CHIGIANA - UNICO SETT. 2009
23-06-2009
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balletto di Battistelli in un mosaico di frammenti gestuali, in un
album o collage di immagini e di gesti – ripresi o ispirati dal film
– sostenuti dalla trascrizione sinfonica ricca e colorata dell’universo
immaginario e dell’approccio cinematografico pasoliniano.
Alla fine degli anni 90, sempre attratto dai viaggi degli
esploratori, Battistelli si volge naturalmente verso Impressions
d’Afrique (1999–2000) non è un’opera nel senso tradizionale del
termine, certamente, ma melodramma con testo parlato su un
libretto di Georges Lavaudant e Daniel Loayza, elaborato liberamente dai testi di Raymond Roussel (Impressions d’Afrique, Locus
solus, Comment j’ai écrit certains de mes livres), ma anche da
frammenti di testi di Blake, Dickens, Morgenstern, Rabelais, Saba,
Tasso. I nove protagonisti – Roussel, l’infermiera, il re Talou, il
suo primo ministro Rao e i naufraghi (ad eccezione dell’attrice
tragica Adinolfa, soprano, che canta le Stanze di Tasso e Racine)
– non sono cantanti d’opera ma attori che recitano il loro testo
integrandolo nella drammaturgia formale propriamente musicale. Il
compositore privilegia il testo parlato, non cantato, cosicché si
intendano molto distintamente le parole, la pronuncia corretta con
il suo ritmo specifico e con il suo colore fonico. “La chiarezza mi
assillava, con il gioco sul timbro della voce degli attori, così
importante quanto quello con i cantanti” (Battistelli).47 Un ruolo
considerevole è attribuito al coro di uomini: i componenti recitano
così individualmente sulla scena, cosa che rappresenta un gesto
compositivo completamente iconoclasta rispetto alla tradizione
dell’opera. Fortemente attratto dalla drammaturgia non narrativa
della serata di gala che ricorda la successione dei numeri del
circo, il compositore decide di dare la parola direttamente allo
scrittore: Roussel diventa una specie di conferenziere–protagonista
del “teatro in musica” che spiega agli ascoltatori le tappe del suo
cammino di scrittore di fiaschi ripetuti, facendo vivere intorno a
lui quella enorme macchina dei sogni o cassa di risonanza per i
sogni e la realtà confusi. Concepiti liberamente sulla base d’Impressions d’Afrique di Roussel, l’opera di Battistelli compone la
scena musico–teatrale ad immagine di uno spazio mentale molteplice in cui lo scrittore agisce in quanto interprete della sua opera:
rinchiuso nel suo universo immaginario, circondato dai suoi naufraghi e dai suoi africani inventati, partecipe delle loro gioie e
47 G. Battistelli, “Au pays de la Magie…” / Entretien de Fr. Mallet
avec G. Battistelli, Programma di Impressions d’Afrique, Opéra du Rhin,
Strasbourg, 2001, p. 11.