CHIGIANA - UNICO SETT. 2009 23-06-2009 16:47 Pagina 74 74 balletto di Battistelli in un mosaico di frammenti gestuali, in un album o collage di immagini e di gesti – ripresi o ispirati dal film – sostenuti dalla trascrizione sinfonica ricca e colorata dell’universo immaginario e dell’approccio cinematografico pasoliniano. Alla fine degli anni 90, sempre attratto dai viaggi degli esploratori, Battistelli si volge naturalmente verso Impressions d’Afrique (1999–2000) non è un’opera nel senso tradizionale del termine, certamente, ma melodramma con testo parlato su un libretto di Georges Lavaudant e Daniel Loayza, elaborato liberamente dai testi di Raymond Roussel (Impressions d’Afrique, Locus solus, Comment j’ai écrit certains de mes livres), ma anche da frammenti di testi di Blake, Dickens, Morgenstern, Rabelais, Saba, Tasso. I nove protagonisti – Roussel, l’infermiera, il re Talou, il suo primo ministro Rao e i naufraghi (ad eccezione dell’attrice tragica Adinolfa, soprano, che canta le Stanze di Tasso e Racine) – non sono cantanti d’opera ma attori che recitano il loro testo integrandolo nella drammaturgia formale propriamente musicale. Il compositore privilegia il testo parlato, non cantato, cosicché si intendano molto distintamente le parole, la pronuncia corretta con il suo ritmo specifico e con il suo colore fonico. “La chiarezza mi assillava, con il gioco sul timbro della voce degli attori, così importante quanto quello con i cantanti” (Battistelli).47 Un ruolo considerevole è attribuito al coro di uomini: i componenti recitano così individualmente sulla scena, cosa che rappresenta un gesto compositivo completamente iconoclasta rispetto alla tradizione dell’opera. Fortemente attratto dalla drammaturgia non narrativa della serata di gala che ricorda la successione dei numeri del circo, il compositore decide di dare la parola direttamente allo scrittore: Roussel diventa una specie di conferenziere–protagonista del “teatro in musica” che spiega agli ascoltatori le tappe del suo cammino di scrittore di fiaschi ripetuti, facendo vivere intorno a lui quella enorme macchina dei sogni o cassa di risonanza per i sogni e la realtà confusi. Concepiti liberamente sulla base d’Impressions d’Afrique di Roussel, l’opera di Battistelli compone la scena musico–teatrale ad immagine di uno spazio mentale molteplice in cui lo scrittore agisce in quanto interprete della sua opera: rinchiuso nel suo universo immaginario, circondato dai suoi naufraghi e dai suoi africani inventati, partecipe delle loro gioie e 47 G. Battistelli, “Au pays de la Magie…” / Entretien de Fr. Mallet avec G. Battistelli, Programma di Impressions d’Afrique, Opéra du Rhin, Strasbourg, 2001, p. 11.