni. Si fece eleggere come dictator con il compito di
“proporre leggi e organizzare la res pubblica” senza limiti di tempo. Non era più la
tradizionale dittatura, era stata conferita dai consoli e senatori. Appiano la
considerava tirannica, però non era una dittatura perpetua come quella di Cesare.
Silla abdicò nel 79 a.C.
Nel 88 a.C. Silla assegna nuovamente potere decisionale al senato. Poi ci sono
discordanti visioni:
 Tolto il potere ai comizi tributi per accentuare i comizi centuriati
 Operò sui comizi centuriati per eliminare gli spazi “democratici”
Il problema era di decidere la metodologia di voto dei nuovi cittadini romani dopo gli
eventi della guerra sociale.
Nel 82 Silla crea un “certus ordo magistratuum” dividendo le tappe della carriera.
Riduce le prerogative dei (solo lo ius auxilium) e immette 300 nuovi senatori equites.
Le questiones perpetuae venivano affidate ai senatori nuovamente (ripresa di un
progetto di Druso).
La costituzione sillana fu smatellata da Pompeo e Crasso: ripristino al potere dei
tribuni, Lex Cotta per il ripristino di assegnamento alle corti sia a senatoria, sia a
equites, sia tribunii aerarii.
La proposta di radunare i comizi centuriati ripassava al senato. Con l’elezione di
Valerio Flacco a interrex fu scelto per plebiscito il ruolo di dittatore di “proporre
leggi e organizzare la res publica” fino a tempo indeterminato.
La crisi della Repubblica
La repubblica viene sovrastata da enormi potentati, alleanza fra individui privati con
lo scopo di controllare le istituzioni repubblicane, sottoposte ad evidente
deformazione.
Una tappa principale fu la concessione di potere straordinari militari a singoli privati.
Ormai il cittadino privato è assetato di potere. L’imperium diventa di durata
triennale e lunghe proroghe con il proconsolato. I privati fanno ricorso ai plebiscita
per promulgare le proprie leggi.
Pompeo ottenne un enorme successo dopo le campagne contro i pirati e lo stesso
Mitridate; l’ostilità del senato gli aprirà le porte del primo Triumvirato. Plutarco vi
vede un colpo di stato alla costituzione repubblicana. Si instaura un clima fosco di
potere.